Sabotiamo il mondo macchina della rete 5G e la Smart city

“Dovrei parlarti della Berenice nascosta, la città dei giusti, armeggianti con materiali di fortuna nell’ombra di retrobotteghe e sottoscale, allacciando una rete di fili e tubi e carrucole e stantuffi e contrappe si che s’infiltra come una pianta rampicante tra le grandi ruote dentate (quando queste s’incepperanno, un ticchettio sommesso avvertirà che un nuovo esatto meccanismo governa la città)”.
Italo Calvino, 1974

Anche in Italia a breve si procederà con l’introduzione della rete 5G, si sono infatti da poco concluse le aste per l’assegnazione dei lotti di frequenza. Hanno partecipato Fastweb, Iliad, Tim, Vodafone e Wind-Tre. Tim e Vodafone sono gli operatori che più stanno investendo nella sperimentazione e in progetti pilota, tali attività vedono Vodafone operante a Milano, il gruppo Telecom-Fastweb a Bari e Matera, Wind-Tre a Prato e l’Aquila. Sia Tim che Vodafone prevedono di lanciare un’offerta iniziale nel corso dell’estate di quest’anno, le vere e proprie offerte commerciali complete sono previste per il 2020. Vodafone assicura di aver coperto Milano per l’80%, le città che seguiranno sono Roma, Napoli, Torino e Bologna. La Tim ha annunciato di aver acceso la prima stazione 5G a Torino, in collaborazione ovviamente con il Politecnico di Torino, con l’Ericson e l’amministrazione comunale nell’ambito di un più vasto studio per la realizzazione di una smart city.
Tutto sembra già predisposto: Samsung, Huawei, Zte, Nokia ed Ericson, un ristretto gruppo di aziende operanti nel campo delle infrastrutture 5G, forniranno le stazioni base da cui partiranno tutti questi processi, con lo scopo di poter passare poi ad una vera e propria introduzione su vasta scala della tecnologia 5G. Questa sperimentazione inaugurata al momento dalla Vodafone che non sappiamo neanche quando è cominciata, di fatto non è mai finita: siamo nel pieno di un esperimento in corso dove tutti siamo potenziali cavie. Presto arriveranno i nuovi tapirulan per intrattenere i cittadini consumatori sotto forma di nuovi smartphon 5G, con cui sarà possibile gingillarsi a scaricare velocissimamente tutto dall’universo di internet e ovviamente sarà non solo desiderabile, ma assolutamente imprescindibile relazionarsi in maniera nuova con l’ambiente che abbiamo intorno, soprattutto nelle nuove città rinominate smart city. Alla cablatura della città fatta di cavi e tralicci sotto i nostri piedi e sopra le nostre teste si aggiungeranno presto milioni di nuove antenne disseminate praticamente ovunque, all’inizio sopra i già presenti ripetitori della telefonia, ma ben presto questi dispositivi avranno strutture e micro strutture autonome che gli permetteranno di camuffarsi con arredi urbani e non sarà certo per una questione di estetica.
La fitta rete di microonde millimetriche e lo strato di radiazioni elettromagnetiche a cui saremo esposti non ha precedenti per il tipo di onde, per l’aumento del numero di dispositivi di emissione e ricezione, per la continuità e l’assiduità di utilizzo. Oltre a milioni di nuove stazioni base 5G sulla Terra e 20.000 nuovi satelliti nello spazio e 200 miliardi di oggetti trasmittenti. Con la rete 5G è previsto che sarà coperto il 98% del territorio, non solo smart city, ma anche piccoli paesi e territori non urbani. Come aveva ben previsto Orwell nel suo libro 1984 anche le campagne non saranno al sicuro o forse diventeranno luoghi ancora peggiori, sicuramente non più il primo posto dove difendersi e nascondersi dal controllo asfissiante che questa tecnologia imporrà.
La tecnologia 5G non è solo uno sviluppo delle precedenti reti 2G,3G,4G, questa cambia anche la frequenza d’onda con cui viene trasmessa, aggiunge una frequenza di onde millimetriche molto più corta e con una densità molto più alta. La particolarità di queste onde per arrivare a sostituirsi a quelle esistenti ed espandere il proprio potenziale è quella che necessita di un numero elevatissimo di ripetitori a brevissima distanza tra loro, con distanze che possono arrivare a non superare i cento metri e forse anche meno a seconda della conformità del luogo. Questa forte presenza e vicinanza dei ripetitori è dovuta anche al fatto che i corpi viventi per la loro capacità di assorbire le onde elettromagnetiche rappresentano un disturbo per il segnale. Per i corpi umani stanno lavorando già ad una soluzione, mentre per la vegetazione, soprattutto alberi di notevoli dimensioni, sono già previsti abbattimenti, cosa già avvenuta in quei paesi europei dove è già presente la 5G. Da noi si assistono a strane potature fuori stagione che spesso sono veri massacri di piante o alla denuncia di nuovi parassiti e malattie apparentemente ingestibili se non con pratiche di abbattimento su vasta scala. Nella nuova ridefinizione dello spazio la precedenza verrà data al flusso delle onde dei segnali e delle reti invece che all’esistenza della natura che a fatica ancora persiste in città.
Se la rete 4G era già un grosso passo in avanti rispetto al 3G, per passare al 5G l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche delle persone e di tutti gli esseri viventi aumenterà quindi in modo esponenziale con tutte le conseguenze sul piano della salute nostra e degli altri animali e del pianeta intero. Le onde elettromagnetiche sono cancerogene con danni a livello genetico, riproduttivo, neurologico e ai sistemi di orientamento di uccelli, api, formiche e rane e altri animali. Non ci si può sottrarre dall’irradiazione elettromagnetica: nessuna persona, nessun animale, nessuna pianta sarà in grado di evitare l’esposizione, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, a livelli di radiazione che sono centinaia di volte più grandi di quelli esistenti oggi.
Le conseguenze saranno irreversibili su tutti gli ecosistemi della Terra.
In tutto questo processo di ristrutturazione in chiave tecnologica degli spazi in cui viviamo la dimensione sociale viene schiacciata, ci si richiama a questa solo per distruggerla definitivamente sotto i colpi di una innovazione lontana dalle esigenze reali delle persone. Una tecnologia imposta senza alcuna o pochissima gestione da parte di enti pubblici locali e dove faranno ancora percepire la loro presenza sarà in gran parte di facciata, magari per dare la parvenza che vi sia comunque un controllo pubblico soprattutto nei piccoli centri urbani più attenti. Non uno sfacciato mercimonio sopra tutto e tutti, ma un mercimonio su cui si può forse ancora dire qualcosa, ma non si può certo più pretendere niente, che non sia nella forma della compensazione, come già avviene in certi casi per l’irradiamento da parte delle vecchie reti.
Gran parte delle strutture e dispositivi di rete sono controllate e gestite da multinazionali e aziende spesso in remoto con delle modalità e delle nuove tecnologie che non saranno mai svelate in tutta la loro portata. Tra alcuni dei progetti pilota per la 5G vi è stata anche la città dell’Aquila in gran parte ancora distrutta dal terremoto. Un problema sociale e ambientale del dopo terremoto si è trasformato per lo stato in una nuova occasione per immettere nuovo potere tecnologico con tutto il suo apparato e arredo che va ben oltre il semplice guadagno per le solite imprese.
Nella ricorrente modificazione strategica dell’ambiente architettonico urbano, negli smembramenti e nelle compartimentazioni che organizzavano e delimitavano le zone di pertinenza e di appartenenza delle varie classi sociali, oggi, sotto il vessillo della scarsità di risorse e dell’emergenza ambientale la Banca centrale europea, la Banca mondiale e i connessi organismi internazionali sperimentano nuovi modi di intervento centrati in modo privilegiato sulle metropoli cosiddette “emergenti” per farne dei modelli operativi a vocazione universale. Come quei progetti di “alfabetizzazione” verso le tecnologie di internet in quei paesi africani dove gli abitanti hanno problemi per la mancanza di acqua potabile e allo stesso modo ci ritroviamo popolazioni terremotate che avranno la 5G ma resteranno con l’incertezza abitativa ancora per molto tempo. Un’intero insieme di apparati che parlano la lingua delle tecno-scienze nella loro forma più evoluta e impongono il nuovo tecnototalitarismo che non ha assolutamente niente di simile ai precedenti per portata, estensione ma soprattutto per quella capacità di rendere aperto e fruibile al sistema ciò che era stato sempre indisponibile storicamente.
Questo processo apparentemente inesorabile di distruzione dello spazio pubblico con la conseguente sovrapposizione di ambienti privatizzati e flussi sorvegliati è un fenomeno strettamente connesso alla riduzione generalizzata del lavoro a “servitù automatizzata”, dell’istruzione ad “addestramento tecnologico”, della democrazia a “partecipazione controllata”, dei servizi pubblici a “servizi di interesse generale”, a tutte le componenti attive della guerra condotta dal modo di produzione dell’economia politica contro l’uomo e la natura tutta. Ci si appresta ad entrare in un nuovo “iperspazio” urbano fatto di città invisibili, urbanesimo postmoderno, reti elettroniche, comunità virtuali, geografie del nulla, mondi artificiali generati dai computer, cybercittà, simcities, città dei bit. La città, nel suo elemento urbano, tende inevitabilmente a trasformarsi in uno spazio in cui le persone sono scavalcate da dispositivi che sovraccaricano di stimoli sempre più ingestibili nella loro totalità e dove si fa impossibile articolare una mappa mentale che possa contenere la trama urbana per posizionarsi al suo interno.
Il mondo in 5G non solo sarà connesso, sarà iperconnesso, a una velocità che ancora non ci immaginiamo con un’invasione di spazi, corpi e menti come non avremmo mai potuto immaginare e dove il controllo delle persone e degli ambienti sarà qualcosa di costante e pervasivo. Lo status di smart city ha un suo preciso prezzo: l’intelligenza umana deve essere sostituita con quella delle macchine, che non ha niente a che vedere con la prima.
Con l’introduzione della rete 5G ci sarà un vero e proprio stravolgimento della vita delle persone, per la definitiva e completa esplosione dell’”Internet delle cose” che rivoluzionerà il modo di vivere: la rete 5G sarà in grado di sostenere una quantità di informazioni in gigabyte tale da permettere il definitivo passaggio a un’immensa rete informatica nella quale tutto – umani, animali, ambienti naturali, decori urbani, oggetti, infrastrutture, servizi – sarà interconnesso e comunicante.
Questa tecnologia è un qualcosa di più di una maggiore velocità di trasmissione di dati: oltre ad essere più veloce potrà permettere più connessioni in contemporanea e il passaggio di dati in simultanea con zero ritardo. Queste due caratteristiche sono fondamentali per l’esplosione su larga scala di tecnologie che utilizzano l’Intelligenza Artificiale, la realtà aumentata, il virtuale, il calcolo quantistico, il riconoscimento facciale con l’aiuto della biometria. Una smart city disseminata da sensori e telecamere è un esperimento a cielo aperto di ingegneria sociale in cui gli esperti di multinazionali come IBM, controlleranno e gestiranno tutti i dati, proprio coloro le cui tecnologie furono fondamentali per l’efficienza dello sterminio di milioni di persone durante il nazismo. Questa volta, almeno nell’immediatezza, non vi saranno stermini ma un mondo sotto costante sorveglianza; quel concetto di “informazione” apparentemente astratto tanto decantato nell’illustrare questi processi, prenderà tutta la sua nefasta consistenza, svelando quello che era il progetto originario: trasformare noi stessi in informazione, in individui automi predisposti per il mondo macchina.
L’apparato tecnologico degli ambienti “smart” rappresenta sicuramente l’aspetto fondamentale, ma il modo in cui questa ristrutturazione repressiva prende forma utilizza anche tutta una serie di altre modalità, apparentemente più banali di un impianto di videosorveglianza che utilizza sensori biometrici, ma che ne rappresentano in qualche modo il continuum. Questo scenario soprattutto negli Stati Uniti è stato definito da alcuni autori come una “guerra a bassa intensità”. Dove le prime vittime inermi sono i migliaia di poveri e i senza fissa dimora: panchine convesse, sistemi di innaffiamento e musicali notturni, rastrellamenti sistematici da parte di securitas e polizie. Se dallo spazio pubblico si vuole allontanare ogni avvicinamento di soggetti indesiderati, dall’altro si assiste alla nuova costruzione architettonica per impedire la minaccia di rivolte o per lo meno permettere che queste siano gestibili e controllabili nel nuovo spazio urbano. In questo modo si va dal setacciamento elettronico che fa suonare allarmi in caso di assembramenti sospetti, cassonetti dei rifiuti blindati, muri cittadini anti scritte e anti arrampicamento con l’aiuto di smalti nanotecnologici e arredi urbani resi inutilizzabili per utilizzo di guerriglia urbana fino a barriere semovibili attivate in remoto da utilizzare in particolare zone, soprattutto nei centri finanziari e abitativi dell’élite.
La quotidianità sarà apparentemente semplificata e completamente alienata, racchiusa in un libretto di istruzioni tecniche. Il tutto ovviamente incluso nei nuovi smartphon 5G che ci aiuteranno a navigare non più solo nello spazio di internet ma in un nuovo spazio ridefinito dal nuovo tecno potere per rinchiuderci tutti senza possibilità di uscita, dove non basterà disconnettersi o spegnere qualche dispositivo per esserne fuori.
In questo scenario nulla potrà esistere al di fuori della grande rete globale con dispositivi tecnologici che sempre di più si confonderanno con i nostri stessi corpi: l’invasione digitale aumenterà la nostra totale dipendenza da un sistema di cui ignoriamo gran parte del funzionamento dei suoi processi e intenzioni ultime. Tutto sembrerà più veloce e estremamente semplice perchè la realtà intorno a noi sarà stata ridotta a protesi, sensori, memorie e dispositivi all’interno del limitato mondo macchina. Le possibilità infinite del mondo artificiale che si va disponendo intorno a noi sono come una grandiosa utopia ma senza sogni. E senza sogni l’essere umano non può vivere.

Collettivo Resistenze al Nanomondo

Nei prossimi mesi verranno organizzati a Bergamo incontri e iniziative volti a preparare una mobilitazione contro l’introduzione della rete 5G e la smart city. Pubblicheremo i vari appuntamenti sul sito www.resistenzealnanomondo.org, se vuoi essere aggiornata/o scrivici.

Dal giornale L’Urlo della Terra, num.7, luglio 2019