La Transizione della Tavistock

La Transizione della Tavistock


Il governo britannico ha disposto la chiusura del Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere Gender Identity Development Service (GIDS) – della clinica Tavistock and Portman, unica realtà pubblica anche per minorenni. Il dipartimento è stato chiuso dopo una «valutazione di inadeguatezza dei servizi offerti con forti criticità sulla selezione dei pazienti ammessi al trattamento» e «il contratto con il GIDS cesserà quando tutti i giovani visitati dal GIDS o in lista d’attesa saranno stati trasferiti in modo sicuro a nuovi servizi».

Evidentemente il dipartimento della Tavistock era diventato troppo scomodo, soprattutto dopo il caso di Keira Bell che aveva portato in Tribunale la clinica per la velocità con cui a 16 anni era stata avviata all’irreversibile percorso di transizione. La causa era stata vinta in primo grado, ma il processo d’Appello aveva poi ribaltato la sentenza affermando che devono essere gli psicologi a decidere se il minore possieda o meno la maturità necessaria a valutare le conseguenze di trattamenti ormonali.

Questa chiusura rappresenta davvero un cambio di marcia?

L’impianto non viene scardinato, questo viene in realtà riconfermato e viene posto il terreno per la creazione di una maggiore accettazione sociale in cui gli psicologi potranno affermare che avranno fatto tutto il possibile per comprendere il disagio dell’adolescente e che l’avvio del percorso di transizione rappresenterà la sua volontà.

Il servizio sanitario nazionale trasferirà gli adolescenti – trasformati in pazienti – dalla Tavistock in due nuovi centri regionali che adotteranno un approccio «più olistico nel trattamento con un’assistenza a 360 gradi», che «esamineranno gli eventuali altri problemi di salute mentale o fisica che potrebbero affliggere i pazienti» e parallelamente saranno condotte «ricerche approfondite a supporto del processo decisionale».
Chiariamo, non è stata fermata la somministrazione dei bloccanti della pubertà e successivamente degli ormoni del sesso opposto – che equivale a una sterilizzazione – e non sono state fermate le macellazioni chirurgiche: tutto questo è stato rivestito da una parvenza di maggiori attenzioni. Ma come pensare che davvero saranno riconosciuti possibili disagi adolescenziali, omosessualità, lesbismo, comportamenti che non rientrano negli stereotipi, disturbi alimentari, autismo, depressione? Non si sta affermando che non si nasce da un corpo sbagliato, questa possibilità, dopo attente valutazioni olistiche, in realtà rimane. Se le cliniche rimarranno una produzione di pazienti con disforia di genere come potranno liberare bambine e bambini, donne e uomini, dai ruoli di genere senza distruggere i corpi? Le cliniche di identità di genere continueranno inoltre a promuovere e rafforzare il comportamento stereotipato considerando che adolescenti e adulti che intraprendono il percorso di transizione devono dimostrare di possedere quelle caratteristiche che, secondo gli stereotipi, appartengono all’altro sesso.
Significativo, inoltre, che nel mentre leggiamo questa notizia, siano state pubblicate, dal Royal College of Obstetricians and Gynecologists (RCOG), delle nuove linee guida sul «miglioramento dell’assistenza per le persone trans e di genere diverso che accedono ai servizi sanitari»: linee guida per la «conservazione della fertilità» per chi accede al percorso di transizione.

Queste nuove linee guida evidenziano la necessità di informare chi intraprende il percorso di terapia ormonale e gli interventi chirurgici delle loro conseguenze sulla fertilità e della possibilità di accedere alla crioconservazione di ovociti, spermatozoi, embrioni e tessuto ovarico o testicolare.
Inoltre, raccomandano agli uomini trans – cioè alle donne -di interrompere il trattamento ormonale tre mesi prima di provare a rimanere incinte.

Queste linee guida, le prime di molte che seguiranno, saranno la base dei due nuovi centri regionali previsti a Londra e nel nord-ovest dell’Inghilterra per sostituire il dipartimento della clinica Tavistock and Portman.
Curioso che, nel mentre parlano di nuovi approcci olistici si affrettano a far accedere alla crioconservazione dei gameti chi intraprende il percorso di transizione. Questo può solo significare che si preparano a un aumento di tali percorsi da collocare in un più ampio processo di medicalizzazione – ingegnerizzazione dei corpi e di procreazione medicalmente assistita come nuova normalità del venire al mondo. Evidentemente, tutto quel comparto farmaceutico -biotecnologico e le svariate fondazioni filantropiche che hanno elargito fortissime sovvenzioni per le politiche gender hanno ottenuto quello che si aspettavano.
La transizione olistica della Tavistock porta allo sviluppo di nuovi centri estesi su tutto il territorio che potranno più capillarmente entrare in sintonia con le politiche gender fatte penetrare fin dentro le scuole, rispondendo con più rapidità alle sempre più numerose segnalazioni degli psicologi in ambito scolastico.

La storia della Fondazione Tavistock and Portman dagli anni ’20 si dirama tra psichiatria, eugenetica e cibernetica. Fondazione finanziata con decine di miliardi di dollari negli ultimi cinquant’anni dal governo degli Stati Uniti e negli anni ’30 e ’50 dalla Fondazione Rockefeller, un vero e proprio potentato che ha visto la stretta collaborazione anche di Julian Huxley e di quell’élite di potere tecnocratica eugenista e transumanista che rappresentava e di cui tutt’oggi troviamo la sua continuità. La Fondazione Tavistock and Portman era il ramo psichiatrico dell’Impero britannico che dallo studio dei traumi da shock in campo bellico divenne il riferimento per la guerra psicologica e per costruire le basi di un’ingegneria sociale per influenzare il comportamento. Il fine ultimo non era un mero condizionamento comportamentale, ma una lacerazione dell’identità stessa dell’essere umano, azzerandola per riprogettare un nuovo essere umano in sintonia con i dettami del Nuovo Ordine Mondiale. In questo preciso orizzonte si collocava il suo dipartimento per l’Identità di genere. Se oggi chiude questo dipartimento significa che non ne hanno più bisogno: la sua eccezionalità è diventata la norma.
Nel nuovo ordine transumano e transnatura è necessario normalizzare l’alterazione della biologia umana, la modificazione genetica dei corpi. E, come scrive Martine Rothblatt nel suo blog Da transgender a transumano: «Garantire l’uso etico delle biotecnologie sarà una preoccupazione tanto grande per i transumanisti quanto per i difensori della libertà di genere».
Tecnocrati transumanisti eugenisti hanno bisogno di appropriarsi della dimensione della procreazione e hanno bisogno di cancellare il sesso biologico fin dalla nascita, per un’umanità neutra e sintetica.
Restare umani significa ribadire la differenza sessuale e che il sesso non è una performance, che solo le donne mestruano e partoriscono, che non esistono lesbiche con il pene, che non esiste il latte paterno nonostante come affermino le ultime linee guida americane dell’Academy of Breastfeeding Medicine.
Restare umani significa non essere transgenici e artificiali. Significa opporsi a ogni riproduzione artificiale dell’umano, ingegneria genetica, ideologia gender e opporsi alle forze transumaniste.

Silvia Guerini, 5 Agosto 2022
www.resistenzealnanomondo.org


Per approfondimenti:
Silvia Guerini, Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender, Asterios Edizioni, Volantini militanti, n°71.