8 Ottobre – Presidio al Singularity Summit Italy

SINGULARITY UNIVERSITY SUMMIT ITALY

PRESIDIO 8 OTTOBRE 2019
Dalle 7.00 alle 14.00
Milano Congressi – Via Gattamelata 5

Il Transumanesimo è già qui

Il transumanesimo non è una tendenza marginale di alcuni eccentrici ricercatori o un effetto collaterale dello sviluppo tecnologico, è il logico approdo di questo sistema tecno-scientifico.
Lo slogan di questo incontro è: “Progetta il futuro. Costruisci il futuro. Sii il futuro.” Un futuro che sta già diventando il presente. Le logiche del transumanesimo – superamento dei limiti, miglioramento e potenziamento dell’uomo, riprogettazione e artificializzazione del vivente – non sono solo mere speculazioni astratte, ma diventano ricerche, chimere transgeniche, droni militari, nuovi apparati della smart city, Procreazione Medicalmente Assistista e editing genetico.
Il transumanesimo e il sistema tecno-scientifico producono immaginari, desideri, bisogni, trasformano il mondo e la nostra percezione della realtà.
Dalla Singolarity University, una delle maggiore espressioni del transumanesimo, si formano i più importanti dirigenti e ricercatori mondiali, alcuni di loro confluiscono poi al MIT (Massachusetts Institute of Technology), una delle più importanti università di ricerca al mondo; nella DARPA, una agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per lo sviluppo di nuove tecnologie per uso militare; in Google; in Microsoft, solo per citarne alcune…Tra i maggiori finanziatori della Singolarity University vi sono compagnie come Google note sicuramente per l’informatica ma meno per i suoi investimenti nella ricerca genetica. Proprio in questa convergenza di settori e ricerche di alto livello quest’alveo di scienziati, imprenditori, militari, politici trovano il loro incontro.

Noi non vogliamo essere uomini macchina in un mondo macchina!

Spazio di documentazione La Piralide – lapiralide.noblogs.org
Collettivo Resistenze al Nanomondo – www.resistenzealnanomondo.org

SOLIDARIETA’ A DINOS GIAGTZOGLOU

SOLIDARIETA’ A DINOS GIAGTZOGLOU
αλληλεγγύη

L’Anarchico Dinos Giagtzoglou è stato arrestato nel centro di Atene il 28 ottobre 2017, uno dei giorni nazionali della Grecia, in un’imboscata da parte di forze di polizia anti-terrorismo mentre lasciava un nascondiglio protetto da lui sotto falso nome, portando armi.
Inizialmente venne imprigionato nella prigione di Larissa, una città a 355 km da Atene, con l’obiettivo di isolarlo dai suoi compagni, familiari e amici, rendendo estremamente difficili i colloqui con l’avvocato e rendendo quasi impossibile la preparazione per il suo processo dal momento che i fascicoli del caso contenevano migliaia di pagine in formato digitale.
Il 21 febbraio 2018, è stato trasferito di nuovo ad Atene per un processo di un vecchio arresto durante degli scontri con la polizia antisommossa nel contesto di uno sciopero generale contro le misure economiche di austerità del governo greco nel maggio 2011.
Dopo il rinvio di questo processo ha iniziato uno sciopero della fame chiedendo di essere trasferito definitivamente alla prigione di Korydallos, vicino al suo luogo di residenza.
All’alba del 24 febbraio, mentre è temporaneamente nella prigione di Korydallos per questo processo e mentre sta conducendo lo sciopero della fame, un gruppo di guardie carcerarie insieme a forze speciali della polizia ha afferrato il compagno costretto a letto per trasferirlo di nuovo nella prigione di Larissa. Come risposta immediata, scoppia una rivolta tra gli altri prigionieri con l’occupazione di quasi tutte le sezioni della prigione, chiedono un incontro con il rappresentante del ministero della Giustizia per il ritorno immediato di Dino alla prigione di Korydallos. Le proteste si diffondono nelle prigioni di Malandrino e Chania e un rappresentante del Ministero della Giustizia incontra i rappresentanti dei prigionieri della prigione di Korydallos.
Da Larissa, il 25 febbraio, Dinos dichiara l’inizio dello sciopero della sete come reazione a questo “rapimento” senza precedenti e come un avanzamento della sua lotta. Ha ottenuto il trasferimento il 2 marzo grazie anche al sostegno di un ampio e variegato contesto di solidarietà: dimostrazioni, striscioni di solidarietà, interventi, occupazioni, barricate e attacchi incendiari hanno acceso i cuori e le notti.
Dinos è accusato di organizzazione terroristica con il ben noto articolo contro-insurrezionale 187A, di aver inviato diverse lettere esplosive a funzionari, organizzazioni economiche e agenzie di rating del credito in tutta Europa nella primavera 2017, tra cui un pacchetto trappola a Lucas Papademos, ex primo ministro greco, ex governatore della Banca di Grecia ed ex vicepresidente della Banca centrale europea, che è rimasto gravemente ferito dall’esplosione del pacchetto e per questo motivo Dinos è anche accusato di tentato omicidio.
Il primo processo per il possesso e il trasporto di armi ed esplosivi inizierà il 20 settembre 2019.
Per il secondo processo le indagini sono ancora aperte e le autorità francesi hanno già incontrato gli inquirenti ad Atene per indagare sull’esplosione nell’ufficio del FMI a Parigi.
Dino respinge le accuse di essere l’autore degli attacchi e di essere un membro dell’organizzazione “terrorista” e dichiara che sia l’affitto dell’appartamento che il trasferimento di materiale erano parte della sua solidarietà rivoluzionaria con un compagno perseguitato.
 
Che la solidarietà torni ad essere un’azione concreta di tutti e tutte coloro che lottano per inceppare la megamacchina che annienta i corpi tutti. 
Una solidarietà viva fatta di cuori che battono all’unisono con lo stesso spirito e la stessa tensione per un mondo diverso.

“Voglio che voi siate sicuri, cari compagni e compagne, che i valori della lotta e della solidarietà sono infinitamente più senza tempo di qualsiasi putrido precetto sociale, di qualsiasi soffiata, leccata di piedi o sottomissione. Quindi, se un combattente ti chiede aiuto, tu non dovresti rifiutarlo, ma bensì offrire generosamente sostegno seguendo i tuoi più selvaggi istinti; anche se l’oscuro pericolo di essere tradito in futuro è sempre in agguato, varrà la pena rischiare per la realizzazione delle proprie idee. Vale la pena dimostrare concretamente che la solidarietà non è solo una bella parola vuota di contenuto e significato senza una base etica e una sostanza fisica, e non è neppure un’occupazione occasionale e opportunistica che non costituisce minaccia, senza rischi e vertici rivoluzionari; ma è un vero “arsenale” che abolisce nella pratica il binomio artificiale della legalità-illegalità o della colpevolezza-innocenza, ed è equipaggiata con ‘armi’ per tutti quelli che effettivamente vogliono attaccare l’Esistente. Vale la pena rischiare perché così saprai che tu agisci secondo i tuoi ‘principi’ anarchici e contro i sacri standard sociali dell’egocentrismo, della moderazione e del compromesso, del legalismo e della servitù volontaria…”  
Dinos Giagtzoglou
 
 
Colletivo Resistenze al Nanomondo
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testo in pdf: Solidarietà per Dino

MANIFESTO PDF: ITA

SOLIDARITY WITH DINOS GIAGTZOGLOU

SOLIDARITY WITH DINOS GIAGTZOGLOU

αλληλεγγύη

Anarchist Dinos Giagtzoglou was arrested in central Athens on 28 October 2017, one of Greece’s national days, in an ambush by anti-terrorist police forces as he left a safe house-hideout rented by him under a false name, carrying weaponry.
Initially he got imprisoned in the prison of Larissa, a city 355 km from Athens, with the aim of isolating him from his comrades, family and friends, making the talks with the lawyer extremely difficult and preparing for his trial almost impossible since the case files contain thousands of pages in digital format.
On 21 February 2018, he was transferred back to Athens for a pending trial about an old arrest in clashes with the riot police in the context of a general strike against the Greek government’s austerity economic measures in May 2011. After the postponement of this trial he began a hunger strike demanding to be typically transferred to Korydallos prison, close to his place of residence.
In the dawn of 24 February, as he was temporarily in Korydallos prison for this trial and conducting a hunger strike, a group of prison guards along with police special forces clenched the bedridden comrade for the strike to transfer him again to the Larissa prison. As an immediate response, an upheaval broke out among the other prisoners with the occupation of almostall the sections of the prison, the representative of the Ministry of Justice asked for a meeting, for the immediate return of Dinos to the Korydallos prison. The protests are spread in the prisons of Malandrino and Chania and a representative of the Ministry of Justice meets the representatives of the prisoners ofthe Korydallos prison.
From Larissa on February 25th Dinos declares the beginning of the thirst strike as a reaction to this unprecedented “abduction” and an escalation of his struggle. He obtained the transfer on2 March thanks also to the support of a broad and varied solidarity context: demonstrations, solidaritybanners, interventions, occupations, barricades and incendiary attacks lit hearts and nights.
Dinos is accused of terrorist organization, with the well-known counter-insurgency article 187A, of having sent several letter bombs to EU officials, economic organizations and Credit Rating Agencies throughout Europe in Spring 2017, including a booby-trapped folder to Lucas Papademos, former Greek Prime Minister, former governor of the Bank of Greece and former vice president of the European Central Bank, who had been seriously injured by the explosion of the package and for this reason Dinos is also accused of attempted murder.
The first trial for the possession and transport of weapons and explosives will begin on 20September 2019.
For the second process the investigations are still open while the French authorities have already visited Athens investigating the explosion in the office of IMF in Paris.

Dinos rejects the accusations of being the author of attacks or a member of “terrorist” organization and declares that both the rent of the apartment and the transfer of material were part of his revolutionary solidarity with a persecuted comrade.

May solidarity once again become the concrete action of all those who fight to disrupt the mega-machine that annihilates all bodies.
A solidarity that is alive and made of hearts that beat in unison with the same spirit and tension for a different world.

“I want you to be sure, my dear comrades, that the values of struggle and solidarity are infinitely more timeless than any rotten social dictate, than snitching, bootlicking or submission. So if a fighter asks for your help you shall not deny, you shall offer it generously by following your wild instincts; even if the unknown danger of being betrayed in the future lurks it will be worth the risk for the realization of our ideas. It is worth for the concrete proof that solidarity is not just a nice word empty of content without ethical grounds and physical substance, neither a non-threatening occasional occupation without perils and revolutionary peaks, but that it is a real “arsenal” that abolishes in practice the artificial dipoles of legality-illegality or innocence-guilt and is equipped with “weapons” for all those who indeed want toattack the Existent. It isworth the risk because youwill know that you actedaccording to your anarchic”beliefs” and against the sacred social standards of selfishness, moderation andcompromise, legalism and voluntary servitude… “

Dinos Giagtzoglou


Resistenze al nanomondo Collective
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MANIFESTO PDF: ENG

Dal “Transidentitario” al bambino-macchina – PMO

Dal “Transidentitario” al bambino-macchina

Ecco un dialogo con Fabien Ollier a proposito del suo libro “L’uomo artefatto. Indistinzione dei sessi e fabbrica di bambini” (Ed.Quel Sport?) preceduto da richiami e considerazioni sul tema.

Dal rilascio del nostro “Manifesto degli scimpanzé del futuro contro il transumanesimo”, nel Settembre 2017 (Editions Service compreso) vediamo uno sciame di lavori volare nell’aria del tempo presente intorno allo stesso soggetto, per poi abbattersi sugli scaffali delle librerie. Forse abbiamo messo in luce un puzzle di fatti e di spiegazioni che, una volta assemblati, salta agli occhi con la forza dell’evidenza e della sorpresa, costringendo da quel momento quelli che l’hanno visto a pensarci e a parlarne. E sarà così fintanto che, il vivente politico nell’ambiente in cui vive, sarà una causa di disputa e non un prodotto di laboratorio ordinato su Amazon e consegnato con un drone.

Tra i pezzi di questo puzzle in corso da più di vent’anni si può citare alla rinfusa e in modo non esaustivo: i concetti di macchinazione e di auto- macchinazione (uomo-macchina, mondo-macchina etc.); il legame stabilito tra volontà di potenza e sviluppo dei mezzi/macchina (mekhané) di questa potenza; la filiazione che lega la tecnologia (mezzi di produzione) alla tecnocrazia (in quanto classe detentrice effettiva di questi mezzi) e la tecnocrazia al transumanesimo; il multiculturalismo e il transumanesimo come ideologie dominanti – e convergenti – della tecnocrazia dirigente. Allo stesso titolo l’arte contemporanea è l’arte ufficiale della nostra epoca. La riproduzione artificiale dell’umano e la convergenza, oggettiva e soggettiva, tra transumanisti transidentitari (alias queer).

Tra lo sciame di libri evocato più sopra ce ne sono di brutti e meno brutti. Senza parlare dei libri transumanisti, consacrati alla difesa e all’illustrazione dell’”uomo aumentato”, abbiamo visto passare lavori piattamente opportunisti, di autori ed editori desiderosi di figurare sul mercato e in questo dibattito aperto dall’intrigante audience del “Manifesto” a costo di parafrasarne le idee e i riferimenti. Si sarebbe dovuto recensire questi libri di volta in volta, instaurare una discussione con i loro autori, etc. Per mancanza di tempo, abbiamo preferito portare avanti la nostra indagine [1] e partecipare alla contestazione popolare delle città-macchine (smart city) con il movimento anti-Linky.

Quello che più ci scoraggiava era l’incoerenza della critica, la sua inerzia ottusa di gente ben diplomata, filosofi, psicanalisti, sociologi, economisti… dotati di tribune e microfoni aperti, professionisti celebrati del pensiero o specialisti scientifici. Dobbiamo evocare il patetico Testart il quale, libro dopo libro ci allerta sui “pericoli”, le “derive eugenetiche e transumaniste” della DPI (diagnosi pre-impianto) sostenendo d’altro canto con ostinazione la pratica della PMA per le coppie sterili. Cioè la riproduzione artificiale che egli ha introdotto in Francia, nel 1982, con il suo compare Reé Frydman. E’ tuttavia evidente che aprendo la possibilità della riproduzione artificiale si apre a quella del miglioramento del prodotto; e da innovazioni e miglioramenti a tutte le manipolazioni genetiche offerte da Crispr-CAS9 e i successivi avanzamenti delle conoscenze.
E cosa dire di Silvyane Agacinsky che pensa di fare muro con il suo CoRp (Collectif pour le Respect de la personne) contro la prostituzione delle madri surrogate (GPA) ma tace sulla PMA e non si rende conto, cinque anni più tardi, in questi giorni, del legame tra riproduzione artificiale e ideologia queer [2]. Da qui a cinque anni forse si accorgerà del legame stabilito da anni tra eugenetica e riproduzione artificiale, tra transumanesimo e transidentitarismo.
Lo stesso per Marianne Durano, cattolica e “ femminista integrale” ostile alla GPA, alle fabbriche di bambini, all’eugenetica e al transumanesimo, ma altrettanto muta sulla pratica della PMA per gli eterosessuali sterili.
E infine per finire questa recensione alla Dubout, quegli anarchici che hanno commesso il passo falso di accompagnarci nella contestazione della RAH (riproduzione artificiale dell’umano) si stupiscono dello “scandalo e si defilano con riverenze pacificanti.

Bisogna dire che noi avevamo spinto l’oltraggio ai buoni sentimenti fino alla critica del transidentitarismo, del suo diniego del reale e dei suoi deliri soggettivisti. Era in un testo del Novembre 2014 intitolato  “Questo non è una donna” (a proposito di contorti “queer”)” [3]. Circostanza aggravante, questo testo seguiva a una serie consacrata a “La Riproduzione artificiale dell’umano” co-redatta con “Alexis Escudero” e pubblicata in Maggio/ Giugno 2014 [4]. Induriti nel delitto d’opinione e nel crimine del pensiero abbiamo reiterato con un aggiornamento pubblicato in Giugno 2018: “La riproduzione artificiale per tutte; lo stadio infantile del transumanesimo” [5]. Oggi ancora ogni anarco-queer o “transgender” che si rispetti è colto da una crisi epilettica alla menzione di questi orrori. E se non è “iel” Saranno i loro amici “techno progressisti”. Tutta l’area liberal-libertaria, dall’estrema sinistra in decomposizione, al showbizz (musica,moda, cinema, pubblicità, passando per i media (gruppo Le Monde, Radio France, Libération etc.) l’editoria e l’università, tutti dimenandosi a rimorchio del Gay Pride.
In breve la danza macabra dei transumanisti, coscienti o incoscienti.

E’ pertanto dalla critica del transidentitarismo che è partito Fabien Ollier, cinque anni più tardi nel “L’Uomo Artefatto”, senza temere i riferimenti a “Questo non è una donna” né alla “Riproduzione artificiale dell’umano”.
Questo coraggio, così raro presso i critici della società industriale sarebbe stato sufficiente ad attirare la nostra attenzione. Ad eccezione degli Italiani di Resistenze al Nanomondo, dei Belgi della rivista Kairos, degli anarchici spagnoli di Contra toda Nocività e dei Lionesi de La Décroissance, noi non abbiamo incontrato, a proposito della riproduzione artificiale dell’umano, del legame tra eugenetica e transumanesimo, tra transumanesimo e transidentitarismo, altro che elusione, silenzio, orecchie sorde, sguardi sfuggenti. I nostri propositi sono “ divisivi” o vedete voi “maldestri”. Sarebbe stato più appropriato e riunente attenerci ai luoghi comuni della critica ecologista: la contestazione della devastazione territoriale, delle dighe, delle autostrade, aeroporti TGV etc. O ancora ai soggetti che ci procuravano tanto sospetto quando parlavamo, dal 2001, delle nanotecnologie e del nanomondo, della perdita di controllo e del totalitarismo tecnologico, a partire dai sintomi forniti da Minatec, Clinatec, il cellulare, le pulci RFID, i nems (sistema micro-elettro-meccanico), la biologia sintetica, le bio-e-neurotecnologie, etc. Tante critiche che sono diventate, dopo lunghi anni di studio, la materia del pensiero di Camille Ran-tan-plan o del Groupe Voiture-Balai.

Si dà il caso che inoltre, L’Homme artefact disegna ciò che noi non abbiamo fatto, né nessuno di nostra conoscenza: la storia generale di questa crisi antropologica a partire dagli anni 1970.
Senza dubbio, molti fatti, nozioni, episodi, personaggi, autori etc. erano stati reperiti in altri lavori. Tra i più recenti, “La philosophie devenue folle” di Jean Francois Braustein (Grasset 2018) che ricorda le sordide condizioni dell’invenzione del “genere sociale”di John Money; il saggio rimarchevole di Isabelle Barbéris su “L’arte del politicamente corretto” (PUF, 2019) ; l’ “Appuntamento con i mortali” di Jaques Luzi, sul “Diniego della morte di Descartes al transumanesimo” (La lenteur, 2019); “Richiamo e disgrazia del transumanesimo” di Olivier Rey (Desclée de Brouwer, 2018); e venti pagine di bibliografia, decine di note a piè di pagina, attestanti che Fabien Ollier ha riciclato una moltitudine di elementi sparsi, ma precisamente, lui l’ha fatto. E così facendo ne ha restituito le concatenazioni, le istanze e le articolazioni.

Ciò che ci è dato vedere è lo scatenamento della volontà di potenza (“ il desiderio”), grazie allo scatenamento tecnologico, nella produzione e riproduzione del cliente re. Si tratta, letteralmente, di prendere i propri desideri per delle realtà e di imporle come tali, sfidando, precisamente le realtà oggettive. E non è bello a vedersi. Macellerie chirurgiche e intossicazioni farmaceutiche per fabbricare delle fake donne e dei fake ragazzi. Imposizione di un linguaggio e del delirio mentale di una minoranza “contorta” (queer) all’insieme della società chiamata ad autenticare le sue allucinazioni e dar loro un falso sembiante di verità grazie agli ultimi progressi della scienza. Contraddizioni tra il rifiuto del biologico ed esigenza di validazione biologica dell’identità autocostruita artificialmente. Tra odio della carne, dei “brandelli” umani e sovrainvestimento narcisistico del corpo disegnato su misura. Egotismo degli auto imprenditori in identità ossessionati dalla dissezione delle loro particolarità e dallo stretto rispetto delle etichette. Chiunque confonda creature “binarie” e non “binarie” commette il crimine di lesa-identità. Sanzione incorsa: la messa al bando dalla nuova buona società, quella che rispetta tutte le differenze libera di fabbricarne per meglio strumentalizzarle. Se l’interesse dell’industria dell’auto-macchinazione per questa diversificazione delle opzioni identitarie non ha dubbi, più stupefacente è la compiacenza perversa del mondo intellettuale per questo rovesciamento del reale. Anne Fausto Sterling, Thierry Hocquet, Eric Fassin,Elsa Dorlin, Sam Bourcier, Paul Preciado e molti altri universitari citati da Fabien Ollier, che fanno carriera sulla difesa di pretese differenze. E’ la regola del gioco come direbbe Bourdier che l’ha così ben praticata [6]. Ci si distingue come si può sul mercato delle idee.

Quando i vestiti magici dell’imperatore si presume siano invisibili agli occhi degli imbecilli quale intellettuale avrebbe il coraggio di esclamare – “ Ma Sua Maestà è nuda!” [7]
Quale universitario oserebbe dire oggi davanti a una Marie Helène,<Sam>, Bourcier, Beatriz <Paul>, Preciado etc : “Ma questo non è un uomo!”

Che un simulacro più o meno riuscito possa farsi passare per quello che non è; che arrivi a credere nella propria finzione; e a trovare dei falsi testimoni diplomati per garantire, con tutta la competenza scientifica e filosofica, che bisogna crederci, verifica di ritorno il cliché di Debord su “l’era del falso senza replica”.

“Il solo fatto di essere ormai senza replica ha dato al falso una qualità nuova. E’ in un sol colpo che il vero ha cessato di esistere quasi ovunque o nel migliore dei casi si è visto ridotto ad un’ipotesi che non può mai essere dimostrata. Il falso senza replica ha fatto scomparire l’opinione pubblica che, in un primo momento, si è vista incapace di farsi sentire e, velocemente poi di conseguenza di formarsi.” [8]

Benché titolare di un master II in filososfia Fabien Ollier contribuisce alla sopravvivenza di un’opinione pubblica è vero che non insegna all’università e non ambisce a un posto al CNRS. Può bestemmiare il dogma postmoderno senza timore per la sua carriera d’insegnante in Educazione Fisica e Sportiva. Coloro che come lui preferiscono pensare liberamente potranno leggere, dopo l’intervista che ci ha concessa “L’uomo artefatto. Indistinzione dei sessi e fabbrica dei bambini” (Editions QS? 203 p. 15€ www.quelsport.org)

Pièces et main d’œuvre
9 juillet 2019

Intervista con Fabien Ollier

PMO: All’infuori di alcune eccezioni, gli umani nascono maschi e femmine e diventano uomini e donne. E’ quello che pensiamo, come te e come molti altri che non osano più dirlo a voce alta, tanto i discorsi dei transidentitari si impongono ormai in forma autoritaria. Tu scrivi che “ questi discorsi ideologici o utopici sui nuovi orizzonti sessuali degli umani si distinguono per uno stile di pensiero comune”. Qual’è questo stile di pensiero e quale idee veicola?

F.O.: I transidentitari che sono, a mio avviso, i gruppi di pressione transessuali, transgender, transbiomorfisti [9] e transumanisti formano attualmente ciò che l’epistemologo Ludwik Fleck chiama una “comunità di pensiero chiusa su sé stessa” o per dirla diversamente, una sorta di nebulosa settaria che adotta uno stile di pensiero caratterizzato dalla scelta di oggetti sui quali il collettivo può o non può riflettere, dai pregiudizi obbligatori che un membro di questo collettivo deve forzatamente aver interiorizzato e dai metodi che bisogna utilizzare o non utilizzare per elaborare delle “conoscenze” [10]. Questo significa più precisamente che uno stile di pensiero è un conformismo, un assoggettamento mentale, una limitazione dello spirito critico che confina con l’intolleranza. Così la propaganda transidentitaria, d’ispirazione liberal-libertaria in apparenza, diffonde in maniera autoritaria un’ideologia-cimento [11], una visione del mondo che coagula un numero sempre maggiore di persone le une alle altre al punto da formare un corpo mistico nuovo [12].
Questa idea-faro è che il corpo non ha alcuna gravità ontologica neppure minimale. Non sarebbe dato dalla vita,dalla natura e dal caso. Soprattutto non sarebbe costituito trascendentalmente come un “ corpo di carne soggettivo” non lacerabile [13], ma sarebbe al contrario una pura costruzione sociale, politica e infine individuale. Del corpo così ridotto allo stato di semplice materia fabbricata socialmente o meccanicamente in modo più o meno complesso da comporsi da sé medesimi, non resta che la cosa malleabile a volontà, o il capitale da far fruttare secondo le liturgie mediatiche e le messe tecno-mercantili del corpo feticcio, del corpo meraviglioso, del corpo glorioso quaggiù. Non c’è bisogno di insistere sul potenziale totalitario di tali concezioni del corpo-cosa. Da qui si è insinuata anche l’idea perniciosa che la sessuazione degli esseri umani in due categorie distinte e radicalmente altre in quanto complementari -maschio e femmina- non sarebbe, anch’essa, che il risultato di una forza socio-politica vincolante: quella della scienza maschile, occidentale, patriarcale, bianca, colonialista e eterosessuale. Tutto avviene come se la luna dovesse ormai rivelare al mondo intero che è costituita di formaggio roquefort con il pretesto che Neil Armstrong è il primo uomo ad avervi posto il piede sopra e che non ha necessariamente visto alcunché a causa del colore della sua pelle e del suo pene! Nuove questioni uscite dritte dallo spirito contorto (queer) si sono messe in circolo: e se i sessi non esistessero così come il corpo? E se tutto questo non fosse che menzogna idea dello spirito, finzione sociale, delirio di maschi dominanti? Per i transidentitari, in particolare coloro che sono molto attivi nei gender studies nei paesi anglosassoni e ormai anche in Francia, un vasto complotto metafisico sarebbe il fondamento di un’illusione maggiore: quella dell’esistenza del dimorfismo sessuale. Si dovrebbe altresì decostruire questo mito, uscire dalla binarietà uomo-donna alienante e oppressiva e per riconoscere infine che i sessi non sono due ma numerosi (tesi di Anne-Fausto Sterling) che i “generi” sono persino più essenziali dei sessi (tesi di Judith Butler) e che essendo fluidi,vaghi, confusi e senza frontiere bisognerebbe che proliferassero per realizzare il cyborg (tesi di Donna Haraway).
Dal fatto dimostrato che il maschile e il femminile derivano da una costruzione sociale effettuata sulla corporeità attraverso istituzioni che si fanno carico della vita quotidiana degli individui, si è insidiosamente arrivati, con l’abbandono di qualsivoglia critica istituzionale, e con l’ossessione identitaria, a pretendere che i ruoli sessuati sono puramente convenzionali (tesi di Bourdieu) e che la vera liberazione sessuale consisterebbe nel farla finita una volta per tutte con i sessi. L’ora sarebbe dunque venuta per i transidentitari e altri post-sessualisti di avere il diritto di scegliere il proprio genere. Questa ideologia psicotica e morbosa del corpo in cantiere permanente, del corpo sradicato e nomadizzato comporta una base materiale reale: il mercato della “transizione” è perfettamente organizzato e mondializzato per accogliere a braccia aperte nelle proprie cliniche di biodesign e nei suoi studi medici, i nuovi “disforici” o “pletorici” di genere che vogliono viaggiare dalla donna verso l’uomo e inversamente, a mezzo di grandi sparate di ormoni commercializzati dai laboratori Bayer-Monsanto, passando dai due contemporaneamente e infine non essendo né l’uno né l’altro a colpi di bisturi, o optando per l’ibridazione con altri “esseri senzienti” con i quali si sentirebbero molto vicini (animali, vegetali, robot).

PMO: I transumanisti che progettano un corpo su misura auto prodotto dalla tecnologia affermano il loro disgusto per il carnale e il corpo biologico (“carne” o “gelatina”, secondo gli autori). Da cosa deriva, nella negazione del dimorfismo sessuale, l’odio del corpo?

F.O.: Esistono delle passerelle ideologiche tra i gruppi LGBTQ+ o post femministi attuali che negano in modo mistificatorio i due sessi e i transumanisti che pretendono di poter “aumentare” o “trascendere” l’umano grazie a delle trasformazioni profonde del corpo e a delle condizioni di esistenza. Per questi due movimenti a forte tendenza settaria che professano delle nuove verità più vere di quelle che erano sostenute nel “vecchio mondo” il corpo umano non sarebbe altro che un brogliaccio che deve essere assolutamente corretto senza tregua. Da qui, il rapporto con il corpo è a mio avviso più ambivalente del semplice odio per il medesimo. Theodor W. Adorno e Max Horkheimer lo avevano ben messo in evidenza: “l’amore-odio verso il corpo impregna tutta la civiltà moderna. Il corpo è schernito e rigettato come la parte inferiore e asservita dell’uomo e al tempo stesso oggetto di desiderio come ciò che è “proibito, reificato, alienato”. [14] Nel caso dei transgender, il bricolage tecno-medico del corpo necessita di un investimento narcisistico considerevole ma questo è anche negativo o morboso perché si tratta di rifare un corpo rifiutandolo quasi completamente. Dal momento in cui ciò che distingue radicalmente l’uomo dalla donna- ne convengo – si tratta di un quasi niente metafisico che diventa un quasi tutto – è ridotto ad un insieme di meccanismi quantificabili, di tassi di ormoni, di organi o geni osservabili, diventa facile enunciare che un uomo non è altro che una donna dotato di un forte tasso di testosterone, eventualmente dotato di un pene o di qualcosa di vagamente somigliante. Si ingaggia allora la lunga “transizione” durante la quale le attenzioni egocentriste al proprio piccolo corpo amato-odiato captano tutta l’attenzione, assorbono tutta l’energia, vuotano anche le borse nel passaggio e sicuramente allontanano da tutte le altre preoccupazioni più fondamentali del genere umano: l’arte, la politica, la morale, la creazione sociale etc.. in questo tipo di obnubilazione corporale a tendenza maniacale, si tratta insomma di auto generarsi applicando al corpo una volontà di onnipotenza infantile e (auto)distruttrice che contesta in profondità l’appartenenza all’umanità dell’umano. Da qui l’attrazione per il post-umano, per il post-sessuale, per l’uomo artefatto. E’ quello che esprime molto esattamente Max Valerio, molto spesso preso a modello nella letteratura trans e queer, perché si qualifica come uomo con vagina: “Noi ristrutturiamo i nostri glandi, i nostri fluidi corporali, la nostra pelle, i nostri nervi e le nostre parti genitali, noi intensifichiamo gli archetipi della mascolinità e della femminilità in modo da vedere attraverso di essi, ad attraversarli e a riconfigurarli completamente così come il loro significato una volta per tutte”. [15]
Ora, l’etnopsicanalista Georges Devereux ha messo in exergo la forte pregnanza masochista che cela questo tipo di “bionegatività”. Dice qualcosa che mi sembra fondamentale per ben cogliere l’estensione dei danni che può generare sull’insieme della società l’idea a priori solamente stupida e delirante che i sessi sono vaghi e manipolabili a volontà. “Il tentativo di individualizzarsi attraverso la negazione delle proprie caratteristiche di base rappresenta la distruzione dell’identità reale come un mezzo privilegiato per costruirsi un’identità fittizia. I lemmings umani pretendono di affermare la vita dimostrando la loro capacità di morire. E’ come se l’eunuco provasse al meglio l’esistenza delle non-donne: degli uomini”. [16]

Performare i generi”, “ derivare attraverso i generi” e le loro combinazioni potenziali, far “proliferare i generi” e diventare, secondo l’espressione della post-umanista Katherine Hayles, “gender drifter” ritorna a militare anche per delle identità cyborg, dei tecnocorpi mutanti, provvisti di organi genitali adattati alle forme, quantità e qualità desiderate, e dotate di attributi necessari alle attività sessuali realizzati come ci si dotasse di utensili per cucinare o fare sport. E’ il fantasma del corpo totale, del tutto in uno. Ecco perché l’ordine corporale che si realizzerebbe nel caso si applicasse una tecnopolitica mirante a liberalizzare e incoraggiare le mutilazioni delle sessuazioni originarie per “ aumentare” si fa per dire i piaceri, le sensazioni, le vibrazioni o gli spasmi del corpo artificialmente transgenerato sarebbe per forza totalitario. George Orwell aveva visto bene nel suo 1984: il Grande Fratello s’infiamma all’idea di abolire l’orgasmo e quelli che pretendono di migliorarlo o demoltiplicarlo per transizione o ibridazione di genere ci arriveranno grazie ad una forma di censura per eccesso.

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Note:

1. Cf. Ecrasons l’infâme. Le culte de la Mère Machine et la matrice religieuse du transhumanisme (2017); Reproduction artificielle pour toutes : le stade infantile du transhumanisme (2018); Alain Badiou nous attaque, et nous faisons (humblement) notre autocritique (2019)
2. L’homme désincarné. Du corps charnel au corps fabriqué. Editions Gallimard, juin 2019
3. http://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=539 4
4. http://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=507 5
5. http://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=1064
6. Cf. Les Règles de l’art, Le Seuil, 1992
7. Cf. Les Habits neufs de l’empereur, Andersen
8. Commentaires sur la société du spectacle, Editions Gérard Lebovici, 1988
9. Partisans de l’hybridation du corps humain avec d’autres entités, ils contestent les frontières entre genre humain et machines, espèces animales, végétales ou minérales et veulent transformer/transcender le corps humain en mixant le tout (ingestion de puces NFC, injection de sang de cheval ou de chlorophylle, implants de fausses cornes…).
10. Voir Ludwik Fleck, Genèse et développement d’un fait scientifique, Paris, Flammarion, « Champs sciences », 2008, pp. 173-182.
11. Voir à ce sujet Louis-Vincent Thomas, « Les fonctions de l’idéologie », in Louis-Vincent Thomas, Humains, non-humains, extra-humains. De la pluralité anthropologique des mondes. Écrits socioanthropologiques (1973-1994), Alboussière, QS? éditions, « Archives du futur », 2018.
12. Sur le corps mystique, voir Jean-Marie Brohm, Ordre corporel et incorporations. Corps sociaux, corps politiques, corps mystiques, Alboussière, QS? éditions, « Horizon critique », 2019.
13. Voir à ce sujet Michel Henry, Philosophie et phénoménologie du corps. Essai sur l’ontologie biranienne, Paris, PUF, « Epiméthée », 2006.
14. Max Horkheimer et Theodor W. Adorno, « L’importance du corps », in La Dialectique de la raison. Fragments philosophiques, Paris, Gallimard, « Tel », 1996, p. 251.
15. Cité in Sam Bourcier, Queer Zones. La trilogie, Paris, Éditions Amsterdam, 2018, p. 601.
16. Georges Devereux, Femme et mythe, Paris, Flammarion, « Champs », 1988, p. 5.

Versione pdf: Dal transidentitario al bambino macchina trad
Versione pdf in francese:http://www.piecesetmaindoeuvre.com/IMG/pdf/entretien_avec_fabien_ollier.pdf

 

 

 

 

 

È uscito il settimo numero del giornale ecologista radicale L’URLO DELLA TERRA

In questo numero:

– Il Green New Deal e l’ecologismo di stato: la trappola della sostenibilità (Costantino Ragusa)
– I Paradossi delle politiche dell’identità (Silvia Guerini)
…O verso una civilizzazione post-umana? Conoscenza contro sapere, scienza contro mondo sensibile: progressione del disumano (André Gorz da L’immatèriel, editions le Galilée)
– Un resoconto equilibrato del mondo: uno sguardo critico alla visione del mondo scientifico (Wolfi Landstreicher)
– Il corpo di genere nello specchio delle nuove tecnologie (Game Over _ για τη διάσωση της αμήχανης σκέψης)
– Sabotiamo il mondo macchina della rete 5G e della smart city (Collettivo Resistenze al Nanomondo)
– Dal collettivo di Grenoble Anti Linky e da Pièces et Main d’Oeuvre
– Stralci dal libro “Meccanici i miei occhi. Nati in laboratorio. Dall’utero in affitto alla manipolazione genetica”.

Editoriale

Ci piacerebbe concentrare queste nostre righe su quelle che sono le questioni che da anni portiamo avanti con questo giornale, ma dobbiamo fare i conti anche con altri aspetti che riguardano questo clima sempre più repressivo che si respira in questi ultimi mesi. Ovviamente il decreto sicurezza appena approvato da questo governo con tutto il suo carico di attacco alle libertà degli individui e alle lotte sociali rappresenta un aspetto importante. Ma sarebbe sicuramente inadeguato porre la nostra attenzione solo su questo e soprattutto solo su singoli ministri, che seppur accaniti non hanno fatto tantissimo di più dei precedenti di sinistra. È proprio la sinistra democratica che ha messo in piedi le peggiori infrastrutture repressive, chi è arrivato dopo non ha fatto altro che continuare e confermare dove necessario su quel medesimo solco.
Se ci troviamo in questa situazione senza riuscire sempre a comprenderla lo si deve anche a tutti quegli anti di tutto, soprattutto di sinistra, per quel che ne rimane, e progressisti convinti che impegnati a evidenziare aspetti particolari e parzialità si sono fatti scappare la totalità del problema o quei punti cardine che meritavano non solo degli slogan o pensieri di superficie ma riflessioni approfondite.
Abbiamo a che fare con un processo repressivo che di anno in anno stringe sempre di più il proprio nodo su fasce proletarie più deboli, migranti, disoccupati svantaggiati di ogni tipo, che si ritrovano le asfissianti attenzioni di questa repressione, sempre più diluita nei contesti, ma non per questo meno feroce. Senza tetto spazzati via di strada in strada man mano che arrivano gli impianti di luce “intelligenti”, spinti fino agli ingressi delle cliniche. Migranti trasformati in invisibili, magari senza documenti, costretti ad attività extralegali destinati a rinfoltire le carceri e ad essere strumentalizzati per le politiche securitarie cittadine. La pressione repressiva soffiata con gran vigore da ogni possibile canale di informazione crea quel giusto clima che si respira ormai un pò ovunque: un nemico istituzionale impalpabile, virtuale, mai raggiungibile che crea frustrazione nella gran parte delle persone comuni; dall’altra parte abbiamo i migranti invece presi a capro espiatorio per sfogare rabbia e frustrazione in quello che viene definito nuovo razzismo, ma forse andrebbe maggiormente indagato anche questo aspetto. La realtà e i vari fenomeni vengono rappresentati e descritti sempre ed esclusivamente con poche parole chiave che dovrebbero immediatamente spingere all’attenzione del problema. Queste non sono più adatte perché sono state per troppo tempo utilizzate in modo inadeguato, retoricamente o semplicemente perché sono state per molti contesti l’unico modo di opporsi alla realtà delle cose con toni vuoti e ridondanti da trasformarsi in tanti dischi rotti che nessuno riesce più ad ascoltare.
Se consideriamo la repressione come processo è evidente che saranno molti ad essere tagliati fuori dalla nuova società che si va creando, ma sarà un qualcosa che riguarderà tutti senza escludere nessuno, il cambiamento è inarrestabile. Le differenze ci saranno ovviamente, ma saranno privilegi in questo nuovo assesto.
Una società sempre più a misura di macchina non può che essere una società sempre più repressiva, anche solo per l’aspetto di quell’enorme porzione di popolazione che si troverà esclusa semplicemente perché non più utile nei nuovi processi economici produttivi “intelligenti” e che si ritroverà ai margini. Le infrastrutture ad alta tecnologia e non solo, che arrederanno le nuove smart city, nascono per il controllo e quindi per la repressione: tecnologie di guerra utilizzate in teatri di pace. Questo tipo di repressione che procede nonostante tutto e tutti, senza curarsi dei tempi della politica del governo, delle elezioni… procede a prescindere e trasforma la nostra realtà in un modo così profondo che a gran fatica si potrà arrestare qualche passaggio, probabilmente il tornare indietro forse neanche più è possibile.
Abbiamo il presente dove provare ad incidere, a diffondere pensieri critici e anche solo dei dubbi che possano insinuarsi e arrestare quel flusso di interattività che sempre più pervade il campo sociale e le relazione tra le persone.
Questo assetto repressivo sprigiona e impone il nuovo modo di protestare e di esprimere il proprio dissenso. Con l’esempio il potere dello Stato mette in chiaro come saranno da intendersi le proteste future. Da una parte abbiamo scioperi operai e proteste di studenti represse sotto i colpi dei manganelli o sommerse di restrizioni, dall’altra invece abbiamo gli scioperi del clima che mettono insieme tutti, nessuno escluso, che con la loro espressione vuota di contenuto e conflitto rappresentano un’ottima rappresentazione di una protesta senza protesta, cosa può essere di più congeniale per un tecnototalitarismo che non solo dà ampio spazio al dissenso, ma se ne fa portavoce con le migliori istanze contemporanee del momento: rilanciando in ecosostenibilità e nell’economia verde.

Da qualche giorno Anna, Silvia e Natascia prigioniere nel carcere dell’Aquila hanno interrotto il loro lungo sciopero della fame per ottenere la chiusura della sezione in cui sono state rinchiuse tra mille restrizioni, angherie e vigilate dai GOM (Gruppo Operativo Mobile della polizia penitenziaria). La chiusura non vi è stata e neanche il trasferimento in un altro carcere, in questo senso le disposizioni del Viminale trapelate sono state molto chiare: non concedergli niente o si darà il presupposto per l’innescarsi di altre lotte. Ma la lotta si è già innescata, sia all’esterno con numerosi momenti solidali, sia all’interno delle carceri con le battiture quotidiane nelle sezioni del 41bis all’Aquila, tutt’ora in corso, e con lo sciopero solidale della fame di altri compagni in altri carceri. La realtà si fa più complessa, il senso delle cose sembra perdersi, anche noi siamo parte di questo mondo e non siamo certo immuni dalle intossicazioni quotidiane che ammorbono il presente instupidito dagli smartphon. Ma spazi ancora persistono, a volte scompaiono, ma poi riappaiono, sta a noi saperli vedere, riconoscere, ricomporre e soprattutto mantenerli vivi. La repressione è come una febbre, dobbiamo essere in grado di misurarla e gestirla, ma non dobbiamo avere la pretesa di debellarla completamente, questo sarà possibile soltanto con il rovesciamento dell’attuale assetto di dominio a cui è imprescindibilmente legata, anzi ne è l’essenza stessa.

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