Contributo di Cristiana Pivetti per le tre giornate contro le tecno-scienze
Introduzione a Maria Heibel

Tra pochi minuti ascolteremo Maria Heibel, curatrice del sito internet NoGeoingegneria, una fonte di informazione fondamentale per capire l’evoluzione delle tecnologie che controllano e riprogettano la vita terrestre, riservando una particolare attenzione alle tecnologie sconosciute al grande pubblico, come la geoingegneria. Il sito NoGeoingegneria, inoltre, ricostruisce gli eventi storici del passato, indispensabili per capire il presente e prevedere il futuro, facendo da argine al pericoloso piano di manipolare la storia, anche quella legata all’evoluzione delle tecnologie.
Stiamo assistendo alla realizzazione di un nuovo regime tecno scientifico che trasformerà gli esseri viventi e il sistema terrestre nel suo complesso. Uso il termine regime perché la trasformazione alla quale assistiamo non è un effetto collaterale di tecnologie che avanzano in modo casuale; la maggior parte di esse avanzano verso una direzione ben precisa che ha come fine la Quarta Rivoluzione Industriale e il transumanesimo. Il controllo e la sorveglianza sempre più panoptiche degli individui e del sistema terrestre nel suo complesso accellerano tale processo. Il regime tecnologico che si va instaurando non ammette dissenso: è “dolce” per chi lo accetta in modo sonnambulesco, diventa spietato per chi prova a contrastare la sua avanzata o per chi semplicemente rivendica il libero arbitrio.
Se uno dei presupposti della transizione digitale è la sorveglianza totale dell’essere umano, uno dei presupposti della transizione ecologica è la sorveglianza del sistema terrestre: atmosfera, superficie terrestre, interno della Terrra e oceani saranno completamente mappati e controllati. La mappatura della vita terrestre non è un obbiettivo recente, basti pensare che già dagli anni ‘70 esisteva un mastodontico database (EROS) utilizzato per scopi civili e militari connesso con le grandi multinazionali per la raccolta delle informazioni. L’intenzione è quella di monitorare e connettere flora, fauna, colture, allevamenti, produzione e popolazione umana in un unico sistema controllato dall’Intelligenza Artificiale e dai suoi algoritmi. Ogni forma di vita diventa fonte di dati nel nome della piena realizzazione del pianetaintelligente, utilizzando computer e sensori sempre più potenti e contemporaneamente sempre più piccoli fino a diventare in un prossimo futuro invisibili ai nostri occhi.
La transizione ecologico/digitale è parte fondamentale della realizzazione del Grande Reset e della trasformazione antropologica, economica, politica e biologica dell’umanità e del pianeta, da raggiungere con la solita strategia dell’emergenza e della catastrofe calcolate, nel nome delle quali i centri di poteri costruiscono la loro narrazione e forniscono la loro soluzione. La transizione ecologica prende spunto dalle teorie del Club di Roma negli anni ‘70 e da quell’ambientalismo catastrofista che colpevolizza e annichilisce la specie umana, inducendola ad assecondare la distruzione e la riprogettazione della natura facendola credere di salvarla. La distruzione è salvezza secondo la neolingua eco-orwelliana. Il pianeta, irradiato e trasformato in una gabbia elettromagnetica, nella neolingua eco-orwelliana diventa intelligente.
L’estrazione devastante di terre e minerali rari indispensabili per la transizione ecologicodigitale ovunque si trovino (oceani, foreste, deserti, montagne…), l’invasione di aberranti pale eoliche ed infine il nucleare: nella neolingua eco-orwelliana tali devastazioni diventano sostenibili.
Il capolavoro del potere sta nell’impedire uno sguardo romantico ed empatico di percepire il mondo e l’intera vita collegata a tal punto che non si può “cogliere un fiore senza turbare una stella”. In linea con una cancel culture che cancella la storia umana, con la stessa arroganza si nega la storia del pianeta e dei suoi eventi ciclici, tra i quali il riscaldamento e il raffreddamento indipendentemente dall’impatto umano. La Terra è un organismo vivente in armonia con gli altri pianeti, influenzata dall’energia solare che non è sempre costante, dalle variazioni di orbita e di rotazione planetaria, dal movimento sismico e magmatico al suo interno, dalle correnti oceaniche che ne influenzano la temperatura. In linea con le teorie del Club di Roma, la Terra diventa un insieme di parametri e di calcoli, l’embrione del mondo-macchina: anche il pianeta diventa ostaggio del dogma scientista mainstream.
Il grande inganno climatico lavora sull’individuazione di un unico nemico: la CO₂. Nessuna menzione dell’avvelenamento dell’aria, del suolo e dell’acqua con sostanze chimiche, tossiche e cancerogene, molte delle quali provenienti dal settore militare, che oggi si sta potenziando ulteriormente.
C’è una responsabilità umana nella depredazione, cementificazione, elettrificazione, nel cambiare i connotati alla Terra, nello sfruttamento degli animali e delle piante, nell’utilizzo della geoingegneria per modificare il clima. Con la cosiddetta transizione ecologica, il regime tecnologico produce la Natura 4.0, la natura intelligente, rimodellata secondo scopi specifici attraverso l’uso delle tecno scienze, con l’obbiettivo di andare oltre il controlo dell’evoluzione e di arrivare alla cancellazione dell’evoluzione stessa, intaccando la matrice della vita, la sua essenza, la sua anima. Carne sintetica, pomodoro viola, foreste intelligenti, colture resistenti ai cambiamenti climatici, sono solo alcuni esempi di come, attraverso la mistificazione della realtà, la sostituzione dell’informazione con la propaganda, si attua la manipolazione della vita. L’ingegnerizzazione della natura non risparmia nemmeno i cieli, perché con la scusa della lotta alla CO₂ e ai cambiamenti climatici si ufficializzerà la geoingegneria: tecniche di manipolazione del clima, della Terra e degli oceani. La geoingegneria si sta già conducendo a livello locale per un periodo di tempo limitato, l’obbiettivo è quello di arrivare al pieno controllo del clima globale, come parte del controllo totale della vita. Già dalla fine della seconda guerra mondiale si sperimentano le tecniche di modificazione delle condizioni meteorologiche. Le sostanze chimiche irrorate in modo persistente nei cieli provocano il riscaldamento dell’area interessata poiché intrappolano il calore nell’atmosfera causando effetti tossici alla salute umana, animale e alle piante.
La tecnologia per modificare il clima a livello locale esiste e, secondo una mappa di ETC group, l’Italia figura tra i paesi sui quali si stanno riducendo artificialmente le precipitazioni. Perciò è urgente chiedersi: l’attuale assenza di pioggia è causa del cambiamento climatico oppure è opera di una tecnica di geoingegneria allo scopo, per esempio, di creare l’emergenza idrica per poi fornire la soluzione tecnologica?
“I padroni universali perturbano l’universo”, diceva Giulietto Chiesa. Dalla fine degli anni ‘50 sono state fatte esplodere migliaia di bombe nucleari in atmosfera danneggiando gravemente la ionosfera, le fasce di Van Allen e lo strato di ozono, colpevolizzando esclusivamente l’abitudine degli umani di utilizzare prodotti di consumo contenenti CFC (Clorofluorocarburi). Oggi l’inganno continua, perché mentre si colpevolizza la massa umana di emettere CO₂, Musk, Bezos e questa nuova generazione di eco-transumanisti lanciano migliaia di satelliti in cielo danneggiando lo strato di ozono ed inquinando i cieli. Ibridano la loro tecnologia civile con quella militare, così come in passato sono state sviluppate armi belliche elettromagnetiche spacciate per tecnologie civili: la più famosa è la tecnologia HAARP, capace di trasportare energia da un punto all’altro della Terra modificando i campi magnetici, indirizzando uragani, piogge ed energia pulsata verso la Terra, inducendola a vibrare e a scatenare attività sismiche.
Uno studio militare americano, datato 1996, prevede l’uso del clima come moltiplicatore di forza, come arma di guerra, entro il 2025. Inoltre un documento ufficiale della NASA del 2001 (Future strategic issues – Istruzioni strategiche per il futuro) preconizza, entro il 2025, il rilascio di nanotecnologie che irrorino il cielo e che potranno diventare granelli di polvere intelligente… e qui mi fermo per lasciare la parola a Maria Heibel.

Cristiana Pivetti, luglio 2022
www.cristianapivettiarteecritica.org

La Transizione della Tavistock

La Transizione della Tavistock


Il governo britannico ha disposto la chiusura del Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere Gender Identity Development Service (GIDS) – della clinica Tavistock and Portman, unica realtà pubblica anche per minorenni. Il dipartimento è stato chiuso dopo una «valutazione di inadeguatezza dei servizi offerti con forti criticità sulla selezione dei pazienti ammessi al trattamento» e «il contratto con il GIDS cesserà quando tutti i giovani visitati dal GIDS o in lista d’attesa saranno stati trasferiti in modo sicuro a nuovi servizi».

Evidentemente il dipartimento della Tavistock era diventato troppo scomodo, soprattutto dopo il caso di Keira Bell che aveva portato in Tribunale la clinica per la velocità con cui a 16 anni era stata avviata all’irreversibile percorso di transizione. La causa era stata vinta in primo grado, ma il processo d’Appello aveva poi ribaltato la sentenza affermando che devono essere gli psicologi a decidere se il minore possieda o meno la maturità necessaria a valutare le conseguenze di trattamenti ormonali.

Questa chiusura rappresenta davvero un cambio di marcia?

L’impianto non viene scardinato, questo viene in realtà riconfermato e viene posto il terreno per la creazione di una maggiore accettazione sociale in cui gli psicologi potranno affermare che avranno fatto tutto il possibile per comprendere il disagio dell’adolescente e che l’avvio del percorso di transizione rappresenterà la sua volontà.

Il servizio sanitario nazionale trasferirà gli adolescenti – trasformati in pazienti – dalla Tavistock in due nuovi centri regionali che adotteranno un approccio «più olistico nel trattamento con un’assistenza a 360 gradi», che «esamineranno gli eventuali altri problemi di salute mentale o fisica che potrebbero affliggere i pazienti» e parallelamente saranno condotte «ricerche approfondite a supporto del processo decisionale».
Chiariamo, non è stata fermata la somministrazione dei bloccanti della pubertà e successivamente degli ormoni del sesso opposto – che equivale a una sterilizzazione – e non sono state fermate le macellazioni chirurgiche: tutto questo è stato rivestito da una parvenza di maggiori attenzioni. Ma come pensare che davvero saranno riconosciuti possibili disagi adolescenziali, omosessualità, lesbismo, comportamenti che non rientrano negli stereotipi, disturbi alimentari, autismo, depressione? Non si sta affermando che non si nasce da un corpo sbagliato, questa possibilità, dopo attente valutazioni olistiche, in realtà rimane. Se le cliniche rimarranno una produzione di pazienti con disforia di genere come potranno liberare bambine e bambini, donne e uomini, dai ruoli di genere senza distruggere i corpi? Le cliniche di identità di genere continueranno inoltre a promuovere e rafforzare il comportamento stereotipato considerando che adolescenti e adulti che intraprendono il percorso di transizione devono dimostrare di possedere quelle caratteristiche che, secondo gli stereotipi, appartengono all’altro sesso.
Significativo, inoltre, che nel mentre leggiamo questa notizia, siano state pubblicate, dal Royal College of Obstetricians and Gynecologists (RCOG), delle nuove linee guida sul «miglioramento dell’assistenza per le persone trans e di genere diverso che accedono ai servizi sanitari»: linee guida per la «conservazione della fertilità» per chi accede al percorso di transizione.

Queste nuove linee guida evidenziano la necessità di informare chi intraprende il percorso di terapia ormonale e gli interventi chirurgici delle loro conseguenze sulla fertilità e della possibilità di accedere alla crioconservazione di ovociti, spermatozoi, embrioni e tessuto ovarico o testicolare.
Inoltre, raccomandano agli uomini trans – cioè alle donne -di interrompere il trattamento ormonale tre mesi prima di provare a rimanere incinte.

Queste linee guida, le prime di molte che seguiranno, saranno la base dei due nuovi centri regionali previsti a Londra e nel nord-ovest dell’Inghilterra per sostituire il dipartimento della clinica Tavistock and Portman.
Curioso che, nel mentre parlano di nuovi approcci olistici si affrettano a far accedere alla crioconservazione dei gameti chi intraprende il percorso di transizione. Questo può solo significare che si preparano a un aumento di tali percorsi da collocare in un più ampio processo di medicalizzazione – ingegnerizzazione dei corpi e di procreazione medicalmente assistita come nuova normalità del venire al mondo. Evidentemente, tutto quel comparto farmaceutico -biotecnologico e le svariate fondazioni filantropiche che hanno elargito fortissime sovvenzioni per le politiche gender hanno ottenuto quello che si aspettavano.
La transizione olistica della Tavistock porta allo sviluppo di nuovi centri estesi su tutto il territorio che potranno più capillarmente entrare in sintonia con le politiche gender fatte penetrare fin dentro le scuole, rispondendo con più rapidità alle sempre più numerose segnalazioni degli psicologi in ambito scolastico.

La storia della Fondazione Tavistock and Portman dagli anni ’20 si dirama tra psichiatria, eugenetica e cibernetica. Fondazione finanziata con decine di miliardi di dollari negli ultimi cinquant’anni dal governo degli Stati Uniti e negli anni ’30 e ’50 dalla Fondazione Rockefeller, un vero e proprio potentato che ha visto la stretta collaborazione anche di Julian Huxley e di quell’élite di potere tecnocratica eugenista e transumanista che rappresentava e di cui tutt’oggi troviamo la sua continuità. La Fondazione Tavistock and Portman era il ramo psichiatrico dell’Impero britannico che dallo studio dei traumi da shock in campo bellico divenne il riferimento per la guerra psicologica e per costruire le basi di un’ingegneria sociale per influenzare il comportamento. Il fine ultimo non era un mero condizionamento comportamentale, ma una lacerazione dell’identità stessa dell’essere umano, azzerandola per riprogettare un nuovo essere umano in sintonia con i dettami del Nuovo Ordine Mondiale. In questo preciso orizzonte si collocava il suo dipartimento per l’Identità di genere. Se oggi chiude questo dipartimento significa che non ne hanno più bisogno: la sua eccezionalità è diventata la norma.
Nel nuovo ordine transumano e transnatura è necessario normalizzare l’alterazione della biologia umana, la modificazione genetica dei corpi. E, come scrive Martine Rothblatt nel suo blog Da transgender a transumano: «Garantire l’uso etico delle biotecnologie sarà una preoccupazione tanto grande per i transumanisti quanto per i difensori della libertà di genere».
Tecnocrati transumanisti eugenisti hanno bisogno di appropriarsi della dimensione della procreazione e hanno bisogno di cancellare il sesso biologico fin dalla nascita, per un’umanità neutra e sintetica.
Restare umani significa ribadire la differenza sessuale e che il sesso non è una performance, che solo le donne mestruano e partoriscono, che non esistono lesbiche con il pene, che non esiste il latte paterno nonostante come affermino le ultime linee guida americane dell’Academy of Breastfeeding Medicine.
Restare umani significa non essere transgenici e artificiali. Significa opporsi a ogni riproduzione artificiale dell’umano, ingegneria genetica, ideologia gender e opporsi alle forze transumaniste.

Silvia Guerini, 5 Agosto 2022
www.resistenzealnanomondo.org


Per approfondimenti:
Silvia Guerini, Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender, Asterios Edizioni, Volantini militanti, n°71.

Contributo di Maria Heibel per le tre giornate contro le tecno-scienze: L’Ingegneria dell’umanità e del pianeta in esseri robotizzati e megamacchina

Dal sito internet No Geoingegneria: https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/lingegneria-dellumanita-e-del-pianeta-in-esseri-robotizzati-e-megamacchina/

L’INGEGNERIA DELL’UMANITÀ E DEL PIANETA IN ESSERI ROBOTIZZATI E MEGAMACCHINA


Dalla geoingegneria al transumanesimo: come la Terra e i suoi abitanti vengono tramutati dallo stato naturale in artificiale attraverso l’ ingegnerizzazione nucleare, chimica, elettromagnetica, nanotecnologica e sociale.

Un tentativo di una visione d’insieme

Contributo di Maria Heibel per l’incontro:  TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE.

Questo è il testo dell’intervento che ho tenuto sabato 30 luglio 2022 alla conferenza Tre giorni contro la tecnoscienza ad Alessandria. Ringrazio gli organizzatori per avermi invitato chiedendomi di unire i puntini e ringrazio per lo stimolante scambio successivo al mio intervento.

Una versione audio preregistrata sarà presto disponibile sul sito degli organizzatori del meeting  https://www.resistenzealnanomondo.org/

Cosa c’entra la geoingegneria con il 5G – e il 5G con il transumanesimo?
E cosa hanno a che fare questi elementi l’uno con l’altro? 

Il tema e la realtà della geoingegneria sono sconosciuti ai più, anche se il cielo ce lo annuncia con tanta enfasi. La cosa bizzarra è che molti giornali e persino riviste scientifiche serie si rifanno a questo cielo infestato da scie strane e  nuvole nuove  come un cielo futuristico, mostrano foto di questo cielo reale, questo cielo che vediamo,  per farci immaginare un cielo ‘curato’ chimicamente. 

Com’è possibile una simile assurdità?  Questo esempio di percezione schizofrenica ha precursori e successori. 

Il fatto è che persino il NOAA avverte, in relazione all’enorme traffico aereo, che la geoingegneria esiste, che le scie degli aerei influenzano l’atmosfera. Comunque, secondo la progettazione, che prevede operazioni del genere, questo deve essere fatto intenzionalmente, un velo deve essere steso tra il sole e il pianeta. Il grande oscuramento. Partiamo da qui, dalle evidenze. Per molti, tuttavia, evidente non è. La normalizzazione delle nuove normalità nel cielo è stata praticata con successo. Qualcuno preme il tasto e modifica a piacimento. 

Uno dei più importanti promotori di questo ramo della geoingegneria, del cosiddetto Solar Radiation Management,  è stato Edward Teller, che nel 1997 a Erice ha presentato il suo  piano che propone di spruzzare particelle riflettenti dagli aerei nell’atmosfera, proponendo di inserire  anche  il traffico civile, per poter modificare il clima a piacere. Aveva previsto il pulsante per il freddo e il caldo.

Un anno dopo, casualmente, i cieli  cambiarono, gradualmente, prima in USA e Canada, poi sui paesi appartente alla NATO – e piano piano – non troppo piano –   è stato possibile rilevare una diffusione mondiale del fenomeno del cielo scarabocchiato e dei tramonti dietro griglie a strisce.

Edward Teller, il “padre” della bomba termonucleare, o bomba all’idrogeno,  è tra coloro che hanno programmato questo cielo,  funge da filo conduttore per mettere a fuoco passaggi  importanti che possono aiutare a abbozzare un quadro più complesso. Il nome di Teller è emblematico per la  nuova era e lo sviluppo che ha portato a passo spedito nello spazio. (1)

 Teller propose per la prima volta uno shield o scudo  in alto  anni indietro. L ‘allora presidente Ronald Reagan l’ annunciò così: «Io mi rivolgo alla comunità scientifica nel nostro Paese, perché le stesse persone che ci hanno dato la bomba atomica ora volgano i loro talenti alla causa dell’umanità e della pace nel mondo, per darci gli strumenti che possano rendere le armi nucleari impotenti e obsolete».

Era lo scudo delle famigerate Guerre Stellari, che Reagen aveva  impacchettato tanto bene. Ma fu bocciato lo stesso.

Qualche anno dopo Teller presento uno shield in nuova versione nel 1997, il suo grandioso progetto di ingegneria planetaria  con il  titolo: “Effetto serra e glaciazioni. Prospettive per un meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi fisiche”

Rispetto alle proposto di Teller ad Erice commentò Foresta Martin Franco sul Corriere della Sera: Cio’ che ha piu’ colpito la platea di Erice non e’ tanto l’eccesso di innovazione e di stravaganza del progetto (gli scienziati americani ci hanno abituato a delle fascinose fughe in avanti), quanto la totale mancanza di sensibilità ambientale che lo contraddistingue.

Ma è stata la bomba atomica a rappresentare una svolta epocale per l’uomo, con la quale si è innalzato al di sopra della natura, con questo progresso si è inaugurata una nuova smodatezza. .

Robert Oppenheimer, la cui fama è principalmente associata alla costruzione della prima bomba atomica nell’ambito del Progetto Manhattan e alla successiva crisi di coscienza che lo portò a rifiutare di lavorare alla bomba all’idrogeno, disse dopo la prima esplosione di una bomba atomicaI fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non potranno perdere.

È stato un passo verso una dimensione che Günther Anders ( filosofo austriaco) descrisse come dilemma fondamentale dei nostri tempi: “Noi siamo inferiori a noi stessi”. Siamo incapaci di farci un’immagine di ciò che noi stessi siamo stati capaci di fare. In questo senso siamo “utopisti a rovescio”: mentre gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ciò che abbiamo prodotto.” (2)

Facciamo un passo indietro:

MANHATTEN 1

Edward Teller, che di rimorsi e crisi di coscienza come Einstein e Oppenheimer non sembra aver sofferto, fu partecipante del Progetto MANHATTEN avviato dal Presidente  Roosevelt, nel 1942. Il lavoro svolse nella massima segretezza a tutti i livelliperfino la maggior parte dei capi militari americani furono all’oscuro. 

 Nell’autunno del 1942, gli abitanti di una zona rurale del Tennessee furono privati in un attimo delle loro case e fattorie. Gli Stati Uniti, che avevano così a disposizione più di 59.000 acri di terra, tirarono su in pochi mesi una città pionieristica, Oak Ridge,  che in seguito ebbe più di 75.000 abitanti, ma non comparve mai sulle carte geografiche e che, all’apice della Seconda Guerra Mondiale, consumava più energia della città di New York. (3)https://www.youtube.com/embed/wLg0ebODqPo?feature=oembed

Si trattava quindi di un affare top-secret del governo statunitense per creare la prima bomba atomica al mondo. Le bocche furono sigillate e fino alla fine della guerra non si seppe nulla o quasi del progetto stesso o delle persone coinvolte. 

Il 16 luglio 1945 esplose il primo ordine nucleare, e insieme ai due test in seguito, erano effettivamente due test le due bombe lanciate su Hiroshima e Nagasaki, fu l’inizio di una lunga serie di sperimentazioni al di là di ogni codice etico. Fu una lunga serie di crimini contro l’umanità e contro il pianeta.  

Tra il 1945 e il 1998, cioè fino alla stipulazione del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CBBT) nel 1996, sono esplosi 2053 ordigni nucleari.

Da allora, una massa di nuovi radionuclidi, isotopi artificiali, è circolata nella stratosfera prima di raggiungere la superficie terrestre attraverso la troposfera e diffondersi ovunque: Cesio-137, Plutonio-239, Carbonio-14, Stronzio-90 contaminano l’atmosfera terrestre per migliaia di anni. (4)

La geoingegneria secondo me inizia qui.

Dopo la messa in opera di un primo ground zero in Giappone, iniziò quasi subito la più imponente campagna globale di lavaggio del cervello mai realizzata. 

Ai bambini giapponesi sono stati mostrati cartoni animati che parlavano del atomo buono.

Walt Disney produsse il film propagandistico “IL MIO AMICO ATOMO” per piccoli e grandi. https://www.youtube.com/watch?v=4is-gZbDC2A

Le bombe diventarono sexy. Miss Atomic Bomb veniva selezionata in concorsi speciali. Ragazze Pinup sexy cavalcavano bombe. La sessualità femminile diventa iconografia della distruzione. L’anatomia femminile viene alterata e trasformata in modo da mettere in evidenza una sessualità che, all’epoca, doveva essere contenuta nella sfera domestica, del matrimonio e della famiglia. 

La realtà capovolta, distorta, ricreata dalla macchina dell’informazione ha una lunga tradizione. Possiamo sperimentare oggi di prima mano il modo in cui la realtà viene stravolta e  rimodellata  dai mezzi di comunicazione di massa.

L’energia nucleare doveva rappresentare la strada verso un futuro promettente, caratterizzato da importanti scoperte tecnologiche, ed essere circondato da un’aura di positività e fiducia. 

“È un dono di Dio”, dichiarò l’allora Presidente Harry Truman durante un comunicato televisivo alla nazione all’indomani della resa giapponese. Pochi anni e qualche decisione di test nucleari dopo, nel 1953, il suo successore Dwight Eisenhower esprime la volontà di utilizzare l’energia atomica anche per scopi civili. Non si dovette attendere molto. Nel 1958, la Commissione per l’energia atomica diede il via all’Operations Plowshare, con l’intento di esplorare i limiti e le potenzialità delle esplosioni nucleari per la creazione di bacini acquiferi, per gli scavi minerari e per l’estrazione di combustibili fossili nel sottosuolo.  Edward Teller propose il progetto Chariot, che aveva come obiettivo la creazione di un porto artificiale a Cape Thompson in Alaska, e consisteva nel seppellire un numero imprecisato di testate nucleari che sarebbero poi state fatte esplodere. Il mare sarebbe confluito all’interno dei crateri risultanti, formando di fatto un’eccellente conca naturale (si fa per dire) in cui creare il porto.

La scarsa consapevolezza dell’impatto del nucleare sull’ambiente e sulla salute fece sì che il suo utilizzo venne considerato anche per i propositi più avventurosi. Nel 1959, Jack W. Reed meteorologo ad un  grande laboratorio dell’United States Department of Energy, che si occupano di questioni di sicurezza nazionale per conto della National Nuclear Security Administration, presentò uno studio intitolato “Some Speculations of Nuclear Explosions on Hurricanes”. Perché non difendere la popolazione dagli uragani semplicemente bombardandoli?  Reed teorizzò che un’esplosione nucleare nell’occhio del ciclone avrebbe fatto in modo che la sua intensità diminuisse, sventando così ogni pericolo (un test c’è stato) (5) 

Donald Trump deve averne sentito parlarne,  aveva suggerito di bloccare gli uragani con le armi nucleari. Aveva uno zio speciale.

L’esperto scientifico John G. Trump fu incaricato di esaminare i documenti sequestrati postumi di Nikola Tesla.  Tesla morì nel 1943 e solo tre anni dopo Bernard Vonnegut e altri due scienziati della General Electric lanciarono simultaneamente l’era scientifica del controllo meteorologico e il Nuovo Progetto Manhattan. I tre anni trascorsi tra la morte di Tesla saranno stati sufficienti per verificare il materiale di Tesla.

In sintesi, 

nel 1945 iniziò l’era atomica nella più completa incoscienza.

Nonostante gli orrori provacati naque un un entusiasmo sconfinato a metà degli anni Cinquanta, quando “le prospettive dell’energia nucleare sembravano brillanti e inesauribili”.

Si prevedeva di viaggiare su Marte con l’energia nucleare.

Hollywood, industria discografica, moda  e mainstream accomparono  questo mondo nuovo  ‘fantastico’.

Con l’ingresso nell’era nucleare, l’intreccio tra scienza civile, industria, accademie, settore dell’ informazione e mondo militare, già chiaramente evidente durante le due guerre mondiali, si intensifica in molteplici forme. Il sistema duale civile-militare sta raggiungendo un importante livello di sviluppo.

La fase attuale ha molto a che fare con gli spostamenti determinati dalle guerre mondiali del passato. Hanno portato a due grandi capovolgimenti, due grandi Reset, ed ora siamo nel terzo.

Oggi siamo in guerra, una guerra mai dichiarata, una guerra a più livelli: una guerra economica, biologica, cibernetica,  chimica, una elettromagnetica, una guerra dell’informazione, sì, e una guerra meteorologica. Quest’ultima è forse la guerra più subdola e nascosta. 

Un passaggio occultato – da MANHATTAN 1 a MANHATTAN 2 

Il complesso militare-industriale-accademico coinvolto nel Progetto Manhattan originale e nella ricerca nucleare era quindi contemporaneamente impegnato nella ricerca e nell’applicazione della manipolazione meteorologica. Le due aree erano strettamente legate anche in termini di utilizzo militare. 

Questo si può già vedere nello sviluppo e nel funzionamento degli strumenti, in entrambi i settori sono necessari e impiegati gli stessi elementi, satelliti, radar, aerei, razzi, ecc. Per questo motivo, molti scienziati che facevano parte del Progetto Manhattan originale hanno lavorato anche alla modificazione del tempo e alla ricerca atmosferica.

Uomini come: Edward Teller, Vannevar Bush, John von Neumann e altri sono noti per aver  lavorato  in entrambi settori. (6)

DALLA GEOINGEGNERIA NUCLEARE ALLA GEOINGEGNERIA CLIMATICA

La realtà della modificazione meteorologica è esplosa alla fine degli anni ’40 con la scoperta della semina delle nuvole negli Stati Uniti da parte di Vincent J. Schaefer e Bernard Vonnegut, (7) e può essere vista come sottocategoria della geoingegneria.  Ha un impatto locale in quanto si svolge su scala locale, ma quando si verificano numerosi interventi (la Cina sta ora manipolando su larga scala),  l’impatto globale deve essere tenuto in conto. Tuttavia, anche un intervento limitato e locale in un’area di importanza strategica può avere un impatto globale devastante. Basti pensare all’ effetto farfalla  che dice “ che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.

Il significato del  termine geoingegneria è stato modificato negli ultimi anni. La definizione attuale è la seguente: La geoingegneria, nota anche come ingegneria climatica, descrive una serie di modi per intervenire su larga scala nei sistemi naturali della Terra – oceani, suolo e atmosfera – per combattere direttamente il cambiamento climatico.

Sebbene la definizione ufficiale del termine e delle tecnologie sia stata diffusa solo di recente, già negli anni ’60 esistevano piani concreti per progetti di questo tipo.

Esiste un memorandum della CIA del 1960 

che descrive in dettaglio ciò che deve essere fatto per cambiare il clima della Terra. (8)

Non ho potuto fare a meno di pensare, scoprendo il documento, agli esperimenti nucleari ad alta quota che si sono svolti in quegli anni e ai missili esplorativi con vari rilasci che hanno lasciato tracce negli strati superiori. I danni creati erano diversi, uno di questi, secondo Rosalie Bertell, era il daneggiamento dello strato di ozono, e non è stata l’unica a parlarne. Gli effetti sul clima o non sono stati indagati, poco probabile, o non resi pubblici i dati.

Mi sono chiesta: è possibile che il danno fatto  – lacerazione dell’ ozonosfera – abbia portato a pensare di porvi rimedio? È possibile che la CIA, ad esempio, abbia intrapreso un progetto del genere in questo contesto?  

Negli articoli sulla storia dello sviluppo della ricerca sull’ozono, gli esperimenti nucleari in quota non sono considerati come un fattore

Il ruolo dei test nucleari NON è menzionata né dalla NOAA, né dall’ONU, né dalla NASA, né dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, né dalla Commissione Europea, né dall’EPA, né da nessuna parte del Protocollo di Montreal, che è un po’ la Bibbia dell’inversione della riduzione dell’ozono – dopo aver scoperto il buco.
In risposta a una domanda al riguardo, il NOAA ha dichiarato a FactCheck:
I test nucleari non sono la causa della riduzione dello strato di ozono che abbiamo sperimentato….Le emissioni umane di composti di cloro e bromo a lunga vita, compresi i CFC e gli halon, hanno portato alla riduzione dell’ozono osservata. (bromo e cloro ricordano  la ricetta del genio della NASA Harry Wexler per modificare il clima, questo nei primi  anni sessanta. Wexler propose di  DISTRUGGERE LO STRATO DI OZONO E QUINDI AUMENTARE NETTAMENTE LA TEMPERATURA SUPERFICIALE DELLA TERRA, irrorando diverse centinaia di migliaia di tonnellate di cloro e bromo con aerei stratosferici) Ci hanno provato? In passato temevano un raffreddamento del clima. (9)  

Nell’ Atomic Archive leggiamo sulla Ozone Depletion: In teoria, i test nucleari producono protossido di azoto, una sostanza che impoverisce l’ozono.

Giusto in questi ultimi tempi Alan Bardeen e i suoi coautori hanno scoperto che i fumi di una guerra nucleare globale distruggerebbero gran parte dello strato di ozono nell’arco di 15 anni, con un picco medio di perdita di ozono di circa il 75% a livello mondiale. E anche una guerra nucleare regionale porterebbe a un picco di perdita di ozono del 25% a livello globale, con un recupero che richiederebbe circa 12 anni.  (10) 

 Le detonazioni  ‘pacifici’ hanno effetti diversi? 

Altra area  rilevante  dal punto di vista del pericolo per l’ozonosfera – e occultata –  è il traffico aereo civile e militare. È persino escluso dalle statistiche ufficiali sull’inquinamento atmosferico. (11)   

Inoltre,  non si parla dell’espansione della rete satellitare 5G. Se il 5G penetra dallo “spazio” in modo massiccio e ampiamente collegato alle reti in basso, quali sono le conseguenze per gli strati atmosferici e per la vita sul pianeta? (12) 

Dallo spazio riusciremo a controllare

disse il futuro presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson nel 1962. Johnson riassume molte cose in poche parole: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare la rotta della corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati». (13) 

E’ una sintesi davvero impressionante, che io non so fare con la stessa incisività. Nel mio tentivo di riassumere ma anche spiegare mancano molti aspetti. Sto cercando di dipingere un quadro ampio, ma rimane sempre e comunque limitato. Per quanto riguarda il controllo meteorologico mi limito a ricordare che esperimenti per modificare la quantità di precipitazioni sono stati condotti già negli anni ’50 in decine di Paesi, tra cui l’Italia. In Italia, i primi dati ufficiali risalgono al 1947, e gli esperimenti riportati in Sardegna negli anni ’60 sono particolarmente interessanti, in quanto soddisfacenti e rilevanti per la costruzione di bacini artificiali. Generale A. Serra, che ci ha lasciato un documento che documenta questi fatti, ha commentato:

Operare su regioni di montagna o di collina, al fine di creare riserve idriche in bacini di raccolta è la forma più promettente di usufruire di piogge o neve artificiali, dichiarò il Gen.A.Serra. (14)

Il tema dell’inseminazione  delle nubi  e la gestione dell’acqua, del WATERMANAGMENT sono strettamente legati. Dove si trovano grande dighe nel mondo si trovano operazioni di Cloud Seeding. 

Tuttavia, l’uso e la manipolazione degli elementi della natura è accompagnato da disastri di portata sproporzionata. La segretezza delle operazioni – elemento rilevante anche in questo settore – è la salvezza per chi compie danni. Nel caso in cui le operazioni sfuggano al controllo, è la natura a fungere da alibi e ad essere incolpata dei disastri.

L’alluvione di Lynmouth, in Gran Bretagna, nel 1952, ne è un esempio. Il  14 agosto 1952 furono avvistati degli aerei che inseminavano le nuvole con l’intenzione di cambiare il tempo. Il cielo assunse una straordinaria tonalità di giallo, verde e viola. Il diluvio che ne seguì fu drammatico.


Anche l’alluvione di Firenze del 1966 solleva questioni di questo tipo.

Quando il tempo atmosferico è usato come arma e mira alla distruzione, richiede ancora più segretezza (vedi il Progetto Popeye e il Vietnam).

In sintesi: 

Il cloud seeding è una procedura per modificare la quantità e il tipo di precipitazioni attraverso l’applicazione di sostanze chimiche nell’atmosfera, alterando i processi microfisici nelle nuvole o nelle correnti. È documentata da decenni e viene utilizzata per modificare le precipitazioni, la grandine, la neve o le tempeste. Questo avviene negli Stati Uniti, in Russia, Europa, Cina, India, Africa, Indonesia, Australia, Cuba, Cile e altri Paesi. In Israele sono veri maestri. Sono venuti anche da noi per insegnarci.(Progetto Pioggia in Puglia)

Di particolare interesse nel campo della manipolazione meteorologica sono progetti di 

CONTROLLO ELETTROMAGNETICO 

Ci sono di vari tipo. 

 Negli anni ’90, l’Atmospheric Laboratory del MIT ha condotto prove sul campo di tecnologie non convenzionali per la modifica del tempo atmosferico. In ulteriori studi, gli scienziati dell’atmosfera hanno sviluppato una teoria che identifica nel caos meteorologico su macroscala la “chiave” della modificazione del tempo.

Alla fine degli anni ’90, un gruppo di ricerca indipendente in Australia, cercando le origini di questa teoria, si è imbattuto in un “meccanismo atmosferico”. Prove sperimentali hanno dimostrato che “piccole quantità di energia elettromagnetica applicata in modo intelligente” possono causare cambiamenti nel tempo atmosferico in base all’andamento delle onde sinusoidali atmosferiche (onda con un unico movimento oscillatorio) . Questa ricerca ha portato allo sviluppo di una tecnologia di risonanza atmosferica sostenuta da Aquiess International. La manipolazione meteorologica di Aquiess si basa su frequenze, codici e algoritmi rilevabili che possono fornire un collegamento (apparentemente) diretto tra i processi di programmazione e i sistemi atmosferici. Secondo il responsabile del progetto, è stato possibile produrre precipitazioni delicate. Il progetto pare abbia avuto buoni risultati, i programmi Rain Aid, ma è stato spento (anche il sito di Aquiess) , il che però non significa che questa tecnica non venga utilizzata oggi, ma non più da Aquiess. Per questo sono necessari clienti. (15)

Ufficialmente note sono le piogge indotte con il laser, che mostrano per esempio in  in Arabia Saudita  effetti sorprendenti, si vedono cammelli camminare nel deserto allagato. Saranno forse adoperate una combinazione di tecnolgie. 

Altra nuova tecnologia crea nuvole di pioggia partendo dal un cielo totalmente privo di nubi e generando ioni (gli ioni sono atomi o molecole a cui è stato tolto un elettrone e diventano così reattivi al punto da cercarsi l’un l’altro) nell’atmosfera. Questa metodologia è totalmente diversa da quelle sperimentate finora.

Da notare un film d’animazione Disney del 1957 (lo trovate sul sito: Come possedere il Tempo) che mostrava il trattamento delle nuvole con fulmini provenienti da oggetti volanti che sembrano droni.  Questo da un idea quali sviluppi tecnologici erano già avvenuti oppure programmati in questo settore, in quegli anni lontani. E lo sviluppo complessivo procedeva in modo impressionante.

Dopo il successo del lancio del primo satellite in assoluto, lo Sputnik, da parte dell’Unione Sovietica, già nel 1960, con il programma Carona, gli Stati Uniti lanciarono un satellite spia per fotografare le basi missilistiche sovietiche.

La tecnologia missilistica e la tecnologia delle armi nucleari sono state sviluppate contemporaneamente tra il 1945 e il 1963.

Durante questo folle periodo di test atmosferici nucleari, sono state tentate esplosioni a vari livelli, sopra e sotto la superficie della Terra. Alcune delle descrizioni ormai familiari della atmosfera protettiva della Terra, come l’esistenza di fasce di Van Allen, sono basate su informazioni ottenute attraverso la sperimentazione stratosferica e della ionosfera di quei tempi. Le detonazioni dentro la fascia di van Allen secondo Rosalie Bertell hanno creato danni irriversibili. Nel 1962 è stato lanciato un razzo con un ordigno da 1,4 megatoni che è esploso a 400 km di altezza, rompendo le fasce di Van Allen. Le fasce di Van Allen sono state una delle prime scoperte americane dell’era spaziale, nel 1958.

HAARP – WOODPECKER – ANTENNE – SATELLITI – SOLAR POWERSTATION E ….

Nel 1969 è stata creata una stazione per supportare gli studi dell’Università di Stanford sulle proprietà magnetosferiche e ionosferiche della plasmasfera.

La Stazione Siple è un precursore di Haarp.

Il programma HAARP è iniziato nel 1990

H.A.A.R.P. (High-Frequency Active Aural Research)

Le antenne installate in Alaska avrebbero ufficialmente avuto lo scopo di studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni, cosa che avveniva anche in altri Paesi e soprattutto in Russia, che era molto avanti nell’utilizzo di questo tipo di apparecchiature. 

Scrive Rosalie Bertell: Negli anni 1970, in una inusuale collaborazione fra americani e sovietici durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti diedero ai sovietici un gigantesco magnete, che in effetti divenne una parte del loro Progetto Woodpecker. Nel 1974, nell’ambito degli Accordi di Vladivostock, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica presero la decisione congiunta di sciogliere la calotta polare artica.11 Non si tratta di un accordo bilaterale registrato dell’ONU, perciò non divenne mai accessibile a coloro i quali – più tardi – furono messi in allarme dal rapido scioglimento dei ghiacci e delle nevi polari, e dalla situazione degli orsi polari che ne è risultata. Per il pubblico, lo scioglimento della calotta polare artica è diventato un segnale forte e inquietante del cambiamento climatico, talmente forte che negli Stati Uniti ai media è stato richiesto di non parlare mai di orsi polari! A causa del segreto militare la gente è stata indotta a pensare che il controllo industriale delle emissioni di CO2 riporterebbe tutto a posto nell’Artico! (16)

Il sovietico Woodpecker 

(simile a quello che in seguito negli USA fu HAARP) era uno strumento di Tesla situato in Ucraina, in quella che in seguito, nel 1986, divenne la zona non accessibile dopo il  disastro del reattore nucleare di Chernobyl (che aveva fornito energia per il Woodpecker)…

Rosalie Bertell ha descritto HAARP, Woodpecker, altri riscaldatori ionosferici, la rete satellitare, le torri GWEN e molto altro nel suo libro e non posso che raccomandarlo a chiunque voglia saperne di più sull’argomento.

L’ esplorazione dell’atmosfera superiore ha portato allo sviluppo di strumenti per monitorare le condizioni atmosferiche e geofisiche del pianeta. 

Ma è  davero  sorprendente la vertiginosa rapidità con cui sono emersi tecnologie, progetti e eventi: l’allunaggio nel 1969, all’apice della corsa allo spazio tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, solleva molti interrogativi. Ci sono stati realmente? 

 Interrogativi di altro tipo  sono da fare  per i piani per il posizionamento di una Centrale solare satellitare nella fascia di Van Allan, riportate da Rosalie Bertell nel suo libro, progetatta pare già nel 1968. Con lo sviluppo dell’era spaziale, alla fine degli anni Cinquanta e negli anni Sessanta i pannelli solari come fonte energetica  sono stati utilizzati per alimentare varie parti dei veicoli spaziali. Il primo fu il satellite Vanguard I nel 1958, seguito da Vanguard II, Explorer III e dallo Sputnik-3.

Nel 1978, il governo statunitense propose ufficialmente 

Una centrale solare spaziale 

che avrebbe catturato l’energia dal sole e l’avrebbe rimandata sulla Terra per un uso commerciale.  Secondo Rosalie, ogni satellite doveva essere grande quanto l’isola di Manhattan e posizionato in orbita geostazionaria. Il piano prevedeva che i satelliti assorbissero la radiazione solare utilizzando celle solari e poi inviassero l’energia alla Terra attraverso antenne riceventi chiamate “rectennas”, dove sarebbe stata trasmessa tramite fasci di microonde. 

 Oggi questo sistema è di grande attualità e viene presentato come una possibile salvezza energetica per l’umanità. 

Leggiamo in questi giorni, e sono notizie mainstream: La soluzione alla crisi climatica? La Terra fa un passo avanti verso un’energia solare spaziale sostenibile, . 

Che si tratti nel caso della centrale solare nello spazio di un sistema camuffato, ufficialmente civile ma con caratteristiche militari, sembra più che ovvio. Rosalie Bertell si rivolse all’epoca al Comitato per il disarmo delle Nazioni Unite in riferimento a questo progetto, ma le fu risposto che, finché fosse stato definito come un progetto di energia solare, non avrebbe potuto essere considerato un progetto di armamento. Ma come era possibile questa ascesa rapida verso lo spazio? 

E passiamo da Edward Teller a  John von Neumann

Era von Neumann  il vero dottor Stranamore?

Uno sviluppo così stupefacente è stato reso possibile dallo sviluppo dei computer. E qui incontriamo un nome molto importante che è quello di John von Neumann (17).

All’apice della guerra fredda, a metà degli anni Cinquanta, Neumann fa di tutto per promuovere la costruzione del missile balistico intercontinentale … Ma il male è in agguato, un male per lui stesso: un tumore osseo lo costringe su una sedia a rotelle, però non gli impedisce di partecipare personalmente alle riunioni strategiche con i militari, mentre si dedica a nuovi studi sui programmi in grado di riprodursi da soli, che chiama automi cellulari. 

Dunque, ci si chiede se sia stato lui ad aver ispirato Kubrick nella creazione del personaggio del dottor Stranamore.

Neumann è stato una delle menti più brillanti e straordinari del secolo scorso. Insieme a Edward Teller e Eugene Wigner, apparteneva al “clan ungherese” del Progetto Manhattan.

Nel 1956, in qualità di membro della Commissione per l’Energia Atomica, Neumann predisse che le nazioni avrebbero raggiunto il controllo climatico globale entro pochi decenni, con la  prospettiva della guerra meteorologica.

 John von Neumann aveva affermato che la conoscenza dell’uomo stava rapidamente avvicinandosi ad un livello da consentire in alcuni decenni interventi in materia atmosferica e climatica. Non ha indicato quale forma di metodi di controllo del clima si potrà usare, ma ha detto che una volta che saranno stati sviluppati “saranno sfruttati”.

Ha dato il suo punto di vista al mondo nella trasmissione globale Voice of America  in un simposio radiofonico settimanale su “Le frontiere della conoscenza e la speranza dell’umanità per il futuro”. Ha detto che l’uso di procedure di controllo in una regione “può influenzare in modo critico un’altra”. E ha aggiunto anche: “L’attuale terribile possibilità di guerra nucleare può cedere il posto ad altre anche più terribili. Dopo che il controllo climatico globale sarà diventato possibile forse tutte le nostre attuali preoccupazioni sembreranno semplici”.

Ci sarebbe qualche speranza in una simile situazione? “La risposta più ottimista”, ha concluso, “è che la specie umana è stata sottoposta a test simili prima e sembra avere una capacità congenita di venirne fuori dopo varie forme di guai”.

Dieci anni dopo le detonazioni delle prime bombe atomiche e la successiva resa giapponese, la rivista Fortune ha pubblicato un importante articolo di John von Neuman “Can We Survive Technology?” ( lo trovate sul sito) E’ senza dubbio la prima menzione significativa della tesi SRM di geoingegneria. Quindi von Neumann ha ‘previsto’ la ingegneria del pianeta via Solar Radiation Managment.

Pochi anni dopo, tutto ciò fu reso esplicito in un memorandum della CIA, come già detto e

sempre nel 1960, si formò un gruppo nella NATO sotto la guida di Theodore von Karmàn. Kàrmàn è stato consulente dell’aeronautica statunitense e della NATO e ha avuto il compito di coordinare questo gruppo di esperti e leader della NATO guidato dagli Stati Uniti per sviluppare piani per le guerre future utilizzando (sfruttando, deviando, imitando) le forze della natura. L’incarico fu il coronamento della lunga carriera di Kàrmàn. I progetti in cui era coinvolto riguardavano in generale la conquista dello spazio.

Brevemente: Alcuni dati  per ricordare i contorni del periodo:

La Seconda guerra mondiale  ha dato un enorme impulso per aumentare lo sviluppo del controllo del meteo.

Nel 1953  il governo americano costituisce l’Agenzia per il controllo del tempo.

Nel 1957 una commissione consultiva sul controllo climatico afferma: “Le modificazioni climatiche potrebbero rivelarsi un’arma più cruciale della bomba atomica” (M.S. Ventakataramani, To Own The Weather, Frontline, 16-29 gennaio 1999).
Nel 1958  Howard T. Orville, capo dell’Agenzia per il Controllo del Tempo, afferma che si stanno studiando “modi per modificare il clima usando un raggio elettronico per ionizzare o de-ionizzare l’atmosfera sopra una determinata area”.

Quindi nel 1960 è stato fondato il Comitato NATO – il comitato von Karman.

Il Comitato comprendeva alti rappresentanti militari di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia e Germania Ovest. Era composto da oltre 200 scienziati ed esperti militari. Dopo la morte di Kàrmàn, fu Edward Teller a presiedere il Comitato NATO e Teller, come sappiamo, era fortemente motivato all’uso delle bombe atomiche, in molti modi. 

Il campo di esplorazione militare? 

Trasformare la natura in una vera arma, per generare eventi catastrofici, devastare l’agricoltura, le infrastrutture, sciogliere dei ghiacci per affogare città portuali avversarie, deviare correnti marine e atmosferiche, far esplodere ordigni nucleari finalizzati a provocare tempeste radioattive e incendi  su enormi spazi abitati, creare buchi nella ozonosfera, tutto questo e altro ancora era scienza militare durante la Guerra Fredda.


Si chiama «environmental warfare», ed è una guerra condotta provocando intenzionalmente catastrofi ambientali.

L’uso del meteo come arma viene vietato nel 1978 nell’ambito della Environmental Modification Convention (ENMOD). Sia Stati Uniti d’America che Unione Sovietica l’hanno firmata. Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977. In vigore dal 5 ottobre 1978   

Ma se si cambia il nome del bambino, il gioco può continuare.

Dopo il 1978 le sperimentazioni sono continuate indisturbate, ma non ufficialmente, e non si pubblicano più documenti espliciti e significativi come negli anni precedenti, mentre proprio in questi decenni constatiamo un aumento degli eventi estremi.

Facendo scomparire il tema dalla sfera dell’ufficialità, lo si è relegato nel campo delle teorie cospirative o della fantascienza.



Oggi viene incolpato il “cambiamento climatico” di ogni sorta di disastro (grazie al famigerato consenso del 97% degli esperti sull’aumento della CO2 come causa).

La “cure” escogitata per “trattare” il pianeta ‘infiammato’ è una misura  che, guarda caso, era proposta dalla CIA nel 1960!

Nel documento della CIA invece della CO2 come problema non c’era  traccia. 

Esiste un altro documento rivelatore, ed è  del 1998 di Jay Michaelson: “Geoingegneria: un progetto Manhattan per il cambiamento climatico” pubblicato nello Stanford Environmental Law Journal, vol. 17, No. 73, 1998.  Michaelson sostiene in un scritto corposo di 53 pagine la necessità urgente di avviare immediatamente progetti di geoingegneria e propone un progetto tanto vasto e segreto quanto lo era il progetto Manhattan, quindi  …

GEOINGEGNERIA – 5 G – TRANSUMANESIMO 

Per concludere la mia analisi, vorrei soffermarmi sulla questione che dovrebbe essere al centro di questa relazione e che spero sia già un po’ affiorata attraverso le mie presentazioni.

Quali connessioni si possono individuare tra la geoingegneria e la tecnologia 5G che sta investendo il pianeta, e cosa ha a che fare tutto questo con il passaggio dell’umanità al transumanesimo?

 “Gli sviluppi tecnologici trasformano il potere in una gestione totale della vita, che diventerà sempre più tecno…”scrivono nel loro  libriccino sul 5G Silvia Guerini e Costantino Ragusa. 

Credo che i fatti selezionati finora abbiano sottolineato proprio questo aspetto. In definitiva, una logica meccanica sostituisce il vivente.  Nel caso della rivoluzione atomica, l’energia distruttiva è stata dichiarata la forza vitale del progresso.

La campagna per le PR del settore delle telecomunicazioni descrive il 5G come la prossima generazione di “tecnologia wireless ultra veloce che ha il potenziale per connettere qualsiasi cosa, dagli smartphone alle auto a guida autonoma, ai mondi virtuali”, come se questo tipo di comfort aggiuntivo fosse un contributo benigno alla vita. 

La PR degli anni cinquanta, per introdurre il nucleare ‘civile’ intona la stessa  musica.

Il  5G utilizza frequenze d’onda estremamente elevate, da 24 GHz e fino a 90 GHz note come bande d’onda millimetriche, con alcune previsioni di raggiungere la gamma di 300 GHz. Le bande millimetriche sono necessarie per le armi del Massive Internet of Things (MIOT) , l’Intelligenza Artificiale e le armi a energia diretta (DEW), che richiedono tutte l’estremità più alta della scala dello spettro, che rappresenta anche livelli di esposizione alle radiazioni sempre più elevati. 

Il 5G, di cui non esiste un’analisi indipendente sulla sicurezza o sulla salute, minaccia la biosfera e tutti gli esseri viventi.

Questo non è più una novità da tempo, lo stesso vale per gli interventi dei geoingegneri che operano con gli stessi meccanismi senza scrupoli che considerano il pianeta e gli esseri viventi su di esso come macchine da invadere e rimodellare  come meglio credono. 

Come ha dimostrato anche la nascente era nucleare, questo avviene senza conoscenza e consapevolezza, ma con una logica che obbedisce solo ai propri fini, cioè al controllo e al possesso. OWNING THE WEATHER” descrive magnificamente lo spirito dei tecnocrati.

In pubblico, il 5G viene dipinto come una nuova era di gadget high-tech, il prodotto finale di una generazione di scienziati e politici che hanno reimpostato la relazione con la realtà e hanno accolto un cosiddetto progresso tecnocratico. 

La digitalizzazione compenetra tutti gli aspetti della nostra vita e il 5G, poi il 6G e il 7G saranno necessari per far funzionare appieno la rete di controllo.  La tabella di marcia è chiara, non hanno nulla da nascondere. Le informazioni sono disponibili in abbondanza sul sito del World Economic Forum.

E non è un segreto, e questo è l’aspetto più grave della questione, che in questo sviluppo c’è un elemento pervasivo e incontrollabile che nessuno può limitare o controllare: Sappiamo che il 5G fornirà anche armi neurali controllate a distanza, questo è risaputo. Per inciso, piani di questo tipo sono stati comunicati da decenni. Il geofisico Gordon McDonald, personaggio di alto livello, era a conoscenza di questi sviluppi e aveva previsto la possibilità futura di un controllo mentale dall’alto. 

Che si tratti del controllo dell’atmosfera, della biosfera o dell’esistenza umana, i metodi e gli strumenti utilizzati sono interconnessi, la misura dell’uomo diventa un fattore materiale, l’uomo diventa una cosa tra le cose.

In assenza di etica, l’avanzamento della scienza e della tecnologia estrema diventa ora ancora più drastico e di vasta portata: le forze della natura devono essere sconfitte e superate. La natura non deve essere solo migliorata, ma sostituita. Per raggiungere questo obiettivo, la realtà deve diventare globalmente leggibile, misurabile e controllabile. Una follia completa, perché la realtà è complessa e non è realmente comprensibile per le competenze umane.

 Il perseguimento di questa nuova dimensione si manifesta nel Massive Internet of Things (MIOT) con le sue varie classificazioni che spiegano la natura delle ramificazioni. (18)  

L’Internet delle cose (IoT) collega gli oggetti a Internet, ed è giunto il momento di collegare anche il corpo umano,  l’Internet dei corpi (IoB).

Ho ricordato in questi giorni un autore letto molti anni fa, già negli anni sessanta fu Lewis Mumford (1895-1990) scrisse nel suo libro il Mito della Macchina: 
“Nella terminologia dell’odierna visione dominante del rapporto dell’uomo con la tecnologia, la nostra epoca è il passaggio dallo stato primitivo dell’uomo, caratterizzato dall’invenzione di strumenti e armi allo scopo di dominare le forze della natura, a uno stato radicalmente diverso in cui l’uomo non solo avrà conquistato la natura, ma si sarà distaccato il più possibile dall’habitat organico. Con questa nuova “mega-tecnologia”, la minoranza al potere creerà una struttura unificata, onnicomprensiva, super-planetaria e a funzionamento automatico. Invece di agire come una personalità autonoma, l’uomo diventerà un animale passivo, senza scopo, dipendente dalla macchina, le cui stesse funzioni, secondo i tecnici moderni, saranno delegate alla macchina o strettamente limitate e controllate a beneficio di organismi collettivi spersonalizzati”.

 La digitalizzazione e l’inseminazione con sensori riguarda tutto il pianeta. Lo dimostrano le categorie aggiunte per ARIA-MARE-TERRA (19)

E quindi abbiamo:
L’Internet delle cose sott’acqua (IoUT) – L’Internet delle cose nel sottosuolo (IoUGT) – L’Internet delle cose nello spazio (IoST)  e sembrano particolarmente rilevanti per il controllo e la manipolazione dell’ambiente a tutti i livelli. 

Presto condiremo (we will salt) gli oceani, la terra e il cielo con un numero incalcolabile di sensori invisibili agli occhi, ma visibili l’uno all’altro e ad una varietà di dispositivi di raccolta dati. I vasti flussi di dati sempre più accurati si combinano e interagiscono per produrre cache sempre più significativi di conoscenza” . prometteva Esther Dyson qualche anno fa. Esther Dyson, un’ azionista finanziaria il cui portafoglio include 23andMe, Genomera e PatientsLikeMe, è figlia di Freeman Dyson.

Polvere intelligente diabolica sparsa ovunque come confetti”  – erano le ultime parole di Julian Assange prima che la sua connessione a Internet fosse definitivamente interrotta e il suo soggiorno nellì ambasciata sostitutio con la prigione. (20) 

  L’idea delle polveri intelligenti non è nuova. Kris Pister dell’Università di Berkeley aveva coniato il termine “Smart Dust” (polvere intelligente) a metà degli anni novanta come parte di un progetto di ricerca della DARPA, concludendo: “Programmeremo le pareti e i mobili, e un giorno anche gli insetti e la polvere”.

Già in VIETNAM, negli anni ’60, vennero rilasciate piccole macchine, cioè sensori lanciati dal cielo sopra la rotta di Ho Chi Minh, in grado di rilevare movimenti, suoni, metalli e persino odori, con cui accompagnarono la massiccia campagna aerea statunitense contro le linee di rifornimento nordvietnamite.  Naturalmente, questi sensori erano enormi rispetto a quanto è possibile fare oggi. 

E alcuni scienziati californiani non hanno dubbi: la polvere intelligente ha già fatto la sua prima apparizione su un vero campo di battaglia in Afghanistan, dove gli americani hanno cosparso nubi di smart dust sulle zone più impervie e montagnose. 

Il prossimo test? 

Ho qualche sospetto. 

Ci sarebbe molto altro da dire e da aggiungere per dipingere questo gigantesco quadro distopico. Mi fermo qui, dopo molti anni di indagine, è stato un primo tentativo di tracciare una panoramica dei molti dati raccolti e allo stesso tempo di incoraggiare a spulciare l’archivio creato, per chi volesse approfondire l’argomento.
Come mai prima d’ora, le persone cominciano a porsi delle domande.  L’immenso lavoro svolto da molti in questi due anni sta contribuendo a rendere il quadro più chiaro, a illuminare le connessioni.  Vedere e capire è il prerequisito fondamentale per il cambiamento, per la guarigione. Ecco perché questo lavoro è così importante e perché è così importante collegare la nostra ricerca.


Vi ringrazio per l’invito.

FONTI

1) EDWARD TELLER, DALLO SCUDO SPAZIALE A…https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/spazio/dallo-scudo-spaziale-alla-difesa-antimissili/

2) L’UOMO E’ ANTIQUATO https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/luomo-e-antiquato/

3) Oak Ridge: la città “Atomica” segreta degli Stati Uniti https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/citta-segrete-oak-ridge-2/

(4) HIROSHIMA E NAGASAKI: I REPORTAGE CENSURATI DAGLI USA https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/atomic-cover-up-la-storia-nascosta-dietro-il-bombardamento-degli-stati-uniti-di-hiroshima-e-nagasaki/

5) https://www.nationalobserver.com/sites/nationalobserver.com/files/styles/nat_social/public/img/2017/10/11/gw-irma-abomb-top.jpg?itok=2Btg_nZN e   https://www.youtube.com/watch?v=-q47sHA4eA

6) https://www.nogeoingegneria.com/timeline/personaggi/la-storia-e-davvero-lunga-e-parte-nel-1946-lo-sviluppo-postbellico-del-nuovo-progetto-manhattan/

7) https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/tesi-di-laurea-inseminazione-delle-nubi-stato-della-ricerca-e-prospettive-operative/

(8) LA CIA PUÒ UTILIZZARE IL METEO COME ARMA? È DAL 1960 CHE CERCA DI FARLO

9) HARRY WEXLERhttps://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/herry-wexler/

10) CONSEGUENZE CLIMATICHE DI UN CONFLITTO NUCLEARE www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/conseguenze-climatiche-di-un-conflitto-nucleare-peggiori-del-previsto/

11) Shuttle e aerei mettono in pericolo la Terrahttps://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/scie-aerei-e-shuttle-mettono-in-pericolo-la-terra/

12) WIFI dallo spazio mette a rischio l’ozonosfera   https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/spazio/wi-fi-dallo-spazio-a-rischio-lo-strato-di-ozono/

13) Dallo Spazio riusciremmo a controllare il clima….https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/dallo-spazio-riusciremo-a-controllare-il-clima-sulla-terra-provocare-alluvioni-e-carestie/

14) Italia: piogge artificiali dal 1947 https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/piogge-artificiali-in-italia-dal-1947/

15) Controllo elettromagnetico del tempo https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/il-controllo-elettromagnetico-del-tempo/

16) PIANETA TERRA ULTIMA ARMA DI GUERRA https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/e-uscito-il-libro-pianeta-terra-lultima-arma-di-guerra/

17) John von Neumann https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/nel-1956-john-von-neumann-ha-previsto-le-guerre-meteo/

18 e19) L’Internet delle cose sott’acqua (IoUT) – L’Internet delle cose nel sottosuolo (IoUGT) – L’Internet delle cose nello spazio (IoST) https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/dal-mare-al-sottosuolo-fino-allo-spazio-le-nuove-frontiere-delliot/

20) ASSANGE POLVERE INTELLIGENTE DIABOLICA  https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/polvere-intelligente-diabolica-sparsa-ovunque-come-confetti-le-ultime-parole-di-julian-assange/

KLAUS SCHWAB esalta: “Considerate le possibilità illimitate di avere miliardi di persone connesse tramite dispositivi mobili, dando vita a una potenza di elaborazione, capacità di archiviazione e accesso alla conoscenza senza precedenti. Oppure pensa all’incredibile confluenza di scoperte tecnologiche emergenti, che coprono campi di ampio respiro come l’intelligenza artificiale (AI), la robotica, l’Internet delle cose (IoT), i veicoli autonomi, la stampa 3D, la nanotecnologia, la biotecnologia, la scienza dei materiali, lo stoccaggio di energia e informatica quantistica, per citarne alcuni. Molte di queste innovazioni sono agli inizi, ma stanno già raggiungendo un punto di svolta nel loro sviluppo mentre si sviluppano e si amplificano a vicenda in una fusione di tecnologie attraverso il mondo fisico, digitale e biologico ”.

Klaus Schwab, Plasmare il futuro della quarta rivoluzione industriale.

Spirits of Shade – Un racconto dalle tre giornate contro le tecno-scienze

Un racconto dalle tre giornate contro le tecno-scienze: https://kelebeklerblog.com/2022/08/03/spirits-of-shade/

Spirits of Shade

Pubblicato il 03/08/2022 da Miguel Martinez

Venerdi mattina, suonano alla porta.

Sono arrivati i libri di Jehanne Mehta, con tanto di sovrattassa perché arrivano dall’Inghilterra.

Jehanne Mehta l’avevo scoperta anni fa, perché aveva dedicato tutto un ciclo di poesie a quella meraviglia tenebrosa e rarissima che è l‘albero del tassoyew tree, e noi avevamo un tasso da difendere nel nostro giardino.

Sono molto di parte come sapete: per me, l’Inghilterra è stata la prima vittima della più criminale impresa della storia, l’Impero britannico; e per questo, se il secondo è il mio nemico ultimo, il primo è la patria dei miei suoni.

L’inglese è l’ambiguità estrema: è tutto quello schifo che sapete, ma appena sotto, c’è qualcosa che va dritto all’essenza della nostra essenza, più di qualunque altra lingua che io conosca.

Corruptio optimi, pessima.

E Jehanne Mehta è per me la Maestra ultima di tutta la bellezza, il dolore, l’alterità che l’inglese nasconde dal britannese.

Sto per partire per un convegno di gente che si dichiara, come Don Chisciotte, contro le tecnoscienze.

Scrivo un messaggio al sito di Jehanne Mehta, certo che non mi risponderà mai.

Mi carico lo zaino, e ci metto dentro i suoi libretti.

Sono piccoli, con fragili disegni incollati che rischiano di rovinarsi come le ali di una farfalla.

Sul bus, leggo le sue poesie e le sue canzoni lentamente, lentamente, per paura che mi sfugga anche una sola parola.

Si tratta spesso di storie enigmatiche, personali, mai spiegate; però una dopo l’altra, vedo la mia vita. E ogni tanto, inizio a piangere.

A Bologna mi accoglie la nuova amica che ci porterà al raduno più sovversivo dei nostri tempi.

Insegnante, aria gentile e normale, racconta della sua adolescenza da militante del Manifesto, delle tre riunioni al giorno quando andava al liceo, del suo compagno autonomo latitante (“erano tutti latitanti allora“), delle fantasie di rivoluzione, del femminismo, di come è riuscita a evitare di farsi inoculare grazie a un medico che a rischio del proprio posto, ha certificato che non poteva essere sottoposta ai prodotti della Pfizer, del suo cane vecchio di vent’anni.

Erano decenni che lei non agiva, se non su chat femministe. E ora si lanciava di nuovo nella vita.

Ovunque in Padania, lungo il fiume morente, le torri delle antenne che ci tengono connessi.

Per strada, proprio alla mostruosa stazione mediopadana del TAV, raccogliamo un’altra donna, con una gran cartella di disegni con cui lei dipinge i tempi tremendi in cui stiamo entrando. Anarchica da una vita, coglie con una battuta i nostri tempi, “non mi sorprendo più di niente”.

Tra vigneti e noccioleti, appena dietro la chiesa, c’è la Casa.

Un cuoco bergamasco muscoloso e barbuto che crea una cucina vegana incredibilmente saporita.

E un’esplosione di riflessioni, su quello che ci sta piombando addosso.

In venti, dieci anni, stiamo vivendo cambiamenti millennari, e quasi nessuno se ne rende conto. Risento le parole di Jehanne:

We have come to the end of matter.
It's entropy, or fly, now,
or hive off into our heads,
and stick them in the sand.

Siamo arrivati alla fine della materia.
Adesso è, entropia oppure volar via,
oppure far branco delle nostre teste,
ficcarle nella sabbia.

Alcune idee che sento saranno surreali, ma mai quanto quello che sta realmente succedendo:

credi alle scie chimiche? Magari!, ci aspettano cose ben più incredibili

Ad aver messo in piedi tutta questa minuscola, fragile resistenza, senza pretese di controllo, un uomo e una donna che sembrano come le ali di un’ape.

Hanno vissuto la vita con una coerenza mai vantata, data per scontata, che noi ci sogniamo, come gli eremiti dei tempi antichi.

Lei, l’ultima persona che conosco che non abbia alcun telefono mobile. E ha gli occhi che Jehanne Mehta descrive in una poesia che racconta chi sa quale dimenticato episodio della sua vita:

Her eyes were a brilliance,
a kindling blue,
like scilla, speedwell,
sky fire,
a gaze ablaze with passion,
before her tongue
could name it.

I suoi occhi erano una luminosità,
un azzurro che accende fuochi,
come la scilla, come la veronica,
fuoco di cielo,
uno sguardo acceso di passione,
prima ancora che la sua lingua
la potesse nominare.

Sono gli ultimi occhi in grado di dare fuoco al mondo.

Non vi sto a raccontare dell’incontro, uno dei meno fotografati del decennio.

Voglio solo dirvi che pensavo alla Storia infinita, quando si deve ricostruire un mondo intero, in tutte le sue contraddizioni e varietà, contro l’annullamento.

Anarchici, comunisti, cattolici che resistono da duemila anni, l’infermiera che si vanta di essere “pura come un giglio” per non aver mai subito un vaccino covid, donne che aiutano donne a far nascere bambini fuori dall’ospedale, il meccanico che svela come le grandi aziende annientano i piccoli lavoratori, la mia sorella lesbica e marxista e sorridente, la massoterapeuta che è vissuta in Messico, contadini che aspettano la pioggia, l’egittologo gay che demolisce a frecciate tutte le assurde costruzioni alfabetiche dell’ellegibitiquaquaquismo, lettori di Guénon, ma tutti disponibili ad ascoltare.

Gli scimpanzè del futuro, tra i cyborg.

Un giovane intenso, di una cultura straordinaria, che dal cinema è passato alla filologia bizantina a forza di ricercare le radici antiche del nostro mondo, ci racconta con entusiasmo di un libro che aveva letto, che svela gli inganni dei nostri tempi.

Mi prometto di segnare titolo e nome, ma poi me ne dimentico.

Appena partiamo, veniamo fermati dai carabinieri. Negli infiniti registri dei dominanti, resteranno nell’elenco nazionale dei sovversivi, un traduttore messicano, un’insegnante di scuola media e una signora che dopo dieci anni di lavoro con una multinazionale aveva mollato per motivi etici.

Riprendo il bus verso casa, rileggendo i libretti di Jehanne Mehta.

Flixbus, Bologna-Firenze, euro 3.99, aria condizionata, più veloce del treno che costa dieci volte di più. A bordo sei passeggeri, nessuno con la mascherina. L'autista che ci scuoia il cu-erre  è uno slavo alto due metri, che non parla una parola d'italiano: quando scendiamo sa solo dire, "Firensa!"
misteri dell'economia, e la sensazione di aver commesso io qualche violazione, che non so quale sia...

Nel caldo notturno soffocante, arrivo a casa.

Accendo il computer (ricordate che io viaggio con il Nokia che era in dotazione ai soldati francesi alla battaglia di Waterloo), apro la posta.

E trovo che mi ha risposto proprio Jehanne Mehta.

Volo tra i cieli…

Jehanne dice di essere una signora ormai anziana, ottantunenne, e mi consiglia di leggere un libro che ci può salvare dagli inganni correnti.

Ora, il libro è esattamente quello di cui mi ero scordato autore e titolo:

'The Psychology of Totalitarianism' by Mattias Desmet

Jehanne mi invita ad ascoltare The Spirits of Shadeche lei recita sul suo sito, e racconta il senso di tutte le nostre resistenze.

Ecco, lo trovo qui.

We will hold midwinter at bay 
always awake
ever alert
with hearts of fire
blood aroused
in protest for the truth you hide
behind these vast grey cloaks of lies
and secret woven shadows
Truth is a flame we guard through the dark
a candle hidden deep and secure 
from the electric reach of those who serve
the sticky coils of control and fear.

Terrremo a bada il profondo inverno
sempre svegli
sempre attenti
con cuori di fuoco
sangue risvegliato
protestando per la verità che voi nascondete
dietro queste grandi vesti grigie di menzogna
e ombre tessute in segreto
La verità è una fiamma che custodiamo nel buio
una candela nascosta, profonda e sicura,
dalla portata elettrica di coloro che
sono asserviti alle untuose spirali del controllo e della paura. 

Ci ammazzeranno tutti, ma è una meraviglia essere ancora vivi, e tra vivi.

La T., che è inglese, ma è anche svizzera, ma anche israeliana, ma è essenzialmente siciliana, mi racconta che il suo cane, l’ha preso quando vivevo nel deserto palestinese, dai beduini. E con le sue mani, ha forgiato una testa di Zeus, e mi racconta di cosa significano per lei gli dei.

Contributo di Paul Cudenec per le tre giornate contro le tecno-scienze: Un male in via di sviluppo: la maligna forza storica dietro il Great Reset

Testo in inglese: https://winteroak.org.uk/2022/08/02/a-developing-evil-the-malignant-historical-force-behind-the-great-reset/

UN MALE IN VIA DI SVILUPPO: LA MALIGNA FORZA STORICA DIETRO IL GREAT RESET

di Paul Cudenec

Questo è il testo di un intervento che ho tenuto al raduno “ Tre giornate contro le tecno-scienze ” ad Alessandria sabato 30 luglio 2022 . Mille grazie agli organizzatori e agli altri partecipanti per la calorosa accoglienza e gli stimolanti scambi. Una versione audio post-registrata può essere trovata qui . ]

Il cosiddetto Great Reset non è altro che l’estensione e l’accelerazione violenta di un processo di lunga data.

Nel corso dei decenni, ho spesso disperato per l’apatia generale dei miei concittadini di fronte alle forze oscure che potevo vedere chiaramente – e sentire – radunarsi.

Chiedendomi come avremmo mai potuto sperare di vedere una rivolta di massa contro il sistema dominante, a volte mi confortavo al pensiero che un giorno “loro” sarebbero diventati così arroganti, o impazienti, che avrebbero spinto le cose troppo oltre, oltre i limiti di ciò che l’umanità è collettivamente pronta a tollerare.

Quello che stiamo vivendo negli ultimi due anni potrebbe benissimo essere quel momento, in modo che il Grande Reset si riveli non solo l’estensione del processo esistente, ma il suo culmine, l’arroganza che annuncia la sua fine definitiva, la sua nemesi.

Allora, qual è questo “processo” di cui sto parlando? Ci sono molti modi diversi per descriverlo. È l’aumento del potere accentratore, l’inasprimento del controllo, la crescita dell’“economia”, la convergenza sempre più stretta di potere e denaro.

Oggi voglio concentrarmi su un concetto che credo sia la chiave per comprendere l’essenza di questo processo, ovvero lo “sviluppo”.

Il termine, in inglese, è molto ampio e ambiguo, il che consente di abusarne e manipolarlo seriamente.

A volte è usato nel contesto intransitivo per riferirsi a qualcosa che accade da solo, dall’interno, come lo sviluppo delle capacità o del carattere di un bambino mentre diventa adulto, lo sviluppo della comprensione di qualcuno o lo sviluppo di una cultura particolare.

In questo senso, porta le implicazioni dell’essere naturale e positivo: risonanze che servono a mascherare le qualità del tutto diverse di altre applicazioni della stessa parola.

Lo sviluppo usato in senso transitivo si riferisce alle azioni intraprese dall’esterno per sviluppare una determinata cosa.

Potrebbe riferirsi a ciò che sto facendo in questo momento: lo sviluppo di un’idea o un argomento. Questo tipo di sviluppo è l’atto di organizzare vari elementi (informazioni, esperienze personali, opinioni) al fine di creare qualcosa che sia (si spera!) coerente e utile.

Ancora una volta, questo senso ha implicazioni positive che possono essere utilizzate per camuffare la realtà dietro altri processi con la stessa etichetta semantica.

Nei termini del processo storico cui mi riferivo, lo sviluppo potrebbe essere applicato in linea di massima all’industrializzazione iniziata nel mio paese natale nel 18° secolo e successivamente diffusa in quello che chiamiamo Occidente.

Qui possiamo immediatamente vedere come gli altri significati della parola “sviluppo” offuscano la nostra comprensione della varietà industriale.

La prima associazione, intransitiva, può indurci a immaginare che l’industria fosse qualcosa che si “sviluppò” organicamente, da sola, come il dispiegarsi di una naturale evoluzione socio-economica.

E la seconda, transitiva, associazione potrebbe farci supporre che lo sviluppo industriale sia stato un processo positivo di utilizzo della nostra intelligenza collettiva per organizzare qualcosa di utile per la società.

L’opinione convenzionale all’interno della società industriale di solito equivale a una combinazione di queste due interpretazioni errate: le persone tendono a immaginare che l’evoluzione naturale della nostra intelligenza collettiva ci porti a organizzare questo sviluppo inevitabile e continuo.

Il continuo sviluppo industriale è stato lo sfondo di tutte le nostre vite, ma non è necessariamente qualcosa di cui siamo sempre consapevoli.

Per me, la forma in cui è diventato visibile e reale per la prima volta è stata quella di quello che in Inghilterra viene chiamato “sviluppo immobiliare”, ovvero la costruzione di case, negozi e fabbriche su quello che prima era un terreno “non edificabile”.

Il mio primo incontro con questo fenomeno è stato quando avevo circa dieci anni e vivevo all’estremità meridionale della conurbazione londinese.

Un giorno d’estate ho scoperto, con alcuni compagni di scuola, quello che mi sembrava un paradiso incredibile: un prato, circondato da alberi, con un minuscolo ruscello che scorre in mezzo, sul quale saltiamo più e più volte, ruzzolando e ridendo dentro l’erba verde lussureggiante.

Qualche tempo dopo sono tornato lì per assaporare ancora quel momento di pura felicità e ho scoperto che qualcuno aveva lasciato misteriose pile di grandi tubi di cemento nel nostro campo.

Essendo bambini, non ci importava molto, non avevamo idea di cosa significasse tutto questo e passammo felicemente il pomeriggio arrampicandoci intorno e attraverso questi tubi.

Ma la seconda volta che sono tornato, il campo era un complesso residenziale e non c’era più erba, non c’era più ruscello, non c’era più gioco.

Qualche anno dopo mia madre comprò, come regalo per un’amica anziana, un libro di fotografie del territorio risalente all’inizio del 900, quando questa signora era una ragazza.

Scorrendo le immagini, ho notato che una di esse a quanto pare mostrava una strada che conoscevo bene. Ma non potevo credere che fosse lo stesso posto.

Nella fotografia c’era un semplice viottolo di campagna, circondato da tutti i lati da alberi, lungo il quale un uomo conduceva un cavallo e un carro.

La strada che conoscevo negli anni ’70, sebbene ancora chiamata “lane”, era fiancheggiata da case identiche degli anni ’30 per tutta la sua lunghezza ed era intersecata da una delle vie di traffico più trafficate fuori Londra.

Improvvisamente ho capito perché le persone anziane si erano sempre riferite alla sfilata dello shopping suburbano locale come “il villaggio”. Era stato davvero un villaggio quando l’hanno saputo per la prima volta!

Come è possibile che tutto sia cambiato così rapidamente, nella memoria viva di persone che ho conosciuto personalmente?

Non ho mai più potuto rivedere la zona in cui avevo sempre vissuto allo stesso modo e in seguito ho scelto di vivere e lavorare fuori Londra, nel Sussex, dove ho scoperto villaggi e strade di campagna che non esistevano più nella zona in cui sono cresciuto.

Per molto tempo sono stato felice lì. Sentivo di respirare un’aria che per troppo tempo mi era stata negata.

Ma, naturalmente, non ero al sicuro dall’avanzata dello sviluppo, il cui requisito principale è che non deve mai rallentare, tanto meno fermarsi.

Intorno a me apparivano nuovi insediamenti abitativi, nuove strade per servire le case, altre nuove case per riempire gli spazi aperti dalle nuove strade, nuovi centri commerciali per servire le persone che vivono nelle case e altre nuove strade per portarle lì.

Sia nel mio lavoro di giornalista su un giornale locale che nel mio ruolo parallelo di attivista che cerca di proteggere la campagna, sono arrivato a capire i meccanismi attraverso i quali questo sviluppo è avvenuto.

La prima cosa che ho notato è che c’era sempre un’opposizione locale a qualsiasi progetto di sviluppo su un’area verde: più grande è il progetto, maggiore è l’opposizione.

Ma questa opposizione ha avuto molto raramente successo.

Sono stati utilizzati diversi metodi per garantire che lo sviluppo trionfasse sui desideri della popolazione locale.

Il primo era che politici e funzionari locali denigrassero gli oppositori del piano in questione, nel modo che sembrava più appropriato.

Se gli oppositori erano persone locali che vivevano vicino allo sviluppo proposto, erano individui egoisti chiamati NIMBY – Not In My Back Yard.

Se erano coinvolte persone lontane, che non potevano essere accusate di avere un interesse puramente personale, venivano soprannominate “agitatori esterni” o “facinorosi da mafioso”.

In questo modo, nessun dissenso potrebbe mai essere considerato legittimo.

Accanto a questo approccio è arrivata l’inevitabile narrazione secondo cui lo sviluppo era un “bisogno disperato”, fornendo case alle famiglie, posti di lavoro per i lavoratori o una “spinta” per l’economia locale.

Questa argomentazione era saldata al messaggio che c’era qualcosa di inevitabile nell’intero processo, che perdere lo spazio verde in cemento e asfalto era semplicemente qualcosa che si doveva accettare nella vita.

Mi sono anche imbattuto in un certo grado di corruzione, ovviamente, di legami molto stretti tra i funzionari locali e le imprese di sviluppo immobiliare i cui progetti hanno autorizzato.

Ma dietro questi livelli di propaganda e corruzione c’era un’altra cosa, qualcosa di ancora più importante: la “necessità” di sviluppo era iscritta nelle strutture di pianificazione burocratica ideate dal governo centrale, alle quali gli enti locali dovevano attenersi.

Tutto ciò che il consiglio locale poteva davvero decidere era dove sarebbe stato adattato questo sviluppo.

Quindi, anche se le persone che vivono in una zona erano unanimemente contrarie a un certo sviluppo, anche se in qualche modo, miracolosamente, erano riuscite a eleggere rappresentanti che fossero disposti a rispettare la loro opposizione, tutto ciò che si poteva ottenere era che quello sviluppo fosse ritardato, modificato in qualche modo in modo da renderlo più accettabile o, nel migliore dei casi, spostato in qualche altro angolo dell’area locale dove i residenti erano meno rumorosi o influenti.

Lo stesso processo di sviluppo complessivo era sacrosanto e ufficialmente assicurato.

Tutti i linguaggi e le argomentazioni a favore dello sviluppo sono quindi servite non tanto a convincere le persone che era necessario, quanto a mascherare la realtà che sarebbe stato comunque loro imposto contro la loro volontà dal potere centrale.

Questo è importante, come vedremo più avanti…

Ci sono, ovviamente, molti diversi tipi di “sviluppo”.

Wolfgang Sachs descrive, in The Development Dictionary , una risorsa molto perspicace su questo argomento, come l’idea di sviluppo fosse basata sulla nozione di transizione di uno stato-nazione dallo stato agricolo a quello industriale. “Lo Stato era convenzionalmente considerato l’attore principale, e la società nazionale il principale obiettivo, della pianificazione dello sviluppo”. (1)

Ma negli ultimi decenni del secolo scorso il fenomeno ha superato la scala nazionale e si è trasformato in globalizzazione. Per Sachs, sviluppo e globalizzazione sono lo stesso fenomeno. Dice: “La globalizzazione può essere giustamente intesa come sviluppo senza Stati-nazione”. (2)

È sempre necessaria una narrazione per mascherare lo sviluppo e venderlo al pubblico.

Come sottolinea Gustavo Esteva nello stesso libro, la promozione dello sviluppo come cosa buona, come causa degna e umanitaria, dipende dall’esistenza teorica della “condizione poco dignitosa chiamata sottosviluppo”. (3)

Scrive: «Affinché qualcuno concepisca la possibilità di evadere da una condizione particolare, è necessario prima sentire di essere caduto in quella condizione. Per coloro che oggi costituiscono i due terzi della popolazione mondiale, pensare allo sviluppo – a qualsiasi tipo di sviluppo – richiede anzitutto la percezione di se stessi come sottosviluppati, con tutto il carico di connotazioni che questo comporta”. (4)

Questa idea di “sottosviluppo” è, conclude, “un trucco manipolativo per coinvolgere le persone nelle lotte per ottenere ciò che i potenti vogliono imporgli”. (5)

Il termine “povertà” è usato allo stesso modo. Con questo termine vengono designati alcuni stili di vita e le persone e le comunità coinvolte sono identificate come un “problema” per il quale lo sviluppo può fornire la soluzione.

Coloro che spingono questa agenda sono felici di sfruttare cinicamente l’ingenuità di coloro che cadono nella menzogna e di saltare con entusiasmo a bordo del carrozzone di “aiutare” coloro che non sono ancora stati trasformati in quello che Otto Ulrich chiama “un ingranaggio meccanico in un grande apparato produttivo dominato dal mercato mondiale”. (6)

In Europa, un’istituzione chiave che promuove lo sviluppo è l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, fondata sessant’anni fa. (7)

Il suo slogan parla di “politiche migliori per una vita migliore”, attraverso, sempre con le sue stesse parole, “l’accelerazione dello sviluppo”.

Questo organismo iniziò la sua vita come Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea, costituita per amministrare gli aiuti del Piano Marshall degli USA per la “ricostruzione migliore” dell’Europa dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale.

L’OECE si è ufficialmente trasformata nell’OCSE durante una cerimonia nel 1960 allo Château de la Muette di Parigi, che è ancora la sede dell’organizzazione.

Per coincidenza, questo edificio apparteneva originariamente a un membro del ramo francese della famiglia Rothschild, che ha svolto un ruolo storico così fondamentale nello sviluppo, delle ferrovie, in tutto il mondo, del Canale di Suez, delle miniere, e che erano anche pre -eminente, come la società vanta sul proprio sito, nello “sviluppo del mercato dei titoli di Stato, a partire dall’Europa e dalla Russia, ed espandendosi in tutti i continenti”. (8)

Rothschild e soci aggiungono che le basi per il loro attuale successo furono gettate durante la seconda guerra mondiale, quando stabilirono la loro presenza commerciale negli Stati Uniti e furono così in grado di espandere notevolmente la loro attività globale, “aprendo uffici in tutti i principali mercati del mondo”.

Un ruolo chiave nel promuovere l’idea di sviluppo è stato svolto anche dalle Nazioni Unite, costituite su iniziativa degli USA alla fine della seconda guerra mondiale.

Nel preambolo della sua Carta Istitutiva nel 1945, ha annunciato la sua determinazione a “promuovere il progresso sociale e migliori standard di vita … e ad utilizzare le macchine internazionali per la promozione del progresso economico e sociale di tutti i popoli”. (9)

Il “Primo Decennio per lo Sviluppo delle Nazioni Unite” tra il 1960 e il 1970, che sosteneva di identificare un problema con le persone “sottosviluppate”, insisteva ancora una volta sul fatto che il suo scopo era quello di migliorare la qualità della loro vita. Questa svolta si riflette nel nome dell’ente di sviluppo che ha generato nel 1963, l’Istituto di ricerca per lo sviluppo sociale delle Nazioni Unite. Sviluppo sociale . Niente a che vedere con i soldi!

Nel 1970 ha lanciato una Strategia di sviluppo internazionale e una risoluzione delle Nazioni Unite associata ha annunciato un approccio unificato allo sviluppo e alla pianificazione, “che integrerebbe pienamente le componenti economiche e sociali nella formulazione di politiche e programmi”.

Questo ha dichiarato che i suoi obiettivi erano “non lasciare nessun settore della popolazione al di fuori dell’ambito del cambiamento e dello sviluppo” e “dare alta priorità allo sviluppo del potenziale umano … la fornitura di opportunità di lavoro e la soddisfazione dei bisogni dei bambini”. (10)

Vale a dire i “bisogni” dei bambini come definiti da coloro che mirano a trarre il massimo profitto dallo sviluppo del proprio potenziale umano.

Nel 1986 l’ONU è andata ancora oltre quando ha pubblicato la sua Dichiarazione sul diritto allo sviluppo. (11)

Sebbene questo testo identificasse chiaramente l’obiettivo di stabilire quello che chiamava “un nuovo ordine economico internazionale”, nascondeva questa agenda dietro l’assurda affermazione che “il diritto allo sviluppo è un diritto umano inalienabile”.

“Gli Stati hanno la responsabilità primaria della creazione di condizioni nazionali e internazionali favorevoli alla realizzazione del diritto allo sviluppo”, ha insistito.

“Gli Stati hanno il dovere di cooperare tra loro per assicurare lo sviluppo ed eliminare gli ostacoli allo sviluppo”.

“Serve un’azione sostenuta per promuovere uno sviluppo più rapido dei paesi in via di sviluppo”.

E l’ultimo passaggio, l’articolo 10, afferma: “Bisogna adottare misure per garantire il pieno esercizio e il progressivo rafforzamento del diritto allo sviluppo, compresa la formulazione, l’adozione e l’attuazione di misure politiche, legislative e di altro tipo a livello nazionale e internazionale” .

Ed è ciò che abbiamo visto prendere forma nei decenni successivi…

Nel 1990 il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo ha pubblicato il suo primo Rapporto sullo sviluppo umano, difendendo il diritto inalienabile di tutti gli esseri umani allo sviluppo. (12)

Poi, dieci anni dopo, nel 2000, ha lanciato i suoi Obiettivi di Sviluppo del Millennio, basati sugli Obiettivi di Sviluppo Internazionale elaborati a Chateau de la Muette dal Comitato di Assistenza allo Sviluppo dell’OCSE. (13)

I partenariati pubblico-privato sono stati molto incoraggiati. L’obiettivo 8 era “sviluppare una partnership globale per lo sviluppo”, che potrebbe significare “cooperazione con aziende farmaceutiche” o rendere disponibili i “benefici delle nuove tecnologie” lavorando con Big Tech. (14)

A collaborare strettamente con le Nazioni Unite per la creazione di queste infrastrutture globali che impongono lo sviluppo è stato il Gruppo della Banca Mondiale, che di fatto ha una relazione basata su trattati con l’ONU che risale alla sua fondazione. (15)

Descrivendosi come “la più grande istituzione di sviluppo del mondo”, è stata fondata nel 1944 (sempre in quel momento storico chiave alla fine della seconda guerra mondiale) come Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo e, come l’OCSE, è stata inizialmente coinvolta nel concedere prestiti per facilitare il Build Back Better del dopoguerra. (16)

Vale la pena considerare il commento di Klaus Schwab e Thierry Malleret nel loro libro del 2020 Covid-19: The Great Reset che le guerre, come le pandemie, “hanno il potenziale per essere una crisi trasformativa di proporzioni prima inimmaginabili”.

Hanno scritto: “La seconda guerra mondiale è stata la quintessenza della guerra di trasformazione, che ha innescato non solo cambiamenti fondamentali nell’ordine globale e nell’economia globale, ma ha anche comportato cambiamenti radicali negli atteggiamenti e nelle convinzioni sociali che alla fine hanno aperto la strada a politiche e contratti sociali radicalmente nuovi ”. (17)

Quando non c’erano più soldi da guadagnare dalla ricostruzione del dopoguerra, la Banca Mondiale ha spostato la sua attenzione sullo “sviluppo”, con una forte enfasi sulle infrastrutture come dighe, reti elettriche, sistemi di irrigazione e strade.

Da tempo si interessa anche del cosiddetto “sviluppo rurale”, con l’obiettivo di “aumentare la produzione e aumentare la produttività” attraverso quella che definisce una “transizione dall’isolamento tradizionale”. La Banca Mondiale vorrebbe consentire il “trasferimento di persone dall’agricoltura a bassa produttività verso attività più gratificanti”. (18)

Appagante per chi, esattamente?

A poco a poco la Banca Mondiale ha costruito una rete di istituzioni, tra cui l’International Finance Corporation (IFC), che le ha permesso, nelle sue stesse parole, di “collegare le risorse finanziarie globali ai bisogni dei paesi in via di sviluppo” sotto lo slogan di benessere di ” porre fine alla povertà estrema e promuovere la prosperità condivisa”. (19)

Cosa significhi effettivamente questa connessione è chiaro dai rapporti dell’IFC. Pur vantandosi di aver “investito oltre 321 miliardi di dollari nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo dal 1956”, sottolinea anche: “IFC opera su base commerciale. Investiamo esclusivamente in progetti a scopo di lucro nei paesi in via di sviluppo”. (20)

Non per niente la Banca Mondiale/IFC usa lo slogan “Creating Markets, Creating Opportunities” (21). Nonostante tutto il linguaggio del bene, la linea di fondo è che l’investimento, come lo sviluppo, è davvero fare soldi e accumulare potere.

Alla luce di ciò, non sorprende che la Banca Mondiale sia stata un partner entusiasta delle Nazioni Unite nel promuovere i suoi Obiettivi di Sviluppo del Millennio e la sua partnership globale per l’avidità.

Come ha ammesso: “La Banca Mondiale si impegna ad aiutare a raggiungere gli MDG perché, in parole povere, questi obiettivi sono i nostri obiettivi”. (22)

La Banca Mondiale ha spacciato per un po’ di tempo la truffa greenwashing del cosiddetto “sviluppo sostenibile”.

Già nel 1988, il suo vicepresidente senior David Hopper annunciava che sarebbe stato coinvolto nella “formulazione, attuazione e applicazione delle politiche ambientali”. (23)

E, inutile dirlo, la Banca Mondiale sostiene pienamente gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, adottati nel 2015 e che puntano al 2030 come data di completamento. Dichiara che si tratta di “un risultato storico globale”, si vanta che sono stati “formulati con una forte partecipazione dal Gruppo della Banca Mondiale” e sono, ovviamente, “pienamente coerenti” con i propri dubbi obiettivi. (24)

Infatti, nel 2018 ha firmato un quadro di partenariato strategico con le Nazioni Unite per promuovere gli SDG e contribuire a realizzare ogni sorta di nobile risultato, come “aiutare i paesi ad attrarre e gestire capitali privati” in modo che possano “ottenere risultati misurabili su larga scala per trasformare loro economie e società” e “costruire capitale umano”. (25)

Anche la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, che sembrano essere così vicine da essere quasi la stessa cosa, sono desiderose di “migliorare le capacità di dati digitali dei paesi per migliorare l’implementazione e massimizzare gli impatti positivi sullo sviluppo” e “sfruttare i dati per migliorare i risultati dello sviluppo” .

In realtà, lo sviluppo “sostenibile” che stanno promuovendo è quasi un ossimoro come sviluppo “equo”, essendo solo un altro aspetto del camuffamento con cui i suoi sostenitori nascondono la realtà della loro insidiosa agenda alla vista del pubblico.

Come scrive Esteva, “lo sviluppo sostenibile è stato esplicitamente concepito come una strategia per sostenere lo ‘sviluppo’, non per sostenere il fiorire e il perdurare di una vita naturale e sociale infinitamente diversa”. (26)

Il vero significato degli UNSDGs è come fondamento amministrativo della distopia tecnocratica totalitaria che il potere monetario sta attualmente cercando di imporci.

Essenzialmente equivalgono, su scala globale, ai criteri di pianificazione che obbligano i comuni a scavalcare l’opinione pubblica ea sviluppare spazi verdi.

Fissano determinati obiettivi di sviluppo – obiettivi come li chiamano – in legge in modo che debbano essere imposti al pubblico, qualunque sia il punto di vista di quel pubblico.

Ma poiché non vogliono che questa situazione profondamente antidemocratica sia visibile, costruiscono anche lo strato di propaganda che mira, come la propaganda sulla necessità di uno “sviluppo” locale, a nascondere la vera natura del processo.

La propaganda per gli UNSDG è tutto ciò che si è “svegliato” e “progressista”, un programma liberale sdolcinato ufficiale che ora si è insinuato in ogni parte della nostra cultura.

E, proprio come le persone che si oppongono a nuove strade, ferrovie, fabbriche o complessi residenziali in costruzione nelle campagne sono condannate come “egoiste” o “antisociali”, così anche gli oppositori degli SDG sono condannati come politicamente inaccettabili.

Poiché la mafia dello sviluppo si dipinge come rappresentante del “buono”, tutti coloro che vanno contro i suoi programmi devono necessariamente essere “cattivi”: reazionari, di destra, teorici della cospirazione.

Ma, in realtà, questo rappresenta una notevole inversione della verità. La “bontà” dello sviluppo può essere sancita dalla legge e recitata in coro da ogni direzione, ma è comunque inesistente.

Il processo che si chiama “sviluppo” infatti non è altro che distruzione, in ogni contesto.

È la distruzione della natura, ora vista come una mera risorsa da utilizzare per lo sviluppo o come uno spazio vuoto non sviluppato in cui lo sviluppo potrebbe, dovrebbe e, in definitiva, deve aver luogo.

È la distruzione delle comunità umane naturali, la cui autosufficienza ostacola il progresso dello sviluppo, dell’autentica cultura umana e dei valori tradizionali, che sono incompatibili con il dogma e il dominio dello sviluppo.

Nelle parole di Ivan Illich: “Lo sviluppo può essere immaginato come una raffica di vento che solleva le persone dal loro spazio familiare e le colloca su una piattaforma artificiale, una nuova struttura dell’abitare”. (27)

Implica la distruzione dell’autonomia individuale, dal momento che gli esseri umani sono visti come nient’altro che risorse umane, capitale umano, per alimentare l’inesauribile appetito di sviluppo.

Lo sviluppo implica anche la distruzione della democrazia, poiché gli obiettivi dello sviluppo ci sono imposti da meccanismi nascosti alla vista del pubblico in generale.

Tutto sommato, lo sviluppo equivale alla negazione di tutto ciò che è organico, di tutto ciò che è vivente. È vitafobico.

E perché esiste lo sviluppo, qual è lo scopo dietro tutta questa distruzione? Non è altro che denaro e potere, che sono la stessa cosa nella nostra società.

Ciò che viene “sviluppato” in tutti questi vari modi che distruggono la vita è, in effetti, il denaro e il potere di coloro che hanno avviato e imposto il processo.

Il loro denaro “si sviluppa” perché estraggono profitto da tutte queste attività distruttive e perché prestano denaro, a interesse, ai governi per “finanziare” grandi progetti rappresentati per il bene comune o nazionale.

Da dove hanno preso questi soldi in primo luogo – se è loro di diritto o una creazione di ricchezza dal nulla da pratiche di scommesse dubbie – è un’altra questione.

Ma quello che è certo è che i debiti dovuti a tali finanziatori danno loro ancora più influenza sui governi e la capacità di insistere su un ulteriore “sviluppo” al fine di generare il denaro necessario per mantenere i rimborsi in arrivo. Saranno, ovviamente, molto felici di “finanziare” questa prossima fase di sviluppo, che è sempre in agguato all’orizzonte come una necessità economica apparentemente inevitabile.

Questo è un ricatto su una scala inimmaginabile. Ricatto senza fine e vertiginoso. Ricatto sostenibile.

Quindi coloro che stanno dietro lo “sviluppo” hanno distrutto tutto ciò che ha un valore reale nel nostro mondo naturale e nelle nostre società umane alla ricerca della ricchezza e del potere personali.

E si sono preoccupati di nascondere questo crimine dietro tutta la retorica dal suono positivo associata allo sviluppo a tutti i livelli.

Lungi dall’essere qualcosa di intrinsecamente buono, lo sviluppo rappresenta quindi qualcosa che è molto vicino a ciò che potremmo chiamare male.

Abbiamo visto tanti segni di questo male in tutto lo sviluppo che abbiamo subito collettivamente per molti secoli.

I fiumi sono diventati neri e l’aria è diventata tossica a causa dell’inquinamento dello sviluppo industriale.

Foreste rase al suolo, terre profanate, specie spazzate via dalla sua infinita avidità.

Bambini schiacciati a morte dai suoi macchinari, vite rovinate e stroncate da decenni di lavoro ingrato nelle sue fabbriche, miniere e fabbriche sfruttatrici.

Comunità in tutto il mondo strappate alla terra, strappate l’una all’altra, strappate alle felici vite naturali che avrebbero dovuto essere il loro diritto di nascita.

Tutto il senso e il valore sottratti alle nostre esistenze, tutto ridotto a profitto e nascosto dalla menzogna.

Come scrive Sachs: “Cresce il sospetto che lo sviluppo sia stato un’impresa mal concepita fin dall’inizio. In effetti, non è il fallimento dello sviluppo che deve essere temuto, ma il suo successo. Come sarebbe un mondo completamente sviluppato?” (28)

Sarebbe semplicemente un mondo morto.

Dal 2020, il male inerente a questo sistema basato sullo sviluppo è diventato molto più visibile a molti di noi.

Abbiamo visto persone proibite di radunarsi, costrette a coprirsi il viso con le mascherine, a cui è stato detto di non toccarsi. Ai bambini è stato impedito di giocare insieme, agli anziani lasciati a morire da soli senza qualcuno che li tenesse per mano durante le loro ultime ore, milioni e milioni di persone sono state ridotte in uno stato di paura nascosta dalle bugie manipolatrici del sistema mentre cerca di crescere il suo controllo maligno.

Questa espansione del potere sta ora minacciando i nostri stessi corpi, che rivendica come propri.

Vuole infettarci con le sue sostanze chimiche che alterano i geni, inquinare i nostri corpi con la sua nanotecnologia, controllare la nostra fertilità, imprigionarci – “centrarci”, come dicono le Nazioni Unite (29) – in città intelligenti, campi di concentramento digitali in cui i nostri gemelli virtuali online sono usati come lucrative fonti di speculazione e profitto per investimenti a impatto sui vampiri nei loro piani psicopatici per un tipo completamente nuovo di “sviluppo umano” che è indistinguibile dalla schiavitù.

Questa cosa che chiamiamo sviluppo è una forza dell’oscurità e quindi per contrastarla dobbiamo sfruttare il potere della luce.

Luce, prima di tutto, per illuminare la verità delle attività di questa entità, la sua distruzione, ricatto e occultamento.

Come abbiamo visto, la sua prima linea di difesa è la pretesa che lo “sviluppo” non abbia intenti sinistri ed è solo una parte inevitabile e naturale dell’evoluzione umana.

Se riusciamo a sfondare quella linea di difesa, esponendo la sua vera agenda grezza, il suo potere fisico sarà visibile e quindi aperto all’attacco generale.

Ma abbiamo anche bisogno di sfruttare la luce in quello che potremmo chiamare un senso spirituale.

Poiché lo sviluppo è vitafobico, dobbiamo evocare il potere della vita stessa per combatterlo.

Questo potere è dentro ognuno di noi. Non inizia con noi, ma ci viene dal più ampio organismo vivente di cui facciamo parte, l’organismo che viene assassinato dalla forza oscura dello sviluppo.

Possiamo accedere a questa energia vitale, individualmente e poi collettivamente, solo se lo vogliamo davvero, se siamo preparati ad abbassare tutte le barriere di soggettività e separazione dietro le quali abbiamo imparato a nasconderci.

In primo luogo, questo significa cercare il nostro io reale, che non si può trovare nelle identità virtuali online che si stanno costruendo per noi, ovviamente, né nell’identità legale che ci viene data dallo stato, e nemmeno nel senso di identità individuale fornito dall’ego.

Il nostro vero sé, lo scopriremo, è un sé che sa di essere semplicemente una parte di una realtà più grande.

Possiamo scoprirci parte del luogo in cui viviamo, modellati e adattati al paesaggio, al clima, al cibo che vi cresce: siamo plasmati da questo luogo ed esso, a sua volta, è plasmato da noi.

Possiamo scoprirci parte di una comunità, circondati non da estranei anonimi che facciamo del nostro meglio per evitare, ma da altri esseri che condividono la nostra appartenenza a quel luogo locale e con i quali potremmo creare reti di mutuo soccorso, solidarietà e autonomia.

Possiamo scoprire noi stessi come parte del mondo vivente, nodi umani in una grande rete di interazione organica che equivale a un organismo enorme e inimmaginabilmente complesso.

E possiamo scoprire di essere parte dell’intero universo, di essere una minuscola terminazione nervosa di un tutto cosmico vivente.

È l’energia vitale di questo tutto cosmico, l’energia che anima e spinge ogni aspetto del suo vivere sano, che potremmo chiamare la luce.

Possiamo attingere a questa luce, a questa energia, solo quando sappiamo che è lì. La conoscenza della luce, comunque scegliamo di descriverla, implica la conoscenza della nostra appartenenza, implica la conoscenza dell’unità.

L’oscurità rappresentata dallo sviluppo conosce solo separazione e frammentazione. Il suo regno della quantità, per usare il termine di René Guénon, si basa sull’idea della moltiplicazione, di un’infinita accumulazione di oggetti, di beni, di cosiddetta ricchezza.

Ma all’interno di un dato contesto finito, come il nostro mondo, questa moltiplicazione può solo equivalere a una divisione: semplicemente affetta l’unità esistente in miliardi di pezzi più piccoli, tagliati l’uno dall’altro e dal tutto.

La luce, la conoscenza dell’unità, ci dà la forza per combattere quella frammentazione e ripristinare il regno della qualità e dell’autenticità abitativa.

Abbiamo bisogno di lasciarci inondare da questa luce, di esserne presi e usati in qualunque modo sia necessario per liberare il nostro mondo dal mostro vile e distruttore di tutto che va sotto il nome di “sviluppo”.

APPUNTI

  1. Wolfgang Sachs, “Prefazione alla nuova edizione”, The Development Dictionary: A Guide to Knowledge as Power , ed. Wolfgang Sachs (Londra/New York, Zed Books, 2010), p. vii.
  2. Sachs, ‘Prefazione alla nuova edizione’, The Development Dictionary , p. vii.
  3. Gustavo Esteva, ‘Sviluppo’, Il dizionario dello sviluppo , p. 2.
  4. Esteva, p. 3.
  5. Esteva, p. 3.
  6. Otto Ulrich, ‘Tecnologia’, Il dizionario dello sviluppo , p. 320.
  7. https://www.ocd.org/
  8. https://www.rothschildandco.com/en/chi-siamo/la-nostra-storia/
  9. Preambolo alla Carta delle Nazioni Unite, New York: Ufficio delle Nazioni Unite per la Pubblica Informazione, 1968). cit. Wolfgang Sachs, ‘One World’, The Development Dictionary , p. 112.
  10. UNRISD, The Quest for a Unified Approach to Development (Ginevra: UNRISD, 1980), cit. Estava, pag. 10.
  11. un.org/en/events/righttodevelopment/declaration.shtml
  12. http://hdr.undp.org/en/content/what-humandevelopment
  13. https://en.wikipedia.org/wiki/Millennium_Development_Goals
  14. https://www.un.org/millenniumgoals/pdf/Goal_8_fs.pdf
  15. https://www.worldbank.org/en/programs/sdgs-2030-agenda
  16. https://www.worldbank.org/en/about/history
  17. Klaus Schwab, Thierry Malleret, Covid-19: The Great Reset (Ginevra: WEF, 2020), e-book. Edizione 1.0, 5%
  18. Banca Mondiale, Assault on World Poverty (Baltimora, Md.: Johns Hopkins University Press, 1975), cit. Arturo Escobar, ‘Pianificazione’, The Development Dictionary , pp. 152-53.
  19. https://www.worldbank.org/en/about/history
  20. https://www.ifc.org/wps/wcm/connect/corp_ext_content/ifc_external_corporate_site/home

Contributo di Dino Giagtzglou alle tre giornate contro le tecno-scienze

UN CONTRIBUTO AL QUARTO INCONTRO INTERNAZIONALE
CONTRO LE TECNO-SCIENZE


Salve a tutti e tutte!

Tre anni fa, quando Resistenze al nanomondo ha preso l’iniziativa di organizzare per la prima volta questo incontro annuale e internazionale, non potevo immaginare cosa sarebbe successo negli anni a venire. In quel primo incontro ho cercato di descrivere i miei pensieri e le mie preoccupazioni sulla quarta rivoluzione industriale in corso, concentrandomi sulla neo-teoria futuristica e tecnomaniaca (gentrificata) della Singolarità e su ciò che segue dall’ideologia transumanista e dalle pratiche dei suoi sacerdoti.

Oggi, dopo più di due anni di continuo terrore sanitario pieno di propaganda allarmante, attentato informativo a tappeto e manipolazione psicologica attraverso bugie enormi e banali, minacce nefaste, ricatti, coprifuoco, blocchi, punizioni, ipocriti appelli alla “solidarietà”, promesse e “ricompense”, possiamo vedere chiaramente ciò che per molti compagni – anche se sembrano essere sempre pochi – era evidente e prevedibile da decenni o secoli: come la classe dirigente crea e/o sfrutti varie “crisi” successive sotto le spoglie di “stati di emergenza” per applicare, imporre o rendere desiderabili (dalla popolazione) “nuove” tecnologie e tecniche, ma anche per estendere vecchie e identiche forme di controllo psicosociale e di accumulazione capitalista, ultimamente arrivando fino a i livelli cellulari e molecolari della specie umana facendo vivere i nostri corpi fonderie e fabbriche di produzione di proteine di proprietà dell’industria farmaceutica biotecnologica.

Una cosa è certa, due cose sono certe: verrà proposto un nucleare “nuovo”, “verde” e, ovviamente, “sicuro ed efficace” per affrontare la “crisi energetica” oltre che la “crisi climatica”, mentre è in corso un’enorme spinta per l’approvazione di alimenti “modificati dal gene” spacciati per non OGM che dovrebbero diventare la soluzione a una “crisi alimentare” di qualche causa vaga, oscura e non definita, o addirittura il trattamento di malattie della civiltà moderna come come l’obesità, allo stesso modo in cui sono state introdotte terapie geniche “nuove” e – ripetiamolo con una sola voce – “sicure ed efficaci”, sotto forma di iniezioni ingannevolmente etichettate e falsamente accettate come vaccini, per far fronte a un presunto “crisi sanitaria”.

Non dovrebbe sorprendere se la soluzione proposta a una possibile ondata di malattie autoimmuni o ereditate geneticamente, sia il risultato di queste iniezioni invalidanti o mortali dell’ingegneria genetica e dell’onniviolenza biotecnologica generalizzata (che va dall’editing del genoma di varie specie alle armi biologiche), verrebbe da sua maestà la “regina di tutte le (pseudo-)scienze” eugenetica e il modo “sicuro ed efficace” per venire al mondo sarebbe la coltivazione di embrioni GM di “procreazione” medicalmente assistita e surrogato di “gestazione” in uteri artificiali, ovvero sacchetti di plastica ex vivo che simulano le funzioni viventi del corpo materno. Per non parlare dello scenario dei mandati di riproduzione artificiale, come i mandati del “vaccino”, che diventano la scelta “socialmente responsabile” di far passare un figlio come una scelta “libera e consapevole” per la salute del corpo sociale, che alla fine riguarda la salute della Macchina.

Suppongo che dicendo queste cose rischi di essere etichettato come uno stupido e pazzo “teorico del complotto”, piuttosto che un prudente e diligente “realista del complotto”, ma come ha recentemente sottolineato Silvia Guerini elaborando il concetto di resilienza: “Nella nuova normalità di convivenza con l’emergenza e il disastro resa paradigma si diventerà tutti e tutte resilienti per pesticidi, diossina, metalli pesanti, onde elettromagnetiche, nanoparticelle, ogm, sieri genici. E quando la realtà dell’irreversibilità di certi processi e della mutagenesi – che nessun vivente potrà superare con la tanto acclamata resilienza – irromperà con tragicità nelle belle speranze ci penseranno le tecnologie di ingegneria genetica con modificazioni genetiche embrionali e cliniche di fecondazione assistita. […] Nella nuova normalità post-umana e post-natura perché, si chiederanno i tecnocrati transumanisti ed eugenisti, non prevenire e modificare geneticamente le specie viventi facendo sì che siano più resistenti a radiazioni e contaminanti di ogni tipo?” [1]

Allo stesso tempo, mentre la competizione intracapitalista dei blocchi di potere interplanetari è a un punto di svolta senza precedenti dall’era della terza guerra mondiale (“fredda”) con sviluppi rapidi e davvero caldi sia a livello di conflitto armato che di spargimento di sangue e livello di economia, gli Stati “democratici” liberali occidentali (o di stampo occidentale) continuano ad applicare ed ampliare i loro piani strategici di contro-insurrezione preventiva e di controllo, in varie occasioni e con diverse scuse, nell’ambito della (mai dimenticata nostri padroni) guerra di classe e come sequela della dittatura tecno-medica che tutti abbiamo vissuto abbastanza bene, sia nei campi di concentramento del “primo mondo” come immigrati privi di documenti, sia nei penitenziari come prigionieri o negli ospedali, solitamente distrutti dalle politiche neoliberiste , come pazienti e loro parenti o nei galeoni moderni come schiavi salariati o semplicemente nelle strade metropolitane come cittadini liberi di obbedire. Se si vuole confermare quanto dico, vale la pena vedere di cosa tratta un corrispondente piano “segreto” della Commissione Ue dal nome RAN LOCAL, dal momento che è stato ufficialmente delineato ed elaborato dallo scorso anno. [2] A mio modesto parere, ci sono ragioni precise e concrete per cui questa sopramenzionata contro-insurrezione preventiva contro il nemico interno del Dominio è abbastanza connessa alla concorrenza intracapitalista e interstatale e perché si rivolge a soggetti diversi attraverso molti e ceti sociali diversi, compresi anche alcuni ceti alti, poiché la disciplina e l’obbedienza all’interno della fabbrica sociale sono assolutamente necessarie non solo nel caso di una guerra capitalista mondiale su vasta scala, perché la quarta guerra mondiale è già iniziata, almeno , da due decenni a questa parte, come è ampiamente documentato nelle pagine di numerosi numeri della rivista mensile di Sarajevo e nel taccuino per l’uso dei lavoratori n. 01 [3] – ma anche per una crescita economica competitiva.

Inoltre, mentre il continente africano è sempre stato e rimane un territorio conteso per tutti i colonizzatori e gli imperialisti alla ricerca del saccheggio e della riduzione in schiavitù, sfruttando le risorse naturali, la manodopera a basso costo e il commercio transnazionale o le vie di trasporto, non dovremmo mai dimenticare l’importanza della “grande scacchiera” dell’Eurasia (e viceversa). E mentre l’impero del dollaro USA si sta gradualmente ma rapidamente disintegrando, fintanto che il boom economico e tecnologico della Cina è sempre più vicino all’acquisizione della leadership mondiale, i più potenti stati europei e le società private stanno cercando di galleggiare sopra il naufragio del capitalista occidentale, anche sebbene l’inflazione nell’Eurozona sia record e il debito pubblico sia in continua crescita, rendendo la stabilità finanziaria (ancora una volta) una bomba a orologeria. Quindi, guardare i bilanci dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (RRP) degli Stati membri dell’UE è significativo per capire come la cosiddetta transizione “verde” dell’economia e della società nel suo insieme, che si dice leggendaria, viene annunciata dagli stessi “salvatori dell’umanità”, non è altro che un massiccio cambio di paradigma nel contesto dell’attuale ristrutturazione capitalista, per la quale il controllo totale e multiforme, tecnocratico e algoritmico sulla popolazione umana e sul suo ambiente naturale o artificiale è il desideratum. L’UE, tra le altre entità nazionali e internazionali, con denaro caldo e determinati obiettivi fissati dal suo Recovery Fund e tramite il complesso intelligence-IT-media, formazione di classe e politica della paura (come ha affermato il comunista e politologo olandese Kees van der Pijl ), ha colto l’opportunità (messa in scena e ingegnerizzata) della casedemica del Coronavirus per portare in primo piano e attuare piani premeditati da tempo di militarizzazione, dataficazione e controllo cibernetico centralizzato dell’assistenza sanitaria e dell’assicurazione sanitaria, produzione alimentare e fornitura di energia, cultura e istruzione, urbanistica /la pianificazione del territorio e le infrastrutture digitali/telecomunicative, i servizi pubblici e, certamente, l’insieme delle relazioni lavorative, economiche e sociali, attraverso il partenariato pubblico-privato e le necessarie modifiche legislative.

Le valute digitali della banca centrale (CBDC) e gli ID digitali vengono introdotti con o senza la giustificazione di – chissà cosa – nuovi “stati di emergenza” che rendono i sistemi di credito sociale, in una futura società senza contanti, totalmente fattibili tracciando ogni (contactless e disinfettati ovviamente…) transazione in tempo reale, e magari rendendo obbligatori voucher o certificati di “energia verde” proprio come i passaporti di immunizzazione COVID-19, impiantati o meno, etichettando la tecnologia blockchain come essenziale non solo per sostenere la “privacy”, ma anche per combattere il nemico invisibile… del “cambiamento climatico” o dell’evasione fiscale e della criminalità in genere, come se le roccaforti e i signori dell’usura legale e della criminalità “impiegata” non trovassero via d’uscita per fare il loro sporco… È anche degno di nota che le “patenti di guida” per Internet (come ha detto una volta Craig Mundie, Chief Research and Technology Officer di Microsoft), e la sorveglianza di massa dei messaggi di chat con “intelligenza artificiale”, per porre fine a o l’anonimato online, sono stati recentemente sostenuti da Ursula von der Leyen e dalla Commissione UE, sulla base del trattamento di “fake news”, criminalità informatica e “abuso di minori”. [4] [5] [6]

Parallelamente, vengono promossi e stabiliti nuovi standard di e-living come i nuovi modi normali di lavorare, apprendere, curare, socializzare, amare, odiare, divertirsi e vivere in generale, mentre gli “esperti” di Power, siano essi sviluppatori di programmi o economisti o ambientalisti o medici o scienziati comportamentali o sociologi o qualsiasi altro tipo di merda-o-logista, telecontrolleranno sempre la nostra esistenza, senza risparmiare sforzi per mutilare mentalmente tutti coloro che sono desiderosi di conformarsi piuttosto che confrontarsi con le norme di la quarta rivoluzione industriale, non lasciando sfuggire alcuna possibilità di invalidare il pensiero libero e critico. Anche una sottocultura della “resistenza” ha sottratto la vera lotta allo spazio pubblico del mondo fisico e l’ha trasformata in uno pseudo-dissenso imbalsamato all’interno dei musei virtuali degli (anti)social media, dove parlare è “economico” e innocuo perché è facile e senza costi in termini di rischio assoluto, anche se la censura è spesso in agguato. Eppure va da sé che ciò di cui i nostri governanti temono davvero è una lotta attiva, consapevole e consapevole, organizzata e appassionata, collettiva con resistenza e tenacia, con determinazione e impegno negli anni a venire.

Pertanto, DOBBIAMO ESSERE ben informati e preparati considerando tutti gli scenari possibili, aggiungo con ansia facendo eco e sostenendo le parole di Silvia. Dobbiamo sostenerci a vicenda nella corsa in questa maratona e coordinare i nostri sforzi contro il modo di vivere moderno e ora, per lo più, postmoderno (che, di fatto, sono mera sopravvivenza…), stabilendo priorità concrete di lotta in una rete internazionale di controinformazione e resistenza, approfondendo le nostre relazioni, scambiando informazioni ed esperienze, rafforzandosi e incoraggiandosi a vicenda per non rinunciare a combattere, proprio come facevano i nostri antenati politici. La resistenza è più urgente che mai! La solidarietà è necessaria come sempre! È nostro dovere mantenere (non quella misurata in Mega-, Giga-, Tera-, Peta-, Exa-, Zetta-, Yottabyte o quello che hai, ma…) la Memoria umana e di classe viva perché è essenziale e strumentale a qualsiasi prospettiva genuinamente rivoluzionaria!! Rimanere umani invece di diventare semplici accessori e ingranaggi nella mega-macchina del Potere. Combattere per la libertà, contro l’ignoranza organizzata e la pacificazione. Ma, come è stato scritto magnificamente nella presentazione di questi Tre giorni contro le tecno-scienze di quest’anno, incontrarsi è un inizio perfetto e non è una cosa da poco. Il resto deve ancora venire…

Nel bene e nel male, le teste rotoleranno su tutti i lati della guerra sociale. Non sono io a dettarlo, ma le necessità storiche. Diventiamo forti!


Dino Giagtzglou
prigioniero politico della Repubblica greca
Atene, luglio 2022



Un poscritto (linguistico) sul concetto di solidarietà:
La parola solidarietà in greco è un vocabolo composto che trae origine dalla congiunzione dell’antico prefisso alilo-, che significa inter-, mutualità e comunione, e la parola eghίi, che a sua volta deriva dalla preposizione en-, che significa in, e il proto -Radice indoeuropea gew che, negli scritti di Omero, diventa ghiίon, che significa mano o arto. Tutti insieme compongono il vocabolo alileghίi che ha la stessa origine del greco antico sia del vocabolo vicinanza (eghίtita) che del vocabolo garanzia (eghίisi). Quindi, a mio avviso, solidarietà significa aiuto reciproco attraverso la vicinanza/vicinanza reciproca non solo nella dimensione spirituale ma anche in senso fisico/corporeo, nonché pegno e sicurezza, che sono l’essenza della garanzia, poiché entrambe le parole sono sostanzialmente della stessa origine e, come tutti sappiamo, la garanzia comporta responsabilità e vincoli solidi su base materiale e volontaria. La solidarietà quindi non può mai essere obbligatoria, dettata o imposta dal potere statale – in nessun modo – così come non può mai essere “remota” o digitale. Né una semplice figura retorica né qualche applauso umiliante e ridicolo sul proprio balcone. La solidarietà nasce dalle persone e per le persone. Non può mai essere raggiunto seguendo gli ordini e obbedendo né a funzionari del governo né a politici professionisti di destra e di sinistra oa giornalisti mainstream e guidati dallo stato o ai venali “esperti” del potere. Prima più persone comprenderanno questi fatti di base, migliore sarà il posto in questo mondo. Manteniamo la vera essenza di ΑΛΛΗΛΕΓΓΥΗ (solidarietà) fuori dai mondi post-verità di qualsiasi metaverso…

Note:

[1] Resilienza: adattamento a un mondo tossico, Silvia Guerini, June 2022 (Italian), pubblicato su L’Urlo della Terra, numero 10, luglio 2022

[2] https://www.cidob.org/en/articulos/revista_cidob_d_afers_internacionals/128/eu_policies_for_preventing_violent_extremism_a_new_paradigm_for_action

https://home-affairs.ec.europa.eu/networks/radicalisation-awareness-network-ran/topics-and-working-groups/local-authorities-working-group-ran-local_en

https://home-affairs.ec.europa.eu/news/ran-local-dealing-local-impact-online-extremist-activities-16-17-june-2022-barcelona-spain-2022-05-02_en

[3] Notebook for workers’ use #01, Terrorism: the “fourth generation war” (Greek)

https://www.sarajevomag.net/tetradia.html

[4] https://business.time.com/2010/01/30/drivers-licenses-for-the-internet/

[5] https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/european-digital-identity_en

[6] https://www.ccc.de/en/updates/2022/eu-kommission-will-alle-chatnachrichten-durchleuchten

In pdf:

Documento in inglese:

SOLIDARIETA’ A DINOS GIAGTZOGLOU
Leggi qui: https://www.resistenzealnanomondo.org/italia-mondo/solidarieta-a-dinos-giagtzoglou/