Ecologismo e Transumanismo connessioni contro natura

Ecologisti, vegani e simpatizzanti di sinistra proliferano all’interno del movimento transumanista. Dopo Le Monde , Le Nouvel Obs e Politis , nel 2016 Primevère, la più grande fiera ecologista francese, ha invitato uno dei suoi rappresentanti ad esprimersi: Didier Coeurnelle, vice-presidente dell’Associazione francese transumanista ed eletto nei Verdi in Belgio. Avrebbe saputo sedurre i visitatori di Primevère con una «vita in buona salute molto più lunga, solidale, pacifica, felice e rispettosa dell’ambiente, non malgrado, ma grazie alle applicazioni della scienza.»1 Sono state necessarie le proteste degli oppositori alle necro-tecnologie affinché la fiera annullasse il suo invito.2 I transumanisti non lottano contro le nocività. Tecnofili e “resilienti”, si affidano all’ingegneria genetica, alla chimica ed alle nanotecnologie per adattare la natura umana e animale ad un ambiente devastato.

Serve uno Stato mondiale inter-specie per lottare contro le dominazioni tra umani e animali? O addirittura tra animali, con i predatori diventati erbivori dopo modificazione genetica? Anche se le loro idee possono far ridere, i transumanisti non sono delle stordite vittime di una indigestione di scadente fantascienza. Sono ecologisti e vegan (ossia chi rifiuta di consumare i prodotti di origine animale), certo! A volte anche buddisti. Ma anche filosofi, genetisti, informatici, sociologi o start-uppers retribuiti da Harvard, Oxford, dalla London School of Economics o Google. La maggior parte di loro vuole il bene del pianeta e dei suoi abitanti, vuole lottare contro le oppressioni, aumentando la nostra speranza di vita fino «alla morte della morte». I due portavoce del movimento transumanista francofono rivendicano il loro militantismo “ecologista”. Marc Roux ha fatto parte di Alternative rouge et verte . Didier Coeurnelle è eletto con i Verdi nel comune di Molenbeek. David Pearce, il co-fondatore di « Humanity+ », la principale associazione transumanista americana, è un militante antispecista e vegano. L’australiano Peter Singer, filosofo ed autore del libro di riferimento degli antispecisti La liberazione animale (1975), è lui stesso transumanista ed ex candidato Verde in Australia. Per quanto riguarda l’attuale direttore di « Humanity+ », James Hughes, come buddista, non farebbe male ad una mosca. Lontani dall’immagine ripugnante di libertariani insensibili alle disgrazie che li circondano, i transumanisti sono spesso dei progressisti di sinistra, ecologisti e femministe, che seguono la buona coscienza che regna nella Silicon Valley dal movimento hippy degli anni 60. In Francia, nell’avanguardia dei partigiani della riproduzione artificiale dell’umano (PMA-GPA) figurano i membri di Europe-écologie les Verts .
Secondo Marc Roux e Didier Coeurnelle, autori di Technoprog 3, i transumanisti sarebbero in maggioranza di sinistra, affezionati ad un sistema sociale e ad una medicina ridistribuitiva, contro l’idea di un’umanità a due velocità dopo selezione genetica.
Si dà il caso che abbiano anche punti in comune con gli “obiettori di crescita”4. Molto bene! Lasciamo da parte gli ultras, libertariani o tecnogaianisti, e interessiamoci a questi transumanisti socio-democratici e sedicenti ecologisti: coloro che introducono il lupo transumanista nell’ovile verde.

Benevolenza aumentata
Alle origini dei movimenti contestatari ed ecologisti americani, che un tempo venivano chiamati la New left , si ritrova l’opposizione alla guerra e all’arruolamento forzato. Gli anni passano: il post-modernismo fa il suo lavoro di depoliticizzazione e questa “non-violenza” si trasferisce sui rapporti interpersonali (si dice: le “micro aggressioni”) per partorire dei “ safe spaces ” che i lettori di Inrocks conoscono a memoria. I transumanisti, che sono tanto della loro epoca quanto un centro LGBT di provincia, vogliono anche loro un pianeta più safe, senza micro aggressioni.
Se i codici di buona condotta non bastano, suggeriscono il moral enhancement (il miglioramento morale) dell’umanità e degli animali (“non umani”, precisano i post-moderni), ossia «il miglioramento della compassione, della solidarietà e dell’empatia» attraverso mezzi genetici o medici. Come, ad esempio, l’assunzione di ossitocina che favorirebbe i comportamenti solidali. «Diminuire le sofferenze, aumentare i piaceri, questo fa parte di ciò che desideriamo intensamente per noi stessi e, forse ancora di più, per gli altri», proclamano gli autori “di sinistra” di Technoprog . Come parlar male di predicatori così sdolcinati. Due filosofi del M o r al e n h a n c e m e n t pubblicati dall’Oxford University Press assicurano che «La nostra conoscenza della biologia umana – in particolare, della genetica e della neurobiologia – inizia a permetterci d’influire direttamente sulle basi biologiche o fisiologiche della motivazione umana, sia con medicine o tramite selezione genetica, sia utilizzando dispositivi esterni che influenzano il cervello o il processo di apprendimento.»5
Lontano dalle elucubrazioni, questi progetti divengono ogni giorno più realisti – in particolare grazie ai progressi della modifica genomica del tipo CRISPR-CAS 9. Alcuni immaginano un’umanità e un’animalità geneticamente benevole e felici. Il neurobiologo Pierre-Marie Lledo, direttore del dipartimento di Neurologia dell’Istituto Pasteur vanta l’optogenetica per «formare e cancellare i ricordi» e creare così degli umani «che non hanno più paura della paura, o che conserverebbero un ricordo positivo di eventi molto negativi».6 Possiamo immaginare le applicazioni per prevenire i suicidi da Foxconn e i traumi dei soldati.
Da poco tempo abbiamo visto nascere in Francia, con il patrocinio dell’UFR di Filosofia della Sorbonne e l’approvazione dei transumanisti, il movimento “Altruismo efficace”- traduzione dell’ effective al truism di Peter Singer promosso da filantropi come Peter Thiel, fondatore di PayPal, Jaan Tallinn di Skype o, ancora, Duston Moskowitz di Facebook. Il loro desiderio: una più grande efficienza delle opere di carità sulla base del rapporto «euro dato/quantità di ‘’bene’’ raggiunto». Il ramo “Charity Science” di questo movimento calcolerà, grazie agli strumenti del Big data , la felicità provata. Un vegano come David Pearce, fondatore di « Humani ty+ », promuove il Paradise Engineering , ossia l’ingegneria genetica e le nanotecnologie al profitto della felicità e dell’empatia verso gli umani e gli animali. Da cui il loro entusiasmo per il wireheading , la stimolazione attraverso elettrodi delle zone del cervello assegnate al piacere. Amici depressi, impazzirete!
Oltre alla filantropia tipica del capitalismo anglosassone, emerge una specie di buddismo aumentato, una piena coscienza e un risveglio spirituale assicurati dalla farmacia, dall’ingegneria genetica e dalle tecnologie della comunicazione. Il più famoso dei buddisti francesi, Matthieu Ricard, lui stesso dottore in genetica cellulare, si mostra accanto a transumanisti come Peter Singer e agli “Altruisti efficaci”. È membro, allo stesso titolo del Dalai Lama, del Mind and Life Institute , un club di buddisti e di scientifici per i quali l’accesso alla piena coscienza con neuro stimolazione rappresenta una grande speranza (la neuro-teologia). Il Dalai Lama ha dato la sua “benedizione” al progetto “Avatar” del transumanista miliardario russo Itskov il cui fine è quello di raggiungere l’immortalità entro il 2045.7 Se la società va male, sarebbe quindi per mancanza di empatia. Ecco tutto. Da parte nostra? Da parte dei nostri dirigenti? Ritroviamo qui le ossessioni “safe” dei post-moderni che espellono ogni spiegazione politica a profitto dello sciroppo psicologizzante versato nelle cerchie di benevolenza non-miste. Ma è un modo di ingannarsi sulla natura di un sistema, che lo si chiami tecnico, burocratico o capitalista, quello di ignorare il ruolo degli interessi oggettivi , quelli delle classi possidenti, degli eletti e dei tecnici dell’amministrazione.
La loro macchina burocratica funziona . Non si tratta dell’opera di esseri sensibili che bisognerebbe moralizzare, ma di attori razionali che dobbiamo rovesciare.

Un antispecismo molto artificiale
«La natura, non esiste», ci ripete l’importatore francese delle tesi antispeciste Yves Bonnardel.8 Pertanto, perché commuoversi per il fatto che una bistecca in vitro possa rappresentare il futuro della nostra alimentazione? Conoscete la bistecca allevata nel 2013 in laboratorio a partire da cellule staminali di bovino? Questa bistecca da 250 000 dollari è stata finanziata dal boss di Google, Serguey Brin, preoccupato per la sofferenza animale. Bisognerà abituarvi all’idea, perché gli antispecisti e gli ecolo-transumanisti preparano la vostra pappa quotidiana, garantita senza dominio umano. Alcuni negozi bio propongono già dei sostituti di pasto completo sotto forma di polvere da diluire, garantiti bio, vegan e senza OGM. Si ispirano al primo sostituto proteinico vegan chiamato Soylent , in riferimento al film Soylent green nel quale l’umanità superflua ingerisce delle tavolette di umani per mancanza di cibo. L’ideatore di questo sostituto è un informatico. Rob Rhinehart sostiene di nutrirsene all’ 80 %. «Risultato: non è andato in un negozio di alimentari da anni. Non possiede più né frigo né piatti. Ha trasformato la sua cucina in biblioteca.»9 La composizione chimica-informatica del suo prodotto è open source . Ciò fa di lui un transumanista di sinistra, contro la proprietà privata, lo sfruttamento animale e la mal nutrizione nel terzo mondo. Un altro transumanismo è possibile, vi si dice.
Perché quest’attenzione verso la carne? Un kilo di carne bovina richiede 10 kg di nutrimento vegetale. Gli allevamenti consumano già il 30 % dei terreni coltivabili e sono responsabili del 15 % dei gas ad effetto serra. Nel 2050 saremo 9 miliardi di onnivori umani e il nostro consumo di proteine sarà raddoppiato. Una vera s fi da per ingegneri, informatici, biologi e busi ness angels della Silicon Valley. Anche Bill Gates se ne commuove e, dal 2013, investe nella carne senza carne. In materia, se si può dire, le maionesi e i cookies vegan della Hampton Creek’s, con sede a San Francisco, hanno successo. Il segreto della loro maionese senza uova al gusto di maionese? Un’intelligenza artificiale supervisionata da biochimici e dall’ex data scien tist di Google, Dan Zigmond. Addio Mamie Nova 10, addio alle domeniche pomeriggio passate a fare marmellate e conserve per l’inverno: il pro cess culinario del XXI secolo si ottiene attraverso la modellizzazione informatica di miliardi di possibili assemblaggi di proteine vegetali. Val bene la pena di aumentarsi, di migliorare la propria intelligenza e di vincere la morte se è per mangiare del pastone tecno-vegan per il resto della propria immortalità. Ma è il prezzo da pagare per sopravvivere al disastro ecologico.
«Tutto ciò che ci permette di trovare buone alternative, buone tecniche esenti da crudeltà, durevoli, sane ed economicamente competitive, ci fa fare un passo verso la fine dello sfruttamento animale», affermava Peter Singer, il nostro filosofo vegan e transumanista che faceva la pubblicità di Hampton’s Creek durante l’ultimo incontro nazionale dell’associazione L214 alla Cité des sciences et de l’indu strie . L214, ne avete sentito parlare quest’anno: i loro video dei mattatoi hanno commosso la Francia fino al ministro dell’agricoltura. Invitando Singer, hanno sollevato il paradosso nel quale si trovano gli antispecisti e i mangiatori di proteine tecno-vegetali? Anche se fanno luce, giustamente, contro le condizioni industriali di allevamento e di macellazione, appoggiano la fuga in avanti artificiale dell’agro-industria. Siamo passati, in qualche decennio, dai contadini allevatori che avevano premure per i loro animali, ai consumatori di surrogati proteinici cellofanati, calcolati da computer. Per quanto divaghino gli antispecisti, non c’è da scegliere tra una bistecca in vitro e la macellazione industriale brutale. Sappiamo che gli animali e gli umani sono dotati di sensibilità . Per i transumanisti come per gli antispecisti, eredi della cibernetica, la natura è un conti nuum tra vivente e inerte, tra l’uomo, l’animale e la macchina che renderebbe impossibile ogni distinzione definitiva tra loro. Cosa li unifica? Sarebbero ugualmente sensibili .
Secondo Norbert Wiener, la cibernetica affronta l’ «insieme dei problemi che riguardano la comunicazione, il controllo e la meccanica statistica, sia nella macchina sia nell’essere vivente.» ( Cybernetics, or Control and Communication in the Animal and the Machine , 1948). Gli animali sono delle macchine comunicanti e inversamente. Così è per il gattino secondo Wiener: «Lo chiamo e alza la testa. Gli ho mandato un messaggio che ha ricevuto tramite i suoi organi sensoriali e che traduce con un’azione. Il gattino ha fame e miagola. Allora è lui che manda un messaggio.» Impropria analogia: sensibilità e comunicazione non equivalgono a scambio di dati.
Se per gli antispecisti le specie non esistono in quanto tutti gli animali sono dotati di sensibilità, per i cibernetici «il funzionamento dell’individuo e quello di qualche macchina di trasmissione molto recente, sono precisamente paralleli. In questi due casi, una delle fasi del ciclo di funzionamento è costituita da recettori sensoriali.» Il gioco è fatto: il miagolio del gatto e la parola umana equivalgono al segnale di una macchina elettronica. Per questi ingegneri, animali, umani e macchine formano un tutto ri-programmabile.
Se non c’è differenza di specie tra un topo e un umano, come comprendere la volontà degli Istituti americani di salute11 di finanziare i trapianti di cellule staminali umane su embrioni animali?12 Non si tratterebbe più soltanto di trapiantare degli organi di animali a degli umani così come si fanno le talee, ma di creare delle chimere: ad esempio, un cervello umano in un cranio di topo (ossia il contrario di Peter Singer). Da un punto di vista teorico, sia da antispecista e/o da transumanista, niente lo impedisce, poiché «la natura non esiste», e noi siamo degli animali-macchine ugualmente dotati di «sensibilità». Non siamo però ancora a conoscenza di progetti di topi che cercano di trapiantarsi organi umani…

Aumentarsi o adattarsi alle nocività ecologiche
La Silicon Valley sostiene la candidatura di Hillary Clinton che difende gli interessi dei «techies». Se i transumanisti non sono tutti degli orribili individualisti libertariani, non sono nemmeno dei volgari clima-scettici non curanti degli effetti del nostro modo di vita sul nostro ambiente e sulla nostra salute. È qui che giace la trappola transumanista per gli ecologisti.
Già dal tempo della « World Transhumanist Asso ciation », l’antenata dell’attuale « Humanity+ », la questione ecologica si pone. Vivere 120 o 150 anni, posporre i limiti della fertilità femminile attraverso tecniche di procreazione assistita, non farà esplodere la popolazione mondiale, spremere gli ecosistemi, accelerare il cambiamento climatico, provocare carestie? I transumanisti statunitensi se ne preoccupano e, già dagli anni 2000, mobilitano il saggista e romanziere cyberpunk Bruce Sterling. Nel gennaio del 2000, Sterling consegna un manifesto per una nuova politica ecologista «Verde-Smeraldo». «Sterling difende più controlli dei capitali transnazionali, la ridistribuzione dei budgets militari per una politica di pace, lo sviluppo di industrie sostenibili, l’aumento del tempo libero, la garanzia di uno stipendio socializzato, l’estensione di un sistema di sanità pubblico e la promozione dell’uguaglianza di genere».13 La sinistra non può fare di meglio. Anti-luddisti col pretesto che la semplicità non sarebbe abbastanza attraente, le sue proposte per soppiantare le vecchie ed inquinanti industrie del XX secolo sono: «dei prodotti intensamente glamour e ecologicamente razionali; degli oggetti interamente nuovi fabbricati con nuovi materiali; la sostituzione della materialità con l’informazione; la creazione di una nuova relazione tra la cibernetica e la materia.»14 Un manifesto di cui i transumanisti non avranno difficoltà ad appropriarsene. Per quel che riguarda la sovrappopolazione (la “Bomba P”, diceva Ehrlich nel 1968), i transumanisti ripetono «che con l’estensione della durata di vita, ci sentiremo molto più responsabili delle conseguenze ecologiche dei nostri comportamenti» ( Humanity +) .15 Detto in altro modo dall’utilitarista Peter Singer: «è preferibile avere poca gente che vive a lungo, poiché chi è nato sa ciò di cui lo priva la morte, allorché chi non esiste non sa ciò che perde.»16 Logico, no? Da parte dei “tecno progressisti” francesi, si argomenta che «là dove i cittadini vivono più a lungo, hanno meno figli».
E quindi il progresso tecnico accelererà la transizione demografica. Sono soltanto ipotesi che siamo intimati di validare. Ma se dovessimo verificare l’azzardata correlazione tra speranza di vita e responsabilità ecologica, il XX secolo la smentirebbe; l’aumento della durata di vita sembra correlata con, tra gli altri esempi: l’aumento dei conflitti (di cui alcuni genocidari), le catastrofi ecologiche o la creazione di bombe apocalittiche. Per combattere il riscaldamento climatico, un certo Matthew Liao, professore di filosofia della New York University, accompagnato da Anders Sandberg e Rebecca Roach di Oxford (quindi, non dei gestori di un oscuro blog), hanno solide proposte transumaniste. La più semplice sarebbe quella farmaceutica: come l’assunzione di pillole che ci disgusterebbero dalla carne o aumenterebbero la nostra empatia. Potremmo anche, sempre grazie alla selezione e all’edizione genomica del tipo CRISPR, aumentare le nostre pupille con geni di felini per vedere la notte (e ridurre così le nostre installazioni luminose divoratrici di energia), ed abbassare il peso e l’altezza dell’umanità: «Se riducete di 15 cm l’altezza media degli americani, ridurrete la massa corporea del 21% per gli uomini e del 25% per le donne».17Minor massa corporea significa meno bisogni energetici e nutritivi. Si fabbricano infatti maiali nani da destinare ai laboratori farmaceutici. Perché non averci pensato prima? Perché lo stato dell’ingegneria genetica non ce lo permetteva.
Tutto ciò vi sembra fantascienza? Le Monde del 22 giugno 2016 ci informa che bisogna «prepararsi a vivere lontani della Terra» o, in ogni caso, a sopravvivere su un pianeta invivibile: «L’agenzia spaziale europea ha appena fatto il punto sulle ricerche che riguardano la vita in “ecosistema chiuso artificiale” e le loro applicazioni terrestri.» I nostri astronauti non dicono qualcosa d’altro rispetto a Marc Roux secondo cui «I transumanisti non esitano a contemplare il permesso ad alcuni dei loro congeneri di adattare la loro biologia ad altri pianeti o anche all’ambiente siderale. Non è ragionevole iniziare imparando ad adattarci alle nuove condizioni di vita nella nostra propria casa?»18 Riciclaggio dell’acqua, dell’aria e dei rifiuti. Trasformazione di CO2 in ossigeno grazie ad alghe nutrite con le deiezioni, nitrificazione delle urine fresche per trasformazione in acqua potabile: tutto ciò farebbe passare le polveri Soylent per della gastronomia! Uno dei ricercatori sviluppa già questo tipo di bagno – si dice “Sistema di supporto di vita”- per i paesi poveri incaricati di sperimentare i nostri futuri “chiusi habitat terrestri”. O come la sopravvivenza in ambiente spaziale ci regala un’anticipazione di disgusto della nostra sopravvivenza sulla Terra.
Ma torniamo al paragrafo precedente: «Adattarci alle nuove condizioni di vita nella nostra propria casa», dice il transumanista Marc Roux. Anziché ecologia, o perfino “aumento” delle nostre capacità fisiche e intellettuali, Roux non offre altra prospettiva all’umanità che quella di «respingere continuamente lo spettro della sua fine». È tutto qui! L’ecologia transumanista è infarcita di questa ideologia della “resilienza” – un termine che proviene dalla psicologia, sinonimo di adattamento alla degradazione delle condizioni di esistenza -, che prevale oggi fino all’interno delle Conferenze sul clima. «Nessuna idea è da scartare a priori se può sfociare in un migliore adattamento dei corpi al loro ambiente. […] A breve o medio termine, l’umano mi sembra infinitamente più flessibile e malleabile del pianeta che ci ospita.» Quest’idea, apparentemente nuova, è soltanto una rimasticatura di Norbert Wiener che, già nel 1950, ci confrontava a quest’obbligo: «Abbiamo modificato così radicalmente il nostro ambiente che dobbiamo modificare noi stessi per vivere a scala di questo nuovo ambiente» ( L’uso u m a n o d e gli e s s e ri u m a ni ).19 Si tratta, nella tradizione del darwinismo sociale, di permettere la sopravvivenza del meglio adattato. Crepino i deboli e gli inadatti!
Da cui l’appello alle trasformazioni genetiche. Ecco l’impostura: dietro al volontarismo tecnico, è la sottomissione che domina; la degradazione del nostro ambiente è un fatto ineluttabile, al quale possiamo solo adattarci .
Questo transumanismo ornato da valori ecologici e democratici contesta la vecchia amministrazione del disastro da parte delle «burocrazie verdi».20 Non si vuole un’ecologia della costrizione ma dell’aumento. O piuttosto, per ogni aumento, della messa a livello dell’umanità ad un ambiente propriamente inumano. Sia perché ci surclassa – è la tesi di Ray Kurzweil, pioniere del transumanismo per il quale l’intelligenza artificiale ci obbliga ad aumentare le nostre capacità cognitive- sia perché è ecologicamente invivibile. Probabilmente tutti e due insieme. Ecco tutta la loro ambizione: un insulto ai fondatori dell’ecologia, gli Ellul, Charbonneau, Illich.

Accortezza per coloro che non vogliono adattarsi alle nocività ma sopprimerle Sviluppando un discorso con pretese ecologiste, i transumanisti desiderano certamente disinnescare la critica ed allearsi l’opinione pubblica. Ma l’impostura rimane. Esiste una corrente “ecologista” tecnicista. Il prodigio del Club di Roma, con il suo studio Stop alla crescita ? del 1972, non è forse quello di aver modellizzato il mondo su computer qualche mese prima che la NASA lanciasse il suo primo satellite di osservazione e di monitoring della Terra?21 La fashionista americana del transumanismo, Natasha Vita-More, si regge sulla «seconda ondata cibernetica» degli anni 50-70, che riavvicinò due campi scientifici fino ad allora distinti: la biologia e le scienze cognitive. Sotto i colpi di zoologi e di biologi affascinati dalla cibernetica, la natura fu ridotta ad un «ecosistema», le relazioni tra esseri viventi e il loro ambiente, fino alla loro fisiologia, ridotte a dei «sistemi di comunicazione interconnessi». «Il nostro intero ambiente, e fino all’universo, è un ecosistema indipendente ma unificato; noi, in quanto forme di vita integrate in questo sistema, siamo agenti del nostro proprio sistema fisiologico», ci dice Vita-More. Quando gli «ecologisti» di Lille mettevano i primi mattoni della città «intelligente», non facevano altro che razionalizzare l’ecosistema metropolitano considerato come una macchina comunicante.22
Il progetto transumanista è l’esito della nostra sottomissione all’ expertise tecnicista. È un progetto anti-umanista, qualunque cosa ne dica Luc Ferry in La rivoluzione transumanista .23 Quando il saggista ci assicura che il transumanismo è un «iper umanismo», mente. Quando afferma che non si tratta più «di subire l’evoluzione naturale ma di padroneggiarla e di guidarla noi stessi», evita di definire questo “noi stessi”. Si tratta del popolo? O dei tecnocrati dirigenti, della sua propria casta di ingegneri delle anime e dei corpi? Ma cosa aspettarsi dall’autore del Nuovo ordine ecologico che, nel 1992, assimilava l’ecologia al nazismo ed all’anti-umanismo. Nella favola transumanista, l’umanità è composta non da animali politici, piuttosto da animali-macchine. Questa favola riduce la storia al solo progresso tecnologico. Ecologisti, se volete sopprimere le nocività e non adattarvi ad esse, dovete ristabilire la storia! Non confondete progresso tecnologico e progresso sociale ed umano. Bisogna scegliere: restare degli umani di origine animale o diventare degli inumani del futuro meccanico.

TomJo, Ottobre 2016 www.piecesetmaindouvre.com

Dal giornale ecologista L’Urlo della Terra, num.5, Luglio 2017

1 Programma della fiera Primevère , 2016.
2 «Le salon Primevère invite les transhumanistes», Pièces et main d’oeuvre, 2016.
3 Edizioni FYP, 2016.
4 Marc ROUX, «Transhumanisme et décroissance », 23 gennaio 2015, consultabile al sito www.transhumanistes.com
5 Julian Savulescu e Ingmar Persson, Philosophy Now agosto-settembre 2016. Il loro libro si intitola Un fi t for the Future: The Urgent Need for Moral Enhancement (Inadatto per il futuro: l’urgenza della valorizzazione morale).
6 Le Monde , 6 ottobre 2014. 7 www.atlantico.fr, 31 luglio 2012.
8 Usbek & Rica, luglio 2016.
9 «Silicon Valley gets a taste for food», The Economist , 7 marzo 2015.
10 Mamie Nova : marca commerciale francese di prodotti freschi trasformati, di tipo agro-industriale. (Ndt)
11 Centri di ricerca dipendenti del Ministero della sanità americano.
12 « N.I.H. May Fund Human-Animal Stem Cell Research », The New York Times, 4 agosto 2016.
13 « Ecologists », Humanity +, senza data.
14 www.viridiandesign.org/manifesto.html 15 idem
16 Peter Singer, «Should we live o 1000?»,www. project-syndicate.org, 10 dicembre 2012
17 Référence.
18 Marc Roux, «Transhumanisme et écologie», 11 aprile 2016, www.transhumanistes.com
19 Citato da Sarah Guillet in «La colonisation des sciences sociales par le ‘sujet informationnel’», Rivista L’Inventaire n. 5, edizioni La Lenteur, luglio 2016.
20 Catastrofismo, amministrazione del disastro e sottomissione durevole, René Riesel e Jaime Semprun, Encyclopédie des nuisances, 2008. Nel suo Manifesto, Bruce Sterling: “è poco probabile che la maggior parte di noi tollerino di vivere in uno Stato del Razionamento del CO2. Ciò significherebbe che ogni attività umana sia prima di tutto autorizzata da commissariati all’energia.”
21 Le Monde, 25 luglio 2015.
22 TomJo, L’Enfer vert, L’échappée, 2013.
23 Luc Ferry, La Révolution transhumaniste. Comment la technomédecine et l’ubérisation du monde vont bouleverser nos vies, Plon, 2016