Homo Deus, l’umano il cui cervello è un computer fatto di carne – Vincent Cheynet

Intervento alle Tre giornate contro le tecno-scienze, Luglio 2023

Homo Deus, l’umano il cui cervello è un computer fatto di carne
Cosa si nasconde dietro l’eugenetica, la tecno-mercificazione della riproduzione e il suo Mondo nuovo (Brave New World)? Esiste una matrice del “fenomeno trans”, transumanesimo, transessualismo? Perché l’ecologia istituzionale è diventata la punta di diamante di questi movimenti? Mentre il movimento per la decrescita era fino a quel momento persona non grata nei mass media, i « degrowth studies » (Timothée Parrique & Co), la decrescita nucleocratica del politecnico francese Jean-Marc Jancovici o la versione della decrescita « Great Reset » di Klaus Schwab, improvvisamente hanno avuto accesso al discorso pubblico. Per il « papa della decrescita » Serge Latouche, la ragione di quest’ultima era la liberazione dall’economizzazione del mondo. Dopo aver recuperato l’ecologia, il capitalismo liberale attacca la decrescita: si tratta di ribaltarla per metterla al servizio del regno del quantificabile. Anche nel mondo militante, questa prospettiva di decrescita allevia evitando domande che infastidiscono e suscitano il sospetto di reazione. Come evitare il sovvertimento della natura sovversiva del nostro impegno?
Vincent Cheynet, caporedattore della rivista francese La Décroissance

Qui le tre giornate: https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-28-29-30-luglio/

«Quando sento la parola specialista, tiro fuori il mio revolver. Se lo specialista è eminente, sparo»
Pierre Fournier (1937-1973), fondatore di La Gueule ouverte

Silvia mi ha chiesto di intervenire in modo specifico sul tema dell’eugenetica. Non sono uno specialista in materia, ma vorrei portare qui la nostra riflessione a monte, rimbalzando poi sull’attualità della decrescita in Francia.
Come lo vedrete, tutto questo è legato.
Sulle pagine della rivista francese che dirigo, «La Décroissance», nel numero 200, giugno 2023, il filosofo Dany-Robert Dufour ha detto, a proposito del fenomeno del transessualismo, che è soltanto, cito: «un’opzione di più nel catalogo liberale».
Allo stesso modo del transumanesimo e dell’eugenetica, per esempio.
Pertanto, piuttosto che catalogare all’infinito le conseguenze del liberalismo, penso che la chiave sia comprenderne la matrice.
Perché non credo a una teoria del complotto.
D’altra parte, penso che stiamo assistendo al compimento della logica del capitale, descritta da Marx, unita a quella della tecnica, analizzata da Jacques Ellul.
Man mano che il capitale e la tecnologia aumentano la loro presa sul mondo, dettano la loro politica all’umanità.
Cosa hanno in comune ?
Il capitale e la tecnica obbediscono alla logica delle cifre, del quantificabile.
Come nel caso di un computer, la loro lingua è basata su 1 e O; nient’altro.
Ora: cos’è l’umano?
A dicembre ho avuto il piacere di venire a Bergamo, su invito di Silvia e Costantino, a parlare del gigante pioniere della decrescita Bernard Charbonneau.
Ho ripetuto, anche a rischio di tediare i miei ascoltatori, questa frase di Bernard Charbonneau, che è al centro del suo lavoro:
«Viviamo in un Universo fratturato, il che è tutt’altro che confortevole; eppure è attraverso questa fessura che si diffonde il respiro della vita e della libertà.»
È un pensiero un po’ astratto, ma penso che sia fondamentale per capire il resto.
Essere umani significa integrare che c’è qualcosa fra l’uno e lo zero.
Qualcosa che non sapremo mai perfettamente: un mistero, un vuoto, una mancanza.
La psicoanalisi ci insegna che siamo tutti costruiti su un difetto.
Questo mistero, questo buco (vuoto), questa mancanza, questo difetto… è proprio questo che il capitale e la tecnologia vogliono riempire e cancellare.
In Francia abbiamo dei tecno-profeti del transumanesimo.
Penso che in Italia sia lo stesso.
Uno dei più famosi è il dottor Laurent Alexandre.
Ha ripreso una vecchia formula che riassume bene questa concezione della condizione umana:
« Il cervello è un computer fatto di carne. »
Capitale e Tecnica ci conducono in un mondo senza alterità, senza immateriale, senza inquantificabile , senza soggettività, quindi senza libertà.
Libertà non in senso liberale, cioè quella che «consiste nel fare tutto ciò che non nuoce agli altri».
Libertà nel senso di libertà di coscienza, cioè di discernere tra il bene e il male, il vero e il falso, il bello e il brutto.
Per il capitale e la tecnologia, l’unico criterio è l’efficienza.
Ed è da questa concezione della condizione umana che si dispiegano tutte le “opzioni del liberalismo”.
Ad esempio, se voglio:

  • trasformare un medico in un assassino per porre fine alla mia vita,
  • comprare un bambino partorito su commissione da una madre ucraina o russa,
  • selezionare gli embrioni per avere il bambino più bello e forte possibile,
    Eccetera.
    In un mondo governato dalla logica utilitaristica, cognitivista, funzionalista, nessuna barriera morale può, o deve, ostacolare i miei desideri.
    Pretendendo di gestire l’umanità in modo scientifico, un certo ambientalismo si trova in prima linea nel programma liberale.
    Solo un esempio: durante le ultime elezioni presidenziali francesi, il rappresentante del maggior partito ecologista francese – Europe Écologie-Les Verts – aveva messo “PMA pour tout.e ” (Riproduzione Assistita per tutta.i) in cima al suo programma.
    Ecco l’ecologia istituzionale che è diventata la punta di diamante della costruzione del Brave New World descritta da Aldous Huxley.
    Cito ancora Bernard Charbonneau, che mezzo secolo fa avvertiva:
    «Da allora, l’aumento degli effetti nocivi dello sviluppo economico ha generato il “movimento ecologista”. Ma anche questo rischia di essere corrotto dal sistema scientifico e industriale. (…) Se la nostra specie sceglierà la sopravvivenza, sarà la scienza, seguendo il MIT [Massachusetts Institute of Technology- Bernard Charbonneau parlava qua del rapporto del Club di Roma di 1972], a fissare i limiti da non oltrepassare, la natura dei mali ei loro rimedi. Non spetta a un popolo ignorante dire in che modo l’ozono è minacciato, né come può essere conservato. E toccherà allo Stato, alle sue leggi e alla sua polizia imporre le necessarie restrizioni e costrizioni. Gli ecologisti saranno riciclati in due settori: la tecnocrazia e lo spettacolo mediatizzato, che permette di interiorizzare la privazione della natura e della libertà. Si insedieranno nei laboratori e nei ministeri, il risparmio energetico, la salvaguardia dei grandi rischi, la gestione delle riserve dove ciò che resta della natura viene messo sotto vetro. In TV mostreranno il suo riflesso. Contribuiranno così a salvare la Terra e la specie umana sacrificandone la libertà.»

Volevo venire qui anche per parlare di ciò che sta succedendo in Francia intorno alla decrescita e al suo significato.
Perché crediamo che influisca anche sul nostro movimento.
Anzitutto: da dove viene questo pensiero?
Il suo “papa” francese, l’economista Serge Latouche, ha posto al centro del suo pensiero il rifiuto dell’economicizzazione del mondo.
Cos’è l’economicizzazione?
Una parola sapiente per rifiutare il regno della quantità, cioè la riduzione dell’essere umano alla sua dimensione economica: un produttore-consumatore la cui realizzazione si misura con il metro dell’aumento del PIL, del Prodotto Interno Lordo, della crescita.
Kalle Lasn, il fondatore di Adbusters , il giornale nordamericano da cui il nostro giornale si è ispirato quando è stato creato, ha questa formula provocatoria: «Dobbiamo uccidere gli economisti.»
Tranquilli, aggiunge: «Metaforicamente, è ovvio.»
Tuttavia, dobbiamo prima uccidere il piccolo economista che c’è in ognuno di noi, o almeno rimetterlo al posto che gli spetta: importante, ma secondario.
Maestro nell’arte della denaturazione e del recupero, il capitalismo produrrà un discorso da divulgare attraverso i suoi messaggeri, per sovvertire ciò che è sovversivo nella decrescita.
Si tratta di immergere la decrescita nel grande bagno del quantificabile, per restituirla come suo miglior argomento per la difesa dello status quo.
I «degrowth studies», letteralmente «gli studi sulla decrescita», di recente apparizione negli ambienti universitari, sono lo strumento di questa impresa.
Serge Latouche spiega: « Da questa notorietà, la decrescita è entrata nell’Università sotto il suo nome transnazionale di degrowth ed è stata oggetto di tesi accademiche. Alcuni economisti ossessivi che vogliono riciclarsi nella decrescita hanno cercato di offrirci bellissimi modelli econometrici di articolazione tra le l’economia capitalista/produttivista in regressione e l’antieconomia conviviale in espansione. La radicalità del progetto originario perde così gran parte del suo potenziale di incitamento alla militanza, a favore di ambizioni carrieriste. »
Peggio, i degrowth studies prendono regolarmente come modello da replicare le politiche liberticide covidiste, questo movimento avalla e teorizza il tecno-totalitarismo contro il quale i precursori della decrescita ci hanno costantemente messo in guardia.
«C’è bisogno di un nuovo confinamento, questa volta climatico» spiega uno dei suoi agenti.
Se la decrescita è stata derisa e ostracizzata dai media mainstream per 20 anni, essi hanno dedicato ai degrowth studies una calorosa accoglienza oltre che un’immediata visibilità, e questo è abbastanza logico.
Il 15 maggio, in occasione del lancio di una conferenza al Parlamento europeo dal titolo «Oltre la crescita», Ursula von der Leyen ha proclamato con entusiasmo: «Un modello di crescita incentrato sui combustibili fossili è semplicemente obsoleto»
I promotori dei degrowth studies, accorsi a Strasburgo per assistere al riconoscimento istituzionale delle loro tesi, applaudirono selvaggiamente la signora Pfizer-Nato.
Questo dovrebbe dare spunti di riflessione.
Dovremmo quindi abbandonare la parola decrescita?
Ovviamente no; così facendo sarebbe la loro più grande vittoria.
Il problema è sempre lo stesso: quello della definizione che le diamo.
Sta a noi difendere la nostra.

Vincent Cheynet, Alessandria, 29 luglio 2023

15 Ottobre Milano – Costruire emergenze per governare il mondo

15 OTTOBRE MILANO
COSTRUIRE EMERGENZE PER GOVERNARE IL MONDO

Dalle 13.30 alle 19.00

Spazio Pin (Sala Cosmo) Viale Sondrio 5, Milano

Introduzione a cura di Silvia Guerini,  www.resistenzealnanomondo.org

Sistemare il cielo: la storia accertata del controllo del tempo e del clima, Maria Heibel, www.nogeoingegneria.com

Clima, dominio scientista e catastrofista del capitalismo verde, Philippe Pelletier, geografo – Université Lyon 2, autore di Clima, capitalismo verde  e catastrofismo, Elèuthera, 2021

Emergenza climatica planetaria, la Grande Narrazione e il pianeta intelligente, Cristiana Pivetti, www.cristianapivetti.org

Dov’è finita l’ecologia?, Costantino Ragusa, www.resistenzealnanomondo.org


Di emergenza in emergenza, dalla dichiarata pandemia alla dichiarata emergenza climatica. Una nuova narrazione spinge con forza verso la Grande Trasformazione digitale e sintetica delle nostre vite. Siamo davvero sull’orlo della catastrofe climatica? La Co2 è davvero il nuovo nemico invisibile?
L’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) – strumento per indirizzare le scelte politiche degli stati – e l’industria del catastrofismo climatico non hanno dubbi.
Ha origine lontane quell’ecologia scientifica – creata dall’alto, ma che si esprime oggi dal basso – che sottende determinate visioni transumaniste tanto care a precise élite di scienziati del secolo scorso e dei tempi presenti: un’organizzazione cosciente e sistematica del mondo che vediamo oggi prendere drammaticamente forma in tutte le sue molteplici espressioni in questa transizione verde. Un’ecologia scientifica e tecnocratica che da sempre ha avuto un’ossessione non solo per il controllo, ma per la manipolazione, per regolare e dirigere l’evoluzione degli esseri viventi e degli stessi fenomeni.  Il principio razionale scientifico-ecologico decreterà nuove norme necessarie per il buon andamento di ogni cosa: carne sintetica, nuovi OGM (TEA), nuovi confinamenti, patenti digitali a punti in base ai comportamenti e acquisti che verranno definiti virtuosi, smart city ecosostenibili dei 15 minuti, reti 5G e 6G, nucleare di nuova generazione, tecnologie di geoingegneria, nuovi progetti di ingegneria sociale come IT-Alert…
Il futuro è già qui, si presenta come la più grande rivoluzione ecologica, ma è al contrario la definitiva distruzione di ogni libertà e presa del vivente.

Ingresso a offerta libera

Per informazioni: info@resistenzealnanomondo.org