La Guerra al vivente

La Guerra al vivente

Giornate come quella di oggi 28 Aprile sono portatrici di inaspettate coincidenze. Permettono di guardare a fondo nella trama della realtà, permettono di andare oltre i diversi ambiti e settori facendoci respirare la dimensione di totalità del sistema di Dominio in cui viviamo.
In Sardegna, ad esempio, un corteo cercherà di entrare all’interno del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, territorio inquinato da anni e anni di esercitazioni belliche; a Pisa, invece, è stata contestata l’inaugurazione di un laboratorio agro-farmaceutico che nasce dalla collaborazione tra Sant’Anna e Valagro, multinazionale del settore; tutto il mondo, nel mentre, resta col fiato sospeso per l’incubo della guerra atomica che si riaffaccia all’orizzonte, frutto delle tensioni intorno al 38° parallelo nella penisola di Corea. Ma non ci troviamo sull’orlo di una guerra che coinvolge paesi schierati su fronti opposti. O meglio, non si tratta solo di questo. I migranti che fuggono da fame e distruzione sono una parte, i bombardamenti degli ospedali sono una parte, i droni prodotti dalla IDS, qui a Pisa, sono solo una parte di un processo ben più ampio. Un esempio di ciò è il nucleare che, anche nella sua dimensione “civile” per generare corrente, fa parte della guerra più vasta che l’umanità, guidata dai governanti e dall’accettazione del loro potere da parte dei governati, sta conducendo contro tutto ciò che vive sul pianeta, se stessa compresa. Il disastro nucleare di Fukushima del 2014 ce lo ricorda. Nella guerra ci siamo già dentro, e da anni ormai.
Di fronte ad una potenza tecnica spropositata ed incontrollabile nelle sue conseguenze ultime, occorre avere una nuova fantasia morale. Come diceva Gunther Anders, occorre tentare di “vincere il “dislivello”, di adeguare la capacità e l’elasticità della nostra immaginazione e del nostro sentire alle dimensioni dei nostri prodotti e alla imprevedibile dismisura di ciò che possiamo perpetrare”. Occorre quindi guardare oltre al significato primario della parola guerra e capire come esso vada, oggi, ben oltre alle categorie novecentesche a cui siamo abituati. Dobbiamo reinventare il senso delle parole e dei concetti a partire dalle esperienze che viviamo.
Come potrebbe essere definito l’attacco alla biodiversità condotto, in tale portata e vastità, dalle coltivazioni OGM in ogni parte del mondo? Come potrebbe essere definita la continua militarizzazione della società, tra militari nelle strade, DASPO Urbani e laboratori di ricerca universitari che studiano algoritmi sempre più efficienti per controllare e sorvegliare? Come potrebbe essere definita la visione della Terra come di un luogo da sfruttare e da ridurre ad un insieme di “risorse”, anche tramite la costruzione di opere come il TAP in Puglia? Come potrebbe essere definita la sistematica creazione di centri di detenzione e concentramento per esseri umani, i CPR (ex CIE), da cui poi far partire aerei carichi di poveri indesiderati da rimandare nella miseria da cui erano fuggiti mettendo a rischio la loro stessa vita? Guerra, con tutte le sue implicazioni, appare un termine adatto. Guerra che, come dicevamo, già si sta combattendo, che già vede una parte, chi detiene il potere e chi lo sostiene, lottare per affermare la propria supremazia e il proprio dominio su ogni essere vivente e su ogni centimetro quadrato del pianeta.
Ma c’è anche chi reagisce a questa guerra, col balenare di lampi nel buio della normalità: dall’incendio, solo in questo mese, dei laboratori Monsanto a Cremona e i laboratori informatici dell’università a Trento, alle barricate erette in Puglia per difendere gli uliveti secolari, oppure gli attacchi continui avvenuti nell’ultimo anno ai beni ed alle strutture di Poste Italiane, società proprietaria della compagnia aerea Mistral Air che gestisce i rimpatri coatti dei migranti. Rompere le righe dell’ordine sociale, disertare il telegiornale della sera, che ci ripete in maniera ossessiva che “tutto va bene, l’emergenza verrà risolta”. Azione diretta, rifiuto della delega, desiderio di libertà. Chi ha già scelto da che parte stare, e chi si troverà un giorno a mettere in discussione tutta la sua vita per inseguire i suoi desideri di un mondo più giusto, libero da Stato, Tecnologia e Capitale, troverà sempre in noi dei complici, sotto il sole e la luce del giorno, ma anche di notte, tra la luna e le stelle.

GARAGE ANARCHICO
Chiassetto Sant’Ubaldesca 44 (zona S. Martino) Pisa;
Apertura Mercoledì e Venerdì dalle 16.00 alle 20.00

volantino in pdf: GA – la guerra al vivente volantino