La morte in mano allo Stato
Nel vecchio mondo l’umano accettava la sofferenza e la vecchiaia come parti integranti della vita. Nel mondo moderno e post-moderno non è più previsto spazio per la sofferenza. Qualora compaia all’orizzonte non resta che sopprimere la vita stessa. Una società che sopprime la vita per evitare la sofferenza, sopprime la voglia di vivere. Alla vecchiaia non resta che la disperazione e la morte «per vita compiuta».
Nel vecchio mondo nelle famiglie allargate si assisteva alla nascita e alla morte, queste erano parte di un ciclo, le si vedeva, le si sentiva. Oggi si nasce e si muore in una stanza di ospedale.
Nel vecchio mondo l’anziana e l’anziano erano portatrice e portatore di memorie, ma in una società che cancella la memoria non c’è spazio per chi ne è testimone. La società di oggi disprezza l’anziano, lo dimentica, lo cancella. Stiamo assistendo alla scomparsa della figura dei nonni, legati a una dimensione del tempo e del ritmo altra dai tempi e dai ritmi della velocità frenetica dei social network. Oggi un adolescente non riuscirebbe a stare senza il suo smartphone ad osservare, assorbito dalla densità del tempo e dello spazio, sua nonna nel tempo lento e dilatato di tirare la pasta su un tavolo, sentirebbe solo del vuoto e della noia.
Durante la pandemia dichiarata agli anziani rinchiusi nelle RSA non erano permesse visite, adesso, nella nuova normalità emergenziale, le visite sono permesse attraverso un vetro, come in una sala colloqui di un carcere. Vetri divisori che una volta installati, come tutte le altre infrastrutture realizzante per il contesto emergenziale, non verranno smantellati, ma diventeranno la norma. Chi riesce a parlare al telefono avrà una parola dai propri cari e chi non è in grado di farlo potrà avere solo uno sguardo. In entrambi i casi l’assenza di quel contatto fisico così essenziale.
Progressisti arcobaleno rivendicano una libertà che rende l’individuo un atomo separato dalla famiglia, dagli anziani e dalla comunità, separato dalla vita nascente nel grembo della madre, separato dal suo corpo sessuato, separato dalla sua stessa esistenza e in ultima istanza anche dalla sua vecchiaia e dalla sua morte. Separato ed espropriato.
Dopo l’espropriazione dei corpi e della vita assistiamo anche all’espropriazione della morte. La propria morte è messa nelle mani dello Stato che ne delegherà l’esecuzione ai suoi tecnici in camice bianco. Saranno loro a decidere se la persona sia degna di vivere o di morire.
La decisione tra continuare a vivere o morire e nella propria possibilità di darsi alla morte rappresenta la libertà di ognuno. L’eutanasia è il diritto di possesso sul suicidio.
Il suicidio appartiene al regno delle libertà individuali. Non è totalmente razionalizzabile e imbrigliabile nei paradigmi psicologici e psichiatrici, le varie classificazioni dei tipi di suicidio possono aiutare a comprenderlo solo in parte, perché in ogni singolo suicidio vi saranno sempre e comunque degli aspetti non classificabili. Avrà sempre degli aspetti densi di sfumature o contraddizioni da non poter essere rinchiuso negli schemi precostituiti corrispondenti alle convinzioni sociali di una determinata epoca e alle griglie delle scuole psicologiche e psichiatriche.
«Così, quando uno non agisce o non pensa secondo gli schemi prescritti, viene requisito con la forza e costretto a dimorare nelle officine specializzate da cui dovrebbe tornare meccanicamente modificato e tutto rinnovato dall’azione redentrice della chimica degli psicofarmaci, della fisica degli elettrochoc o del bisturi del chirurgo».
La possibilità di togliersi la vita non è da intendere come una possibilità che si concretizza in situazioni estreme o eccezionali, ma è una possibilità nelle nostre mani che accompagna la nostra esistenza: «la scelta del suicidio non è la pura e semplice volontà di morire. […] A volte ci si uccide per eccesso di voglia di vivere».
Oggi assistiamo a una continua risignificazione e ridefinizione della libertà che distrugge ogni libertà e ogni comunità. La libertà sarà quella di volta in volta decisa dallo Stato, dal comparto tecno-medico e psichiatrico, dal comparto delle Big Tech e dalle possibilità della tecnica nell’unico orizzonte del Technik che «spezza le forme sociologiche, distrugge le strutture morali, fa a pezzi i tabù sociali e religiosi, desacralizza le persone e le cose, riduce il corpo sociale a un insieme di individui».
I legami naturali saranno cancellati in nome di vincoli contrattuali. Ne consegue una mera aggregazione di individui che li porterà a volersi rendere indipendenti, che li porterà a volersi liberare dalla famiglia, dalla vita nascente, dal proprio corpo sessuato, dalla propria esistenza, dalla vecchiaia e della morte. Invece che sentirsi dipendenti gli uni dagli altri e parte integrante di una comunità. Invece che concepire un senso di libertà che prescinde da ogni ordine scritto e che mantiene limiti e confini non oltrepassabili dalle tecno-scienze.
Adesso anche la morte rientrerà in questo paradigma tecno-scientifico e nei suoi criteri.
Nell’ordine transumanista, in cui tutto deve corrispondere ai criteri di massima prestazione, funzionalità, rapidità e ottimizzazione, non c’è spazio per la vecchiaia, per la stanchezza, per la lentezza, per la fragilità. L’anziano diventa inutile, non più funzionale. La vecchiaia diventa una malattia, con tutto quello che comporta: patologizzazione e medicalizzazione all’interno di un paradigma tecno-sanitario. La logica della prevenzione in questa società cibernetica tecno-medicale risponde a paradigmi tecno-scientifici e a calcoli algoritmici in cui le Big Tech si prendono in carico la gestione della salute in ogni sua dimensione, da quando si viene al mondo – dicendoci anche come bisogna venire al mondo – a quando si muore o a quando bisogna morire, come quando si è considerati ormai un peso per le spese sanitarie in una logica di ottimizzazione delle risorse e in una logica eugenetica che definisce quale vita abbia più valore di vivere.
Non è un caso che in diversi Paesi, in questo periodo, siano state emanate o proposte nuove leggi sull’eutanasia, che ci sia una spinta in tale direzione.
L’eutanasia diventa responsabilità sociale in mano allo Stato che deciderà quali vite saranno degne e quali vite saranno un peso in un’automazione del processo in cui gli elementi per la valutazione saranno vagliati da un medico o da un gruppo di medici, che saranno esecutori di un mero passaggio burocratico, ma non per questo meno responsabili. La decisione è presa in base a criteri dettati dal comparto tecno-medico e, a breve, verrà dettata dagli algoritmi predittivi dell’Intelligenza Artificiale.
L’eutanasia nel regno della competenza statale e tecno-medicale diventa essenzialmente altro dalla libertà di ognuno di scegliere di porre fine alla propria vita. Alcune parole possono rimanere le stesse, ma le relazioni, le procedure, chi decide cosa e per quale motivo e interesse portano a ben altri passaggi e ben altre conseguenze.
Vite come costi inutili per il sistema
Ezekiel Emanuel, bioeticista consigliere speciale per la politica sanitaria nella presidenza di Obama e in seguito membro chiave del Comitato consultivo speciale di Biden per la gestione dell’emergenza pandemica, ha posto una particolare attenzione alla riduzione dei «costi inutili del sistema». Ha dichiarato che «le persone dovrebbero morire a 75 anni, questo è un buon limite di vita, poiché oltre quell’età non solo non contribuiscono molto, ma si ammalano sempre di più, “prosciugando le risorse” di qualsiasi sistema sanitario, risorse che potrebbero essere utilizzate meglio altrove». Prima della pandemia dichiarata affermò che «se a un certo punto avremo una pandemia di influenza non avremo abbastanza vaccini, non avremo abbastanza respiratori, non avremo abbastanza letti d’ospedale, dovremo scegliere tra le persone». La situazione di emergenza permise ad Emanuel di strutturare i Comitati della morte: comitati di esperti che valutano, in base al rapporto costi/benefici nei trattamenti, quale paziente trattare e quale no, decidendo quindi il paziente che dovrebbe morire. Dobbiamo sempre tenere presente che gli interventi messi in atto in una situazione di emergenza diventano poi normali procedure. Le situazioni di emergenza sono necessarie per far saltare con rapidità dei recinti etici, operazione che sarebbe stata più difficile da realizzare in condizioni normali e che avrebbe necessitato di tempi ben più lunghi per poter essere appunto realizzata. Accettata l’idea dei mangiatori inutili, si apre la strada alla riduzione della popolazione, tanto cara ai filantropi di ogni epoca.
Nuove inquietanti libertà
Eutanasia per anziani in salute, per minori e per persone con una sofferenza psicologica, questi nuovi criteri superano i requisiti finora riconosciuti per legalizzare l’eutanasia: la presenza di una grave condizione patologica da cui derivano sofferenze intollerabili e prolungate e l’irreversibilità di tale condizione.
L’Olanda, che nel 2002 divenne il primo Stato al mondo a legalizzare l’eutanasia, oggi apre a una nuova frontiera: l’eutanasia per i 75enni in salute «stanchi di vivere». La «stanchezza di vivere» è il nuovo criterio sul quale lo Stato determina il diritto di essere uccisi: il nuovo disegno di legge prevede che una persona dall’età di 75 anni, in assenza di una situazione patologica, ma convinta che la sua vita non abbia più un senso e sia perciò «compiuta», possa chiedere l’accesso all’eutanasia. Questo sottende la considerazione che dall’età di 75 anni la vita perda il suo valore e il suo senso riportandoci all’operato di Ezekiel Emanuel.
La legge olandese apre la possibilità di accesso all’eutanasia anche ai minori. A fronte di «sofferenze insopportabili» anche i minori dai 12 ai 16 anni hanno la possibilità di chiedere il suicidio assistito o l’eutanasia, ma solo se i genitori (o chi per essi ha tutela legale) sono d’accordo. Per i minori tra i 16 e i 18 anni, definiti «giovani adulti», la legge prevede la possibilità di decidere per sé, i genitori devono essere informati ma non possono opporsi. In perfetta sintonia con i dettami dell’autoderminazione delle politiche LGBTQ+.
La legge olandese nel termine «sofferenza» fa rientrare non solo le condizioni patologiche, ma anche le condizioni di sofferenza psicologica ed esistenziale.
Anche il Canada, dopo Belgio e Paesi Bassi, diventerà un altro Paese in cui sarà legale che lo psichiatra ti accompagni alla morte. Dal 2023, in base al nuovo disegno di legge la morte assistita sarà consentita anche per le persone che desiderano porre fine alla propria vita a causa di una sofferenza psicologica, senza considerare che la spinta verso la morte in alcune circostanze di sofferenza psicologica costituisce un sentire momentaneo. Di fronte a un disagio psicologico ed esistenziale diventa più semplice pensare di accedere al servizio di eutanasia che offre lo Stato, individuando come problema se stessi invece che provare a far fronte ai problemi che causano le proprie sofferenze. Atteggiamento in perfetta sintonia con le attuali tendenze che identificano il proprio essere e il proprio corpo come un problema da eliminare.
Già da qualche anno in Canada condizioni disabilità e di povertà in aumento hanno incrementato le richieste di morte assistita: “Non ho altri motivi per richiedere il suicidio assistito, a parte il fatto che semplicemente non posso permettermi di continuare a vivere”. Il governo canadese considerando il maggior peso sull’assistenza sanitaria in particolare per chi soffre di malattie croniche ha pubblicato un rapporto sulla “riduzione dei costi netti” derivati dalla pratica del suicidio assistito.
Il consenso, su cui tanto oggi ci si sofferma arrivando al grottesco, in alcune circostanze perde la sua centralità. Per quanto riguarda le persone affette da demenza la Royal Dutch Medical Association (KNMG) olandese ha pubblicato le linee guida per l’eutanasia dei pazienti con demenza che hanno redatto una direttiva anticipata scritta. In queste nuove linee guida non sarà più necessario che il paziente dia il proprio consenso nel momento che immediatamente precede l’eutanasia. Questa decisione consegue a un caso giudiziario in cui un medico è stato perseguito per aver effettuato l’eutanasia a una donna affetta da demenza la quale aveva cercato di respingere l’iniezione. Nel caso in cui un paziente effetto da demenza non collabori al momento dell’eutanasia le linee guida prevedono che il paziente possa essere sedato.
Una sedazione che ci riporta alle somministrazioni di Luminal nel progetto di eutanasia infantile della Germania nazista. Un’uccisione che non era concepita del tutto come un’uccisione, ma come un mettere a dormire. Se fosse stato dato l’ordine di sparare a quei bambini il progetto non avrebbe potuto essere portato avanti, era necessario far passare l’uccisione come una routinaria procedura di di sedazione per calmare bambini irrequieti, come un «trattamento per neonati malformi», come modalità per «abbreviare la vita». In questo contesto ospedali psichiatrici e l’intero comparto psichiatrico divennero un importante centro da cui diffondere l’idea della possibilità dell’eutanasia.
Nuovi terreni di procacciamento
Si aprono nuovi spazi per il sistema predatorio: la «morte per donazione», il porre fine alla vita di una persona – ovviamente dopo consenso informato – portandola in sala operatoria e, in anestesia generale, aprirle il petto e l’addome mentre è ancora in vita per predarle gli organi.
La donazione di organi combinata all’eutanasia è possibile nei Paesi Bassi, in Belgio e in Canada, ma non è ancora diffusa perché la maggior parte delle persone preferisce sottoporsi all’eutanasia a casa e quando il loro corpo morto arriva in ospedale gli organi non possono essere più utilizzati.
Per far fronte a questo inconveniente alcuni medici e bioeticisti hanno pubblicato sulla rivista BMC Medical Ethics un articolo nel quale descrivono come sono riusciti con successo a combinare eutanasia e predazione di organi. L’uomo in questione è stato prima sedato in casa circondato dalla sua famiglia e successivamente trasportato in un vicino ospedale dove si è proceduto alla preparazione degli organi.
Significativo che in Spagna dopo sei mesi dalla legalizzazione dell’eutanasia son già stati predati gli organi a sette persone, anche se il governo non ha ancora rilasciato linee guida nazionali per tali procedure. La presidente dell’Organizzazione nazionale dei trapianti spagnola (ONT) ha affermato che l’ONT «ha intuito» che alcuni pazienti dell’eutanasia avrebbero voluto donare i loro organi e ha rapidamente redatto alcune linee guida per i coordinatori dei trapianti in modo che il prelievo degli organi dalle persone sottoposte ad eutanasia potesse essere «normalizzato» in tutto il Paese.
Eutanasia, eugenetica, depopolamento: il ruolo della psichiatria.
Le pratiche di eutanasia si intrecciano con la storia del pensiero eugenetico che agli inizi del ‘900, con i programmi di sterilizzazioni forzate, stava irradiandosi e radicandosi negli Stati Uniti d’America, in Francia, Svizzera, Scandinavia, Svezia, Danimarca e Germania.
Solo per citare due congressi eugenetici nei primi anni del ‘900: il Congresso della British Medical Association in cui fiorivano statistiche in cui venivano descritti più di centomila «pazzi» e in cui venivano avanzate preoccupazioni per coloro che si erano sposati e che quindi potevano procreare e il Congresso di Eugenetica tenutosi Londra in cui il Comitato Nord Americano riportava i dati del censimento del ‘900 che attestavano la presenza di «due terzi di milione di individui in qualche modo difettosi, inadatti alla riproduzione della razza».
Francis A. Walker, che sarebbe poi diventato presidente del celebre Massachusetts Institute of Technology, dal 1870 fu, per dieci anni, sovrintendente del censimento degli Stati Uniti e fu forte promotore della sterilizzazione forzata: «Il trattamento scientifico che viene applicato alle malattie fisiche deve essere esteso alle malattie mentali e morali, e una sana chirurgia e cautela deve essere applicata da tutto il potere dello stato per il bene di tutti». Lo strumento del censimento fu concepito e strutturato fin dalle sue origini come uno strumento di discriminazione razziale, basta pensare alla clausola che istruiva i funzionari del censimento a contare gli schiavi neri separatamente dai bianchi e ad assegnare loro un valore di soli tre quinti di una persona. I dati ottenuti dal censimento venivano contati e analizzati manualmente. In considerazione della quantità dei dati e per velocizzare il processo si rendeva necessaria un’automatizzazione della raccolta, dell’elaborazione e dell’analisi dei dati stessi. La scheda perforata di Hollerith arrivò al momento giusto, necessaria non solo per velocizzare il processo, ma anche per estrarre e incrociare i dati permettendo un’analisi su vasta scala senza precedenti. Grazie a questo salto tecnologico, il censimento, da un semplice conteggio di dati, divenne uno strumento di sorveglianza di massa messo in atto al fine di controllare e gestire la popolazione e strumento necessario per le politiche eugenetiche. L’invenzione di Hollerith del 1890 si colloca nel pieno spirito della seconda rivoluzione industriale, nel regno della quantità e del rapido sviluppo dell’automazione. Nel 1911 l’azienda di Hollerith divenne International Business Machines, IBM, e fu centrale per razionalizzare i campi di sterminio nazisti.
Carlo Richet, importante fisiologo francese, presidente della Società Eugenetica Francese nel suo libro del 1919 La Selezione umana, scrive: «Dopo l’eliminazione delle razze inferiori, il primo passo sulla via della selezione è l’eliminazione dell’anormale, […] è l’eliminazione delle anomalie. Mi chiameranno mostro perché preferisco i bambini sani ai bambini pazzi. Ciò che fa l’uomo è l’intelligenza. Una massa di carne umana, senza intelligenza, non è niente».
Il ricercatore genetista e biologo socialista J.B.S. Haldaine, che negli anni ‘20 coniò il termine ectogenesi per indicare lo sviluppo di un nuovo essere fuori dal corpo materno, considerava l’ectogenesi «un’importante opportunità di ingegneria sociale» inscritta in una società eugenetica laddove una separazione completa della procreazione dal sesso avrebbe portato a una «liberazione dell’umanità in un senso completamente nuovo», affermando che «la civiltà è in serio pericolo a causa della sovrapproduzione di underman».
Nel 1935 il genetista americano Hermann Joseph Muller promuove un’eugenetica per una «direzione totale e consapevole dell’evoluzione biologica dell’uomo». Anticipatore dei tempi moderni raffigurò una società fondata sull’«eutelegenesi» attraverso le tecniche di inseminazione artificiale al fine di «creare colture di tessuti riproduttivi maschili da uomini preselezionati, da utilizzare solo venticinque anni dopo la morte dell’individuo al fine di giudicare il lavoro dell’uomo in modo sano (…) e anche di giudicare alcuni dei suoi geni esaminando i caratteri di un numero limitato dei suoi discendenti».
Tra il 1905 e il 1972, gli USA effettuarono un immenso programma di sterilizzazione forzata per disabili, pazienti psichiatrici, ciechi, sordi, carcerati, senza tetto, lebbrosi, sifilitici, tubercolotici. I ricercatori eugenisti con i finanziamenti della Fondazione Rockefeller e di altri filantropi americani, promossero una legislazione eugenetica in più di ventisette Stati degli Stati Uniti, con sterilizzazioni forzate per «inferiori deficienti mentali», tanto che fino agli anni ’60, quando la maggior parte di queste leggi cominciava ad essere abrogata, più di 60.000 persone erano state sterilizzate per scopi eugenetici.
La stretta relazione tra eugenetica e nazismo «aveva fatto si che l’eugenetica svizzera fosse ritenuta inesistente, […] la concezione dell’eugenetica centrata sulla violenza aperta ed esplicita poneva in secondo piano la presenza di una violenza istituzionale, segnata da una prospettiva terapeutica e preventiva della quale in Svizzera si facevano portatrici le stesse istituzioni».
Si produsse una forma mentale che non fece mai emergere tutti i progetti eugenetici che sarebbero stati inconcepibili in democrazia. In Svizzera i programmi eugenetici si sono protratti dall’inizio del 1800 fino al 1972 con pratiche di sterilizzazione che rientravano nel normale lavoro di medici che le prescrivevano per ragioni terapeutiche. Sterilizzazioni forzate che colpirono anche la comunità nomade Jenich. Nella democratica Svezia, per riportare alla memoria un altro paese in cui sono state promosse e realizzate pratiche eugenetiche, tra il 1935 e il 1975 furono sterilizzate 63.000 persone, la maggior parte donne. Da notare che in questi paesi le ricerche e i progetti eugenetici iniziarono o continuarono ben prima o ben dopo la Germania nazista e proseguirono a guerra terminata intrecciandosi e fondendosi con le ricerche e con gli sviluppi delle tecniche di riproduzione artificiale umana, fino ad arrivare ad oggi con nuove inquietanti possibilità rese possibili dagli ulteriori affinamenti delle tecniche di riproduzione unite ai nuovi sequenziamenti genetici e alle nuove modalità di controllo e riprogettazione delle fasi del processo di procreazione anche grazie agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale.
Il controllo della riproduzione umana, il depopolamento, il controllo e gestione dei popoli, sono da sempre le ossessioni e gli scopi del filantropismo che hanno unito i potenti di sempre.
Il club dei coniugi Webb della Fabian Society riuniva eugenisti, tecnocrati e transumanisti, sia socialisti riformatori, sia conservatori di destra, accomunati dalla stessa visione di mondo: «I fabiani, Sidney e Beatrice Webb non erano attratti dall’eugenetica perché dimenticarono i loro principi di sinistra. La verità più dura è che furono attratti dall’eugenetica per quelle che allora erano buone ragioni di sinistra».
Rimandiamo a una prossima più approfondita storia del pensiero eugenetico, quello che qui ci preme evidenziare è il forte collegamento con l’idea e la pratica dell’eutanasia.
Lo psicologo Adolf Lothar Jost nel suo libro Il diritto alla morte di fine ‘800 non si riferisce alla possibilità del singolo di porre fine alla propria vita, ma sostiene che il controllo della morte dell’individuo deve spettare allo Stato: «Lo Stato deve essere padrone della morte – deve uccidere – per mantenere vivo e sano l’organismo sociale». Il tutto è inserito in un quadro medico e terapeutico: la soppressione di una «vita indegna» è solo un «trattamento terapeutico».
La liberazione della soppressione della vita senza valore di Karl Binding, giurista, e Alfred Hoche, psichiatra, è un testo del 1920 in cui sostengono che non si può considerare vita in senso pieno quella di chi, a causa di una malattia, soffre di un’agonia dolorosa e senza speranza, o quella degli «idioti incurabili». Per loro la vita senza valore è quella senza scopo e utilità che impone alla società degli oneri. Promotori di un’«eutanasia sociale» per le «vite non degne di essere vissute» si collocano sulla strada dell’eliminazione dei malati e degli inabili, considerandoli «gusci vuoti di esseri umani» per poter così avere una distribuzione più razionale e utile delle risorse economiche. La «morte caritatevole» per delle persone «già morte» permise una giustificazione morale al progetto Action T4 che venne messo in atto nella Germania nazista. Progetto che prevedeva eutanasie per persone affette da patologie genetiche, per quelle internate negli istituti psichiatrici non allineate ai dettami di comportamento e distrutte nel corpo e nell’animo dai metodi di repressione psichiatrica e dagli psicofarmaci, per persone psicologicamente fragili e disabili. Responsabile del progetto era il comparto medico psichiatrico. Gli istituti psichiatrici erano dei centri di uccisione, luoghi in cui l’uccisione delle persone selezionate era una procedura che prendeva a modello la produzione industriale, un’uccisione ancora più sistematica e razionalizzata di quella che avveniva nei campi di concentramento dove gran parte dei prigionieri moriva per fame, malattie, lavori forzati ed esecuzioni sommarie.
Nel 1941 il progetto Action T4 fu sospeso a causa di un malcontento generale della popolazione tedesca e, in particolare modo, per una resistenza portata avanti da alcuni esponenti religiosi protestanti e cattolici con le loro comunità di fedeli. Il progetto fu ufficialmente sospeso, ma non furono sospese le uccisioni, cambiarono solamente i metodi per una nuova fase di eutanasia selvaggia in cui gli psichiatri assunsero il comando delle operazioni decidendo chi doveva o no morire e in che modo ucciderlo.
Nuovi scenari
In questi tempi di infinite emergenze quali saranno i nuovi scenari?
Un lupo travestito da agnello era il simbolo dell’anglosassone Fabian Society e la loro strategia era prendere tempo per arrivare a colpire in maniera decisiva al momento opportuno. Nuovo Ordine Mondiale (New World Order) è un termine da loro coniato e rappresenta il loro obbiettivo: uno Stato mondiale a guida tecnocratica. Nel tempo la Fabian Society non ha mutato né la sua influenza, né la sua fisionomia e i suoi legami si diramano nel mondo tra colossi farmaceutici, multinazionali di punta, il mondo della finanza, l’Unione Europea…
La pandemia dichiarata con tutto quello che ha innescato è stato sicuramente un momento opportuno non solo per velocizzare processi in corso da tempo, ma per aprire nuove possibilità portando alla luce vecchi intrecci, concatenazioni e obbiettivi. Così non deve stupirci se in Nuova Zelanda il Ministero della Salute aveva dichiarato che i cittadini malati di Covid 19 avrebbero potuto essere «idonei all’eutanasia» e che in Olanda i medici di famiglia avevano chiesto ai propri assistiti più anziani di firmare una sorta di contratto che prevedeva due possibilità in caso di contagio da Covid 19: lunga ventilazione o eutanasia.
Sono arrivati i tempi di assalto del nostro sistema immunitario attraverso piattaforme mRNA di modificazione genetica. Sono arrivati i tempi di stermini genetici, come ben definiti dalla stessa DARPA, che sono partiti dalle zanzare per passare ai ratti, ermellini e opossum, nei progetti Target Malaria in Africa, Predator-free in Nuova Zelanda fino al recente rilascio di miliardi di zanzare geneticamente modificate in California e in Florida. Progetti finanziati anche dalla ormai nota Fondazione Gates e che vedono tra i ricercatori anche Andrea Crisanti alla guida di un team di ricerca internazionale sul Gene Drive. La tecnologia di ingegneria genetica Gene Drive messa a punto con la tecnologia Crisp/Cas9 è una guida genetica artificiale: una mutazione genetica progettata per diffondersi attraverso una popolazione ad un ritmo più veloce al fine di sterilizzare ed estinguere una popolazione.
Le possibilità che si aprono dalla ricerca militare che si fa nell’immediato civile sfuggono ancora tutte da una totale comprensione, ma possiamo essere certi che si aprono scenari che ben rientrano in quello sfoltimento della popolazione obiettivo dei potenti di sempre. E la ricerca oggi non solo è già una sperimentazione in atto, ma è un vero e proprio progetto in corso.
Il vecchio colonialismo occupava ed espropriava le terre sostenendo che non ci vivevano persone, solamente subumani. Il nuovo colonialismo occupa ed espropria i corpi sostenendo che non sono adeguati alle esigenze del nuovo ordine e che non sono adatti per sopravvivere nelle nuove emergenze. In una riprogettazione del mondo post-natura e post-umana l’umano sarà ingegnerizzato e microcippato. L’anziano e alcune categorie di persone definite di volta in volta in base alle esigenze del sistema non avranno semplicemente ragione di esistere.
«Chi confonde il diritto di opposizione e di interruzione dei trattamenti cosiddetti di “sostegno alla vita” con l’eutanasia […] è in malafede ideologica. Chi cavalca il diffuso orrore dei cittadini per le pratiche di meditecnica di “sostegno alla vita” imposte ad oltranza, quali ventilazione forzata o nutrizione forzata, per introdurre un programma di eutanasia legale intesa come istituzionalizzazione della richiesta attiva di morte è in malafede ideologica. […] I politicanti pseudo laici, quelli della morte su commissione – Eutanasia – sono in malafede perché programmaticamente sono sempre dalla parte della morte e della sperimentazione, per favorire l’affarismo scientifico che vuole dichiarare la morte a suo uso e consumo, sia sugli umani che sugli embrioni. Tanto è vero che sono a favore della “morte cerebrale” imposta dalla legge. L’obiettivo della scienza di oggi è la ricerca a fini di profitto, non la vita; il potere sull’uomo, non l’uomo. Non altrimenti potrebbero essere spiegati certi fatti che ai vari livelli vedono impiegata la classe medica su due percorsi apparentemente opposti con un comune denominatore: profitto e potere».
Silvia Guerini, Aprile 2022
Pubblicato in L’Urlo della Terra, numero 10, Luglio 2022
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Yasha Levine, Le origini razziste dell’industria tecnologica americana. Come gli strumenti costruiti per condurre il censimento degli Stati Uniti hanno alimentato il genocidio nazista, l’internamento e il razzismo sancito dallo stato – e hanno aiutato a inaugurare l’era digitale, trad. it in https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/le-origini-razziste-dellindustria-tecnologica-americana/
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