Messico: Attacco esplosivo contro EXXON

Dopo la mezzanotte…

In risposta alla richiesta di azione in solidarietà con gli anarchici del caso Aquisgrana , il 16 aprile 2017, a circa 01:30 abbiamo messo un ordigno esplosivo che ha fatto esplodere presso le strutture della EXXON compagnia petrolifera a Città del Messico, che si trova a Nord 59, Vallejo industriale Colony.

EXXON è una società di petrolio e chimica con sede in Texas, Stati Uniti d’America, che costituisce di per sé un criminale completo, assassino, genocida, Stato ecocida. E ‘lunga e la storia devastante ha risparmiato alcun spargimento di sangue con la morte, la tortura e lo sfruttamento ovunque sia tentacoli raggiungono. E poi, quando le grida dei massacri che provocano tacciono, scavano le tombe con esattamente le stesse macchine che utilizzano per succhiare il sudore della Terra e gli esseri umani.

Ma ora è il loro turno. Prendere la nostra offerta di odio e di rabbia! … Perché nessuno è intoccabile! Perché non sono intimiditi dal silenzio pesante che si è imposto sui tuoi crimini basata sulla paura e la violenza, e non sono intimiditi dalla premiere del Segretario di Stato …

State celebrando le vostre tre contratti di licenza per i blocchi giganteschi pieni di idrocarburi nel Golfo del Messico fondali marini? Celebriamo sabotaggio, lasciare che la diffusione rabbia! Non ci sono piccole azioni, l’attacco frontale e il caos arriva!

I. E continuano sulla stessa strada …

Qui si vive in un clima di angoscia e la diffusione della paura basata sul fatto che ‘il nuovo governo Trumpista’ ha iniziato ‘un pacchetto di misure aggressive, razziste e violente contro il popolo messicano. Iniziata? Come se questa situazione non esiste già! Per molto tempo ormai, abbiamo avuto un sistema di dominazione coloniale dai grandi mercanti ei proprietari finanziari e militari di quello che è conosciuto come il Nord America sulle nostre spalle!
Ma la manipolazione più importante che sta alla base di questa nuova versione di diffondere la paura è il ritorno al nazionalismo ideologico che si trova dentro le esigenze della riconfigurazione corrente del capitale. Un vero fascista, camaleontico spettacolo teatrale!
Ma che cosa si intende per ‘il popolo del Messico’? Quando ciò che abbiamo qui è un prisma di diversi volti territorio e il potere disputando, oprressing l’un l’altro, in costante conflitto! Prendiamo il velo di feticci nazionalisti subito! La fede nella nazione perpetua solo il razzismo! Liberiamoci della catena ideologica della fede in ‘popolo’! La fede nella ‘gente’ limita soltanto lo sviluppo libero e autoaffermazione della volontà umana! Essi non sono altro che i fantasmi vincolanti!

Noi non crediamo ai fantasmi più … guardiamo veri esseri umani e dei loro appetiti.

II. A proposito della parete dello Stato criminale

che sta per costruire un muro? Ora si scopre che la tragedia della costruzione del muro tra il Messico e gli Stati Uniti è stato presentato come qualcosa di nuovo. Ma è passato molto tempo da quando il muro è stato costruito!

Fisicamente lungo un terzo del Nord, ma storicamente con militari, politici ed economici interventi che uccidono i migranti che passano attraverso il Messico attraverso sia a nord ea sud delle frontiere. Tutto questo in collaborazione con i funzionari ipocrite dello stato messicano, e davanti agli occhi di tutti …

Ed è l’espropriazione sistematica causata dal modello di esportazione estrattiva imposto l’America Latina per il beneficio di grandi imprese internazionali e 1% della classe parassitaria al potere che gli stati latino-americani con violenza amministrare tramite leggi e gruppi paramilitari – che ha portato alla spostamento forzato di popolazioni indigenti in cerca dei mezzi necessari per sopravvivere. Ma sulla loro strada trovano sempre il razzismo, la violenza, la schiavitù e la morte.

Migliaia di desaparecidos, dove sono?

Ci saranno massicce deportazioni? Obama ha battuto il record di espulsione troppo! Noi crediamo che la costante minaccia di espulsione ha l’effetto di mantenere il clima di paura che è necessario per l’accettazione di una recrudescenza di super-sfruttamento al fine di mantenere il tasso di accumulazione del capitale. Quindi pensiamo che questa politica di espulsione è una strategia più per intensificare la fase di super-sfruttamento nei luoghi di lavoro e la distruzione della natura su entrambi i lati del confine. Distruggi i muri! Distruggere la merce! Distruggi lavoro!

La solidarietà con gli anarchici del caso Aachen! compagni Forza!

Solidarietà con i compagni sequestrati in carcere Korydallos, e con il compagno Pola Roupa! Forza compagno!

Per la diffusione delle cellule del informale femminista Commando di azione anti-autoritaria (COFIAA)

Coatlicue *

* Nota Traduzione: Coaticlue è la dea azteca che ha dato alla luce la luna, le stelle, e Huitzilopochtli, il dio del sole e della guerra.

(Via Contra Info, tradotto da insurrezione News)

Info da: www.325.nostate.net

Monaco: Incendiata ruspa della Schenk Company

10 marzo 2017

Abbiamo utilizzato la notte passata per esprimere la nostra rabbia contro la crescente rivalutazione ed espulsione nel nostro ambiente. Ecco il perché del sabotaggio dei lavori a Eschersheim dando alle fiamme una ruspa. Il terreno appartiene alla Schenk&Company specializzata nella vendita di immobili di lusso di proprietà.

Come se in questa città non ci fossero già abbastanza abitazioni ad alto prezzo. Come se in questa città non ci fosse un problema massiccio per trovare delle abitazioni abbordabili. Mentre spuntano interi quartieri con delle “gated communitys” di “ricchi”, gli affitti nelle case dei “poveri” aumentano continuamente.

La mancanza d’abitazioni non si risolve con la costruzione di case abbordabili. Non stupisce che nel capitalismo le ditte ricercano il massimo profitto ma a Francoforte, inoltre, è fallimentare anche ogni pianificazione urbana. Mentre il settore di competenza non si stanca a sottolineare che ogni progetto dovrebbe osservare una quota di abitazioni sociali, la città nel contempo vende del terreno edificabile alle ditte specializzate in immobili di lusso. Questo nel senso della concentrazione dei quartieri, per sfruttarne lo spazio ristretto. Ma quel che ne risulta è il rincaro di interi quartieri e l’allontanamento di cd punti focali sociali nelle periferie per garantire ai ben paganti un “buon vivere”. Così si creano i conflitti futuri. Con le parole della Schenk&Company:
“Focalizziamo l’attività mediatrice su delle città scelte. La ragione è che vediamo un nesso tra immobili premium, regione, spazio urbano e potenziale culturale.”

Anche noi vediamo questo potenziale. Benvenutx nello spazio urbano, qui, dove la gente sopporta tutto e di più.
Consideriamo quest’azione nel contesto della lotta comune contro l’espulsione e la ristrutturazione. Le nostre lotte locali sono punto di partenza e di cristallizzazione e con il vertice G20 ad Amburgo abbiamo la possibilità di dare un’espressione comune alle nostre lotte. Come scrivono i gruppi autonomi:
“Ma uno scontro militante non finisce ad Amburgo bensì è parte di una lotta permanente. Per noi non è determinante quanto intenso sia lo scontro di strada durante il vertice, bensì di incontrarci ancora e di riunirci a livello transnazionale per approfondire i contatti e, forse, per trovare anche un ritmo comune (…). Il vissuto comune in parte è seguito da idee e modi di vedere comuni, si creano delle amicizie e delle relazioni solidali. Amburgo in luglio sarà un altro momento per approfondire queste relazioni e per annodarne di nuove.”

Aderiamo a questo e diciamo che il vero scontro militante inizia solo dopo il vertice. A Francoforte abbiamo fatto quest’esperienza, facciamo sì, insieme, che il G20 non rimanga un evento isolato ma che diventi parte di un’esperienza collettiva che a sua volta diventi parte dei nostri quotidiani processi rivoluzionari.

Nell’azione abbiamo seguito una guida per la costruzione di un innesco che volentieri raccomandiamo alla lettura: https://linksunten.indymedia.org/en/node/205560
Salutiamo tuttx lx combattenti vicinx e lontanx, chi ha difeso Effy 29 a Berlino, e la demo inter-quartiere a Berlino.

Fonte: Linksunten

Traduzione dal tedesco mc, CH

Info da: www.it-contrainfo.espiv.net

TAP: contributi critici

UNA DOMANDA SORGE SPONTANEA
La costruzione del gasdotto sembra essere diventata una minaccia relativa, chi sta dietro TAP anche. Possiamo sentirci tranquilli, la situazione è sotto controllo, studiamo ogni mossa, siamo super-iper informati, e poi lo dicono anche i giornali che sono dei mafiosi!
Ad oggi di primaria importanza resta però il reimpianto degli ulivi… ma prima di questo, sicuramente l’immagine mediatica. Come appariamo alle persone che ci vedono da casa? Non vogliamo di certo considerarci responsabili della morte di questi esuli alberi azzoppati! E poi come si potrà far combaciare bene gli incartamenti comunali con le pratiche di
resistenza sul territorio?
Quelle pietre divelte lungo la strada suscitano più disprezzo del deserto che si palesa all’interno delle cancellate create dalla multinazionale, della brutalità delle forze dell’ordine, della repressione esercitata attraverso i mezzi di comunicazione, delle decisioni con stretta di mano tra capi di governo che incitano alla guerra e all’annientamento della vita!
Siamo ancora agli inizi, alla fase 0 dei lavori TAP, ma pare già che il nemico sia stato perso di vista e che le motivazioni che animano le proteste si sfaldino per dar posto al prevalere dei singoli personalismi, che impongono scelte dettate non si sa bene da cosa. Nelle
migliori delle ipotesi dalla paura delle denunce e dall’ingenuità di chi crede che una mediazione con TAP può essere accettabile, oppure a pensar male solo da comportamenti di esclusione e critica verso chi giunge da fuori, chi è considerato forestiero, o verso chi crede che ora è il momento opportuno per dimostrare tutta la nostra ostilità, senza dover fare nessun passo indietro!
Gli esiti di questi atteggiamenti sono tangibili nella pratica, nei momenti reali di opposizione, di fronte ad operai che continuano a lavorare indisturbati nella messa in sicurezza di un cantiere che darà prima o poi risultati concreti, i quali non si limitano al solo espianto degli ulivi ma alla realizzazione dell’intera opera. In molti momenti “l’attivismo” di alcuni si è rivolto con toni di pura castrazione e censura verso chi in modo del tutto individuale credeva che restare a guardare non bastasse a farlo sentire con la coscienza pulita, e che lo scopo di prendere parte al presidio fosse innanzi tutto quello di
contrastare ogni fase di questo infame progetto.
Senza soffermarsi sulle singole prese di posizione, chi reclama di lasciar lavorare in sicurezza gli operai, o chi pensa che non è il momento storico per erigere barricate, dimostrando che dal passato ha ben poco capito, forse non ha ben chiare le motivazioni concrete che portano ad essere presenti in quelle campagne, oppure ha solo dimenticato gli atti di forza subiti pochi giorni addietro! Se vogliamo continuare a gironzolare intorno al presidio nei momenti di pausa dalle stressanti ore lavorative va bene, questo però non deve prevalere o escludere l’iniziativa e le potenzialità pratiche di lotta.
Una domanda sorge spontanea: a cosa siamo pronti a rinunciare? Ad un gruzzolo di alberi ormai compromessi o alla nostra dignità? Nella seconda delle ipotesi continueremmo a mediare e a farci prendere in giro da pedine senza scrupoli di una multinazionale, facendo così solo il loro gioco!

PRENDIAMO ATTO
PRENDIAMO ATTO che, quando si indica la luna, lo stolto guarda il dito. Ci si indigna più per un muretto a secco usato per costruire una barricata che per alcuni ettari di terreno circondati da muri in cemento e grate in ferro, sorvegliati giorno e notte da guardie private armate pagate da chi vuole imporre con la forza una nocività, con capo della sicurezza un contractor con pregresse esperienze in operazioni militari negli scenari bellici in giro per il mondo.
PRENDIAMO ATTO che il Comitato No Tap continua instancabile la sua opera di dissociazione da qualunque atto autodeterminato di opposizione alla realizzazione del gasdotto, opera di dissociazione che prosegue da anni e contribuisce a restringere il campo nelle indagini di polizia e a indirizzarle.
PRENDIAMO ATTO che il Comitato No Tap, o alcuni suoi rappresentanti, scavalcano in maniera autoritaria le decisioni prese collettivamente nel Presidio sorto per contrastare l’opera di Tap. Tra queste decisioni, la realizzazione di barricate e l’allontanamento di Tele Norba.
PRENDIAMO ATTO che questo superamento delle decisioni collettive diventa – nei fatti – una forma di collaborazionismo con Tap, a cui il Comitato No Tap ha già permesso una volta, col pretesto dell’invasamento di alcuni alberi eradicati e abbandonati al suolo, di reinstallare e rinforzare le recinzioni e provare a portare via dal cantiere un grosso camion dotato di gru, bloccato solo dalla rabbia dei manifestanti. Nessun invaso degli ulivi peraltro è stato attuato in quella circostanza. Di queste forme di collaborazionismo, il Comitato No Tap, o alcuni suoi rappresentanti, dovranno assumersi la responsabilità e rendere conto quando – e se! – l’opera avanzerà e sarà realizzata.
PRENDIAMO ATTO che il Comitato No Tap, o alcuni suoi rappresentanti, strumentalizzano la rabbia e la protesta spontanea e sincera dei molti oppositori che Tap ha incontrato in questi giorni, ai fini di una passerella mediatica in cui millantare meriti che non hanno nel blocco temporaneo dell’opera. Senza l’opposizione diretta di molti nel corso
dell’espianto degli ulivi, questo sarebbe proseguito e terminato entro due giorni, tra sterili lamentele e con buona pace della burocrazia e della Legge di Ministeri, Tar, Corti Costituzionali, Regione e quant’altro; gli stessi enti, la stessa burocrazia e la stessa Legge che hanno avallato ed approvato il gasdotto Tap. Non intendiamo fungere da manovalanza per nessuno.
PRENDIAMO ATTO che il Presidio No Tap, per mezzo dei social media di cui si serve per la propria comunicazione, ha trasformato il suo nome in Movimento No Tap, pretendendo con questa autoproclamata definizione di rappresentare ed essere espressione di tutto il molteplice e variegato fronte dell’opposizione a Tap. Lo riteniamo scorretto, in quanto non ci sentiamo rappresentati da idee, pratiche, contenuti e comunicati che vorrebbero parlare a nome di tutti. Ognuno parla per sé.
NON PUÒ FUNZIONARE una situazione in cui, costantemente, c’è qualcuno che tenta di passare per buono agli occhi dei media, facendo passare altri per cattivi.
NON PUÒ FUNZIONARE una situazione in cui c’è chi invoca la repressione, come fatto dal comandante dei vigili di Melendugno, il quale intrattiene una strettissima relazione con il Comitato No Tap e, di conseguenza, anche con il Presidio, oltreché dalla presidente provinciale dell’Arci, Anna Caputo, che ha definito “vandali” alcuni manifestanti: le sue dichiarazioni sono spazzatura. Ecco, un personaggio simile, da sempre in grado di invocare manette e galera, è considerato parte del Movimento No Tap?
NON PUÒ FUNZIONARE una situazione in cui l’assemblea del Presidio No Tap è comunque succube delle indicazioni dello stesso comandante dei vigili e del Comitato No Tap, che persiste nella sua opera di persuasione fino a che non ha ottenuto il risultato che voleva, come permettere a Tap di entrare nel cantiere.
NON PUÒ FUNZIONARE una situazione in cui ci si permette di paragonare a Tap, coloro che fino a quel momento gli si sono opposti, solo perché il metodo usato, peraltro deciso in forma assembleare dal Presidio, non è condiviso. Quando qualche anno fa il Comitato No Tap si è seduto varie volte allo stesso tavolo di Tap, per discutere con questa, nessuno ha
osato paragonarlo a Tap, nonostante la non condivisione del metodo collaborazionista del Comitato.
SI È VOLUTAMENTE alzato un polverone su un muro usato per una barricata, senza fare una minima riflessione sul perché quelle barricate sono state fatte: impedire o rallentare i camion che dovevano espiantare e permettere alla persone di accorrere davanti al cantiere. Si è usata la paura che le famiglie di Melendugno avrebbero provato nel vedere quelle barricate, le stesse famiglie che hanno portato i loro bambini davanti alla polizia per impedirgli di passare, forse per nascondere la paura di chi vuole che tutto rimanga come sempre e torni nell’ambito della normalità. I blocchi stradali, i corpi che hanno impedito ai camion di passare e le barricate hanno rotto quella normalità, quella stessa normalità per cui i gasdotti si costruiscono e devastano la vita sociale e ambientale di un territorio.
PRESO ATTO di tutto ciò, continueremo a portare avanti la nostra opposizione alla realizzazione del gasdotto Tap, come facciamo da diversi anni a questa parte, nei modi e nei tempi che più ci aggradano, autonomamente o con altri a seconda che i nostri percorsi e le nostre pratiche si intrecceranno con quelle altrui.
AI TANTI VOLENTEROSI, coraggiosi e determinati, con cui in questi brevi ma intensi giorni di lotta abbiamo condiviso le ore, diurne e notturne, le esperienze e le speranze, l’intreccio dei corpi durante le sedute di resistenza passiva e i progetti futuri, diciamo che siamo disponibili ad incontrarci, in maniera realmente orizzontale ed autogestita, per continuare a progettare e manifestare la nostra viscerale ostilità a chi vuole realizzare il gasdotto, a chi vuole imporlo, a chi lo difende e a tutti i suoi collaborazionisti.

NEMICI DI TAP
disordine@riseup.net
Melendugno (LE), 11 aprile 2017

Dalle Moltitudini queer al cyborg Dall’Umano, post-umano al cyborg

Dalle Moltitudini queer al cyborg
Dall’Umano, post-umano al cyborg
Le metafore femministe e antispeciste che fagocitano e che creano dispositivi di potere
Diventiamo figlie ribelli e sovversive in tempi di femminismo e antispecismo hi-tech

Pensieri sparsi “situati” leggendo Per una politica affermativa di R. Braidotti e Moltitudini queer: note per una politica degli “anormali” di P. B. Preciado

Quel che viene considerato umano è un fenomeno storico costruito sul sangue, è una struttura sacrificale, non è un’invariante, è una costruzione. Diventa un dispositivo di potere che traccia il confine tra ciò che è umano e ciò che non è umano. L’umano è un meccanismo di produzione dell’umano stesso e al contempo produce l’inumano, l’anormale. In tutto questo processo di costruzione ciò che viene sacrificato, e non solo metaforicamente, è la donna e con uno sguardo più profondo è l’Animale. Una costruzione di senso, significato e valore attraverso il meccanismo di esclusione di chi rimane, strangolato e soffocato, ai margini.
Il linguaggio stesso è situato all’interno di un processo non neutro di significazione, di costruzione di significato, un processo performativo che imbriglia il nostro pensiero. Un linguaggio categorizzante, maschile. L’uomo è maschio. Il soggetto è maschio. L’Altro è maschio. Non esiste grammatica per descrivere una soggettività femminile: l’irrapresentabile in una relazione già costruita di significante e significato. Forse non esiste lessico neanche per descrivere l’animale che siamo.
Come se non esistesse la donna in quanto soggetto, ma solo in relazione al maschio, come se non esistesse l’animale in quando soggetto, ma solo in relazione all’umano. La stessa concezione della donna e dell’animale solo come oggetti di appropriazione. Una relazione tra dominante e dominata/o attraverso la quale alcuni soggetti vengono oggettivati, ridotti a macchine da produzione.
Il post-umano si fonda su una categoria di umano e lo fonde con le tecnoscienze.
È significativo e preoccupante, segno di questi tempi, che da contesti antispecisti, quindi si dovrebbe presupporre dalle ceneri dell’umano e dell’antropocentrismo, emerga il cyborg.
In considerazione di come Braidotti accosti unendo cyborg-eco-femministe, mi fa pensare che sicuramente non è affine all’ecologismo, per come lo conosco e vivo io. Per quanto riguarda i molteplici femminismi e le teorie queer, lascerei con piacere la parola a femministe e queer non figlie/i di questi tempi hi-tech, e se siamo tutte figlie/i di questi tempi, dove sono le figlie/i ribelli e sovversive/i? O, come la Haraway, in fondo in fondo ci piace rimanere figlie “della rivoluzione scientifica, dell’illuminismo e delle tecnoscienza”? 1
E con forza rivendico di essere figlia per non far sparire la madre, in questi tempi di risignificazione della maternità, della dimensione procreativa, di cancellazione della madre e della donna. Questa parola che desta tanta costernazione… la maternità è una dimensione che appartiene alla donna, ricordarselo per non fondere maternità e paternità, per non mettere sullo stesso piano la maternità di lesbiche e di altre donne alla genitorialità omosessuale. Negare la maternità è lasciar libero il campo, è far si che se ne appropri l’uomo, il sistema medico, lo stato, le aziende della riproduzione. Riappropriarsi di essa non è “ridurre la donna al ruolo di madre”, come spesso viene contestato, la gravidanza è una possibilità e una scelta.
Visto che è in voga parlare di politiche del posizionamento, della collocazione, dell’essere situate/i, visto che siamo sulla soglia di importanti e fondamentali ri-posizionamenti, posizioniamoci bene, considerando proprio che il posizionamento è produzione dello stesso soggetto e perchè nell’indeterminatezza che sempre più spesso caratterizza i discorsi c’è sempre una scelta che ci posiziona da che parte stare. L’ambiguità e l’indeterminatezza che accompagnano un brulichio insensato di pensieri non potranno mai ridisegnare e ricostruire pratiche altre di resistenza. Così il tutto viene macinato e rimescolato in una poltiglia indefinita…
Non è possibile una resistenza, a differenza di ciò che afferma Braidotti, nella condizione post-umana. Rovesciamo l’umano e il post-umano. Nella condizione post-umana non possono esistere nuovi spazi di soggettivizzazione liberi dalle logiche e strutture di potere.
Le cyborg-xeno-femministe fanno attraversare i corpi dalle tecnoscienze, ma non è un attraversamento metaforico e indolore, non è una rappresentazione astratta, è politica e fisica. È in atto una profonda trasformazione, un cambiamento strutturale proprio come una mutazione genetica. Almeno in questo Braidotti ha compreso bene il punto…
Come può un pensiero consapevole della normalizzazione dei corpi, attuato attraverso un disciplinamento e di un biopotere sempre più pervasivo e totalizzante, rivendicare che siamo tutte/i dei tecno-mostri, dei cyborg e percepire in questo un potenziale in grado di scardinare strutture di potere?
Dalla centralità dell’umano si è passati alla centralità del post-umano, arrivando al cyborg. Lo sguardo femminile decentrato sarebbe nella posizione favorevole per cogliere il legame con gli altri corpi animali, con le altre differenze da sempre assenti e oggetto del potere normativo e dei dispositivi di potere che si iscrivono nei corpi. Invece questo stesso sguardo arriva a tessere nuovi legami, nuove parentele tra noi e le macchine.
Noi e ogni altro animale veniamo dissolte/i nell’affermare che siamo tutte/i prodotti delle tecno-scienze, che siamo tutte/i cyborg. Veniamo fagocitate/i. La tristezza è che questo dispositivo di cancellazione, della nostra e altrui animale esistenza è creato e messo in moto da aree femministe e antispeciste. Si stanno imprigionando corpi in strutture di potere ancora più impercettibili perchè travestite da processi emancipatori, il cyborg è un dispositivo di potere performativo che smembra corpi come quegli stessi dispositivi specisti che si combattono, come un sistema tecnico che squarcia i corpi, che li rende corpi pubblici, da cui le donne da sempre vengono fagociate.
Un divenire di nuove soggettività che in realtà esse stesse fagocitano… e cosa rimane nell’arido terreno delle tecno-scienze? Solo oncotope, ibridi, mutazioni genetiche, cyborg…
Se l’identità femminile, come quella maschile, è una costruzione storica e sociale, respingendo il ragionamento per opposizioni binarie, questo non porta automaticamente a negare l’esistenza di un sostrato di differenza tra uomo e donna. Ma non spetta a noi declinare le caratteristiche femminili e maschili, se mai esistano, la cosa non dovrebbe interessarci, visto che, in ogni caso, forse non potremmo riconoscerle. Le differenze che dovrebbero interessarci non si iscrivono in una differenza ontologica, astratta, ma all’interno di un tessuto storico e sociale.
Un essere nel mondo, attraverso e attraversate dal mondo è forse un modo per descrivere la nostra identità, sempre in divenire, mutevole, impossibile da categorizzare e irriducibile a definizioni già date a priori. Il nodo è come avviene in questa società la costruzione dell’identità femminile e maschile per mezzo del genere e del desiderio sessuale.
Il sesso biologico è dato, a prescindere dal fatto che ci si riconosca o no nel sesso biologico presente alla nascita. A prescindere da quanto afferma Monique Witting, la lesbica è una donna e a prescindere da quello che afferma Judith Butler, il sesso non è da sempre genere. Che il genere sia costruito socialmente non è una rivelazione della Butler o della teoria queer, è alquanto evidente.
Apriamoci alla possibilità di scoprire il nostro desiderio al di fuori e a prescindere da una eteronormatività. Rivendicare un’identità fondata sul desiderio sessuale lo trovo riduttivo, ma al tempo stesso rivendicare l’essere lesbica ha un significato di rottura e un significato politico, come rivendicare di essere bisessuali è un urlo contro una scontata eterosessualità e un troppo facile, a volte, incasellamento.
Attenzione però a non arrivare ad accusare sempre coloro che sono cisgender ed etero come chi non si sia ancora “decostruito” o che non possa permettersi di parlare su questioni che non può comprendere perchè non “decostruito”. (nel cliche di accuse poi non manca mai il maschio, bianco e privilegiato, come se chi afferma ciò non fosse bianca e privilegiata…).
La “Moltitudine queer” di cui parla Preciado si situa nel post-umano abbracciando nella grande famiglia il cyborg. Questa indefferenziata moltitudine è molto pericolosa se lascia spazio per il cyborg. Così il pensiero queer si apre alle tecnoscienze, le fa proprie, le legittima.
Un post-umano troppo umano, che non ha per nulla decostruito l’umano, altrimenti avrebbe ben compreso che siamo animali e non cyborg… Il/la cyborg, invece che decostruire le categorie di genere, esprime un’interrelazionalità con le macchine e diventa costruttore di significato come tutti quegli aggettivi oggettivanti che costruiscono l’uomo, maschio, etero, occidentale, sano, bello. Costruisce l’uomo come interrelazione con le macchine. Se femminismi, mondi queer e antispecismi si appropriano di questo discorso stanno gettando le fondamenta di una nuova edificazione dell’umano, una nuova edificazione sacrificale. Se questa concettualizzazione passa, non passa semplicemente per registrare l’attualità, ma arriva a costruire la stessa percezione della realtà e di noi stesse/i e a legittimare e rafforzare un sistema tecno-scientifico di biopotere.
Rabbrividisco nel leggere la valutazione della Braidotti che vede nel lavoro della Haraway un ruolo chiave giocato dall’empatia e dall’affinità. Empatia e affinità che la Haraway prova sicuramente verso il suo cane mentre lo porta alle gare di “agility”, ma che non prova nei confronti degli altri animali vivisezionati e sottoposti ad esperimenti. Nel riconfiguramento perverso e crudele effettuato dalla Haraway lo sperimentatore dopo aver inoculato una malattia nell’animale deve prendersene cura e curarlo per ottenere i risultati sperimentali. L’animale si trasforma così in paziente. Il rapporto di potere e prevaricazione tra aguzzino e animale diventa un rapporto tra paziente e chi se ne prende cura. Ottima copertura ideologica e giustificazione alla sperimentazione animale. Eppure, nonostante questo, il pensiero della Haraway è considerato un interessante spunto da alcune aree antispeciste.
Un confine che esiste è quello tra chi questa società la vorrebbe distrutta e chi non la disdegna, chi vuole ritagliarsi uno spazio, chi parallelamente all’avanzata delle tecnoscienze, incurante dei morti, vuole costruire un’etica in questi processi. Dall’azione politica che implica negazione e soppressione delle condizioni attuali si passa, con un cambio di prospettiva, ad un’etica dell’affermazione nel trasformare aspetti negativi in aspetti positivi, afferma Braidotti, respingendo un progressismo tecno-utopistico, non sia mai che si venga confuse con tecnocrati e transumanisti! Ma inoltre, ovviamente, definisce oscurantisti e reazionari coloro che respingono totalmente le tecnoscienze! Braidotti parte dalla considerazione di un’etica come processo di liberazione della negatività, attuabile anche tramite una comprensione dei nostri vincoli e in grado di liberarci dal mito della salute perfetta, suggerendoci di riconoscere le soglie, i confini e i limiti, crolla però quando nell’alterità comprende l’inumano cyborg. Di fatto questo porta a riaffermare solo il presente.
A un’identità fissa, concezione tradizionalistica, umanista, opprimente, Braidotti, come quello che si respira da certi contesti queer, oppone un’identità postumanista e nomade della soggettività all’altezza della complessità del nostro tempo. Ad essere troppo vaganti e nomadi, attenzione a non perdere l’orientamento e a non fermarsi mai! Fermiamoci. Mi sembra che la bussola si sia persa da tempo e si sia atterrate nelle stanze dei laboratori. Se per il pensiero nomade ciò che interessa non è il soggetto universale ma gli effetti delle sue azioni sul mondo perchè per trovare una responsabilità etica ci si colloca in un mondo tecnologico, mediato? Collochiamoci al di fuori, come soggettività di rottura, una rottura che si trasforma in conflitto, un conflitto reale da non confondersi con un mediattivismo virtuale.
Comprendere la complessità del presente vuol dire respingere totalmente, senza se e senza ma, la realtà che si pone davanti a noi, anche in considerazione della responsabilità che abbiamo sugli altri animali e sul mondo naturale. Nella valutazione dei diversi livelli di responsabilità dovremmo iniziare a identificare i diretti responsabili delle nefandezze evitando di dar loro la possibilità di rendere etico questo nefando e nefasto sistema. Braidotti si chiede giustamente come capire quando abbiamo raggiunto la nostra soglia di sostenibilità, ma si ferma qui. Il pianeta l’ha raggiunta da un pezzo. Si chiede come capire se ci siamo spinte troppo lontano. Sicuramente per ciò che permette la vita su questo pianeta da un pezzo si è andati oltre. Sono le crisi ecologiche che ci stanno urlando “questo è troppo”. Una consapevolezza ecologica non può sposarsi con gli sviluppi tecnoscientifici, non può esistere un presente più sostenibile. Sicuramente per l’animale da sempre normalizzato, standardizzato, omologato, prodotto in serie, reso modello intercambiabile di specie, sottoposto a un processo di manipolazione del corpo, non ha neanche senso porsi la questione della soglia. La zoe di oncotope e di animali ingegnerizzati è nuda vita e non come asserisce Braidotti, “forza creatrice di futuri possibili”.
Se si parla di riprogettare il mondo e i corpi, se si parla di tecnoscienze, e cioè di biotecnologie-nanotecnologie-informatica-neuroscienze, nell’ideologia del cyborg, nello xeno-trans-femminismo, in alcune teorie queer, tutto questo ha oggettivamente un significato ben chiaro e delle conseguenze. Non serve un nuovo processo etico, bensì un processo di distruzione di tutto ciò e delle ideologie che lo sostengono e la alimentano.
O non si sta parlando di questo?

Silvia Guerini, Marzo 2017
www.resistenzealnanomondo.org

  1. Rosi Braidotti “Per una politica affermativa” , Mimesis Edizioni 2017, pag.53

clicca qui per scaricare in pdf: Dalle moltitudini queer al cyborg

Bibliografia:

Agamben G. (2005), Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita, Einauidi.
Braidotti R. (2014), Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte, Derive Approdi.
Braidotti R. (2017), Per una politica affermativa, Mimesis Edizioni.
Braidotti R. (2015), Per amore di zoe. Intervista di Massimo Filippi ed Eleonora Adorni, Liberazioni, rivista di critica antispecista, numero 21.
Butler J. (2013), Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità, Edizioni Laterza.
Callea N. (2008), Postumanismo: oppurtinità e ambiguità, Liberazioni, rivista di critica antispecista, numero 7.
Campell (2015), Leoni, trans e cyborg, poveri noi! Transfemminismo ed ecofemminismo in un mondo postumano, Liberazioni, rivista di critica antispecista, numero 21.
Haraway D. J. (1995), Manifesto cyborg. Donne, tecnologie e biopolitiche del corpo, Feltrinelli.
Haraway D. J. (2000), Testimone_Modest@ FemaleMan©_incontra_Oncotopo™. Femminismo e tecnoscienza, Feltrinelli.
Haraway D. J. (2003), Compagni di specie, affinità e diversità tra esseri umani e cani, Sansoni.
Irigaray L. (1992), Io tu noi. Per una cultura della differenza, Bollati Boringhieri.
Preciado P. B. (2014), Moltitudini queer: note per una politica degli “anormali”, incrocidegeneri.wordpress.com/2014/02/24/beatriz-preciado-moltitudini-queer-note-per-una-politica-degli-anormali/
Stanchina G. (1996), La filosofia di Luce Irigaray. Pensare ed abitare un corpo di donna, Mimesis.
Weisberg Z. (2010), Le promesse disattese dei mostri. La Haraway, gli animali e l’eredità umanista, in Massimo Filippi e Filippo Trasatti (a cura di), Nell’albergo di Adamo. Gli animali, la questione animale e la filosofia, Misesis.

Trento: Incendiato un laboratorio dell’università

8 aprile 2017 – Apprendiamo dai media dell’incendio di un laboratorio di crittografia dell’università di Trento; su un muro esterno è stata rinvenuta la scritta “Cryptolab ricerca per la guerra”, in riferimento alla collaborazione tra l’Università di Trento e Israele, attraverso la Fondazione Bruno Kessler, per la messa a punto di armamenti e tecnologie per la gestione della sicurezza urbana.
Le fiamme hanno danneggiato alcune apparecchiature e parti strutturali del laboratorio; non vi sono stati feriti.

fonti:
https://www.sanbaradio.it/content/un-rogo-di-origine-dolosa-colpisce-la-facolt%C3%A0-di-scienze-povo
http://www.tio.ch/News/Estero/Cronaca/1139717/Incendio-doloso-nel-laboratorio-dell-Universita-di-Trento/

info da: www.informa-azione.net

Arthur Shopenhanar – Dialettica eristica o l’Arte di dare sempre torto a Alexis Escudero

Arthur Shopenhanar

Dialettica eristica o l’Arte di dare sempre torto a Alexis Escudero

seguito da :
Florilegio di citazioni su AlexisEscudero e la Riproduzione artificiale dell’umano

Novembre 2014
Traduzione: Aprile 2017

Alexis Escudero ha recentemente pubblicato La Riproduzione artificiale dell’umano.
Secondo lui: «PMA e GPA non significano l’uguaglianza delle minoranze e delle maggioranze sessuali nel loro rapporto con la procreazione, ma la sottomissione di tutte e tutti all’istituzione medica, allo Stato, all’economia e alla tirannia tecnologica.
Contrariamente alle posizioni tenute dalla sinistra in questi ultimi due anni, i partigiani della libertà e dell’emancipazione devono opporsi alla riproduzione artificiale dell’umano ed a ciò che inevitabilmente implica: eugenismo, mercificazione dei corpi e del vivente, manipolazione genetica degli embrioni, transumanismo.»

Avete tutti una buona ragione per avercela con Alexis Escudero! Pensate che sia un cripto-fascista, ossia che non pensa come voi. Il suo libro vi ricorda le ore più buie della nostra storia. Siete d’accordo con lui ma non vorreste sembrare un con (coglione in francese)-vinto. Non l’avete letto – o non l’avete capito – ma non siete d’accordo. I vostri amici non sono d’accordo. Difendete la PMA – ossia l’eugenismo e la mercificazione del vivente. La prospettiva di spacciarvi per un transumanista vi diverte piuttosto. Vorreste far tacere Escudero. Non avete argomenti. Non riuscite ad essere all’altezza del dibattito politico.

Questi stratagemmi sono fatti per voi. No pasarán!

Stratagemma I – Non è il momento
Non è mai il momento buono. L’avete finemente analizzato: gli anni 30 stanno tornando. (Ok, ve l’hanno un po’ suggerito, ma fate come se). La crisi economica. Il fascismo rampante. L’ascesa del Front National. In questo contesto, ogni pensiero può fare il gioco dell’estrema destra. In realtà, il pensiero è il nemico. Meglio restare uniti/e, tacere i disaccordi e continuare a comunicarsi nella nostra bolla radicale. Lasciate la riflessione e l’iniziativa ai cattolici integralisti, agli omofobi e all’estrema destra.
Nascondete gli argomenti complessi sotto il tappeto, altri se ne occuperanno più tardi. (E se guardate altrove, chi può pretendere che siano dei problemi?) Proteggetevi dai peccati di riflessione e di autonomia del pensiero. Vigilate sulle coscienze dei vostri compagni. In questa crociata per vietare ogni dibattito, la Manif pour tous è la vostra migliore alleata.

Stratagemma II – Fate ricorso all’insulto
Schopenhauer : «Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall’oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona: lo si potrebbe chiamare argumentum ad personam. […] Si abbandona del tutto l’oggetto e si dirige il proprio attacco contro la persona dell’avversario: si diventa dunque insolenti, perfidi, oltraggiosi, grossolani.[…] Questa regola è molto popolare poiché chiunque è in grado di metterla in pratica, e viene quindi impiegata spesso.» (L’arte di ottenere ragione)
Ricordatevi che il linguaggio è performativo: se dite che Escudero è omofobo, lo diventa! La realtà (che non esiste) si piega ai vostri fantasmi. Per screditare l’autoresenza argomentare, sganciate gli aggettivi: fascista, omofobo, lesbofobo, transfobo, naturalista, essenzialista, reazionario, maschilista, anti-femminista…«Confusionista» è  la parola alla moda: permette di nascondere la vostra propria confusione. È subentrata «deviazionista» e ad «eretico».
«Schifezza», non sappiamo bene cosa significhi. E, appunto, non sapete troppo ciò che volete dire. Valorizzate il campo lessicale dell’odorato (puzza di morte/rancido) e del disgusto («berk» è molto più efficace di un paragrafo argomentato). L’insulto è più di classe quando i comuni mortali non lo capiscono. Se l’autore è «LGBTQIfobo», deve essere grave! Se vi si chiede di argomentare, rispondete con un’aria oltraggiata che «non fate più pedagogia!».

Stratagemma III – Falsificate le intenzioni dell’autore
Alcuni hanno dato l’esempio: la cattiva fede è la vostra migliore arma. Dimenticate i vostri scrupoli, sono i residui di 2000 anni di cultura giudeo-cristiana. Citate un passaggio della Riproduzione artificiale dell’umano a proposito di bovino e fate come se concernesse gli umani [1]. Insistete allora sulla mancanza di empatia di Escudero per le coppie che ricorrono alla PMA. Riprendete un passaggio sull’infanticidio – l’omicidio di un bambino dopo la sua nascita – e fate credere che l’autore si oppone all’aborto e al diritto delle donne di disporre del loro corpo [2]. Lasciate fare il tempo e le dicerie. Diffusi da siti internet a siti internet – da parte di ingenui o di complici -, i propositi inventati iniziano a fare fede. Per-for-ma-ti-vo vi diciamo!

Stratagemma IV – Non fermatevi in una così buona strada: anche il reale può essere falsificato
Sapete che la PMA si riferisce sia all’inseminazione artificiale sia alla fecondazione in vitro. Le associazioni LGBT che rivendicano esplicitamente l’accesso a «tutte le tecniche di aiuto alla procreazione» [3] lo sanno pure. Ma la realtà è fascista e tutto  dipende dal punto di vista nel quale ci si pone. Come la S.C.A.M. (Sezione Chiaramente Anti Maschilista) di Parigi, dichiarate a vostro piacimento che le associazioni LGBT non hanno mai chiesto la generalizzazione della PMA, eccetto la semplice possibilità di fare ricorso ad un dono di sperma. Non abbiate paura di niente: potete anche affermare che «in Francia la PMA è soltanto un dono di sperma » ! [4] Così Escudero passa per un paranoico quando spiega che l’estensione della PMA a tutte e tutti significa – come negli Stati Uniti – la possibilità per l’insieme delle coppie fertili di fare ricorso alla fecondazione in vitro e quindi alla diagnosi pre-impianto; ciò che gli permetterà di designer al meglio la loro progenie.
Qualunque cosa raccontiate, deformate, ingrossate. A Lille, 15 persone leggono un testo all’inizio di una conferenza di Escudero prima di lasciare la sala? Fatene 4 articoli su internet! (1 racconto per 4 partecipanti è un risultato onorevole). 5 altre persone disturbano un dibattito a Parigi per 30 minuti: pretendete di poter dire che il dibattito non abbia avuto luogo. Si hanno certo le vittorie che si possono. Ma possiamo lottare per renderle meno risibili.

Stratagemma V – Conducete una guerra di posizione
Nel post-dibattito post-moderno, la Verità non esiste. Tutto dipende della posizione di chi parla. Fate a pezzi l’universalismo astratto e le regole del dibattito democratico. Non giudicate i propositi – è troppo complicato – , ma chi li enuncia. Brandite la vostra posizione di dominato: siete intoccabili. Denunciate nella vostra controparte i privilegi bianchi, maschi, cisgenere, eterosessuali, validi, borghesi, nonnisti (e altri che dimenticate sicuramente a causa dei vostri propri privilegi). Soltanto voi avete il diritto di esprimervi su alcuni argomenti. La politica non è altro che la difesa degli interessi particolari. Diffidate nondimeno che non ci sia nell’aula una transgeder, nera, lesbica, giovane e handicappata che sostenga gli stessi propositi di Escudero. Il suo discorso sarebbe irrefutabile. In fine, non insistete sulle classi sociali. I vostri capi e guide intellettuali fondano la loro legittimità e la loro carriera universitaria sul loro statuto di «dominati». Sarebbe visto male suggerire che sono prima di tutto degli ereditari, detentori del capitale economico e culturale – ossia dei dominanti.

Stratagemma VI – La forma fino al fondo!
Eugenismo, mercificazione del vivente, transumanesimo, ecologia politica: lo sfondo del dibattito non vi interessa. (In ogni modo avete rinunciato a capire il mondo per trasformarlo.) Concentrate i vostri attacchi sulla forma. Confondete critica radicale e disprezzo, chiarezza dell’espressione e aggressività, tagliente e violenza. Leggete ogni passaggio ironico al primo grado e indignatevi di ciò che comprendete – o di ciò che non comprendete; l’importante è indignarsi. «Mascherate in un semplice disaccordo» sullo stile e la scrittura «ciò che è, in realtà, un conflitto su una concezione della società; e una guerra aperta nella società reale.» (Debord)

Stratagemma VII – Ma fatelo tacere!
Escudero pubblica un articolo su internet? Urlate allo scandalo. Fingete di essere scioccati. Feriti. Straziati. Abbattuti. Trattenete il vostro respiro e diventate rossi fin quando vi danno soddisfazione. Ricordatevi che ci sono quelli che conoscono i moderatori dei media (detti) liberi e quelli che non li conoscono. Come estrema risorsa, amicizie, o pressioni, permettono di cancellare alcuni articoli senza spiegazione. Preoccupate e colpevolizzate gli organizzatori dei dibattiti pubblici. Se Radio Canut programma un’intervista ad Escudero, datevi da fare per farla annullare. Voltaire: «La pace vale ancor più della verità».

Stratagemma VIII – Soprattutto, soprattutto: non leggete la Riproduzione
artificiale dell’umano di Alexis Escudero della casa editrice Le monde à l’envers.

Arthur Shopenhanar
Lione, 22 novembre 2014

PS : questo testo è perfettibile ma considero che ho passato già abbastanza tempo a
contrastare i problemi causati da questo libro, dal suo autore e da questo dibattito.

Florilegio di citazioni su Alexis Escudero e La riproduzione artificiale dell’umano [5]

• «Il poco che ho letto del Sig. Escudero mi sembra in effetti molto sessista.»

• «Perdo la testa nel vedere pubblicato questo genere di testo su Rebellyon, credevo che lo scopo di avere una stampa libera, indipendente e posizionata fosse proprio per OPPORSI a questo genere di propaganda reazionaria che troviamo nei media del capitale. Come è mai possibile che Rebellyon renda visibile QUESTO !! […] VIVA la PMA !!»

• «Non ho letto tutto, è abbastanza vomitevole. ma è impregnato di omofobia.»

• «Per noi è inammissibile che un uomo bianco cis etero universitario produca una critica delle tecnologie di riproduzione e delle posizioni lgbtqif senza interrogare i privilegi di cui beneficia.»

• «Alexis Escudero lesbofobo, l’Insoumise [6] complice! Alexis Escudero è vicino a  PMO, ben conosciuto per le sue posizioni molto reazionarie. Il giorno stesso in cui i fascisti della Manif pour tous scendevano un’altra volta in strada, ha pubblicato su tutti i media liberi un testo smerdante la rivendicazione delle lesbiche per il diritto alla PMA. […] Maschilisti, lesbofobi, omofobi, transfobi, fuori dalle nostre vite! Anarcoppressori, non valete più dei fascisti, e la rivoluzione non sarà la vostra.»

• «Ma sei matto tu se credi che la gente qui sosterrà questa montagna di merda !
Non ce ne frega niente del tuo parere sulla PMA e VIVA LA PMA […] Qui, i nostri compagni/e, alleati/e, fratelli e sorelle LGBT che lottano ogni giorno contro questa sporca società francese! Ce ne fottiamo di leggere le sordide stronzate di questo grosso stronzo e della gente che lo sostiene.»

• «Se il metodo consiste nel proporre ancora e sempre la stessa cosa fino a quando [sic] le persone cambino idea, è al limite del logoramento. [Sono] per rifiutare questo testo e prendere atto che le proposizioni di Escudero sulla PMA siano rifiutate senza averne più a dibattere. Non è neanche più una questione di fondo, ma una questione di metodo per me.»

• «Grazie per togliere da questo sito, supposto non essere di estrema destra, la pubblicità qui sopra per un libro omofobo e transfobo, confusionista e reazionario. I nostri corpi e le nostre vite appartengono solo a noi stessi. Togliete via le vostre sporche zampe e le vostre dubbiose teorie pseudo ecologiche dalle nostre vite, piaccia o no a pièces et main d’œuvre.»

• «Un articolo completamente schifoso, reazionario, che vomita sulle persone che fanno ricorso a una PMA.»

• «Dalla parte delle macchine piuttosto che di questa « radicalità » che puzza di soralien.»

• «Come tutti gli omofobi, l’autore ha la sua «buona lesbica» che ha propositi che si accordano con i suoi: Marie-Josèphe Bonnet, una ex “Gouines rouges”, una militante della prima ora del movimento lesbico che è contraria [sic] al matrimonio. Insospettabile ma Oh wait! Google sulla signora Bonnet insegna delle cose: la sua ossessione è di riabilitare la «Iena della Gestapo» che sarebbe stata denigrata da testimoni che lei avrebbe torturati, delle donne, che sono oggi decedute. Sarebbe stato necessario, penso, che l’autore prendesse qualche distanza da questa storica che flirta con il revisionismo.»

• «Il fatto che troviamo della pubblicità per Escudero sui siti della Manif Pour Tous, sui blog anti-IGV, o ancora, su un sito che denuncia le scie chimiche dovrebbe, al minimo, mettere in questione il contenuto presumibilmente per nulla reazionario del suo libro.»

• «In questo caso, sulla questione della GPA e della PMA, la riflessione non si può fare nascondendo il privilegio cis-eterosessuale in confronto alla riproduzione. […] Vi invitiamo quindi a non assistere alla discussione di stasera.»

• «Non ci sono dibattiti di fondo da avere con i reazionari, come non ci sono dibattiti da avere con le guardie, i fascisti o i preti. Non tutto è discutibile, non tutto si dibatte. Considerando che questo articolo e questa persona ha il suo posto sul suo sito, Rebellyon ha scelto il suo campo. Ne prendiamo atto.»

• «Usare l’espressione “matrimonio omosessuale” invece di “matrimonio per tutti” e l’idea che il governo cercherebbe di “distrarre l’opinione dalla sua politica economica” sono argomenti generati dall’estrema destra.»

• «[A proposito di Escudero] Non avevamo ancora scoperto l’ometto molto nervoso e aggressivo che faceva la cacca prima dell’incontro perché avevamo messo un porta-bebè troppo vicino alla sua sedia. (Hai qualcosa contro i bebè? Questo non era abbastanza naturale? Bisogna fare un po’ di yoga, ti eviterebbe di trasudare la violenza o di respirare troppo forte davanti a Ruth Stegassy su France Culture.
[…] Fuori un collaboratore di l’An02 […] si spreme le meningi per provare a ricordare dove ha incrociato il viso del nostro scrittore onnisciente. E poi abbandona: “Non c’è niente che assomigli di più a uno skin che un altro skin.”»

• «E SI, questo libro è ANTIFEMMINISTA e LGBTFOBO, bisognerà che perdiamo del tempo a spiegare perché mentre salta agli occhi?»

• «Da parte nostra non ci siamo ancora rimessi da un tale concentrato di sessismo, di lesbofobia e di grettezza assunti.»

• «Nel suo libro non vediamo nessuna presa in considerazione dell’attuale peso mediatico e legislativo delle associazioni in difesa dei diritti dei padri che rivendicano una paternità su misura. Ricordiamo, tra l’altro, che i maschilisti negano la violenza maschile sulle donne e i bambini, rivendicano il fatto di non voler più pagare gli alimenti e rimettono in questione il diritto di abortire delle donne.»

• «La tua critica di questo testo piuttosto mi conferma che faccio bene ad evitare questo libello maschilista colmo di stronzate antifemministe e antilgbt.»

• «Francamente a forza di colpire la sinistra, alcune tendenze virano sempre più strane… Sul resto si sente veramente il «prima era meglio» che puzza di morte.
[…] Francamente cosa ci frega che i gentili umani puri non possano più riprodursi? Lo scopo dell’essere umano è quello di riprodursi? Che cos’è questa morale da cattolico?»

• «Le posizioni avanzate in questo testo sono primitiviste, […] sono anti-femministe (poiché si nega così il diritto delle donne a disporre del proprio corpo) e omofobe e transfobe (poiché un tizio cis etero si permette di avere un parere su come i lgbt possano o no avere dei figli). Se bisogna rispiegare tutto questo, è grave. Non si può costantemente chiedere alle persone interessate di fare della pedagogia.»

• «In breve, per fortuna, sappiamo chi ha fatto venire questo pezzo di merda dal fondo del cesso… è [il nome è nascosto]! E ho un bel posto per i suoi testicoli sopra la mia caminetta (fica).»

Se leggete La riproduzione artificiale dell’umano a voce alta, avrete un alito cattivo.
No pasaràn !

1  www.larotative.info/la-pma-n-est-pas-naturelle-le.htlm
2  www.paris-luttes.info/retour-sur-le-passage-d-alexis-1978
3www.enfants-arcenciel.org/revendications/;www.apgl.fr/images/2013/pdf/dossier-revendications-apgl-mariage-et-adoption-2012.pdf;www.inter-lgbt.org/spip.php?article1070
4 www.paris-luttes.info/retour-sur-le-passage-d-alexis-1978;www.paris-luttes.info/retour-sur-5-fantasmes- 4 qui-2030
5 Le citazioni provengono da volantini, articoli o commenti pubblicati sui seguenti siti: Rebellyon, Paris Lutte Info, Indymedia Lille, Indymedia Grenoble, Seenthis e vari blog militanti. Non ho corretto gli errori (nei testi in francese) perché, dal mio punto di vista, il linguaggio è fascista e bisogna decostruire il nostro rapporto con l’ortografia.

6 L’Insoumise è una libreria di Lille che ha organizzato una presentazione del testo La riproduzione artificiale dell’umano il 27 ottobre 2014.

QUI VERSIONE IN PDFDialettica eristica