Da La Décroissance (La Decrescita – rivista francese)

  • In Europa, l’Italia sembra essere il Paese più avanzato nell’avanzata del tecnototalitarismo di stampo cinese. Ad esempio, si segnala che una prima fase di credito sociale è stata attuata dal Comune di Bologna. È anche qui che le politiche sanitarie pro “vaccino” sono state le più repressive. Il peggio è stato raggiunto dallo Stato Vaticano a Roma. Come spieghi questo fenomeno nel tuo paese?

La situazione italiana è  paradossale.

Da un lato è il paese che più si è lasciato permeare dalle politiche autoritarie di sorveglianza digitale nei due anni della cosiddetta “emergenza sanitaria”. Ancora oggi il personale sanitario (medici, infermieri e impiegati delle EPHAD) deve essere vaccinato per poter lavorare, pena la sospensione dal lavoro senza stipendio. Inoltre, almeno fino alla fine dell’anno scolastico e i bambini dai sei anni in su saranno obbligati a portare la mascherina per tutta la loro permanenza a scuola. Sul fronte del credito sociale l’Italia si sta prestando ad esperimenti dove tramite la sorveglianza digitale al cittadino è attribuito un punteggio che vale come graduatoria per l’accesso a premi e facilitazioni. A Bologna e a Venezia sono già stati presentati dalle municipalità dei progetti in tal senso. A Fidenza, una città non lontana da Bologna, è stato introdotto un regolamento per gli inquilini titolari di alloggi pubblici che prevede una sorta di patente a punti, dove i cattivi comportamenti sono sanzionati con una detrazione di punti. In caso di azzeramento del punteggio scatta la sanzione dello sfratto per giusta causa. In questo caso non è così chiaro il nesso con la sorveglianza digitale ma permangono aspetti per così dire “tradizionali” del credito sociale, come la contabilizzazione del buon comportamento dei cittadini e la riduzione di ciò che fino a ieri era diritto del cittadino (e quindi dovere di tutela per lo stato) in una concessione che lo stato può decidere di dare o togliere.

Se è vero che la maggioranza degli italiani ha accettato senza protestare le politiche dell’emergenza è altrettanto vero che la cultura del popolo italiano è forse una delle più resistenti al nuovo ordine mondiale. Siamo un popolo che ha conservato forti i legami personali, dove è ancora normale riunire le famiglie attorno ad un tavolo le domeniche a pranzo, dove il senso comunitario è più duro a morire. Più degli altri popoli esitiamo ad abbandonare il contante come mezzo di pagamento o ad abituarci ad acquistare i pasti nelle grandi piattaforme digitali. Purtroppo questo aspetto della nostra cultura non è quasi mai vissuto con orgoglio ma piuttosto con un senso di colpa per essere “indietro” rispetto al progresso che avanza. E’ da questo senso di colpa che si sviluppa una forte accettazione per la trasformazione digitale in corso.

  • Per resistere alla politica sanitaria, molti genitori italiani hanno creato scuole alternative. Non c’è il rischio di secessione della popolazione italiana di fronte all’attuale politica perseguita dal governo?

Il rischio di secessione di una parte della società italiana esiste anche se ora più che mai è difficile fare previsioni.

Le società industriali si sono sempre distinte per il bisogno di uniformare le culture e le appartenenze: la scuola, gestita dallo stato e obbligatoria per tutti, è da due secoli il principale motore di questa integrazione. Ora, per la prima volta, in Italia assistiamo ad un fenomeno piuttosto esteso di migliaia di famiglie che scelgono di organizzarsi autonomamente nell’istruzione dei propri figli, formando scuole informali gestite da un’assemblea di genitori (cosiddette scuole parentali o “homeschooling”). Una piccola frazione di obiettori radicali della società industriale è sempre esistita ma erano realtà composte solamente da individui considerati socialmente come emarginati. Oggi invece sono famiglie considerate “normali”, che conducono una vita per così dire borghese, a compiere una scelta di forte rottura con la società. Non è chiaro a quali conseguenze porterà questa secessione, quel che certo è che si tratta di un fatto inedito. Molto dipenderà dalla durata nel tempo di questi progetti di scuola in comune e dalle capacità di autogestione delle famiglie.

Quanto al giudizio sulle scuole parentali, mi pare sia un fenomeno da guardare con interesse e simpatia per due ordini di ragioni.

La prima è che nello stato attuale della società italiana è poco opportuno agire per un cambiamento dell’intera società. Molto più realistico difendere l’esistenza di un “resto” (sinonimo di resto: frazione) che custodisca i vecchi saperi e ne sviluppi di nuovi per essere pronti a ricostruire sopra le macerie. Come dall’esilio biblico a Babilonia il popolo d’Israele si è salvato grazie ad un suo “resto” (frazione) rimasto devoto alla Legge così noi dovremmo sostenere un resto (frazione) della società industriale per garantire un futuro oltre la catastrofe in corso.

Il secondo aspetto positivo è che in questo modo si può infrangere il tabù dell’autorità scolastica e  della centralizzazione statale dell’educazione dei bambini. E’ un tabù finora riconosciuto e temuto quasi unanimemente, persino nell’ecologia politica, essendo pochi i pensieri pubblicati di una critica radicale all’istruzione di stato (un’eccezione di rilievo è rappresentato da Deschooling Society di Ivan Illich).  Se è comune nell’ecologia politica sostenere il decentramento della produzione (relocalisation) potrebbe essere altrettanto lecito pensare ad un decentramento della cultura e delle forme di educazione dei più piccoli. Se in tanti in Italia erano già pronti (almeno a parole) a sfidare le leggi dell’efficienza economica che centralizza la produzione ora se aggiungono altri pronti a sfidare il monopolio dell’educazione proprio delle istituzioni della società industriale. Una rivolta rischiosa che sarà accompagnata da molti insuccessi e fallimenti, ma benvenuta.

  • L’Italia è ancor più della Francia posta sotto il dominio della tecnocrazia europea. Riusciranno gli italiani a riprendere il potere nel loro Paese? È possibile una forza politica attorno alle idee di decrescita?

Credo che l’Italia, in confronto con la Francia e con gli altri paesi dell’Europa occidentale, sia un paese politicamente molto debole e molto più soggetto di altri ad essere diretta dall’esterno. È un processo in corso già dagli anni ottanta e che tende ad aggravarsi con il peggioramento generale del contesto politico europeo. Gli ultimi dieci anni sono stati molto duri per noi e per il futuro tutto lascia intendere che la situazione peggiorerà.

Al momento non ci sono segnali di un’inversione di tendenza. La debolezza politica italiana produce una classe dirigente asservita agli interessi transnazionali, che a sua volta prende decisioni che indeboliscono ancora di più l’Italia. Esistono delle forze politiche di nuova costituzione che mirano a riportare le decisioni strategiche per gli italiani in Italia, ma si tratta di associazioni piccole e tra loro divise: non esiste ancora un’opposizione organizzata in grado di modificare il corso degli avvenimenti.  L’ecologia politica e la decrescita non sono sviluppate come in Francia: è difficile immaginare nel futuro prossimo una forza politica istituzionale fatta per partecipare alle elezioni, riunita attorno alle idee della decrescita.

Molto spesso gli italiani vicini alle idee della decrescita hanno ritirato definitivamente la loro fiducia nel processo elettorale e nelle istituzioni statali che si legittimano a partire da esso. É molto più facile veder fiorire le idee della decrescita ai margini della società, nei progetti di autonomia scolastica e di vita in comune. Un certo numero di fallimenti in questi progetti sarà inevitabile, ma se questi saranno accompagnati anche da un buon numero di successi, da queste esperienze potrà nascere una soggettività politica vera, diffusa, efficace, che si esprimerà in forme nuove, probabilmente fuori dagli schemi elettorali di democrazia rappresentativa oggi presenti.

  • Stai lavorando a una traduzione del capolavoro letterario di Bernard Charbonneau Je fus. Hai anche partecipato alla traduzione e alla distribuzione di altri autori francesi antiproduttivi come Jacques Ellul. L’Italia non ha generato tanti autori tecnocritici quanto la Francia?

Effettivamente in Italia non si sono sviluppate tradizioni culturali autoctone sulle quali poter fondare una critica come quella sviluppata nella vostra rivista. Oggi possiamo trovare numerosi autori italiani impegnati sulla critca del produttivismo (tra tutti Maurizio Pallante, intervistato sul vostro numero ____) e delle tecnoscienze (in particolare il collettivo Resistenze al Nanomondo, anch’esso presente nella vostra rivista numero___).

Fuori dall’attualità contemporanea in Italia solo Pier Paolo Pasolini e in campo artistico Giorgio Gaber  sono stati  autori di larga diffusione capaci con le loro opere di ispirare le generazioni future. Credo che una ragione si possa trovare nelle vicende storiche italiane. Rispetto alla Francia e ad altri stati europei l’Italia è un paese molto giovane, che ha avuto uno sviluppo industriale pieno solo a partire dal secondo dopoguerra. Lo sforzo intellettuale italiano nell’era contemporanea è stato di coniugare i nuovi valori espressi dall’industria con quelli ereditati dal cattolicesimo romano e dalla cultura tradizionale in genere.  Durante “I trenta gloriosi”, quelli dove è stata scritta la maggior parte dell’opera di Ellul e Charbonneau la cultura italiana ha avuto scarso interesse sia per la cultura liberale classica, di stampo anglosassone, che stava forgiando le società occidentali a propria immagine e somiglianza , sia a maggior ragione per la loro critica radicale.

Nel 2022, dopo due anni di gestione tecnocratica dell’emergenza sanitaria e con un presidente del governo espressione esplicita delle elite finanziarie mondiali il tema della critica al produttivismo e alle tecno scienze si sta affermando con forza, avendo il potere tolto la maschera. Senza punti di riferimento culturali solidi è inevitabile scadere nel complottismo, rendendo gioco facile al potere di screditare ogni critica radicale dell’esistente, bollandola come ingenua e infantile. Il progetto di diffusione di Ellul e Charbonneau in Italia si inserisce in questo contesto, per dare spessore critico alla rivolta in corso.

  • Un altro fenomeno ecologico che colpisce particolarmente l’Italia è la formazione di “cupole di calore” sempre più forti legate al riscaldamento globale. Come reagiscono gli italiani a questo altro disastro?

Gli italiani reagiscono al calore estivo … con l’aria condizionata! E l’effetto psicologico più negativo è che le persone passano l’estate rinchiudendosi in ambienti climatizzati dove gli spazi aperti diventano un luogo ostile, da evitare. Una situazione che pur nella sua ordinarietà ricorda i confinamenti della primavera e inverno 2020.

Di recente hanno fatto scalpore le parole del presidente del governo Mario Draghi pronunciate il 6 aprile scorso. Rispondendo direttamente ad un giornalista che chiedeva se il governo italiano era veramente intenzionato a disporre un embargo al gas russo ha chiesto: “lei preferisce la pace o il condizionatore acceso d’estate?”.  La sobrietà nei consumi energetici è ora invocata dalle elite tecnocratiche in nome della guerra. Una beffa per noi sostenitori italiani della decrescita non facile da digerire. 

Nella pianura del nord Italia dove vivo anche le persone più lontane dagli ambienti dell’ecologia riconoscono che il clima estivo è cambiato. Non solo  dômes de chaleurs, ma anche temporali di tipo tropicale, con pioggia e vento di intensità mai vista in queste zone. Che le causa di queste variazioni sia attribuibile alle attività produttive dell’uomo è una constatazione di molti. Tuttavia non è ancora una ragione sufficiente per mettere in discussione l’assetto della società. Pare che la maggioranza delle persone, essendo diseducate alla libertà, attendano con impazienza una catastrofe per poter sentirsi autorizzate a cambiare idea: ma la decrescita dettata dalla necessità non ha nulla che a fare con la decrescita della libertà ispirata da Ellul e Charbonneau. Nulla tranne il nome.

Intervista da La Décroissance ad Alfeo Castorini
pubblicata sul numero della rivista 190, giugno 2022
http://www.ladecroissance.net/

Comunicato dell’Assemblea popolare di Busto Arsizio

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA POPOLARE DI BUSTO ARSIZIO


Succede sempre più di frequente che iniziative pubbliche nelle quali si affronti la
questione delle nuove tecnoscienze legate al controllo, alla manipolazione, alla
programmazione e al dominio di tutte le forme di vita vengano sabotate da gruppi di
persone che vogliono impedire anche solo la possibilità di discussione e di
approfondimento.
È ciò che è avvenuto a Busto Arsizio il 4 giugno scorso durante l’incontro
pubblico organizzato dall’Assemblea popolare con alcuni membri della Nave dei
Folli – Bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica, quando tre
persone si sono presentate muovendo accuse infondate e calunniose di fascismo e
transfobia sia all’assemblea che agli invitati e dichiarando espressamente di voler
sabotare l’incontro.
A nulla sono serviti la disponibilità al confronto e il chiarimento che non si
volesse mettere in discussione le scelte individuali di chi si rivolge alla scienza
ufficiale ma il fatto che le élite economico-finanziarie strumentalizzino i problemi di
salute, il malessere e l’infelicità, le nocività ambientali e le ingiustizie sociali, da loro
stesse causati, per portare avanti i loro progetti deliranti di trasformazione
dell’essere umano (e di tutti gli esseri viventi) in una chimera tecnobiologica
(imposizione e integrazione di trattamenti/apparecchi neotecnologici nel corpo
organico, piegando il bios alle logiche e alle esigenze della macchina cioè ai fini del
controllo e dell’efficienza performativa).
L’azione di sabotaggio si è conclusa con l’aggressione fisica a uno dei nostri
invitati; l’incontro è poi continuato quando le tre persone si sono finalmente
allontanate.
Siamo solidali con i nostri ospiti della Nave dei Folli e li ringraziamo per il loro
contributo alla conoscenza e alla critica radicale della società cibernetica che si è
andata affermando negli ultimi decenni e che intende portare l’assalto definitivo ai
nostri corpi.
Per quel che ci riguarda non tollereremo più tentativi di censura nei confronti di
alcuno e da chiunque essi arrivino. Non vogliamo essere complici o neutrali rispetto
a questa nuova caccia alle streghe, pena la nostra – e di tutti coloro che si
oppongono ai diktat della tecnocrazia globale – agibilità di iniziativa pubblica.
La questione che si pone è semplice e imprescindibile: la possibilità, adesso e
in futuro, di esprimere pubblicamente l’indisponibilità e il rifiuto a farsi manipolare,
innestare e colonizzare i corpi da bio/nanotecnologie, tecnologie digitali e da chissà
quali altre diavolerie tecnologiche, senza essere tacciati di fascismo e transfobia e
quindi essere mostrificati.
Rivendichiamo il diritto naturale e inviolabile di ognuno di decidere sul proprio
corpo, che non può subire deroghe o eccezioni, senza dover motivare o giustificare
il rifiuto ad un qualunque trattamento sanitario (che faccia bene o male non importa)
o impianto di protesi tecnologiche. L’habeas corpus, principio che tutela
l’inviolabilità personale (“abbi il [tuo] corpo [libero]”), non deve essere sacrificabile in
nome di una qualsiasi presunta e pretesa ragione di “salute pubblica”. La libertà
individuale viene sempre prima di una qualsiasi supposta “emergenza” (sanitaria,
climatica, energetica, alimentare, bellica che sia).


PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI CORPI


Assemblea popolare Busto Arsizio, 19 giugno 2022

Editoriale, L’Urlo della Terra, n°10

EDITORIALE

Nel chiudere il precedente numero del giornale eravamo più che sicuri che il clima emergenziale della dichiarata pandemia sarebbe durato ancora a lungo. Sicuramente non nello stesso modo, ma con l’aggiunta di nuove narrazioni portate avanti dal potere stesso nel corso degli eventi, sempre volutamente contraddittorie. Una totale mancanza di senso per spingere a cercarlo in una continua ricerca, per sua natura sempre inutile e foriera di malesseri e nuove confusioni.
Nell’interscambiabilità del camice bianco con la tuta mimetica ci siamo ritrovati in piena guerra, una guerra vera. Non che il camice bianco sia stato messo da parte, sarebbe un grave errore pensarlo: semmai, è stato momentaneamente accantonato, e solo nell’immaginario collettivo. All’arrivo delle prossime emergenze sanitarie che vengono già dichiarate e preparate a Davos non è da escludere che ad inoculare i nuovi sieri genetici ci siano proprio le tute mimetiche. La cosa forse più grave sarebbe che per i più non farebbe molta differenza, in quanto per anni siamo stati sommersi da una propaganda di guerra sanitaria. Trovati i nemici, che a seconda del momento cambiavano, ci hanno spinto al fronte a combattere: contro un virus, l’altro da sé, i non inoculati, i limiti biologici del corpo…L’importante era, ed è tuttora, che la nostra attenzione sia sempre sequestrata e concentrata altrove dalla fonte originaria della vera minaccia.
Il linguaggio bellico ha permeato tutto, sia il momento del più alto allarme lanciato, sia la costruzione della nuova normalità digitale de-solidarizzante e a distanza. Come ogni guerra, anche quella combattuta in camice bianco, ha avuto bisogno dei suoi sacrifici e delle sue vittime. La massa della popolazione è stata disposta, seppur spesso mal volentieri, a dare il suo contributo alla patria diventata piattaforma: universo digitale e tecno-medicale, dove i più hanno reso disponibile il proprio corpo ai sieri genici nel più grande esperimento mai realizzato fuori dal laboratorio dopo le bombe atomiche.
Dichiarare la prosecuzione dell’emergenza è stato qui in Italia quasi una formalità, non solo perché ci hanno già troppo abituato a quel clima e a quella tensione inspiegabile che spinge i più verso le braccia cyborg del potere, ma soprattutto perché non è più previsto qualcosa di diverso da uno stato di emergenza, qualsiasi sia la motivazione utilizzata a giustificarlo. Per questo stanno lavorando tenacemente a disgregare anche solo il ricordo di quello che c’era prima, tutto viene sostituito e resettato quasi quotidianamente in vista dei nuovi tempi che verranno. Il “niente sarà più come prima” verrà presto sostituito da un presente agghiacciante da considerare come il migliore dei mondi possibili. Gli architetti della Grande Trasformazione hanno anticipato questa direzione già da diversi anni, anticipando la fase progettuale e le prove generali. L’attuale turbolenza di guerra porta ad una ulteriore accelerazione, forse quella definitiva, verso un capolinea transumano e biocida.
Tecnologie del nuovo ordine cibernetico e biotecnologico che prima faticavano a universalizzarsi e normalizzarsi – basti pensare alla tecnologia Crispr/Cas 9 – nei tempi attuali si vedono apparecchiate nuove società digitali e bionanotecnologiche recintate dalle potenzialità della rete 5G. Ma questo non porta solo nuovi mercati e tantissimi miliardi che arrivano nelle casse delle multinazionali come mai era successo prima. Queste compagnie, in gran parte in mano alla finanza internazionale come Vanguard e BlackRock, emergono dalla superficie del mare fuori da quei tubi sottomarini che attraversano il mondo ed entrano nel vivo come veri e propri pilastri-fondamenta a tenuta del futuro che si fa sempre più vicino. Nell’ultimo incontro del WEF (Word Economic Forum) tenutosi a Davos, il presidente Karl Schwab è stato chiaro nel ribadire ai leader dei vari governi che saranno loro – il WEF con le più importanti compagnie e i loro accoliti – ad essere il motore e la direzione del cambiamento globale che è già in atto.
In questa direzione basta pensare alle nuove generazioni di dispositivi digitali e nanotecnologici come sensori ingeribili, Quantum dots1, microchip sotto pelle e alla riorganizzazione della medicina in forma predittiva e preventiva all’interno del nuovo paradigma a mRNA.
Il controllo e la gestione dei corpi grazie al costante tracciamento digitale cattura l’individuo alla nascita fino alla morte, portando a una mutazione radicale della figura del paziente. Il monitoraggio della salute, specialmente durante l’esercizio fisico, è stato una delle primissime applicazioni che ha consentito la commercializzazione di dispositivi indossabili. Il monitoraggio e l’assunzione di farmaci da remoto sarà il passaggio che permetterà il loro passaggio dall’esterno all’interno dei corpi. E come ha chiaramente espresso Yuval Harari a Davos: “Il Covid è fondamentale perché questo è ciò che convince le persone ad accettare, a legittimare, la sorveglianza biometrica totale. Se vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo sotto la loro pelle”.
Negli ospedali-aziende in mano alle multinazionali farmaceutiche ci penserà l’eugenetica digitale algoritmica a decretare la vita degna o indegna per stare a questo mondo. La concezione che se non ti curi sei un peso alla società si evolverà nella considerazione che sei un peso per la società perché non hai provveduto ad intervenire preventivamente sul possibile male. Per creare un’accettazione sociale e per mascherare lo sfoltimento di vite i primi passaggi vedranno il principio della libertà di scelta, avendo visto che funziona, principio promosso da tutti i progressisti pronti a diventare gestori della loro stessa miseria. Ma, in questa pseudo libertà di scelta, fuori dai loro paradigmi vi sono solo scarti umani da tollerare finché non sarà possibile spazzarli via come la polvere che non lascia traccia e ricordi.
Lo stesso transumanista Kurzweil nel descrivere i processi tecnologici si è sempre espresso con prudenza, affermando che non vi sarebbero stati salti in avanti, ma un lento processo che ci avrebbe portato al transumano. Un processo per gradi, a meno che uno stato d’eccezione non avrebbe permesso di monopolizzare l’agenda mondiale per un’accelerazione drastica verso la Grande Trasformazione. Quello stato d’eccezione che fece sfregare le mani agli scienziati atomici, agli scienziati nazisti e comunisti che finalmente potevano realizzare quello che prima era impensabile. Quello che adesso fa muovere la scienza bio-nanotecnologica è lo stesso sentire, un’occasione che non può essere persa e possiamo essere certi che se nessuno li fermerà non la perderanno, con conseguenze disastrose qualsiasi sia il risultato che raggiungeranno.
Si va verso anche una drastica trasformazione della produzione e della coltivazione industriale di alimenti portata avanti degli investitori dell’agrobusiness e delle biotecnologie: i sistemi alimentari saranno riprogettati per coltivare proteine “sostenibili” al fine di sviluppare e commercializzare la carne sintetica e per i nuovi OGM sviluppati con editing genetico (Tecniche di evoluzione assistita – TEA). Questi progetti avranno il sostegno delle associazioni animaliste e ambientaliste, che li includeranno nei nuovi standard di benessere animale ed ecosostenibilità.
Anche se siamo in un periodo di anticamera di un conflitto atomico o con armi batteriologiche e di interventi di geoingegneria climatica altrettanto devastanti su scala mondiale, il mondo tecno-scientifico si lancia in avanti e parla di sfide globali per stare al passo con i rapidi cambiamenti tecnologici che loro stessi stanno impiantando ovunque. Si passa da tecnologie di guerra a tecnologie di pace, da tecnologie nocive a tecnologie per far fronte ad un inquinamento su vasta scala. In questo senso è esemplificativa la cosiddetta energia alternativa e verde che per esistere necessita di un estrattivismo di terre rare proprio dove l’ultima natura è rimasta intatta. Come scriveva Orwell in 1984, la guerra è pace e la libertà è schiavitù, , questi non sono più concetti rappresentativi per i tempi presenti dove tutto è capovolto o capovolgibile in una vorticosa transizione cibernetica che non lascia più spazio al pensiero e alla carne dei corpi.
La strategia della Grande Trasformazione è quella di lavorare con delle tecnologie molte delle quali sperimentali, quasi del futuro per l’immaginario che viene creato, ma è proprio in questo presente che si stanno costruendo le premesse future per la realizzazione di questa Grande Trasformazione. E a continuare a pensare che non ce la faranno ha portato al punto in cui siamo oggi. Un po’ come succede con la guerra, che apparentemente non è mai in programma e che molti sostengono di non volere, ma che da anni è preparata all’unisono da tutti, pianificando le società a partire da quello che sembra un irrinunciabile arrivo.
Ci troviamo in una specie di fase di passaggio, di tecnologie ibride, il tutto non sempre immediatamente afferrabile e comprensibile anche ai suoi stessi ideatori. Concretamente il passaggio del dopo emergenza sanitaria è un universo di preparazione alla catastrofe che prende possesso di tutta la sfera pubblica e privata, rompendo i distinguo per formare generazioni future che possano soddisfare la domanda della nuova economia del lavoro conseguente alla Grande Trasformazione. In questa nuova sfera sociale ricombinata ci sarà spazio solo per il digitale, robotica, Intelligenza Artificiale, nanotecnologie, biotecnologie, biologia sintetica, Internet delle cose e Internet dei corpi comunicanti.
Nella sfera più critica della società dove è rimasto ancora un po’ di pensiero, tra minacce pandemiche e guerre, si denuncia come la forza lavoro – dove non sono resi obsoleti milioni di posti di lavoro – è destinata ad un rimpasto radicale senza precedenti che, grazie alle nuove tecnologie, rimodella tutto il mercato del lavoro con cambiamenti prima semplicemente inconcepibili. Senza contare le conseguenze di tutti questi processi che non saranno certo indolori, anche perché non sono previste alternative, piuttosto un reddito minimo universale che legherà ancora di più le persone ad un potere accentrato che deciderà cosa e come comprare e con quali tempi, ovviamente il tutto verde, inclusivo e assolutamente tracciato.
Siamo ridotti ad un livello tale, tranne rare eccezioni, che la denuncia di quello che sta accadendo va verso qualche personaggio che trasuda transumanesimo, le forme o i modi, le conseguenze, ma raramente all’impianto centrale, come se si criticasse un totalitarismo per il suo spreco di risorse e per la sua mala gestione della cosa pubblica. A gran cassa durante la fase acuta della propaganda pandemica si ascoltavano appelli come “non vogliamo morire fateci almeno lavorare”. Le rivendicazioni che si sentivano e che si continuano a sentire raramente vanno oltre l’immediato problema lavorativo o sono strettamente legate a singoli aspetti della salute. Rischiano così di essere denunce parziali che fanno sfuggire il più ampio piano di trasformazione. Questa comprensione solo parziale porta a riconoscere le storture di un sistema evidentemente affamato di guadagni immensi, senza mai però prendere in considerazione che vi siano una precisa volontà e un disegno che hanno messo sotto i piedi da tempo qualsiasi principio di precauzione, il principio di Ippocrate, parlamenti, costituzioni e comitati bioetici per quello che valevano anche prima. Sfugge così che l’obbiettivo non è la guerra a un virus creato in un laboratorio, ma una guerra verso l’essere umano per come è stato e per come ha vissuto finora.
Al principio di precauzione c’è da contrapporre un principio di legittima difesa, ma non come formula giuridica utile a passare indenni nelle maglie dei sistemi giudiziari. Piuttosto dobbiamo pensare a tessere una resistenza che mantenga vivo il senso delle cose, dandogli concretezza, rifiutando le formule disgreganti post-moderne. Ridare senso significa anche evidenziare chi in questa lotta agisce da opportunista, come ha fatto sempre nella propria vita, pensando alle vie sicure per sopravvivere all’arrivo della tempesta. Fuori dal circondo che il sistema sta allestendo per l’umanità non fioriranno ecovillaggi, monete alternative e comuni agricole per costruire società diverse: non sono previsti. Mentre la classe operaia sarà costretta a stringere ulteriormente la cinghia verso un futuro di precarietà e salari ribassati, la classe media fatica ancora a credere alla sua prossima estinzione dove le possibilità saranno solamente molto in alto o molto in basso, senza vie di mezzo. Da dove nasceranno i nuovi resistenti? Arriveranno da ogni parte: non sarà certo la classe a contraddistinguere queste nuove realtà sociali che si attireranno e si metteranno insieme. Potrebbero essere l’inoculato alla seconda dose, il piccolo artigiano costretto a chiudere, l’insegnante dignitoso che rifiuta di aderire alla scuola dell’algoritmo… Ci si potrebbe chiedere dove sia finito lo slancio rivoluzionario, capace di una tensione che prescinde da ogni situazione. Sicuramente questa non verrà meno e, se sincera, non avrà bisogno di annunciarsi troppo, quel di troppo che fa sempre rimandare il momento dell’agire. Questa resistenza avrà forza se prima di qualsiasi cosa rivendicherà il rifiuto ad essere annientati come esseri umani, dotati di pensiero critico e di un corpo carneo indisponibile a qualsiasi manipolazione.
La verità esiste o non esiste? Se la verità può essere più di una non vale la pena combattere per la verità perché più verità possono coesistere, ma la verità è una sola, per cui bisogna combattere per quella verità. In un mondo post-moderno e post-verità tutto diventa relativo e opinabile, ma si potrebbe mai opinare che il Glifosate è cancerogeno e che sia responsabile della moria delle api? Tutto diventa un’interpretazione fino a negare l’esistenza stessa del reale. Se non si ha una verità, se non si hanno radici da cui attingere, se non si hanno punti fermi, tutto scivola nell’indefinito e tutto viene frammentato, risignificato e stravolto. Si è permesso l’annientamento della verità e ogni volta che si nega quest’ultima seguendo l’esperto di turno si è allenato il cervello a subire qualsiasi menzogna. Una volta che si è accettato quello che è accaduto in questa pandemia dichiarata si potrà accettare tutto. Nell’ordine cibernetico gli algoritmi ci riveleranno la verità delle cose e degli eventi, azzerando la nostra capacità di confrontarci con il reale, una verità sistematica e tirannica perché la verità algoritmica non potrà essere messa in discussione.
Adesso forse si fa sempre più chiaro cosa i più hanno introiettato e perché è stato possibile che accadesse quello che è accaduto. Le stesse lotte non sarebbero state così blande, epurando continuamente contenuti fondamentali con la giustificazione che questi non sarebbero stati capiti. Più che una non comprensione ci troviamo davanti a una non volontà di prendere posizione verso questioni scomode. Giunti a questo punto chi non ha capito o, meglio, chi non ha voluto capire, difficilmente capirà dopo e chi si allontana da questa lotta forse in verità non vi si è mai veramente avvicinato. Questo non significa trasformarci in cinici deterministi della lotta, semplicemente è importante capire che stiamo vivendo dei passaggi epocali e non si può prescindere da questi. Se adesso con la guerra si compatta un po’ di sinistra radicale smarrita non possiamo essere soddisfatti, perché come ha scritto giustamente qualcuno la guerra rappresenta la fase due del Grande Reset e per comprendere le nuove fasi del programma globale è fondamentale aver compreso anche le fasi precedenti, in particolare come gli sia riuscita l’inoculazione di miliardi di persone arrivando ad ingegnerizzare geneticamente gli esseri umani. Chi ancora oggi parla di “libertà di scelta” non ha compreso il cardine che rappresentano queste piattaforme di riprogettazione cellulare anche nella possibilità di fondere le tecnologie digitali con la bionanotecnologia.
All’interno dei sieri genici per il Covid19 sono state trovate nanoparticelle di grafene. Il grafene e i suoi derivati sono tossici, causano mutagenesi, morte cellulare, danni al DNA, immunosoppressione, danni al sistema nervoso, al sistema circolatorio, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo, e come tutte le nanoparticelle può attraversare la barriera emato-encefalica. Nella trasformazione della medicina in nano-biomedicina il grafene è un nanomateriale fondamentale per le sue particolari proprietà dal punto di vista fisico, termodinamico, elettronico e magnetico, e può essere usato come superconduttore, assorbitore di onde elettromagnetiche, trasmettitore e ricevitore di segnali permettendo anche lo sviluppo di elettronica avanzata su scala nano e micro. Significativo che nel 2013 la Commissione europea per lo sviluppo delle Tecnologie future ed emergenti aveva finanziato con un miliardo di euro ciascuno i progetti Graphene e Human Brain2 che coinvolgono centinaia di gruppi di ricerca di alto livello in tutto il mondo.
I danni da inoculazione che si stanno manifestando e quelli che verranno non possono essere considerati effetti collaterali: per quanto riguarda le tecnologie di ingegneria genetica e per le nanotecnologie si tratta sempre di disastri annunciati che servono a velocizzare e a normalizzare altri passaggi. Così come gli scienziati atomici che osservavano i risultati dei loro test sugli abitanti degli atolli di Bikini non avevano sotto gli occhi effetti collaterali, ma il manifestarsi stesso della ricerca nucleare, i ricercatori che sviluppano l’editing genetico con il Crispr/Cas9 non hanno sotto gli occhi la scomparsa di frammenti di DNA e modificazioni genetiche trasmissibili come effetti indesiderati, ma la possibilità stessa di intervenire sull’evoluzione degli esseri viventi.
L’alterazione genetica del DNA come conseguenza dell’inoculazione del siero genico a mRNA nanotecnologico che potrà portare allo sviluppo di nuovi tumori e in un prossimo futuro alla probabile nascita di bambini con malformazioni genetiche, decreterà che l’essere umano sarà già di fatto un essere umano transgenico non troppo diverso dalle pannocchie OGM che al momento persino più tutelate. A quel punto le terapie geniche e le modificazioni genetiche embrionali diventeranno una normale procedura perché non ve ne potranno essere altre possibili.
Si va sempre più verso governi che non sono più arbitri finali delle politiche statali, poiché le società private non elette diventano i nuovi fiduciari della società, assumendosi la responsabilità diretta di affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali attraverso nuovi modelli di gestione globale. Questo accentrerà ancora di più il potere nelle mani di nuovi padroni universali sempre più immateriali che con il pretesto benevolo della transizione ecologica perpetuano invece un grande inganno, ma di fatto tutto sarà intaccato dell’avanzamento perpetuo ed ecocida del tecno-mondo.
In questo scenario quale può essere il futuro della libertà e soprattutto del senso profondo che questa esprime? Da parte dell’élite globale la soluzione è nell’inclusività: questa non è altro che l’idea della possibilità di accedere alle protesi esterne e interne ai nostri corpi, di poter navigare in un universo interconnesso e nel prossimo Metaverso. Potremo vivere in qualche sperduto paese africano o in una qualche periferia europea in piena povertà, ma quello che non faranno mai mancare è l’accesso al terminale che non sarà altro che il loro accesso alle nostre vite, da dove potranno ancora convincere le persone ad avere paura e terrore di qualcosa, ad avere rabbia e odio, ma sempre ed esclusivamente verso il nemico sbagliato.

Bergamo, Maggio 2022

1 Rilevatori a punti quantici attraverso l’applicazione di microneedle a base di zucchero dissolvibili che contengono un farmaco e dei nanocristalli, chiamati punti quantici incorporati all’interno di capsule biocompatibili. Dopo che i microneedes si dissolvono sotto la pelle, lasciano i punti quantici incapsulati i cui schemi possono essere scansionati.
Vedi Costantino Ragusa, Pandemizzare il mondo per digitallizare e vaccinare tutti, ID 2020: una nuova operazione AktionT4 si appresta all’orizzonte, L’Urlo della Terra, n.8, Luglio 2020.

2Vedi lo speciale: Una mappa per accedere al cervello, L’Urlo della Terra, numero 3, settembre 2015.

Editoriale de L’Urlo della Terra, n.°10, Luglio 2022

Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender

Silvia Guerini
Dal corpo neutro al cyborg postumano
Riflessioni critiche all’ideologia gender
Asterios Edizioni
Volantini militanti, n°71, 6.90 euro

Quali sono le conseguenze dell’introdurre il concetto di “identità di genere” e dell'”autocertificazione di genere”? Quali sono le conseguenze di affermare che il sesso è assegnato alla nascita? Come possiamo spiegare l’aumento dei percorsi di transizione di ragazze e ragazzi sempre più giovani?

A livello internazionale stiamo assistendo a una saturazione mediatica delle rivendicazioni transfemministe ed LGBTQ+, ma è davvero una questione di diritti per una piccola parte della popolazione o c’è un’agenda più ampia e più profonda?

L’agenda dei diritti LGBTQ+ è diventata una forza potente, i suoi sostenitori sono ai vertici del Big Business, della Big Philanthropy e del Big Tech. Chiediamoci come mai questo interesse dei padroni universali a tutelare i diritti di una minoranza della popolazione.

Con questo breve saggio cercheremo di unire i tasselli della società e della nuova umanità che si sta delineando e di intravedere il filo conduttore che li unisce: la visione transumanista di tecnocrati eugenisti che stanno dettando le agende mondiali.

Delineeremo il processo che mira a cancellare la dimensione materiale dei corpi e la differenza sessuale, a cancellare la donna, espropriarla della procreazione ed occupare i suoi spazi, a velocizzare i passaggi per bloccare la pubertà a bambine/i in fasce sempre più giovani, a far penetrare l’ideologia gender neutral nelle scuole con unicorni e pronomi neutri, a legalizzare l’utero in affitto, a estendere la PMA per tutte/i, a cancellare la madre, colei da cui veniamo al mondo, affermando che si nasce da due padri o da due madri, ad artificializzare la procreazione con gravidanze transumane e uteri artificiali.
Mostreremo come una bambina/o, un adolescente, una donna, un uomo che non rientri negli stereotipi è incoraggiata/o a pensare a se stessa/o come nata/o in un corpo sbagliato e come il nuovo approccio dell’affermazione di genere spinga le bambine e bambini verso un percorso con interventi medici e chirurgici dannosi e irreversibili.

Il corpo neutro e la modifica del corpo preparano la strada alla costruzione del cyborg postumano e all’ingegneria genetica dei corpi. Anche l’ultimo argine bioetico si appresta a cedere alle istanze transumaniste e sono già state gettate molteplici basi per costituire un’umanità neutra e illimitatamente modificabile. È urgente comprendere questi processi a partire dalle mutazioni e mistificazioni della realtà dove la fluidità e la decostruzione di senso non sono privi di consistenza: è proprio il loro stato fluido che gli permette di essere il legame necessario tra le forze della polverizzazione del vivente per la transizione verso un mondo post-umano e post-natura.