Un mondo drogato di tecnologia

Volantino diffuso nelle scuole dal Garage anarchico di Pisa
Testo tradotto dal francese di Pièces et main d’oeuvre  e adattato 

« Perchè i giovani sono i più colpiti ? » Perché i ricercatori vogliono che le loro trovate siano redditizie, gli industriali vogliono vendere sempre più gadget ai consumatori, i pubblicitari e la gente che si occupa di marketing vi hanno identificati come i creduloni perfetti. Vedete il disprezzo con il quale considerano i vostri 17 anni. Vi piace essere i “bersagli” nel loro mirino?
Oltre alla vostra supposta “immaturità”, i venditori puntano sul fatto che avete conosciuto soltanto un mondo di cianfrusaglie elettroniche. Ignorate come abbiamo potuto vivere senza cellulare, computer, Internet e tablet (aspettando l’iwatch della Apple, senza il quale viviamo molto bene, avete notato?). Non potete fare il paragone tra la vita di prima (meno di 20 anni fa) e quella di oggi. Soprattutto, come potreste vivere senza queste tecnologie, nel mondo di queste tecnologie? Sareste informati della prossima serata senza cellulare? Senza Facebook? I vostri amici vi darebbero appuntamento senza SMS? Osereste dire al liceo che non avete il cellulare? O cercare un lavoro estivo senza essere raggiungibile in ogni momento? Difficile, a meno di sopportare sarcasmi, incomprensioni, rigetto.
Sapete come noi che il cellulare e Internet ci vengono imposti. Per vivere nell’e-mondo, con i propri contemporanei, ognuno deve essere equipaggiato delle interfacce di connessione. Se no, è nuotare sotto acqua senza bottiglie d’ossigena.
Non è arrivato naturalmente . non siete dei digital natives per un processo spontaneo, ma per la volontà di ricercatori, ingegneri, industriali, commerciali. La generazione dei vostri genitori, che è cresciuta in un altro mondo, non ha mai avuto voce in capitolo su questa rivoluzione. Nessuno l’ha consultata per sapere se desiderava passare nel mondo digitale, e se questo nuovo mondo gli sembrava più invidiabile di un altro. Al contrario, la tecno-casta, preoccupata di possibili opposizioni, a messo a punto delle procedure per evitare ogni rigetto (il fallimento degli OGM avendole insegnato la prudenza). Non si tratta di rispondere ai bisogni ma di trovare degli sbocchi redditizi a una tecnologia: “Quando un concetto sembra in rottura o in anticipo sul suo tempo, (…) noi lanciamo delle spedizioni che consistono a immergere degli individui in un ambiente futuro simulato al fine di realizzare dei test di uso. (…) I prodotti e servizi concepiti appaiono maggiormente portatori di senso per gli utilizzatori. “ Si presenta così uno dei laboratori in cui ricercatori, sociologi, designers, artisti, si chiedono quali prodotti della tecnologia sarebbero accettabili dalla popolazione. Esempio: gli occhiali “informativi”. È il nostro bisogno più urgente? No, certo. Ma i manipolatori di questo laboratorio vogliono venderceli, e hanno i mezzi per farceli accettare.
Secondo voi, cosa cambia di più le nostre vite : il colore del partito politico al potere o Internet ? Il mondo cambia perché abbiamo eletto tale o tale politico, o perché l’informatica e le reti permettono di fare delle transazioni finanziare mondiali alla velocità della luce ? Avete capito: la tecnologia è politica fatta con un altro mezzo- il più efficace in realtà.
La politica, in democrazia, è l’affare di tutti. A ogni cittadino è richiesto di dare la sua opinione nelle affari della Città. Non avendo mai deciso collettivamente di vivere in un mondo digitale, accelerato, iperconnesso, concludiamo che viviamo sotto una tirannia tecnologica.
Certo, per voi questa vita è normale. Gli animali nati negli zoo ignorano che potrebbero correre nella savana, non soffrono- si pensa- di essere allevati in gabbia. E voi? Di cosa ignorate soffrire?
Vi dicono che le nuove tecnologie sono « neutre », né buone né cattive, che bisogna semplicemente evitare i « cattivi usi » o il loro uso « eccessivo ».

Questa menzogna non resiste a questo mini-questionario:

  1. Chi decide se un uso è buono o cattivo, e per chi? In quali circostanze?
  2. Si possono conservare gli usi buoni e sopprimere i cattivi?
  3. Siamo riusciti, una volta nella storia delle tecnologie, a sopprimere i presunti cattivi usi?

Risposta : la tecnologia è sempre dei buoni e cattivi usi. La tecnologia è ambivalente : sia buona sia cattiva. Pretendere fare una selezione, è voler separare le due facce di una medaglia. È una banalità che bisogna sempre continuare a ripetere tanto la propaganda è insistente.
Ora, la buona domanda : in cosa la tecnologia (e tutti i suoi usi) cambia il mondo, le nostre vite, i nostri corpi, la nostra relazione allo spazio e al tempo, agli altri, a noi stessi? Internet e il cellulare accelerano la vita sociale, fino a rendere estenuanti le giornate di lavoro (raggiungibile a ogni ora/risposta nel minuto/dieci compiti alla volta, ecc.), sopprimendo il minimo tempo “morto” in cui potevamo sognare, avere delle idee, pensare per sé. La sollecitazione continua dall’esterno (ho ricevuto un messaggio? perché non risponde ? cosa fanno i miei amici ? cosa succede altrove ?) ci priva del legame vitale con la propria interiorità. Tante patologie individuali e sociali ne derivano. Depressione, sofferenza al lavoro, sentimento di vuoto, suicidio, droga, violenza, ecc.
Le nuove tecnologie ci tagliano da noi stessi, ma fanno anche da schermo con il mondo reale, sensibile. Ci impediscono di apprendere la realtà con i nostri sensi, le nostre capacità di analisi. Il naso sul GPS o sulla mappa Mappy dello smartphone, non sappiamo più leggere il paesaggio, orientarsi nello spazio. La protesi elettronica ci mutila delle nostre facoltà. Cosa importa, direte, poiché ho appunto la mia protesi elettronica. Ma quando quest’ultima si guasta, quando non avete più batteria, quando avete perso il vostro pupazzo elettronico: panico generale. Siete proprio dipendenti.
Più grave : perdete il gusto dell’autonomia. Il piacere naturale di cavarsela contando sulle proprie forze ( e sull’aiuto degli amici). Per noi, liceali, non c’è soddisfazione più intensa di sapersi capaci di pensare e agire per se stesso. I vostri genitori hanno cercato di insegnarvi a diventare degli umani autonomi. Ma viviamo all’epoca della “nomofobia” (paura di essere senza cellulare) e in cui vivere sei mesi senza Internet è un’ impresa che merita un libro. La perdita dell’autonomia è irreparabile, perché facilita il compito dei manipolatori, venditori di gadget o truffatori politici, e perché imputa il nostro spirito critico, la nostra capacità a dire “no”. Le dicerie infestano Internet, non soltanto perché Internet moltiplica la loro diffusione, ma anche perché a chiedere sempre tutto a Google, perdiamo l’abitudine di giudicare per noi stessi. Ecco perché la scuola digitale è anche un crimine contro il pensiero.
Sono stati scritti volumi per dettagliare le distruzioni massive delle nuove tecnologie. Devastazioni per l’ambiente e la salute, sorveglianza generalizzata e perdita delle libertà, ecc. Vorremo attirare la vostra attenzione su due punti:

  1. Oltre il cellulare e Internet, le nuove tecnologie ricoprano vasti settori. Dai chip elettronici RFID che invadono ogni framento del quotidiano e fanno del nostro ambiente un mondo-macchina pilotabile a distanza, ai robot che ci sostituiscono in quasi tutti gli aspetti delle nostre vite, passando dai primi cyborg e i primi “organismi viventi artificiali”, un mondo nuovo si prepara senza di noi. La sua caratteristica principale: l’eliminazione dell’umano. Avendoci trasformato in “oggetti comunicanti”, il mondo di domani sostituisce il governo degli uomini con l’amministrazione delle cose.

  2. La vostra generazione conoscerà gli effetti del caos climatico- causato dalle “nuove tecnologie” dei 100 ultimi anni (macchine, industria, agricoltura industriale, ecc). Non è la minore eredità lasciata dalle generazioni passate.

Ognuna di loro ha conosciuto dei refrattari che rifiutavano di lasciarvi questa piaga. Queste minoranze hanno perso, in generale, ed è il loro fallimento- e la potenza dei loro nemici- che ha disfatto questo mondo. Avevano contro di loro i forsennati dell’industrializzazione, come un presidente delle industrie chimiche che sbraitava: “Le generazioni future, non ci romperano, faranno come tutti.” Non siete responsabili del mondo che vi è stato lasciato, ma siete responsabili di quello che lascerete. Ci spiegano che bisogna “vivere con il suo tempo” (ossi, non abbiamo la scelta). Pensiamo che il coraggio, oggi come ieri, è di vivere contro il suo tempo.
Gente della vostra età, nel maggio 68, aveva scritto: “Spegnete la televisione, scendete nella strada”. Noi vi diciamo:
Buttate i vostri schermi, scendete nella vita.
Lasciate la realtà virtuale per la vita reale. Lasciate l’ombra per la preda.