Messico: Attaccati l’Istituto di Scienze Nucleare e il Centro Computazionale di ricerca

Il testo di rivendicazione:

Due obiettivi sono stati attaccati a Città del Messico prima dell’oscurarsi della luna:

– Lunedi 5 Ottobre: Durante la notte, abbiamo messo un ordigno esplosivo artigianale all’ingresso del Istituto di Scienze Nucleare (ICN) dell’UNAM, proprio nel bel mezzo della Città universitaria. Mentre le guardie ascoltavano musica cumbia ,ci siamo mossi furtivamente nell’oscurità e siamo riusciti a lasciare il dispositivo senza problemi.
L’ICN è la culla dei più importanti fisici dell’UNAM e di altre università, che si ostinano a sviluppare e perpetuare la Morte Tecnologica meglio chiamata ‘Scienza Nucleare’.

– Mercoledì 7 Ottobre: Al mattino, abbiamo lasciato un libro-bomba all’ingresso del Centro di Ricerca Computazionale (CIC), diretto verso la comunità del IPN (indirizzato a Gustavo A. Madero). Mentre i poliziotti della Banca e della Polizia industriale erano di guardia l’istituto, abbiamo tranquillamente lasciato l’esplosivo senza fretta.
Il CIC è uno dei più importanti centri del paese specializzati in informatica, ingegneria, l’intelligenza artificiale e tutto ciò che ha a che fare con l’artificialità, nemico giurato della natura selvaggia. Un numero considerevole di aberranti tecno-nerd dal Sistema Nazionale dei Ricercatori (SNI) si nascondono anche all’interno delle sue strutture.

Combattendo al fianco di tutto il selvaggio.
Contro il sistema tecnologico.
Circolo Eco-estremista del terrorismo e sabotaggio.

Info da: http://www.autistici.org/cna/

APPELLO PER UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE CONTRO LE BIOTECNOLOGIE

Dal 12 al 18 ottobre si terrà la European Biotech Week, una settimana in cui sono previsti oltre 100 eventi in tutta Europa – di cui 47 solo in Italia, il Paese con il maggior numero di iniziative – di promozione delle biotecnologie. In città come Roma, Milano, Padova, Torino, Bologna, Teramo, Napoli, Varese, Pisa, Lodi, Brescia, Siena, Firenze, Campobasso, Bari, Catania, Palermo, Pavia si terranno dibattiti, laboratori, porte aperte, premi, mostre e spettacoli per avvicinare il grande pubblico alle biotecnologie nei loro diversi settori di applicazione e fagli credere che queste porteranno a un miglioramento futuro della qualità delle nostre vite e del pianeta.
Fra le iniziative della settimana vi saranno il convegno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sulle nuove biotecnologie per gli alimenti e la salute a Roma,  il convegno di Bologna sulle biotecnologie industriali, quello a Collereto Giacosa (TO) sulle tecnologie convergenti in ambito farmaceutico con l’interazione tra biotecnologie, nanotecnologie, scienze cognitive e informatica. E ancora un incontro su “biotecnologie ed animali” nella facoltà di Fisiologia dell’università di Bologna, un convegno sulle politiche per le biotecnologie nel settore agroalimentare e un ridicolo “Aperitivo Biotech” al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano, in cui “le famiglie avranno l’opportunità di creare uno spuntino biotech nel laboratorio di biotecnologia e scoprire quanti alimenti biotecnologici sono già sulle nostre tavole”.

Per scaricare il programma completo: sito Assobiotech

Il settore biotech italiano – in costante crescita – conta oggi 384 imprese con un fatturato annuo di 7 miliardi di euro (di media un introito di 50.000 euro giornalieri per azienda). Lauti guadagni per un settore considerato strategico per il rilancio dell’economia e dell’industria nazionale, in ambiti come quelli della salute, dell’agricoltura, dell’energia e dell’ambiente. Allo stesso modo è in forte crescita il settore della ricerca e delle imprese specializzate in nanotecnologie.
Animali transgenici per la zootecnia e la ricerca, OGM, terapie geniche e qualunque altra applicazione o brevetto possano creare con la manipolazione genetica di piante, animali o materia inorganica, si tratta soltanto delle ennesime nocività prodotte da una civilizzazione industriale che mira alla crescita economica e tecnologica infinita a scapito della biodiversità del pianeta e della libertà di chi vi abita.
In opposizione a questa ennesima operazione di propaganda del settore tecno-scientifico, rilanciamo con una settimana di mobilitazione contro le biotecnologie e la ricerca scientifica, dal 12 al 18 ottobre. Banchetti controinformativi e volantinaggi, scritte e striscioni, presidi di disturbo, interruzione delle conferenze, sabotaggio economico sono alcune delle idee che ci vengono in mente per disturbare o colpire gli eventi e le aziende coinvolti nella Settimana Biotech, o altri obiettivi legati al mondo delle biotecnologie.
Ovviamente non pensiamo che si debba per forza seguire il calendario dettato dai nostri nemici, qualunque momento è valido per ostacolare e mettere i bastoni tra le ruote a chi contribuisce al dominio scientifico e tecnologico e in particolare per ostacolare la diffusione degli ambiti di  ricerca in più rapido avanzamento come biotecnologie, nanotecnologie, neuroscienze, biologia sintetica ecc.

Rilanciamo la lotta contro le nocività!

Solidarietà con Billy Costa e Silvia, Marco Camenisch, Alfredo e Nicola, Marius Mason e tuttx i/le prigionierx anarchicx e per la liberazione animale e della terra

Sabotaggio antinucleare: dopo 10 anni si ritorna a processo

L’udienza d’appello a Firenze del 5 ottobre ha visto un rinvio alla già fissata udienza del 19 ottobre per la mancanza di un perito del pubblico ministero e di un ispettore della digos di Pisa che ha seguito tutta l’indagine.

Nel 2005 a Molina di Quosa (Pisa) un traliccio Terna dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo viene sabotato con due cariche di dinamite, azione che lo ha danneggiato seriamente ma senza farlo cadere.
Nei giorni successivi una lettera anonima, arrivata ad agenzie di stampa e alla redazione pisana del giornale ecologista radicale Terra Selvaggia, motivava il gesto contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare.
Questi progetti non sono stati mai veramente dismessi con il referendum dopo Chernobyl, ma continuano ad essere portati avanti in numerose ricerche e centri sperimentali, come nella facoltà di ingegneria nucleare di Pisa che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Sempre sullo stesso territorio nel parco naturale di S. Rossore spicca anche il CISAM: reattore nucleare sperimentale e centro di ricerche militari. Recentemente questo impianto ha fatto parlare di se per lo sversamento di acque radioattive nel canale dei navicelli che porta da Pisa al mare. Acque tossiche definite prive di pericoli dalle solite servitù locali Arpat e Asl. Questi veleni intramontabili ricordano invece che dal nucleare non si esce: quello che è stato prodotto, o che è rimasto come scoria, rappresenta l’eredità di una visione di mondo in cui la produzione energetica e il controllo militare si situano sopra qualsiasi cosa, anche se il prezzo è un lascito di un mondo discarica.
In quegli anni, soprattutto in Italia, non esisteva un vero dibattito sull’energia nucleare neanche nei contesti ambientalisti, dove sicuramente su certe questioni l’attenzione era più alta. Sembrava che con il referendum, ma soprattutto con il disastro di Chernobyl, si fossero creati gli anticorpi per difendersi dagli ingegneri dell’atomo. La realtà invece si è posta subito in maniera diversa: se in Bielorussia gli ecosistemi e tutti gli esseri viventi continuano a subire le terribili conseguenze delle radiazioni, qui si è persa la memoria di quello che è avvenuto e continua ad avvenire. Però per i paladini dell’atomo questo non è stato ancora abbastanza, hanno pensato loro di scrivere una nuova memoria instillando prima la paura per un collasso ecologico e quindi sociale, ormai più che evidente; successivamente ha preso piede la creazione di una cieca fiducia nella tecno-scienza e nelle sue soluzioni. In questo nuovo paradigma il così detto disastro nucleare non è più un qualcosa di eccezionale e soprattutto di imprevedibile, ma fa parte di una dimensione in cui la servitù è spacciata per responsabilità. Quella responsabilità che avrebbe dovuto farci capire che, in tempi di perenni crisi e quindi di rischi, certi irrazionali pensieri contro il tecno mondo non solo, non sono accettabili, ma sono terroristici, anzi eco terroristici. Del resto non esiste forse la Green Economy per pensare a quello che resta della natura? E se ancora ci fosse qualche dubbio basta tenere presente che le tecno scienze troveranno una soluzione, perché si tratta sempre ed esclusivamente di problemi tecnici risolvibili con tecnologie appropriate. A Fukuschima del resto è la stata la stessa società responsabile degli impianti che si è adoperata per metterli in sicurezza, essendo l’unica ad avere le tecnologie opportune. È stato trattenuto ufficialmente il mostro radioattivo, ma solo perché la radioattività è invisibile e ha conseguenze non immediate. Questo ha permesso ai tecno scienziati nipponici sostenuti dalle potenti lobby dell’atomo internazionali di mostrare una situazione sotto controllo quando invece il mostro radioattivo già era ben lontano per mare, terra e aria a portare in giro le sue conseguenze mortifere.
Se nel 2005 non vi era attenzione e interesse sul nucleare da parte del pubblico, in sordina si stava già muovendo da diverso tempo la lobby nuclearista capitanata in Italia da Enel che stava investendo fortissimo in tutta una serie di nuovi impianti in Francia e nell’Europa dell’Est, peraltro utilizzando negli impianti le stesse tecnologie di Chernobyl. Il progetto di fondo era quello di riportare l’atomo ancora una volta in Italia con la costruzione di nuove centrali o rimettendo in sesto quelle precedenti.
Per chi vive in queste zone della Toscana, lungo la linea che va dai monti pisani alle alpi Apuane, non è una cosa nuova sentire questi boati di rivolta. La linea La Spezia – Acciaiolo è contestata da più di trent’anni, non solo per il trasporto dell’energia nucleare francese, ma anche per l’inquinamento elettromagnetico. Solo su questa linea si contano negli anni decine di attacchi dinamitardi che hanno scosso il sonno a chi questo sistema di morte alimenta e riproduce. E hanno rallegrato coloro che hanno ben presente qual è il linguaggio che gli sfruttatori di ogni sorta tengono di conto prima e dopo aver intrapreso i loro progetti nocivi.
Anche la repressione negli anni non è mancata: l’arresto negli anni ’90 dell’anarchico ecologista Marco Camenisch accusato anche del sabotaggio dei tralicci di questa linea non ha però fermato gli attacchi e al contrario negli anni successivi sono diventati anche espressione di solidarietà nei suoi confronti e delle sue lotte all’interno delle carceri italiane e svizzere.
La repressione si è accanita particolarmente sul circolo ecologista anarchico di Pisa il Silvestre, riferimento per il giornale Terra Selvaggia e per numerose campagne di lotta, sia locali che sul territorio nazionale, a carattere ecologista e di liberazione animale. Diverse procure hanno cercato di imbavagliare le attività del Silvestre imbastendo svariate inchieste per associazione sovversiva. La procura di Firenze, che sicuramente conta il maggior numero di procedimenti messi in atto, dopo il sabotaggio al traliccio a Molina Di Quosa procederà contro il Silvestre, oltre che per l’imputazione del fatto specifico, anche per l’ennesima associazione sovversiva. L’uso del reato associativo, quasi sempre strumentale per instillare un clima emergenziale e giustificare qualsiasi misura repressiva, ha portato all’arresto di sette persone con misure cautelari preventive in carcere che si sono protratte fino a due anni e anche oltre considerando le varie restrizioni.
Con l’inizio del processo cade l’associazione sovversiva in pochi minuti, anche se era stato il vero motivo che aveva giustificato anni di carcere preventivo in sezioni EIV (Elevato Indice di Vigilanza) sparse per l’Italia.
Per il fatto specifico del sabotaggio al traliccio vengono fuori cose interessanti sulle modalità investigative della digos, le richieste alla procura di decreti si trasformano in pura formalità: qualsiasi luogo e spazio è idoneo per le loro cimici e le loro riprese, di fatto se parlano di abitazioni sono già dentro le auto. Queste modalità hanno fatto inceppare il processo per anni fino ad un appello traballante che ancora una volta e con successo è riuscito a giustificare tutto quell’apparato spionistico in nome dell’emergenza dell’associazione sovversiva che per anni ha aleggiato per Pisa.
Il 5 e il 19 Ottobre 2015 si terranno le prime udienze del processo d’Appello per cinque compagne/i accusate/i del sabotaggio al traliccio.
Come anni fa abbiamo dato voce sulle pagine di Terra Selvaggia a questo atto di rivolta, e a tutti quelli di cui ci arrivava notizia, ribadiamo ancora una volta la necessità di opporsi a questo sistema fondato sullo sfruttamento tra esseri umani, sugli altri animali e sulla natura.
Come scrivevano gli anonimi sabotatori nella lettera alla nostra redazione: “è giunta l’ora di staccare la spina a questo sistema di morte che sta devastando la natura e mettendo a rischio la stessa vita sulla Terra. I progetti di morte di questi criminali dell’atomo non passeranno sotto silenzio”.

Silvia e Costa

Dal 5 ottobre al 19 si terranno a Firenze le udienze del processo d’Appello per i reati specifici contestati nell’ambito delle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006. A distanza di molto tempo, dopo anni di galera, arresti domiciliari, restrizioni varie, la caduta del reato di associazione sovversiva e nuove inchieste, il processo si riapre.
Uno dei reati contestati è il sabotaggio di un traliccio dell’alta tensione. L’altro un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale.
Nel 2005 un traliccio Terna della linea La Spezia-Acciaiolo è stato colpito e nei giorni seguenti una lettera arrivata a vari giornali e alla redazione di Terra Selvaggia motivava il gesto contro l’energia nucleare e suoi effetti nefasti.
In occasione del processo mi piacerebbe fare alcune riflessioni. Durante gli ultimi dieci anni sono state attaccate sempre più raramente strutture e circuiti di produzione e distribuzione di energia che rappresentano lo scheletro e la base su cui poggiano il mantenimento del potere, la proliferazione del capitale, la mercificazione nelle società avanzate e lo sfruttamento di quelle colonizzate. Al contrario, un sempre maggiore impulso hanno avuto la produzione e la distribuzione dell’energia grazie a più sofisticati ritrovati tecnologici, al boom delle cosiddette energie rinnovabili che contribuiscono ad abbellire il volto ecologista del capitale e accrescere le quotazioni di aziende come Terna, all’aumento della partecipazione e della dipendenza delle persone da tutto ciò che è utilizzabile attraverso l’energia, aldilà dei costi, non strettamente monetari, che questo comporta.
Nel mondo esistono ancora numerosissime centrali e i progetti di ricerca militare e civile nel settore non si sono mai fermati, ma è evidente che negli anni la percezione del problema delle scorie e dei rischi connessi a guerre atomiche o a disastri dovuti ad incidenti, è cambiato.
Sui rischi del nucleare e sulla necessità di limitarne o evitarne l’uso, sembrano oramai essere tutti d’accordo. Molti scienziati pongono le cosiddette questioni etiche rispetto alla ricerca indiscriminata, la Chiesa già da decenni ha preso posizione contro il nucleare e certe aberrazioni del progresso scientifico in nome di un conservatorismo non meno dannoso della maschera filantropica della scienza. Su queste posizioni sembrano essere la maggior parte dei politici come dimostra, ad esempio, il recente accordo sul nucleare ratificato con l’Iran che oltre a costituire una scelta geopolitica significativa e aprire nuovi mercati per garantire una maggiore circolazione delle merci e delle risorse energetiche, intende far si che solo quei Paesi tradizionalmente più influenti all’interno della comunità internazionale possano disporre di armi nucleari. I rischi connessi all’energia nucleare sembrano far paura a tutti. Anche alla cosiddetta opinione pubblica: fra la gente si è diffuso un forte senso di opposizione e, talvolta, di condanna per paura dei rischi, oramai noti, delle possibili conseguenze catastrofiche di uno scontro nucleare. Ma, aldilà di più o meno strumentali allarmismi su aspetti specifici, sappiamo bene come lo sviluppo energetico, sia esso alimentato dal nucleare o da vecchie e nuove risorse e tecniche, rimanga uno dei perni fondamentali su cui si regge il funzionamento del dominio.
Coloro che hanno sempre sostenuto la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare, per scopi militari e/o civili, e i contesti che hanno reso possibile il loro lavoro, hanno col tempo intrapreso nuove strade. Attraverso vecchi guadagni e nuove retoriche vengono finanziati nuovi e più accettabili progetti, nel terreno reso fertile da decenni di propaganda vengono seminati nuovi inganni.
È necessario osservare bene ciò che accade attorno a noi, cogliere i cambiamenti in atto e i loro effetti sulle società in cui viviamo, le direzioni, molteplici e complesse, verso cui vanno le lobby industriali, i centri di ricerca, le scelte economiche e quelle finanziarie, i meccanismi di potere, di controllo e di recupero. Ogni aspetto della realtà che ci è nemica è strettamente connesso con gli altri. Le questioni relative al nucleare, mai definitivamente tramontate, lo sviluppo delle scienze convergenti, le evoluzioni dell’informatica, la devastazione dell’ambiente, l’economia, le carceri, il lavoro, le disuguaglianze sono tutti aspetti legati attraverso un unico filo conduttore al processo continuo di ristrutturazione capitalistica. Non c’è niente da salvare e quindi tutto va distrutto, senza remore, né speranze, né alternative, né terre promesse, né rivendicazioni parziali.
Il potere non è un’idra mitologica a cui tagliar la testa o una minaccia incorporea che domina incontrastabile. Si realizza piuttosto attraverso elementi concreti. Chi, anni fa, ha individuato un traliccio ha trovato di fronte a sé un obiettivo concreto e attaccabile. E ogni danno fatto contro la sacralità della scienza, il valore della proprietà e la giustizia delle leggi, la bellezza dei media o la soluzione comoda della rassegnazione è un danno benvenuto.

Mariangela

Marco Camenisch 28 settembre 2015: 7° aggiornamento no liberazione

Nella “riunione n. 3 di coordinamento dell’esecuzione della pena” del 27 luglio 2015 c’è stata “l’audizione legale” del sottoscritto. Presenti: l’ennesimo nuovo “responsabile” e un’addetta alla verbalizzazione del DAP ZH; l’assistente sociale, una praticante e la responsabile per l’esecuzione penale (tipo vicedirettrice) del carcere di Bostadel; il mio legale. Ero presente perché sembravano soddisfatte le mie premesse: delle proposte reali per una “discesa” a prescindere dalle folli “raccomandazioni-ROS” del servizio forense-psichiatrico del DAP. Mi presentarono, infatti, la copia della risposta più o meno positiva del carcere “semiaperto” Saxerriet (cantone di San Gallo), al quale il DAP aveva chiesto di “ospitarmi” per un percorso di “discesa”.
Una riserva del Saxerriet era la mancante consultazione della “commissione specialista della CH Nordest”. Queste “commissioni” (4 in tutto) di recente istituzione (nel generale “giro di vite” della “giustizia”) sono composte da direttori di carceri, PM, psichiatri, psicologi, ecc. e si riuniscono periodicamente per valutare i casi di “discese” e “liberazioni condizionali” previste dai vari DAP cantonali per detenutx stigmatizzatx con la “pericolosità sociale”. Poi emettono per ogni “caso” le proprie “raccomandazioni” spesso e volentieri negative, che non sono vincolanti ma quasi sempre seguite dai DAP.
La commissione in causa dovrebbe riunirsi inizio ottobre 2015 per poi forse già nella stesso mese comunicare le proprie “raccomandazioni”.
Con esposto del 24 agosto, il DAP-ZH chiede a tale commissione
“…una presa di posizione sulla questione, se per il detenuto mc… le aperture nell’esecuzione della pena (insomma, ora “alleggerimenti”, ora “aperture”…) prospettate in suddetta riunione di coordinamento… del 27 luglio 2015, vale a dire:
-Trasferimento nella sezione chiusa/di transito del penale Saxerriet
-Spostamento nella sezione aperta del penale Saxerriet
-Dalla sezione aperta del penale Saxerriet: -vari permessi relazionali con scorta
-permessi relazionali senza scorta
-Lavoro esterno
-Abitazione e lavoro all’esterno
-Liberazione condizionale (1° trimestre 2018) (sic!!)

Sono dal Vostro punto di vista sostenibili sotto l’aspetto della pericolosità sociale.

I permessi con e senza scorta sarebbero da vincolare alle seguenti condizioni:
-Inoltro previo ed osservanza di un programma dettagliato per il permesso;
-Scorta continua di personale del penale Saxerriet (nei permessi scortati);
-Redazione di un resoconto da parte di Marco Camenisch;
-Divieto di consumare droghe ed alcolici (incl. Cannabis) la cui osservanza è da verificare con i relativi controlli da parte del penale Saxerriet;
-Osservanza di un divieto di acquisto, di possesso, di porto e di avere con sé delle armi (sic!!!)

Durante il periodo di prova dopo la liberazione condizionale è prevista la prescrizione di un’assistenza (sociale)* al reinserimento come anche le seguenti disposizioni:
-Divieto di consumo di droga (incl. Cannabis) la cui osservanza è da verificare dall’assistenza* al reinserimento dell’ufficio per l’esecuzione delle pene e delle misure 3 (dal DAP-ZH) con i relativi controlli;
-Partecipazione a regolari colloqui con l’assistenza* al reinserimento dell’ufficio per l’esecuzione delle pene e delle misure 3;
-Osservanza di un divieto di acquisto, di possesso, di porto e di avere con sé delle armi (ri-sic!!!)…”

Da notare, dopo quasi 30 anni di galera, l’inaccettabile “libertà” condizionale di ridicoli 4 mesi con un periodo non definito “di prova e disposizioni” che può essere ordinato per un massimo di ben 3 anni dopo la “libertà condizionale”. Dopo il fine pena maggio 2018 potrei essere soggetto a ben 2 anni e 8 mesi di tali “disposizioni” (di fatto un prolungamento della pena) ed inoltre, in caso di “non osservanza”, essere riarrestato in ogni momento per espiare questi (ultimi) 4 mesi. Dato che una “liberazione” condizionale non è appellabile (non è ancora chiaro se lo sono i tempi di “prova/le disposizioni”) possibilmente dovrò ritirare il mio consenso a una “discesa”, oppure in caso di “liberazione condizionale” 4 mesi prima del fine pena “non osservare” le prime due “disposizioni” (divieto di consumo di Cannabis…, i “regolari” colloqui con l’assistenza ecc. ecc. …) per farmi questi ultimi 4 mesi vale a dire il “fine pena”, dopo il quale sarebbe difficile oppure legalmente impossibile comminarmi “periodi di prova” con le “disposizioni” (vale a dire vessazioni e “tarantelle”) sopra descritte.
Per il momento l’unica “certezza” è: che un eventuale trasferimento nel penale Saxerriet potrebbe avvenire in data indeterminata dopo una “risposta” della “commissione”; che il DAP non ha più accennato alle “raccomandazioni” folli del suo servizio forense-psichiatrico; che per degli ev. “permessi relazionali” ha richiesto una lista d’indirizzi, per un (non meglio specificato) “controllo di polizia”.
Questo, insieme al fatto che nel verbale della riunione sotto il titolo “prognosi legale/valutazione dei rischi” (prognosi e valutazione ora all’improvviso positiva) come “prospettive future/obiettivi/misure” anticipano l’intenzione di un oscuro “monitoraggio d’attività delitto-associate durante le previste aperture nell’esecuzione”, fa supporre che vogliono far rientrare per la finestra le “raccomandazioni-ROS”.

marco camenisch, 28.09.2015, carcere di Bostadel, Menzingen, CH

15 ottobre Milano: Presidio contro gli OGM

In occasione della settimana di mobilitazione contro le biotecnologie lanciamo un presidio per giovedì 15 ottobre, dalle 13.30 alle 15.30, di fronte al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” (via San Vittore 21, Milano) in cui si terrà una serie di conferenze intitolate “Le politiche per le biotecnologie nel settore agroalimentare: dove siamo e dove andiamo ”.

In queste conferenze, patrocinate dalle principali istituzioni dello stato come il Senato della Repubblica, la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio, diversi operatori del settore agroalimentare tesseranno le lodi degli OGM e della genetica vegetale proponendo queste nuove tecniche scientifiche come soluzioni per un’agricoltura “sostenibile” e produttiva.
Imposizione di monocolture e pesticidi che uccidono la biodiversità, contaminazione genetica, brevetti su ogni nuova creazione di animali o vegetali ibridi sono alcune delle implicazioni di questo progetto di dominio capitalista. Sappiamo bene quali sono i reali interessi dietro la volontà di diffusione degli OGM, ovvero la sete di profitto dei governi e delle multinazionali della chimica e dell’agricoltura che vogliono imporre un modello unico di agricoltura intensiva e prendere il controllo delle risorse alimentari globali a scapito dell’autonomia delle piccole comunità.
La motivazione pseudo-umanitaria con cui ci vogliono imporre le biotecnologie nel settore agricolo è che gli OGM rappresenterebbero la soluzione di fronte a problemi come la crescita costante della popolazione mondiale, la crescente povertà e l’esaurimento delle terre coltivabili, dovuti a un modello capitalista di produzione e consumo.
L’ennesima “soluzione” tecnica a un problema ben più profondo, riguardante la concezione che scienziati ed élite politiche/economiche hanno del pianeta e degli esseri viventi come risorse sfruttabili e manipolabili all’infinito, noncuranti delle conseguenze. Un ennesimo avanzamento tecnologico che annienta ancora di più ciò che rimane di selvaggio su questo pianeta.
Eventi come EXPO2015 e la Settimana Europea delle Biotecnologie sono tentativi espliciti di rilanciare la propaganda pro-OGM e biotecnologie e spianare il terreno per una loro maggiore diffusione anche in Italia mettendo a tacere in anticipo ogni opposizione.

 Fermare queste nocività sta a noi!