L’eredità del nucleare passa anche attraverso il CISAM

Da Pisa riceviamo questo contributo sulle mobilitazioni nel territorio per contrastare l’ennesimo progetto di avvelenamento:

Da oltre un anno sono in corso delle iniziative che, anche se in modo discontinuo e limitato, cercano di esprimere una opposizione al programma di smaltimento di acque radioattive in corso a Pisa. Queste acque provengono dal reattore sperimentale del CISAM (Centro Interforze Applicazioni Militari), una struttura in fase di decomissioning ma che ancora per molto farà pesare sul territorio le conseguenze delle sue sconsiderate e criminali attività. Nel corso degli anni, infatti, quelli che l’hanno gestito non si sono limitati allo studio nel campo dell’energia nucleare, ma hanno anche accumulato generosamente rifiuti velenosi da varie parti d’Italia a cominciare da quelli provenienti dal poligono militare sperimentale del Salto di Quirra (Cagliari) responsabili di aver provocato tumori nella popolazione locale, o gli oltre sette quintali di materiali contaminati provenienti dall’arsenale militare di La Spezia e altro ancora…
Adesso le acque radioattive vengono scaricate nel canale dei Navicelli, canale che dal fiume Arno sbocca nel mare ai confini della città di Livorno. Si parla di 750 mila litri! All’inizio appena appresa la notizia, i compagni del garage anarchico di Pisa pensavano che sarebbe stato facile coinvolgere gli abitanti della zona limitrofa e che era doverosa una mobilitazione per vedere se eventualmente si sarebbe potuta bloccare questa minaccia grazie alla forza dei numeri e della lotta popolare. Le prime iniziative sono state dei  volantinaggi nelle cassette postali della zona e un presidio per stabilire un contatto con i “locali”. All’insuccesso di questi tentativi l’approccio è cambiato e l’opera di informazione e agitazione si è trasferita in centro città: un presidio davanti al comune con uno spettacolo teatrale relativo all’inquinamento e una grande quantità di volantini sono stati un primo passo per coinvolgere un giro di persone già più sensibili a certe tematiche e gente di altre realtà politiche cittadine. I volantinaggi sono continuati mentre in parallelo cresceva sempre di più l’interesse dei giornali locali sulla vicenda che, da un inizio in sordina, adesso scrivevano spesso sull’argomento e sempre con toni così rassicuranti da far sorgere qualche preoccupazione… La cosa era di dominio pubblico ma ciò non ha comunque portato alla mobilitazione di numeri significativi di persone nonostante si parli di radioattività. Qualcuno ha cominciato a chiedere trasparenza, ma non uno stop all’operazione.
Un concerto nel giugno del 2013 in un parco situato vicino al canale ha visto la partecipazione di molta gente, interventi sui temi dell’acqua e delle numerose problematiche ad essa collegate e i primi confronti con gli abitanti del posto:  nella zona vi è un elevato numero di morti causati da tumori, ma non si sa a chi e a cosa attribuire la responsabilità, sarà la fabbrica vicina con le sue ciminiere o il traffico automobilistico? La rassegnazione e il non sapere con chi prendersela fanno chinare la testa anche di fronte allo sversamento di acque nel canale, che certo non è un luogo incontaminato ormai da molto tempo.
Nel mentre altre pratiche attirano ancora l’attenzione dei media, una mattina di metà novembre compaiono nei quartieri e nei paesi interessati dei manifesti che allarmano sullo sversamento facendo presente i  pericoli per la salute che ne potrebbero derivare; sono firmati dal comune e dall’ARPAT, ma sono dei falsi e qualcuno si indigna… gente che però non batte ciglio quando altri esseri viventi si ammalano, soffrono e muoiono per le conseguenze del lavoro onesto di altra gente.
Poi a distanza di pochi giorni una dozzina circa di persone si presentano negli uffici dell’ARPAT urlando e scrivendo sui muri CISAM assassini. I partecipanti a questa iniziativa erano tutti mascherati e si sono allontanati rapidamente indisturbati. Nei giorni seguenti la questura faceva filtrare attraverso i giornali la notizia che riteneva responsabili dell’azione “aderenti a gruppi anarchici ambientalisti”: noi… sarà perché nei volantini distribuiti abbiamo scritto “Continuare a bagnare di lacrime la giacchetta del funzionario di turno non ha risolto e non risolverà mai niente. L’unica cosa da fare è agire ora, autorganizzarsi nella lotta per evitare che la passività ci conduca  a problemi ancora maggiori”.

                                                                                                                          Febbraio 2014

Il 4 febbraio scorso, agenti della digos di Pisa hanno perquisito le abitazioni di alcuni compagni del  Garage anarchico e la  sede stessa, con le accuse di minaccia a pubblico ufficiale, imbrattamento, falso e procurato allarme in merito all’opposizione locale contro il vero allarme sociale dovuto all’inquinamento di acque radioattive.