La prima filiera italiana ogm

La regione Friuli Venezia Giulia a dicembre ha aperto una consultazione con associazioni ambientaliste, di agricoltori, di consumatori ed esperti delle università e degli ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali e ARPA, per varare attraverso un “approfondito confronto” delle “misure per evitare la  presenza involontaria di ogm nelle colture convenzionali e biologiche”. Queste misure saranno alla base di un nuovo regolamento regionale che sarà destinato alla Commissione Europea. Questa, insieme alle forti pressioni delle lobby biotech, potrà trovare nel Friuli una breccia per estendere su vasta scala la contaminazione ogm.
I poteri locali, con fantomatiche regole di coesistenza, si accingono a normare e quindi legittimare per la prossima primavera semine ogm. Queste regole di coesistenza a dire del vicepresidente e assessore all’agricoltura Sergio Bolzonello saranno “stringenti” e soprattutto basate su “rigide invalicabili condizioni”. Basterà frequentare un corso di otto ore, al termine del quale verrà rilasciato un attestato valido tre anni, pagare 50 euro a ettaro all’agenzia regionale per lo sviluppo rurale (ERSA), osservare alcune limitazioni territoriali e rispettare una distanza di isolamento di 500 metri dagli altri campi e una zona cuscinetto di 250 metri.
Che ci sia o meno un margine di legge per piantare ogm non ha molta importanza visto che Fidenato, presidente degli agricoltori federati pro-ogm, con il suo sindacato fantoccio Futuragra, ha già seminato mais ogm e si appresterà a farlo anche questo maggio. Di fatto la regione Friuli Venezia Giulia legittima la prima filiera ogm italiana in campo aperto a scopo alimentare, un precedente che può diventare apripista per diffondere le colture transgeniche in altre regioni.
Con queste righe non ci interessa soffermarci su come i loro confronti e le loro preoccupazioni siano truccate in partenza e predisposte per un unico scopo. Vogliamo portare l’attenzione su una questione che è tutt’altro che risolta o immobile come sembrerebbe da uno sguardo superficiale. Gli ogm e i loro sostenitori sono tutt’altro che scomparsi o in ritirata, mantengono un continuo assedio per imporre le loro chimere genetiche.
Chi si oppone a queste irreversibili nocività dovrebbe mantenere sempre alta l’attenzione  e costruire una resistenza che vada ad attaccare, non  solo una coesistenza impossibile, ma la concezione scientista che vede nel cosiddetto miglioramento genetico una fonte inesauribile di progresso, un rinnovamento di aspetti naturali considerati obsoleti nella società tecnologica, l’unica ovviamente possibile. Questa concezione non è qualcosa di immateriale o etereo, al contrario si concretizza in quelle progettualità che trasformano quotidianamente il mondo naturale di cui noi, con tutti gli altri esseri viventi, siamo parte. Progettualità che non prendono vita soltanto quando spuntano dai campi ogm. Prima, molto prima, nei centri di ricerca delle università o di multinazionali, si è lavorato alla loro realizzazione: i campi agricoli ogm non sono altro che l’estensione del laboratorio.

Febbraio 2014

 

Regno Unito: Ordigno contro nocività biotech

Ecco il comunicato:
Crediamo che chiunque si confronti seriamente riguardo al dominio come si presenta oggi arriverà prima o poi ai temi della scienza e della tecnologia. E’ chiaro come entrambe abbiano un ruolo sempre più vitale nell’ordine esistente creando, gestendo e diffondendo il controllo nella società e in tutto il resto di una terra dalla quale siamo falsamente separati. Investigando sullo sviluppo di questi poteri nel nostro territorio e di chi li rende possibili, siamo arrivati a Vinci.
Nel Regno Uniti, la grande multinazionale energetica ed edilizia francese Vinci ha realizzato costruzioni specifiche per la polizia, il ministero della difesa e l’amministrazione penitenziaria, lavori per autostrade, ferrovie, centrali elettriche, piattaforme petrolifere, cave, centrali nucleari e anche centri commerciali.
In tutto il mondo questa corporation e le sue sussidiarie sono attive in molti campi: edilizia, sicurezza privati, aeroporti, miniere di uranio; questi bastardi non hanno problemi nel danneggiare la terra e noi in quanto parte di essa, tirando su una gabbia industriale intorno a noi in modo figurato e letterale, tenendo occupata la manovalanza mentre i padroni pensano all’appalto successivo. Per questo abbiamo attaccato Vinci, ma uno dei motivi più grandi per colpirli è la loro responsabilità nella costruzione del prossimo Biological Life Sciences Centre nell’Università di Bristol. Abbiamo collocato dell’esplosivo nella sede Vinci nel complesso Vantage, nord di Bristol, intorno alle 3:45 di ieri 6 Gennaio. E’ stato collocato con l’obiettivo di colpire la linea elettrica, danneggiando l’esterno e provocando un incendio dentro.
Abbiamo considerato la compagnia sita nella porta accanto come un obiettivo secondario (Whitehead, un altro gruppo edilizio che prende commissioni per conto di Vinci). Una struttura da 54 miliardi, il Biological Life Sciences Centre offrirà corsi per la “prossima generazione di biologi” e specialisti, mirando al miglioramento della collaborazione col centro universitario di nanotecnologie e la Medical School di ingegneria genetica, con laboratori di vivisezione animale.
L’intero mondo capitalista avanza in campi come questo che sono fondamentali nel prossimo round delle scoperte. Cosi l’area intorno a Bristol e Bath ospita il più grande centro hi-tech nel mondo dopo la Silicon Valley americana, questa “rivoluzione” sta avvenendo davanti alle nostre case, “Bristol sta diventando un eccitante e ideale posto per fare ricerca nei prossimi anni.” (Sono parole del professore Gary Foster, che lavora nel campo delle modificazioni genetiche e biotecnologiche presso l’Università di Bristol, favorendo cosi la nociva industria farmaceutica come GlaxoSmithKline.             L’università sfrutta topi geneticamente alterati, ad esempio, sottopone queste cavie a grossi danni nervosi e vende i risultati alle compagnie). Uno dei campi è la biologica sintetica, una pratica nociva che usa le ultime tecnologie per “riscrivere e ricostruire i sistemi naturali e fornire surrogati alterati”. Nel 2012 una conferenza presso l’università di Bristol ha sancito che la biologia sintetica “può diventare una forza dominante nell’economia nazionale”, e il governo l’ha messa in cima alle priorità della ricerca. L’Unione Europea ha dato 3,3 miliardi all’università di Bristol solo per creare “consapevolezza pubblica” promuovendo tale pratica. La logica di questo tipo di scienze ha, come fine primario, il tentato controllo su ogni cosa.
Riducono una conoscenza, che potrebbe essere più profondamente ottenuta nelle relazioni libere di interazione e interdipendenza, ad un universo impoverito di misure ossessive e reificazione, separando con arroganza le parti da un tutto che da loro senso come se tutto fosse una macchina da smantellare.
La tradizione scientifica è saldamente legale con la visione che è emersa durante la prima formazione del capitalismo commerciale, che ha cercato e ancora cerca di adattare le forme di vita al profitto, giustificando il dominio e la distruzione del mondo vivente con l’inserimento di un super razionalismo machista privo di tutto ciò che è fragile e organica dal quale ogni specie dipende. Adesso, i geni vegetali e animali sono indagati e migliorati in laboratori cosi da produrre standard utili e creare nuovi brevetti privati. Dove vediamo unicità, semi, corpi e menti nostre e di altre creature, questa scienza (e anche se non necessariamente ogni scienziato, i risultati sono uguali) vede solo oggetti privi di vita da prendere, studiare e sacrificare sull’altare dell’utilità economica per i propri datori di lavoro che traggono beneficio da questa società malata e contagiosa.
Innanzitutto vediamo l’attuale pressione per i prodotti ogm nel regno unito da parte dei media, industria e governo, per il quale tali istituzioni di ricerca giocano un ruolo importante; come gli studi di biotecnologia sul grano grazie alla Long Ashton Research Station gestita in passato dall’università di Bristol. Scienziati come Gary Foster sono consapevoli del pericolo derivante dagli ogm “immessi nel mondo naturale” (sono parole sue) ma apparentemente il denaro e il prestigio dei loro capi sono più meritevoli delle nostre vite insignificanti. Dieci anni fa la prima ondata di processi ogm venne rallentata dalla distruzione delle colture e dalla pressione pubblica; oggi il sabotaggio continua dall’Olanda alle Filippine, e altri come noi non saranno complici di questi sviluppi e dei loro autori.
E’ necessario attaccare la nuova ondata delle cosiddette strutture di scienza della “vita” alle radici (chi le progetta, chi le costruisce) e non solo criticare i risaputi prodotti di tali ricerche: perché per queste istituzioni ogni conoscenza diventa un’altra opportunità per controllare e sfruttare, estendendo il fine di un sistema che in realtà distrugge e artificializza la vita in ogni sua bellezza. Inoltre, piante e animali muoiono con l’incremento di allergie e intolleranze già attribuite a ogm. Con l’industria biotech che senza cura rilascia i propri mostri, soprattutto nelle terre del sud del mondo dove i semi brevettati ogm annualmente ricomprati fanno da padrone, ci vorranno molte generazioni per mostrare alcuni dei loro effetti sull’infinita e complessa rete di vite evolutesi in milioni di anni. Ovvero prima che le culture civilizzate iniziassero a manipolarle intensivamente, oggi anche su nano-scala.
Con la biologia sintetica stiamo andando veloci verso un futuro dove anche le forme di vite “in natura” saranno prodotti di esperimenti di laboratorio, e nulla rimarrà non alterato nel progetto antropocentrico e totalitarista. Per ovvi motivi come persone che vanno contro le leggi e il dominio più che a parole contrastiamo le tecniche di polizia e i controlli identificativi permessi dall’attività forense, biometrica ecc. e l’introduzione del loro uso nell’era informativa della prigione sociale (stampa di impronte digitali, sistemi di riconoscimento facciale, esami sul dna ecc – comunque non ci fermano…). Ecco perché non solo Vinci nel regno unito è in questo campo.
Ci sono anche future espansioni nel campo scientifico, tecnologico e ingegneristico nei dipartimenti dell’università di Swansea. Essa ha dato l’appalto a Whitehead, vicini di Vinci al complesso Vantage, colpita dal nostro attacco. Questo è il risultato dei passi della società verso la realizzazione delle fantasie di una scienza dispotica, che mira ai suoi sogni ovvero ai nostri incubi. Che dire dei “benefit” che queste istituzioni hi-tech vogliono venderci, fondate sul consumo massivo di energia o sull’estrazione di risorse, sull’autorità di un insieme di specialisti che modifica in modo irripetibile il nostro ambiente, e sulla domesticazioni degli spazi selvaggi e la tortura di altri animali?
Ci promettono migliorie nella salute (umana), nel cibo e nella tecnologia, portando avanti l’illusione che la scienza può sistemare i danni derivati dall’attuale stile di vita. Si aspettano che noi dimentichiamo quante morti, incidenti e cancri sono direttamente causati dall’industria, dalla società globale di massa, a livello psicologico e fisico in contesti insalubri e posti di lavoro tossici di una cultura che mette al primo posto i laboratori. Si aspettano che dimentichiamo la produzione di monocolture che causano malnutrizione e diete artefatte di cibi energizzanti a breve termine a scapito della terra, mentre specie selvagge animali e vegetali scompaiono a causa dell’infinita espansione del sistema. (I lavori di Vinci ne sono una prova esemplare).
Si aspettano che dimentichiamo quanto le migliorie nel complesso tecnologico generano la nostra dipendenza dai loro architettati e realizzatori, la nostra alienazione da noi stessi cosi come dalla terra come totalità e l’uno dall’altro a livello personale, e l’efficienza in crescita nel raggiungere gli obiettivi dei reggenti della società: profitto e potere, attraverso miseria e sfruttamento, spingendo l’ecologia planetaria al collasso. In breve il marciume è la civilizzazione stessa, incluse le sue false soluzioni ai suoi cronici problemi che impoveriscono la sopravvivenza di umani e non umani, una trasgressione inaccettabile rispetto al nostro intento di vivere liberamente.
Scegliendo l’azione diretta rispetto alla disperazione dichiariamo la nostra partecipazione alla guerriglia urbana a bassa intensità nelle sue prime fasi a Bristol contro le molte facce del sistema, con sassi, vernice o fuoco e con piani, dibattiti e rifiuti giornalieri; alcune volte impercettibili, altre devastanti. Nelle brutte città inglesi e nella sfruttata campagna una determinata minoranza di ribelli e amanti della natura selvaggia sporadicamente passano all’attacco: alcuni colpendo in modo anonimo, altri formano gruppi d’azione che esistono una volta sola, altri hanno accettato la proposta aperta della Federazione Anarchica Informale; non solo nel sud-ovest ma anche a Nottingham, Cambridge, Londra e ora Glasgow.
Tutto sta a noi e non c’è tempo da perdere. Recuperando la nostra volontà e cercando affinità per la ribellione, i nostri metodi devono includere il conflitto non negoziabile senza pause o trattative: e soprattutto la rottura con questo misero ordine civile tramite una vasta gamma di esperimenti e lo scopo pieno delle nostre fantasie. La distruzione è solo un altro lato indispensabile della creazione (e viceversa) non un opposto, ne siamo sicuri. La nostra insorgenza è giustificata come un fine in se al posto di questa vita che combattiamo, ma essa va oltre l’essere una reazione. Agisce per confermare che stiamo già lottando faccia a faccia e nelle nostre menti. Permette uno spazio potenziale per relazioni nuove e più forti scelte da individui consapevoli desiderosi di tutte le forme di vita, tramite l’indebolimento delle forze attuali. Fino al crollo dove ciò che accadrà sarà fuori da qualsiasi controllo sociale e società. La liberazione non può essere nulla di meno; andare verso il selvaggio.
Il campo di battaglia internazionale e interno tra anarchia e dominio conta perdite e successi, alcune note e altre ignote per noi. Con questo nella mente iniziamo il nuovo anno celebrando il rilascio di Braulio Duran (un deciso eco anarchico che è stato prigioniero in Messico) avvenuto lo scorso ottobre, sebbene all’interno dell’ampia società-galera. Quando scopriamo la solidarietà con un compagno prigioniero tramite la sua condotta e le sue parole, questa non diminuisce quando egli “esce”; si creano solo nuovi terreni per lottare per i nostri obiettivi comuni. Ancora “dentro”, ricordiamo il liberatore-totale Adrian Gonzales e i banditi anarchici del caso Kozani come anche Babis Tsilianidis; e Marco Camenisch, a cui è stata di nuovo rifiutata la sospensione della pena. Rispetto per i guerrieri Mi’kmaq che in Canada lottano contro lo stato e l’industria petrolifera in scontri di fuoco, una nuova fase di militanza indigenza, e per chi difende attivamente la foresta di Khimki e le terre di Notre-Dames-Des-Landes dai progetti di Vinci.
Un pugno alzato sopra i muri della prigione per Nicola Gai e Alfredo Cospito aka Nucleo Olga FAI/FRI, fino a che le celle saranno macerie e i carcerieri polvere.
Come nota triste, il 2012 è finito con la morte dell’anarchico Sebastian Oversluij a Santiago mentre cercava di riprendersi ciò che le banche prendono ogni giorno dagli sfruttati. Né vittima né martire, lo vediamo semplicemente come qualcuno che non ha chinato e il capo e accettato le regole del sistema, e siamo felici di avere queste persone come compagni. Anche in questa moderna cultura cinica, rassegnata e insensata, ogni azione richiede una reazione. Quando uccidono uno dei combattenti, i nostri nemici devono pagare in qualunque modo. Ecco come la nostra lotta si lascia alle spalle i gesti vuoti e non lascia che i caduti finiscano nell’oblio. Uffici anneriti non rimpiazzano il sangue versato, ma dimostrano che la stessa guerra sociale non è finita, e la nostra rabbia infuria.
Federazione Anarchica Informale (FAI) Insurgents: Bristol North

Gennaio 2014
Info tratte da www.informa-azione.info