Torino: Salus, Scientia e tanta pecunia – Solo geni ed identità digitali

Torino: Salus, Scientia e tanta pecunia

Il Parco della Salute, futuro polo scientifico-didattico e ospedaliero, dopo innumerevoli zuffe di palazzo, avrà sede in zona Lingotto. Promesse di miracoli nell’healthcare di eccellenza e non solo. Avviati gli sgomberi di fastidiosx migrantx all’ex Moi, la Regione Piemonte si spertica cercando di concretizzare chances di attrazione sul territorio nella spasmodica ricerca di investitori privati e di un advisor qualificato in consulenza legale e finanziaria. Imprenditori e imprenditrici del mondo della progettazione, del management e della costruzione sono in trepidante attesa per costituire le associazioni di impresa ed esser candidatx al progetto definitivo. Tutto un fermento insomma.

Ma il cosiddetto Parco della Salute apre i suoi futuri cancelli a Scienza e Innovazione già qualche chilometro prima, in perfetta linea retta, nel quartiere San Salvario. su cui i progetti di riqualificazione si sprecano, quelli di ampliamento della sede di biotecnologie anche. Salute+Scienza=Soldi, tanti.

Il business della vita, mercificata, smembrata, ingegnerizzata, annientata, ottimizzata, algoritmizzata, qualsiasi sia la sua forma e specie, è un trend in crescendo al ritmo frenetico ed esaltato dell’incedere tecnologico.

Proprio in San Salvario, all’ombra del quasi ultimato nuovo centro di biotecnologie e medicina traslazionale (con immancabili nuovi stabulari per topi e maiali), a più riprese sono comparsi qua e là un po’ di volantini.

Solo geni ed identità digitali

La dimensione ludica della tecnologia nasconde il volto invasivo ed opprimente del controllo e la conseguenza -già ampiamente concreta- della perdita del confine tra reale e virtuale.

A Torino il Parco della Salute, della Ricerca e dell’Innovazione è in via di costruzione ed ha già fatto sì che parte dei locali dell’Ex Moi venissero sgomberati e che, sull’onda dell’entusiasmo per le sorti della medicina rigenerativa, si inaugurasse anche la fabbrica delle cellule, la Cell Factory, cioè una Officina Farmaceutica nel Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università, dove una cinquantina tra docenti, ricercatori ed altri servi della scienza seguitando, produce cellule staminali umane epatiche ed in futuro -ovviamente- non sono escluse pure altre applicazioni.

E siamo anche in attesa che siano ultimati, presso l’ex scalo Vallino, i lavori del nuovo incubatore di ricerca biotecnologica, prima fase del Clinical Industrial Research Park, centro biotecnologico e di medicina traslazionale. Università, industria, start-up e spin-off ingorde di cavie animali e umane.

Una volta di più le manipolazioni sintetiche della natura vengono fatte passare per salvifiche per imporre un mondo totalizzante e devastato, sempre più nelle mani di chi ha investimenti e brevetti, in cui dalla nascita alla morte -che non deve più esistere, lasciando quindi la vita senza senso- non è presente più libertà e possibilità di autogestirsi la salute ed ogni proprio vissuto, facendo di noi degli animali sempre più integrati con pezzi di macchine, con protesi ed appendici bio e nanotecnologiche, assegnando valore a noi stessx solo in qualità di geni ed identità digitali.

I dati che -volontariamente o meno- immettiamo nel sistema virtuale sono merci per tutte le aziende che li utilizzano per i propri profitti, ad esempio i dati sanitari prima della Lombardia e poi della penisola italiaca tutta verranno regalati ad IBM per il suo Watson Health, un supercomputer in cloud basato su un sistema di intelligenza artificiale, la tecnologia cognitiva che impara e sa rispondere alle domande poste in linguaggio naturale.

In cambio c’è l’impegno della multinazionale delle scienze convergenti a forti investimenti finalizzati a creare un grande centro di ricerca europeo, da far sorgere a Milano. Non un centro di ricerca qualsiasi, ma uno destinato ad ospitare proprio Watson Health, in una città che ha appena visto sfumare la possibilità di ospitare l’Agenzia del farmaco e che ora anela alla sede centrale del tribunale unificato dei brevetti, nell’attesa di vedere sorgere lo Human Technopole sulle ceneri nauseabonde di Expo 2015.

Sempre più, nell’era tecnologica, ogni forma vivente deve rappresentare un business in una corsa sfrenata ad accaparrarsi dati, luoghi, organismi viventi e in progettazione, vegetali, chimere, animali umani e non. Brevetti e algoritmi. Tutto il vivente appare sempre più manipolabile, sempre più intrappolato nell’ottica di dominio e controllo a fini di mercificazione, maggiore rendimento e produttività.

Niente e nessunx esclusx.

Animalx