Trentino: Incendiati ripetitori TV, radio e telefonici

Trentino – Apprendiamo dai media locali che nella notte tra 6 e 7 giugno sono stati dati alle fiamme diversi ripetitori e cabine di gestione situati sul monte Finonchio.
Bruciati gli impianti di radio e tv (Rai), gestori della telefonia mobile (Telocom, Vodafone e Wind) e un paio di ripetitori utilizzati per le comunicazioni delle forze armate.
I danni sono stati ingenti, si parla di oltre un milione di euro, e le tv di Stato non hanno funzionato in tutta la zona per diverse ore.
Sul luogo sono state trovate le scritte “Basta censura per i compagni in AS2. Con Fran e le compagne/i di Aachen” e “Oggi vi censuriamo noi (A)”.

Info da: www.autistici.org/cna

23 Giugno Rovereto: Iniziativa sui vaccini

DECRETO VACCINI L’UNICA AD ESSERE DEBELLATA È LA LIBERTÀ DI SCELTA

Secoli fa si chiamava Inquisizione, oggi è la censura di ogni voce contraria al dogma dell’infallibilità della“scienza”.
In un panorama di assenza totale di emergenza sanitaria, il ministro Lorenzin e la Glaxo vorrebbero imporre 12 vaccini obbligatori eliminando qualsiasi voce di dissenso: proiezioni di documentari sospese; repressione del dibattito scientifico; radiazioni dall’ordine di medici che contestano l’impianto delle politiche vaccinali pur senza dubitare dello strumento vaccinale in sé; impossibilità di accedere a tutti i livelli d’istruzione per i bambini ed i ragazzi non vaccinati, fino alla sospensione della patria potestà per chi si ostina a non vaccinare i propri figli.
All’origine di questo accanimento vi sono le connivenze tra i governi, le case farmaceutiche (per le quali solo negli Stati Uniti ogni vaccino frutta circa 30 miliardi di dollari all’anno) e gli organi deputati al controllo dei farmaci. Connivenze che fruttano un volume di affari inimmaginabile.
Guarda caso intorno al 2014 la multinazionale GlaxoSmithKline (GSK), principale produttrice del vaccino esavalente in Italia, minaccia di tagliare drasticamente il personale del proprio stabilimento toscano e di chiudere
quello veronese per delocalizzare in Cina. A distanza di circa un anno, nel 2015, la notizia del colpo di scena: non solo la GSK non ha più intenzione di chiudere, ma annuncia investimenti per 1 miliardo di euro solo in Italia.
Cosa avrà mai provocato una tale inversione di rotta? E’ forse un caso che nel settembre 2016 la presentazione del piano industriale 4.0 del governo si sia tenuta (con la partecipazione dello stesso Renzi) proprio all’auditorium dello stabilimento GSK di Verona? E’ altrettanto un caso che a distanza di pochi mesi (maggio 2017) venga emanato il decreto legge Lorenzin che aumenta le vaccinazioni obbligatorie da 4 a 12 con pesanti sanzioni per chi non si adegua?
Che nel 1991 il ministro De Lorenzo abbia intascato una tangente di 600 milioni di lire dalla stessa GSK per rendere obbligatorio sui neonati il vaccino contro l’epatite B (che si trasmette per scambio sessuale e di sangue infetto), non è fantascienza né complottismo, ma agli atti addirittura di un processo penale passato in giudicato per il quale lo stesso De Lorenzo è stato condannato. Eppure a distanza di 26 anni non solo quel vaccino è ancora
obbligatorio, ma vorrebbero imporne altri 11.
Ci dicono che i vaccini sono sicuri e che non ci sono reazioni avverse. Come mai allora esiste persino una legg che risarcisce i danni da vaccino (Legge 210/92)? E’ notizia del 31 maggio scorso che l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha rilevato che negli anni 2014, 2015 e 2016 sono state segnalate 21.658 reazioni avverse, di cui 3.351 da esavalente, delle quali 454 gravi e 5 decessi. Non solo: dal 2005 al 2015 in Italia si è registrato un aumento del 40% di bambini con diagnosi di deficit del neurosviluppo. Si tratta di dati parziali, riguardanti solo le reazioni segnalate, e di queste solo quelle realmente collegate ai vaccini, dunque il fenomeno è drammaticamente più ampio. In Europa sono 14 i Paesi in cui vige l’obbligo vaccinale (tra questi l’Italia), mentre negli altri 15 non esiste alcuna obbligatorietà. Proprio per questo nel 2014 l’Italia è stata scelta dagli Stati Uniti come capofila dell’inasprimento delle politiche vaccinali in Europa.
19 maggio 2017: l’Italia esegue l’ordine ricevuto. Ritorniamo a discutere e decidere insieme, con consapevolezza e determinazione, a partire dalle scelte in materia di salute per arrivare a riprendere in mano le nostre vite. La questione vaccinale non riguarda solo i genitori di bambini interessati dai progetti di Lorenzin e Glaxo, ma tutti e tutte.
Per l’obiezione attiva e la resistenza collettiva, per la creazione di una rete di sostegno, perché non credano neanche per un istante di poter togliere i figli a qualcuno per poi restituirli vaccinati.
Giù le mani dai bambini, giù le mani dalla libertà di scelta.

VI INVITIAMO ALLA SERATA INFORMATIVA SUI RISCHI DEI VACCINI
VENERDI’ 23 GIUGNO ALLE 20,30
SALA FILARMONICA
Rovereto, Corso Rosmini n° 78
CON LA DOTTORESSA FRANÇOISE BERTHOUD
PEDIATRA OMEOPATA DI GINEVRA

Assemblea per la libertà di scelta
obiezioneattivavaccini@gmail.com

Qui il volantino dell’iniziativa:
vaccini 1

“Il bip bip quotidiano”

Il bip bip quotidiano

Traduzione dal francese di Blasphegme n° 2, bulletin mural anarchiste de Paris et sa région

Bip, quando si prende la metro con la carta dell’abbonamento. Bip, quando si accede al proprio luogo di lavoro. Bip, quando si va a mangiare alla mensa universitaria o a quella della propria scuola media/superiore (a volte, invece che con una tessera, si passa con le proprie impronte digitali). Bip, quando si va alla biblioteca. Bip, quando si entra nel proprio condominio.
Quando non si fa “bip”, si digita sullo schermo del proprio smartphone, del proprio tablet, o sulla tastiera del proprio computer. Nemmeno un secondo delle nostre giornate passa senza un’interazione con queste tecnologie, che si sostituiscono alle interazioni faccia-a-faccia con altre persone, sostituite da contatti virtuali sui social media, che ci lasciano nel freddo della nostra solitudine, ben reale, lei.
Si é quasi dimenticato che quando si vuole parlare a qualcuno si puo’ andare a casa sua e suonare alla sua porta. Si é quasi dimenticato cos’è comunicare faccia-a-faccia, con le emozioni, le risate, la collera che si leggono sulle nostre facce, il tono della nostra voce, il tremolio delle nostre mani. Si è quasi dimenticato che fino a poco tempo fa queste macchine non facevano parte delle nostre vite e che non eravamo rinchiusi in questo mondo digitalizzato, che cerca di controllare sempre più il nostro quotidiano. E che le persone vivevano, si amavano, comunicavano, si tenevano al corrente dell’attualità senza queste tecnologie invadenti.
Nella metro ci si sente a volte come un intruso a far parte delle rare persone che non sono aspirate dal proprio piccolo schermo, con le cuffie nelle orecchie, dimenticando che ci sono delle persone intorno a te. Ed é chiudendoci così su noi stessi che non vediamo l’evoluzione della società con le sue tecnologie. Per esempio, nelle prigioni, nelle scuole medie/superiori, alle frontiere, in certi luoghi di lavoro, la biometria fa oramai parte del quotidiano (impronte digitali, forma della mano, tratti del viso, disegno delle vene dell’occhio…). Bisognerà avere immaginazione per combattere tali sistemi di controllo, onnipresenti nelle notre vite, che avranno il loro compito facilitato dal nuovo registro dei documenti elettronici, che dovrà conservare in un data base centralizzato i dati biometrici di chi possiede un passaporto o una carta d’identità. E a tutto ciò si aggiungono le telecamere delle città, i GPS degli smartphone e delle macchine, i braccialetti elettronici e un mucchio di altre macchine che non aspettano altro che di essere lanciate su questo ricco mercato…
I muri si chiudono sempre di più, ognuno accetta più o meno nel suo quotidiano questi enormi mezzi di controllo, dimenticando che ci si può anche disconnettere, che non si muore (nemmeno socialmente) e che la famosa “neutralità” delle tecnologie non esiste, che abbiamo già perso un po’ delle nostra capacità d’interagire, di comunicare, di pensare. Siamo spesso ridotti a servi di fronte alle macchine e già definitivamente alienati in tutti i campi della vita.
E se imparassimo di nuovo a vivere senza macchine? E se tagliassimo i fili del virtuale per connetterci di nuovo gli uni con gli altri, tessere delle complicità nel concreto, riempire quel vuoto creato dalla nostra atomizzazione? Riprendere contatto con il tempo, lo spazio, gli altri, tutto quello che é stato relegato in secondo piano dall’interazione fredda con le macchine.
E se bestemmiassimo apertamente contro la religione della connettività? E se facessimo la guerra a questo paradiso tecnologico che ci esaltano e che sembra piuttosto un incubo uscito direttamente dalla fantascienza?
E se distruggessimo le macchine…

A fine ottobre 2016, un “incendio doloso” ha distrutto un locale tecnico dell’impresa telefonica Orange a Tolosa, privando 800 case di telefono e di internet. Secondo i media, il “ritorno alla normalità” è stato riportato solo dopo quattro giorni… noi diremo che è durato solo quattro giorni…

novembre 2016

Info da: www.informa-azione.info