“Il bip bip quotidiano”

Il bip bip quotidiano

Traduzione dal francese di Blasphegme n° 2, bulletin mural anarchiste de Paris et sa région

Bip, quando si prende la metro con la carta dell’abbonamento. Bip, quando si accede al proprio luogo di lavoro. Bip, quando si va a mangiare alla mensa universitaria o a quella della propria scuola media/superiore (a volte, invece che con una tessera, si passa con le proprie impronte digitali). Bip, quando si va alla biblioteca. Bip, quando si entra nel proprio condominio.
Quando non si fa “bip”, si digita sullo schermo del proprio smartphone, del proprio tablet, o sulla tastiera del proprio computer. Nemmeno un secondo delle nostre giornate passa senza un’interazione con queste tecnologie, che si sostituiscono alle interazioni faccia-a-faccia con altre persone, sostituite da contatti virtuali sui social media, che ci lasciano nel freddo della nostra solitudine, ben reale, lei.
Si é quasi dimenticato che quando si vuole parlare a qualcuno si puo’ andare a casa sua e suonare alla sua porta. Si é quasi dimenticato cos’è comunicare faccia-a-faccia, con le emozioni, le risate, la collera che si leggono sulle nostre facce, il tono della nostra voce, il tremolio delle nostre mani. Si è quasi dimenticato che fino a poco tempo fa queste macchine non facevano parte delle nostre vite e che non eravamo rinchiusi in questo mondo digitalizzato, che cerca di controllare sempre più il nostro quotidiano. E che le persone vivevano, si amavano, comunicavano, si tenevano al corrente dell’attualità senza queste tecnologie invadenti.
Nella metro ci si sente a volte come un intruso a far parte delle rare persone che non sono aspirate dal proprio piccolo schermo, con le cuffie nelle orecchie, dimenticando che ci sono delle persone intorno a te. Ed é chiudendoci così su noi stessi che non vediamo l’evoluzione della società con le sue tecnologie. Per esempio, nelle prigioni, nelle scuole medie/superiori, alle frontiere, in certi luoghi di lavoro, la biometria fa oramai parte del quotidiano (impronte digitali, forma della mano, tratti del viso, disegno delle vene dell’occhio…). Bisognerà avere immaginazione per combattere tali sistemi di controllo, onnipresenti nelle notre vite, che avranno il loro compito facilitato dal nuovo registro dei documenti elettronici, che dovrà conservare in un data base centralizzato i dati biometrici di chi possiede un passaporto o una carta d’identità. E a tutto ciò si aggiungono le telecamere delle città, i GPS degli smartphone e delle macchine, i braccialetti elettronici e un mucchio di altre macchine che non aspettano altro che di essere lanciate su questo ricco mercato…
I muri si chiudono sempre di più, ognuno accetta più o meno nel suo quotidiano questi enormi mezzi di controllo, dimenticando che ci si può anche disconnettere, che non si muore (nemmeno socialmente) e che la famosa “neutralità” delle tecnologie non esiste, che abbiamo già perso un po’ delle nostra capacità d’interagire, di comunicare, di pensare. Siamo spesso ridotti a servi di fronte alle macchine e già definitivamente alienati in tutti i campi della vita.
E se imparassimo di nuovo a vivere senza macchine? E se tagliassimo i fili del virtuale per connetterci di nuovo gli uni con gli altri, tessere delle complicità nel concreto, riempire quel vuoto creato dalla nostra atomizzazione? Riprendere contatto con il tempo, lo spazio, gli altri, tutto quello che é stato relegato in secondo piano dall’interazione fredda con le macchine.
E se bestemmiassimo apertamente contro la religione della connettività? E se facessimo la guerra a questo paradiso tecnologico che ci esaltano e che sembra piuttosto un incubo uscito direttamente dalla fantascienza?
E se distruggessimo le macchine…

A fine ottobre 2016, un “incendio doloso” ha distrutto un locale tecnico dell’impresa telefonica Orange a Tolosa, privando 800 case di telefono e di internet. Secondo i media, il “ritorno alla normalità” è stato riportato solo dopo quattro giorni… noi diremo che è durato solo quattro giorni…

novembre 2016

Info da: www.informa-azione.info