Pandemizzare il mondo per vaccinare tutti. ID 2020: una nuova operazione AktionT4 si appresta all’orizzonte

È inutile girarci tanto intorno, quello che si va non tanto preparando, ma piuttosto predisponendo, la fase preparatoria è già avvenuta da tempo, è un progetto di manipolazione del vivente quando non direttamente di annientamento dello stesso che non ha precedenti per ampiezza e portata. ID2020 Digital Identity Alliance è di un portato tale da far passare come piani di poco conto quelli effettuati dai nazisti con l’operazione T4 destinati all'”eutanasia” nella Germania nazista. I piani Aktion T4 e dell’ Agenda ID20201 hannonon poche similitudini, prima fra tutte è sicuramente la non segretezza. Assenza di segretezza non significa che vi fosse chiarezza su quello che erano gli obiettivi ultimi dei progetti nazisti, anche se questi si svolgevano in rispettabili ospedali con complicità o indifferenza molto allargate. La scelta del momento, la preparazione dei malati o presunti tali, la corrispondenza con i familiari, il disbrigo di richieste importune, tutti questi problemi venivano risolti autonomamente dalle amministrazioni statali e cittadine, dalle direzioni e dai gestori dei singoli istituti, in una forma del tutto cordiale ed estremamente collaborativa con lo svolgersi del piano Aktion T4. Anche se non di massa non sono state poche le selezioni atte a far assassinare tutti coloro ritenuti inutili per la società, a partire da disabili, malati cronici, anziani non autosufficienti e soggetti affetti da presunte malattie psichiatriche.

Se il clima e il contesto del tempo fossero stati più favorevoli, senza le guerre in corso e le prime seppur marginali voci critiche, sicuramente simili progetti non sarebbero stati ritirati strategicamente.

Tanta conoscenza vi è intorno ai capannoni destinati a lagher, ma poco si sa, nel sapere diffuso, su quello che erano certe rinomate cliniche e centri di ricerca che per tanto tempo ancora hanno continuato ad ispirare e insegnare al mondo intero anche a fine guerra e quindi a nazismo finito.

Qui si apre un punto molto importante nella riflessione che vorremmo fare, su qual’è il momento opportuno che fa avviare simili piani o progetti. Sicuramente la condizione innesca e dà l’avvio al tutto, ma la preparazione è un qualcosa di già presente nella società, un qualcosa a cui non si è voluto riconoscere il giusto peso, per pigrizia riflessiva, opportunismo, quieto vivere o, molto più spesso, per quel rapido pensiero anestetizzante riassumibile in “non si arriverà mai a tanto”.

Sicuramente il potere tecno-scientifico è andato avanti mistificando la realtà dei fatti, delle proprie intenzioni e dei risultati ottenuti. Ma questo non basta a spiegare tutto o almeno a spiegarlo solo parzialmente. Oggi, più che nel passato, si riesce a mettere insieme quei pezzi che rendono possibile e concreta un’apparente visione tecno-scientifica, all’interno di un ben definito progetto pronto a diventare realtà nella società. Per questo la scienza non punta più, o quasi, a smentire chi l’accusa di non essere neutrale, piuttosto lavora al logorio del senso delle cose, al cambiamento dei significati che abitualmente si davano alle cose tutte: dalla natura e alle stesse espressioni dei corpi. La sperimentazione è stata probabilmente il vero campo in cui si è attuata quella cesura tra il laboratorio e il mondo reale. Sembrava che l’esperimento separato dal mondo reale dalle barriere del laboratorio in un certo senso fosse garantito da ogni possibile esito nefasto, contenuto in quel circondo ben vigilato dai sacerdoti della scienza. Invece la convergenza delle scienze fattesi irrimediabilmente tecno-scienze nello sperimentare già cambiavano il mondo. Questa convergenza sperimentale ha portato a incontrarsi campi apparentemente molto lontani tra loro. È stata la tecnologia che ha reso non solo possibile, ma necessario, il mettere insieme singoli settori, portandoli via dalla loro settorialità e quindi limitatezza di intervento.

Pochi mesi dal manifestarsi di questo virus non possono spiegare una pianificazione così programmata: diversa nelle varie parti del mondo, ma allineata verso un obiettivo unico, sempre più condiviso, anche se descritto da lingue e mondi diversi.

Forse mai come in questo momento è visibile come la convergenza delle tecno-scienze stringe il proprio cerchio sul pianeta e i suoi abitanti. Ma, soprattutto, come ogni singolo aspetto necessiti di un altro, dal più innocuo al più invasivo o bellico. Del resto cosa c’è più di civile o militare a questo punto? Quando la narrazione che ci descrive il mondo cambiato parla la lingua della guerra significa che quell’enorme “sforzo bellico” non solo richiederà sforzi e sacrifici impensabili, ma soprattutto concentrerà la nostra attenzione: sequestrati dalla guerra al virus. Sotto costante pressione in attesa di una “pace” che non arriverà mai e anzi il raggiungimento della stessa sarà la dimensione in cui d’ora in avanti ci toccherà vivere, perché questa guerra non può che chiamarne altre e altre ancora. Anche se, col tempo, per il sistema tecno-scientifico non sarà più credibile mantenere in piedi la farsa della pandemia micidiale da SARS-CoV-2 il vero scopo è stato far introiettare negli individui il virus sanitario con una medicalizzazione costante dalla nascita alla morte. Resi incapaci di leggere e ascoltare il nostro corpo, a partire dal riconoscere la febbre come un segnale naturale fondamentale, siamo ormai schiavi della salute. Questa “cura della salute” però non è un qualcosa che nasce da noi e che pensa a noi. Siamo di fronte a qualcosa di esterno, di standardizzato, che vale per milioni o forse miliardi di persone. Tecniche come il Crisp/CAS 9 sembrano essere selettive, ogni persona potrà avere le cure necessarie in base alla sua patologia, superando cure generiche e costose ed eliminando errori, ci informano prestigiose riviste scientifiche e scienziate fattesi star. Questa nuova visione della salute non è un qualcosa che interagisce con la realtà in cui sono immerse le persone, al contrario impone il proprio medium sanitario dall’esterno, frutto del laboratorio di ingegneria genetica. Si vuole che la salute ci accompagni in ogni aspetto della nostra esistenza e per questo è fondamentale la digitalizzazione incorporata nella nostra quotidianità. Ma per essere in salute è necessario essere dei docili pazienti pronti alle prescrizioni e pronti a non dubitare mai, in una parola è necessaria l’obbedienza. Questa non deriva da un insegnamento, ma da un addestramento, che definiscono già aggiornamento come fossimo softwer informatici. Un mondo di sorvegliati e sorveglianti all’occorrenza, controllati, manipolati geneticamente, in mano a una cupola tecnico-scientifica-digitale. Per portarci a tutto questo non ci si poteva che arrivare attraverso una grande paura per la salute e per la vita.

Il vero spirito transumanista, prima ancora di una insperata riprogettazione degli organismi viventi verso una loro implementazione e fusione con le macchine, trova il suo essere nell’uomo nuovo privato di autonomia e in balia dei succhi vaccinali farmaceutici somministrati a livello globale. Che fosse questa la condizione che volevano per frugare finalmente a piene mani dentro i corpi, per portare quelle modificazioni adatte ad un mondo di sviluppi esponenziali?

Quelle che sembravano solo metafore o frutto dell’infinita retorica della Silicon Valley hanno dimostrato tutta la loro concretezza, già dal tempo in cui società impegnate nei settori dei Big Data investivano anche nell’ingegneria genetica e quindi nella biologia, verso i corpi ancora carnei.

La completezza del concetto di informazione tanto caro alla Silicon Valley può darsi nella sua interezza soltanto associato ai corpi: non più come trasportatori del medium dei dati, ma trasformati essi stessi in dato o insieme di dati da inserire nei loro terminali.

Ma per capire questo presente e capire come l’occasione giusta abbia fatto la differenza è necessario tornare anche nel nostro passato, quel passato che si vorrebbe spazzare via o digitalizzare nelle loro biblioteche virtuali in attesa che innocenti algoritmi facciano definitiva pulizia. Quel passato di esperimenti chimico-farmaceutico-psichici dalla CIA del famigerato Allen Dulles sugli americani nelle metrò e per le strade delle grandi città; di uranio distribuito ampiamente con i bombardieri su interi paesi, dall’Iraq alla Serbia; di fosforo fatto scrosciare sugli inermi abitanti di Fallujah e di Gaza; di test nucleari su atolli abitati per vedere gli effetti sulla popolazione; di diossina dell’Agente Orange di Monsanto che in Vietnam ha causato milioni di morti e problemi gravissimi di salute presenti ancora oggi, causando modificazioni genetiche permanenti degli organismi viventi.

Più recentemente abbiamo visto usare il Sud del mondo come grande stabulario non per contenere Macachi, carissimi e sotto protezione, ma intere popolazioni con un’ottima caratteristica scientifica: l’essere poverissimi e quindi privi di autonomia e alla mercè di caritatevoli istituzioni e ONG che come sempre preparano il terreno come un tempo facevano i missionari per i colonizzatori. E chi da decenni si prodiga a raccogliere i frutti di tali ricerche è il comparto farmaceutico e la Fondazione Bill e Melinda Gates. Quest’ultima da anni lavora a progetti di depopolamento nei paesi poveri, ma il piano vuole estendersi su scala globale. È evidente che l’ingegnerizzazione delle zanzare con la tecnica del Gene Drive per combattere la malaria in Africa attraverso la loro sterilizzazione con metodi selettivi è una sperimentazione che ha come vero obiettivo l’essere umano. Lo stesso Gates in una conferenza ha dichiarato“se facciamo un buon lavoro con la salute e la sanità riproduttiva possiamo diminuire la popolazione mondiale del 10-15%”. Come aveva previsto tutto insieme agli amici di Davos su un’epidemia da Coronavirus, anche in questo caso le sue non sono parole al vento. Grazie ai suoi vaccini è riuscito a sterilizzare milioni di donne in Africa e, promuovendo cinquanta vaccini contro la Polimomelite, oltre ai cinque già presenti, ha provocato un’epidemia di questa malattia. Vaccini che hanno paralizzato centinaia di migliaia di bambini in India tra il 2000 e il 2017 e che ancora oggi causano più morti della stessa malattia. Le peggiori epidemie si sono verificate in Congo, nelle Filippine e in Afghanistan e tutte sono legate ai vaccini di Gates.

Nel 2010 la Fondazione Gates ha finanziato uno studio sul vaccino sperimentale contro la malaria, prodotto ancora una volta dalla GlaxoSmithKline (GSK), che ha ucciso 151 bambini africani e provocato gravi effetti nocivi dalle convulsioni febbrili alle paralisi.

La Fondazione Gates nel 2014 ha finanziato dei test di vaccini sperimentali contro il papilloma umano (HPV), sviluppati dalla GSK e dalla Merck, su 23.000 ragazze di remote province indiane. Circa 1200 hanno sofferto di gravi effetti collaterali, fra cui disturbi autoimmuni e della fertilità e sette sono morte. I ricercatori finanziati da Gates hanno approfittato della forte condizione di povertà e di vulnerabilità in cui versavano le famiglie per far accettare con intimidazioni ai genitori le loro procedure falsificando moduli di consenso e rifiutando l’assistenza medica alle ragazze colpite.

Una forte campagna vaccinale promossa nel 2014 dall’OMS e dall’UNICEF contro il tetano materno e neonatale ha portato alla sterilizzazione chimica di milioni di donne keniote. Episodi simili provengono anche dalla Tanzania, dal Messico, dal Nicaragua e dalle filippine con campagne vaccinali andate avanti per oltre un decennio.

Sempre più spesso dietro programmi internazionali di sostenibilità si attuano vere e proprie campagne di medicalizzazione forzata, testando tutto quello che il farmaceutico ha bisogno di testare, uccidendo molte più persone di quelle malattie che si fa finta di prevenire.

Tanti, anzi tantissimi gli esempi che si potrebbero fare, tra fatti noti, meno noti e tutto quello che non è conosciuto e possiamo solo immaginarcelo. Cosa dunque c’è da aspettarsi per il prossimo futuro? Niente che andrà bene per cominciare, considerato che a breve verrà formalizzato il nostro essere soggetti da esperimento con ricercatori che hanno già chiesto l’immunità sulle possibili conseguenze dannose causate dagli stessi vaccini che si apprestano ad elargire su vasta scala. Intanto, almeno in Italia, si partirà dal vaccino influenzale per anziani e bambini, reso obbligatorio in alcune regioni, per arrivare poi ai nuovi vaccini a DNA e mRNA per il SARS-CoV-2.
Gli approcci di questi nuovi vaccini sembrano attrarre ricercatori con una particolare visione meccanicista o transumanista degli esseri umani. In questo comparto farmaceutico i nuovi vaccini vengono elogiati per la loro “programmabilità” intrinseca che ricorda un computer e “Proprio come un computer, la terapia con mRNA può riprogrammare il proprio corpo per produrre le proprie terapie”. Moderna è una multinazionale farmaceutica, apparentemente arrivata dal nulla, che stava lottando per restare a galla, considerato che il suo piano di “reinventare la medicina” con terapie altamente pericolose, sviluppate dalle torture sugli animali, non avevano potuto essere trasferite sull’uomo. Tutto è cambiato con le cattive notizie sul Covid-19 a livello mondiale che sono diventate ottime notizie per Moderna e tutto il comparto biotecnologico e farmaceutico che hanno trasferito ogni attenzione verso il Covid-19 aspettandosi profitti record in tempi record. Questo considerato che l’iter sperimentale in tempi di l”emergenza” è stato pressato e concentrato in un’unica fase per accorciare i tempi, prima che la paura si distenda o svanisca. L’amministratore delegato di Moderna descrive gli approcci che usano filamenti di RNA “personalizzati” come “la trasformazione delle cellule del corpo in fabbriche di farmaci ad hoc essendo come un software: puoi semplicemente girare la manovella e far funzionare molti prodotti in sviluppo”. Allo stesso modo la rivista Nature commentando il mondo dalla sua prospettiva biotecnologica si rallegra che l’approccio “consente un rapido affinamento con combinazioni quasi illimitate di derivati“. Quindi arriverà un tatuaggio quantico2 per il riconoscimento vaccinale e vaccini a DNA che comporteranno l’incorporazione permanente di geni sintetici nel DNA producendo un essere umano geneticamente modificato, con effetti a lungo termine sconosciuti, e vaccini mRNA con nanoparticelle al loro interno.
Trattandosi di visioni per niente segrete e anzi pubblicizzate in tutti i loro canali, c’è da aspettarsi che al peggio che abbiamo di fronte ci sia ancora di più, come un intervento di ingegneria genetica sulla linea germinale utilizzando il mezzo vaccinale.
Negli ultimi anni le sperimentazioni hanno assunto proporzioni sempre più permanenti con scopi ben più ambiziosi del piccolo atollo irradiato o una piccola porzione di popolazione africana manipolata e avvelenata. L’obiettivo è il mondo intero o gran parte di esso. In questa direzione le epidemie o pandemie si prestano benissimo, per la portata globale di intervento che offrono e soprattutto per la successiva gestione del fenomeno, che non può essere certo preso esclusivamente in carico dai singoli Stati, ma da precisi organi internazionali del comparto tecnico-scientifico e farmaceutico che si mettono al comando delle operazioni e ne determinano il futuro assetto e il comportamento che la società dovrà seguire.
Uno di questi organi internazionali preposto a intervenire per epidemie e pandemie è proprio l’OMS, che rappresenta l’organo con più potere e rappresentativo a livello globale. A parte le briciole di qualche Stato chi regge questa struttura e ne influenza e ne determina le decisioni è la Fondazione Bill e Melinda Gates e le principali multinazionali farmaceutiche.
Durante l’epidemia dell’influenza aviaria, con i primi casi nel 1997 fino al 2005, il direttore dell’OMS dell’epoca aveva avvertito con toni di catastrofe, toni che ci sarebbero diventati noti negli anni, di un’ondata mondiale di infezione che avrebbe causato 7 milioni di morti, previsti 150 mila in Italia. Come risposta i governi acquistarono farmaci antiinfluenzali come il carissimo Tamiflu per milioni di confezioni. Nel 1996 la multinazionale farmaceutica Roche aveva acquistato la licenza per la produzione di Tamiflu da una società biotecnologica USA. Questa influenza alla fine comportò centinaia di vittime umane in tutto il mondo che lavoravano in quelle fabbriche di smontaggio animale che sono gli allevamenti industriali e comportò un massacro incalcolabile di volatili effettuato a scopo preventivo.
Il direttore dell’OMS al termine di quasi tre anni di queste inquietudini (per gli altri) epidemiche entrò a far parte con un ruolo di direzione nella multinazionale farmaceutica svizzera Novartis.
L’influenza suina scoppiata nel 2009 fu definita dall’OMS la prima pandemia del XXI sec., facendo muovere subito a livello internazionale la macchina pandemica con il suo corollario di paura, mascherine, disinfettanti. Questa semplice influenza scoppiò nel 2009 in Messico e causò 20 mila morti in tutto il mondo, con 230 milioni di dosi di vaccino comprati dai governi e mandati al macero o inviati in Africa come veleno umanitario con l’aiuto delle solite ONG compiacenti.
Anche in questo caso la cosiddetta pandemia non si verificò, ma non scoraggiò l’allora direttrice dell’OMS Margaret Chan a sollecitare le farmaceutiche a “produrre 4,9 miliardi di vaccinazioni l’anno, perché quel virus avrebbe potuto infettare il 40% degli americani nel giro di due anni”. Quella falsa pandemia è stata definita per la medicina uno dei più grandi scandali del secolo. Questo non ha impedito all’ex patron di Novartis, lo svizzero Vasella, di dichiarare che “la prossima volta che ci sarà una pandemia e ci sarà un’altra pandemia, i governi che si sono dimostrati partner affidabili verranno trattati in modo preferenziale”. Vi è evidentemente un legame indissolubile tra i produttori di vaccini e gli organismi internazionali di valutazione come appunto l’OMS. Finchè il problema non supera il livello di un’influenza o di un’epidemia poco o quasi si muove, ma quando si entra nel livello 6 di “periodo pandemico” e viene dichiarata la pandemia, gli affari del comparto farmaceutico vanno alle stelle perché solo con questo stadio i contratti diventano esecutivi e viene aperta la campagna di vaccinazione.
Nel nuovo Coronavirus definito “pandemia” come narratoci dall’OMS e dagli organi informativi internazionali vicini alla Fondazione Gates e al comparto farmaceutico, vi è un qualcosa che va oltre il mero aspetto economico. L’occasione che il clima di emergenza ha predisposto punta a costruire una nuova normalità nel mondo post-Coronavirus, come ricorda Gates “saranno necessari certificati digitali che dimostrino la nostra immunità nel mondo post-coronavirus”.
Nel 2015 è nato un progetto denominato ID2020 Alliance, una coalizione globale che riunisce organizzazioni pubbliche e private con lo scopo di “migliorare la vita di tutti i cittadini” tramite lo sviluppo e diffusione su scala globale dell’identità digitale.
Dietro questo sodalizio si trovano la Fondazione Gates, la fondazione Rockefeller, la società Gavi (Alleanza sui vaccini), l’Alleanza mondiale per le immunizzazioni, le principali multinazionali farmaceutiche, l’ONU e alcuni governi nazionali.
Si tratterebbe dell’inserimento di un microchip RFID nel corpo umano, in grado di contenere informazioni personali di ogni persona, soprattutto quelle sanitarie, oltre anche alla possibilità di essere usato come supporto attivo per la somministrazione di vaccini. Direttamente dal sito del Forum di Davos, Gates, che rappresenta per questo progetto sicuramente il massimo ispiratore, fa sapere di voler creare un archivio digitale di consultazione istantanea, contenente dati sensibili, soprattutto sanitari, condivisibili dai singoli paesi a livello internazionale e in tempo reale.
In alcuni stati il programma ID2020 è già operativo, seppur celato dalla solita definizione di sperimentazione, parola mistificatrice per eccellenza nelle tecno-scienze. I soggetti da esperimento che stanno utilizzando al momento sono i senza tetto di Austin in Texas, ma vi è anche un’intero paese, il Bangladesh. In tutti questi casi le persone vengono microchippate, tracciate e controllate attraverso una matrice di identificazione globale. Ai senza tetto viene dato per incentivarne la “volontarietà” anche un corrispettivo in denaro, chissà che con questi tempi di crisi non ispiri le transfemministe nostrane, dopo prostituzione e utero in affitto, a considerarli come imprenditori di se stessi.
L’ID2020 è un programma di identificazione elettronica che parte con l’idea di raggiungere ogni persona sul pianeta, per far questo intende avvalersi proprio della vaccinazione generalizzata su scala mondiale e ovviamente obbligatoria e intende utilizzare i nuovi vaccini a DNA e a mRNA. Il tema dei vaccini è l’aspetto centrale su cui si fonda l’identità digitale. Il programma andrà a sfruttare le operazioni di registrazione delle nascite, nonchè delle vaccinazioni già esistenti, per andare a fornire a ogni neonato un’identità digitale portatile collegata biometricamente.
Il sogno transumanista che sembrava agli scettici tanto lontano si fa sempre più vicino, non tanto con fusioni cervello-macchina ancora lontane, ma piuttosto con un’avvicinamento sempre più prossimo e permanente dei corpi alle macchine con un accompagnamento che si fa protesi. Non ha importanza il nome che viene dato ai progetti che si vanno plasmando in quel laboratorio-mondo, emerge con forza l’essenza dell’uomo ridotto a macchina comunicante.
La narrazione di Gates intorno alla grandiosità dei vaccini è molto particolare, dopo le stucchevoli storie dei bambini che non hanno accesso all’acqua e non hanno cibo nel sud del mondo, entra nel vivo di quelli che sono i suoi progetti di beneficenza. Intervenire in ogni angolo di mondo con vaccini e digitalizzazione per migliorare le condizioni di vita. Per Melinda e Bill Gates e tutta l’Elite questo miglioramento porterebbe ad una responsabilità nei confronti delle gravidanze perché i poveri non farebbero altro che fare figli e in questo modo perpetuerebbero all’infinito questa situazione di miseria e morte che tanto li commuovono. Quindi stiamo parlando di un intervento diretto sui corpi e non solo. Un nuovo eugenismo si appresta a prendere piede su vasta scala, estremamente più pericoloso perché aiutato dall’alta tecnologia e dalla rete 5G.
Se ci chiediamo cosa avrebbero fatto i nazisti sostenuti da IBM se avessero avuto accesso per esempio all’RFID invece che semplicemente alla macchina perforatrice di Hollerith per contabilizzare gli internati nei campi di sterminio, dobbiamo chiederci cosa faranno questi nuovi eugenisti che vogliono lavorare a ridurre la popolazione mondiale, ma non solo. Per chi resta ci sarà una società della sorveglianza e farmaci biotecnologici che manipolano geneticamente i corpi.
Il controllo della riproduzione umana, vera fissazione per Gates, ma anche per tutto il settore farmaceutico è uno dei prossimi passi dove non molleranno la presa.
Tra gli investimenti della fondazione Bill e Melinda Gates troviamo lo sviluppo di un microchip anticoncezionale per erogare automaticamente una dose giornaliera dell’ormone levonorgestrolo, gestito in modalità wireless, progettato per prevenire la gravidanza fino a 16 anni. Se una donna decide ad un certo punto che vorrebbe concepire un bambino, può disattivare il dispositivo con un telecomando. Il microchip era stato originariamente progettato negli anni ’90 per l’erogazione di farmaci che consentono a un singolo impianto di conservare ed erogare con precisione centinaia di dosi terapeutiche per mesi o anni. Le possibilità sono molteplici, basti pensare all’uso della nanomedicina proprio per questo tipo di applicazioni, che potranno essere controllate anche da remoto.
Nel mentre a livello mondiale le definizioni sfumano e un’influenza raramente mortale diventa una pandemia, non c’è neanche più necessità di dare spiegazioni, ma solo seguire per gli Stati le indicazioni date dall’OMS. Questa situazione è perfetta per il piano ID2020, ma la fretta è d’obbligo, non vogliono aspettare troppo a tirare fuori dal cappello magico il vaccino, sanno bene che il clima di terrore che hanno messo in piedi rischia di abituare.
La realtà intorno a noi è cambiata, tanto che ce lo annuncia il potere stesso ad ogni occasione per instillarci continuamente il nuovo paradigma tecnocratrico. Quando questo sarà pienamente sviluppato coloro che ne sono gli artefici non vogliono sorprese e si anticipano confondendo le carte in tavola. Ovviamente si continua ancora a parlare di privacy, di libertà di scelta e di condivisione di ogni singolo passaggio. Ma più vengono toccati questi aspetti e più si lavora alla loro demolizione, quasi alla stessa velocità.Questa tecnocrazia si appresta a mettere da parte molte persone, soprattutto gli anziani, ma più in generale chi semplicemente non si conformerà al nuovo assetto, perché non conformarsi vorrà dire semplicemente non esistere socialmente: l’ideologia dei social network si è trasferita dalla rete alla realtà con la possibilità non solo più di tracciare le persone nel momento dell’utilizzo di smartphon e computer. Questa possibilità si trasferisce in ogni spazio sociale in cui vive ogni essere umano sul pianeta. Analisi critiche anche molto interessanti come quelle sulla società della sorveglianza della Zuboff sono state accolte favorevolmente da tutte le parti, seppur con spirito di citazione. Ma la cosa più particolare è che sono state accolte favorevolmente anche dai maggiori destinatari di quelle critiche, se non proprio dalle grandi multinazionali della digitalizzazione, sicuramente le tesi della Zuboff sono le ben venute da quegli Stati che stanno già digitalizzando le proprie economie, rifacendosi sempre a quelle stesse multinazionali. Le conclusioni delle tesi riformiste e democratiche della Società della sorveglianza diffuse in Italia dalla casa editrice Luiss, rappresentano il digestivo sociale della nuova tecnocrazia digitale.
Il dibattito su obbligatorietà o meno di queste pratiche come la digital-vaccinazione e prossima chippatura, sono solo chimere, usate da chi ancora gioca con i feticci democratici sperando di ricavarne qualche agibilità politica magari alle prime elezioni o da chi si identifica in movimenti farlocchi alla Greta. Le cosiddette contraddizioni care al popolo di sinistra, ancora impegnato a discutere sulle piattaforme, non tarderanno ad arrivare e saranno anche dirompenti, ma verranno trattate con programmi di credito sociale come il Sesame Credit cinese, costruiti per la digeribilità degli stomaci europei e non solo.
Il nuovo piano T4 si appresta a dispiegarsi, ma su vasta scala e con tecnologie all’avanguardia. In base a quello che già sappiamo e immaginiamo come possibilità per il prossimo futuro si può essere certi che verrà messo in campo, magari in modo scomposto o frammentato, ma si attuerà. Al riguardo sono lungimiranti le parole della Fondazione Rockfeller, partner per il prossimo digital-vaccino: ” È importante che gli scenari non siano previsioni. Piuttosto, sono ipotesi ponderate che ci permettono di immaginare, e poi di provare, diverse strategie per essere più preparati per il futuro o più ambiziosi, come aiutare a plasmare un futuro migliore… gli scenari sono un mezzo attraverso il quale è possibile non solo immaginare ma anche attualizzare un grande cambiamento”.


Giugno 2020, Bergamo, Costantino Ragusa
Tratto da “L’Urlo della Terra”, numero 8, Luglio 2020

1 ID: Identificazione Digitale.

2 I tatuaggi a punti quantici implicano l’applicazione di microneedle a base di zucchero dissolvibili che contengono un vaccino e nanocristalli, chiamati punti quantici, a base di rame fluorescente che brillano sotto la luce infrarossa, incorporati all’interno di capsule biocompatibili. Dopo che i microneedes si dissolvono sotto la pelle, lasciano i punti quantici incapsulati i cui schemi possono essere scansionati.