NESSUNA E NESSUNO NASCE IN UN CORPO SBAGLIATO – Denunciamo le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà

Ieri 23 Marzo davanti all’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze per un volantinaggio contro la medicalizzazione dei bambini e bambine con i bloccanti della pubertà.
Qui puoi leggere il volantino distribuito e un commento sui supporters degli specialisti del Careggi.

Da varie parti d’Italia è arrivato un gruppetto di anarco-queer, transfemministe/i. Lo scopo era contestare l’iniziativa supportando l’operato degli specialisti del Careggi. Ovviamente nel far questo, come ormai è quasi da tradizione, hanno superato gli stessi specialisti esperti in transumanesimo che a Careggi hanno come obiettivo i corpi dei bambini e delle bambine. Come già abbiamo visto nei mesi scorsi con i sieri genetici in nome di qualche presunta libertà si fanno passare le peggiori nefandezze sui corpi tutti. Questi contestatori adesso possono contare anche sulla neo eletta Schlein che è stata prodotta nei soliti laboratori di ingegneria sociale apposta per universalizzare il pacchetto gender transumano: utero in affitto, procreazione medicalmente assistita, “identità di genere”, “autocertificazione di genere”…


NESSUNA E NESSUNO NASCE IN UN CORPO SBAGLIATO
Denunciamo le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà

L’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi a Firenze è uno dei principali centri specializzati nell’ambito della «diagnosi e terapia dell’incongruenza di genere» anche per i trattamenti in età adolescenziale, nel corso del 2020 ha preso in carico 40 adolescenti.

L’endocrinologa Alessandra D. Fisher che lavora in questo ambito presso il Careggi in un servizio su Fan Page ha affermato che «i bloccanti sono completamente reversibili, in qualsiasi momento l’adolescente lo desideri può interrompere e la pubertà riprende fisiologicamente in accordo al genere assegnato alla nascita».

Ma la verità è un’altra.

Innanzitutto la creazione della bambina, del bambino e dell’adolescente “transgender” è un rapimento dell’infanzia, una mercificazione, un annullamento e una distruzione dei loro corpi e della loro interiorità. Questo fenomeno in esplosione è una mistificazione e riscrittura della realtà e un indottrinamento ideologico.

L’inizio del trattamento farmacologico con i bloccanti della pubertà e successivamente degli ormoni del sesso opposto, così detti ormoni incrociati, costituisce una vera e propria sperimentazione su bambine/i e ragazze/i e una loro medicalizzazione. Vorrebbero premere un pulsante di pausa, ma questo non è possibile e le conseguenze sono irreversibili.

Questi trattamenti di fatto sono delle sterilizzazioni. Non è un caso l’aumento delle richieste di crioconservazione degli ovuli e dello sperma prima di intraprendere il percorso di transizione, chi vorrà diventare in futuro genitore potrà farlo solo ricorrendo ai centri di riproduzione artificiale.

Gli ormoni sessuali rilasciati in pubertà sono necessari allo sviluppo delle ossa e del cervello. Un effetto ormai accertato come irreversibile è proprio la demineralizzazione ossea che porta a una crescita ridotta in altezza e forza ossea. Numerose le possibili patologie nell’età adulta come obesità, diabete, problemi cardiovascolari e problemi psicologici.
Anche qualora la bambina o il bambino sospendesse il trattamento – per quando riguarda i bloccanti la somministrazione è prepuberale, si tratta quindi di bambini/e tra i 9 e i 12 anni – i problemi alle ossa e l’osteopenia precocissima sarebbero irreversibili, così come gli altri effetti, dalle problematiche legate alla fertilità a quelle per lo sviluppo del sistema nervoso.

I bloccanti sono il primo passo della transizione. Quasi mai il trattamento viene interrotto, nel 98% dei casi dai bloccanti si passa agli ormoni del sesso opposto: un avvio alla transizione con interventi medici e chirurgici irreversibili.

Anche il Karolinska Institute di Stoccolma davanti all’evidenza ha dovuto ammettere di aver esposto bambine e bambini al rischio di «gravi lesioni» e di aver «danneggiato irreversibilmente degli adolescenti» dopo la somministrazione di bloccanti e ormoni. «Leo aveva solo undici anni quando iniziò il trattamento medico. A poco più di quattro anni dall’inizio del trattamento si è scoperto che soffriva di osteoporosi e alterazioni vertebrali, aveva smesso di crescere», leggiamo in un’autodenuncia dell’ospedale svedese.

Dopo Svezia, Finlandia ed Inghilterra, anche la Norvegia frena il “modello affermativo di genere” affermando la rischiosità e l’irreversibilità di questo approccio: «interventi rischiosi e irreversibili forniti ai giovani le cui identità si stanno ancora formando». Mettendo in luce il rapido aumento della diagnosi di “disforia di genere” e «diverse tendenze preoccupanti: il rapido aumento della disforia di genere negli adolescenti (soprattutto femmine), l’elevato carico di malattie mentali (75%) e un’elevata prevalenza di condizioni neurocognitive (ADHD/autismo, Tourette) nei giovani colpiti».
Anche la Società Psicoanalitica Italiana prende posizione e lancia un grido di allarme: l’uso di bloccanti della pubertà è un trattamento sperimentale, causa gravi effetti collaterali e il disagio che i bambini e adolescenti avvertono nella fase di sviluppo scompare se non vengono medicalizzati.

Alla retorica usata per giustificare la somministrazione dei bloccanti della pubertà per permettere di “dare tempo” rispondiamo che è l’esatto contrario: sono proprio i bloccanti a impedire la fisiologica maturazione, lo sviluppo sessuale e una più chiara comprensione di sé. Il processo di pubertà viene silenziato.

In aumento i casi di detransizione, soprattutto ragazze. Ascoltiamo le loro testimonianze, tragiche, di ragazze macellate chirurgicamente e rese sterili che, di fatto, anche interrompendo l’assunzione di ormoni non possono più tornare indietro.
L’ “identità di genere” riconferma e rafforza gli stessi stereotipi di genere. Una bambina, un bambino e un adolescente che non rientrano nelle caratteristiche e nei comportamenti socialmente accettati che dovrebbero avere in base al loro sesso di nascita, vengono spinti a considerarsi come “nati in un corpo sbagliato” e non come una persona che semplicemente non rientra negli stereotipi.

Associazioni come LGB Alliance e Lesbian United definiscono la terapia farmacologica sui minori come una pratica omolesbofobica considerando che la grande parte di queste bambine e bambini si scoprirebbero poi lesbiche ed omosessuali.
Disturbi alimentari, autismo, depressione, disagi adolescenziali, difficoltà con il proprio corpo in evoluzione o omosessualità, lesbismo e comportamenti che non rientrano negli stereotipi, tutto questo non viene più preso in considerazione e viene trasformato in quella che viene definita “disforia di genere”.

Guardiamo quello che accade negli altri paesi.
In America sono forti le proteste dei genitori: «Questi bambini non sono vostri» urla una madre americana rompendo il silenzio e la censura denunciando l’indottrinamento a cui sono sottoposti bambine e bambini, dai 5 ai 13 anni, delle scuole elementari e medie americane e canadesi a cui viene insegnato che il sesso non esiste, che possono scegliere se essere maschio o femmina, che hanno un’ “identità di genere” più significativa del sesso biologico.

In Spagna la Ley Trans ha esteso l’ “autocertificazione di genere” ai minori di 12 anni.
Per i minori tra i 14 e i 16 anni se i genitori negano il consenso il minore viene affidato a un tutore e sarà un tribunale a decide per il percorso di transizione. Di fatto, questo nega la possibilità dei genitori di opporsi: il bambino e la bambina vengono strappati dalla potestà genitoriale da un sistema tecno-medico che entrerà con forza nella loro vita.
La trans-industria glitterata è ora all’assalto di bambine, bambini e adolescenti. Forti le pressioni nei social e in ogni ambito. Le nuove generazioni sono il banco di prova per il nuovo ordine mondiale, per questo è così centrale strappare i figli dalle famiglie, per consegnarli ai tecnici in camice bianco che li plasmeranno secondo i nuovi dettami transumani e che decideranno quale sarà il loro “miglior interesse”.

Le cliniche dell’ “identità di genere” e il grande biomercato delle identità vendono illusioni sintetiche aprendo allo smontaggio dei corpi verso un essere umano neutro reso sterile pronto per i laboratori della riproduzione artificiale.

Chiediamoci come mai le rivendicazioni delle organizzazioni LGBTQ+ sono sostenute e finanziate dal mondo della finanza e dal comparto bionanotecnologico e farmaceutico, da quell’élite di potere transumanista. La decostruzione della nostra umanità nelle sue radici sessuate è un tassello in un più ampio processo verso la costruzione di un essere umano neutro, vuoto, plasmabile, indifferenziato, frammentato, sradicato, senza identità, senza spirito, senza valori, senza memoria, senza radici, senza legami familiari e comunitari.

Il corpo neutro apre alla normalizzazione dell’alterazione della biologia umana, apre alla modificazione genetica dei corpi. Resistere al transumanesimo parte anche da qui.

Contro l’ideologia gender e il pacchetto transumano che prevede “identità di genere”, “autocertificazione di genere”, utero in affitto, procreazione medicalmente assistita.

I corpi sono inviolabili, non sono dei laboratori viventi nelle mani dei tecnocrati transumanisti ed eugenisti. Giù le mani da bambine e bambini.

Keira Bell – ragazza che ha detransizionato e che ha portato in giudizio il “Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere” della Fondazione Tavistock and Portman
«Non voglio che altri giovani disperati, confusi e soli come lo ero io, vengano spinti a credere che la transizione sia l’unica risposta a tutte le loro domande. Ero una ragazza infelice che aveva bisogno di aiuto, e mi hanno trattata come una cavia».

Luka Hein – ragazza che ha detransizionato
«[…] Questa non è la soluzione. Distruggere il mio corpo, la mia vita. Non so come sarà il mio futuro. E non so qual’è il mio posto nel mondo. Non c’è posto per me. È a causa di ciò che mi è stato fatto, di ciò che ho fatto a me stessa. Non sarò mai un vero maschio e a questo punto non posso neanche tornare indietro. E vi diranno: “non succede, nessuno pratica masectomie alle adolescenti, è tutto a posto, è reversibile, puoi tornare indietro, puoi fare tutto questo”. E se non puoi? Si chiama danno irreversibile per una ragione. Ora sono qui, a vent’anni, a chiedermi se sarò mai in grado di avere figli, e a sperare, a pregare di non essermi danneggiata irreversibilmente da quel punto di vista».


Firenze 23 Marzo, 2023
Resistenze al nanomondo, www.resistenzealnanomondo.org
FINAARGIT, www.finaargit.org