(Isère) Francia – Fibra ottica e un ripetitore in fiamme

Rivendichiamo il doppio attacco incendiario contro la ditta Constructel, nel dipartimento dell’Isère. Prima sul comune di Brézins e, 48 ore dopo, a Grenoble.

Sui due siti, abbiamo incendiato dei veicoli (una mezza dozzina), un ripetitore telefonico e, soprattutto, abbiamo dato fuoco ad alcune bobine di cavi per antenne e cavi di fibra ottica, che tra l’altro bruciano davvero bene.

In entrambi i casi, il fuoco è stato appiccato giusto fuori dai capannoni e solo l’intervento rapido dei pompieri ha impedito la sua propagazione al resto degli edifici.

Se per noi ha senso prendere di mira chi installa, ripara o fornisce questi cavi, non è per protestare contro la 5G in particolare, ma, in un quadro più largo, si tratta di lottare contro il tecno-mondo.

Non possiamo rimanere spettatori di fronte a questa mega-macchina che si espande ovunque, saccheggiando, distruggendo, misurando e controllando tutto ciò che vive.

Non ci interessa più lamentarci senza sosta sull’impossibilità di vincere, né sull’illusione di poter sovvertire certe tecnologie, per “hackare” la macchina (cosa che, tra l’altro, può essere pertinente, in determinate occasioni, nel quadro di un conflitto multiforme più ampio, ma che di certo non può rappresentare un fine in sé).

Prendere di mira i cavi significa assumere la ricerca di obiettivi meno direttamente visibili, ma che potrebbero avverarsi particolarmente interessanti, se combinati con altri.

Cosa potrebbe succedere, in un contesto in cui i ripetitori telefonici fossero regolarmente presi di mira, se gli stock di cavi bruciassero pure loro?

Vogliamo salutare tutti gli incendiari che in questo momento agiscono nell’ombra e portano una serie di colpi a questo inferno tecnologico.

Vogliamo anche ringraziare quelli e quelle che, in più di essere delle teste calde, mantengono il sangue freddo, si preparano e riflettono ai mezzi delle proprie azioni; ci ispirano con le loro lotte e riflessioni.

Vogliamo mandare un pensiero pieno di forza ai compas in Italia, che, malgrado la repressione, dura e sistematica, continuano a mantenere viva la fiamma.

Infine, vogliamo mandare un pensiero solidale speciale alle 7 persone sotto inchiesta per terrorismo*; le parole dette dai loro amici e gli atti di cui sono accusate ci parlano (la loro innocenza o la loro colpevolezza non ci interessa, qui). Perché ci vuole del coraggio per uscire dalle false evidenze e dalle logiche movimentiste, che restano sempre in attesa di un ennesimo movimento sociale.

Perché ci vuole del coraggio per esercitarsi, per creare le proprie temporalità, per scegliere quando e come affrontare il nemico, e su quale terreno.

Perché ci vuole del coraggio per assumere le proprie idee e pratiche di rivolta, in un mondo liscio, uniforme e grigio.

Ci vuole del coraggio, ma si tratta del più bello dei percorsi.

La catastrofe non è quando tutto si ferma, ma quando tutto continua come prima.

Guerra al sistema tecno-industriale e alla sua normalità.

Dei licantropi

* Nota del traduttore: l’8 dicembre 2020, i servizi segreti francesi hanno arrestato 7 persone, in diverse zone del paese, che secondo loro preparavano “un attentato” (quale, non si sa) terroristico. Descritti come appartenenti all’“ultragauche” (“ultra-sinistra”; nel linguaggio dei giornalisti: tutte le persone che vogliono un mondo più giusto e non si riconoscono nei partiti politici). Le prove contro i sette, di cui cinque sono tuttora in detenzione preventiva, sarebbero un fucile da caccia, dei prodotti che possono rientrare nella produzione di esplosivi e soprattutto i loro profili (quello considerato come il “capo” è stato per un certo periodo di tempo in Rojava, un altro è stato in Colombia, un terzo lavorava per fare i fuochi d’artificio a… Disneyland!). Un testo solidale, in francese, qui : https://attaque.noblogs.org/post/2021/01/07/lettre-dami-es-depuis-toulouse/

Fonte : https://attaque.noblogs.org/post/2021/02/23/isere-et-si-les-stocks-de-cables-venaient-a-bruler/

Info da: https://ilrovescio.info/

Crest (Francia) – Nessuna tregua per la compagnia Orange

Crest (Drôme): un’altra installazione di Orange incendiata

Traduzione da attaque.noblog.org

Le Dauphiné” / mercoledì 17 febbraio 2021

[…] Ventiquattro ore dopo l’incendio volontario che ha colpito un’antenna Orange installata a Gigors-et-Lozeron, il fuoco ha danneggiato un nodo di raccordo per gli abbonati a Crest. Ventiquattro vigili del fuoco sono stati mobilitati alle ore 23,30 in questo edificio di tre piani situato in via Edouard Branly. L’incendio si è sprigionato al piano terra. L’intervento è si è concluso verso le 5.

[…] Dai primi rilievi realizzati sul posto dai gendarmi, il o gli incendiari sono saliti su un bidone della spazzatura allo scopo di rompere un vetro del locale dove si trova un nodo di linea per gli abbonati. Un congegno incendiario o un prodotto accelerante è stato riversato al fine di incendiare l’installazione. L’incendio ha generato molto fumo nell’insieme dell’edificio.

Secondo i primi calcoli, 4000 abbonati telefonici e 6000 abbonati ad internet tra cui 200 aziende, così come i servizi di soccorso e gli ospedali, sarebbero coinvolti.

I gendarmi della Brigata di ricerche di Crest e della sezione di ricerche di Grenoble sono a capo dell’inchiesta.

I gendarme della Drôme, a partire da mercoledì 17 febbraio sera, metteranno in campo un importante dispositivo attorno alle installazioni telefoniche e internet in tutta la valle. Alcuni gendarmi di riserva rafforzeranno gli effettivi locali.

Privati e imprese sono stati danneggiati dall’atto di sabotaggio. Come nel caso dell’ufficio centrale delle Poste di Crest, chiuso per almeno 48 ore. All’ospedale di Crest già da questo mercoledì è stata attivata una procedura sostitutiva. «Il telefono fisso è fuori servizio, precisa il sindaco Hervé Mariton. Sono stati distribuiti telefoni portatili per i servizi d’emergenza».

Secondo l’operatore Orange: «i danni sono importanti sullo smistamento telefonico di Crest. I settori di Die, Crest, Eurre, Divajeu, Solaure-en-Diois e Aouste-sur-Sye sono danneggiati. Più di 6000 clienti hanno subìto gli effetti sulla linea fissa e internet. Anche la rete mobile è stata perturbata».

France Bleu” / mercoledì 17 febbraio 2021

[…] Il comandante della Compagnia di gendarmeria di Crest ha messo in piedi un dispositivo di sorveglianza molto grosso attorno ai siti sensibili in tutta la valle della Drôme. Ogni notte, delle pattuglie supplementari circoleranno con il rinforzo di gendarmi riservisti, e questo per tutto il tempo necessario. Bisogna dire che le antenne o i siti di Orange sono stati colpiti sei volte in un anno nella Drôme […]

Genova – Incendio ripetitori

Giorno 2 Febbraio abbiamo incendiato tre ripetitori nella Val Bisagno.
Uno appartenente alla RAI, uno alla DEDALUS, il terzo non lo sappiamo, ma va bene lo stesso.

Sull’influenza sociale/repressiva che la tecnologia ha ormai nelle nostre vite, è già stato scritto tanto. Quello che adesso ci preme e a cui pensiamo è a come attaccare, attaccare, e ancora, attaccare.

Questo piccolo caloroso gesto si inserisce in una più ampia gamma di azioni dirette che avvengono nel mondo e che hanno come minimo comune denominatore, l’attacco anarchico all’esistente.

Per quanto riguarda la tecnoindustria, non va dimenticato che tanto più essa si estende, tanto meno è difendibile. Questo è un semplice calcolo che ha un altrettanto semplice risultato, l’attacco è più che possibile!

Con il termine “tecnoindustria” non includiamo solamente centraline di fibra ottica, laboratori, ripetitori o telecamere ma, fisiologicamente, rientrano anche quelle “risorse umane” che mettono a disposizione, con tanta alacrità, le proprie idee che servono ad incatenarci in maniera sempre più “smart”.

Strutture, mezzi, uomini e donne della tecnoindustria vanno fermati a tutti i costi e con ogni mezzo!

SOLIDARIETA’ A TUTTE LE PRIGIONIERE E A TUTTI I PRIGIONIERI ANARCHICI NEL MONDO!

SOLIDARIETA’ A DIMITRIS KOUFODINAS PRIGIONIERO GRECO IN SCIOPERO DELLA FAME!

MORTE AL TECNOMONDO!
VIVA L’INTERNAZIONALE NERA!

Info: https://ilrovescio.info/

Roma – Sabotati cavi elettrici/fibra ottica ferrovia Alta Velocità

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SILENZIO

Fuoco tra i cavi della fibra ottica lungo la ferrovia tav per prenderci e regalare un momento di disconnessione.
Contro il lockdown come esperimento di controllo di massa e acceleratore della virtualizzazione e medicalizzazione delle nostre vite.

Un pensiero a Dimitri e a chi lotta dentro le carceri.

Info da: https://ilrovescio.info/2021/02/12/roma-sabotati-cavi-elettrici-fibra-ottica-ferrovia-alta-velocita/

Manifesto degli scimpanzè del futuro. Contro il transumanesimo – PMO Capitoli 1-2-3-4

Continua la pubblicazione, a puntate, del libro di Pièces et main d’œuvre Manifeste des Chimpanzés du futur, Service compris, Grenoble 2017.

Capitolo 4, che inaugura la seconda parte.
Edito da istrixistrix nel gennaio 2021.

PMO – Manifesto scimpanzé del futuro 4

Capitolo 3 della Prima parte.
Edito da istrixistrix nel febbraio 2020.

PMO – Manifesto scimpanzé futuro 3

Capitolo 2 della Prima parte.
Edito da istrixistrix nel gennaio 2020.

PMO – Manifesto scimpanzé futuro 2

Capitolo 1 della Prima parte.
Edito da istrixistrix nel dicembre 2019.

PMO – Manifesto scimpanzé futuro 1

Ringraziamo Cristiana Pivetti per i disegni:
http://www.cristianapivetti.org/

Bill Gates e la Nemesi tecno-medica

Estratto da e-book: “Bill Gates e la nemesi tecno-medica” di Bianca Bonavita con un’introduzione di Giorgio Agamben, Edizioni Efesto, Roma, 2020.

Denunciare la mistificazione costruita attorno al grande evento spettacolare Covid-19 e alla forma di governo e di controllo della popolazione che si sta globalmente ridefinendo, non significa difendere la devastante normalità del prima, non significa porsi in una posizione di conservazione di un prima desiderabile da preservare. Così come non significa negare la morte delle persone.

Il virus non ci sembra, come molta della critica radicale vorrebbe, una speciale conseguenza della distruzione prodotta dal capitalismo e dai suoi allevamenti industriali umani e animali.

Gli allevamenti umani e animali da molti decenni ormai producono malattie croniche ben più letali: quasi tutti hanno pianto amici o parenti morti prematuramente per tumori o per malattie cardiovascolari che sono, se vogliamo usare questa parola, le due vere pandemie dei nostri tempi. Pandemie prodotte, queste sì, da forme di vita innaturali, dominate dal regime della separazione, incatenate a lavori alienanti, immerse in arie irrespirabili, abbeverate da acque inquinate e pasturate con mangimi industriali.

Spostare dunque il fuoco dell’attenzione dalle malattie croniche, che sono le vere pandemie moderne, a malattie infettive che hanno una bassa letalità, contribuisce a rimuovere un serio discorso sul nesso tra prevenzione e forma di vita.

Se un paese intero, (ma si potrebbe estendere il discorso anche al di fuori dei confini nazionali), con rare eccezioni, accetta, senza metterne in questione le ragioni, la sospensione di molte delle libertà fondamentali, cadendo in preda alla paura e al sospetto o semplicemente a una ancor più inquietante serena accettazione, come potranno le persone che vivono in quel paese rivoltarsi contro i disastri prodotti dal capitalismo fino a mettere in questione e ridefinire la propria forma di vita?

I più non desidereranno forse soltanto il ritorno alla normalità?

E in nome di questo desiderio non accetteranno qualunque sopruso da parte del potere?

E pur di ritrovare almeno alcuni elementi della vecchia normalità non accetteranno esse tutti gli atroci e assurdi dispositivi della nuova, odiosa, normalità che si sta definendo?

Se l’ecatombe che ogni anno procurano il cancro e le malattie cardiovascolari (solo in Italia a causa loro muoiono rispettivamente 180.000 e 220.000 persone) non ha mostrato ai più la verità della distruzione che produce il capitalismo, per quale ragione dovrebbe farlo un virus che ha bisogno di un’impressionante operazione di propaganda per poter accrescere la sua letalità che altrimenti sarebbe probabilmente di poco superiore alla media stagionale per influenza? (Alcuni studi, come quello dell’università di Kobe, parlano addirittura di una letalità inferiore alla media dell’influenza stagionale).

Come può vedere la luce del vero dentro o intorno a sé chi è offuscato dalla fitta cortina di fumo del falso che lo circonda?

Il virus Sars-CoV-2, nelle sue diverse e mutanti forme che stanno circolando, sia che esso abbia un’ origine dolosa e artificiale, sia che abbia un’origine incidentale o naturale, ci sembra piuttosto un prodotto/evento (atteso, voluto o provocato poco importa) gestito dalle oligarchie digitali, farmaceutiche e biotecnologiche transnazionali al fine di poter ridefinire assetti geopolitici e forme di governamentalità.

Per rispetto delle persone morte a causa del virus Sars-CoV-2 e di tutte quelle morte per altre cause che, risultate positive a un tampone in vita o in morte, sono finite nei mistificatori conteggi dei governi (quello italiano particolarmente mistificatorio), sarebbe doveroso far cessare immediatamente l’uso strumentale della morte a fini di propaganda: è criminale usare la morte delle persone per realizzare progetti egemonici che hanno ben poco a che fare con la salvaguardia della salute, (visti tra l’altro i danni enormi in termini di salute, che sappiamo non essere slegata dall’equilibrio psichico, che sappiamo non essere slegato da quello economico e sociale, che le misure di contenimento hanno causato e causeranno in moltissime persone).

Sul conteggio mistificatorio del governo italiano vale la pena far notare che lo stesso Istituto Superiore di Sanità, nel suo report settimanale su un campione di persone decedute di cui è stato possibile analizzare le cartelle cliniche, ci dice implicitamente nel titolo “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia”, che non v’è prova di una correlazione diretta e decisiva tra la morte di queste persone e l’infezione di Sars-CoV-2. L’unica certezza (anch’essa in realtà non così certa visto che il tampone ha un margine d’errore) è che al momento della morte i “pazienti” del campione erano “positivi” al virus. Questo dato, unito al fatto che l’età media delle persone decedute in esame è di 80 anni, e che il numero medio di patologie presenti al momento della morte è di 3,3, può legittimamente far pensare che molte di queste persone non siano morte a causa del virus ma in sua presenza.

Quanto alle zone della Lombardia in cui pare esservi stata effettivamente un’anomalia della mortalità nei primi mesi dell’anno in corso, sarebbe auspicabile che si moltiplicassero le ricerche volte a indagare i co-fattori ambientali (inquinamenti di varia natura) e iatrogeni (interferenze virali, interferenze con altri farmaci, errori di diagnosi e di terapie) che potrebbero aver reso più letale l’infezione da Sars-CoV-2.

Queste considerazioni non vogliono negare che ci siano state morti provocate direttamente dal virus Sars–CoV-2, né tantomeno vogliono togliere peso al dolore e alla tragedia che ogni morte può portare con sé. Ma sono purtroppo necessarie per denunciare l’opera di mistificazione tuttora in corso che ha bisogno di ingigantire a dismisura la letalità del virus per poter giustificare l’instaurarsi di uno stato di allarme permanente con relative sospensioni delle libertà fondamentali e con il progressivo normalizzarsi dei dispositivi di emergenza, al fine di ridefinire assetti geopolitici, egemonie economiche, nonché la forma stessa della governamentalità e il suo rapporto con i governati.

Lo stato di eccezione non ha di certo fatto la sua comparsa nella primavera del 2020 e, a ben guardare, poteva essere considerato permanente anche prima del grande evento spettacolare Covid-19. Ma è innegabile che lo stato di emergenza globale dichiarato di fatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a fine gennaio 2020, e le conseguenti misure d’emergenza adottate dai governi di tutto il mondo, abbiano segnato un salto di qualità senza precedenti per intensità e diffusione dello stato di eccezione e che sia necessario interrogarsi sulla sua causa efficiente così come sulla sua causa finale.

Per intraprendere questa indagine abbiamo deciso di tradurre e di commentare un testo apparso nel mese di aprile sul blog personale di Bill Gates, intitolato Pandemic I.

La prima cosa che dovrebbe saltare agli occhi dopo aver letto il testo di Gates è come il suo programma, scritto il 23 aprile, si stia puntualmente verificando, ovvero come le cinque innovazioni tecnologiche da lui menzionate (test, terapie, vaccini, tracciamenti, riapertura) siano oggetto in tutto il mondo di ogni azione dei governi e di ogni discorso dei media.

In Italia l’adesione dell’attività di governo al programma di Gates, o dell’oligarchia digitale, biotecnologica e farmaceutica, di cui sembra essere portavoce, attraverso i consigli o le direttive delle numerose e illegittime “task force” di “tecnici” che ne hanno condizionato l’attività, ha raggiunto livelli parossistici e imbarazzanti.

In un bellissimo passo di “Nemesi Medica”, Ivan Illich, suggerisce che per evitare che la Nemesi, la gelosia degli Dei, ricada su tutti quanti, la società debba elaborare dei programmi per fronteggiare i desideri irrazionali dei suoi membri più dotati.

“Per restare in condizioni vitali, l’uomo deve anche sopravvivere ai sogni, che finora erano modellati e insieme tenuti a freno dal mito. Oggi la società deve elaborare dei programmi per fronteggiare i desideri irrazionali dei suoi membri più dotati. Prima, era il mito ad adempiere la funzione di porre dei limiti alla materializzazione dei sogni cupidi, invidiosi, omicidi. Il mito prometteva all’uomo comune la sicurezza su questa terza frontiera, purché egli rimanesse dentro la sua barriera. Garantiva invece la rovina a quei pochi che cercavano di raggirare gli dei. L’uomo comune moriva di malattia o di violenza; solo chi si ribellava alla condizione umana diventava preda di Nemesi, la gelosia degli dei.”

Ci sembrano parole appropriate a commento del testo di Gates, parole che parlandoci del limite ci riportano qui sulla terra dal cyberspazio in cui siamo stati gettati, in maniera sempre più accelerata, negli ultimi cinquant’anni.

La nemesi che sembra abbattersi in questi giorni sull’umanità intera non è soltanto la nemesi medica di cui parla Illich, con la sua iatrogenesi, la sua diagnosi epidemica, la sua prevenzione totalitaria e la sua medicalizzazione della vita e della morte, ma è anche la nemesi tecnologica che, dal blog del fondatore di Microsoft, si annuncia con tutta la sua furia. Gates ci presenta il conto almeno trentennale dell’informatizzazione delle nostre vite: la macchina è pronta a fare il “salto di specie” dentro l’umano (il più pericoloso “spillover” da cui dovremmo davvero guardarci), per meglio guidarlo nei suoi comportamenti, per meglio governarlo.

Che fare allora per fronteggiare i “desideri irrazionali” di questi “membri più dotati” che sembrano voler ridefinire non soltanto la forma del governo ma con esso anche quella dell’umano?

In “Fahrenheit 451” si tratta di salvare la memoria della conoscenza attraverso la formazione di piccole comunità nelle quali ogni individuo renitente alla società, diventa un libro e ne diventa le parole; in “1984” di estendere a poco a poco lo spazio dell’integrità mentale.

Si ha l’impressione che a noi e alle prossime generazioni spetterà il compito di coltivare e di tramandare, anche clandestinamente, una forma-di-vita umana riunita alla terra e libera dal controllo delle macchine (e di chi le governa) mascherato da sicurezza sanitaria, e di cospirare dunque nel suo significato più originario di confondere gli spiriti, resistendo al distanziamento e alla diabolica separazione, mediante lo scambio di soffio vitale e divino che avviene attraverso il bacio.

Bianca Bonavita

Intervista a Pièces et main d’œuvre da La Décroissance

Contro l’organizzazione scientifica del mondo
Intervista a Pièces et main d’œuvre da La Décroissance

Martedì 1 settembre 2020

Ecco un’intervista apparsa nel numero estivo de La Décroissance, molto opportunamente dedicata a “natura e libertà”.
Possiamo produrre beni e servizi – artificiali – solo distruggendo le materie prime – naturali. Questo è ciò a cui i produttori stanno lavorando dall’addomesticamento del fuoco all’uso di “macchine da fuoco”, durante la “rivoluzione industriale” all’inizio del XIX secolo e una fantastica espansione delle forze produttive sempre più eccitate. La scienza (R & D, innovazione) è stata la forza trainante di questo boom.
Possiamo produrre di più, di più e più velocemente solo razionalizzando la produzione; dall’estrazione delle materie prime alla distribuzione di beni e servizi finiti.
Possiamo razionalizzare la produzione solo eliminando i tempi morti, gli errori e gli sprechi, in altre parole reprimendo e sopprimendo sempre di più il fattore umano.
Questo è il metodo a cui gli ingegneri hanno lavorato dall’inizio del XX secolo, trasformando gli uomini in macchine prima di sostituirli con macchine secondo quella che hanno chiamato “l’organizzazione scientifica del lavoro”.
Con il fantastico aumento delle forze distruttive che lasciano sempre meno materie prime naturali da trasformare in beni e servizi artificiali per una popolazione sempre più grande e avida, la tecnocrazia sta stabilendo all’inizio del XXI secolo l’organizzazione scientifica del mondo. Razionamento / razionalizzazione.
In breve, l’incarcerazione dell’uomo-macchina in un mondo di macchine, un pianeta intelligente (IBM), una “Macchina Generale” (Marx), in cui tutti i circuiti e componenti, vivi o inerti, umani o oggetti, saranno interconnessi e controllati dai macchinisti, grazie alla miriade di megadati trasmessi dalle reti 5G ed elaborati da algoritmi di supercomputer (AI).

Per ordinare La Décroissance, scrivere :
52 rue Crillon. BP. 36003 – 69411 Lione cedex 06
Contatto: ladecroissance.net o 04 72 00 09 82

All’inizio del XX secolo era nota l’organizzazione scientifica del lavoro (OST), con Ford e Taylor a ovest e Stakhanov a est. Un movimento di implacabile razionalizzazione della produzione, con l’obiettivo di migliorare sempre più l’efficienza. Un secolo dopo, siamo allo stadio dell’organizzazione scientifica del mondo, con l’obiettivo di estendere l’efficienza a tutti gli aspetti della macchina sociale. Pièces et main d’œuvre hanno indagato fin dai primi anni 2000 su questa fuga tecnologica basata su sintomi topici (nanotecnologia, telefoni cellulari, biologia sintetica, RFID, Linky, ecc.) E dimostra come la nostra libertà sia ridotta a nulla in un mondo in cui la vita dipende da macchinari estremamente complessi, finanziati dallo Stato e dagli azionisti, e guidati da esperti: scienziati, ingegneri, tecnici… Questa volta, PMO prende l’epidemia di Covid-19 come punto di partenza per far luce su questo processo di incarcerazione.

La Décroissance: Anche se Covid-19 sembra non essere stato prodotto in laboratorio, non è stravagante pensare che un incidente possa averlo fatto emergere, dato che i virus sono oggetto di ricerche all’avanguardia nei laboratori di tutto il mondo. Soprattutto per aumentare la loro virulenza, come spiegato in uno dei suoi recenti articoli [1]. Cosa resta della nostra libertà quando la tecno-scienza che è in gran parte responsabile del disastro si presenta anche come “la soluzione” con i suoi “comitati scientifici” che dicono ai politici come agire?

PMO: Per decenni, il movimento ambientalista anti-industriale radicale ha esposto la doppia aggressione tecno-industriale: la distruzione della natura, che è inseparabile dalla distruzione della libertà. La pandemia e le soluzioni applicate verificano queste analisi, esponendo i legami reciproci tra la distruzione del pianeta e la società del vincolo. Di fronte alla scarsità di acqua, aria e suolo, ai virus trasmessi da animali selvatici con i quali non dovremmo avere alcuna intimità, o derivanti dal permafrost siberiano scongelato, solo una gestione razionale, ottimizzata, automatizzata e controllata delle risorse residue e delle “misure di barriera” permetterà di prolungare la nostra sopravvivenza. Insomma, un’organizzazione scientifica del mondo.

In uno studio del 2012, la rivista Nature ha osservato che il 43% della superficie terrestre è stato sfruttato dall’uomo e che la soglia del 50% (prevista per il 2025 se il consumo di risorse e la demografia rimarranno invariati) segnerà un punto di svolta verso una terrificante incognita. Ci stiamo arrivando. Il coronavirus è un danno collaterale della guerra alla vita condotta dalla società industriale. A queste distruzioni accelerate dalla potenza della tecnologia, i tecnocrati rispondono come sempre con l’accelerazione tecnologica. Questo rafforza il loro potere in un circolo virtuoso, poiché possiedono e controllano i mezzi tecnologici. Ciò che la pandemia mette in evidenza è il ruolo malvagio di questi pompieri dolosi che descriviamo da secoli. Il governo si avvale di un “consiglio scientifico” presieduto da Jean-François Delfraissy, presidente del Comitato consultivo nazionale di bioetica, che ha dichiarato: « Ci sono innovazioni tecnologiche così importanti che si impongono a noi.C’è una scienza che si muove, e noi non la fermeremo». [2] La fermeremo tanto più che il governo ha promesso altri 5 miliardi di euro per la ricerca – la prima volta dal 1945. Un colpo di fortuna Corona – scientifico.

In un aereo, i passeggeri non hanno altra scelta che affidarsi all’equipaggio tecnico, che ora segue gli ordini di un pilota automatico. Inoltre, in caso di guasto o di turbolenza, gli esperti consultano la macchina, decretano e obbligano. Quando la società nel suo complesso è un aereo, cioè un macro-sistema tecnologico totale, diventiamo passeggeri sottomessi, privati della nostra capacità di decisione e di azione. Vivere in una società tecno-industriale significa seguire gli ordini dei tecnocrati, che sono gli unici padroni del controllo – delle centrali nucleari, della programmazione degli algoritmi, dei satelliti, del pianeta intelligente, in breve del “General Machinery” (Marx).

La crisi sta aprendo finestre di opportunità per il potere tecnocratico di intensificare la sua presa tecnologica. Mentre molti sembrano aver capito cosa sono i droni di sorveglianza di massa, la geolocalizzazione degli smartphone per seguire i flussi di popolazione, il tracciamento digitale della contaminazione, ecc. – per noi, la principale aggressione del mondo delle macchine rimane la disumanizzazione. La pandemia sta accelerando l’uso del calcolo meccanico – “intelligenza artificiale” – per la prognosi medica o la ricerca sulle cure, ma anche per la modellazione del “deconfinamento” e delle decisioni politiche. La macchina governante cibernetica funziona a pieno regime, con il solo obiettivo dell’efficienza. La disumanità del trattamento degli anziani in Ehpad, o l’evacuazione tecnica dei morti, non pesa nulla di fronte alle statistiche. Scientifreak. Scopriamo in questa occasione che l’AP-HP (Assistance publique -Hôpitaux de Paris) ha un dipartimento “Innovazione dei dati” il cui budget potrebbe probabilmente coprire l’assunzione del personale mancante. Anche se i medici non hanno più i mezzi per curare le persone, l’ospedale pubblico sta investendo in soluzioni big data di IBM per gestire i flussi e le scorte dei pazienti.

Nella “guerra” contro il virus, è la Macchina che vince. La Macchina Madre ci tiene in funzione e si prende cura di noi. Che spinta per il “pianeta intelligente” (alias mondo-macchina) e le sue smart city (alias città-macchine). Con l’epidemia alle spalle, gli Smartiani saranno piegati ad abitudini che non perderanno. Le macchine vogliono una macchina. [Gioco di parole in francese: Les machins veulent une machine, n.d.t.] Coloro ai quali la libertà pesa troppo aspirano al loro mondo macchina. Sicurezza più che libertà. Arresti domiciliari, tracciamento elettronico, operazione virtuale senza contatto in “stato di emergenza” condotta da scienziati forensi, piuttosto che una vita libera, autonoma e responsabile. Ma la conservazione sotto “protezione” di una specie in pericolo non è vita.

Dopo anni di indagini e analisi, come spiega il fatto che negli ultimi decenni abbiamo accettato così facilmente – a volte anche in modo schiacciante – tutti questi macchinari tecno-scientifici? Nel suo Essai sur la liberté, Bernard Charbonneau osserva che «se una voce dal profondo chiama ogni uomo alla sua libertà, mille altri lo esortano a rinunciarvi; e sarà sempre nel suo nome». C’è qualcosa di “difettoso” nell’essere umano che lo spinge ad abbandonarsi nelle braccia della Macchina Madre? Si è spenta la “voce degli abissi”?

Sono state scritte biblioteche per sezionare la sottomissione, l’alienazione, il mimetismo, tra gli altri fattori antropologici e politici di questa rinuncia alla libertà. Più di 400 anni a.C., Tucidide affermava: “Bisogna scegliere, riposare o essere liberi”. La libertà non è né un diritto né un dono di natura, ma uno sforzo personale – e socialmente collettivo. Ci richiede di preservare il nostro io interiore per resistere alle ingiunzioni, alle tentazioni e alle manipolazioni del corpo sociale, ma anche per resistere alle lusinghe del comfort, della sicurezza e delle cure. Pesiamo le parole dello storico greco, misuriamo lo sforzo. Fare uno sforzo è rendersi più forte. Allo stesso modo, i bipedi stanno in piedi, resistendo al peso della gravità.

La volontà di potenza spinge i suoi schiavi ad accumulare i mezzi di potere – terra, bestiame, armi, capitale e ora macchine – per rendersi come gli dei e liberi come loro. Ma in cambio la loro volontà di potere illimitato si trasforma nella volontà di volere che non ha altro scopo che se stessa, portando così alla macchinazione totale dell’uomo e del mondo. I potenti si danno dei mezzi/meccanismi (è la stessa parola in greco: mekhané), che si trasformano in un fine in sé. Essi stessi diventano i mezzi dei loro mezzi, schiavi della loro volontà di potere illimitato che si trasforma in una volontà di sottomissione illimitata.
Bisogna fare una distinzione tra coloro che hanno più o meno i mezzi della loro volontà (i potenti, i tecnocrati) e coloro che non hanno questi mezzi (i sottomessi, gli acrati), subire la volontà dei primi, ma sperano di beneficiare di uno stillicidio di potere (smartphone, gadget connessi, “app”). Né l’uno né l’altro possono mai avere abbastanza potere, e ognuno vuole quello che perde. Vedere il fascino per le creazioni superiori ai loro creatori (il computer incoronato campione di go), poi il desiderio di auto-meccanizzazione per rimanere uguali a queste supermacchine e diventare superuomini-macchine.

L’equazione di libertà e onnipotenza è un’illusione. C’è libertà solo di fronte alla resistenza: un uccello non può volare nel vuoto, l’aria deve resistergli. La nostra unica libertà è figlia dell’autolimitazione (della giusta misura) e, dice Epicuro, del controllo dei desideri artificiali.
La fuga tecno-industriale ha trasformato l’umanità e i suoi effetti sono irreversibili. I propagandisti che sermoneggiano i guadagni in aspettativa di vita (quantità) dovuti al progresso scientifico, nascondono le perdite in autonomia e libertà (qualità) che non sono minori a causa di esso. L’imbottirsi il cranio di “intelligenza artificiale”, di oggetti “intelligenti”, di “intelligenza ambientale”, persuade l’essere umano della sua inferiorità e di rinunciare a qualsiasi iniziativa: siate piuttosto i passeggeri della vostra vita e lasciatevi pilotare.
Questa popolazione, degradata da decenni di progressivo abbandono alla Macchina Madre, ha perso persino la memoria delle sue capacità precedenti. Tutto il mondo trova più conveniente obbedire al GPS, questo guinzaglio elettronico. Combattere questa presa richiede che gli umani di oggi facciano un passo indietro rispetto alla realtà, il che non è così difficile come lo era per i luddisti del XIX secolo di fronte alla fabbrica. A maggior ragione per i nativi digitali.
Quando tutta l’organizzazione sociale è basata sul primato dell’efficienza e della razionalità tecnica, la “tirannia della logica” (Arendt) – la logica inerente all’espansione della potenza meccanica – ci impedisce di pensare liberamente. Sfuggire a questa costrizione richiede un immaginario di rivolta fuori dalla portata dell’uomo delle masse, soggetto alla pressione del gruppo, alla pubblicità e all’ipnosi dello schermo.

Inoltre, l’interconnessione cibernetica degli Smartiani distrugge sempre più le condizioni della loro libertà. Ci vuole un passo di lato, un’uscita dalla folla per “andare contro”. La sovrasocializzazione elettronica – l’incarcerazione nel mondo delle macchine – era il progetto dei tecnocrati per ottimizzare la gestione dello stock umano liberandosi del fattore umano. Ci sono riusciti.

Questa interconnessione è, in altro modo, il progetto dei promotori della “tecnologia cyborg”, grazie alla quale diventa “sempre più difficile dire dove finisce il mondo e comincia la persona “. [3]

Quelli che ancora aspirano a una vita libera hanno contro di loro il tecno-totalitarismo, le masse mimetiche, la volontà di potenza. Sopravvivono su una Terra devastata. Non importa quanto sia brutta la situazione, deve rafforzare la nostra determinazione a vivere contro il nostro tempo; finché rimane possibile essere qualcuno, non solo qualcosa. Una persona, non una macchina.

Ultima pubblicazione: Manifesto degli scimpanzé del futuro contro il transumanesimo (Service compris, 2017)

Intervista pubblicata su La Décroissance, estate 2020.

1 “Il virus che verrà e il ritorno all’anormale”, 26/04/20, su www.piecesetmaindoeuvre.com e sulla carta: Spare Part No. 92
2 Intervista con Valeurs actuelles, 3/03/18.
3 A. Clark, Natural-Born Cyborgs : Minds, Technologies and the Future of Human Intelligence, Oxford University Press, 2003

In francese: http://www.piecesetmaindoeuvre.com/IMG/pdf/entretien_avec_la_de_croissance_e_te_2020.pdf

Intervista a Resistenze al nanomondo da La Décroissance

Questa intervista è stata pubblicata in francese sul numero di gennaio – febbraio del giornale La Décroissance, in fondo la versione in francese

Qual é la storia di Resistenze al nanomondo?
Sono più di vent’anni ormai che seguiamo gli sviluppi delle tecno-scienze e le loro conseguenze sulla società e sull’intero vivente cercando di capire le profonde trasformazioni attorno a noi. Da una decina d’anni utilizziamo il nome Resistenze al nanomondo, dal periodo in cui portavamo avanti una forte campagna contro gli sviluppi delle nanotecnologie, allora ancora poco note, se non sconosciute ai più. Questa campagna culminò nel nostro arresto per un tentativo di sabotaggio con esplosivo alle strutture di uno dei più importanti centri di ricerca al mondo sulle nanotecnologie della multinazionale IBM in Svizzera, allora ancora in costruzione. Significative furono le parole del direttore del centro, che differenziò una nanotecnologia pericolosa da una positiva senza rischi volta solo alla miniaturizzazione dei chip. Ovviamente il pensiero non può che riportarci al nucleare e a quello che si affermava per indebolire la lotta: nucleare civile non è militare. Voi che siete in Francia sapete bene quali micidiali arsenali atomici hanno messo in piedi richiamandosi ad un uso civile della proliferazione atomica.
Il nostro lavoro di analisi critica sul mondo tecno-scientifico risale però a molti anni prima e si intreccia al pensiero ecologista, vera nostra scuola di formazione, su cui siamo partiti per costruire un pensiero che fosse in grado di andare a fondo nelle tante “crisi” del nostro tempo. La crisi che da sempre sentiamo reale e concreta come l’inizio da dove prende forma l’ecocidio in atto è per noi proprio quella ecologica. Nella nostra ricerca abbiamo attraversato varie correnti di critica antisistema, come l’ecologia profonda, il primitivismo, l’antispecismo, l’anarchismo verde e tante altre: non ci siamo mai soffermati stabilmente, il nostro pensiero critico necessitava di andare ancora oltre mettendo insieme quelle connessioni e visioni d’insieme che in pochi facevano.
Allo sviluppo di pensiero critico abbiamo sempre pensato che fosse non solo necessario, ma fondamentale, costruire situazioni di resistenza verso il tecno-mondo. Non basta essere dei lucidi pensatori quando le chimere transgeniche si diffondono in natura sostituendo questa per sempre, dobbiamo impedire tutto ciò. Lottare contro l’ingegneria genetica e le tecno-scienze con i loro sviluppi irreversibili e mortiferi significa muoversi in anticipo.
Nei primi anni del 2000 avevamo iniziato una mobilitazione contro gli OGM in totale solitudine: gli ambientalisti trovavano certi contenuti troppo radicali, gli anarchici troppo parziali e la sinistra li ignorava o li additava come ambigui per una supposta mancanza di analisi di classe. Il nostro maggior riferimento in quel periodo era la Confederation Parisienne, successivamente i suoi fuoriusciti e la lucida analisi di Pièces et Main d’Oeuvre.
Una nuova coscienza ecologica, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, si era sviluppata con la nascita del movimento antiglobalizzazione. Un pensiero però molto simbolico, con tante buone intenzioni, ma ben poco di concreto dal punto di vista teorico e anche come mobilitazioni. Seppur l’aspetto ecologico non era più marginalizzato si tendeva a restare fiduciosi nella possibilità di migliorare e indirizzare quello sviluppo, per sua essenza ecocida e distruttore di libertà, insieme agli stessi responsabili della catastrofe ecologica.
Insieme a una più ampia redazione realizzavamo un giornale che si chiamava Terra Selvaggia e il suo seguito è il giornale che portiamo avanti adesso: L’Urlo della Terra perché ormai è un grido di un pianeta morente quello che si sente e con cui dobbiamo fare i conti, noi e chi ne è responsabile.

In Francia il candito all’elezione presidenziale dei Verdi aveva in cima del suo programma la “PMA per tutte”. I verdi sono qua alla punta della mercificazione della riproduzione. E la stessa cosa in Italia ?
In Italia abbiamo il Partito Democratico (PD), la sinistra e il movimento LGBT*QIAP+ (a parte rare eccezioni) che sostengono l’utero in affitto e la procreazione medicalmente assistita (PMA) mascherando questi processi con la retorica della libertà e dell’ autodeterminazione. Spingono per una regolamentazione della “gestazione per altri (GPA) non commerciale” – neolingua che nasconde uno sfruttamento del corpo della donna e una compravendita di bambine e bambini, visto che anche per la GPA non commerciale è previsto un compenso – e il movimento LGBT*QIAP+ rivendica anche la “PMA per tutti e tutte”.
Le voci contrarie all’utero in affitto, al sex-worker, alla cancellazione della donna, alla cancellazione della base materiale dei corpi, sono continuamente tacciate come reazionarie, fasciste, omotransfobiche e transfobiche. Ma in Italia il dibattito femminista si è infiammato solo attorno alla pratica dell’utero in affitto e fatica invece a svilupparsi attorno alla PMA in un’accezione più ampia contro ogni riproduzione artificiale dell’umano. A fatica si collocano queste pratiche all’interno di processi più ampi e all’interno della direzione di questo sistema tecno-scientifico e transumanista. Benché si possono trovare delle critiche parziali e circoscritte ad alcuni aspetti, viene sostanzialmente mantenuta una posizione favorevole alla tecnica dell’inseminazione intra-uterina o favorevole a tutte le tecniche, ma limitate ad alcune condizioni, a dei casi limite e favorevole ad acconsentire la crioconservazione di gameti solo a donne e uomini che debbano sottoporsi a trattamenti come la chemioterapia. Per chi, ancora oggi, mantiene queste aperture e non vuole prendere una posizione contraria a ogni riproduzione artificiale dell’umano, continuando a rivendicare solo l’abolizione universale dell’utero in affitto, non si può più pensare a un’ingenuità: è evidente che le cliniche di fecondazione assistita certo non potrebbero esistere per effettuare esclusivamente la tecnica base dell’inseminazione artificiale. Come se non si volessero comprendere molteplici piani complementari che si intersecano e che sono inseparabili: l’aumento di infertilità, l’innalzamento dell’età in cui una donna cerca una gravidanza, il biomercato, la necessità di gameti per la ricerca e, per ultimo, ma principale fattore, la direzione e la spinta verso la riproduzione artificiale.
Basta seguire le aperture progressive delle leggi nazionali dei diversi paesi europei per vedere che, dalle coppie con problemi di infertilità alle coppie fertili con problemi di patologie genetiche trasmissibili, passo dopo passo la PMA si sta estendendo a tutte e tutti.
Seguendo la logica della riproduzione artificiale, l’embrione diventa un prodotto e ciò che è un prodotto può essere sottoposto a ogni sperimentazione e deve essere esente da difetti e il migliore possibile. La PMA rappresenta il cavallo di Troia del transumanesimo perché aperta la strada alla possibilità della riproduzione artificiale, per tutti e tutte, la logica conseguenza è proprio quella del continuo miglioramento del prodotto.
Ogni critica parziale alla riproduzione artificiale dell’umano sarà funzionale ai comitati di bioetica e servirà a spianare la strada al biotech riproduttivo e a creare quel contesto in cui la riproduzione artificiale diventerà il normale modo di venire al mondo.
Non è un caso forse che il Decreto Rilancio in Italia nel pieno emergenza Covid-19 abbia previsto un finanziamento di milioni di euro verso le associazioni LGBT.

Più generalmente, la sinistra é terrorizzata all’idea di passare per reazionaria criticando il capitalismo-liberalismo applicato alla cultura, il techno-scientismo. Come spiegare questo paradosso ?
Pensiamo che siamo già oltre a questo passaggio, la quasi totalità della sinistra non è più terrorizzata di passare per reazionaria, non esiste più questo paradosso perché questa sinistra cyborg liberale ha ben introiettato le logiche neoliberali e transumaniste e se ne fa attiva promotrice tacciando come reazionari chi critica il sistema tecno-scientifico.
Chi, di sinistra, è invece terrorizzato di essere criticato come reazionario, “no vax”, “complottista”, “negazionista”, sta facendo semplicemente dei calcoli su dove è più conveniente esporsi con la costante paura di perdere di credibilità. Così preferisce la prudenza parlando solo di GPA e non di PMA, così come sono sostenuti gli sviluppi delle tecniche di ingegneria genetica applicate in ambito medico, non rifiutando, quindi, tutto quel mondo fatto di ricerca, laboratori e di una precisa idea di vivente come ingegnerizzzabile. Così condivide la App di tracciamento per il Coronavirus ritenendo che dovrebbe essere obbligatoria come i vaccini – posizione espressa anche dalla sociologa Zuboff – evidenziando come unico problema il controllo dei dati da parte delle compagnie del digitale, controllo che dovrebbe essere in mano allo Stato. Così come viene appoggiata, sostenuta e promossa, la narrazione dominante attorno al Coronavirus. Una cecità che non può essere ancora una volta confusa come ingenuità, ma è da intendersi come un preciso posizionamento o con calcoli di varia natura o con una piena adesione alla società cibernetica e transumanista. È ormai chiaro cosa la sinistra intende con cambio di paradigma e di civiltà.

Resistere alla mercificazione della riproduzione ma anche alla 5G e all’ideologia del progresso é esporsi al terrorismo intellettuale. E vero anche in Italia ?
Determinate questioni sono ritenute intoccabili ed affrontarle criticamente soprattutto nella loro complessità e totalità senza possibili aperture vuol dire porsi in una posizione minoritaria, solitaria, scollata, prematura. Ma come parlare di posizioni premature oggi, quando già da anni era possibile intravedere l’intenzione e la direzione degli sviluppi delle tecno-scienze, della biologia sintetica, dell’ingegneria genetica, della riproduzione artificiale, si potevano intravedere anche quando questi sviluppi erano chiusi in innocenti laboratori o quando servivano a modificare e ad adattare gli animali ai processi di produzione.
Da più di vent’anni mettiamo in luce i processi di ingegnerizzazione e di artificializzazione del vivente e come il sistema tecno-scientifico si è sviluppato arrivando ad accaparrarsi i corpi che diventano materia prima, adesso alcune aree di sinistra sembrano rendersi conto di alcuni di questi processi, ma rimanendo sempre un passo indietro, oggi criticano gli OGM, quando già da tempo si sono diffusi, ma tacciono sulla nuova tecnica di ingegneria genetica CRISP/Cas 9 utilizzata per far nascere due bambine modificate geneticamente, urlano contro la mercificazione dei corpi, ma siamo già oltre al mero profitto, denunciano la violazione della privacy, ma siamo già oltre e tacciono sul progetto di ID2020 o sulla digitalizzazione di ogni ambito della nostra vita. Domani forse urleranno contro l’editing genetico e i microchip sotto pelle, ma sarà troppo tardi.
Eppure viene da sè che quando si perderà il controllo sui corpi, sui loro processi, sulla riproduzione, verranno abbattute qualsiasi tipo di barriere etiche e per il sistema sarà possibile ingegnerizzare l’intero vivente, a partire da quei processi che rendono possibile la vita sul pianeta. E su tutto questo non è possibile nessuna contrattazione.
Per quanto riguarda la rete 5G e la società cibernetica e transumanista che grazie ad essa si sta concretizzando, alcune aree di sinistra, in minoranza, hanno intrapreso una campagna di opposizione con uno sguardo che non si sofferma solo sulle pericolose e gravi conseguenze sulla salute, ma che cerca di mettere in luce le trasformazioni sociali che la 5G porta con sè. La grande maggioranza della sinistra tace e nei peggiori dei casi associa, screditando, l’opposizione alla 5G a contesti ambigui e complottisti facendo di fatto il gioco di questo sistema permettendo ai media main stream di far passare menzogne come quella in merito a centinaia di sabotaggi alle antenne 5G in Inghilterra come un’irrazionale paura verso il Covid-19.
Possiamo inoltre vedere il paradosso dei contesti femministi di non voler rendersi contro che la 5G e lo sviluppo della smar city rappresentano anche un attacco ai nostri corpi.
Ricordiamo che il progetto smart city di Barcellona è appoggiato anche da ambientalisti e femministe. Qui un peso ce l’hanno anche quegli intellettuali come Morozov e la Zuboff, funzionali a diffondere delle critiche parziali, circoscritte, recuperabili, funzionali a far passare certi processi, rivestendoli con una veste “verde, sostenibile, inclusiva, sicura” ma fondamentalmente gli stessi. Una nocività e un’idea di mondo rimane tale sia che venga gestita dalle multinazionali, sia che venga gestita da apparati pubblici. La nostra critica deve essere inconciliabile con le istanze e i valori di questo sistema.

Pensiamo ovviamente a Pasolini quando ricordiamo figure dei precursori italiane per pensare questo fenomeno. Avete altre referenze?
A Pasolini riconosciamo l’aver intuito l’inizio dei processi di omologazione, di neutralizzazione delle differenze, l’inizio di una mutazione antropologica. Processi connessi allo sviluppo della società dai consumi di massa da lui analizzata, che portarono a quel desiderio illimitato che si è poi trasformato in consumo in cui tutto diventa merce e in cui tutto diventa disponibile.
Calzano perfettamente oggi queste sue parole: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.
Pasolini descrive un nuovo potere che non ci vuole sudditi, ma consumatori che partecipano alla propria sottomissione e oggi potremmo aggiungere anche pazienti e individui biomedicalizzati. Un nuovo potere che ci rimanda al potere dolce di oggi, in cui il tu puoi esercita una maggiore forza del tu devi, un potere che non ha bisogno della coercizione, che costruisce un’architettura attorno all’individuo in cui può agire autonomamente ottenendo così che interiorizzi e riproduca dentro di sè aspetti del dominio, desiderandolo e rivendicandolo come la sua libertà.
Le riflessioni di Pasolini ci rimandano al neutrum oeconomicum di cui già trent’anni fa Ivan Illich ne preconizzava la venuta, aspetto centrale per comprendere l’attuale trasformazione antropologica dell’essere umano: un individuo neutro, indifferenziato, frammentato, sradicato, fluido, vacuo, senza identità, senza valori, senza memoria, senza radici, senza legami, senza relazioni se non quelle pseudorelazioni effimere, veloci, compulsive, usa e getta a modello della società del consumo e della distanza. Con una cancellazione della diversità tra uomo e donna per l’ideologia del medesimo: solo atomi di consumo.
Ci rimandano anche a Albert Camus con il suo libro L’uomo in rivolta, in cui si chiede “perchè rivoltarsi se non s’ha in se stessi nulla da preservare”. Oggi assistiamo a una polverizzazione della capacità anche solo di dissentire, di sentire contro e di sentire altro. Si stanno minando le basi della stessa possibilità di resistenza, dal momento in cui è più facile dominare chi non crede in niente, chi non ha sogni, chi non ha passioni, chi non ha angosce, chi non ha valori da rivendicare e da contrapporre. Se nasceremo in un laboratorio in un mondo-macchina, se la natura diventerà artificializzata e ingegnerizzata, verrà sterilizzata la capacità di comprendere la possibilità di un mondo altro e verranno minate alla base le stesse possibilità di una resistenza.
Nei nostri importanti riferimenti non possiamo non ricordare Jacques Ellul e Bernard Charbonneau.

Oggi una questione d’attualità é la tendenza verso un totalitarismo sanitario con il Covid19. Che ne pensate ?
Scriviamo queste righe da Bergamo, in una situazione di totale chiusura della socialità che adesso nella neolingua si chiama assembramento. Quando pubblicherete queste righe la situazione sarà notevolmente peggiorata visto che l’Italia si avvia alla chiusura totale e ad un’infinità di restrizioni. Queste non sono per tutti: le piccole attività avranno il colpo di grazia mentre i grandi industriali e le compagnie come Amazon potranno fare affari d’oro.
La cosa curiosa è che gran parte dell’attenzione, quando non è sequestrata dalla paura di infettarsi, è diretta verso ambiti economici che muoiono senza neanche un piccolo rimborso conclusivo. Non potrebbe del resto essere diversamente visto che per Covid-19 si muore troppo poco, meglio allora occuparsi di quell’economia che muore. Se la sanità in Italia in questi mesi è restata lo sfacelo che era, ma con il personale in mascherina marca Fiat, non si può dire lo stesso per il settore psichiatrico, notevolmente implementato per sondare il grado del crollo psico-fisico in cui stanno entrando tantissime persone ridotte allo stremo tra cifre di contagi, dati e opinioni di esperti.
Sono riusciti con politiche liberticide e terrore sanitario a creare un’enorme paura diffusa, a frammentarla dove necessario desolidarizzando ogni possibilità di presa di coscienza collettiva che non sia individuale o di categoria lavorativa. Sotto quelle mascherine usate anche per fare ginnastica non c’è solidarietà ma omologazione e conferma della separazione, che la neolingua chiama distanziamento. Si pensa solo ai rischi per la salute, in realtà molto remoti, e ai posti di lavoro dimenticandosi completamente della propria esistenza, della propria libertà, delle relazioni con l’altro, della socialità e della cultura come momento di condivisione e crescita. In pochi mesi tutto questo si avvia non verso una marginalizzazione, ma verso una totale distruzione per andare verso un mondo sempre più digitale e automatizzato, dove non resta che la sopravvivenza. Nelle scuole i nuovi banchi sono fatti solo per contenere computer non più libri e matite. Per gli anziani, per chi si ostina a sopravvivere dopo la prima mattanza nelle case di cura qui in Lombardia, resta la quasi impossibilità di curarsi e soprattutto di prevenire quelle patologia che solo in Italia fa oltre cento mila morti al giorno: i tumori da cause ambientali.
Siamo oltre a quello che in genere descriviamo come totalitarismo, stiamo arrivando alla piena realizzazione del progetto di digitalizzazione delle esistenze, alla piena realizzazione del così detto “pianeta intelligente” di IBM. Non abbiamo esperienza di qualcosa del genere, questo necessita la creazione di nuovi strumenti analitici per capire dove ci sta portando.
Abbiamo sempre sostenuto che le tecnologie non corrono e non fanno balzi improvvisi, ma ci sono delle eccezioni che permettono un’accellerazione senza precedenti. In questo clima di emergenza l’economia internazionale della finanza, delle banche, delle multinazionali entra nel suo nuovo assetto e viene ridisegnato un mondo nuovo fatto di dittatura digitale e terrore sanitario, descritto come l’unico mondo a cui d’ora in poi dovremo adattarci.
Sotto attacco sono i corpi tutti medicalizzati dalla nascita alla morte che saranno ingegnerizzati geneticamente con i nuovi vaccini anti Covid in arrivo e le nostre libertà saranno sempre più ridotte a ombre spettrali.

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Quelle est l’histoire de Resistenze al nanomondo (résistance au nanomonde)?
Depuis plus de vingt ans, nous suivons l’évolution des techno-sciences et leurs conséquences sur la société et sur le vivant. Nous utilisons ce nom de Resistenze al nanomondodepuis une dizaine d’années. À l’origine, nous avons mené une grande campagne contre le développement des nanotechnologies. Elles étaient alors encore peu connues, voire inconnue, de la plupart. Cette campagne a abouti à notre arrestation pour tentative de sabotage à l’explosif des installations de l’un des principaux centres mondiaux de recherche en nanotechnologie de la multinationale IBM, en Suisse. Ce centre était alors encore en construction.  Les propos du directeur du centre ont été significatifs : il distinguait une nanotechnologie dangereuse d’une nanotechnologie positive sans risques visant uniquement la miniaturisation des puces. Évidemment, cette rhétorique ne peut que faire penser à celle du nucléaire, par exemple « le nucléaire civil n’est pas militaire ». Cela vise à affaiblir toute résistance. Vous qui êtes en France, vous savez bien quel armement nucléaire a été mis en place en prétextant un usage civil de la prolifération atomique.
Mais notre travail d’analyse critique du monde techno-scientifique remonte à de nombreuses années auparavant. Il est intimement lié à la pensée écologique. Elle a été notre véritable école de formation, celle sur laquelle nous avons commencé à bâtir une pensée qui soit en capacité d’aller au fond des choses des multiples crises contemporaine La crise à partir de laquel l’effondrement en cours découle est pour nous la crise écologique. Au cours de nos recherches, nous sommes passés par différents courants de critique anti-système comme l’écologie profonde, le primitivisme, l’antispécisme, l’anarchisme vert et bien d’autres. Nous ne nous sommes jamais fixés. Notre pensée critique se devait aller plus loin. Au cours de cette recherche, nous avons toujours pensé qu’il était non seulement nécessaire, mais fondamental, de construire des actions résistances concrètes au monde technologique. Il ne suffit pas d’être des penseurs lucides lorsque les chimères transgéniques se répandent dans la nature, la transformant pour toujours. Nous devons empêcher cela. Lutter contre le génie génétique et les techno-sciences et leurs développements irréversibles et mortels, c’est aller de l’avant. 
Au début des années 2000, nous avons initié la mobilisation contre les OGM dans une solitude totale. Les écologistes trouvaient certains de nos contenus trop radicaux, les anarchistes trop partiaux et la gauche les ignorait, ou les désignait comme ambigus en raison d’un prétendu manque d’analyse de classes. Notre principale référence à cette époque était la Confédération Parisienne, puis ses exilés et l’analyse pleine d’acuité de Pièces et Main d’Oeuvre.
Une nouvelle prise de conscience écologique, non seulement en Italie mais aussi au niveau international, s’est développée avec la naissance du mouvement anti-mondialisation. Une pensée très théorique, certes avec beaucoup de bonnes intentions, mais débouchant sur très peu d’actions concrètes comme de mobilisations. Bien que l’aspect écologique ne soit plus marginalisé, la tendance est à rester confiants dans la possibilité d’améliorer et de diriger ce développement. Ce dernier est pourtant est par essence écologiquement suicidaire et destructeur de la liberté.
Grâce à une rédaction plus étoffée, nous avons créé un journal titré Terra Selvaggia (Terre Sauvage). Son successeur est notre journal actuel : L’Urlo della terra. « Le Cri de la Terre » car maintenant c’est le cri d’une planète mourante et à laquelle nous devons rendre des comptes, nous et quiconque en est responsable.

En France, le candidat à l’élection présidentielle des Verts avait le slogan « PMA pour tous » en tête de son programme. Les Verts sont ici à la pointe de la marchandisation de la reproduction. Est-ce la même chose en Italie ?
En Italie, le Parti démocrate (PD), la gauche et le mouvement LGBT * QIAP + soutiennent), à de rares exceptions près, revendique la location d’utérus et la procréation médicalement assistée (PMA). Tous travestissent ces procédés grâce la rhétorique de la liberté et autodétermination. Ils font pression pour une créer une réglementation de la « gestation pour les autres (GPA) non commerciale ». Une novlangue qui dissimule l’exploitation du corps de la femme et l’achat et la vente d’enfants car même pour le GPA « non commerciale » il est prévu une compensation. Le mouvement LGBT * QIAP + revendique également la « PMA pour tous et tous »
Les voix opposées à la location de l’utérus (GPA), aux « travailleurs du sexe », à l’effacement de la femme, à la suppression de la base charnelle des corps, sont continuellement accusées de réactionnaires, fascistes, d’homophobie et de transphobie. Mais en Italie, le débat féministe ne s’est enflammé qu’autour de la question de la GPA. Il a du mal à prendre sur la celle de la PMA et dans un sens plus large contre toute reproduction artificielle de l’humain. Ces pratiques sont comprises avec peine comme s’inscrivant dans les processus et direction plus larges et du système techno-scientifique et transhumaniste. Si des critiques partielles et limitées sur certains aspects peuvent être comprises, une position favorable à la technique d’insémination intra-utérine, et plus généralement favorable à toutes les techniques, perdure.
Pourtant ceux qui ne veulent pas prendre une position contraire à toute reproduction artificielle de l’humain, en continuant à revendiquer uniquement l’abolition universelle de la GPA, ne doivent pas être naïf : il est évident que les cliniques pratiquant la PMA ne pourraient pas exister seulement pour réaliser la technique de base de l’insémination artificielle. C’est comme si vous ne vouliez pas comprendre ici de multiples plans, complémentaires, qui se croisent et sont indissociables : l’augmentation de l’infertilité, l’élévation de l’âge auquel une femme veut tomber enceinte, le business de la reproduction, le besoin de gamètes pour la recherche et, dernier mais principal facteur, la pente et l’encouragement vers la reproduction artificielle. Il suffit de suivre les ouvertures progressives des législations nationales des différents pays européens pour observer que, des couples avec des problèmes d’infertilité aux couples fertiles avec des problèmes de maladies génétiques transmissibles, la PMA s’étend pas à pas à tout le monde. Suivant la logique de la reproduction artificielle, l’embryon devient un produit et ce qui est un produit peut être soumis à toute expérimentation. Il doit être exempt de défauts et le meilleur possible. La PMA représente le cheval de Troie du transhumanisme car il ouvre la voie à la possibilité de la reproduction artificielle pour tous. La conséquence logique est précisément celle de l’amélioration continuelle du produit. Dans ce contexte, toute critique seulement partielle de la reproduction artificielle est utilisée par les comités de bioéthique. En effet, elle sert à ouvrir la voie de la biotechnologie de la reproduction et a créer un environnement dans lequel la reproduction artificielle deviendra le moyen normal de venir au monde. Ce n’est peut-être pas un hasard si la loi de relance en Italie au milieu de l’urgence Covid-19 a prévu un prêt de millions d’euros aux associations LGBT.

Plus généralement, la gauche est terrorisée par l’idée de passer pour réactionnaire en critiquant le capitalisme-libéralisme appliqué à la culture, au techno-scientisme. Comment expliquer ce paradoxe ? 
Nous pensons que nous sommes déjà au-delà de cette question. La quasi-totalité de la gauche n’est plus terrifiée à l’idée passer pour réactionnaire. Ce paradoxe n’existe plus parce que ce libéral cyborg gauche a totalement intériorisé les logiques néolibérales et transhumanistes. Il les promeut activement et dénonce comment réactionnaires ceux qui critiquent le système techno-scientifique. Ceux de gauche qui, en revanche, sont terrifiés à l’idée d’être critiqués comme réactionnaires, anti-vaccin, « théoriciens du complot », « négationnistes », font simplement des calculs pour savoir où il est plus profitable de s’exposer avec la peur constante de perdre en crédibilité. Ainsi, ils privilégient la prudence, ne parlant que de GPA et non de PMA, ou en n’évoquant que le soutien au développement des techniques de génie génétique appliquées au domaine médical. Ils rejettent donc en rien ce monde fait de recherche, de laboratoires et d’une façon d’envisager la vie conçue par les ingénieurs. Ils partagent donc l’application de suivi des coronavirus. Ils estiment qu’elle devrait être obligatoire comme les vaccins. Une position également exprimée par le sociologue Zuboff mettant en avant le contrôle des données par les entreprises numériques comme le seul problème, un contrôle qui devrait être entre les mains de l’État. Tout comme le récit dominant autour du coronavirus est encouragé, soutenu, et promu. Un aveuglement qui ne peut à nouveau être confondu avec la naïveté, mais qui doit être compris comme un positionnement délibéré, lié à des calculs de diverses natures, ou de pleine adhésion à la société cybernétique et transhumaniste. Il est maintenant clair de ce que la gauche entend par un changement de paradigme et de civilisation.

Résister à la marchandisation de la reproduction mais aussi de la 5G et de l’idéologie du progrès, c’est s’exposer au terrorisme intellectuel. Est-ce également vrai en Italie? 
Certaines questions sont considérées comme intouchables. Les aborder de façon critique surtout dans leur complexité et leur intégralité implique de se retrouver en position minoritaire, solitaire, isolé, prematura (prématurée). Mais comment parler de positions « prématurées » aujourd’hui, alors que pendant des années il était déjà possible d’entrevoir l’intention et la direction du développement des technosciences, de la biologie synthétique, du génie génétique, de la reproduction artificielle ? Ces développements pouvaient être perçus, alors lorsqu’ils étaient déjà matérialisés dans des laboratoires ou lorsqu’ils étaient déjà utilisés pour modifier et adapter les animaux aux processus de production. Depuis plus de vingt ans, nous mettons en lumière les processus d’ingénierie et d’artificialisation du vivant, comment le système techno-scientifique s’est développé pour arraisonner les corps. Ceux-ci deviennent une matière première. Actuellement, certaines frange de la gauche semblent réaliser certaines ces processus. Mais elles sont toujours en retrait. Elles critiquent aujourd’hui les OGM, alors qu’ils se sont longtemps répandus, mais elles taisent sur la nouvelle technique de génie génétique CRISP/Cas 9 – utilisée pour donner naissance à deux filles génétiquement modifiées ». Elles crient contre la marchandisation des corps alors que nous sommes déjà bien au-delà du simple profit. Elles dénoncent les violation de la vie privée alors que nous sommes déjà aussi bien au-delà. En même temps elles restent silencieuses sur le projet ID2020 ou sur la numérisation de tous les domaines de notre existence. Demain, elles peuvent hurler face à l’editing de gènes et aux micropuces sous la peau, mais il sera trop tard. 
Pourtant, il va sans dire que lorsque le contrôle sur les corps sera perdu, leurs développements et leur reproduction, toutes sortes de barrières éthiques seront brisées. Pour le système, il sera alors possible de concevoir l’ensemble du vivant. Aucun marchandage n’est possible sur tout cela. Quant au réseau 5G et à la société cyber et transhumaniste qui se dessine grâce à travers lui, certaines franges de la Gauche, minoritaires, se sont lancées dans une campagne d’opposition dans une optique qui ne se focalise pas uniquement sur les conséquences sanitaires dangereuses et graves, mais qui cherche à mettre en évidence les transformations sociales qu’induit la 5G. Face à cela la grande majorité de la gauche se tait et dans le pire des cas s’y associe, discréditant, l’opposition à la 5G en l’amalgamant à des discours ambigus et conspirateurs. Elle faist en fait le jeu de ce système permettant aux grandsmédias de passer des mensonges comme celui sur les centaines de sabotage des antennes 5G en Angleterre comme une peur irrationnelle de Covid-19. On observe aussi le paradoxe de contestataires féministes de ne pas vouloir se rendre compte que la 5G et le développement de la smart city représentent aussi une attaque contre nos corps. Rappelons que le projet de « ville intelligente »de Barcelone est également soutenu par des écologistes et des féministes. Ici aussi certains intellectuels pseudo-contestataires font fonction d’alliés pour diffuser des critiques superficielles et récupérables pour mieux faire admettre certains ces développements. Ils les habillent d’un vert, durable et inclusif, mais fondamentalement le même. Une nocivité et une idée du monde restés telles qu’elles soient gérées par des multinationales ou par des appareils publics. Notre critique doit être inconciliable avec les instances et les valeurs de ce système.  

On pense évidemment à Pasolini quand on se souvient des figures des précurseurs italiens pour réfléchir à ce phénomène. Avez-vous d’autres références ?
Nous reconnaissons à Pasolini d’avoir eu l’intuition du début de ce processus d’acceptation, de neutralisation des différences, d’une mutation anthropologique. Un développement lié à la diffusion de la société de consommation de masse. Il l’a analysé comme ce qui a conduit à ce désir d’illimité qui s’est ensuite transformé en consommation où tout devient marchandise et où tout devient disponible. Ses paroles sont aujourd’hui parfaitement adaptés : « Je prophétise l’époque dans laquelle le nouveau pouvoir utilisera vos mots libertaires pour créer un nouveau pouvoir autorisé, pour créer une nouvelle inquisition, pour créer un nouveau conformisme. Et ses clercs seront des clercs de gauche ». Pasolini décrit un nouveau pouvoir qui ne veut pas que nous soyons des sujets, mais des consommateurs. Ils participent à leur propre soumission. Aujourd’hui nous pourrions aussi ajouter des patients et des individus biomédicalisés. Un nouveau pouvoir qui se revendique aujourd’hui cool, un pouvoir qui n’a pas besoin de coercition, qui se construit autour d’un individu pouvant agir de manière autonome de sorte qu’il intériorise et reproduit en lui des aspects de domination. Il désire et la revendique cette dernière comme sa liberté. Les réflexions de Pasolini nous renvoient au neutrum oeconomicum (économiquement neutre)dont Ivan Illich avait prédit sa venue il y a trente ans. C’est un aspect central pour comprendre la transformation anthropologique actuelle de l’être humain. Il se pense comme un individu neutre, indifférencié, fragmenté, déraciné, fluide, vide, sans identité, sans valeurs, sans mémoire, sans racines, sans liens, sans relations hormis ces pseudo-relations éphémères, rapides, compulsives, jetables comme modèle de société de consommation et atomisé. Avec un effacement de la différence entre l’homme et la femme liée à l’idéologie du même. Ils sont seulement les atomes de consommation. Ils nous renvoient également à Albert Camus. Dans son livre L’Homme en révolte, il demande « pourquoi se révolter s’il n’y a rien en soi à préserver ». Aujourd’hui, nous assistons à une pulvérisation de la capacité même de ne pas être d’accord, de se sentir contre et d’entendre autre chose. Les fondements de la même possibilité de résistance sont sapés à partir du moment où il est plus facile de dominer ceux qui ne croient en rien, ceux qui n’ont pas de rêves, ceux qui n’ont pas de passions, ceux qui n’ont pas d’angoisse, ceux qui n’ont pas de valeurs à revendiquer et à s’opposer. Si nous naissons dans un laboratoire dans un monde de machines, si la nature devient artificielle et machinale, la capacité de comprendre la possibilité d’un autre monde sera stérilisée et les possibilités mêmes de résistance seront minées à la base.  Dans nos références importantes, nous ne pouvons manquer de mentionner Jacques Ellul et Bernard Charbonneau.

Aujourd’hui, une question d’actualité est la tendance au totalitarisme des soins de santé avec Covid19. Qu’en pensez vous ?
Nous écrivons ces lignes depuis Bergame, dans une situation où la vie sociale est sous verrous qui est maintenant appelée dans la novlangue « assembramento » (rassemblement). Lorsque vous publierez ces lignes, la situation se sera considérablement encore aggravée alors que l’Italie est sur le point de se fermer totalement et d’accroitre infiniment ses restrictions. Elles ne concernent pas tout le monde : les petites entreprises auront le coup de grâce tandis que les grands industriels et les entreprises comme Amazon explose leurs bénéfices. Ce qui est curieux, c’est qu’une grande partie de l’attention, lorsqu’elle n’est pas saisie par la peur d’être infectée, est dirigée vers les zones économiques qui meurent sans même une petit consolation financière terminale. Si le système de santé en Italie ces derniers mois est resté dans son état déplorable, on ne peut pas en dire autant du secteur psychiatrique. Lui s’écroule carrément. Ils ont réussi, avec des politiques liberticides et leur terreur sanitaire, à créer et généraliser une énorme peur, à fragmenter et désolidariser toute possibilité de conscience collective qui ne serait pas individuelle ou catégorielle. Sous ces masques, il n’y a pas de solidarité mais seulement l’acception de la séparation, ce que la novlangue appelle la distanciation. On ne pense qu’aux risques sanitaires, en fait très lointains, et aux emplois, oubliant complètement sa vie, sa liberté, ses relations avec les autres, sa sociabilité et la culture comme un moment de partage et de croissance. Dans quelques mois, tout cela conduira non pas ver sune alternative mais à destruction totale. Nous seront précipité dans un monde de plus en plus numérisé et automatisé, où il ne restera que la survie. Dans les écoles, les nouveaux bureaux sont faits uniquement pour recevoir des ordinateurs, plus de livres et de crayons. Ici en Lombardie, pour les personnes âgées, celles qui persistent à survivre après le premier massacre dans les maisons de retraite, il reste quasiment impossible de guérir et surtout de prévenir des pathologies qui, à elle seule, causent plus de cent mille décès par jour : les tumeurs d’origine environnemental. Nous sommes au-delà de ce que nous qualifions généralement de totalitarisme, nous atteignons la pleine réalisation du projet de numérisation des existences, la pleine réalisation de la soi-disant « planète intelligente » d’IBM. Nous n’avons aucune expérience de quoi que ce soit de tel. Tout cela nécessite la création de nouveaux outils analytiques pour comprendre où cela nous entraine. Nous avons toujours soutenu que les technologies ne fonctionnent pas et ne font pas de sauts brusques, mais il existe des exceptions qui permettent une accélération sans précédent. Dans ce climat d’urgencel’économie internationale de la finance, des banques, des multinationales entre dans un nouvel ordre. Un nouveau monde fait de dictature numérique et de terreur sanitaire est repensé. Il est décrit comme le seul monde vers lequel désormais nous devrons nous adapter. Les corps sont tous médicalisés de la naissance à la mort et seront génétiquement modifiés avec l’arrivée des nouveaux vaccins Covid. Nos libertés seront de plus en plus réduites à des ombres fantomatiques.

Entretien avec Resistenze al nanomondo de La Décroissance

Quelle est l’histoire de Resistenze al nanomondo (résistance au nanomonde)?
Depuis plus de vingt ans, nous suivons l’évolution des techno-sciences et leurs conséquences sur la société et sur le vivant. Nous utilisons ce nom de Resistenze al nanomondodepuis une dizaine d’années. À l’origine, nous avons mené une grande campagne contre le développement des nanotechnologies. Elles étaient alors encore peu connues, voire inconnue, de la plupart. Cette campagne a abouti à notre arrestation pour tentative de sabotage à l’explosif des installations de l’un des principaux centres mondiaux de recherche en nanotechnologie de la multinationale IBM, en Suisse. Ce centre était alors encore en construction.  Les propos du directeur du centre ont été significatifs : il distinguait une nanotechnologie dangereuse d’une nanotechnologie positive sans risques visant uniquement la miniaturisation des puces. Évidemment, cette rhétorique ne peut que faire penser à celle du nucléaire, par exemple « le nucléaire civil n’est pas militaire ». Cela vise à affaiblir toute résistance. Vous qui êtes en France, vous savez bien quel armement nucléaire a été mis en place en prétextant un usage civil de la prolifération atomique.
Mais notre travail d’analyse critique du monde techno-scientifique remonte à de nombreuses années auparavant. Il est intimement lié à la pensée écologique. Elle a été notre véritable école de formation, celle sur laquelle nous avons commencé à bâtir une pensée qui soit en capacité d’aller au fond des choses des multiples crises contemporaine La crise à partir de laquel l’effondrement en cours découle est pour nous la crise écologique. Au cours de nos recherches, nous sommes passés par différents courants de critique anti-système comme l’écologie profonde, le primitivisme, l’antispécisme, l’anarchisme vert et bien d’autres. Nous ne nous sommes jamais fixés. Notre pensée critique se devait aller plus loin. Au cours de cette recherche, nous avons toujours pensé qu’il était non seulement nécessaire, mais fondamental, de construire des actions résistances concrètes au monde technologique. Il ne suffit pas d’être des penseurs lucides lorsque les chimères transgéniques se répandent dans la nature, la transformant pour toujours. Nous devons empêcher cela. Lutter contre le génie génétique et les techno-sciences et leurs développements irréversibles et mortels, c’est aller de l’avant. 
Au début des années 2000, nous avons initié la mobilisation contre les OGM dans une solitude totale. Les écologistes trouvaient certains de nos contenus trop radicaux, les anarchistes trop partiaux et la gauche les ignorait, ou les désignait comme ambigus en raison d’un prétendu manque d’analyse de classes. Notre principale référence à cette époque était la Confédération Parisienne, puis ses exilés et l’analyse pleine d’acuité de Pièces et Main d’Oeuvre.
Une nouvelle prise de conscience écologique, non seulement en Italie mais aussi au niveau international, s’est développée avec la naissance du mouvement anti-mondialisation. Une pensée très théorique, certes avec beaucoup de bonnes intentions, mais débouchant sur très peu d’actions concrètes comme de mobilisations. Bien que l’aspect écologique ne soit plus marginalisé, la tendance est à rester confiants dans la possibilité d’améliorer et de diriger ce développement. Ce dernier est pourtant est par essence écologiquement suicidaire et destructeur de la liberté.
Grâce à une rédaction plus étoffée, nous avons créé un journal titré Terra Selvaggia (Terre Sauvage). Son successeur est notre journal actuel : L’Urlo della terra. « Le Cri de la Terre » car maintenant c’est le cri d’une planète mourante et à laquelle nous devons rendre des comptes, nous et quiconque en est responsable.

En France, le candidat à l’élection présidentielle des Verts avait le slogan « PMA pour tous » en tête de son programme. Les Verts sont ici à la pointe de la marchandisation de la reproduction. Est-ce la même chose en Italie?
En Italie, le Parti démocrate (PD), la gauche et le mouvement LGBT * QIAP + soutiennent), à de rares exceptions près, revendique la location d’utérus et la procréation médicalement assistée (PMA). Tous travestissent ces procédés grâce la rhétorique de la liberté et autodétermination. Ils font pression pour une créer une réglementation de la « gestation pour les autres (GPA) non commerciale ». Une novlangue qui dissimule l’exploitation du corps de la femme et l’achat et la vente d’enfants car même pour le GPA « non commerciale » il est prévu une compensation. Le mouvement LGBT * QIAP + revendique également la « PMA pour tous et tous »
Les voix opposées à la location de l’utérus (GPA), aux « travailleurs du sexe », à l’effacement de la femme, à la suppression de la base charnelle des corps, sont continuellement accusées de réactionnaires, fascistes, d’homophobie et de transphobie. Mais en Italie, le débat féministe ne s’est enflammé qu’autour de la question de la GPA. Il a du mal à prendre sur la celle de la PMA et dans un sens plus large contre toute reproduction artificielle de l’humain. Ces pratiques sont comprises avec peine comme s’inscrivant dans les processus et direction plus larges et du système techno-scientifique et transhumaniste. Si des critiques partielles et limitées sur certains aspects peuvent être comprises, une position favorable à la technique d’insémination intra-utérine, et plus généralement favorable à toutes les techniques, perdure.
Pourtant ceux qui ne veulent pas prendre une position contraire à toute reproduction artificielle de l’humain, en continuant à revendiquer uniquement l’abolition universelle de la GPA, ne doivent pas être naïf : il est évident que les cliniques pratiquant la PMA ne pourraient pas exister seulement pour réaliser la technique de base de l’insémination artificielle. C’est comme si vous ne vouliez pas comprendre ici de multiples plans, complémentaires, qui se croisent et sont indissociables : l’augmentation de l’infertilité, l’élévation de l’âge auquel une femme veut tomber enceinte, le business de la reproduction, le besoin de gamètes pour la recherche et, dernier mais principal facteur, la pente et l’encouragement vers la reproduction artificielle. Il suffit de suivre les ouvertures progressives des législations nationales des différents pays européens pour observer que, des couples avec des problèmes d’infertilité aux couples fertiles avec des problèmes de maladies génétiques transmissibles, la PMA s’étend pas à pas à tout le monde. Suivant la logique de la reproduction artificielle, l’embryon devient un produit et ce qui est un produit peut être soumis à toute expérimentation. Il doit être exempt de défauts et le meilleur possible. La PMA représente le cheval de Troie du transhumanisme car il ouvre la voie à la possibilité de la reproduction artificielle pour tous. La conséquence logique est précisément celle de l’amélioration continuelle du produit. Dans ce contexte, toute critique seulement partielle de la reproduction artificielle est utilisée par les comités de bioéthique. En effet, elle sert à ouvrir la voie de la biotechnologie de la reproduction et a créer un environnement dans lequel la reproduction artificielle deviendra le moyen normal de venir au monde. Ce n’est peut-être pas un hasard si la loi de relance en Italie au milieu de l’urgence Covid-19 a prévu un prêt de millions d’euros aux associations LGBT.

Plus généralement, la gauche est terrorisée par l’idée de passer pour réactionnaire en critiquant le capitalisme-libéralisme appliqué à la culture, au techno-scientisme. Comment expliquer ce paradoxe? 
Nous pensons que nous sommes déjà au-delà de cette question. La quasi-totalité de la gauche n’est plus terrifiée à l’idée passer pour réactionnaire. Ce paradoxe n’existe plus parce que ce libéral cyborg gauche a totalement intériorisé les logiques néolibérales et transhumanistes. Il les promeut activement et dénonce comment réactionnaires ceux qui critiquent le système techno-scientifique. Ceux de gauche qui, en revanche, sont terrifiés à l’idée d’être critiqués comme réactionnaires, anti-vaccin, « théoriciens du complot », « négationnistes », font simplement des calculs pour savoir où il est plus profitable de s’exposer avec la peur constante de perdre en crédibilité. Ainsi, ils privilégient la prudence, ne parlant que de GPA et non de PMA, ou en n’évoquant que le soutien au développement des techniques de génie génétique appliquées au domaine médical. Ils rejettent donc en rien ce monde fait de recherche, de laboratoires et d’une façon d’envisager la vie conçue par les ingénieurs. Ils partagent donc l’application de suivi des coronavirus. Ils estiment qu’elle devrait être obligatoire comme les vaccins. Une position également exprimée par le sociologue Zuboff mettant en avant le contrôle des données par les entreprises numériques comme le seul problème, un contrôle qui devrait être entre les mains de l’État. Tout comme le récit dominant autour du coronavirus est encouragé, soutenu, et promu. Un aveuglement qui ne peut à nouveau être confondu avec la naïveté, mais qui doit être compris comme un positionnement délibéré, lié à des calculs de diverses natures, ou de pleine adhésion à la société cybernétique et transhumaniste. Il est maintenant clair de ce que la gauche entend par un changement de paradigme et de civilisation.

Résister à la marchandisation de la reproduction mais aussi de la 5G et de l’idéologie du progrès, c’est s’exposer au terrorisme intellectuel. Est-ce également vrai en Italie? 
Certaines questions sont considérées comme intouchables. Les aborder de façon critique surtout dans leur complexité et leur intégralité implique de se retrouver en position minoritaire, solitaire, isolé, prematura (prématurée). Mais comment parler de positions « prématurées » aujourd’hui, alors que pendant des années il était déjà possible d’entrevoir l’intention et la direction du développement des technosciences, de la biologie synthétique, du génie génétique, de la reproduction artificielle ? Ces développements pouvaient être perçus, alors lorsqu’ils étaient déjà matérialisés dans des laboratoires ou lorsqu’ils étaient déjà utilisés pour modifier et adapter les animaux aux processus de production. Depuis plus de vingt ans, nous mettons en lumière les processus d’ingénierie et d’artificialisation du vivant, comment le système techno-scientifique s’est développé pour arraisonner les corps. Ceux-ci deviennent une matière première. Actuellement, certaines frange de la gauche semblent réaliser certaines ces processus. Mais elles sont toujours en retrait. Elles critiquent aujourd’hui les OGM, alors qu’ils se sont longtemps répandus, mais elles taisent sur la nouvelle technique de génie génétique CRISP/Cas 9 – utilisée pour donner naissance à deux filles génétiquement modifiées ». Elles crient contre la marchandisation des corps alors que nous sommes déjà bien au-delà du simple profit. Elles dénoncent les violation de la vie privée alors que nous sommes déjà aussi bien au-delà. En même temps elles restent silencieuses sur le projet ID2020 ou sur la numérisation de tous les domaines de notre existence. Demain, elles peuvent hurler face à l’editing de gènes et aux micropuces sous la peau, mais il sera trop tard. 
Pourtant, il va sans dire que lorsque le contrôle sur les corps sera perdu, leurs développements et leur reproduction, toutes sortes de barrières éthiques seront brisées. Pour le système, il sera alors possible de concevoir l’ensemble du vivant. Aucun marchandage n’est possible sur tout cela. Quant au réseau 5G et à la société cyber et transhumaniste qui se dessine grâce à travers lui, certaines franges de la Gauche, minoritaires, se sont lancées dans une campagne d’opposition dans une optique qui ne se focalise pas uniquement sur les conséquences sanitaires dangereuses et graves, mais qui cherche à mettre en évidence les transformations sociales qu’induit la 5G. Face à cela la grande majorité de la gauche se tait et dans le pire des cas s’y associe, discréditant, l’opposition à la 5G en l’amalgamant à des discours ambigus et conspirateurs. Elle faist en fait le jeu de ce système permettant aux grandsmédias de passer des mensonges comme celui sur les centaines de sabotage des antennes 5G en Angleterre comme une peur irrationnelle de Covid-19. On observe aussi le paradoxe de contestataires féministes de ne pas vouloir se rendre compte que la 5G et le développement de la smart city représentent aussi une attaque contre nos corps. Rappelons que le projet de « ville intelligente »de Barcelone est également soutenu par des écologistes et des féministes. Ici aussi certains intellectuels pseudo-contestataires font fonction d’alliés pour diffuser des critiques superficielles et récupérables pour mieux faire admettre certains ces développements. Ils les habillent d’un vert, durable et inclusif, mais fondamentalement le même. Une nocivité et une idée du monde restés telles qu’elles soient gérées par des multinationales ou par des appareils publics. Notre critique doit être inconciliable avec les instances et les valeurs de ce système.  

On pense évidemment à Pasolini quand on se souvient des figures des précurseurs italiens pour réfléchir à ce phénomène. Avez-vous d’autres références?
Nous reconnaissons à Pasolini d’avoir eu l’intuition du début de ce processus d’acceptation, de neutralisation des différences, d’une mutation anthropologique. Un développement lié à la diffusion de la société de consommation de masse. Il l’a analysé comme ce qui a conduit à ce désir d’illimité qui s’est ensuite transformé en consommation où tout devient marchandise et où tout devient disponible. Ses paroles sont aujourd’hui parfaitement adaptés : « Je prophétise l’époque dans laquelle le nouveau pouvoir utilisera vos mots libertaires pour créer un nouveau pouvoir autorisé, pour créer une nouvelle inquisition, pour créer un nouveau conformisme. Et ses clercs seront des clercs de gauche ». Pasolini décrit un nouveau pouvoir qui ne veut pas que nous soyons des sujets, mais des consommateurs. Ils participent à leur propre soumission. Aujourd’hui nous pourrions aussi ajouter des patients et des individus biomédicalisés. Un nouveau pouvoir qui se revendique aujourd’hui cool, un pouvoir qui n’a pas besoin de coercition, qui se construit autour d’un individu pouvant agir de manière autonome de sorte qu’il intériorise et reproduit en lui des aspects de domination. Il désire et la revendique cette dernière comme sa liberté. Les réflexions de Pasolini nous renvoient au neutrum oeconomicum (économiquement neutre)dont Ivan Illich avait prédit sa venue il y a trente ans. C’est un aspect central pour comprendre la transformation anthropologique actuelle de l’être humain. Il se pense comme un individu neutre, indifférencié, fragmenté, déraciné, fluide, vide, sans identité, sans valeurs, sans mémoire, sans racines, sans liens, sans relations hormis ces pseudo-relations éphémères, rapides, compulsives, jetables comme modèle de société de consommation et atomisé. Avec un effacement de la différence entre l’homme et la femme liée à l’idéologie du même. Ils sont seulement les atomes de consommation. Ils nous renvoient également à Albert Camus. Dans son livre L’Homme en révolte, il demande « pourquoi se révolter s’il n’y a rien en soi à préserver ». Aujourd’hui, nous assistons à une pulvérisation de la capacité même de ne pas être d’accord, de se sentir contre et d’entendre autre chose. Les fondements de la même possibilité de résistance sont sapés à partir du moment où il est plus facile de dominer ceux qui ne croient en rien, ceux qui n’ont pas de rêves, ceux qui n’ont pas de passions, ceux qui n’ont pas d’angoisse, ceux qui n’ont pas de valeurs à revendiquer et à s’opposer. Si nous naissons dans un laboratoire dans un monde de machines, si la nature devient artificielle et machinale, la capacité de comprendre la possibilité d’un autre monde sera stérilisée et les possibilités mêmes de résistance seront minées à la base.  Dans nos références importantes, nous ne pouvons manquer de mentionner Jacques Ellul et Bernard Charbonneau.

Aujourd’hui, une question d’actualité est la tendance au totalitarisme des soins de santé avec Covid19. Qu’en pensez vous?
Nous écrivons ces lignes depuis Bergame, dans une situation où la vie sociale est sous verrous qui est maintenant appelée dans la novlangue « assembramento » (rassemblement). Lorsque vous publierez ces lignes, la situation se sera considérablement encore aggravée alors que l’Italie est sur le point de se fermer totalement et d’accroitre infiniment ses restrictions. Elles ne concernent pas tout le monde : les petites entreprises auront le coup de grâce tandis que les grands industriels et les entreprises comme Amazon explose leurs bénéfices. Ce qui est curieux, c’est qu’une grande partie de l’attention, lorsqu’elle n’est pas saisie par la peur d’être infectée, est dirigée vers les zones économiques qui meurent sans même une petit consolation financière terminale. Si le système de santé en Italie ces derniers mois est resté dans son état déplorable, on ne peut pas en dire autant du secteur psychiatrique. Lui s’écroule carrément. Ils ont réussi, avec des politiques liberticides et leur terreur sanitaire, à créer et généraliser une énorme peur, à fragmenter et désolidariser toute possibilité de conscience collective qui ne serait pas individuelle ou catégorielle. Sous ces masques, il n’y a pas de solidarité mais seulement l’acception de la séparation, ce que la novlangue appelle la distanciation. On ne pense qu’aux risques sanitaires, en fait très lointains, et aux emplois, oubliant complètement sa vie, sa liberté, ses relations avec les autres, sa sociabilité et la culture comme un moment de partage et de croissance. Dans quelques mois, tout cela conduira non pas ver sune alternative mais à destruction totale. Nous seront précipité dans un monde de plus en plus numérisé et automatisé, où il ne restera que la survie. Dans les écoles, les nouveaux bureaux sont faits uniquement pour recevoir des ordinateurs, plus de livres et de crayons. Ici en Lombardie, pour les personnes âgées, celles qui persistent à survivre après le premier massacre dans les maisons de retraite, il reste quasiment impossible de guérir et surtout de prévenir des pathologies qui, à elle seule, causent plus de cent mille décès par jour : les tumeurs d’origine environnemental. Nous sommes au-delà de ce que nous qualifions généralement de totalitarisme, nous atteignons la pleine réalisation du projet de numérisation des existences, la pleine réalisation de la soi-disant « planète intelligente » d’IBM. Nous n’avons aucune expérience de quoi que ce soit de tel. Tout cela nécessite la création de nouveaux outils analytiques pour comprendre où cela nous entraine. Nous avons toujours soutenu que les technologies ne fonctionnent pas et ne font pas de sauts brusques, mais il existe des exceptions qui permettent une accélération sans précédent. Dans ce climat d’urgencel’économie internationale de la finance, des banques, des multinationales entre dans un nouvel ordre. Un nouveau monde fait de dictature numérique et de terreur sanitaire est repensé. Il est décrit comme le seul monde vers lequel désormais nous devrons nous adapter. Les corps sont tous médicalisés de la naissance à la mort et seront génétiquement modifiés avec l’arrivée des nouveaux vaccins Covid. Nos libertés seront de plus en plus réduites à des ombres fantomatiques.