Editoriale, L’Urlo della Terra, n°10

EDITORIALE

Nel chiudere il precedente numero del giornale eravamo più che sicuri che il clima emergenziale della dichiarata pandemia sarebbe durato ancora a lungo. Sicuramente non nello stesso modo, ma con l’aggiunta di nuove narrazioni portate avanti dal potere stesso nel corso degli eventi, sempre volutamente contraddittorie. Una totale mancanza di senso per spingere a cercarlo in una continua ricerca, per sua natura sempre inutile e foriera di malesseri e nuove confusioni.
Nell’interscambiabilità del camice bianco con la tuta mimetica ci siamo ritrovati in piena guerra, una guerra vera. Non che il camice bianco sia stato messo da parte, sarebbe un grave errore pensarlo: semmai, è stato momentaneamente accantonato, e solo nell’immaginario collettivo. All’arrivo delle prossime emergenze sanitarie che vengono già dichiarate e preparate a Davos non è da escludere che ad inoculare i nuovi sieri genetici ci siano proprio le tute mimetiche. La cosa forse più grave sarebbe che per i più non farebbe molta differenza, in quanto per anni siamo stati sommersi da una propaganda di guerra sanitaria. Trovati i nemici, che a seconda del momento cambiavano, ci hanno spinto al fronte a combattere: contro un virus, l’altro da sé, i non inoculati, i limiti biologici del corpo…L’importante era, ed è tuttora, che la nostra attenzione sia sempre sequestrata e concentrata altrove dalla fonte originaria della vera minaccia.
Il linguaggio bellico ha permeato tutto, sia il momento del più alto allarme lanciato, sia la costruzione della nuova normalità digitale de-solidarizzante e a distanza. Come ogni guerra, anche quella combattuta in camice bianco, ha avuto bisogno dei suoi sacrifici e delle sue vittime. La massa della popolazione è stata disposta, seppur spesso mal volentieri, a dare il suo contributo alla patria diventata piattaforma: universo digitale e tecno-medicale, dove i più hanno reso disponibile il proprio corpo ai sieri genici nel più grande esperimento mai realizzato fuori dal laboratorio dopo le bombe atomiche.
Dichiarare la prosecuzione dell’emergenza è stato qui in Italia quasi una formalità, non solo perché ci hanno già troppo abituato a quel clima e a quella tensione inspiegabile che spinge i più verso le braccia cyborg del potere, ma soprattutto perché non è più previsto qualcosa di diverso da uno stato di emergenza, qualsiasi sia la motivazione utilizzata a giustificarlo. Per questo stanno lavorando tenacemente a disgregare anche solo il ricordo di quello che c’era prima, tutto viene sostituito e resettato quasi quotidianamente in vista dei nuovi tempi che verranno. Il “niente sarà più come prima” verrà presto sostituito da un presente agghiacciante da considerare come il migliore dei mondi possibili. Gli architetti della Grande Trasformazione hanno anticipato questa direzione già da diversi anni, anticipando la fase progettuale e le prove generali. L’attuale turbolenza di guerra porta ad una ulteriore accelerazione, forse quella definitiva, verso un capolinea transumano e biocida.
Tecnologie del nuovo ordine cibernetico e biotecnologico che prima faticavano a universalizzarsi e normalizzarsi – basti pensare alla tecnologia Crispr/Cas 9 – nei tempi attuali si vedono apparecchiate nuove società digitali e bionanotecnologiche recintate dalle potenzialità della rete 5G. Ma questo non porta solo nuovi mercati e tantissimi miliardi che arrivano nelle casse delle multinazionali come mai era successo prima. Queste compagnie, in gran parte in mano alla finanza internazionale come Vanguard e BlackRock, emergono dalla superficie del mare fuori da quei tubi sottomarini che attraversano il mondo ed entrano nel vivo come veri e propri pilastri-fondamenta a tenuta del futuro che si fa sempre più vicino. Nell’ultimo incontro del WEF (Word Economic Forum) tenutosi a Davos, il presidente Karl Schwab è stato chiaro nel ribadire ai leader dei vari governi che saranno loro – il WEF con le più importanti compagnie e i loro accoliti – ad essere il motore e la direzione del cambiamento globale che è già in atto.
In questa direzione basta pensare alle nuove generazioni di dispositivi digitali e nanotecnologici come sensori ingeribili, Quantum dots1, microchip sotto pelle e alla riorganizzazione della medicina in forma predittiva e preventiva all’interno del nuovo paradigma a mRNA.
Il controllo e la gestione dei corpi grazie al costante tracciamento digitale cattura l’individuo alla nascita fino alla morte, portando a una mutazione radicale della figura del paziente. Il monitoraggio della salute, specialmente durante l’esercizio fisico, è stato una delle primissime applicazioni che ha consentito la commercializzazione di dispositivi indossabili. Il monitoraggio e l’assunzione di farmaci da remoto sarà il passaggio che permetterà il loro passaggio dall’esterno all’interno dei corpi. E come ha chiaramente espresso Yuval Harari a Davos: “Il Covid è fondamentale perché questo è ciò che convince le persone ad accettare, a legittimare, la sorveglianza biometrica totale. Se vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo sotto la loro pelle”.
Negli ospedali-aziende in mano alle multinazionali farmaceutiche ci penserà l’eugenetica digitale algoritmica a decretare la vita degna o indegna per stare a questo mondo. La concezione che se non ti curi sei un peso alla società si evolverà nella considerazione che sei un peso per la società perché non hai provveduto ad intervenire preventivamente sul possibile male. Per creare un’accettazione sociale e per mascherare lo sfoltimento di vite i primi passaggi vedranno il principio della libertà di scelta, avendo visto che funziona, principio promosso da tutti i progressisti pronti a diventare gestori della loro stessa miseria. Ma, in questa pseudo libertà di scelta, fuori dai loro paradigmi vi sono solo scarti umani da tollerare finché non sarà possibile spazzarli via come la polvere che non lascia traccia e ricordi.
Lo stesso transumanista Kurzweil nel descrivere i processi tecnologici si è sempre espresso con prudenza, affermando che non vi sarebbero stati salti in avanti, ma un lento processo che ci avrebbe portato al transumano. Un processo per gradi, a meno che uno stato d’eccezione non avrebbe permesso di monopolizzare l’agenda mondiale per un’accelerazione drastica verso la Grande Trasformazione. Quello stato d’eccezione che fece sfregare le mani agli scienziati atomici, agli scienziati nazisti e comunisti che finalmente potevano realizzare quello che prima era impensabile. Quello che adesso fa muovere la scienza bio-nanotecnologica è lo stesso sentire, un’occasione che non può essere persa e possiamo essere certi che se nessuno li fermerà non la perderanno, con conseguenze disastrose qualsiasi sia il risultato che raggiungeranno.
Si va verso anche una drastica trasformazione della produzione e della coltivazione industriale di alimenti portata avanti degli investitori dell’agrobusiness e delle biotecnologie: i sistemi alimentari saranno riprogettati per coltivare proteine “sostenibili” al fine di sviluppare e commercializzare la carne sintetica e per i nuovi OGM sviluppati con editing genetico (Tecniche di evoluzione assistita – TEA). Questi progetti avranno il sostegno delle associazioni animaliste e ambientaliste, che li includeranno nei nuovi standard di benessere animale ed ecosostenibilità.
Anche se siamo in un periodo di anticamera di un conflitto atomico o con armi batteriologiche e di interventi di geoingegneria climatica altrettanto devastanti su scala mondiale, il mondo tecno-scientifico si lancia in avanti e parla di sfide globali per stare al passo con i rapidi cambiamenti tecnologici che loro stessi stanno impiantando ovunque. Si passa da tecnologie di guerra a tecnologie di pace, da tecnologie nocive a tecnologie per far fronte ad un inquinamento su vasta scala. In questo senso è esemplificativa la cosiddetta energia alternativa e verde che per esistere necessita di un estrattivismo di terre rare proprio dove l’ultima natura è rimasta intatta. Come scriveva Orwell in 1984, la guerra è pace e la libertà è schiavitù, , questi non sono più concetti rappresentativi per i tempi presenti dove tutto è capovolto o capovolgibile in una vorticosa transizione cibernetica che non lascia più spazio al pensiero e alla carne dei corpi.
La strategia della Grande Trasformazione è quella di lavorare con delle tecnologie molte delle quali sperimentali, quasi del futuro per l’immaginario che viene creato, ma è proprio in questo presente che si stanno costruendo le premesse future per la realizzazione di questa Grande Trasformazione. E a continuare a pensare che non ce la faranno ha portato al punto in cui siamo oggi. Un po’ come succede con la guerra, che apparentemente non è mai in programma e che molti sostengono di non volere, ma che da anni è preparata all’unisono da tutti, pianificando le società a partire da quello che sembra un irrinunciabile arrivo.
Ci troviamo in una specie di fase di passaggio, di tecnologie ibride, il tutto non sempre immediatamente afferrabile e comprensibile anche ai suoi stessi ideatori. Concretamente il passaggio del dopo emergenza sanitaria è un universo di preparazione alla catastrofe che prende possesso di tutta la sfera pubblica e privata, rompendo i distinguo per formare generazioni future che possano soddisfare la domanda della nuova economia del lavoro conseguente alla Grande Trasformazione. In questa nuova sfera sociale ricombinata ci sarà spazio solo per il digitale, robotica, Intelligenza Artificiale, nanotecnologie, biotecnologie, biologia sintetica, Internet delle cose e Internet dei corpi comunicanti.
Nella sfera più critica della società dove è rimasto ancora un po’ di pensiero, tra minacce pandemiche e guerre, si denuncia come la forza lavoro – dove non sono resi obsoleti milioni di posti di lavoro – è destinata ad un rimpasto radicale senza precedenti che, grazie alle nuove tecnologie, rimodella tutto il mercato del lavoro con cambiamenti prima semplicemente inconcepibili. Senza contare le conseguenze di tutti questi processi che non saranno certo indolori, anche perché non sono previste alternative, piuttosto un reddito minimo universale che legherà ancora di più le persone ad un potere accentrato che deciderà cosa e come comprare e con quali tempi, ovviamente il tutto verde, inclusivo e assolutamente tracciato.
Siamo ridotti ad un livello tale, tranne rare eccezioni, che la denuncia di quello che sta accadendo va verso qualche personaggio che trasuda transumanesimo, le forme o i modi, le conseguenze, ma raramente all’impianto centrale, come se si criticasse un totalitarismo per il suo spreco di risorse e per la sua mala gestione della cosa pubblica. A gran cassa durante la fase acuta della propaganda pandemica si ascoltavano appelli come “non vogliamo morire fateci almeno lavorare”. Le rivendicazioni che si sentivano e che si continuano a sentire raramente vanno oltre l’immediato problema lavorativo o sono strettamente legate a singoli aspetti della salute. Rischiano così di essere denunce parziali che fanno sfuggire il più ampio piano di trasformazione. Questa comprensione solo parziale porta a riconoscere le storture di un sistema evidentemente affamato di guadagni immensi, senza mai però prendere in considerazione che vi siano una precisa volontà e un disegno che hanno messo sotto i piedi da tempo qualsiasi principio di precauzione, il principio di Ippocrate, parlamenti, costituzioni e comitati bioetici per quello che valevano anche prima. Sfugge così che l’obbiettivo non è la guerra a un virus creato in un laboratorio, ma una guerra verso l’essere umano per come è stato e per come ha vissuto finora.
Al principio di precauzione c’è da contrapporre un principio di legittima difesa, ma non come formula giuridica utile a passare indenni nelle maglie dei sistemi giudiziari. Piuttosto dobbiamo pensare a tessere una resistenza che mantenga vivo il senso delle cose, dandogli concretezza, rifiutando le formule disgreganti post-moderne. Ridare senso significa anche evidenziare chi in questa lotta agisce da opportunista, come ha fatto sempre nella propria vita, pensando alle vie sicure per sopravvivere all’arrivo della tempesta. Fuori dal circondo che il sistema sta allestendo per l’umanità non fioriranno ecovillaggi, monete alternative e comuni agricole per costruire società diverse: non sono previsti. Mentre la classe operaia sarà costretta a stringere ulteriormente la cinghia verso un futuro di precarietà e salari ribassati, la classe media fatica ancora a credere alla sua prossima estinzione dove le possibilità saranno solamente molto in alto o molto in basso, senza vie di mezzo. Da dove nasceranno i nuovi resistenti? Arriveranno da ogni parte: non sarà certo la classe a contraddistinguere queste nuove realtà sociali che si attireranno e si metteranno insieme. Potrebbero essere l’inoculato alla seconda dose, il piccolo artigiano costretto a chiudere, l’insegnante dignitoso che rifiuta di aderire alla scuola dell’algoritmo… Ci si potrebbe chiedere dove sia finito lo slancio rivoluzionario, capace di una tensione che prescinde da ogni situazione. Sicuramente questa non verrà meno e, se sincera, non avrà bisogno di annunciarsi troppo, quel di troppo che fa sempre rimandare il momento dell’agire. Questa resistenza avrà forza se prima di qualsiasi cosa rivendicherà il rifiuto ad essere annientati come esseri umani, dotati di pensiero critico e di un corpo carneo indisponibile a qualsiasi manipolazione.
La verità esiste o non esiste? Se la verità può essere più di una non vale la pena combattere per la verità perché più verità possono coesistere, ma la verità è una sola, per cui bisogna combattere per quella verità. In un mondo post-moderno e post-verità tutto diventa relativo e opinabile, ma si potrebbe mai opinare che il Glifosate è cancerogeno e che sia responsabile della moria delle api? Tutto diventa un’interpretazione fino a negare l’esistenza stessa del reale. Se non si ha una verità, se non si hanno radici da cui attingere, se non si hanno punti fermi, tutto scivola nell’indefinito e tutto viene frammentato, risignificato e stravolto. Si è permesso l’annientamento della verità e ogni volta che si nega quest’ultima seguendo l’esperto di turno si è allenato il cervello a subire qualsiasi menzogna. Una volta che si è accettato quello che è accaduto in questa pandemia dichiarata si potrà accettare tutto. Nell’ordine cibernetico gli algoritmi ci riveleranno la verità delle cose e degli eventi, azzerando la nostra capacità di confrontarci con il reale, una verità sistematica e tirannica perché la verità algoritmica non potrà essere messa in discussione.
Adesso forse si fa sempre più chiaro cosa i più hanno introiettato e perché è stato possibile che accadesse quello che è accaduto. Le stesse lotte non sarebbero state così blande, epurando continuamente contenuti fondamentali con la giustificazione che questi non sarebbero stati capiti. Più che una non comprensione ci troviamo davanti a una non volontà di prendere posizione verso questioni scomode. Giunti a questo punto chi non ha capito o, meglio, chi non ha voluto capire, difficilmente capirà dopo e chi si allontana da questa lotta forse in verità non vi si è mai veramente avvicinato. Questo non significa trasformarci in cinici deterministi della lotta, semplicemente è importante capire che stiamo vivendo dei passaggi epocali e non si può prescindere da questi. Se adesso con la guerra si compatta un po’ di sinistra radicale smarrita non possiamo essere soddisfatti, perché come ha scritto giustamente qualcuno la guerra rappresenta la fase due del Grande Reset e per comprendere le nuove fasi del programma globale è fondamentale aver compreso anche le fasi precedenti, in particolare come gli sia riuscita l’inoculazione di miliardi di persone arrivando ad ingegnerizzare geneticamente gli esseri umani. Chi ancora oggi parla di “libertà di scelta” non ha compreso il cardine che rappresentano queste piattaforme di riprogettazione cellulare anche nella possibilità di fondere le tecnologie digitali con la bionanotecnologia.
All’interno dei sieri genici per il Covid19 sono state trovate nanoparticelle di grafene. Il grafene e i suoi derivati sono tossici, causano mutagenesi, morte cellulare, danni al DNA, immunosoppressione, danni al sistema nervoso, al sistema circolatorio, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo, e come tutte le nanoparticelle può attraversare la barriera emato-encefalica. Nella trasformazione della medicina in nano-biomedicina il grafene è un nanomateriale fondamentale per le sue particolari proprietà dal punto di vista fisico, termodinamico, elettronico e magnetico, e può essere usato come superconduttore, assorbitore di onde elettromagnetiche, trasmettitore e ricevitore di segnali permettendo anche lo sviluppo di elettronica avanzata su scala nano e micro. Significativo che nel 2013 la Commissione europea per lo sviluppo delle Tecnologie future ed emergenti aveva finanziato con un miliardo di euro ciascuno i progetti Graphene e Human Brain2 che coinvolgono centinaia di gruppi di ricerca di alto livello in tutto il mondo.
I danni da inoculazione che si stanno manifestando e quelli che verranno non possono essere considerati effetti collaterali: per quanto riguarda le tecnologie di ingegneria genetica e per le nanotecnologie si tratta sempre di disastri annunciati che servono a velocizzare e a normalizzare altri passaggi. Così come gli scienziati atomici che osservavano i risultati dei loro test sugli abitanti degli atolli di Bikini non avevano sotto gli occhi effetti collaterali, ma il manifestarsi stesso della ricerca nucleare, i ricercatori che sviluppano l’editing genetico con il Crispr/Cas9 non hanno sotto gli occhi la scomparsa di frammenti di DNA e modificazioni genetiche trasmissibili come effetti indesiderati, ma la possibilità stessa di intervenire sull’evoluzione degli esseri viventi.
L’alterazione genetica del DNA come conseguenza dell’inoculazione del siero genico a mRNA nanotecnologico che potrà portare allo sviluppo di nuovi tumori e in un prossimo futuro alla probabile nascita di bambini con malformazioni genetiche, decreterà che l’essere umano sarà già di fatto un essere umano transgenico non troppo diverso dalle pannocchie OGM che al momento persino più tutelate. A quel punto le terapie geniche e le modificazioni genetiche embrionali diventeranno una normale procedura perché non ve ne potranno essere altre possibili.
Si va sempre più verso governi che non sono più arbitri finali delle politiche statali, poiché le società private non elette diventano i nuovi fiduciari della società, assumendosi la responsabilità diretta di affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali attraverso nuovi modelli di gestione globale. Questo accentrerà ancora di più il potere nelle mani di nuovi padroni universali sempre più immateriali che con il pretesto benevolo della transizione ecologica perpetuano invece un grande inganno, ma di fatto tutto sarà intaccato dell’avanzamento perpetuo ed ecocida del tecno-mondo.
In questo scenario quale può essere il futuro della libertà e soprattutto del senso profondo che questa esprime? Da parte dell’élite globale la soluzione è nell’inclusività: questa non è altro che l’idea della possibilità di accedere alle protesi esterne e interne ai nostri corpi, di poter navigare in un universo interconnesso e nel prossimo Metaverso. Potremo vivere in qualche sperduto paese africano o in una qualche periferia europea in piena povertà, ma quello che non faranno mai mancare è l’accesso al terminale che non sarà altro che il loro accesso alle nostre vite, da dove potranno ancora convincere le persone ad avere paura e terrore di qualcosa, ad avere rabbia e odio, ma sempre ed esclusivamente verso il nemico sbagliato.

Bergamo, Maggio 2022

1 Rilevatori a punti quantici attraverso l’applicazione di microneedle a base di zucchero dissolvibili che contengono un farmaco e dei nanocristalli, chiamati punti quantici incorporati all’interno di capsule biocompatibili. Dopo che i microneedes si dissolvono sotto la pelle, lasciano i punti quantici incapsulati i cui schemi possono essere scansionati.
Vedi Costantino Ragusa, Pandemizzare il mondo per digitallizare e vaccinare tutti, ID 2020: una nuova operazione AktionT4 si appresta all’orizzonte, L’Urlo della Terra, n.8, Luglio 2020.

2Vedi lo speciale: Una mappa per accedere al cervello, L’Urlo della Terra, numero 3, settembre 2015.

Editoriale de L’Urlo della Terra, n.°10, Luglio 2022