E’ uscito il numero 13 della rivista “i giorni e le notti”

Dall’editoriale:

Tra poche settimane sarà il ventennale del G8 di Genova. Guardando quei filmati senza sonoro, lo spazio e il tempo si dilatano fino ai giorni nostri, portando con sé sia l’eterno presente della rivolta sia la densità dei cambiamenti storici. Ai più giovani, molti di quei pretesi leader, di quei gruppi, di quelle bandiere, così come il nome dei politici che  hanno seguìto le violenze della polizia dalle sale video della Questura, dicono ben poco. Altre cose rimangono: i dispositivi del potere, le forme e i modi della sommossa. “Zona rossa”, espressione che fa la sua comparsa mediatica proprio in quel luglio di vent’anni fa, la ritroviamo non a caso nel decreto d’urgenza con cui nel marzo dell’anno scorso il governo ha istituito il confinamento “anti-Covid”. Il terrore con cui lo Stato ha voluto all’epoca togliere dalle strade migliaia di manifestanti, affinché in strada non ci tornassero mai più, è stato continuato con altri mezzi in quest’ultimo anno e mezzo. L’immagine mediatica del black bloc serviva, dopo Genova, non solo a dividere i manifestanti “buoni” da quelli “cattivi”, ma anche a distillare diffidenza verso il proprio vicino in quanto potenziale “infiltrato”. Oggi la diffidenza colpisce l’altro in quanto tale, in quanto essere umano, vista la prossimità – anche etimologica – tra contatto e contagio. Vent’anni fa s’è scritto che Genova non è un brutto ricordo, è una miccia accesa… E la detonazione è arrivata. Non solo lacrimogeni e maschere antigas sono diventati sempre più frequenti – e l’aria sempre più irrespirabile –, ma la sommossa è fuoriuscita dal teatro dei “contro-vertici” e delle pantomime militanti. Dal maggio dell’anno scorso ad oggi, le pratiche di esproprio – ancora timide a Genova – sono dilagate negli Stati Uniti, in Cile, dentro lo Stato di Israele, in Colombia. L’assalto al carcere, generosamente tentato a Marassi, in questi venti anni è riuscito in altre parti del mondo. A Tuluà (Colombia), il 25 maggio scorso è stato interamente distrutto dai rivoltosi il Palazzo di Giustizia. Se non ci facciamo ingannare dalla pace sociale che regna alle nostre latitudini, il mondo è in ebollizione. Nei filmati senza sonoro di Genova, migliaia di proletari, di poveri, di impoveriti, di indigeni potrebbero oggi scorgere quello che hanno fatto il giorno prima, o quello che sognano di fare il giorno dopo. Carlo Giuliani non ha mai avuto così tanti complici, dalle lingue e dai colori della pelle più variegati. Mentre i tecnocrati e i loro servitori picchiano duro, di una cosa possiamo essere sicuri. Solo chi rimane indifferente e chiuso alla libertà e alla gioia che quelle giornate di luglio contenevano ha il futuro già scritto. Per gli altri, invece, è possibile ancora fare tante storie.

INDICE
Editoriale
Tesi sul Covid-1984
L’organizzazione scientifica della vita. Hitler ha vinto? Sull’indissolubile rapporto tra scienza, guerra e potere
Un tormento lungo cent’anni. Sulla strage del Diana a Milano il 23 marzo 1921
Che bisogno abbiamo dell’utopia?

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