SOLIDARIETA’ E COMPLICITA’ Note intorno al tentativo di attacco all’IBM in Svizzera di Silvia Billy Costa e al processo in Italia

Libro pagine 72, euro 5

INDICE
Introduzione
La repressione in Italia e la lotta che non si arrende
Dalla Svizzera la solidarietà si allarga
Parole dalle carceri svizzere
Dichiarazione davanti al Tribunale Penale Federale di Bellinzona
Marco Camenisch: quando l’ecologismo radicale è una vita di lotta

INTRODUZIONE
Nelle numerose iniziative solidali organizzate negli ultimi mesi in tanti spazi un pò ovunque in Italia, abbiamo sentito la mancanza di uno strumento cartaceo che raggruppasse alcuni testi solidali, la nostra dichiarazione processuale e le numerose iniziative messe in campo così come le azioni dirette compiute nell’arco di tempo della nostra carcerazione. Una raccolta di testi che, chiaramente, non hanno lo scopo di fare dell’autocelebrazione o del personalismo ma che, attraverso il ripercorrere quella “stagione”, vuole provare a (ri)tracciare quel solco che rappresenta la continuità di una lotta dentro e fuori, prima, durante e dopo la nostra carcerazione. Una lotta che è anche ricerca di senso e di comprensione di quello che sono state e sono delle pratiche, le quali, a loro volta, rappresentano tanti percorsi tra loro diversi, ma che in quel momento hanno saputo intrecciarsi.
Rilanciare, attraverso il materiale raccolto e unito in questa pubblicazione, le ragioni per cui continuiamo a ritenere necessario lottare contro questo tecno-totalitarismo. In tempi di Green Economy la parola chiave è “ecosostenibilità”. Pensiamo che solo attraverso una critica radicale sia possibile smascherare questa finzione e rimanere lucidi davanti al continuo spuntare di alternative “eco/animal-friendly” con cui questo sistema economico-sociale di oppressione e saccheggio và riformulandosi, usandole come specchietti per allodole. Lucidi nel capire che il problema non risiede nelle “mele marce” della produzione industriale, le “cattive multinazionali”, o nell'”avidità” del consumismo imperante da contrastare con un consumismo critico e consapevole, ma quanto nelle basi stesse su cui si formula questa società: la necessità di controllare e dominare l’intero esistente, i suoi processi, gli ecosistemi, le comunità umane e gli altri animali.
Come scriveva Ted Kaczynski in “Colpisci dove più nuoce” ci sono aspetti dove il sistema non farà mai marcia indietro perchè vitali per la sua stessa sopravvivenza. Se al tempo in cui Kaczynski scriveva questi aspetti erano principalmente le biotecnologie, lo sviluppo della ricerca su scala nanometrica dell’ultima decade ha permesso l’accesso a quello che sono i “mattoni della materia”, la sostanza di tutte le scienze. Si è posto in questo modo la base per ottenere un’unità materiale a scala nanometrica, questa unisce ambiti che prima erano separati, un atomo di carbonio si trova in ogni organismo vivente come nella materia inerte: lavorando a scala nanometrica si può unire un organismo vivente a una materia artificiale. Dalla modificazione di elementi viventi si è arrivati anche alla riprogettazione e ricostruzione in laboratorio di parti biologiche fino a parlare di nuovi organismi: la biologia sintetica. La convergenza di nanotecnologie, biotecnologie, informatica, scienze cognitive, con il loro portato di cambiamento sul mondo, è il fronte che non possiamo non considerare in una critica radicale e in una lotta che vuole andare a colpire, attaccandola alla radice, la distruzione ecologica senza precedenti del pianeta e la degradazione dell’essere umano, con la comprensione che il mondo del presente e del domani si stà giocando qua, nella convergenza degli apparati scientifici di dominio.
Nodi cruciali e fondamentali per il sistema non significa che essi siano irraggiungibili e soprattutto inattaccabili. La repressione non starà di certo a guardare chi vuole contrastare tutto questo. Forse, in questo senso, sarebbero da rivedere alcuni approcci che abbiamo nei confronti della repressione: invece di affermare che “la repressione non ferma la lotta” dovremmo forse pórci il problema di “come continuare la lotta con la repressione”. Il primo approccio ha un pò il sapore di rincorrere l’emergenza, rispondere alla repressione quando la repressione è avvenuta. L’altro approccio è il considerare la repressione come ovvia conseguenza di una critica e di una lotta radicale. Un approccio diverso per evitare che tra un momento repressivo e l’altro tutto sia da rifare da capo, ma ponendosi già in una continuità, rendendo la lotta una realtà concreta e più forte se si è già pensato a come mantenerla viva e a come portare avanti ciò che è stato interrotto.
Dal momento della scarcerazione in Svizzera tanti sono stati gli incontri un po’ in tutta Italia con discussioni, dibattiti, proiezioni, sulle scienze convergenti ed ecologismo radicale. Sta certamente nascendo un interesse verso queste questioni, ma dal confronto faticano ad emergere in generale prospettive di lotta.
Con questo libro vorremmo dare degli spunti che sappiano andare oltre al nostro momento repressivo e che sappiano sviluppare significati e intrecciare le parole al terreno delle pratiche. Parole e pratiche che nella leggerezza e frenesia di questi tempi sappiano essere dense nei contenuti e ferme nella direzione di un conflitto. Che si pongano ostinatamente contro ogni recuperabilità. Che arrivino ad esprimere quella tensione a lottare fino in fondo contro un sistema sempre più schiacciante e mortifero per ogni essere vivente e l’intero pianeta.
Billy, Silvia e Costa

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E’ uscito il quarto numero del giornale ecologista radicale L’Urlo della Terra

In questo numero:
Ricominciando dalla Natura
Lotta contro la tecnologia: alcune riflessioni
Tra-pianti di chi riceve e pianti di dona o vende
Attraversamenti postumani antispecisti
Xylella fastidiosa Stato insopportabile – Cronistoria di un’emergenza inventata e riflessioni in merito
Salti nella notte…
Una lettera alla ristorazione per Expo 2015? Analisi di un’azione controproducente
Solidarietà e complicità, sulle nocività e la necessità di opporsi – Note intorno al tentativo di attacco all’IBM in Svizzera di Silvia Billy Costa e al processo in Italia

EDITORIALE:
Cosa significa ricominciare dalla natura? Forse è stata abbandonata?
Sicuramente ce ne stiamo disinteressando proprio quando meriterebbe come non mai tutta la nostra attenzione, tutto il nostro impegno ed energie.
Sentire quotidianamente quell’urgenza verde, quel pericolo ambientale, quell’ennesima catastrofe ecologica in vista, l’ennesima specie rara e “fotogenica” che si estingue… strillato su ogni media è arrivato a saturare anche il nostro sentire empatico verso quella che sempre meno è intorno a noi o sotto i nostri piedi: la Terra. La descrizione quotidiana su quello che è l’ecocidio in atto si perde tra la valanga di fatti altrettanto gravi come la guerra; in questo groviglio inestricabile di cause ed effetti, ci si rassegna a non poter nè pensare al futuro, nè decifrare il presente, tanto che alcuni contesti ormai incapaci a guardare all’esterno arrivano anche ad appoggiare teorie misantrope ed estinzioniste del genere umano.
Quando si parla di ecologismo e ambiente il discorso è sempre diretto a quello che è il beneficio per l’essere umano e per le sue specie addomesticate. La separazione si fa sempre più radicale, si pensa che il lato selvatico sia ormai qualcosa di lontano da noi, semplicemente perchè non lo vediamo più e neanche lo sentiamo più. I cibi vegani industriali ricordano più l’agribusiness che la natura.
In un contesto dove la natura è degradata, l’intera società, che non può fare a meno della natura, ne risente e subisce le profonde conseguenze della sua degradazione. Queste si presentano sempre con tanti nomi e cause diverse, ma mai viene affrontata la vera radice del problema.
La crisi ecologica suggerisce l’indispensabilità della natura e l’impossibilità di sostituirne i processi che sostengono la vita. La risposta riduzionista alle “ecocrisi” estende la logica del farne a meno: presuppone che la base che sostiene la vita possa essere fabbricata nei laboratori e nelle industrie. Di fatto, in questa risposta alle crisi ecologiche, i confini tra laboratorio e fabbrica, tra scienza e profitto sfumano.
Si può così comprendere facilmente perchè l’artificialismo è diventato ora l’ideologia più in voga del dominio, che nega la necessità della natura e perfino la sua esistenza; questo perchè vuole diventare quello che ha sempre voluto essere: una totalità da cui gli uomini non possono più nemmeno pensare di uscire, un mondo senza fuori.
Il dominio distruggendo la natura fuori e dentro di noi vuole porsi come unica realtà: riporta al mondo naturale con ogni possibile immagine e discorso, ma di fatto è già un’altra cosa.
Da sempre il potere ha avuto il terrore dell’esistenza di qualcosa di diverso da sé, dove potesse sorgere la sua stessa critica o addirittura la sua negazione. È evidente quindi questa impazienza di annunciare l’abolizione della natura per far posto a qualcosa di completamente altro, che passa dalle modificazioni di geni e di atomi. Decretando la soppressione del mondo a lui esterno, della natura, il dominio si libera dalla necessità di occuparsi delle proprie contraddizioni: il mondo non è che un pretesto per perfezionare la propria onnipotenza. Abolite le contraddizioni che potevano indurlo a riflettere su sé stesso, l’erosione dei suoli, la perdita della biodiversità, il cambiamento climatico, l’aumento impressionante dei tumori, gli segnalano un evidente errore di metodo, invece di tener conto di questi avvertimenti e modificare il proprio corso, esso cerca con ogni mezzo di distruggere o recuperare l’avvertimento che viene a contraddirlo: si inventa nuovi pesticidi ancora più micidiali, restringe il campo del selvatico mostrando la monocoltura come modello, crea piante che resistono alla siccità “fuori suolo” e terapie miracolose per rallentare l’avanzata delle metastasi.
Sono ben lontani i tempi in cui la catastrofe nucleare era ancora forte nel sentire delle persone e lo stesso sistema non aveva molti argomenti rassicuranti in merito, visto che Hiroshima e Nagasaki erano ancora troppo fresche. Oggi invece la crisi ecologica, lungi da essere un segnale d’allarme costituisce al contrario un’ottima occasione di realizzare, sotto l’incalzare degli eventi, il progetto del dominio di sostituzione definitiva del vecchio mondo della natura con un universo interamente artificiale; l’occasione finalmente di spazzare via tutte le reticenze, tutti i dubbi e le obiezioni che gli opponeva ancora quel vecchio mondo fatto di natura intelligibile.
L’utopia di una “seconda natura” più efficace della prima, di una tecnosfera perfettamente sicura e purificata dalle insidie e oscurità, dai casi e rischi della vita naturale, non manterrà certamente nessuna delle sue promesse. Il surrogato di una vita sotto perfusione tecnica, costantemente invocato come ideale, si realizza nei fatti come instabilità permanente. Per chi gestisce e governa la potenza di questo tecno-mondo, ciò non rappresenta un problema, nulla importa se l’eredità e lo strascico di questo ottimismo siano fallimenti a ripetizione, crolli improvvisi, rovine, degradazioni, devastazioni grandi come il mondo.
Più questa natura viene schiacciata e distrutta, più questa ritorna ancora con più forza e imprevedibilità ricordando che il mondo non si è formato sotto bombardamenti genetici o piastre di grafene.
Ma questa natura cos’è? È quel che non è creato dall’uomo, quel mondo meraviglioso e temibile allo stesso tempo, che non sarà mai controllabile: è fuori e dentro di noi allo stesso tempo. Con la distruzione della natura corrisponde anche la nostra stessa distruzione, così come un oncotopo ha parenti solo dentro un laboratorio di ricerca.

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Azioni recenti in Svizzera contro gli OGM e il loro mondo

2 dicembre 2014
Attacco con vernice contro l’Istituto di Biologia Vegetale dell’università di Zurigo, responsabile dello sviluppo di grano geneticamente modificato per resistere allo oidio.

aprile 2015
Scritta «Affameurs dégagez 21.04 = boum» (affamatori sloggiate 21.04 = boum) vergata sull’edificio di Monsanto a Morges (VD), la sede europea e per il medioriente della multinazionale. La scritta è apparsa pochi giorni prima di un corteo contro il summit sulle materie prime a Losanna.

maggio 2015
Attacco con estintore e petardi con vernice e spray contro l’edificio di Monsanto a Morges.

19 maggio 2015
Attacco con vernice contro la Dupont a Ginevra e, la stessa notte, scritte contro Monsanto sui muri della città di Morges: «Monsanto deruba e uccide i-le contadini-e del pianeta», «Monsanto = affamatori, Morges = collaboratori», «No all’appropriazione sul vivente», «Monsanto non paga le imposte, perchè voi si?»…

23 maggio 2015
Giornata mondiale «March against Monsanto»: 4000 persone manifestano tra Basilea, Berna e Morges.

14 giugno 2015
Scritta «Monsanto sloggia e crepa nei tuoi veleni» presso la stazione di Morges e davanti lo stabilimento di Monsanto.

22 agosto 2015
Manifestazione pacifica di 200 persone contro il campo sperimentale securizzato di Reckenholz, a Zurigo.

Aggiornamento processo contro Silvia, Billy e Costa

Oggi 2 Marzo si è svolta l’ultima udienza presso il tribunale di Torino, hanno parlato l’accusa e la difesa, le richieste del PM sono state di 5 anni e 6 mesi per Costa, 5 anni e 4 mesi per Silvia e Billy. La lettura della sentenza è prevista per il 23 Marzo.
Per un report sull’udienza: www.tgmaddalena.it
                                                                                                                   silviabillycostaliberi.noblogs.org