Lotta contro la tecnologia: alcune riflessioni

È sempre più intricato il rapporto fra le varie strutture di potere. Vorrei nello specifico soffermarmi sugli sviluppi, sempre più difficilmente decifrabili, della tecnica e del processo scientifico che, sull’esistenza umana e sulla natura tutta, hanno un impatto forte, decisivo, devastante.

La tecnologica all’interno di un progetto di critica radicale e di attacco assume rilievo sia come settore di intervento – e sotto questo aspetto credo vadano considerate alcune importanti questioni – sia come ostacolo immediato contro cui, inevitabilmente, ci si scontra quando si decide di portare avanti una lotta e di colpire un obiettivo.

La storia della tecnologia incide ampiamente sugli avvenimenti mondiali che a loro volta si ripercuotono su di essa. Le innovazioni tecnologiche dell’inizio del XX secolo hanno avuto una decisiva influenza sulle vicende della Seconda guerra mondiale e, parallelamente, lo sviluppo dell’energia nucleare sarebbe stato diverso senza quei tragici eventi. Di fatto le scoperte scientifiche e i successi tecnici in campo militare hanno dimostrato ai governi quanto centrale sia la superiorità tecnologica per l’esito delle controversie nel panorama geopolitico.

Non voglio in questo contesto affrontare tutti gli aspetti dell’evoluzione tecnologica e le sue connessioni con gli avvenimenti storici. Ritengo comunque indispensabile tener conto dell’importanza strategica della tecnologia per il funzionamento e il mantenimento di tutti i nodi nevralgici della società, il ruolo che ha nella crescita economica e nell’organizzazione industriale, per poter comprendere alcune delle relazioni tra scienza, tecnologia ed economia e delle interazioni con fattori sociali e politici. Tenere conto di queste considerazioni può scalfire l’opinione diffusa con cui si fa erroneamente coincidere la tecnologia con l’elettronica di consumo, le telecomunicazioni e i mezzi di trasporto.

La tecnologia non è solo un insieme di macchine, codici, impianti, ma il funzionamento complessivo del processo produttivo e di controllo che coinvolge cose e persone. Ogni tecnologia è resa possibile dal successo e dall’interconnessione di invenzione, innovazione, diffusione ed è la combinazione di molti elementi: macchine, persone, materiali, organizzazione del lavoro ecc. Il suo sviluppo non dipende solo dalla capacità di un individuo singolo di realizzare certi obiettivi, ma è condizionato da molteplici fattori: l’impegno e l’efficace collaborazione e competenza di ingegneri, scienziati e uomini d’affari, ma anche un ambiente sociale favorevole, disponibilità di capitali e volontà da parte di chi detiene il controllo di impiegare le innovazioni in determinati settori. Sono molteplici gli scopi che lo sollecitano. L’impegno a rendere più “confortevole” la vita attraverso miglioramenti tecnici che deriva anche dalla vecchia concezione illuminista della fede nella scienza; immettere sul mercato prodotti che siano fonte di guadagno; creare dispositivi e meccanismi destinati a far funzionare sempre meglio la burocratizzazione della quotidianità, il controllo, la repressione, l’integrazione.

È con tutti questi fattori che bisogna fare i conti, compresi i valori, la cultura, la morale, le relazioni della società tecnologica. Tenendo anche conto che non esiste una gestione monolitica del dominio, ma che emergono continuamente lotte tra capitalisti, interessi governativi, imprevedibili scoperte scientifiche che influenzano i mercati, contraddizioni e aggiustamenti.

La tecnologia è un settore di ampia portata strategica, in relazione con altri aspetti del potere

Decontestualizzare il processo di sviluppo scientifico e tecnologico, insieme ai suoi effetti sulla vita, dalla realtà in cui proliferano, trattandoli come fenomeni a sé stanti, avulsi da tutti quegli aspetti permeati da secoli di autoritarismo e pesantezza mercantile, conduce fuori strada.

La critica e la lotta per la distruzione della tecnologica hanno senso solo se fatte in una prospettiva rivoluzionaria, che abbia come obiettivo la distruzione e non il cambiamento o l’aggiustamento di una forma specifica di nocività. La tecnologia è potere in sé e uno strumento nelle mani del potere. Come qualsiasi altra lotta con un approccio parziale, anche quella contro la tecnologia può non avere sbocchi se non si lega alla lotta contro la società dello sfruttamento, se non è inserita nella lotta contro quegli individui e quei poteri che traggono profitto dalla tecnologia, contro le istituzioni che li difendono, contro i meccanismi da loro creati per perpetuare lo sfruttamento.

Tutti i fattori che permeano il progresso tecnologico sono legati, attraverso un unico filo, al processo di continua ristrutturazione capitalistica che porta con sé le vecchie dinamiche di dominio e quelle nuove (e in continuo mutamento).

Nonostante il coinvolgimento degli individui, che vivono nelle società industrializzate, nel funzionamento della società tecnologica sia sempre maggiore e trasversale allo status sociale di appartenenza, è importante tener conto che non sono scomparse le disuguaglianze, anzi la tecnologia è uno degli strumenti fondamentali grazie al quale vengono mantenute le divisioni e i privilegi. Anche se qualcuno afferma che il libero accesso all’uso di internet e la diffusione a buon prezzo di congegni elettronici sia un modo per livellare la società, in realtà le nuove forme, più sofisticate, in cui il dominio si organizza contribuiscono ad acuire e mantenere le disuguaglianze. La gran parte delle persone che vive nelle società industriali e tecnologiche destinate a racimolare le briciole di un presunto benessere, sta peggiorando la sua condizione. Oramai distrutta la coscienza di classe, aumenta sempre di più la convinzione che gli interessi propri coincidano con quelli dei padroni finendo così per identificarsi con le proposte ammiccanti del potere. Gli individui, pur mantenendo le vecchie caratteristiche della sottomissione e dell’accondiscendenza più o meno volontaria alle convenzioni sociali, sono sempre più incapaci di concettualizzare la realtà autonomamente, di concepire desideri diversi rispetto a quelli proposti, di guardare criticamente ciò che li circonda. Lo sviluppo sempre maggiore della cibernetica, dell’automazione, riduce continuamente i margini di autonomia, concentrando nelle mani di specialisti la gestione di ogni aspetto dell’esistenza.

Diversi, ma non meno devastanti, sono gli effetti del progresso tecnologico su quelle società e quegli individui che vivono in società con un basso grado di sviluppo industriale o in zone remote e ancora selvatiche del mondo. Questi luoghi, con le risorse di cui dispongono, vengono quotidianamente saccheggiati e devastati, lo stile di vita delle popolazioni distrutto.

Non c’è territorio, albero, individuo, idea escluso dalla proliferazione del capitale. Ogni risorsa è necessaria. E il potere per garantirsi questo processo di inclusione utilizza sia tecnologie sempre più sofisticate che i tradizionali metodi di controllo e persuasione. Non si possono escludere le une o gli altri in un progetto di attacco.

Di certo tecnologie sempre più avanzate contribuiranno a rendere sempre più forte il potere, nelle diverse forme in cui si manifesta, a ridurre forse i margini di attacco, ma le ragioni per cui credo si debba agire ora non sono solo i possibili scenari del domani, ma ciò che accade già adesso attorno a noi. La miseria, la devastazione della natura, la manipolazione della vita, lo sfruttamento, la repressione sono già sotto i nostri occhi.

Repressione e tecnologia, tecnologia è repressione

Di fronte ad un nemico complesso, strutturato, a tratti impalpabile, di cui è sempre più complicato decifrare gli sviluppi e il funzionamento concreto, altrettanto complessa appare, per chi ha deciso di non rassegnarsi, la possibilità di agire.

Attraverso alcune esperienze che ho vissuto ho notato quanto appaia più semplice o comunque più immediato concentrarsi su singoli aspetti del potere. Vedere davanti a me materializzarsi quel nemico, sfruttatore e autoritario, che turba la mia vita quotidianamente attraverso innumerevoli condizionamenti mi ha fatto venir voglia di urlare, protestare, agire senza aspettare contro le strutture in cui il nemico si concretizza. Ma nel tempo ho iniziato a chiedermi se l’immediatezza e la parzialità dell’obiettivo mi bastavano, se era quella la semplicità che mi interessava. Di certo il funzionamento del potere è complesso. Intuisco questa complessità. Come una nebulosa la scorgo di fronte a me, brancolo nella nebbia, non so di quali capacità ho bisogno. Eppure è possibile colpire avendo un certo bagaglio di conoscenze da cui poter attingere, tenendo conto di alcuni accorgimenti e avendo acquisito delle opportune informazioni che consentano di penetrare la complessità. Cercare di comprendere gli aspetti della realtà che si detestano con le loro relazioni e interconnessioni può aiutare a capire da che parte iniziare. Tentare di rintracciare le logiche che ispirano le azioni messe in atto dal nemico e i suoi ingranaggi può essere utile ad acquisire le informazioni e verificarle, reperire i mezzi e utilizzarli. Credo che ciò che di volta in volta si comprende vada verificato praticamente, perché è attraverso la pratica che si verifica l’importanza della conoscenza acquisita e attraverso la ricerca delle informazioni mancanti che si affina la capacità di agire.

Un’idea può nascere in un laboratorio, con una lobby che ne finanzia la sperimentazione, dei governi che potrebbero valutarla in base al contesto sociale a cui può essere destinata, un mercato che la trasforma in prodotto di consumo, qualcuno che la distribuisce, la pubblicizza. Un altro laboratorio può creare una nuova idea sulla base dell’idea originaria e attraverso le università conquistare le menti di migliaia di futuri scienziati, ricercatori, lobbisti, industriali, e così via. Affinché tutto ciò accada sono necessarie delle relazioni economiche e finanziarie, dei mezzi produttivi, una burocrazia, dei consensi e dei soldi.

A livello più basilare tutto ciò per funzionare necessita anche di strutture fisiche. Che a loro volta poggiano su uno scheletro di più o meno lunghe diramazioni di cavi, piloni, server, condotti attraverso cui scorrono, grazie all’energia, dati e informazioni indispensabili. Non mi pare sia necessario diventare informatici o ingegneri per individuare le strutture attraverso cui passa l’energia o i cavi lungo i quali scorrono i dati delle comunicazioni. Né un investigatore per individuare particolari strutture grazie alle quali funzionano istituzioni, enti di ricerca, ecc. Né un matematico per sapere che la ricerca sugli algoritmi riguarda anche la gestione del controllo sociale.

Questo scheletro può essere individuato anche con strumenti semplici. Partendo dalla conoscenza di alcuni aspetti della complessità si possono attaccare le articolazioni di base e tangibili in cui il nemico si dirama.

Tetide

Da L’Urlo della Terra, numero 4