Da Trento – IL CUORE OLTRE LE SBARRE

Un testo e un appuntam​ento diffusi a Trento in solidarietà con i compagni arrestati:

IL CUORE OLTRE LE SBARRE

In attesa di un’analisi più approfondita, poche parole.
Un’altra “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (art. 270 bis) più una sfilza di reati contestati (dall’interruzione di pubblico servizio al danneggiamento, dal sabotaggio di apparecchi telematici all’”attentato con finalità di terroriamo”, dall’icendio al trasporto di materiale esplodente). 50 perquisizioni, 150 tra poliziotti e carabinieri mobilitati, intere strade bloccate, irruzione nelle case di agenti col passamontagna e il guibbotto antiprioiettile. E, soprattutto, 7 compagni arrestati. Un’operazione in pompa magna – condotta sia dalla Digos che dal Ros -, con tanto di conferenza stampa dell’”Antiterrorismo” a Roma. E il consueto linciaggio mediatico.
Nessuna sorpresa. Non solo perché è l’ennesimo inchiesta per 270 bis, ma anche perché “fermare gli anarchici” era da settimane il ritornello preferito di questore, prefetto, magistrati, politici e giornalisti.
Qual è il problema per i custodi armati e togati di questo splendido ordine sociale?
Nel placido Trentino-Alto Adige, c’è una presenza anarchica trentennale. Compagne e compagni sono sempre stati presenti in ogni lotta, grande e piccola, contro lo sfruttamento, contro la devastazione del territorio, contro il razzismo di Stato. A fianco delle lotte e dei conflitti di piazza, non è mai mancata l’azione diretta notturna (nelle carte della Procura si elenca, dal 2014 ad oggi, una settantina di attacchi piccoli o grandi contro banche, caserme, ripetitori, mezzi militari, tribunali, sedi di partito). Come fare, dunque, perché la pace sociale continui a regnare sia di giorno che di notte? La ricetta è sempre quella: attribuire ad alcuni anarchici qualche azione (6 su 70…) e sostenere che tutto – dalla scritta sul muro all’attacco incendiario – è pianificato da una fantomatica associazione sovversiva con tanto di ruoli (il leader ideologico, il responsabile del settore logistico, l’incaricata di mantenere i contatti con gli avvocati ecc.), per provare a distribuire così anni di carcere. Più in generale, far fuori i rompiscatole per passare con lo schiacciasassi su ciò che resta delle libertà. Il primo passo è isolare. Per questo le case dei compagni diventano “covi”, l’attitudine testarda di non farsi spiare viene presentata come “qualcosa che ricorda la mafia”, e via dicendo. “Facevano tanto i gentili e i solidali, ma intanto preparavano attentati. Prendete le distanze”.
Come al solito, si tratta di fare tutto il contrario. Continuare le lotte. Non lasciare soli i compagni. Difendere pubblicamente le azioni di cui sono accusati. Rilanciare la solidarietà contro un attacco che vuole anche stritolare rapporti ed affetti.
Non abbiamo risposte semplici. Ma alcune buone domande. Si può cambiare questo stato di cose senza lottare? Si può lottare senza rischiare? Le condizioni per cui valga la pena rischiare matureranno mai da sole? Intanto, che facciamo?
Da più parti si strilla al fascismo per le politiche di Salvini. E poi? Si inorridisce per un botto alla sede della Lega? Avanti. Che ognuno ci metta del suo, perché qualcuno non debba metterci tutto.

Terrorista è lo Stato!
Agnese, Sacha, Poza, Stecco, Nico, Giulio e Rupert liberi subito!

VENERDI’ 22 FEBBRAIO, ORE 18,00 FACOLTA’ DI SOCIOLOGIA (via Verdi, Trento)
ASSEMBLEA PUBBLICA IN SOLIDARIETA’ CON GLI ARRESTATI

anarchiche e anarchici

Incontro a Lecce – 9/10 marzo

Un incontro di due giorni a Lecce dal 9 al 10 marzo 2019.

Per chi avverte l’urgenza di iniziare a riflettere su alcune questioni di fondo: a cosa serve veramente l’Energia? Quali sono i motivi che ci spingono ad opporci al suo sfruttamento? Se il naufragio sociale necessita della continua depredazione del vivente, perché dovremmo tentennare timorosi all’idea di tagliare l’energia a questa civiltà?

Per affrontare pubblicamente tali discussioni abbiamo deciso di prendere questo appuntamento. Non con esperti e scienziati convinti che la fissione dell’atomo sia l’ovvia conseguenza della scoperta del fuoco, o con attivisti che confondono una lotta autonoma con una protesta civica, ma con individui che avvertono anche solo istintivamente che la Megamacchina vada fermata, non riprogrammata, e che non saranno le petizioni a poterlo fare. E poiché non abbiamo lezioni da impartire a platee mute, sentiamo l’esigenza di attizzare preventivamente le scintille del pensiero e della fantasia.

Abbiamo quindi realizzato un opuscolo (che si può qui scaricare nelle due versioni – per la lettura e per la stampa – affinché venga liberamente diffuso) che raccoglie alcuni scritti inerenti una questione che riguarda tutti, con l’auspicio che la loro lettura possa offrire spunti di riflessione (precisazioni, aggiunte, critiche, approfondimenti) in vista dell’incontro.

per contatti: dilucepropria@riseup.net

fonte: https://tiltap.noblogs.org/post/2019/01/27/di-luce-propria/

OPUSCOLO IN PDF per la stampa: energyStampa
copertina opuscolo: 

Atene – Attacco contro la prostituzione

Ad Atene, il 19 dicembre, la notte si è illuminata improvvisamente. A dare tanta luce era la facciata di un palazzo dove in passato venivano rinchiuse donne per essere avviate alla prostituzione. Non erano però le sue sgargianti insegne, ma un incendio che aveva iniziato a propagarsi sulla sua facciata e che già aveva divorato tre lussuose auto dei papponi proprietari della struttura. I proprietari sono due fratelli che dagli anni ’90 imprigionano, ricattano e fanno prostituire donne adulte e ragazzine nei loro club in tutta la Grecia.
Un comunicato a firma Cellula “Sophia Perovskaya” ha rivendicato questa azione riportando il senso di cosa è da intendersi per sfruttamento e su cosa fare per porvi rimedio, senza giri di parole, contro il patriarcato e la prostituzione.

Atene – Grecia: rivendicazione di responsabilità
per l’attacco doloso ai veicoli del magnaccia

Che cosa fa la tana di un magnaccia a Heraklion Avenue, eh?
VA A FUOCO!

All’alba di giovedì 20/12/2018 una spiacevole sorpresa ha travolto tutta la famiglia di Aggelos Giannakopoulos, proprietario dei panifici “Horiatiko” e “Attica Bakeries”, all’appartamento della famiglia situato nell’edificio 29 di Heraklion Avenue ad Ano Patisia. Tre delle macchine della famiglia erano avvolte dalle fiamme, la facciata era danneggiata e le finestre del piano terra erano rotte. Il dormitorio è lo stesso edificio dove, anni fa, i fratelli Giannakopoulos hanno imprigionato, ricattato e costretto alla prostituzione le donne del blocco orientale, nei club di lap dance di loro proprietà, tramite appuntamenti privati, così come in squallidi “bar” in tutta la Grecia.

Storie di polizia…

Nell’estate del 2007, i poliziotti, i pubblici ministeri e gli ispettori del Dipartimento per la criminalità finanziaria hanno fatto irruzione nel suddetto caseggiato. Nella stampa sono trapelate informazioni che Angelos Giannakopoulos è a capo di una rete internazionale di traffici illeciti. I papponi con la sinergia delle agenzie di collocamento nei paesi dell’Europa orientale stavano portando donne, trattenendo le loro credenziali e vendendo i loro corpi ai clienti. Nonostante l’operazione “coordinata”, i due fratelli Giannakopoulos riuscirono a scappare, mentre vennero catturate dozzine di pesci più piccoli, tra cui spicca il nome del poliziotto in pensione Konstantinos Kyrou. I profitti della rete sono stati riciclati in dozzine di panifici e negozi “legali” dei Giannakopoulos e tramite il servizio di una società estera. Inoltre, coloro che sono ricercati sono accusati di traffico di donne minori e adulte, rapimenti, ferimenti, traffico di droga, falsificazione e riciclaggio di denaro. Il prossimo atto del dramma si svolgerà sedici mesi dopo, nel novembre 2008, quando viene condotta una seconda operazione di polizia per le attività di Giannakopoulos, in collaborazione con l’Interpol (così come successe la prima volta).

Lui riesce a fuggire di nuovo nonostante decine di arresti. Durante tutto il periodo di latitanza dalla giustizia e dalle persecuzioni, i panifici aprirono uno dopo l’altro, così come sbocciano le imprese notturne.

… e avventure giudiziarie

Dopo posticipazioni consecutive, nel febbraio 2015 inizia il processo per il primo blitz. La Corte d’Appello a tre membri condanna Angelos Giannakopoulos “a una reclusione di 10 anni e sei mesi, Mihail Kretou a 12 anni e sei mesi di reclusione, Eliostor Igor (cittadino moldavo) a 10 anni e 10 mesi di reclusione, mentre Konstantinos Kyrou è stato condannato a 10 anni “. Pagando un totale di 340.000 € come cauzione, ognuno è libero di continuare i propri affari fino alla Corte d’Appello (che non è ancora arrivata).

Lo scorso novembre (2018), avendo come principale avvocato Babis Lykoudis (coinvolto nei casi Energa – Hellas Power, Tsohatzopoulos e Lavrentiadis) i trafficanti sono processati per il secondo caso e vengono assolti. La rete si era occupata di far cambiare le testimonianze o di eliminare le donne testimoni dell’accusa …

Le preoccupazioni commerciali (conosciute e pubbliche) di A.G.

Giannakopoulos ha partecipato a reti di sfruttamento sin dagli anni ’90. Allo stesso tempo, nel 1999 apre il primo negozio “Horiatiko”, con l’ovvio obiettivo di avere un fronte di riciclaggio di denaro per il suo alto giro d’affari notturno. Fino alla prima operazione di polizia, la sua attività comprendeva dozzine di negozi “Horiatiko”, con K. Kyrou come direttore del personale, diversi club di lap dance (“Star” nel viale di Heraklion e “Alcatraz” nel viale Sygrou sono il più famosi) e uno situato all’estero, a Cipro. Nel periodo che seguì la persecuzione e fino ad ora, oltre ai negozi di proprietà privata “Horiatiko”, sono state aperte molte altre attività, viene fondata la catena di attività “Attica Bakeries” e A.G. diventa uno dei principali attori nel mercato del pane, con il “modello” dei campi di lavoro di 24 ore nei punti centrali di molte città. Allo stesso tempo, apre bar e la compagnia di importazione di caffè “Kimbo”, mentre continua con nuove attività notturne e crediti presso il club “Lohan” di Gazi, così come in locali notturni a Mykonos.

Nipson monan opsin

(Nota del traduttore: dall’antico palindromo greco “Nipson anomēmata mē monan opsin” che significa “Lavare i peccati, non solo la faccia” o “Lavare le mie trasgressioni, non solo la mia faccia”, qui ironicamente parafrasato che significa “Lavare solo la faccia” “)

Ogni gangster che rispetta se stesso, nel suo tempo libero, si maschera con … enti di beneficenza. A.G. finanzia l’organizzazione non governativa “Rete europea greca delle donne” (!) E offre sponsorizzazioni a sindacati e vittime di terremoti o almeno lo afferma nelle aule di tribunale e sul proprio sito aziendale. Inoltre, attira i pettegolezzi pronti e volenterosi mentre passeggia come uno sposo e viene fotografato con politici e star in serate di gala e feste.

Se da una parte per il riciclaggio abbiamo il sistema star-celebrità, allora l’altra parte è lo stato.
Come mafioso, ma anche come datore di lavoro, A.G. non sopravvivrebbe nemmeno per 30 anni senza la tolleranza, la copertura e l’assistenza dello Stato. Dai “fallimenti” della polizia per catturarlo, all’Unità investigativa sulla criminalità finanziaria / Istituto di previdenza sociale / l’ufficio delle imposte che trova corretto il suo numero di partita IVA, tutte le istituzioni di controllo statale e repressive lo mettono in salvo. Sul suo volto vediamo il solito modo degli affari notturni locali, con troppa crudeltà e spavalderia. Tuttavia, lo riconosciamo per la sua immagine di bellimbusto fatto da sé che lo rende speciale nei nostri cuori. È il primo magnaccia, spacciatore di droga ed estorsore che sappiamo che non solo non nasconde, ma ricerca anche preminenza e pubblicità.

Donne bruciate sul rogo

Le donne migranti tenute in cattività di A.G. e la sua mafia sono la punta dell’iceberg in una società patriarcale, dove le donne devono essere sottomesse all’uomo, al marito, al padre, al fidanzato, al fratello, al cliente, al trafficante e al cliente che richiede sesso. I recenti omicidi di Helen a Rodi e Aggeliki a Corfù rappresentano questa condizione. Con la stessa facilità con cui la società greca punta il dito e condanna gli assassini, strizza l’occhio alle condizioni che producono gli stupratori della porta accanto. La violenza patriarcale, dovuta alla classe, al sesso, alla razza, alla sessualità, all’età e ad ogni tipo di violenza esercitata dagli autoritari non finisce nella punizione, ma va oltre: si esemplifica, inviando un messaggio a tutte le donne “invitandole” a rimanere in silenzio, obbedienti, “normali”; in questo modo potrebbero non essere le prossime vittime.

Questa violenza è onnipresente nella realtà quotidiana. Dagli sguardi che spogliano, dai commenti sessisti e le molestie per strada, dalle aggressioni sessuali sul lavoro, fino agli stupri, agli assalti e agli omicidi, il patriarcato apre ferite sui nostri corpi e sulle nostre esistenze, li delimita con ideologie, istituzioni e meccanismi. La morale cristiana definisce la donna come inferiore all’uomo, e stigmatizza ogni donna che devia dallo standard di buona cristiana come un ipocrita, subdola, ingannevole, bugiarda, sporca. D’altra parte, lo stile di vita riduce la femminilità a un’immagine raffinata e lucida, sempre su scala maschile. Allo stesso tempo, il capitale lega le donne alle catene di produzione, mentre la famiglia impone il ruolo esclusivo della maternità, della procreazione e delle faccende domestiche.

Immigrate bruciati sul rogo

Dopo la crisi economica e sociale nell’Europa orientale, il capitale “illegale” ha creato reti di traffico anche attraverso uffici di collocamento e rapimenti. Da Atene ai villaggi più lontani delle province greche, ci siamo riempiti di bar malandati, dove donne dell’Europa orientale vengono prostituite come schiave di trafficanti e per i clienti, vivendo lo sfruttamento di prima mano e il biopotere maschile.

Dall’altra parte della medaglia, le restanti donne immigrate si prendono cura della borghesia media e piccola del luogo, fanno da babysitter ai bambini, puliscono le case e si prendono cura degli anziani. E oltre alla decadenza patriarcale quotidiana, le donne migranti stanno vivendo sulla propria pelle nazionalismo, razzismo e xenofobia, così la donna russa viene identificata come una prostituta, l’albanese come una addetta alle pulizie, e la bulgara come domestica.

Trasformare la notte più lunga in giorno

Gli andirivieni della famiglia di Giannakopoulos ci avevano fatto rimanere fuori fino a tardi. Così, a tarda notte tra il 19 e il 20 dicembre, siamo andati nell’ex buco infernale di Heraklion Avenue, abbiamo lasciato tre semplici dispositivi incendiari (candele, benzina, nastro adesivo) su alcuni dei loro veicoli, li abbiamo incendiati e loro hanno acceso la notte.

Per ogni Natascia, Olga, Maria.
Per tutti/e.

NON UN MILLIMETRO DI TERRA PER PAPPONI E STUPRATORI.
IL PERCORSO DELLA LIBERTÀ PASSERA SU DI VOI!
ATTACCO ALLE STRUTTURE LEGALI ED ILLEGALI DEL CAPITALE

Cellula “Sophia Perovskaya”, gennaio 2019

Tradotto/rivisitato da Dino

versione in inglese