Le bugie hanno le gambe corte

Qualche tempo fa è apparsa una scritta nei pressi dell’abitazione del rettore Pierdomenico Perata: titoloni sui giornali e articoli isterici. Si è urlato allo scandalo per il riferimento alla collaborazione del Sant’Anna nei progetti di ricerca bellica, che veniva espressa nelle frasi vergate sul muro.
A quanto pare, si vogliono nascondere le responsabilità di quest’istituto nella collaborazione con la guerra o ribadire invano la neutralità delle loro ricerche e l’innocenza dei loro intenti. Eppure i vari studi portati avanti e le varie conferenze mostrano chiaramente quali sono le direttive del Sant’Anna e le sue tante malefatte: ad esempio, l’istituto TeCIP insieme a GEM elettronica, che collabora con la Guardia Costiera, Esercito Italiano e Marina Militare, hanno costruito radar fotonici che sono stati forniti alla Guardia Costiera libica per il controllo del mare, così, chi scappa da guerre, stupri e fame, può essere trovato e riportato nei lager libici oppure lasciato affogare nel Mediterraneo; o ancora, il famoso esoscheletro dell’istituto di BioRobotica, cofinanziato dal Ministero della Difesa, progettato per garantire la protezione balistica del soldato e ottimizzarne le capacità motorie, altro che robot indossabili per assistere gli anziani e i disabili! Se i suddetti esempi non dovessero bastare, eccone un altro: un gruppo di ricercatori del Sant’Anna ha sensorizzato la mano artificiale del robot “soccorritore” RoboSimian, quest’ultimo progetto della Nasa e finanziato dalla DARPA, l’agenzia governativa del dipartimento della difesa degli USA, che si occupa dello sviluppo di nuovo tecnologie per uso militare.
Che le finalità di queste ricerche e progetti abbiano anche uno scopo civile oltre che militare, poco importa. Ciò che importa è ribadire che la scienza non è neutrale, che un ricercatore non può tenersi lontano da qualsiasi “peso morale” o negare le proprie responsabilità, poiché sono gli interessi politicoeconomici del potere che indirizzano le risorse affinché le ricerche vadano in una determinata direzione piuttosto che in un’altra. Si vuole davvero mettere a confronto la “pericolosità” di una scritta con i mezzi sempre più sofisticati e letali a disposizione degli eserciti, resi così efficienti anche dall’ottimo lavoro di ricerca portato avanti da istituti come il Sant’Anna?
Una scritta può essere cancellata, ma le loro responsabilità no.
Ancora una volta la stampa si dimostra docile, serva dei potenti e strumento di propaganda per criminalizzare le lotte e chi le porta avanti senza compromessi.

Garage Anarchico