Presentazione La Piralide – spazio di documentazione Bergamo

Ostrinia nubilalis, meglio conosciuta come piralide, è una farfalla le cui larve sono dedite a vivere, nutrendosene, di piante come il mais, il sorgo e il peperone, oltre a molte altre. Durante la primavera le larve divengono farfalle e fuoriescono dalle piante. Dicono che la sua presenza abbia causato gravi problemi alle coltivazioni di mais, perciò gli esperti del settore, da sempre, hanno ritenuto importante contrastare ed eliminare l’indesiderato insetto tramite interventi chimici (l’impiego di pesticidi e veleni), biologici (l’introduzione di parassiti della piralide) o agronomici (la scelta di varietà di piante resistenti alle larve grazie a delle modificazioni genetiche). Il mais geneticamente modificato è in grado di resistere sia alla piralide sia ad erbicidi molto potenti, come il glifosato, largamente impiegato in coltivazioni di ogni genere. Per questi motivi, in innumerevoli aree del mondo, ove possibile, è ampiamente incentivata la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificate, resistenti agli erbicidi, in modo da poter utilizzare veleni e contemporaneamente debellare la piralide, “inopportuna” piralide.

La Piralide – questo insetto così osteggiato dai coltivatori di mais, dalle multinazionali e dai fautori degli organismi geneticamente modificati – è il nome che abbiamo scelto per questo nuovo spazio. Un piccolo insetto il simbolo che abbiamo scelto per uno spazio ed un luogo nel quale affrontare le questioni che ci stanno a cuore. L’attacco alla natura ed a quella parte di mondo ancora selvatica, l’asservimento e la manipolazione tecnologica degli esseri viventi, lo sviluppo della tecnologia stessa nelle sue disparate e molteplici espressioni, lo sfruttamento degli animali e della Terra, con l’avvelenamento e la devastazione ecologica che ne segue, la volontà addomesticatrice del dominio di privarci di ogni possibile tensione alla trasformazione o al sovvertimento della realtà sono per noi espressioni di questo mondo imperniato sull’autorità le quali rendono necessaria ed urgente una analisi ed una critica radicale, non rimandabile ad un futuro migliore.

Mai come oggi è necessario rifiutare il sistema di dominio con le sue logiche di controllo, delega e cogestione democratica delle nocività che ci circondano. Il totalitarismo tecnologico non è solo assoggettamento, imposizione, repressione, ovvero ciò che ci ha reso oggetto di uno sfruttamento, ma anche soggettivazione, ossia ciò che rende l’uomo soggetto, operatore, promulgatore, partecipe del proprio stesso sfruttamento. 

La piralide resiste. Mai come oggi, in questa realtà dove gli individui sono costantemente sottoposti, ricondotti e assoggettati a cause, fini ed esigenze più “grandi” di loro, occorre scoprire la poesia della propria unicità. Mai come oggi, in un mondo dove è possibile una vasta scelta tra le innumerevoli ed insulse libertà offerte, in un mondo interamente trainato e modellato dagli imperativi dell’autorità e della merce, l’esistenza è altrove. La piralide si riproduce.

Desideriamo aprire uno spazio nel quale ci sia e si dia spazio ad idee e tensioni in netto contrasto con l’attuale assetto sociale; uno spazio di documentazione e discussione dove chiunque possa scovare parole e scritti non reperibili tra gli scaffali del supermercato delle opinioni o nelle aule dell’accademia delle ideologie, luoghi dei pensieri confezionati e pronti all’uso. I libri, i materiali stampati, qui non saranno merce offerta per intrattenere, materiale per semplice e puro studio ed approfondimento culturale o racconti di vecchie storie, fonti di nostalgiche o avventurose fughe letterarie. Che senso e significato ha allora documentarsi? Darsi un tempo per approfondire e fondare il proprio pensiero? Sicuramente non quello di accumulare nozioni e contenuti pre-confezionati, da usare nelle più disparate situazioni o tavole rotonde. Sicuramente non quello di dare schemi e filtri risolutivi con cui leggere ed ingabbiare la realtà.

Il sapere va nutrito. Se resta un semplice accumulo indefinito di conoscenze e di informazioni può contribuire a creare, ad alimentare, un più o meno vasto bagaglio culturale e conoscitivo, un insieme di conoscenze che teniamo in serbo per noi e per gli altri. Niente di più. Può il sapere non avere sapore? Possedere un grande quantitativo di conoscenze non conduce necessariamente ad una maggiore comprensione della realtà e di ciò che ci circonda; significa che i fatti e le parole di un tempo, potendo sfuggire a quanti vorrebbero racchiuderli nelle pagine di polverosi volumi, debbono poterci dire qualche cosa di tangibile oggi. Farci riscoprire gusti e sapori.

Se lo sguardo punta a sovvertire, e non a riformare, significa che le mere informazioni, il semplice insieme di saperi e il loro accumulo non bastano e restano soltanto un riempitivo per la mente, buono solo a baloccarsi in esercizi retorici o a rassicurarsi nelle certezze delle proprie illusioni.

Le conoscenze slegate dalle idee restano lettera morta. Allora, assieme alla necessaria conoscenza, occorrono progetti, volontà e tensioni individuali per fare fermentare autonomamente la propria selva di pensieri. In quest’ottica, e solo in questa particolare accezione ancora tutta da esplorare, uno spazio di documentazione può avere pieno significato. Così, a partire da questi presupposti, potranno avere luogo anche la discussione, l’approfondimento, la critica. Al vuoto, alla rassegnazione e all’uniformità dettata da sterili opinioni opponiamo la pienezza e il significato di idee che possono infiammare la vita.

Uno spazio per l’approfondimento e la critica, contro l’autorità e la gerarchia. Certamente non un luogo dove potersi rintanare, come al riparo di una nicchia dove custodirsi intatti. Nemmeno un circolo ricreativo o un centro culturale. Non saranno quattro mura a racchiudere la nostra volontà di riflettere, a tarpare le nostre aspirazioni, a privare di sostanza i nostri sogni, a sedare i nostri desideri. Nemmeno ci illudiamo che potranno essere le attività svolte nello spazio ad inceppare questo mondo di dominio che non ci dà respiro, questo mondo che costantemente offre miseria e obbedienza a piene mani. Le attività che vi potranno nascere saranno espressione delle persone che di volta in volta lo animeranno. Che si tratti di incontri, discussioni, dibattiti o proiezioni, ciò che faremo non avrà né il proposito di riempire un’agenda, come per consolarci in un frenetico attivismo, né l’intento di persuadere, di convertire o di aggregare qualcuno, ed infine, nemmeno la volontà di ricercare un confortante riconoscimento sociale.

Uno spazio in cui la piralide si rafforza e lotta contro il dominio tecno-scientifico.

La Piralide – via del Galgario 11/13 – Bergamo
Apertura: tutti i giovedì dalle ore 16.00 alle ore 20.00
e-mail: avvelenate@anche.no

scarica qui il pdf: la-piralide-presentazione

17 Giugno To – Iniziativa contro gli OGM

Il giorno domenica 17 giugno 2018 si terrà presso l’Edera Squat
(https://ederasquat.noblogs.org/) di Torino una giornata dedicata
all’indipendenza sementiera, agli Organismi Geneticamente Modificati di
vecchia e nuova generazione -che vengono applicati a tutto il vivente-
ed alle pratiche di resistenza nei confronti dell’impianto
tecno-agro-industriale.
Dalla mattina ci sarà la possibilità di allestire banchetti per lo
scambio/dono di semi autoprodotti e distribuzioni editoriali ecologiste
radicali.
Dopo il pranzo vegetale, sono previste proiezioni sui temi
dell’espropriazione di sementi e saperi contadini da parte delle
multinazionali e dei centri di ricerca a cui seguirà una panoramica
sulle nuove tecniche di manipolazione genetica e sulle commistioni tra
enti di ricerca e agricoltura “dal basso”.
Alcuni degli elementi di discussione saranno:
– OGM 2.0
– tecniche di veicolazione del consenso
– fondi e legislazioni europee
– enti di ricerca, accaparramento del genoma e ingegnerizzazione del
vivente
– permeazione del discorso scientista all’interno dell’associazionismo
contadino
Durante tutta la giornata sarà presente una mostra sugli OGM in
Svizzera.
Chi fosse interessatx a partecipare allo scambio di
semi/piantini/derivati vegetali, con la propria distro o al dibattito
puo’ contattarci all’indirizzo email bestieinlotta@autistici.org
Chiediamo di diffondere ai contatti che pensate possano essere
interessati per una giornata di condivisione di  pensieri, informazioni
ed esperienze.
Per chi volesse approfondire i temi in vista dell’incontro:
Animalx

JOB FAIR 2017 – Pisa

È il primo job meeting (tra i cui sponsor principali c’è Leonardo) dedicato agli allievi e agli ex allievi delle scuole superiori universitarie quali: Scuola Superiore Sant’Anna e Scuola Normale Superiore di Pisa, IUSS di Pavia, Scuola IMT Alti Studi Lucca, Gran Sasso Science Institute dell’Aquila e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. I sei istituti del mondo dell’università e della ricerca ti permetteranno di incontrare le aziende leader con l’intento di «consolidare il legame virtuoso» tra formazione di eccellenza e l’universo dello sfruttamento delle imprese. Ma quale legame virtuoso? È un legame che evidenzia piuttosto il ruolo delle università nell’addestrare gli studenti al solo scopo di asservire gli interessi economici di grandi aziende impegnate in settori che vanno da quello bellico e farmaceutico fino ad arrivare a quello informatico e delle biotecnologie, passando ovviamente per i soliti istituti bancari e di credito. Aziende, tra l’altro,che investono proprio sulle ricerche portate avanti da queste stesse università, determinandone l’orizzonte. Il risultato dell’incontro garantirà futuri specialisti noncuranti, dirigenti affamatori e senza scrupoli, ricercatori al servizio del dominio infame che determina e gestisce le nostre vite e distrugge l’ambiente in cui viviamo, sostenendo e alimentando il funzionamento di questa società autoritaria e sempre più tecnocratica.

AZIENDE PARTECIPANTI:
Angelini: azienda chimicafarmaceutica che si distingue per le approfondite ricerche che porta avanti utilizzando la vivisezione.
Enel: dopo aver fatto centinaia e migliaia di morti con il carbone, e l’energia idroelettrica e nucleare, questa ditta punta alle energie rinnovabili, senza troppo interrogarsi su dove disbosca per mettere i pannelli solari o sul fatto che forse questo sistema è da sabotare e non da potenziare con le illusioni della green economy e dell’economia circolare del riciclaggio.
Leonardo Finmeccanica: la più grande azienda di armi italiana. Il più avanzato concentrato di tecnologia bellica alla continua ricerca di come rendere più letali i suoi gadget.
Valagro S.p.A.: multinazionale del settore Agro-farmaceutico, produttrice di fertilizzanti, pesticidi e OGM. “Utilizzare la scienza per conferire e mettere a frutto le potenzialità della natura” è lo slogan usato per mascherare lo sfruttamento e avvelenamento che porta avanti ai danni del territorio. Una nuova concezione del cibo: dal laboratorio direttamente nel tuo piatto! Un azienda per chi si sente un po’ Dio dentro, che vi farà scoprire che l’agricoltura non è più materia per contadini ignoranti!
Unicredit: il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier occupa il primo posto nell’elenco delle banche che più appoggiano l’industria bellica: oltre 2,1 miliardi di euro nel 2016.
Thales Italia: gruppo industriale impegnato nella fabbricazione di apparecchi elettronici per le telecomunicazioni militari, la guerra elettronica, la sorveglianza sociale e lo sviluppo delle smart city.
STMicroelectronics: droni, sensori, internet delle cose, questa ditta produce tutto ciò che è necessario per trasformare il mondo che ci circonda in una prigione ancora più opprimente e tecnologica. Ovviamente, anche qui, non possono mancare componenti elettronici per armi.

Galeone Occupato Via Lucchese 65 (angolo con vuia Firenze), Pisa
Garage Anarchico Chiassetto Sant’Ubaldesca 44 (zona S.Martino), Pisa
Aperture Merc-Ven 16-20

qui il pdf impaginato: job fair 2017

Open day – studiare Scienze della vita alla scuola Sant’Anna.

OPEN DAY – STUDIARE SCIENZE DELLA VITA ALLA SCUOLA SANT’ANNA, SCIENZE AGRARIE, BIOTECNOLOGIE VEGETALI E SCIENZE MEDICHE.

Oggi 19/03/18, al Sant’Anna si tiene l’Open Day volto a presentare l’offerta formativa dell’istituto di Scienze della Vita. Tramite le cosiddette “Scienze della vita” potrai collaborare col magico mondo della ricerca genetica applicata all’agricoltura, e servire le peggiori multinazionali del settore nel devastare ed avvelenare il pianeta.

Le biotecnologie in agricoltura sono il cavallo di battaglia di quelle aziende che per profitto affamano milioni di persone nel mondo, mettendo a rischio la biodiversità e la salute.

Con le scienze agrarie del Sant’Anna potrai contribuire a tutto ciò, spacciando per “innocuo” ciò che è nocivo, per “utile” quello che aiuta ad arricchire chi è già ricchissimo. Potrai anche tu collaborare con multinazionali come la VALAGRO e diventare un loro lacchè spacciando la loro merda come il fertilizzante BREXIL ZN (https://www.valagro.com/it/farm/prodotti/micronutrienti/linea-brexil/).

A causa delle devastazioni perpetrate dal modello di agricoltura industriale imposto da aziende come MONSANTO, BENETTON, ENI, VALAGRO, BAYER, DUPONT, migliaia di contadini si sono suicidati in India, Sud America, Africa per aver perso la terra e l’autonomia sulle proprie coltivazioni (https://www.osservatoriodiritti.it/2017/09/14/india-contadini-suicidi/; https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/05/ogm-250mila-suicidi-tra-gli-agricoltoriil-mercato-in-mano-alle-multinazionali/168751/#cComments), costretti ad abbandonarle per venire a bussare disperatamente alle porte del ricco occidente, diventando degli ingranaggi dell’Agro-business. Non c’è da meravigliarsi se in tutto il Sud del mondo l’opposizione a questo modello di sfruttamento è stata fortissima (http://www.slowfood.it/land-grabbing-in-mozambico/).

Nonostante gli effetti sull’ecosistema siano palesemente disastrosi, uno degli ultimi studi del Sant’Anna, giocando con le parole e con i numeri, promuove le coltivazioni OGM (https://www.nature.com/articles/s41598-018-21284-2).

Di fronte alla superficialità dozzinale di quella pubblicazione, non si sono fatte aspettare le dure critiche (http://www.osservatoreromano.va/it/news/la-terra-non-e-vendita), a cui sono seguite risposte ancora più futili e scomposte da parte del Sant’Anna nella figura del suo rettore Pierdomenico Perata (http://www.biodinamica.org/reazione-del-rettore-della-santanna-di-pisa-in-prima-pagina-della-nazione-del-28-febbraio-2018/). Se alcuni rievocano lo scontro tra Galileo e la chiesa, non si rendono conto che oggi il pensiero scientifico è paragonabile a quella che era la dottrina ufficiale cattolica dell’epoca: come dice l’epistemologo olandese Feyerabend (Contro il metodo, Feltrinelli), all’epoca la Ragione stava dalla parte del Papa, perché quella di Galileo era una riflessione che sconvolgeva le categorie concettuali dell’epoca. Oggi la posizione frutto della Ragione dell’epoca è quella del rettore del Sant’Anna, novello Urbano VIII che difende gli OGM dalle critiche, mentre chi sottolinea come siano parziali, ideologiche e non neutrali le ricerche del Sant’Anna viene tacciato di antirazionalismo, quando invece possiede semplicemente altri modi di vedere il mondo ed osservare la realtà, come all’epoca Galileo.

Per noi, semplicemente, la critica alle manipolazioni genetiche si basa sull’idea che esse di fatto sono un attacco alla libertà e dignità di ogni essere vivente, perché tendono a trasformarci tutti in prodotti dell’industria. Sono un’insopportabile arroganza contro milioni di anni di evoluzione delle specie animali e vegetali, che non hanno mai avuto bisogno di nascere in un laboratorio per sapersi adattare al mondo. Gli ecosistemi, nelle loro continue trasformazioni e fluttuazioni, hanno sempre funzionato in modo equilibrato, e se adesso il pianeta è ridotto ad una discarica è proprio grazie agli sforzi di qualche scienziato ed alla sete di profitto di qualche industriale.

La nuova frontiera dell’agricoltura industriale è il campo del biologico, dietro il quale si cela la maschera del biotecnologico, ovvero di quelle tecnologie da cui sono derivati gli OGM e le sostanze chimiche annesse (vedi ad esempio il pesticida GLIFOSATO della Monsanto o il sopracitato BREXIL), tecnologie che vengono spacciate da aziende, investitori e ricercatori come compatibili con la natura, ma che invece non sono altro che compatibili con il sistema di dominio imperante del capitale e con i suoi metodi di sfruttamento della terra.

Ovviamente ad un benefattore della ricerca di morte…altro che “scienze della vita”… come il Sant’Anna non poteva sfuggire L’Agro-Business e le biotecnologie annesse, per meglio definire il quadro di sfruttamento in cui ama tanto sguazzare.

Nei prossimi mesi sarete chiamati a fare una scelta di campo: rifiutare l’arruolamento o ingrossare le file dei pretoriani di questa società, venendo a vivere e studiare qui a Pisa al Sant’Anna. Se troverete, allora, delle/i nemiche/i sul vostro cammino, non dite che non eravate stat* avvertit*… nessuna pace per chi vende la propria coscienza per un piatto di lenticchie, per chi consacra la vita e le capacità intellettive ai bisogni di questa società!

Vaccini: armi di distruzione di massa

Questa volta, con i vaccini, il modo di procedere della sanità, serva dell’industria farmaceutica, non è stata una modalità partecipata, inclusiva, muovendo tutti quegli apparati costruiti e ormai rodati negli anni per creare quell’accettazione e pseudo dibattito pubblico per dare impressione di scelta e decisione a chi non ha invece scelta e decisione su niente. Sono partiti direttamente con un decreto emergenzialista saltando direttamente il parlamento utilizzando presupposti di straordinaria necessità e urgenza necessari in questi casi per passare sopra a tutto e tutti. Ma qual’è il caso dei vaccini se mai ne esiste uno? Sicuramente tanto clamore non va ricercato in una prossima epidemia. ll rischio meningite, tanto sbandierato negli scorsi mesi, è stato smentito subito dopo dallo stesso ministro della sanità, abbastanza dopo però da far svuotare prima i depositi farmaceutici. Ancora una volta il morbillo, ma anche in questo caso l’istituto superiore della sanità parla di un calo dell’84% per Maggio rispetto ad Aprile e dell’87% rispetto a Marzo. E guardare i casi di morbillo rispetto dal 1970 fa capire che quelli del 2017 non sono niente di allarmante, ce n’erano più del doppio nel 2008, in piena copertura vaccinale.
Ancora una volta le ragioni vanno cercate altrove nell’angolo più in ombra della pseudo informazione, proprio tra chi ha lanciato l’allarme terrorizzando il più possibile, abbastanza da offuscare una riflessione critica e imponendo immediatamente la propria soluzione: aumentare le vaccinazioni obbligatorie da quattro a dodici. Ovviamente la loro non è una proposta, ma una imposizione con pesanti sanzioni per chi si opporrà fino ad arrivare al Tribunale dei minori per la sospensione della patria potestà e con successiva vaccinazione coatta. Non solo, qualsiasi voce critica viene stroncata con una fortissima censura: proiezioni video sospese sotto minaccia, dottori contrari all’impianto vaccinale, ma senza essere contrarii ai vaccini in sè, radiati dall’ordine, messaggi mediatici unidirezionali, quando non si assiste a vere e proprie menzogne costruite su misura. Tanto accanimento in tempi di pace sociale, sarà che forse si preparano alla guerra sociale ?
Tutto questo non sembra partire da un semplice ministro pupazzo in mano al farmaceutico ma va visto come una connivenza tra governi e multinazionali, un accordo che non attira l’attenzione perchè non ha neanche un nome, ma vede gli Stati Uniti come regista e l’Italia, scelta per portare l’inasprimento delle politiche vaccinali in Europa, come uno dei paesi europei con più vaccini obbligatori; siamo forse di fronte ad una nuova sperimentazione di massa dove l’Italia si porrà da apripista? Cosa c’è dietro la porta in fila che aspetta di entrare? Si sa che un’emergenza porta con sè sempre un’altra emergenza in una spirale continua di spoliazione e degradazione degli sfruttati.
Questo atteggiamento ricorda per certi risvolti quello adottato dalla Germania nazista nei confronti dei bambini cronicamente ammalati, disabili o ritardati mentali. Essi venivano sottratti alle famiglie nella concretizzazione di un progetto biomedico sostenuto da concezioni razziali. I genitori che esitavano a mettere loro figlio nelle mani dei biologi del Reich venivano privati della patria potestà, con il pretesto che rifiutavano terapie adeguate. La coercizione giuridica serviva anche in questo caso, al mantenimento di una particolare struttura al servizio di interessi statali e di quell’apparato formato dall’industria chimica tedesca che avrebbe preso il nome di IG-Farben e oggi potremmo vederlo benissimo nella fusione di Bayer e Monsanto, in entrambe albergano ancora i virus del nazismo sicuramente mai vaccinati da nessuno.
Concretamente i vaccini si occupano non di un problema reale ma aleatorio. La vaccinazione non è una misura terapeutica, ma profilattica: sono individuati bambini e persone adulte sani, che non necessitano di alcuna cura, che vengono vaccinati con lo scopo di cautelarsi da un’eventuale malattia futura. Una malattia di cui nessuno sa se potrà o no manifestarsi; è un gioco di probabilità, esattamente come per quanto riguarda il rischio.
In una medicalizzazione sempre più crescente il confine tra malattia e persona sana sfuma. In alcune zone del Giappone o in Bielorussia i tassi di radiazioni sono talmente alti che molte persone sono costrette a sottoporsi a continui controlli e trattamenti medici e psicologici: si vive nell’anticamera della clinica, del laboratorio e della prigione. Forse non ci si ammalerà mai, ma è già stata introiettata dentro di noi una dimensione dell’automa non più autossuficente perennemente attaccato a quella macchina che per primo gli ha negato l’ossigeno e adesso gli restituisce un’aria viziata.
Come spiegarsi vaccinazioni a bambini di dodici anni per l’epatite, malattia nota per trasmettersi con siringhe infette e rapporti sessuali a rischio non protetti? O la recentissima legge che obbliga le madri a sottoporre il bambino appena dopo la nascita a uno screening genetico per decine di malattie. In quest’ultimo caso le informazioni raccolte diventeranno denaro, ma anche e soprattutto gestione e controllo della persona. I grandi dell’informazione (i cosiddetti Big data) si stanno impegnando tantissimo con enormi investimenti verso il mondo dell’informazione genetica. Recentemente è stato siglato un’accordo nell’ex sede di Expo per la nascita di un importantissimo centro di ricerca della multinazionale dell’informatica IBM, l’accordo dell’insediamento della compagnia prevedeva che avrebbe ricevuto tutti i dati sanitari della regione lombardia concessi dal presidente del consiglio in persona presente all’inaugurazione.
L’ex presidente del consiglio era presente anche ad un’altra inaugurazione, quella tenutasi nel Settembre 2016 all’auditorium della multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK) per la presentazione del piano industriale 4.0 del governo.
Ebbene a questo punto fare alcuni passi indietro e ricordarci che la Glaxo è la principale produttrice del vaccino esavalente in Italia, apparentemente in “crisi” l’anno prima aveva fatto un’ annuncio che suona sempre come una minaccia, di chiudere il suo stabilimento in Italia e trasferirsi in Cina. Ma poi ecco che improvvisamente ha cambiato idea e ha fatto un primo investimento solo in Italia di un miliardo di euro. Già nel 1991 la Glaxo aveva oliato la politica per aggiudicarsi l’obbligatorietà del vaccino sui neonati dell’epatite B. In quel caso l’allora ministro della sanità si intascò una tangente di 600 milioni. A processo chiuso, dopo la bellezza di 26 anni, con la condanna del ministro, quel vaccino, frutto di accordi finanziari e di conseguenze sulla salute che nessuno racconterà mai, è ancora in circolazione.
Oggi assistiamo all’imposizione del dogma vaccinale in tutti i paesi del mondo, all’imposizione di vaccinazioni di massa uguali per tutti; medesima sostanza, medesima dose, tempi uguali.
Ancora una volta in campo abbiamo una concezione medica che considera il corpo umano come una macchina che si può piegare, ricostruire, standardizzare, distruggere e migliorare a proprio piacimento.
La realtà è ben diversa, l’organismo umano è inserito in un contesto naturale che ha le sue esigenze e i suoi limiti: superati questi limiti ogni squilibrio è possibile. Ma quando parliamo di vaccini e nocività in generale i molti squilibri e le patologie da essi provocati sono visibili e riscontrabili solo nel lungo periodo, rendendo difficile se non impossibile la correlazione fra causa ed effetto.
Per altro gli stessi contenuti dei vaccini non sono così chiari, quello che si sa è grazie a pochi coraggiosi che hanno lavorato in proprio evidenziando certe sostanze altamente cancerogene per qualsiasi essere vivente e il resto dei componenti resta un mistero. Sarebbe una fatica vana chiedere ai produttori, per altro questi sanno bene che le smentite sulle loro “verità” non hanno spazio, visto che controllano tutte le pubblicazioni scientifiche di un certo livello e, come abbiamo visto con l’Efsa in Europa e l’Fda negli Stati Uniti, controllano anche la sicurezza sui loro disastri.
I vaccini sono una categoria di farmaci troppo importante per lo Stato e le multinazionali farmaceutiche. Se è forte la questione economica, visto che i vaccini non necessitano di essere sperimentati e dunque non dovendo sostenere spese importanti per la loro realizzazione, regalano valori aggiunti estremamente appetitivi e, per di più, ne vengono acquistati in quantità enormi da parecchie nazioni che, poi, se le aziende hanno agito nel modo “giusto” ne rendono obbligatorio l’uso; c’è da tenere presente la questione della gestione della “malattia” o della cosiddetta “urgenza sanitaria”, che non è altro che il controllo sulle nostre vite. Vaccini, screning genetici, bambini in provetta… permetteranno sempre di più che lo Stato possa gestire le vite dei nostri figli come una questione sanitaria all’interno di un paradigma tecno-scientifico.
Questi mesi, dal lancio di questo “decreto vaccini” si è visto in tutta Italia una forte e variegata mobilitazione fatta di manifestazioni, fiaccolate, conferenze, discussioni… per opporsi a questo ennesimo attacco contro le vite delle persone.
La vera libertà di scelta è quella che resta fuori dalle loro scelte, dai loro tecnici, dalle loro tavole accomodanti per farci avvelenare con consenso informato, quella libertà che possiamo prenderci soltanto con la consapevolezza che se non lottiamo ora e subito non lo farà nessun’altro, costruendo situazioni, reti e momenti di solidarietà attiva.

Costantino Ragusa
dal giornale ecologista “L’Urlo della Terra”, num.5

 

 

Bellecombe-en-Bauges, Savoia – Attacco incendiario di una cava della Vicat

Bagliori d’incendi in solidarietà con chi combatte alla Zad, a Hambach e a Bure

Attacco incendiario di una cava della Vicat

La città avanza, la foresta diminuisce. E noi, in mezzo, ci sentiamo spesso molto vulnerabili, incapaci di arginare alcunché. Il cemento che trasuda da tutti i pori di questa società ci priva di vita, di sensazioni, di sostanze. Le foreste gestite in maniera eco-responsabile somigliano a delle fosse comuni. L’angoscia nelle viscere, i pugni che si stringono, un velo di durezza che ricopre gli occhi. E la difficoltà a parlarne, dato che le parole non possono che sfiorare la profondità della tristezza e della collera che sentiamo.

Quando abbiamo attaccato la cava della Vicat (multinazionale del cemento), situata ai margini di una foresta nel massiccio delle Bauges, bruciando un trasformatore elettrico, un edificio, dei posti di comando e dei computer di un ragno estrattore e poi anche diversi mezzi di cantiere, abbiamo sentito un certo sollievo. E anche dei dubbi, sapendo quello che implicano certe scelte, sapendo che non sarà mai abbastanza, si tratta di semplici tentativi, tentare di perturbare la mega-macchina, di non essere complici con la nostra passività.

Parliamo qui di attacchi incendiari, ma dobbiamo precisare che non si tratta per noi della sola maniera di attaccare l’autorità. Esprimiamo quindi la nostra vicinanza con i pensieri verso le combattenti ed i combattenti che si attivano sulla ZAD di Notre-Dame-des-Landes, nella foresta di Hambach o a Bure, senza lasciarsi accecare né da strategie politiche di massificazione e di dialogo con i poteri, né dalla ricerca di un’efficacia che travolgerebbe, negandola, ogni sensazione, ogni presa di potere nel seno dei gruppi, ogni rapporto di dominazione interpersonale… Forza e coraggio a quelli e quelle che conducono la guerra su tutti i fronti. La repressione è ben presente, cerchiamo di non lasciarci paralizzare, ma di continuare il nostro volo.

Non è nient’altro che un bagliore d’incendio al fondo del bosco, non è che un bagliore, ma ci aiuta a muoverci nell’oscurità, anche a costo di bruciarci, a volte, le ali.

Degli umani comme delle farfalle di notte

(tradotto da guerresociale)

fonte: anarhija.info

Trento: Iveco Defence Vehicles all’Università

Giovedì 3 maggio, durante la presentazione aziendale della Iveco Defence Vehicles nella Sala conferenze del dipartimento di Economia, un gruppo di compagne e compagni ha interrotto per qualche minuto la sfacciata presenza organizzata per gli 80 anni dalla produzione aziendale. Nello stupore dei partecipanti, è stato letto un testo all’interno dell’aula e poi distribuito nel cortile dell’università.

Di seguito il testo distribuito:

L’Università e la guerra

Così si conforta il giovane a perseguire nel suo studio scientifico senza che si chieda che senso abbia, dicendogli:« Tu cooperi all’immortale edificio della futura armonia delle scienze e sarà un po’ anche merito tuo se gli uomini quando saranno grandi, un giorno sapranno». Ma gli uomini temo che siano sì bene incamminati, che non verrà loro mai il capriccio di uscir della tranquilla e serena minore età.
Carlo Michelstaedter

Negli ultimi mesi sono stati diversi gli eventi organizzati dall’Università che hanno visto partecipare le più note industrie belliche (Fincantieri, Leonardo, General Motors), dalla “Green Week” al “Career Fair”, alle presentazioni aziendali specifiche. Oggi il rinomato ateneo trentino organizza un incontro con l’azienda bolzanina Iveco Defence Vehicles.

Da anni scriviamo e parliamo delle collaborazioni interne all’Università che vedono l’ateneo di Trento – e non solo – protagonista della ricerca e dello sviluppo finalizzato alla produzione bellica. Iveco Defence Vehicles è una delle aziende che lavora insieme all’Università e ai suoi studenti. Tristemente nota per la produzione dei mezzi speciali “Lince” – i mezzi utilizzati dall’esercito italiano per gli interventi in mezzo mondo – questa è una delle aziende che più volte è stata “invitata” all’interno dell’Università. Ogni volta che sentiamo parlare di multinazionali del petrolio e dell’energia in Africa, in Medio Oriente, siamo consapevoli che per difendere quei privilegi economici che arricchiscono i soliti noti, come ENI, c’è bisogno di una difesa armata che spazzi via le popolazioni locali che cercano di opporsi. Oggi in Libia e in Niger, dove lo Stato italiano finanzia i campi di concentramento e coordina attraverso i carabinieri gli addestramenti delle milizie locali (compresi i “terroristi jihadisti”), Iveco è presente con i suoi mezzi di morte. Il governo millanta di “impedire le partenze” che esso stesso determina con la guerra, l’occupazione militare, gli spossessamenti delle terre: resi possibili da mezzi come quelli Iveco.

Nella “Sala conferenze” di Economia, Iveco viene a presentare 80 anni di produzione, come a festeggiare le migliaia di morti che ha sulle spalle. Dopo i festeggiamenti, per un intero pomeriggio, l’Università ha messo a disposizione le sue aule per i colloqui tra gli studenti e l’azienda. Sono in cerca di economisti, ingegneri, studenti che evidentemente non si fanno grossi problemi a diventare i futuri esperti della guerra.

Ci siamo forse illusi di poter “far uscire la guerra dall’Università”, ma quanto più cerchiamo di capire la struttura di queste collaborazioni, tanto più ci rendiamo conto che negli atenei ormai la guerra è di casa. La funzione organica di quella che viene definita “comunità scientifica” è quella di essere l’officina degli interessi dei capitalisti, la fornitrice dei “luoghi speciali” in cui poter concretizzare le armi necessarie ai loro profitti.

Se disprezziamo la guerra degli Stati, con essa disprezziamo chi la pensa e la rende possibile. Quella che chiamano “alternanza” è spesso un reclutamento fatto e finito, un volto più “presentabile” della guerra. Oggi che sembriamo addormentati di fronte a qualunque disumanità degli Stati, bisogna di nuovo scegliere da che parte stare: non c’è alternanza che ci convinca.

Anarchici e antimilitaristi