Salonicco, Grecia – Attacco incendiario contro OTE

Viviamo in un mondo dove tutti gli aspetti delle nostre vite sono circondati dal sistema tecnologico. Le relazioni sociali vengono instaurate attraverso computer e i telefoni cellulari sono ben lontani dalla vita reale. Ognuno di noi è quotidianamente monitorato ad ogni angolo della città da telecamere, localizzato dal segnale emesso dai nostri telefoni cellulari e archiviato attraverso impronte digitali e campioni di DNA. Questo è stato progettato per trasformare ogni persona in un numero registrato in una banca dati, per essere delle pedine prevedibili e sicure di un sistema marcio.

Il nostro obiettivo è un mondo di individui ribelli che prendono le proprie vite nelle proprie mani, realizzando il proprio desiderio di ribellione e libertà.

Così siamo tornati ad attaccare l’azienda di telecomunicazioni OTE, continuando la campagna anti-tecnologica. All’alba del 14 dicembre abbiamo collocato un dispositivo incendiario al sistema di antenne in Seych Sou [bosco periurbano di Salonicco].

Noi vediamo la solidarietà come un’arma nel conflitto contro lo Stato e Capitale, ed è per questo che rispondiamo all’attacco dello Stato repressivo contro gli anarchici che attaccano gli obiettivi del sistema.

Solidarietà con l’anarchico Salvatore Vespertino, incarcerato il 3 agosto a Firenze e accusato in base alla prova di DNA di aver collocato la bomba davanti ad una libreria fascista.
Solidarietà con l’anarchico Dinos Yatzoglou arrestato nella mattina di 28 ottobre ad Atene e accusato di aver inviato pacchi-bomba.

Morte allo Stato.

Per un Dicembre Nero, per l’Anarchia.

Cellula Anarchica – Distruzione dell’Esistente

fonte: anarhija.info

Foresta di Hambach – Scontri, barricate e sabotaggi

Foresta di Hambach (Hambacher Forst)/Kerpen, novembre 2017

Foresta di Hambach – Scontri, barricate e sabotaggi…Oltre ai reati riportati, ignoti danneggiarono due stazioni pompaggio. Ignoti con il fuoco distrussero del tutto una stazione trasformatori a Kerpen-Manheim nella Forsthausstraße. Un’altra stazione trasformatori presentava le tracce di un tentato scasso.

Secondo la polizia gli avversari della lignite lanciarono pietre alle forze d’intervento e agli impiegati RWE danneggiando anche delle vetture di polizia. Un gruppo di circa 50 Persone avrebbe tentato di avanzare fino alla zona del disboscamento in atto. La polizia lo avrebbe impedito con lo spray al pepe e riporta una vettura operativa danneggiata.
Inoltre la polizia ritrovava delle assi chiodate lungo la L276 vicino alla Foresta. Erano munite di corde, con le quali avrebbero potuto essere tirate sulla carreggiata.

fonte: chronik.blackblogs.org

Non possiamo abbandonare la critica – Note sul movimento no tap

Da qualche tempo sentiamo la necessità di esprimere alcuni pensieri su quella che è una parte della opposizione a Tap. In un vorticosa corsa, povera, ci pare, di riflessioni interessanti, vediamo ripetersi iniziative che mischiano contenuti e pratiche recuperando tutto nel calderone riformista.
Tra le ultime iniziative, la presentazione di un libro, a cura del giornalista fascio-leghista Gianluigi Paragone sui rapporti tra Tap, le lobbies finanziarie e le banche.
Cortei dal forte sapore cittadinista come quello dell’8 dicembre a Lecce, promosso dal movimento no tav, che ha invitato tutti i movimenti italiani a organizzare iniziative nei propri territori.
E poi presentazione di libri che raccontano di un Salento paradisiaco, che gli svizzeri cattivi vorrebbero portarci via e ancora giornate di narrazione e apologia di ciò che è stato il presidio esistente fino a poco tempo fa. Serrate dei commercianti di Melendugno, sfilate di gruppi partitici di cui capofila sono i 5 stelle. Un movimento no tap, quindi, di cui fanno parte amministratori, commercianti, associazioni, cittadini, comitati e anarchici, che pare essere la fotocopia di cose già viste.
Le giornate trascorse nella primavera scorsa, quando nessun movimento esisteva ancora, sembrano essere lontane anni luce, con la loro spontaneità e determinazione da parte di una pluralità di persone, tutte in prima fila a bloccare i lavori. Oggi invece si organizzano eventi, incontri, e anche ciò che cerca di passare il limite, viene subito recuperato da un discorso democratico. Come le passeggiate attorno alla zona rossa, tra l’altro osteggiate dai capoccia del comitato no tap, che in un’occasione specifica, quella del 6 dicembre, mentre gli abitanti del posto e altri manifestanti si dirigevano verso la recinzione del cantiere, hanno esplicitamente provato a dissuaderli, invitandoli a proseguire in un’inutile manifestazione in una località deserta. Per una volta non sono ascoltati.
Che i movimenti del no abbiano questa composizione non ci stupisce. Insieme a tante belle persone conosciute in questi mesi, spontanee e arrabbiate, ma fortemente condizionate dal sistema statale in cui si trovano immerse, (lo Stato dentro difficile da mettere in discussione, seppure non da tutti), la presenza di sindaci, parlamentari, politici di vario genere, associazionismo di sinistra e di destra, che non esita a prendere le distanze da ciò che alza minimamente il livello del conflitto, pacifisti di varia natura, giornalisti e altro, il recupero è sempre dietro l’angolo, ma soprattutto è sempre dietro l’angolo lo scivolamento verso un miscuglio aberrante che mette insieme ciò che dovrebbe stare agli antipodi.
E gli anarchici? Crediamo sia necessaria chiarezza e sia necessario porre una riflessione sulle dinamiche che vengono riproposte anche in Salento e già viste in altri contesti. “Strategie” e “alleanze” che aumentano il brivido del quantitativo, ma alla fine cosa lasciano? Un impoverimento generale, poiché a furia di abbassare contenuti, pratiche e critica, si finirà per perdere la bussola. L’esperienza valsusina non è lontana, eppure vediamo anarchici ripercorrere le stesse strade senza alcuna riflessione in merito. Ma la teoria e la pratica, i mezzi e i fini, la conflittualità permanente, l’orizzontalità, non sono slogan da ripetere tra compagni, sono ciò che crediamo non farà perdere l’orizzonte della libertà che abbiamo nel cuore. Il pericoloso scivolamento verso la rappresentazione e la narrazione, di cui anche il movimento no tap – e non solo – si caratterizza, ci fa letteralmente paura, poiché vediamo manifestarsi in un movimento (autoproclamatosi tale) una perdita di contenuti e non un aumento, il recupero delle pratiche più incisive e non il loro affermarsi. Una centralizzazione che rischia di diventare gerarchia. La riproduzione di un mainstream che sta stritolando l’individualità e la particolarità.
Per fermare Tap dobbiamo agire ma non possiamo abbandonare la critica.

Alcuni nemici di tap
Dicembre 2017