Il cammino dell’informatica parte dalle applicazioni militari missilistiche degli anni ’50, per passare a modelli di simulazione complessi negli anni ’80 per la ricerca nucleare e spaziale, nasce così la cibernetica, lo studio del controllo. Senza computer con una capacità di elaborazione sempre più veloce non sarebbe stato possibile sequenziare il genoma, non sarebbe stato possibile lo sviluppo della biologia molecolare. Il sistema tecnico necessita di dispositivi e nanochip sempre più veloci e potenti.
L’integrazione di sistemi diversi che comunicano tra loro: l’internet delle cose, tutto diventa più intelligente, come esprime nella sua propaganda l’IBM. Un terminale globale dove tutto è interconnesso, tutto è tracciato, dove si esiste nella traccia elettronica e virtuale di un terminale.

Perché la transizione è verde

Perché la transizione è verde

“Sebbene sia piuttosto vero che ogni politica radicale di applicazione delle teorie eugenetiche sarà impossibile per molti anni a venire (ragioni politiche e psicologiche lo impediranno), è importante che l’UNESCO continui a esaminare l’eugenetica con la massima attenzione, informando nel miglior modo possibile l’opinione pubblica sull’argomento e sulle sue possibili implicazioni. In questo modo, quello che oggi è considerato impensabile  potrà in futuro almeno cominciare a essere preso in considerazione senza tabù di sorta.” Julian Huxley, 1946.

Nel programma di resettaggio e di Grande Trasformazione in corso tanti gli aspetti che vengono toccati, sia per trasformarli irrimediabilmente, sia per renderli obsoleti e quindi da destinare nel dimenticatoio della storia. Esiste però un aspetto che non solo è chiamato a comprendere tutti gli altri, ma ha anche origini più antiche: l’ecologia. Su questo tema vi sono questioni ampiamente denunciate e dibattute, a volte anche dagli stessi responsabili dell’ecocidio in atto. Nel tempo, denunciare il rischio ecologico e poi portare a risolverlo si è rilevato molto remunerativo per tutta l’industria, da quella chimica ed energetica a quella farmaceutica. Tutti parlano di ecologia, evidentemente a sproposito, per poi adottare strategie commerciali o politiche che rappresentano tutto l’opposto.
L’ecologia è talmente considerata che anche a Davos tra aguzzini della finanza e delle multinazionali gira una giovane ragazza in treccine che li riporta alle loro responsabilità in merito al cambiamento climatico, tanto da far percepire quasi un po’ di bonomia etica, ma è solo un attimo perché uno sguardo attento mostrerebbe subito gli artigli assassini di tutti costoro. Ormai sembra essere evidente ai più che tutta la ristrutturazione del comparto tecno-industriale si basa su retoriche ambientaliste, tanto che è stato coniato un termine specifico per evidenziare e denunciare questo fenomeno, ovviamente con un inglesismo: green wasching.
L’industria, nelle sue multiformi vesti, adotta lo stile ecologico per continuare, non solo quello che ha sempre fatto a discapito di terre e corpi, ma per continuare a farlo ancora meglio, soprattutto con la possibilità di un nuovo rivestimento che mimetizza le nefandezze in una cornice di ecosostenibilità. Il verde sta quindi colorando tutto, anche le terre rare e rarissime che sono la base energetica per le batterie di tutti i nuovi dispositivi che andranno ad arricchire il guardaroba della transizione ecologica.
Da una visione superficiale sembrerebbe di trovarsi di fronte a un qualcosa di positivo, l’ecologia, che ad un certo punto ha subito una degenerazione. Le ragioni per cui questo cammino ha avuto un’involuzione o delle prassi di tradimento rispetto l’idea originaria sarebbero da ricercare nel solito profitto, nell’avidità senza scrupoli dell’industria. L’avidità economica sembra dunque essere sempre il motore che tutto muove. Noi sosteniamo che certamente il lato economico è importante, ma, ancora una volta, vorremmo sottolineare come questo sia già appagato da molto tempo, considerando che queste élite di potere stanno a capo delle stamperie del denaro con il potere di aprire e chiudere i rubinetti a seconda del progetto in corso.
Quando parliamo di ecologia in questo contesto ci riferiamo a quella promossa dalle compagnie, dagli Stati, portata avanti dalle grandi corporazioni ambientaliste, ONG, fondazioni e dall’associazionismo ascoltato nei grandi forum internazionali.
Questo tipo di ecologia che potremmo definire senza alcun dubbio scientifica ci riporta all’opera di razionalizzazione della natura. In questo testo vorremmo occuparci di quest’ecologia scientifica che da decenni accompagna il potere nella sua presa della natura, dell’umano e degli altri animali. Siamo convinti che il vero motore di questa ecologia del potere sia stato sempre quello di trasformare il mondo naturale secondo determinate visioni tanto care a precise élite di scienziati del secolo scorso e dei tempi presenti.
Se questa precisa concezione di ecologia nei suoi grandi programmi ha sempre rappresentato lo sviluppo del dominio nei suoi vari aspetti, non stupisce oggi vedersela puntare contro quale arma di ricatto per la nostra irresponsabilità nei confronti del pianeta, non avendo noi avuto un giusto “stile di vita”,come si chiamava una vecchia campagna del WWF Italia.
Siamo fortemente convinti che questa visione estesa oggi a livello mondiale abbia origini molto lontane. A livello teorico deriva da determinate correnti di pensiero ecologista che dettero vita al transumanesimo di cui il clan Huxley era il più rappresentativo. Julian Huxley, che coniò il termine transumanesimo, gettò le basi sulle quali si edificò il pensiero eugenetico e transumanista e a seguire anche il pensiero cibernetico. Una razionalizzazione, un controllo e gestione, al fine di riprogettare tutto il vivente dirigendo la sua evoluzione. Ma la “maggior parte del lavoro” secondo Huxley sarebbe stata fatta sull’umano.
Risaliremo alle origini di questa ecologia scientifica e transumana, alla sua idea di conservazione della natura e ai suoi campioni di natura, tracciando i punti cardine di questo pensiero che nell’organizzazione cosciente e sistematica del mondo – espressa nel testo chiave di Julian Huxley Ciò che oso pensare  del 1931 – rappresenta quel pensiero che vediamo oggi prendere drammaticamente forma in tutte le sue molteplici espressioni in questa transizione verde.

Determinati interventi e programmi che vediamo oggi nella cosiddetta conservazione della Natura hanno origini antiche, come quelle principesche che dettero i natali al Fondo Mondiale Per La Natura (WWF) dove figurava come primo presidente il principe Bernardo dei Paesi Bassi simpatizzante del Terzo Reich e organizzatore dei primi incontri del Club Bilderberg. Negli anni ’60 tra i fondatori di questa organizzazione e lobby ambientalista figurava anche Julian Huxley.
Huxley nei suoi scritti, in particolare La biologia e l’ambiente fisico dell’uomo, esprime in maniera molto chiara la necessità di controllare i sistemi naturali, per evitare quello che descrive come caos, disordine e sviluppi che lasciati a sé stessi potrebbero rivelarsi, a suo avviso, nocivi. Si rende quindi necessario controllare e stabilire nuovi equilibri che siano convenienti agli scopi dell’essere umano. Il punto di partenza per tale controllo e gestione dell’intero vivente è proprio la conservazione della natura, che diventerà la politica centrale del WWF e di tutti i vari organismi governativi che verranno dopo.
Per la salvaguardia della natura selvaggia e in particolare degli animali in estinzione Huxley osserva come l’essere umano si è reso responsabile della scomparsa di tante specie e, nel suo significativo libro Ciò che oso pensare, scrive: “Dobbiamo sapere dove e quando procreano, quanti piccoli mettono al mondo, e quanto tempo questi impiegano per crescere, quale è la loro mortalità naturale; poi sulla base di tali cognizioni predisporre il nostro sfruttamento in modo che esso incida soltanto la superproduzione”. Il tutto se “vogliamo che le specie selvagge continuino a fornire olio, pellicce, concimi, carni e sport dobbiamo regolare la loro situazione come regoleremmo un affare”. In questo elenco sembra proprio che Huxley stia pensando alla propria classe agiata e influente di cui fa parte da generazioni. Più che di un naturalista sembra essere in presenza di un allevatore coscienzioso e lungimirante che prodiga buone cure perché sa che queste permetteranno un mantenimento e una buona produzione nel tempo. Per aumentare le rese di cibo per gli animali da allevamento Huxley scrive: “se è migliorata la macchina animale per utilizzare l’erba, bisogna in corrispondenza migliorare la macchina vegetale cui è affidato il primo stadio del processo, cioè la elaborazione di materiali greggi della terra e dell’aria. Perciò le ricerche proseguono alacri per scoprire i migliori fertilizzanti dell’erba, ma anche per produrre nuovi tipi vegetali che per efficienza siano superiori  all’erba ordinaria quanto una moderna mucca da latte lo è rispetto alla mucca primitiva”.
Viene enunciato con chiarezza come si dovrebbe attuare questa trasformazione ed emerge con forza il legame tra ecologia e genetica: “L’ecologia qui si congiunge con la genetica… perché essa offre la prospettiva delle trasformazioni più radicali del nostro ambiente. Mucche e montoni, alberi della gomma o barbabietole, rappresentano sotto un certo aspetto altrettante macchine viventi, designate a trasformare materiale greggio in prodotti finiti, valevoli per gli usi dell’uomo”.
Si arriva anche a fare quelle che all’apparenza sembrano semplici speculazioni filosofiche o più probabilmente dei sogni di un’eugenista: “Se volessimo, potremmo infliggere ad altri felini ciò che abbiamo inflitto a numerose specie di gatto domestico, cioè la placida amabilità invece della ferocia truculenta, e così ottenere tigri che fossero realmente, e non soltanto nei versi di Belloc, vezzose e miti”.Tutto può portare ad esiti sorprendenti, ma solo se si “riesca a perfezionare la scienza ecologica che sola può fornirci le cognizioni necessarie”. 
Oltre alla conservazione delle singole specie l’interesse si è spostato presto verso l’intero ambiente, tanto che il WWF attualmente usa ancora le stesse affermazioni del suo storico fondatore.
Secondo Huxley è molto facile mescolare natura e civiltà in modo tale che l’essenza di una è distrutta e quella dell’altra non del tutto realizzata con il risultato finale di un’insoddisfacente compromesso. “Diversi sono l’equilibrio della natura e quello della civiltà: ognuno di essi è mirabile nel suo genere, e di entrambi possiamo progettare la conservazione”. Per far fronte all’insoddisfacente compromesso è necessaria un’organizzazione cosciente.
Nella sua idea conservazionista Huxley intendeva che “certe aree dovrebbero essere messe a parte come campioni della natura, nello stesso modo che nei musei conserviamo esemplari interessanti di animali e piante. Esse sarebbero dei santuari della natura, ai quali bisognerebbe concedere con parsimonia accesso, e soprattutto a scopo di studio scientifico. In aggiunta a queste categorie principali, si potrebbero stabilire riserve per usi speciali: per la vita degli uccelli, per la conservazione di piante rare o belle, o anche di strani esseri umani, quali i pigmei”.
La necessità di mantenere delle zone non immediatamente ad uso umano hanno portato alla creazione di quei progetti che oggi chiamiamo parchi o oasi naturali, ma è possibile intendere anche particolari zoo o bioparchi.
Cosa intende quindi Huxley con conservazione della natura? Una sua catalogazione e organizzazione sistematica, al fine di renderla illimitatamente disponibile. Una parte di essa dovrà conservare le sue proprietà naturali e originarie che potrebbero sempre servire, come quando oggi viene conservato il germoplasma dei semi antichi nella Banca del seme, un’altra parte di essa servirà come bacino di materia prima da sfruttare, ma la parte più grande, o, meglio l’intera natura per come viene concepita, diventerà spazio di controllo, gestione, intervento e modificazione da parte dell’umano. Conservare la natura per averla disponibile da modificare in base alle proprie esigenze e da riprogettare in base alla propria idea di evoluzione e progresso. Una conservazione e una gestione anche degli ambienti selvaggi sotto la mano dell’organizzazione cosciente. L’ecologia, intesa come conoscenza dei processi naturali, è fondamentale per raggiungere questi scopi. Ben presto Huxley arriva a toccare il punto cardine del suo pensiero: “per preservare la natura noi dobbiamo conoscere il meccanismo che ne assicura l’equilibrio, ci aiuta in ciò la ben sviluppata scienza che è detta ecologia”. Un’ecologia scientifica che da sempre ha avuto un’ossessione non solo per il controllo, ma per regolare e dirigere il corso della natura, di tutti gli esseri viventi e degli stessi fenomeni, perché è necessario, ricorda ancora il fondatore del WWF, sfruttare la natura in modo “cosciente e sistematico” e stabilire “nuovi equilibri” funzionali ai nostri scopi.
Una riorganizzazione e produzione della natura che necessita di sopprimere tutto ciò che esiste in modo autonomo e spontaneo. Non potrà esistere manifestazione vivente fuori da razionalizzazioni e da previsioni, il principio razionale scientifico-ecologico decreterà nuove norme necessarie per il buon andamento di ogni cosa.
Huxley con dispiacere afferma che l’umano non riuscirà forse mai ad avere un completo controllo dell’ambiente perché non riuscirà a impedire tutti quei fenomeni come terremoti, alluvioni e non riuscirà a cambiare il clima, ma rimane fiducioso nelle future possibilità a cui condurranno gli sviluppi scientifici. Nel frattempo, in attesa di giungere a un totale controllo l’umano potrà comunque intervenire nei processi naturali al fine di regolarli e guidarli. Il controllo totale sarà necessario al fine di irrompere nei processi naturali per stravolgerli e modificarli. Ovviamente fin tanto che tutto ciò non sarà ancora possibile la natura continuerà ad essere sfruttata in modo sistematico.
Questo modo di intendere l’ecologia e la conservazione della natura non è stato uguale in ogni parte del mondo anche se il modello proposto da Huxley con il suo WWF ha avuto la meglio, soprattutto nel permeare di scienza qualsiasi visione, anche in ambito sociale. Dal controllo e gestione dell’ambiente naturale alla scienza del controllo e della gestione delle condotte, alla gestione coordinata e pianificata degli spazi, alla gestione ordinata e ottimale del mondo grazie al potere razionalizzante della tecnica e in particolar modo della cibernetica.Controllo e pianificazione totali saranno possibili grazie alla scienza. Questa natura addomesticata avrà bisogno del controllo efficace operato dalla scienza, “unica vera guida” che potrà portare l’umano al suo possibile “destino evolutivo”. Senza questo accompagnamento scientifico la società andrebbe incontro ad un “crollo e ad un ristagno”. 
L’umano viene posto all’interno di un “gigantesco esperimento evolutivo” che deve essere controllato e guidato dalla scienza ed ora, grazie alle tecno-scienze e alla biologia sintetica anche modificato e riprogettato dal suo interno permettendo così la massima realizzazione delle loro iniziali aspirazioni e dei loro fini.
Tra vetrini, provette e colture di cellule nei loro laboratori, effettuando esperimenti minuziosamente descritti in Ciò che oso pensare, questi scienziati non erano mossi da una morbosa o folle curiosità e non giocavano a diventare dio, ma si stavano dotando delle conoscenze e degli strumenti per loro necessari  a intervenire poi sull’intero vivente, umano incluso, al fine di governarne l’evoluzione. Esperimenti durante lo sviluppo embrionale di alcuni animali cambiando la temperatura, introducendo sostanze tossiche o durante il successivo sviluppo esportandone le ghiandole endocrine per osservare come si sarebbe modificata la crescita di alcuni organi affermando che tutto questo era molto interessante dal punto di vista teorico, ma chiedendosi come applicarlo all’umano.
In quella conservazione della natura Huxley sembra intravedere quindi una possibilità non solo importante, ma irrinunciabile. Il campo di intervento è la biologia infarcita di eugenismo che andrà a dare corpo al suo “umanesimo scientifico”: “alla vita umana si può applicare il procedimento già applicato con tanto successo alla materia inerte, agli animali, alle piante”.
In più di un’occasione – forse non per caso, e forse nemmeno come semplice megalomania di chi sa di far parte di un’élite chiamata a svolgere compiti superiori – Huxley confonde i ritmi di un’evoluzione naturale con un determinismo tecno-scientifico, proprio quello che chiamerà come il nuovo “umanesimo scientifico”.
Leggiamo queste sue parole: “La maggior parte di noi vorrebbe vivere più a lungo, godersi una vita più sana e felice, poter controllare il sesso dei figli quando sono concepiti, e poi modellare il proprio corpo, intelletto e temperamento nel miglior modo possibile, ridurre le sofferenze non necessarie  a un minimo; stimolare al massimo le proprie energie senza poi risentirne effetti nocivi. Sarebbe piacevole creare a nostro talento nuove specie animali e di piante, così come si preparano tanti composti chimici, raddoppiare il rendimento di un ettaro di grano o di un gregge, mantenere la bilancia della natura in nostro favore, bandire dal mondo parassiti e i germi delle malattie. Sin dai tempi di Platone, e anche prima, vi sono stati utopisti che sognarono di controllare il flusso della razza umana, non soltanto nella quantità, ma anche nella qualità, affinché l’umanità potesse fiorire con caratteri nuovi”.
Anche in queste righe quasi recitate in seconda persona, come un qualcosa di collettivo sicuramente condiviso dai più, sta pensando al proprio di programma, a quello del suo clan familiare e a quello di tutta un’élite di cui lui era un ottimo rappresentante.
È molto importante seguire questo filone di pensiero, comprendendo che l’ecologia per questa élite transumanista non era un mero involucro dove nascondere altri intenti e obiettivi, ma era ed è parte dello stesso discorso. Fuori dall’ambiente selvatico, che costoro allora – come ancora adesso –  percepivano come un qualcosa di simile ad una teca da museo che si può ammirare in un fine settimana o in gita scolastica con il professore di scienze, vi è l’allevamento per gli animali e la coltivazione per i vegetali. Le persone più capaci sono chiamate ad essere i selezionatori dei più adatti.
Impregnati di Malthusianesimo e di Darwinismo sociale – tutto rimane in famiglia a quanto pare -sono sfociati nei più ampi programmi di eugenetica che nei decenni sono sopravvissuti a tutte le turbolenze, anche a quelle degli orrori dei campi di sterminio, o forse sono sopravvissuti proprio grazie a questi. Nel pieno della propaganda nazista durante la Galton Lecture del 1936 presso la Società di Eugenetica Huxley afferma: “Gli strati più bassi, presumibilmente meno dotati geneticamente, si riproducono relativamente troppo velocemente. Per questo motivo è necessario insegnare loro i metodi di controllo delle nascite; non devono avere un accesso facilitato all’assistenza o alle cure ospedaliere, per evitare che la rimozione dell’ultimo riscontro della selezione naturale renda troppo facile la produzione o la sopravvivenza dei bambini; una lunga disoccupazione dovrebbe essere un motivo di sterilizzazione”. Costoro, che a Norimberga da vincitori avrebbero dettato le regole morali ai vinti nazisti, non erano altro che arrivati alle stesse conclusioni, tanto da far dichiarare a degli imputati in quel processo che si erano ispirati agli Stati Uniti d’America, dove da anni si portavano avanti politiche eugeniste regolamentate da leggi democratiche.
Quella che è evidente, ieri come oggi, è che si vuole arrivare ad un’“umanità scientifica”, usando la definizione di Huxley. Questa praxis scientifica si vuole universale, ma ovviamente solo un’èlite ne conoscerà i più segreti meccanismi. Huxley mette in guardia dal possibile crearsi di una dittatura, ma ne propone una su base biologica e si sbizzarrisce nel parlare di esperimenti evolutivi dove la vita può raggiungere “nuovi livelli di realizzazioni e di esperienze”. Il tipo di società desiderata è bene esposta da Aldous, fratello maggiore di Julian. Aldous Huxley era un altro noto eugenista che nel suo romanzo Il Mondo Nuovo in realtà non aveva voluto lanciare un allarme, il libro è da interpretare come un manifesto del clan Huxley, da sempre promotori di certe teorie. Solo realizzando un’ “umanità scientifica”, ci ricorda Julian Huxley, l’umano potrà affermare il suo privilegiato diritto: quello di “diventare un primo organismo che eserciti un controllo cosciente sul proprio destino evolutivo”.
Nel loro immaginario il mondo “sarà suddiviso in modo razionale, secondo i bisogni delle messi, delle foreste, dei giardini, dei parchi, della caccia, della conservazione della natura selvaggia; ciò che crescerà in qualsiasi parte della superficie terrestre sarà dovuto ad una precisa idea dell’uomo; molte specie di animali dovranno al controllo umano non soltanto il fatto della loro esistenza e crescita, ma anche le loro caratteristiche e la loro stessa natura”.
Questa idea di conservazione viaggia strettamente in parallelo con quella che era, ed è tuttora, la filantropia: fondazioni miliardarie con poteri smisurati piene di buone intenzioni, ovviamente quelle che loro ritengono buone intenzioni. C’è la povertà nel mondo? Costoro da sempre si prodigano a controllare e gestire la popolazione nella sua alimentazione, ma soprattutto nella sua riproduzione con precise politiche che hanno sempre condizionato nei paesi del Sud del mondo le decisioni più importanti in ambito sociale e sanitario.
Sono passati decenni da quando questi pensieri vennero non solo elaborati, ma poi concretizzati attraverso strumenti operativi per agire nel reale. Lo stesso Huxley, oltre ad aver fondato il WWF, fu presidente dell’UNESCO per circa due anni per poi dimissionare in modo non del tutto chiaro. In quegli anni si parlava della povertà in Africa e del grave flagello della febbre gialla elogiando coloro che al tempo erano i filantropi per eccellenza essendo i promotori della Rivoluzione Verde: la famiglia Rockfeller. Significativo che Huxley affermò: “la febbre gialla sta perdendo terreno nella guerra che le ha dichiarato il signor Rockfeller”.
Huxley si interroga sul fatto se tutti questi risultati potessero essere considerati buoni: “Perché eliminando una malattia, la necessità biologica della resistenza andrebbe a sparire e i meno resistenti sopravviveranno al pari dei più resistenti, e la resistenza della media della popolazione scemerà gradualmente. E, se molte malattie fossero bandite da un paese, lasciando per il resto le cose al loro andamento, è quasi certo che ne conseguirebbe un abbassamento della vitalità generale, essenza menomata della popolazione dalla sproporzionata sopravvivenza degli individui deboli che le malattie avrebbero spietatamente eliminato. In altre parole, la popolazione sarebbe più sana per quanto riguarda quelle determinate malattie, ma come razza avrebbe messo i piedi nella pericolosa china della degenerazione”.
Dietro apparentemente tanti dubbi e interrogativi trasuda una ben chiara visione di mondo, che affronta una questione tanto cara a quell’élite di allora come a quelle di oggi: la sovrappopolazione. I numeri delle bocche da sfamare, ma anche i più adatti a esserlo. Se Huxley si differenzia da alcuni suoi contemporanei come Galton, Spencer e Mendel – a quest’ultimo gli toccò di smettere di torturare animali per passare ai piselli per non irritare le autorità ecclesiastiche –  dichiaratamente razzisti, non lo fa per buonismo o perché la pensasse diversamente. Semplicemente ritenne più efficace la sua formula dell’ecologia che, a quanto pare, gli aveva permesso di innestare il suo pensiero nel tempo, assicurandogli una durata che gli è sopravvissuta.
Queste visioni ecologiste, almeno quelle del clan Huxley, avranno un’enorme peso nel consolidare le politiche ambientali nei vari decenni, sicuramente quelle del conservazionismo di Stato e soprattutto del WWF. Questa organizzazione è stata la più rappresentativa di quella visione di mondo, tanto da spostare, sterilizzare, reprimere e uccidere popoli originari indigeni per preservare specie in estinzione, arrivando a promuovere lo sviluppo di tecnologie invasive pur di far rientrare le proprie cornici di vita selvatica degna o non degna di sopravvivere. Una piccolissima percentuale di vita selvatica ingegnerizzata e costantemente monitorata rinchiusa in ristrettissimi parchi per il sollazzo di quella che con il tempo si restringerà in una piccola élite pagante che vorrà sentire da vicino il gusto del selvatico arricchito magari da performance multimediali.
La storia di questi filantropi-naturalisti che hanno portato le loro teorie e i loro sogni transumanisti fino ai nostri tempi è ricca di sorprese. Non si può considerare una generosità verso i poveri il loro costante impegno per debellare gravi malattie del Sud del mondo come la malaria. Costoro odiavano i poveri e il loro mondo, tutto ciò che questo poteva rappresentare, considerato come uno spreco e più spesso come una minaccia per la loro sopravvivenza, essendo loro i portatori di privilegi unici, ovviamente su base biologica.
Parlando del flagello della mosca tse-tse e la conseguente diffusione del morbo Huxley sostiene la necessità di intervenire in modo diretto o indiretto non solo sulla mosca, ma su tutto l’ambiente, in modo che gli insetti sgraditi non trovino più le condizioni favorevoli per la loro diffusione. Prosegue poi ritornando a quel legame tanto caro con la genetica: “possiamo affrontare il problema secondo un’altra prospettiva, si può modificare l’essenza stessa della Natura, alterando l’equilibrio col mutare delle qualità congenite degli organismi in questione, per esempio, invece di assalire un flagello inserendo il suo nemico o modificando l’ambiente in cui esso opera, possiamo di proposito allevare una specie che resista direttamente ai suoi assalti. Così ora si produce grano che è relativamente immune dalla ruggine; gli Olandesi ci hanno dato un esempio suggestivo di ciò che si può compiere applicando a fondo i metodi mendeliani”.
Pochi anni dopo tutte queste speculazioni sarebbero diventate la Rivoluzione Verde: il più grande flagello sociale per i popoli del sud del mondo espropriati della loro autonomia e spesso minacciati nella loro stessa sopravvivenza. Ma anche la natura avrebbe pagato il suo prezzo con una degradazione ed erosione di cui ancora oggi si contano le conseguenze. Queste visioni di mondo sono sopravvissute nel tempo e hanno permesso ad altri affini di mettere in pratica i progetti di costoro. Dopo la Rivoluzione Verde è arrivata la Rivoluzione biotecnologica, fino a quella del Crispr/Cas9. In Africa assistiamo a progetti ancora una volta di natura filantropica, ancora una volta per i poveri e ancora una volta per debellare malattie come la malaria. Qui troviamo all’opera la Fondazione Gates che ha finanziato progetti come il Gene Drive che consiste nell’immissione in natura di zanzare geneticamente modificate in grado di portare all’estinzione l’intera specie ritenuta nociva. Ovviamente la zanzara è solo l’inizio perché è evidente che si vuole fare ben altro con queste tecnologie, lo spettro di nocività per questi neo malthusiani è molto ampio.
A questo punto viene da porsi la domanda: che naturalisti erano questi Huxley passati alla storia proprio come grandi scienziati ed estimatori del bello naturale? Basta andare ancora un po’ indietro nel tempo al “nonno Thomas H. Huxley” che così si definiva e, riferendosi alle scienze naturali che erano il suo particolare mestiere: “ho paura che in me ci sia ben poco del vero naturalista. Non ho mai fatto raccolte, e la sistematica è sempre stata una seccatura per me. Nel mio campo di studio mi interessava quel che vi era di architettonico, e quel che poteva essere studiato da un ingegnere, il riconoscere quella meravigliosa unità di piano in migliaia di diverse costruzioni viventi, e le modifiche di apparati simili a scopi diversi”. Forse fanno più chiarezza altre sue parole che trasudano distanza verso le categorie più svantaggiate o semplicemente verso gli sfruttati: “Pensavo allora, come mai questa gente non facesse massa e non cercasse di mangiare bene e saccheggiare secondo il proprio gusto, magari per poche ore finché la polizia non riuscisse a fermarli, e ad impiccarne qualcuno. Ma questi poveri rottami non hanno più cuore nemmeno per questo”.
Ci sono stati altri naturalisti che hanno dato un fondamentale contributo per diffondere un senso altro di conservazione della natura con visioni non paragonabili a quelle transumaniste ed eugeniste. Uno di questi pionieri dell’ecologismo di tipo conservazionista è sicuramente l’americano John Muir che ci ha lasciato tra le più belle pagine scritte attorno alla storia naturale dedicata alle montagne Americane come lo Yosemite, allora ancora poco esplorate. La sua creatura, il Sierra Club, presente ancora oggi, fa parte della cloaca dell’ambientalismo governativo, antropocentrico e produttivista, ma in principio era altra cosa. Il suo fondatore non ha concepito la sua idea di natura selvaggia discutendone nelle sedute della Royal Society tra gentiluomini che avevano in odio qualsiasi cosa che non rappresentasse la loro categoria e soprattutto il loro metodo scientifico, abituati a camminare nei lunghi e austeri corridoi del Britisch Museum ad osservare nelle teche gli ultimi saccheggi effettuati nella natura selvaggia. Muir può benissimo essere considerato uno dei fondatori dell’ecologia e nulla in lui, nel suo pensare e soprattutto nel suo agire, può avvicinarlo anche solo di poco a quell’ecologia scientifica fatta di calcoli, razionalizzazioni e pericolosissime manipolazioni.
Quando, in tempi recenti, l’alibi per far accettare l’inaccettabile – travestito da un’aurea pura ed ecologica – irrompe con il suo volere con il dogma tecno-scientifico, personaggi come Muir – instancabili ammiratori e difensori della natura che ben poco avevano di scientifico – ridanno speranza a quelle idee e a quelle lotte che hanno compreso l’importanza di proteggere la natura selvaggia allo stesso modo in cui proteggiamo noi stessi, perché gli squilibri di uno cadranno irrimediabilmente sull’altro, ma non solo, come scrive John Muir descrivendo le distese selvagge dell’Alaska: “Non ci sarà felicità in questo mondo per chi non è capace di gioire in un posto simile”.

Resistenze al nanomondo, Giugno 2022, Bergamo
da L’Urlo della Terra, numero 10, luglio 2022

Il Metaverso come il migliore dei mondi possibili

IL METAVERSO COME IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI

La fuori le Big Tech stanno correndo, anzi, al momento ancora la dentro nel chiuso dei loro laboratori, ma non ancora per molto. Si apprestano a fornire soluzioni, ma soprattutto prospettive al dopo emergenza sanitaria. Non tanto come la fine di una fase e la creazione di un’altra, piuttosto è la continuazione della precedente: proprio la dichiarata emergenza sanitaria rinominata pandemia ha permesso quell’accelerazione che sta permettendo inediti tempi e velocità, ma soprattutto possibilità uniche nella possibilità di trasformare il mondo.

I lunghi mesi di chiusure con i vari confinamenti che si sono susseguiti nel tempo sono stati un ottimo campo sperimentale per capire come ideare una completa immersione nel mondo digitale, per capire quali resistenze vi sarebbero state e dove sarebbe subentrata l’abitudine e, soprattutto, negli ambienti di lavoro per comprendere gli effetti del nuovo addestramento che si andava applicando.

Il proseguo dello stato di emergenza dato dalla guerra con il suo continuo rischio atomico paventato continuamente aggiunge nuove paure e inquietudini, aumenta il malessere e la confusione, abitua a costruire e indirizzare odio e rancore dietro indicazione. Come già vi era abitudine a odiare i non inoculati o chi semplicemente metteva dubbi sulla narrazione ufficiale legata alla dichiarata pandemia. Ma, nel mentre, vi è distrazione tra i più e i tecnocrati spingono veloci per nuovi processi digitali, progettano e organizzano il mondo che abbiamo intorno, senza risparmiarsi nessuna possibilità e sfera di intervento, che sia lo spazio o il nostro genoma. La rete 5G ben lontana da aver dimostrato ancora le sue potenzialità a pieno regime alza il suo livello di irradiazione e si appresta a permettere quelle connessioni super veloci, istantanee in tempo reale necessarie all’Internet delle cose e alla Smart city. Ma soprattutto alimenta il nuovo mondo di Facebook, rinominato Meta, che si appresta ad aprire al Metaverso: quel processo di realtà virtuale e aumentata che fluidamente comincia a circondarci senza dare più via di scampo dai suoi imperativi inderogabili e nella sua costruzione di emozioni sintetiche che vogliono presto sostituirsi al mondo relazionale.

In precedenza eravamo soliti considerare la realtà virtuale come un qualcosa in cui si decideva di accedervi per poi uscirne, avendo chiara percezione del momento di entrata e uscita e passando sempre da una concessione personale. Quello che si apre invece con la realtà aumentata è qualcosa di molto diverso: si può concretizzare il Metaverso nella sua più ampia estensione. Mancava il momento giusto e anche l’infrastruttura per far si che certi strumenti potessero iniziare la loro diffusione. Quello che è avvenuto con i Google Glass è considerato come un totale fiasco, ma forse non è andata proprio così. Gli occhiali ad immersione virtuale non hanno avuto grande successo in un ampio pubblico, ma sono stati trasferiti in parecchi ambiti lavorativi, soprattutto fabbriche in attesa di tempi migliori. Questa tecnologia, che va oltre un semplice occhiale, è stata solo prematura. Questo giocattolo virtuale, perché nasceva proprio con questa impostazione, adesso è pronto per trasferirsi anche all’esterno, nella vita di tutti i giorni: sia in libertà di circolazione, sia soprattutto con i nuovi confinamenti che ci rinchiuderanno in ambienti domestici limitando i nostri orizzonti.

Se si guarda solo a quello specifico occhiale ad alta tecnologia si rischia di farci sfuggire il progetto nel suo insieme, perché è evidente che un programma simile per funzionare necessita che cambi anche il mondo e la percezione che noi abbiamo di esso, di noi stessi, di chi abbiamo intorno e della Natura. Quel mantra tecnocratico ripetuto all’inverosimile durante la dichiarata emergenza sanitaria “non torneremo più alla normalità di prima” è il segnale che ci siamo. Le agende nazionali e internazionali, gli stessi accordi tra paesi, non hanno avuto luogo pensando alla salute pubblica, neanche hanno fatto finta, sono andati dritti verso il vero scopo: la Grande Trasformazione che passa dalla totale digitalizzazione e sorveglianza di ogni ambito della nostra esistenza.

Per arrivare a far si che si realizzi questa Grande Trasformazione serve sicuramente consenso, ma anche questo è un ambito ormai probabilmente superato, in questi anni abbiamo visto instillare paure, ricatti e terrore, non troppo da paralizzare, ma abbastanza da creare obbedienza, con tanto di processi ‘punizione e ricompensa’: finalmente i tecnoscienziati sono riusciti a far fruttare gli studi psichiatrici sui primati in contenzione. Vogliono influire con un contributo fondamentale che potrà sembrare un accompagnamento verso nuovi mondi virtuali dove non solo sarà desiderabile immergersi, ma bisognerà anche crederci. Per questo vi è in atto una demolizione totale delle precedenti forme di esistenza: come si viene al mondo, scuola, lavoro, relazioni, famiglia, cibo, stili di vita… per far posto al nuovo individuo fluido, incapace di esistere senza il sostegno di apparati. Se l’esistenza si spalma in un’infinità di possibilità sintetiche e mondi alternativi che non guardano più gli angusti limiti della carne ecco allora che il Metaverso non sarà un incubo, ma un sogno.

Già la protesi del cellulare ha fatto da apripista nella direzione della nostra schiavitù digitale spianando la strada ai nuovi media. Il passaggio all’inseparabile smartphone che ci ha trasformato in appendici tecnologiche umane è stato tutto sommato abbastanza breve, adesso vi è già lo Smartwatch e presto nuovi strumenti ottici come degli occhiali che riprenderanno la strada dei Google Glass per farci immergere nella realtà aumentata. Ancora una volta, come era già accaduto per lo smartphone, un’infinità di possibilità sembrano aprirsi di fronte a noi, percezione data dall’infinità di applicazioni che giovani programmatori in felpa e cappuccio hanno sviluppato per noi. Tutto per rendere lo spazio intorno a noi più fruibile e inclusivo, le relazioni più veloci e quantitativamente maggiori. Tutti aspetti, o molti di questi, anche assai banali, ma è proprio su delle banalità che la Grande Trasformazione si sta attuando. Pensiamo alla nuova rete 5G, inizialmente abbiamo visto qualche spot pubblicitario di operazioni chirurgiche da remoto, nell’immaginario più allargato però è bastato promettere che sarà possibile scaricare film e musica in tempi rapidissimi. È evidente che si sta pensando alle persone più giovani e sono proprio sui giovani che contano gli artefici della Grande Trasformazione, anche se a tirare le fila nell’èlite tecnocratica molti di questi sono dei vecchi che nella loro parte carnea non crioconservata si credono illimitati.
Lo stesso smartphone rappresenta una vera protesi multifunzionale da cui non ci si separa mai, va ben oltre la sfera personale, è uno strumento intimo che ci segue passo passo. Sanno ormai anche i bambini che è uno spione algoritmico ma non importa, va in camera da letto, in bagno, ovunque si interrompe quello che stiamo facendo per consultarlo o, forse sarebbe giusto dire, per permettere allo strumento di consultare noi. Lo smartphone è come un distributore automatico, ma le sorprese non le troviamo nello strumento, queste vengono prodotte dall’organismo umano sotto forma di dopamina. Quella modalità spesso compulsiva di controllare continuamente lo strumento va ben oltre la ricerca di socialità che nella vita reale è sempre più scarsa, piuttosto si cercano continue ricompense in andata e ritorno dalle piattaforme social. Se tutto questo parte da un fattore economico, dovuto ovviamente alle pubblicità ufficiali e non, la chiave di lettura di questo processo va però cercata altrove. Più il mondo intorno a noi si fa connettivo più a nostra volta siamo chiamati ad esserlo, ogni nuova App che annuncia la sua comparsa è tempo in più da concedere al terminale cellulare o tempo da dedicare alla tecnosfera degli apparati. Non vi è alternativa possibile, se le visite in un museo sono interattive con un continuo accompagnamento carico di input stimolatori non è possibile sperare che vi siano momenti dove vi sia la possibilità di raccogliersi in silenzio e con il tempo necessario frutto esclusivo del proprio desiderio di viversi appieno un’opera d’arte. Questi processi, nel mentre offrono un milione di possibilità spesso tra l’altro ingestibili e soprattutto non processabili dal nostro cervello, distruggono la precedente memoria o semplicemente azzerano altre possibilità rimuovendole come obsolete: le strutture di un’antica chiesa e di un museo con i loro lenti e unici momenti di raccoglimento spirituale e artistico nel mentre si fanno interattive diventano semplicemente inconciliabili con il mondo precedente. Mc Luhan scriveva: “Ognuno fa molte più esperienze di quante ne capisca. Tuttavia è l’esperienza, più che la comprensione, a influenzare il comportamento”. Il mondo che prospetta il Metaverso è una continua sollecitazione algoritmica che inizia dal momento che attiviamo le protesi che nel caso della realtà aumentata sono dei visori. Questi strumenti funzionando con l’intelligenza artificiale si nutrono letteralmente della nostra quotidianità, non tanto perché imparano, questo è un processo umano, ma piuttosto quantificano statisticamente, assimilano dati e informazioni che produciamo per poi anticipare e sollecitare la nostra esistenza trasformandoci in spettatori passivi della nostra stessa vita. In questi passaggi nell’etere in tanti comprano e vendono queste informazioni, in un vero e proprio mercato virtuale che corre con il 5G. Gli orizzonti sembrano allargarsi, ma mai il mondo è stato tanto triste, stretto e angusto come le mura di una prigione.

Si vuole arrivare ad un superamento dello strumento portatile e indossabile. Lo smartphone lascerà lo spazio ad un visore, ma la vera direzione è di arrivare con tecnologie definitive a una protesi impiantabile direttamente nei corpi, trasformandoli in corpi comunicanti. Questi passaggi si stanno facendo già maturi e magari, come è avvenuto con lo smartphone, vi saranno periodi intermedi con più tecnologie diverse o miste. Questo cambiamento, interessando praticamente ogni parte del mondo, non avverrà certo allo stesso modo e con gli stessi tempi, ma questo scomparire dello strumento comporta che noi stessi ci facciamo strumento: la protesi sostituisce il corpo. Dove vi è gratuità del servizio significa che il prodotto siamo diventati noi. Nel Metaverso lo schermo che guarderemo e tracceremo continuamente non sarà quello di un piccolo smartphone, ma la stessa realtà che ci circonda, il contenuto digitale si trasferisce nella realtà fisica. La tecnologia immersiva promette di ricreare mondi alternativi, cominceremo presto a vedere questi passaggi nelle Smart city, ma non solo tutti gli ambiti ne saranno toccati – lavoro, scuola, università, cultura, cosiddetto tempo libero ecc…. – si va verso una progressiva scomparsa delle interfacce come con la televisione dove è ancora netto il contenuto dato e chi ne usufruisce. Nell’immersione totale della realtà aumentata è l’uomo ad essere nello stesso tempo contenuto e costruttore di contenuti. La stessa sfera emozionale non solo ne è rivoluzionata, ma proprio sconvolta, perché la costruzione di realtà fittizia di cui si sarà circondati si confonderà perfettamente con il mondo reale, e forse anche di più, se si pensano ai trucchetti che le stesse case dei videogiochi potrebbero realizzare per sequestrarci completamente con continui input a cui il nostro cervello non è abituato. Nell’immersione virtuale non vi sono vere emozioni e non vi è pensiero, tutto è ricreato e dato secondo quello che la macchina ha calcolato essere il nostro desiderio. La nostra è un’interazione fittizia, come guidare una macchina a guida autonoma con un percorso preimpostato.
Jaron Lanier, uno dei fondatori della prima startup della storia che si è occupata di realtà virtuale, nel suo libro Down of the New Everything descrive così le possibilità di queste tecnologie: “una delle frontiere scientifiche, filosofiche e tecnologiche della nostra era. Un mezzo per creare illusioni così complete da farti credere di essere in un posto diverso, magari un luogo fantastico, alieno, con un corpo che non ha più nulla di umano. Ma allo stesso tempo è anche la tecnologia che permette di capire meglio cos’è davvero un essere umano, sia cognitivamente che percettivamente”. Sono proprio queste prime impostazioni che hanno poi dato il via ad una serie di ricerche e di studi con un continuo fiorire di aziende e centri sperimentali. Anche se è recente la svolta di Facebook in Meta, questa multinazionale già da tempo ha indirizzato la propria attenzione verso i mondi virtuali, non solo con acquisizioni miliardarie di aziende del settore come la Oculus VR specializzata in visori, ma investendo nella ricerca cifre annue che si aggirano verso i dieci miliardi di dollari, investimenti sempre in crescita. Nel 2015 Zuckerberg in un messaggio ai suoi azionisti spiega con chiarezza le loro intenzioni: “La nostra visione è che realtà virtuale e aumentata saranno le prossime piattaforme informatiche dopo lo smartphone, e questo entro i prossimi dieci anni. Saranno ovunque, anche più dello smartphone, in quanto le indosseremo sempre, in particolare la realtà aumentata. Saranno più naturali dello smartphone, in quanto utilizzano per l’interazione con il digitale i nostri meccanismi naturali di visione e gestualità. E possono anche essere più economiche, in quanto quando avremo un buon sistema di AR/VR, non avremo più bisogno di comprare telefonini, televisioni, o molti altri oggetti fisici diventeranno semplicemente applicazioni di uno store digitale”. In un altro discorso entra nel vivo dei sogni artificiali che si apprestano a creare: “Tra qualche anno le persone saranno in grado di sentirsi come se fossero nella stessa stanza anche a centinaia o migliaia di chilometri di distanza. La realtà aumentata e la realtà virtuale sono il futuro”.

Con il miglioramento delle tecnologie, in particolare si parte da quella dei videogiochi, si va verso un mondo virtuale sempre più efficace nel sostituirsi alla realtà reale. Lo strumento virtuale nella mente umana viene meno e l’immersione nella realtà aumentata sempre più realistica prende il sopravvento in un’immersione sempre più totale. All’improvviso tutto si fa possibile, qualsiasi desiderio può essere appagato come nel mondo fisico e oltre il mondo fisico. Sappiamo di essere immersi, ma presto il passaggio tecnologico viene meno dalla nostra sfera cognitiva e siamo un tutt’uno con lo spazio virtuale che ci accompagna in mondi nuovi. Senza essere esperti in psicanalisi è evidente che processi simili, come già era stato visto con il forte uso dei social media, telefonino ecc…, hanno forti conseguenze non solo nella sfera della nostra salute, ma anche su quello che è possibile fare della stessa mente umana. Con queste tecnologie immersive piene di input e schock simulati si può ridurre ad un colabrodo la nostra sfera emotiva rendendola o dipendente da quel tipo di sensazioni artificiali o nel tempo incapace di distinguere il reale dal fittizio. Il tempo del corpo e il tempo dello spirito è destinato a sparire per far posto al tempo della macchina, della protesi che è incarnata in noi. Continui input ci sollecitano, ci dirigono, ci coccolano in modo sempre più persistente, una miriade di informazioni si appresta a sommergerci: non sono spunti per pensare, troppo veloci, qualcuno ha già calcolato per noi lasciandoci sempre indietro. Non ci resta che levigare la nostra esistenza e seguire il terminale che ormai ci conosce e che promette di conoscerci più di noi stessi.

Il cambiamento di Faceebook in Meta, in una Metaverse Company come l’ha definita Zuckerberg, è da considerare quindi come l’inaugurazione di un progetto che aspettava di poter uscire allo scoperto, dove, con estrema chiarezza, si indicano quelle che saranno le direzioni nei prossimi anni che non si limiteranno ad un radicale cambiamento dei social media, ma di tutta l’infrastruttura di internet. Anche gli altri grandi del digitale della Silicon Valley come Google e Apple non sono da meno continuando a perfezionare i loro software di realtà aumentata usando lo smartphone come trampolino per arrivare dove vogliono. Per queste compagnie il cammino verso il Metaverso necessita di continuo addestramento con l’inseparabile protesi mobile.

Il Metaverso promette di far evolvere in modo radicale l’interpretazione del reale, trasferendo le nostre sensazioni e i modi di relazionarci in queste nuove piattaforme virtuali che ne rappresentano l’accesso. Apparentemente saranno un clone della vita reale, ma con le enormi possibilità della realtà aumentata. Come ogni tecnologia che lavora a stravolgere le nostre esistenze anche il Metaverso costruisce la sua narrazione solidale, ecologica, inclusiva, genderfluid, ma soprattutto con una particolare attenzione per la salute. Considerato che ormai da qualche anno dalla dichiarata pandemia non siamo più usciti fuori dalla categoria di paziente a cui è necessario prestare continuamente attenzioni e monitoraggio algoritmico. Ovviamente lo sviluppo senza precedenti dell’infrastruttura digitale ha dato un’enorme accelerata a tutti questi processi. Per gli effetti legati ai problemi psicologici legati alle chiusure imposte dei mesi scorsi il responsabile di un gruppo di ricerca sulla realtà virtuale Giuseppe Riva descrive così le loro aspettative: “La realtà virtuale di Covid Feed Good restituisce un luogo, per quanto digitale, alla gente. Un luogo dove poter riflettere, dove poter innescare elevati livelli di efficacia personale, un luogo che, grazie al senso di presenza e al coinvolgimento emotivo della realtà virtuale, permette di raggiungere un alto grado di autoriflessione. In poche parole, Covid Feed Good aiuta la gente a cambiare”. Quindi in questo caso abbiamo una realtà virtuale atta a distrarci, confonderci, ma sempre Riva prosegue: “Covid Feed Good permette di vivere le sfide imposte dal virus come una concreta opportunità di cambiamento, diventando delle persone migliori”.

Sempre in campo sanitario la realtà virtuale promette di intervenire anche nel campo delle neuroscienze per risolvere problemi alimentari come l’anoressia, altre problematiche legate alla sessualità, ansia, stati di panico e in generale nella sfera del dolore. Come già abbiamo sentito in questi mesi andiamo verso opportunità di cambiamento, quel cambiamento che necessita di sempre nuove emergenze per fare passi avanti, per crescere e imporsi come ineluttabile.

Quando questi tecnoscienziati insediano le loro startup quelle che per loro sono possibilità invece per tutti gli altri è l’inizio di un incubo reale. Parlano di alleviare il dolore, ma sono pronte a fomentare l’odio come abbiamo visto recentemente in quei videogiochi di guerra utilizzati nel conflitto tra la Russia e l’Ukraina, utilizzati ampiamente dalla Nato a fini di propaganda, dove possiamo essere certi che le compagnie fornitrici sono sempre le stesse.

Secondo Stefano Moriggi, esperto in didattica digitalmente aumentata, bisogna passare da una scuola costruita intorno alla tecnologia del libro a una scuola costruita intorno alla conoscenza e all’interattività della Rete, dove grazie alle nuove tecnologie la classe si trasforma in una piccola comunità di ricerca. È evidente che la mentalità da startup va per la maggiore, nonostante le rassicurazioni dei sindacati in gran parte complici della Grande Trasformazione un numero incalcolabile di persone è destinato nei prossimi anni ad essere escluso dalla società per poi passare a pratiche molto peggiori. Nel 2018 in Cina con il suo Credito sociale premiale 23 milioni di persone non hanno potuto viaggiare per un punteggio sociale troppo basso.

Queste tecnologie immersive non vanno verso il cambiamento delle società, ma ne rappresentano uno degli assi principali qui e adesso, sono il nuovo cambiamento delle società. Perché sono l’interfaccia nel nuovo paradigma cibernetico di computer nello spazio che si sta diffondendo in ogni ambito, smaterializzano la fisicità per restituirci la gestione delle nostre vite, ma non più il possesso di queste. Dove l’interfaccia si appresta a divenire trasparente si passa da quella che era un’interazione con il digitale all’esperienza del digitale. Il Metaverso ci trasferisce verso un’esistenza fluida dove ci possiamo traghettare verso le possibilità del cambiamento. Questo nuovo mondo cibernetico che si appresta a prendere possesso prima degli spazi e poi dei nostri corpi trova la sua massima possibilità in un contesto di paura sanitaria e di distanza: sono ovunque, posso fare qualsiasi cosa, ma di fatto sono sempre al solito posto. Una tecnologia ottima per tempi di coprifuoco e di perenni emergenze dove la mobilità reale è ridotta, ma non quella dei dispositivi. Un intrattenimento continuo soprattutto per giovani e giovanissimi. E per gli anziani? In principio per tutelarli ovviamente si manterranno visite a distanza, tutti in fila davanti a vetri e monitor a salutare, come nelle RSA, ma è già stato detto più volte dai tecnici del potere che siamo in troppi e vi sono troppi sprechi di risorse. Gli anziani nel Metaverso non saranno previsti.

Non ci sarà un’entrata nel Metaverso, ma una lenta immersione che farà evolvere in modo radicale il WEB per come l’abbiamo conosciuto, questo avrà accelerazioni in base al grado di emergenza che verrà dichiarata. La propaganda è già al lavoro con nuove apparentemente neutrali forme di linguaggio. Le spinte da parte dello Stato mero esecutore di programmi decisi altrove interverranno negli spazi pubblici o in luoghi dove già assistiamo a forti misure di sorveglianza tecnologica come stazioni e aeroporti, ma con il potenziamento della rete 5G l’obiettivo è entrare nelle case e raggiungere i nostri corpi per non mollarci più. Ogni nuovo cambio di paradigma necessità di consenso, per questo tutto è sotto attacco per essere trasformato o reso obsoleto. Il Metaverso è la nuova enclosure digitale con la vita rinchiusa all’esterno e le persone chiuse dentro. Come avveniva con le recinzioni i capitalisti dell’epoca si accaparravano terre un tempo libere. Oggi prima ancora della sua completa realizzazione vi è la corsa delle compagnie dei Big data a comprare e privatizzare spazi virtuali per costruire l’infrastruttura del mondo futuro, lo stesso che avvenne nel progetto Genoma umano dove, prima ancora della fine del sequenziamento dei geni, il comparto farmaceutico e biotecnologico aveva acquistato i risultati che ne sarebbero arrivati come loro esclusiva proprietà.

Nel dispiegarsi di una sorveglianza che si universalizza anche nello spazio intorno a noi che se lasciata completare permetterà la fine di un mondo libero, si sente sempre qualche personalità – riferimento indiscusso tra progressisti e sinceri democratici – farfugliare di controllo dei propri dati. Come? Se il potere aumenta la sua sorveglianza digitale su di noi, anche noi dovremmo aumentare la nostra sullo Stato e le multinazionali perché se il capitalismo della sorveglianza va solo dall’alto verso il basso si arriva alla dittatura. Lo scopo di personaggi come Harari, consigliere di Klaus Schwab, è evidentemente ancora una volta mandarci fuori strada, farci vedere possibili minacce nel posto sbagliato e nell’attesa rivendicare tutti insieme la tutela della privacy, fino a che il simulacro può essere gettato per far posto al mondo macchina per un viaggio dove non è previsto il fuori bordo. Come si diceva per le biotecnologie siamo oltre alla somma dei nostri geni e per l’industria del digitale siamo oltre alla somma dei loro dati, perché non siamo informazione, la natura non è informazione. Questi paradigmi sono artificiali e in antitesi con ogni sentire realmente libero, adatti soltanto per essere quantificati con i loro sistemi algoritmici, per società che non hanno più niente di umano.

Bergamo, Aprile 2022, Costantino Ragusa

Pubblicato in L’Urlo della Terra, numero 10, Luglio 2022

Contributo di Maria Heibel per le tre giornate contro le tecno-scienze: L’Ingegneria dell’umanità e del pianeta in esseri robotizzati e megamacchina

Dal sito internet No Geoingegneria: https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/lingegneria-dellumanita-e-del-pianeta-in-esseri-robotizzati-e-megamacchina/

L’INGEGNERIA DELL’UMANITÀ E DEL PIANETA IN ESSERI ROBOTIZZATI E MEGAMACCHINA


Dalla geoingegneria al transumanesimo: come la Terra e i suoi abitanti vengono tramutati dallo stato naturale in artificiale attraverso l’ ingegnerizzazione nucleare, chimica, elettromagnetica, nanotecnologica e sociale.

Un tentativo di una visione d’insieme

Contributo di Maria Heibel per l’incontro:  TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE.

Questo è il testo dell’intervento che ho tenuto sabato 30 luglio 2022 alla conferenza Tre giorni contro la tecnoscienza ad Alessandria. Ringrazio gli organizzatori per avermi invitato chiedendomi di unire i puntini e ringrazio per lo stimolante scambio successivo al mio intervento.

Una versione audio preregistrata sarà presto disponibile sul sito degli organizzatori del meeting  https://www.resistenzealnanomondo.org/

Cosa c’entra la geoingegneria con il 5G – e il 5G con il transumanesimo?
E cosa hanno a che fare questi elementi l’uno con l’altro? 

Il tema e la realtà della geoingegneria sono sconosciuti ai più, anche se il cielo ce lo annuncia con tanta enfasi. La cosa bizzarra è che molti giornali e persino riviste scientifiche serie si rifanno a questo cielo infestato da scie strane e  nuvole nuove  come un cielo futuristico, mostrano foto di questo cielo reale, questo cielo che vediamo,  per farci immaginare un cielo ‘curato’ chimicamente. 

Com’è possibile una simile assurdità?  Questo esempio di percezione schizofrenica ha precursori e successori. 

Il fatto è che persino il NOAA avverte, in relazione all’enorme traffico aereo, che la geoingegneria esiste, che le scie degli aerei influenzano l’atmosfera. Comunque, secondo la progettazione, che prevede operazioni del genere, questo deve essere fatto intenzionalmente, un velo deve essere steso tra il sole e il pianeta. Il grande oscuramento. Partiamo da qui, dalle evidenze. Per molti, tuttavia, evidente non è. La normalizzazione delle nuove normalità nel cielo è stata praticata con successo. Qualcuno preme il tasto e modifica a piacimento. 

Uno dei più importanti promotori di questo ramo della geoingegneria, del cosiddetto Solar Radiation Management,  è stato Edward Teller, che nel 1997 a Erice ha presentato il suo  piano che propone di spruzzare particelle riflettenti dagli aerei nell’atmosfera, proponendo di inserire  anche  il traffico civile, per poter modificare il clima a piacere. Aveva previsto il pulsante per il freddo e il caldo.

Un anno dopo, casualmente, i cieli  cambiarono, gradualmente, prima in USA e Canada, poi sui paesi appartente alla NATO – e piano piano – non troppo piano –   è stato possibile rilevare una diffusione mondiale del fenomeno del cielo scarabocchiato e dei tramonti dietro griglie a strisce.

Edward Teller, il “padre” della bomba termonucleare, o bomba all’idrogeno,  è tra coloro che hanno programmato questo cielo,  funge da filo conduttore per mettere a fuoco passaggi  importanti che possono aiutare a abbozzare un quadro più complesso. Il nome di Teller è emblematico per la  nuova era e lo sviluppo che ha portato a passo spedito nello spazio. (1)

 Teller propose per la prima volta uno shield o scudo  in alto  anni indietro. L ‘allora presidente Ronald Reagan l’ annunciò così: «Io mi rivolgo alla comunità scientifica nel nostro Paese, perché le stesse persone che ci hanno dato la bomba atomica ora volgano i loro talenti alla causa dell’umanità e della pace nel mondo, per darci gli strumenti che possano rendere le armi nucleari impotenti e obsolete».

Era lo scudo delle famigerate Guerre Stellari, che Reagen aveva  impacchettato tanto bene. Ma fu bocciato lo stesso.

Qualche anno dopo Teller presento uno shield in nuova versione nel 1997, il suo grandioso progetto di ingegneria planetaria  con il  titolo: “Effetto serra e glaciazioni. Prospettive per un meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi fisiche”

Rispetto alle proposto di Teller ad Erice commentò Foresta Martin Franco sul Corriere della Sera: Cio’ che ha piu’ colpito la platea di Erice non e’ tanto l’eccesso di innovazione e di stravaganza del progetto (gli scienziati americani ci hanno abituato a delle fascinose fughe in avanti), quanto la totale mancanza di sensibilità ambientale che lo contraddistingue.

Ma è stata la bomba atomica a rappresentare una svolta epocale per l’uomo, con la quale si è innalzato al di sopra della natura, con questo progresso si è inaugurata una nuova smodatezza. .

Robert Oppenheimer, la cui fama è principalmente associata alla costruzione della prima bomba atomica nell’ambito del Progetto Manhattan e alla successiva crisi di coscienza che lo portò a rifiutare di lavorare alla bomba all’idrogeno, disse dopo la prima esplosione di una bomba atomicaI fisici hanno conosciuto il peccato e questa è una conoscenza che non potranno perdere.

È stato un passo verso una dimensione che Günther Anders ( filosofo austriaco) descrisse come dilemma fondamentale dei nostri tempi: “Noi siamo inferiori a noi stessi”. Siamo incapaci di farci un’immagine di ciò che noi stessi siamo stati capaci di fare. In questo senso siamo “utopisti a rovescio”: mentre gli utopisti non sanno produrre ciò che concepiscono, noi non sappiamo immaginare ciò che abbiamo prodotto.” (2)

Facciamo un passo indietro:

MANHATTEN 1

Edward Teller, che di rimorsi e crisi di coscienza come Einstein e Oppenheimer non sembra aver sofferto, fu partecipante del Progetto MANHATTEN avviato dal Presidente  Roosevelt, nel 1942. Il lavoro svolse nella massima segretezza a tutti i livelliperfino la maggior parte dei capi militari americani furono all’oscuro. 

 Nell’autunno del 1942, gli abitanti di una zona rurale del Tennessee furono privati in un attimo delle loro case e fattorie. Gli Stati Uniti, che avevano così a disposizione più di 59.000 acri di terra, tirarono su in pochi mesi una città pionieristica, Oak Ridge,  che in seguito ebbe più di 75.000 abitanti, ma non comparve mai sulle carte geografiche e che, all’apice della Seconda Guerra Mondiale, consumava più energia della città di New York. (3)https://www.youtube.com/embed/wLg0ebODqPo?feature=oembed

Si trattava quindi di un affare top-secret del governo statunitense per creare la prima bomba atomica al mondo. Le bocche furono sigillate e fino alla fine della guerra non si seppe nulla o quasi del progetto stesso o delle persone coinvolte. 

Il 16 luglio 1945 esplose il primo ordine nucleare, e insieme ai due test in seguito, erano effettivamente due test le due bombe lanciate su Hiroshima e Nagasaki, fu l’inizio di una lunga serie di sperimentazioni al di là di ogni codice etico. Fu una lunga serie di crimini contro l’umanità e contro il pianeta.  

Tra il 1945 e il 1998, cioè fino alla stipulazione del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CBBT) nel 1996, sono esplosi 2053 ordigni nucleari.

Da allora, una massa di nuovi radionuclidi, isotopi artificiali, è circolata nella stratosfera prima di raggiungere la superficie terrestre attraverso la troposfera e diffondersi ovunque: Cesio-137, Plutonio-239, Carbonio-14, Stronzio-90 contaminano l’atmosfera terrestre per migliaia di anni. (4)

La geoingegneria secondo me inizia qui.

Dopo la messa in opera di un primo ground zero in Giappone, iniziò quasi subito la più imponente campagna globale di lavaggio del cervello mai realizzata. 

Ai bambini giapponesi sono stati mostrati cartoni animati che parlavano del atomo buono.

Walt Disney produsse il film propagandistico “IL MIO AMICO ATOMO” per piccoli e grandi. https://www.youtube.com/watch?v=4is-gZbDC2A

Le bombe diventarono sexy. Miss Atomic Bomb veniva selezionata in concorsi speciali. Ragazze Pinup sexy cavalcavano bombe. La sessualità femminile diventa iconografia della distruzione. L’anatomia femminile viene alterata e trasformata in modo da mettere in evidenza una sessualità che, all’epoca, doveva essere contenuta nella sfera domestica, del matrimonio e della famiglia. 

La realtà capovolta, distorta, ricreata dalla macchina dell’informazione ha una lunga tradizione. Possiamo sperimentare oggi di prima mano il modo in cui la realtà viene stravolta e  rimodellata  dai mezzi di comunicazione di massa.

L’energia nucleare doveva rappresentare la strada verso un futuro promettente, caratterizzato da importanti scoperte tecnologiche, ed essere circondato da un’aura di positività e fiducia. 

“È un dono di Dio”, dichiarò l’allora Presidente Harry Truman durante un comunicato televisivo alla nazione all’indomani della resa giapponese. Pochi anni e qualche decisione di test nucleari dopo, nel 1953, il suo successore Dwight Eisenhower esprime la volontà di utilizzare l’energia atomica anche per scopi civili. Non si dovette attendere molto. Nel 1958, la Commissione per l’energia atomica diede il via all’Operations Plowshare, con l’intento di esplorare i limiti e le potenzialità delle esplosioni nucleari per la creazione di bacini acquiferi, per gli scavi minerari e per l’estrazione di combustibili fossili nel sottosuolo.  Edward Teller propose il progetto Chariot, che aveva come obiettivo la creazione di un porto artificiale a Cape Thompson in Alaska, e consisteva nel seppellire un numero imprecisato di testate nucleari che sarebbero poi state fatte esplodere. Il mare sarebbe confluito all’interno dei crateri risultanti, formando di fatto un’eccellente conca naturale (si fa per dire) in cui creare il porto.

La scarsa consapevolezza dell’impatto del nucleare sull’ambiente e sulla salute fece sì che il suo utilizzo venne considerato anche per i propositi più avventurosi. Nel 1959, Jack W. Reed meteorologo ad un  grande laboratorio dell’United States Department of Energy, che si occupano di questioni di sicurezza nazionale per conto della National Nuclear Security Administration, presentò uno studio intitolato “Some Speculations of Nuclear Explosions on Hurricanes”. Perché non difendere la popolazione dagli uragani semplicemente bombardandoli?  Reed teorizzò che un’esplosione nucleare nell’occhio del ciclone avrebbe fatto in modo che la sua intensità diminuisse, sventando così ogni pericolo (un test c’è stato) (5) 

Donald Trump deve averne sentito parlarne,  aveva suggerito di bloccare gli uragani con le armi nucleari. Aveva uno zio speciale.

L’esperto scientifico John G. Trump fu incaricato di esaminare i documenti sequestrati postumi di Nikola Tesla.  Tesla morì nel 1943 e solo tre anni dopo Bernard Vonnegut e altri due scienziati della General Electric lanciarono simultaneamente l’era scientifica del controllo meteorologico e il Nuovo Progetto Manhattan. I tre anni trascorsi tra la morte di Tesla saranno stati sufficienti per verificare il materiale di Tesla.

In sintesi, 

nel 1945 iniziò l’era atomica nella più completa incoscienza.

Nonostante gli orrori provacati naque un un entusiasmo sconfinato a metà degli anni Cinquanta, quando “le prospettive dell’energia nucleare sembravano brillanti e inesauribili”.

Si prevedeva di viaggiare su Marte con l’energia nucleare.

Hollywood, industria discografica, moda  e mainstream accomparono  questo mondo nuovo  ‘fantastico’.

Con l’ingresso nell’era nucleare, l’intreccio tra scienza civile, industria, accademie, settore dell’ informazione e mondo militare, già chiaramente evidente durante le due guerre mondiali, si intensifica in molteplici forme. Il sistema duale civile-militare sta raggiungendo un importante livello di sviluppo.

La fase attuale ha molto a che fare con gli spostamenti determinati dalle guerre mondiali del passato. Hanno portato a due grandi capovolgimenti, due grandi Reset, ed ora siamo nel terzo.

Oggi siamo in guerra, una guerra mai dichiarata, una guerra a più livelli: una guerra economica, biologica, cibernetica,  chimica, una elettromagnetica, una guerra dell’informazione, sì, e una guerra meteorologica. Quest’ultima è forse la guerra più subdola e nascosta. 

Un passaggio occultato – da MANHATTAN 1 a MANHATTAN 2 

Il complesso militare-industriale-accademico coinvolto nel Progetto Manhattan originale e nella ricerca nucleare era quindi contemporaneamente impegnato nella ricerca e nell’applicazione della manipolazione meteorologica. Le due aree erano strettamente legate anche in termini di utilizzo militare. 

Questo si può già vedere nello sviluppo e nel funzionamento degli strumenti, in entrambi i settori sono necessari e impiegati gli stessi elementi, satelliti, radar, aerei, razzi, ecc. Per questo motivo, molti scienziati che facevano parte del Progetto Manhattan originale hanno lavorato anche alla modificazione del tempo e alla ricerca atmosferica.

Uomini come: Edward Teller, Vannevar Bush, John von Neumann e altri sono noti per aver  lavorato  in entrambi settori. (6)

DALLA GEOINGEGNERIA NUCLEARE ALLA GEOINGEGNERIA CLIMATICA

La realtà della modificazione meteorologica è esplosa alla fine degli anni ’40 con la scoperta della semina delle nuvole negli Stati Uniti da parte di Vincent J. Schaefer e Bernard Vonnegut, (7) e può essere vista come sottocategoria della geoingegneria.  Ha un impatto locale in quanto si svolge su scala locale, ma quando si verificano numerosi interventi (la Cina sta ora manipolando su larga scala),  l’impatto globale deve essere tenuto in conto. Tuttavia, anche un intervento limitato e locale in un’area di importanza strategica può avere un impatto globale devastante. Basti pensare all’ effetto farfalla  che dice “ che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.

Il significato del  termine geoingegneria è stato modificato negli ultimi anni. La definizione attuale è la seguente: La geoingegneria, nota anche come ingegneria climatica, descrive una serie di modi per intervenire su larga scala nei sistemi naturali della Terra – oceani, suolo e atmosfera – per combattere direttamente il cambiamento climatico.

Sebbene la definizione ufficiale del termine e delle tecnologie sia stata diffusa solo di recente, già negli anni ’60 esistevano piani concreti per progetti di questo tipo.

Esiste un memorandum della CIA del 1960 

che descrive in dettaglio ciò che deve essere fatto per cambiare il clima della Terra. (8)

Non ho potuto fare a meno di pensare, scoprendo il documento, agli esperimenti nucleari ad alta quota che si sono svolti in quegli anni e ai missili esplorativi con vari rilasci che hanno lasciato tracce negli strati superiori. I danni creati erano diversi, uno di questi, secondo Rosalie Bertell, era il daneggiamento dello strato di ozono, e non è stata l’unica a parlarne. Gli effetti sul clima o non sono stati indagati, poco probabile, o non resi pubblici i dati.

Mi sono chiesta: è possibile che il danno fatto  – lacerazione dell’ ozonosfera – abbia portato a pensare di porvi rimedio? È possibile che la CIA, ad esempio, abbia intrapreso un progetto del genere in questo contesto?  

Negli articoli sulla storia dello sviluppo della ricerca sull’ozono, gli esperimenti nucleari in quota non sono considerati come un fattore

Il ruolo dei test nucleari NON è menzionata né dalla NOAA, né dall’ONU, né dalla NASA, né dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale, né dalla Commissione Europea, né dall’EPA, né da nessuna parte del Protocollo di Montreal, che è un po’ la Bibbia dell’inversione della riduzione dell’ozono – dopo aver scoperto il buco.
In risposta a una domanda al riguardo, il NOAA ha dichiarato a FactCheck:
I test nucleari non sono la causa della riduzione dello strato di ozono che abbiamo sperimentato….Le emissioni umane di composti di cloro e bromo a lunga vita, compresi i CFC e gli halon, hanno portato alla riduzione dell’ozono osservata. (bromo e cloro ricordano  la ricetta del genio della NASA Harry Wexler per modificare il clima, questo nei primi  anni sessanta. Wexler propose di  DISTRUGGERE LO STRATO DI OZONO E QUINDI AUMENTARE NETTAMENTE LA TEMPERATURA SUPERFICIALE DELLA TERRA, irrorando diverse centinaia di migliaia di tonnellate di cloro e bromo con aerei stratosferici) Ci hanno provato? In passato temevano un raffreddamento del clima. (9)  

Nell’ Atomic Archive leggiamo sulla Ozone Depletion: In teoria, i test nucleari producono protossido di azoto, una sostanza che impoverisce l’ozono.

Giusto in questi ultimi tempi Alan Bardeen e i suoi coautori hanno scoperto che i fumi di una guerra nucleare globale distruggerebbero gran parte dello strato di ozono nell’arco di 15 anni, con un picco medio di perdita di ozono di circa il 75% a livello mondiale. E anche una guerra nucleare regionale porterebbe a un picco di perdita di ozono del 25% a livello globale, con un recupero che richiederebbe circa 12 anni.  (10) 

 Le detonazioni  ‘pacifici’ hanno effetti diversi? 

Altra area  rilevante  dal punto di vista del pericolo per l’ozonosfera – e occultata –  è il traffico aereo civile e militare. È persino escluso dalle statistiche ufficiali sull’inquinamento atmosferico. (11)   

Inoltre,  non si parla dell’espansione della rete satellitare 5G. Se il 5G penetra dallo “spazio” in modo massiccio e ampiamente collegato alle reti in basso, quali sono le conseguenze per gli strati atmosferici e per la vita sul pianeta? (12) 

Dallo spazio riusciremo a controllare

disse il futuro presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson nel 1962. Johnson riassume molte cose in poche parole: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare la rotta della corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati». (13) 

E’ una sintesi davvero impressionante, che io non so fare con la stessa incisività. Nel mio tentivo di riassumere ma anche spiegare mancano molti aspetti. Sto cercando di dipingere un quadro ampio, ma rimane sempre e comunque limitato. Per quanto riguarda il controllo meteorologico mi limito a ricordare che esperimenti per modificare la quantità di precipitazioni sono stati condotti già negli anni ’50 in decine di Paesi, tra cui l’Italia. In Italia, i primi dati ufficiali risalgono al 1947, e gli esperimenti riportati in Sardegna negli anni ’60 sono particolarmente interessanti, in quanto soddisfacenti e rilevanti per la costruzione di bacini artificiali. Generale A. Serra, che ci ha lasciato un documento che documenta questi fatti, ha commentato:

Operare su regioni di montagna o di collina, al fine di creare riserve idriche in bacini di raccolta è la forma più promettente di usufruire di piogge o neve artificiali, dichiarò il Gen.A.Serra. (14)

Il tema dell’inseminazione  delle nubi  e la gestione dell’acqua, del WATERMANAGMENT sono strettamente legati. Dove si trovano grande dighe nel mondo si trovano operazioni di Cloud Seeding. 

Tuttavia, l’uso e la manipolazione degli elementi della natura è accompagnato da disastri di portata sproporzionata. La segretezza delle operazioni – elemento rilevante anche in questo settore – è la salvezza per chi compie danni. Nel caso in cui le operazioni sfuggano al controllo, è la natura a fungere da alibi e ad essere incolpata dei disastri.

L’alluvione di Lynmouth, in Gran Bretagna, nel 1952, ne è un esempio. Il  14 agosto 1952 furono avvistati degli aerei che inseminavano le nuvole con l’intenzione di cambiare il tempo. Il cielo assunse una straordinaria tonalità di giallo, verde e viola. Il diluvio che ne seguì fu drammatico.


Anche l’alluvione di Firenze del 1966 solleva questioni di questo tipo.

Quando il tempo atmosferico è usato come arma e mira alla distruzione, richiede ancora più segretezza (vedi il Progetto Popeye e il Vietnam).

In sintesi: 

Il cloud seeding è una procedura per modificare la quantità e il tipo di precipitazioni attraverso l’applicazione di sostanze chimiche nell’atmosfera, alterando i processi microfisici nelle nuvole o nelle correnti. È documentata da decenni e viene utilizzata per modificare le precipitazioni, la grandine, la neve o le tempeste. Questo avviene negli Stati Uniti, in Russia, Europa, Cina, India, Africa, Indonesia, Australia, Cuba, Cile e altri Paesi. In Israele sono veri maestri. Sono venuti anche da noi per insegnarci.(Progetto Pioggia in Puglia)

Di particolare interesse nel campo della manipolazione meteorologica sono progetti di 

CONTROLLO ELETTROMAGNETICO 

Ci sono di vari tipo. 

 Negli anni ’90, l’Atmospheric Laboratory del MIT ha condotto prove sul campo di tecnologie non convenzionali per la modifica del tempo atmosferico. In ulteriori studi, gli scienziati dell’atmosfera hanno sviluppato una teoria che identifica nel caos meteorologico su macroscala la “chiave” della modificazione del tempo.

Alla fine degli anni ’90, un gruppo di ricerca indipendente in Australia, cercando le origini di questa teoria, si è imbattuto in un “meccanismo atmosferico”. Prove sperimentali hanno dimostrato che “piccole quantità di energia elettromagnetica applicata in modo intelligente” possono causare cambiamenti nel tempo atmosferico in base all’andamento delle onde sinusoidali atmosferiche (onda con un unico movimento oscillatorio) . Questa ricerca ha portato allo sviluppo di una tecnologia di risonanza atmosferica sostenuta da Aquiess International. La manipolazione meteorologica di Aquiess si basa su frequenze, codici e algoritmi rilevabili che possono fornire un collegamento (apparentemente) diretto tra i processi di programmazione e i sistemi atmosferici. Secondo il responsabile del progetto, è stato possibile produrre precipitazioni delicate. Il progetto pare abbia avuto buoni risultati, i programmi Rain Aid, ma è stato spento (anche il sito di Aquiess) , il che però non significa che questa tecnica non venga utilizzata oggi, ma non più da Aquiess. Per questo sono necessari clienti. (15)

Ufficialmente note sono le piogge indotte con il laser, che mostrano per esempio in  in Arabia Saudita  effetti sorprendenti, si vedono cammelli camminare nel deserto allagato. Saranno forse adoperate una combinazione di tecnolgie. 

Altra nuova tecnologia crea nuvole di pioggia partendo dal un cielo totalmente privo di nubi e generando ioni (gli ioni sono atomi o molecole a cui è stato tolto un elettrone e diventano così reattivi al punto da cercarsi l’un l’altro) nell’atmosfera. Questa metodologia è totalmente diversa da quelle sperimentate finora.

Da notare un film d’animazione Disney del 1957 (lo trovate sul sito: Come possedere il Tempo) che mostrava il trattamento delle nuvole con fulmini provenienti da oggetti volanti che sembrano droni.  Questo da un idea quali sviluppi tecnologici erano già avvenuti oppure programmati in questo settore, in quegli anni lontani. E lo sviluppo complessivo procedeva in modo impressionante.

Dopo il successo del lancio del primo satellite in assoluto, lo Sputnik, da parte dell’Unione Sovietica, già nel 1960, con il programma Carona, gli Stati Uniti lanciarono un satellite spia per fotografare le basi missilistiche sovietiche.

La tecnologia missilistica e la tecnologia delle armi nucleari sono state sviluppate contemporaneamente tra il 1945 e il 1963.

Durante questo folle periodo di test atmosferici nucleari, sono state tentate esplosioni a vari livelli, sopra e sotto la superficie della Terra. Alcune delle descrizioni ormai familiari della atmosfera protettiva della Terra, come l’esistenza di fasce di Van Allen, sono basate su informazioni ottenute attraverso la sperimentazione stratosferica e della ionosfera di quei tempi. Le detonazioni dentro la fascia di van Allen secondo Rosalie Bertell hanno creato danni irriversibili. Nel 1962 è stato lanciato un razzo con un ordigno da 1,4 megatoni che è esploso a 400 km di altezza, rompendo le fasce di Van Allen. Le fasce di Van Allen sono state una delle prime scoperte americane dell’era spaziale, nel 1958.

HAARP – WOODPECKER – ANTENNE – SATELLITI – SOLAR POWERSTATION E ….

Nel 1969 è stata creata una stazione per supportare gli studi dell’Università di Stanford sulle proprietà magnetosferiche e ionosferiche della plasmasfera.

La Stazione Siple è un precursore di Haarp.

Il programma HAARP è iniziato nel 1990

H.A.A.R.P. (High-Frequency Active Aural Research)

Le antenne installate in Alaska avrebbero ufficialmente avuto lo scopo di studiare la ionosfera per migliorare le telecomunicazioni, cosa che avveniva anche in altri Paesi e soprattutto in Russia, che era molto avanti nell’utilizzo di questo tipo di apparecchiature. 

Scrive Rosalie Bertell: Negli anni 1970, in una inusuale collaborazione fra americani e sovietici durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti diedero ai sovietici un gigantesco magnete, che in effetti divenne una parte del loro Progetto Woodpecker. Nel 1974, nell’ambito degli Accordi di Vladivostock, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica presero la decisione congiunta di sciogliere la calotta polare artica.11 Non si tratta di un accordo bilaterale registrato dell’ONU, perciò non divenne mai accessibile a coloro i quali – più tardi – furono messi in allarme dal rapido scioglimento dei ghiacci e delle nevi polari, e dalla situazione degli orsi polari che ne è risultata. Per il pubblico, lo scioglimento della calotta polare artica è diventato un segnale forte e inquietante del cambiamento climatico, talmente forte che negli Stati Uniti ai media è stato richiesto di non parlare mai di orsi polari! A causa del segreto militare la gente è stata indotta a pensare che il controllo industriale delle emissioni di CO2 riporterebbe tutto a posto nell’Artico! (16)

Il sovietico Woodpecker 

(simile a quello che in seguito negli USA fu HAARP) era uno strumento di Tesla situato in Ucraina, in quella che in seguito, nel 1986, divenne la zona non accessibile dopo il  disastro del reattore nucleare di Chernobyl (che aveva fornito energia per il Woodpecker)…

Rosalie Bertell ha descritto HAARP, Woodpecker, altri riscaldatori ionosferici, la rete satellitare, le torri GWEN e molto altro nel suo libro e non posso che raccomandarlo a chiunque voglia saperne di più sull’argomento.

L’ esplorazione dell’atmosfera superiore ha portato allo sviluppo di strumenti per monitorare le condizioni atmosferiche e geofisiche del pianeta. 

Ma è  davero  sorprendente la vertiginosa rapidità con cui sono emersi tecnologie, progetti e eventi: l’allunaggio nel 1969, all’apice della corsa allo spazio tra Unione Sovietica e Stati Uniti d’America, solleva molti interrogativi. Ci sono stati realmente? 

 Interrogativi di altro tipo  sono da fare  per i piani per il posizionamento di una Centrale solare satellitare nella fascia di Van Allan, riportate da Rosalie Bertell nel suo libro, progetatta pare già nel 1968. Con lo sviluppo dell’era spaziale, alla fine degli anni Cinquanta e negli anni Sessanta i pannelli solari come fonte energetica  sono stati utilizzati per alimentare varie parti dei veicoli spaziali. Il primo fu il satellite Vanguard I nel 1958, seguito da Vanguard II, Explorer III e dallo Sputnik-3.

Nel 1978, il governo statunitense propose ufficialmente 

Una centrale solare spaziale 

che avrebbe catturato l’energia dal sole e l’avrebbe rimandata sulla Terra per un uso commerciale.  Secondo Rosalie, ogni satellite doveva essere grande quanto l’isola di Manhattan e posizionato in orbita geostazionaria. Il piano prevedeva che i satelliti assorbissero la radiazione solare utilizzando celle solari e poi inviassero l’energia alla Terra attraverso antenne riceventi chiamate “rectennas”, dove sarebbe stata trasmessa tramite fasci di microonde. 

 Oggi questo sistema è di grande attualità e viene presentato come una possibile salvezza energetica per l’umanità. 

Leggiamo in questi giorni, e sono notizie mainstream: La soluzione alla crisi climatica? La Terra fa un passo avanti verso un’energia solare spaziale sostenibile, . 

Che si tratti nel caso della centrale solare nello spazio di un sistema camuffato, ufficialmente civile ma con caratteristiche militari, sembra più che ovvio. Rosalie Bertell si rivolse all’epoca al Comitato per il disarmo delle Nazioni Unite in riferimento a questo progetto, ma le fu risposto che, finché fosse stato definito come un progetto di energia solare, non avrebbe potuto essere considerato un progetto di armamento. Ma come era possibile questa ascesa rapida verso lo spazio? 

E passiamo da Edward Teller a  John von Neumann

Era von Neumann  il vero dottor Stranamore?

Uno sviluppo così stupefacente è stato reso possibile dallo sviluppo dei computer. E qui incontriamo un nome molto importante che è quello di John von Neumann (17).

All’apice della guerra fredda, a metà degli anni Cinquanta, Neumann fa di tutto per promuovere la costruzione del missile balistico intercontinentale … Ma il male è in agguato, un male per lui stesso: un tumore osseo lo costringe su una sedia a rotelle, però non gli impedisce di partecipare personalmente alle riunioni strategiche con i militari, mentre si dedica a nuovi studi sui programmi in grado di riprodursi da soli, che chiama automi cellulari. 

Dunque, ci si chiede se sia stato lui ad aver ispirato Kubrick nella creazione del personaggio del dottor Stranamore.

Neumann è stato una delle menti più brillanti e straordinari del secolo scorso. Insieme a Edward Teller e Eugene Wigner, apparteneva al “clan ungherese” del Progetto Manhattan.

Nel 1956, in qualità di membro della Commissione per l’Energia Atomica, Neumann predisse che le nazioni avrebbero raggiunto il controllo climatico globale entro pochi decenni, con la  prospettiva della guerra meteorologica.

 John von Neumann aveva affermato che la conoscenza dell’uomo stava rapidamente avvicinandosi ad un livello da consentire in alcuni decenni interventi in materia atmosferica e climatica. Non ha indicato quale forma di metodi di controllo del clima si potrà usare, ma ha detto che una volta che saranno stati sviluppati “saranno sfruttati”.

Ha dato il suo punto di vista al mondo nella trasmissione globale Voice of America  in un simposio radiofonico settimanale su “Le frontiere della conoscenza e la speranza dell’umanità per il futuro”. Ha detto che l’uso di procedure di controllo in una regione “può influenzare in modo critico un’altra”. E ha aggiunto anche: “L’attuale terribile possibilità di guerra nucleare può cedere il posto ad altre anche più terribili. Dopo che il controllo climatico globale sarà diventato possibile forse tutte le nostre attuali preoccupazioni sembreranno semplici”.

Ci sarebbe qualche speranza in una simile situazione? “La risposta più ottimista”, ha concluso, “è che la specie umana è stata sottoposta a test simili prima e sembra avere una capacità congenita di venirne fuori dopo varie forme di guai”.

Dieci anni dopo le detonazioni delle prime bombe atomiche e la successiva resa giapponese, la rivista Fortune ha pubblicato un importante articolo di John von Neuman “Can We Survive Technology?” ( lo trovate sul sito) E’ senza dubbio la prima menzione significativa della tesi SRM di geoingegneria. Quindi von Neumann ha ‘previsto’ la ingegneria del pianeta via Solar Radiation Managment.

Pochi anni dopo, tutto ciò fu reso esplicito in un memorandum della CIA, come già detto e

sempre nel 1960, si formò un gruppo nella NATO sotto la guida di Theodore von Karmàn. Kàrmàn è stato consulente dell’aeronautica statunitense e della NATO e ha avuto il compito di coordinare questo gruppo di esperti e leader della NATO guidato dagli Stati Uniti per sviluppare piani per le guerre future utilizzando (sfruttando, deviando, imitando) le forze della natura. L’incarico fu il coronamento della lunga carriera di Kàrmàn. I progetti in cui era coinvolto riguardavano in generale la conquista dello spazio.

Brevemente: Alcuni dati  per ricordare i contorni del periodo:

La Seconda guerra mondiale  ha dato un enorme impulso per aumentare lo sviluppo del controllo del meteo.

Nel 1953  il governo americano costituisce l’Agenzia per il controllo del tempo.

Nel 1957 una commissione consultiva sul controllo climatico afferma: “Le modificazioni climatiche potrebbero rivelarsi un’arma più cruciale della bomba atomica” (M.S. Ventakataramani, To Own The Weather, Frontline, 16-29 gennaio 1999).
Nel 1958  Howard T. Orville, capo dell’Agenzia per il Controllo del Tempo, afferma che si stanno studiando “modi per modificare il clima usando un raggio elettronico per ionizzare o de-ionizzare l’atmosfera sopra una determinata area”.

Quindi nel 1960 è stato fondato il Comitato NATO – il comitato von Karman.

Il Comitato comprendeva alti rappresentanti militari di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia e Germania Ovest. Era composto da oltre 200 scienziati ed esperti militari. Dopo la morte di Kàrmàn, fu Edward Teller a presiedere il Comitato NATO e Teller, come sappiamo, era fortemente motivato all’uso delle bombe atomiche, in molti modi. 

Il campo di esplorazione militare? 

Trasformare la natura in una vera arma, per generare eventi catastrofici, devastare l’agricoltura, le infrastrutture, sciogliere dei ghiacci per affogare città portuali avversarie, deviare correnti marine e atmosferiche, far esplodere ordigni nucleari finalizzati a provocare tempeste radioattive e incendi  su enormi spazi abitati, creare buchi nella ozonosfera, tutto questo e altro ancora era scienza militare durante la Guerra Fredda.


Si chiama «environmental warfare», ed è una guerra condotta provocando intenzionalmente catastrofi ambientali.

L’uso del meteo come arma viene vietato nel 1978 nell’ambito della Environmental Modification Convention (ENMOD). Sia Stati Uniti d’America che Unione Sovietica l’hanno firmata. Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977. In vigore dal 5 ottobre 1978   

Ma se si cambia il nome del bambino, il gioco può continuare.

Dopo il 1978 le sperimentazioni sono continuate indisturbate, ma non ufficialmente, e non si pubblicano più documenti espliciti e significativi come negli anni precedenti, mentre proprio in questi decenni constatiamo un aumento degli eventi estremi.

Facendo scomparire il tema dalla sfera dell’ufficialità, lo si è relegato nel campo delle teorie cospirative o della fantascienza.



Oggi viene incolpato il “cambiamento climatico” di ogni sorta di disastro (grazie al famigerato consenso del 97% degli esperti sull’aumento della CO2 come causa).

La “cure” escogitata per “trattare” il pianeta ‘infiammato’ è una misura  che, guarda caso, era proposta dalla CIA nel 1960!

Nel documento della CIA invece della CO2 come problema non c’era  traccia. 

Esiste un altro documento rivelatore, ed è  del 1998 di Jay Michaelson: “Geoingegneria: un progetto Manhattan per il cambiamento climatico” pubblicato nello Stanford Environmental Law Journal, vol. 17, No. 73, 1998.  Michaelson sostiene in un scritto corposo di 53 pagine la necessità urgente di avviare immediatamente progetti di geoingegneria e propone un progetto tanto vasto e segreto quanto lo era il progetto Manhattan, quindi  …

GEOINGEGNERIA – 5 G – TRANSUMANESIMO 

Per concludere la mia analisi, vorrei soffermarmi sulla questione che dovrebbe essere al centro di questa relazione e che spero sia già un po’ affiorata attraverso le mie presentazioni.

Quali connessioni si possono individuare tra la geoingegneria e la tecnologia 5G che sta investendo il pianeta, e cosa ha a che fare tutto questo con il passaggio dell’umanità al transumanesimo?

 “Gli sviluppi tecnologici trasformano il potere in una gestione totale della vita, che diventerà sempre più tecno…”scrivono nel loro  libriccino sul 5G Silvia Guerini e Costantino Ragusa. 

Credo che i fatti selezionati finora abbiano sottolineato proprio questo aspetto. In definitiva, una logica meccanica sostituisce il vivente.  Nel caso della rivoluzione atomica, l’energia distruttiva è stata dichiarata la forza vitale del progresso.

La campagna per le PR del settore delle telecomunicazioni descrive il 5G come la prossima generazione di “tecnologia wireless ultra veloce che ha il potenziale per connettere qualsiasi cosa, dagli smartphone alle auto a guida autonoma, ai mondi virtuali”, come se questo tipo di comfort aggiuntivo fosse un contributo benigno alla vita. 

La PR degli anni cinquanta, per introdurre il nucleare ‘civile’ intona la stessa  musica.

Il  5G utilizza frequenze d’onda estremamente elevate, da 24 GHz e fino a 90 GHz note come bande d’onda millimetriche, con alcune previsioni di raggiungere la gamma di 300 GHz. Le bande millimetriche sono necessarie per le armi del Massive Internet of Things (MIOT) , l’Intelligenza Artificiale e le armi a energia diretta (DEW), che richiedono tutte l’estremità più alta della scala dello spettro, che rappresenta anche livelli di esposizione alle radiazioni sempre più elevati. 

Il 5G, di cui non esiste un’analisi indipendente sulla sicurezza o sulla salute, minaccia la biosfera e tutti gli esseri viventi.

Questo non è più una novità da tempo, lo stesso vale per gli interventi dei geoingegneri che operano con gli stessi meccanismi senza scrupoli che considerano il pianeta e gli esseri viventi su di esso come macchine da invadere e rimodellare  come meglio credono. 

Come ha dimostrato anche la nascente era nucleare, questo avviene senza conoscenza e consapevolezza, ma con una logica che obbedisce solo ai propri fini, cioè al controllo e al possesso. OWNING THE WEATHER” descrive magnificamente lo spirito dei tecnocrati.

In pubblico, il 5G viene dipinto come una nuova era di gadget high-tech, il prodotto finale di una generazione di scienziati e politici che hanno reimpostato la relazione con la realtà e hanno accolto un cosiddetto progresso tecnocratico. 

La digitalizzazione compenetra tutti gli aspetti della nostra vita e il 5G, poi il 6G e il 7G saranno necessari per far funzionare appieno la rete di controllo.  La tabella di marcia è chiara, non hanno nulla da nascondere. Le informazioni sono disponibili in abbondanza sul sito del World Economic Forum.

E non è un segreto, e questo è l’aspetto più grave della questione, che in questo sviluppo c’è un elemento pervasivo e incontrollabile che nessuno può limitare o controllare: Sappiamo che il 5G fornirà anche armi neurali controllate a distanza, questo è risaputo. Per inciso, piani di questo tipo sono stati comunicati da decenni. Il geofisico Gordon McDonald, personaggio di alto livello, era a conoscenza di questi sviluppi e aveva previsto la possibilità futura di un controllo mentale dall’alto. 

Che si tratti del controllo dell’atmosfera, della biosfera o dell’esistenza umana, i metodi e gli strumenti utilizzati sono interconnessi, la misura dell’uomo diventa un fattore materiale, l’uomo diventa una cosa tra le cose.

In assenza di etica, l’avanzamento della scienza e della tecnologia estrema diventa ora ancora più drastico e di vasta portata: le forze della natura devono essere sconfitte e superate. La natura non deve essere solo migliorata, ma sostituita. Per raggiungere questo obiettivo, la realtà deve diventare globalmente leggibile, misurabile e controllabile. Una follia completa, perché la realtà è complessa e non è realmente comprensibile per le competenze umane.

 Il perseguimento di questa nuova dimensione si manifesta nel Massive Internet of Things (MIOT) con le sue varie classificazioni che spiegano la natura delle ramificazioni. (18)  

L’Internet delle cose (IoT) collega gli oggetti a Internet, ed è giunto il momento di collegare anche il corpo umano,  l’Internet dei corpi (IoB).

Ho ricordato in questi giorni un autore letto molti anni fa, già negli anni sessanta fu Lewis Mumford (1895-1990) scrisse nel suo libro il Mito della Macchina: 
“Nella terminologia dell’odierna visione dominante del rapporto dell’uomo con la tecnologia, la nostra epoca è il passaggio dallo stato primitivo dell’uomo, caratterizzato dall’invenzione di strumenti e armi allo scopo di dominare le forze della natura, a uno stato radicalmente diverso in cui l’uomo non solo avrà conquistato la natura, ma si sarà distaccato il più possibile dall’habitat organico. Con questa nuova “mega-tecnologia”, la minoranza al potere creerà una struttura unificata, onnicomprensiva, super-planetaria e a funzionamento automatico. Invece di agire come una personalità autonoma, l’uomo diventerà un animale passivo, senza scopo, dipendente dalla macchina, le cui stesse funzioni, secondo i tecnici moderni, saranno delegate alla macchina o strettamente limitate e controllate a beneficio di organismi collettivi spersonalizzati”.

 La digitalizzazione e l’inseminazione con sensori riguarda tutto il pianeta. Lo dimostrano le categorie aggiunte per ARIA-MARE-TERRA (19)

E quindi abbiamo:
L’Internet delle cose sott’acqua (IoUT) – L’Internet delle cose nel sottosuolo (IoUGT) – L’Internet delle cose nello spazio (IoST)  e sembrano particolarmente rilevanti per il controllo e la manipolazione dell’ambiente a tutti i livelli. 

Presto condiremo (we will salt) gli oceani, la terra e il cielo con un numero incalcolabile di sensori invisibili agli occhi, ma visibili l’uno all’altro e ad una varietà di dispositivi di raccolta dati. I vasti flussi di dati sempre più accurati si combinano e interagiscono per produrre cache sempre più significativi di conoscenza” . prometteva Esther Dyson qualche anno fa. Esther Dyson, un’ azionista finanziaria il cui portafoglio include 23andMe, Genomera e PatientsLikeMe, è figlia di Freeman Dyson.

Polvere intelligente diabolica sparsa ovunque come confetti”  – erano le ultime parole di Julian Assange prima che la sua connessione a Internet fosse definitivamente interrotta e il suo soggiorno nellì ambasciata sostitutio con la prigione. (20) 

  L’idea delle polveri intelligenti non è nuova. Kris Pister dell’Università di Berkeley aveva coniato il termine “Smart Dust” (polvere intelligente) a metà degli anni novanta come parte di un progetto di ricerca della DARPA, concludendo: “Programmeremo le pareti e i mobili, e un giorno anche gli insetti e la polvere”.

Già in VIETNAM, negli anni ’60, vennero rilasciate piccole macchine, cioè sensori lanciati dal cielo sopra la rotta di Ho Chi Minh, in grado di rilevare movimenti, suoni, metalli e persino odori, con cui accompagnarono la massiccia campagna aerea statunitense contro le linee di rifornimento nordvietnamite.  Naturalmente, questi sensori erano enormi rispetto a quanto è possibile fare oggi. 

E alcuni scienziati californiani non hanno dubbi: la polvere intelligente ha già fatto la sua prima apparizione su un vero campo di battaglia in Afghanistan, dove gli americani hanno cosparso nubi di smart dust sulle zone più impervie e montagnose. 

Il prossimo test? 

Ho qualche sospetto. 

Ci sarebbe molto altro da dire e da aggiungere per dipingere questo gigantesco quadro distopico. Mi fermo qui, dopo molti anni di indagine, è stato un primo tentativo di tracciare una panoramica dei molti dati raccolti e allo stesso tempo di incoraggiare a spulciare l’archivio creato, per chi volesse approfondire l’argomento.
Come mai prima d’ora, le persone cominciano a porsi delle domande.  L’immenso lavoro svolto da molti in questi due anni sta contribuendo a rendere il quadro più chiaro, a illuminare le connessioni.  Vedere e capire è il prerequisito fondamentale per il cambiamento, per la guarigione. Ecco perché questo lavoro è così importante e perché è così importante collegare la nostra ricerca.


Vi ringrazio per l’invito.

FONTI

1) EDWARD TELLER, DALLO SCUDO SPAZIALE A…https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/spazio/dallo-scudo-spaziale-alla-difesa-antimissili/

2) L’UOMO E’ ANTIQUATO https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/luomo-e-antiquato/

3) Oak Ridge: la città “Atomica” segreta degli Stati Uniti https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/citta-segrete-oak-ridge-2/

(4) HIROSHIMA E NAGASAKI: I REPORTAGE CENSURATI DAGLI USA https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/atomic-cover-up-la-storia-nascosta-dietro-il-bombardamento-degli-stati-uniti-di-hiroshima-e-nagasaki/

5) https://www.nationalobserver.com/sites/nationalobserver.com/files/styles/nat_social/public/img/2017/10/11/gw-irma-abomb-top.jpg?itok=2Btg_nZN e   https://www.youtube.com/watch?v=-q47sHA4eA

6) https://www.nogeoingegneria.com/timeline/personaggi/la-storia-e-davvero-lunga-e-parte-nel-1946-lo-sviluppo-postbellico-del-nuovo-progetto-manhattan/

7) https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/tesi-di-laurea-inseminazione-delle-nubi-stato-della-ricerca-e-prospettive-operative/

(8) LA CIA PUÒ UTILIZZARE IL METEO COME ARMA? È DAL 1960 CHE CERCA DI FARLO

9) HARRY WEXLERhttps://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/herry-wexler/

10) CONSEGUENZE CLIMATICHE DI UN CONFLITTO NUCLEARE www.nogeoingegneria.com/tecnologie/nucleare/conseguenze-climatiche-di-un-conflitto-nucleare-peggiori-del-previsto/

11) Shuttle e aerei mettono in pericolo la Terrahttps://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/scie-aerei-e-shuttle-mettono-in-pericolo-la-terra/

12) WIFI dallo spazio mette a rischio l’ozonosfera   https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/spazio/wi-fi-dallo-spazio-a-rischio-lo-strato-di-ozono/

13) Dallo Spazio riusciremmo a controllare il clima….https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/dallo-spazio-riusciremo-a-controllare-il-clima-sulla-terra-provocare-alluvioni-e-carestie/

14) Italia: piogge artificiali dal 1947 https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/piogge-artificiali-in-italia-dal-1947/

15) Controllo elettromagnetico del tempo https://www.nogeoingegneria.com/timeline/progetti/il-controllo-elettromagnetico-del-tempo/

16) PIANETA TERRA ULTIMA ARMA DI GUERRA https://www.nogeoingegneria.com/librifilms/e-uscito-il-libro-pianeta-terra-lultima-arma-di-guerra/

17) John von Neumann https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/nel-1956-john-von-neumann-ha-previsto-le-guerre-meteo/

18 e19) L’Internet delle cose sott’acqua (IoUT) – L’Internet delle cose nel sottosuolo (IoUGT) – L’Internet delle cose nello spazio (IoST) https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/dal-mare-al-sottosuolo-fino-allo-spazio-le-nuove-frontiere-delliot/

20) ASSANGE POLVERE INTELLIGENTE DIABOLICA  https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/polvere-intelligente-diabolica-sparsa-ovunque-come-confetti-le-ultime-parole-di-julian-assange/

KLAUS SCHWAB esalta: “Considerate le possibilità illimitate di avere miliardi di persone connesse tramite dispositivi mobili, dando vita a una potenza di elaborazione, capacità di archiviazione e accesso alla conoscenza senza precedenti. Oppure pensa all’incredibile confluenza di scoperte tecnologiche emergenti, che coprono campi di ampio respiro come l’intelligenza artificiale (AI), la robotica, l’Internet delle cose (IoT), i veicoli autonomi, la stampa 3D, la nanotecnologia, la biotecnologia, la scienza dei materiali, lo stoccaggio di energia e informatica quantistica, per citarne alcuni. Molte di queste innovazioni sono agli inizi, ma stanno già raggiungendo un punto di svolta nel loro sviluppo mentre si sviluppano e si amplificano a vicenda in una fusione di tecnologie attraverso il mondo fisico, digitale e biologico ”.

Klaus Schwab, Plasmare il futuro della quarta rivoluzione industriale.

Contributo di Dino Giagtzglou alle tre giornate contro le tecno-scienze

UN CONTRIBUTO AL QUARTO INCONTRO INTERNAZIONALE
CONTRO LE TECNO-SCIENZE


Salve a tutti e tutte!

Tre anni fa, quando Resistenze al nanomondo ha preso l’iniziativa di organizzare per la prima volta questo incontro annuale e internazionale, non potevo immaginare cosa sarebbe successo negli anni a venire. In quel primo incontro ho cercato di descrivere i miei pensieri e le mie preoccupazioni sulla quarta rivoluzione industriale in corso, concentrandomi sulla neo-teoria futuristica e tecnomaniaca (gentrificata) della Singolarità e su ciò che segue dall’ideologia transumanista e dalle pratiche dei suoi sacerdoti.

Oggi, dopo più di due anni di continuo terrore sanitario pieno di propaganda allarmante, attentato informativo a tappeto e manipolazione psicologica attraverso bugie enormi e banali, minacce nefaste, ricatti, coprifuoco, blocchi, punizioni, ipocriti appelli alla “solidarietà”, promesse e “ricompense”, possiamo vedere chiaramente ciò che per molti compagni – anche se sembrano essere sempre pochi – era evidente e prevedibile da decenni o secoli: come la classe dirigente crea e/o sfrutti varie “crisi” successive sotto le spoglie di “stati di emergenza” per applicare, imporre o rendere desiderabili (dalla popolazione) “nuove” tecnologie e tecniche, ma anche per estendere vecchie e identiche forme di controllo psicosociale e di accumulazione capitalista, ultimamente arrivando fino a i livelli cellulari e molecolari della specie umana facendo vivere i nostri corpi fonderie e fabbriche di produzione di proteine di proprietà dell’industria farmaceutica biotecnologica.

Una cosa è certa, due cose sono certe: verrà proposto un nucleare “nuovo”, “verde” e, ovviamente, “sicuro ed efficace” per affrontare la “crisi energetica” oltre che la “crisi climatica”, mentre è in corso un’enorme spinta per l’approvazione di alimenti “modificati dal gene” spacciati per non OGM che dovrebbero diventare la soluzione a una “crisi alimentare” di qualche causa vaga, oscura e non definita, o addirittura il trattamento di malattie della civiltà moderna come come l’obesità, allo stesso modo in cui sono state introdotte terapie geniche “nuove” e – ripetiamolo con una sola voce – “sicure ed efficaci”, sotto forma di iniezioni ingannevolmente etichettate e falsamente accettate come vaccini, per far fronte a un presunto “crisi sanitaria”.

Non dovrebbe sorprendere se la soluzione proposta a una possibile ondata di malattie autoimmuni o ereditate geneticamente, sia il risultato di queste iniezioni invalidanti o mortali dell’ingegneria genetica e dell’onniviolenza biotecnologica generalizzata (che va dall’editing del genoma di varie specie alle armi biologiche), verrebbe da sua maestà la “regina di tutte le (pseudo-)scienze” eugenetica e il modo “sicuro ed efficace” per venire al mondo sarebbe la coltivazione di embrioni GM di “procreazione” medicalmente assistita e surrogato di “gestazione” in uteri artificiali, ovvero sacchetti di plastica ex vivo che simulano le funzioni viventi del corpo materno. Per non parlare dello scenario dei mandati di riproduzione artificiale, come i mandati del “vaccino”, che diventano la scelta “socialmente responsabile” di far passare un figlio come una scelta “libera e consapevole” per la salute del corpo sociale, che alla fine riguarda la salute della Macchina.

Suppongo che dicendo queste cose rischi di essere etichettato come uno stupido e pazzo “teorico del complotto”, piuttosto che un prudente e diligente “realista del complotto”, ma come ha recentemente sottolineato Silvia Guerini elaborando il concetto di resilienza: “Nella nuova normalità di convivenza con l’emergenza e il disastro resa paradigma si diventerà tutti e tutte resilienti per pesticidi, diossina, metalli pesanti, onde elettromagnetiche, nanoparticelle, ogm, sieri genici. E quando la realtà dell’irreversibilità di certi processi e della mutagenesi – che nessun vivente potrà superare con la tanto acclamata resilienza – irromperà con tragicità nelle belle speranze ci penseranno le tecnologie di ingegneria genetica con modificazioni genetiche embrionali e cliniche di fecondazione assistita. […] Nella nuova normalità post-umana e post-natura perché, si chiederanno i tecnocrati transumanisti ed eugenisti, non prevenire e modificare geneticamente le specie viventi facendo sì che siano più resistenti a radiazioni e contaminanti di ogni tipo?” [1]

Allo stesso tempo, mentre la competizione intracapitalista dei blocchi di potere interplanetari è a un punto di svolta senza precedenti dall’era della terza guerra mondiale (“fredda”) con sviluppi rapidi e davvero caldi sia a livello di conflitto armato che di spargimento di sangue e livello di economia, gli Stati “democratici” liberali occidentali (o di stampo occidentale) continuano ad applicare ed ampliare i loro piani strategici di contro-insurrezione preventiva e di controllo, in varie occasioni e con diverse scuse, nell’ambito della (mai dimenticata nostri padroni) guerra di classe e come sequela della dittatura tecno-medica che tutti abbiamo vissuto abbastanza bene, sia nei campi di concentramento del “primo mondo” come immigrati privi di documenti, sia nei penitenziari come prigionieri o negli ospedali, solitamente distrutti dalle politiche neoliberiste , come pazienti e loro parenti o nei galeoni moderni come schiavi salariati o semplicemente nelle strade metropolitane come cittadini liberi di obbedire. Se si vuole confermare quanto dico, vale la pena vedere di cosa tratta un corrispondente piano “segreto” della Commissione Ue dal nome RAN LOCAL, dal momento che è stato ufficialmente delineato ed elaborato dallo scorso anno. [2] A mio modesto parere, ci sono ragioni precise e concrete per cui questa sopramenzionata contro-insurrezione preventiva contro il nemico interno del Dominio è abbastanza connessa alla concorrenza intracapitalista e interstatale e perché si rivolge a soggetti diversi attraverso molti e ceti sociali diversi, compresi anche alcuni ceti alti, poiché la disciplina e l’obbedienza all’interno della fabbrica sociale sono assolutamente necessarie non solo nel caso di una guerra capitalista mondiale su vasta scala, perché la quarta guerra mondiale è già iniziata, almeno , da due decenni a questa parte, come è ampiamente documentato nelle pagine di numerosi numeri della rivista mensile di Sarajevo e nel taccuino per l’uso dei lavoratori n. 01 [3] – ma anche per una crescita economica competitiva.

Inoltre, mentre il continente africano è sempre stato e rimane un territorio conteso per tutti i colonizzatori e gli imperialisti alla ricerca del saccheggio e della riduzione in schiavitù, sfruttando le risorse naturali, la manodopera a basso costo e il commercio transnazionale o le vie di trasporto, non dovremmo mai dimenticare l’importanza della “grande scacchiera” dell’Eurasia (e viceversa). E mentre l’impero del dollaro USA si sta gradualmente ma rapidamente disintegrando, fintanto che il boom economico e tecnologico della Cina è sempre più vicino all’acquisizione della leadership mondiale, i più potenti stati europei e le società private stanno cercando di galleggiare sopra il naufragio del capitalista occidentale, anche sebbene l’inflazione nell’Eurozona sia record e il debito pubblico sia in continua crescita, rendendo la stabilità finanziaria (ancora una volta) una bomba a orologeria. Quindi, guardare i bilanci dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza (RRP) degli Stati membri dell’UE è significativo per capire come la cosiddetta transizione “verde” dell’economia e della società nel suo insieme, che si dice leggendaria, viene annunciata dagli stessi “salvatori dell’umanità”, non è altro che un massiccio cambio di paradigma nel contesto dell’attuale ristrutturazione capitalista, per la quale il controllo totale e multiforme, tecnocratico e algoritmico sulla popolazione umana e sul suo ambiente naturale o artificiale è il desideratum. L’UE, tra le altre entità nazionali e internazionali, con denaro caldo e determinati obiettivi fissati dal suo Recovery Fund e tramite il complesso intelligence-IT-media, formazione di classe e politica della paura (come ha affermato il comunista e politologo olandese Kees van der Pijl ), ha colto l’opportunità (messa in scena e ingegnerizzata) della casedemica del Coronavirus per portare in primo piano e attuare piani premeditati da tempo di militarizzazione, dataficazione e controllo cibernetico centralizzato dell’assistenza sanitaria e dell’assicurazione sanitaria, produzione alimentare e fornitura di energia, cultura e istruzione, urbanistica /la pianificazione del territorio e le infrastrutture digitali/telecomunicative, i servizi pubblici e, certamente, l’insieme delle relazioni lavorative, economiche e sociali, attraverso il partenariato pubblico-privato e le necessarie modifiche legislative.

Le valute digitali della banca centrale (CBDC) e gli ID digitali vengono introdotti con o senza la giustificazione di – chissà cosa – nuovi “stati di emergenza” che rendono i sistemi di credito sociale, in una futura società senza contanti, totalmente fattibili tracciando ogni (contactless e disinfettati ovviamente…) transazione in tempo reale, e magari rendendo obbligatori voucher o certificati di “energia verde” proprio come i passaporti di immunizzazione COVID-19, impiantati o meno, etichettando la tecnologia blockchain come essenziale non solo per sostenere la “privacy”, ma anche per combattere il nemico invisibile… del “cambiamento climatico” o dell’evasione fiscale e della criminalità in genere, come se le roccaforti e i signori dell’usura legale e della criminalità “impiegata” non trovassero via d’uscita per fare il loro sporco… È anche degno di nota che le “patenti di guida” per Internet (come ha detto una volta Craig Mundie, Chief Research and Technology Officer di Microsoft), e la sorveglianza di massa dei messaggi di chat con “intelligenza artificiale”, per porre fine a o l’anonimato online, sono stati recentemente sostenuti da Ursula von der Leyen e dalla Commissione UE, sulla base del trattamento di “fake news”, criminalità informatica e “abuso di minori”. [4] [5] [6]

Parallelamente, vengono promossi e stabiliti nuovi standard di e-living come i nuovi modi normali di lavorare, apprendere, curare, socializzare, amare, odiare, divertirsi e vivere in generale, mentre gli “esperti” di Power, siano essi sviluppatori di programmi o economisti o ambientalisti o medici o scienziati comportamentali o sociologi o qualsiasi altro tipo di merda-o-logista, telecontrolleranno sempre la nostra esistenza, senza risparmiare sforzi per mutilare mentalmente tutti coloro che sono desiderosi di conformarsi piuttosto che confrontarsi con le norme di la quarta rivoluzione industriale, non lasciando sfuggire alcuna possibilità di invalidare il pensiero libero e critico. Anche una sottocultura della “resistenza” ha sottratto la vera lotta allo spazio pubblico del mondo fisico e l’ha trasformata in uno pseudo-dissenso imbalsamato all’interno dei musei virtuali degli (anti)social media, dove parlare è “economico” e innocuo perché è facile e senza costi in termini di rischio assoluto, anche se la censura è spesso in agguato. Eppure va da sé che ciò di cui i nostri governanti temono davvero è una lotta attiva, consapevole e consapevole, organizzata e appassionata, collettiva con resistenza e tenacia, con determinazione e impegno negli anni a venire.

Pertanto, DOBBIAMO ESSERE ben informati e preparati considerando tutti gli scenari possibili, aggiungo con ansia facendo eco e sostenendo le parole di Silvia. Dobbiamo sostenerci a vicenda nella corsa in questa maratona e coordinare i nostri sforzi contro il modo di vivere moderno e ora, per lo più, postmoderno (che, di fatto, sono mera sopravvivenza…), stabilendo priorità concrete di lotta in una rete internazionale di controinformazione e resistenza, approfondendo le nostre relazioni, scambiando informazioni ed esperienze, rafforzandosi e incoraggiandosi a vicenda per non rinunciare a combattere, proprio come facevano i nostri antenati politici. La resistenza è più urgente che mai! La solidarietà è necessaria come sempre! È nostro dovere mantenere (non quella misurata in Mega-, Giga-, Tera-, Peta-, Exa-, Zetta-, Yottabyte o quello che hai, ma…) la Memoria umana e di classe viva perché è essenziale e strumentale a qualsiasi prospettiva genuinamente rivoluzionaria!! Rimanere umani invece di diventare semplici accessori e ingranaggi nella mega-macchina del Potere. Combattere per la libertà, contro l’ignoranza organizzata e la pacificazione. Ma, come è stato scritto magnificamente nella presentazione di questi Tre giorni contro le tecno-scienze di quest’anno, incontrarsi è un inizio perfetto e non è una cosa da poco. Il resto deve ancora venire…

Nel bene e nel male, le teste rotoleranno su tutti i lati della guerra sociale. Non sono io a dettarlo, ma le necessità storiche. Diventiamo forti!


Dino Giagtzglou
prigioniero politico della Repubblica greca
Atene, luglio 2022



Un poscritto (linguistico) sul concetto di solidarietà:
La parola solidarietà in greco è un vocabolo composto che trae origine dalla congiunzione dell’antico prefisso alilo-, che significa inter-, mutualità e comunione, e la parola eghίi, che a sua volta deriva dalla preposizione en-, che significa in, e il proto -Radice indoeuropea gew che, negli scritti di Omero, diventa ghiίon, che significa mano o arto. Tutti insieme compongono il vocabolo alileghίi che ha la stessa origine del greco antico sia del vocabolo vicinanza (eghίtita) che del vocabolo garanzia (eghίisi). Quindi, a mio avviso, solidarietà significa aiuto reciproco attraverso la vicinanza/vicinanza reciproca non solo nella dimensione spirituale ma anche in senso fisico/corporeo, nonché pegno e sicurezza, che sono l’essenza della garanzia, poiché entrambe le parole sono sostanzialmente della stessa origine e, come tutti sappiamo, la garanzia comporta responsabilità e vincoli solidi su base materiale e volontaria. La solidarietà quindi non può mai essere obbligatoria, dettata o imposta dal potere statale – in nessun modo – così come non può mai essere “remota” o digitale. Né una semplice figura retorica né qualche applauso umiliante e ridicolo sul proprio balcone. La solidarietà nasce dalle persone e per le persone. Non può mai essere raggiunto seguendo gli ordini e obbedendo né a funzionari del governo né a politici professionisti di destra e di sinistra oa giornalisti mainstream e guidati dallo stato o ai venali “esperti” del potere. Prima più persone comprenderanno questi fatti di base, migliore sarà il posto in questo mondo. Manteniamo la vera essenza di ΑΛΛΗΛΕΓΓΥΗ (solidarietà) fuori dai mondi post-verità di qualsiasi metaverso…

Note:

[1] Resilienza: adattamento a un mondo tossico, Silvia Guerini, June 2022 (Italian), pubblicato su L’Urlo della Terra, numero 10, luglio 2022

[2] https://www.cidob.org/en/articulos/revista_cidob_d_afers_internacionals/128/eu_policies_for_preventing_violent_extremism_a_new_paradigm_for_action

https://home-affairs.ec.europa.eu/networks/radicalisation-awareness-network-ran/topics-and-working-groups/local-authorities-working-group-ran-local_en

https://home-affairs.ec.europa.eu/news/ran-local-dealing-local-impact-online-extremist-activities-16-17-june-2022-barcelona-spain-2022-05-02_en

[3] Notebook for workers’ use #01, Terrorism: the “fourth generation war” (Greek)

https://www.sarajevomag.net/tetradia.html

[4] https://business.time.com/2010/01/30/drivers-licenses-for-the-internet/

[5] https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/european-digital-identity_en

[6] https://www.ccc.de/en/updates/2022/eu-kommission-will-alle-chatnachrichten-durchleuchten

In pdf:

Documento in inglese:

SOLIDARIETA’ A DINOS GIAGTZOGLOU
Leggi qui: https://www.resistenzealnanomondo.org/italia-mondo/solidarieta-a-dinos-giagtzoglou/

Editoriale, L’Urlo della Terra, n°10

EDITORIALE

Nel chiudere il precedente numero del giornale eravamo più che sicuri che il clima emergenziale della dichiarata pandemia sarebbe durato ancora a lungo. Sicuramente non nello stesso modo, ma con l’aggiunta di nuove narrazioni portate avanti dal potere stesso nel corso degli eventi, sempre volutamente contraddittorie. Una totale mancanza di senso per spingere a cercarlo in una continua ricerca, per sua natura sempre inutile e foriera di malesseri e nuove confusioni.
Nell’interscambiabilità del camice bianco con la tuta mimetica ci siamo ritrovati in piena guerra, una guerra vera. Non che il camice bianco sia stato messo da parte, sarebbe un grave errore pensarlo: semmai, è stato momentaneamente accantonato, e solo nell’immaginario collettivo. All’arrivo delle prossime emergenze sanitarie che vengono già dichiarate e preparate a Davos non è da escludere che ad inoculare i nuovi sieri genetici ci siano proprio le tute mimetiche. La cosa forse più grave sarebbe che per i più non farebbe molta differenza, in quanto per anni siamo stati sommersi da una propaganda di guerra sanitaria. Trovati i nemici, che a seconda del momento cambiavano, ci hanno spinto al fronte a combattere: contro un virus, l’altro da sé, i non inoculati, i limiti biologici del corpo…L’importante era, ed è tuttora, che la nostra attenzione sia sempre sequestrata e concentrata altrove dalla fonte originaria della vera minaccia.
Il linguaggio bellico ha permeato tutto, sia il momento del più alto allarme lanciato, sia la costruzione della nuova normalità digitale de-solidarizzante e a distanza. Come ogni guerra, anche quella combattuta in camice bianco, ha avuto bisogno dei suoi sacrifici e delle sue vittime. La massa della popolazione è stata disposta, seppur spesso mal volentieri, a dare il suo contributo alla patria diventata piattaforma: universo digitale e tecno-medicale, dove i più hanno reso disponibile il proprio corpo ai sieri genici nel più grande esperimento mai realizzato fuori dal laboratorio dopo le bombe atomiche.
Dichiarare la prosecuzione dell’emergenza è stato qui in Italia quasi una formalità, non solo perché ci hanno già troppo abituato a quel clima e a quella tensione inspiegabile che spinge i più verso le braccia cyborg del potere, ma soprattutto perché non è più previsto qualcosa di diverso da uno stato di emergenza, qualsiasi sia la motivazione utilizzata a giustificarlo. Per questo stanno lavorando tenacemente a disgregare anche solo il ricordo di quello che c’era prima, tutto viene sostituito e resettato quasi quotidianamente in vista dei nuovi tempi che verranno. Il “niente sarà più come prima” verrà presto sostituito da un presente agghiacciante da considerare come il migliore dei mondi possibili. Gli architetti della Grande Trasformazione hanno anticipato questa direzione già da diversi anni, anticipando la fase progettuale e le prove generali. L’attuale turbolenza di guerra porta ad una ulteriore accelerazione, forse quella definitiva, verso un capolinea transumano e biocida.
Tecnologie del nuovo ordine cibernetico e biotecnologico che prima faticavano a universalizzarsi e normalizzarsi – basti pensare alla tecnologia Crispr/Cas 9 – nei tempi attuali si vedono apparecchiate nuove società digitali e bionanotecnologiche recintate dalle potenzialità della rete 5G. Ma questo non porta solo nuovi mercati e tantissimi miliardi che arrivano nelle casse delle multinazionali come mai era successo prima. Queste compagnie, in gran parte in mano alla finanza internazionale come Vanguard e BlackRock, emergono dalla superficie del mare fuori da quei tubi sottomarini che attraversano il mondo ed entrano nel vivo come veri e propri pilastri-fondamenta a tenuta del futuro che si fa sempre più vicino. Nell’ultimo incontro del WEF (Word Economic Forum) tenutosi a Davos, il presidente Karl Schwab è stato chiaro nel ribadire ai leader dei vari governi che saranno loro – il WEF con le più importanti compagnie e i loro accoliti – ad essere il motore e la direzione del cambiamento globale che è già in atto.
In questa direzione basta pensare alle nuove generazioni di dispositivi digitali e nanotecnologici come sensori ingeribili, Quantum dots1, microchip sotto pelle e alla riorganizzazione della medicina in forma predittiva e preventiva all’interno del nuovo paradigma a mRNA.
Il controllo e la gestione dei corpi grazie al costante tracciamento digitale cattura l’individuo alla nascita fino alla morte, portando a una mutazione radicale della figura del paziente. Il monitoraggio della salute, specialmente durante l’esercizio fisico, è stato una delle primissime applicazioni che ha consentito la commercializzazione di dispositivi indossabili. Il monitoraggio e l’assunzione di farmaci da remoto sarà il passaggio che permetterà il loro passaggio dall’esterno all’interno dei corpi. E come ha chiaramente espresso Yuval Harari a Davos: “Il Covid è fondamentale perché questo è ciò che convince le persone ad accettare, a legittimare, la sorveglianza biometrica totale. Se vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo sotto la loro pelle”.
Negli ospedali-aziende in mano alle multinazionali farmaceutiche ci penserà l’eugenetica digitale algoritmica a decretare la vita degna o indegna per stare a questo mondo. La concezione che se non ti curi sei un peso alla società si evolverà nella considerazione che sei un peso per la società perché non hai provveduto ad intervenire preventivamente sul possibile male. Per creare un’accettazione sociale e per mascherare lo sfoltimento di vite i primi passaggi vedranno il principio della libertà di scelta, avendo visto che funziona, principio promosso da tutti i progressisti pronti a diventare gestori della loro stessa miseria. Ma, in questa pseudo libertà di scelta, fuori dai loro paradigmi vi sono solo scarti umani da tollerare finché non sarà possibile spazzarli via come la polvere che non lascia traccia e ricordi.
Lo stesso transumanista Kurzweil nel descrivere i processi tecnologici si è sempre espresso con prudenza, affermando che non vi sarebbero stati salti in avanti, ma un lento processo che ci avrebbe portato al transumano. Un processo per gradi, a meno che uno stato d’eccezione non avrebbe permesso di monopolizzare l’agenda mondiale per un’accelerazione drastica verso la Grande Trasformazione. Quello stato d’eccezione che fece sfregare le mani agli scienziati atomici, agli scienziati nazisti e comunisti che finalmente potevano realizzare quello che prima era impensabile. Quello che adesso fa muovere la scienza bio-nanotecnologica è lo stesso sentire, un’occasione che non può essere persa e possiamo essere certi che se nessuno li fermerà non la perderanno, con conseguenze disastrose qualsiasi sia il risultato che raggiungeranno.
Si va verso anche una drastica trasformazione della produzione e della coltivazione industriale di alimenti portata avanti degli investitori dell’agrobusiness e delle biotecnologie: i sistemi alimentari saranno riprogettati per coltivare proteine “sostenibili” al fine di sviluppare e commercializzare la carne sintetica e per i nuovi OGM sviluppati con editing genetico (Tecniche di evoluzione assistita – TEA). Questi progetti avranno il sostegno delle associazioni animaliste e ambientaliste, che li includeranno nei nuovi standard di benessere animale ed ecosostenibilità.
Anche se siamo in un periodo di anticamera di un conflitto atomico o con armi batteriologiche e di interventi di geoingegneria climatica altrettanto devastanti su scala mondiale, il mondo tecno-scientifico si lancia in avanti e parla di sfide globali per stare al passo con i rapidi cambiamenti tecnologici che loro stessi stanno impiantando ovunque. Si passa da tecnologie di guerra a tecnologie di pace, da tecnologie nocive a tecnologie per far fronte ad un inquinamento su vasta scala. In questo senso è esemplificativa la cosiddetta energia alternativa e verde che per esistere necessita di un estrattivismo di terre rare proprio dove l’ultima natura è rimasta intatta. Come scriveva Orwell in 1984, la guerra è pace e la libertà è schiavitù, , questi non sono più concetti rappresentativi per i tempi presenti dove tutto è capovolto o capovolgibile in una vorticosa transizione cibernetica che non lascia più spazio al pensiero e alla carne dei corpi.
La strategia della Grande Trasformazione è quella di lavorare con delle tecnologie molte delle quali sperimentali, quasi del futuro per l’immaginario che viene creato, ma è proprio in questo presente che si stanno costruendo le premesse future per la realizzazione di questa Grande Trasformazione. E a continuare a pensare che non ce la faranno ha portato al punto in cui siamo oggi. Un po’ come succede con la guerra, che apparentemente non è mai in programma e che molti sostengono di non volere, ma che da anni è preparata all’unisono da tutti, pianificando le società a partire da quello che sembra un irrinunciabile arrivo.
Ci troviamo in una specie di fase di passaggio, di tecnologie ibride, il tutto non sempre immediatamente afferrabile e comprensibile anche ai suoi stessi ideatori. Concretamente il passaggio del dopo emergenza sanitaria è un universo di preparazione alla catastrofe che prende possesso di tutta la sfera pubblica e privata, rompendo i distinguo per formare generazioni future che possano soddisfare la domanda della nuova economia del lavoro conseguente alla Grande Trasformazione. In questa nuova sfera sociale ricombinata ci sarà spazio solo per il digitale, robotica, Intelligenza Artificiale, nanotecnologie, biotecnologie, biologia sintetica, Internet delle cose e Internet dei corpi comunicanti.
Nella sfera più critica della società dove è rimasto ancora un po’ di pensiero, tra minacce pandemiche e guerre, si denuncia come la forza lavoro – dove non sono resi obsoleti milioni di posti di lavoro – è destinata ad un rimpasto radicale senza precedenti che, grazie alle nuove tecnologie, rimodella tutto il mercato del lavoro con cambiamenti prima semplicemente inconcepibili. Senza contare le conseguenze di tutti questi processi che non saranno certo indolori, anche perché non sono previste alternative, piuttosto un reddito minimo universale che legherà ancora di più le persone ad un potere accentrato che deciderà cosa e come comprare e con quali tempi, ovviamente il tutto verde, inclusivo e assolutamente tracciato.
Siamo ridotti ad un livello tale, tranne rare eccezioni, che la denuncia di quello che sta accadendo va verso qualche personaggio che trasuda transumanesimo, le forme o i modi, le conseguenze, ma raramente all’impianto centrale, come se si criticasse un totalitarismo per il suo spreco di risorse e per la sua mala gestione della cosa pubblica. A gran cassa durante la fase acuta della propaganda pandemica si ascoltavano appelli come “non vogliamo morire fateci almeno lavorare”. Le rivendicazioni che si sentivano e che si continuano a sentire raramente vanno oltre l’immediato problema lavorativo o sono strettamente legate a singoli aspetti della salute. Rischiano così di essere denunce parziali che fanno sfuggire il più ampio piano di trasformazione. Questa comprensione solo parziale porta a riconoscere le storture di un sistema evidentemente affamato di guadagni immensi, senza mai però prendere in considerazione che vi siano una precisa volontà e un disegno che hanno messo sotto i piedi da tempo qualsiasi principio di precauzione, il principio di Ippocrate, parlamenti, costituzioni e comitati bioetici per quello che valevano anche prima. Sfugge così che l’obbiettivo non è la guerra a un virus creato in un laboratorio, ma una guerra verso l’essere umano per come è stato e per come ha vissuto finora.
Al principio di precauzione c’è da contrapporre un principio di legittima difesa, ma non come formula giuridica utile a passare indenni nelle maglie dei sistemi giudiziari. Piuttosto dobbiamo pensare a tessere una resistenza che mantenga vivo il senso delle cose, dandogli concretezza, rifiutando le formule disgreganti post-moderne. Ridare senso significa anche evidenziare chi in questa lotta agisce da opportunista, come ha fatto sempre nella propria vita, pensando alle vie sicure per sopravvivere all’arrivo della tempesta. Fuori dal circondo che il sistema sta allestendo per l’umanità non fioriranno ecovillaggi, monete alternative e comuni agricole per costruire società diverse: non sono previsti. Mentre la classe operaia sarà costretta a stringere ulteriormente la cinghia verso un futuro di precarietà e salari ribassati, la classe media fatica ancora a credere alla sua prossima estinzione dove le possibilità saranno solamente molto in alto o molto in basso, senza vie di mezzo. Da dove nasceranno i nuovi resistenti? Arriveranno da ogni parte: non sarà certo la classe a contraddistinguere queste nuove realtà sociali che si attireranno e si metteranno insieme. Potrebbero essere l’inoculato alla seconda dose, il piccolo artigiano costretto a chiudere, l’insegnante dignitoso che rifiuta di aderire alla scuola dell’algoritmo… Ci si potrebbe chiedere dove sia finito lo slancio rivoluzionario, capace di una tensione che prescinde da ogni situazione. Sicuramente questa non verrà meno e, se sincera, non avrà bisogno di annunciarsi troppo, quel di troppo che fa sempre rimandare il momento dell’agire. Questa resistenza avrà forza se prima di qualsiasi cosa rivendicherà il rifiuto ad essere annientati come esseri umani, dotati di pensiero critico e di un corpo carneo indisponibile a qualsiasi manipolazione.
La verità esiste o non esiste? Se la verità può essere più di una non vale la pena combattere per la verità perché più verità possono coesistere, ma la verità è una sola, per cui bisogna combattere per quella verità. In un mondo post-moderno e post-verità tutto diventa relativo e opinabile, ma si potrebbe mai opinare che il Glifosate è cancerogeno e che sia responsabile della moria delle api? Tutto diventa un’interpretazione fino a negare l’esistenza stessa del reale. Se non si ha una verità, se non si hanno radici da cui attingere, se non si hanno punti fermi, tutto scivola nell’indefinito e tutto viene frammentato, risignificato e stravolto. Si è permesso l’annientamento della verità e ogni volta che si nega quest’ultima seguendo l’esperto di turno si è allenato il cervello a subire qualsiasi menzogna. Una volta che si è accettato quello che è accaduto in questa pandemia dichiarata si potrà accettare tutto. Nell’ordine cibernetico gli algoritmi ci riveleranno la verità delle cose e degli eventi, azzerando la nostra capacità di confrontarci con il reale, una verità sistematica e tirannica perché la verità algoritmica non potrà essere messa in discussione.
Adesso forse si fa sempre più chiaro cosa i più hanno introiettato e perché è stato possibile che accadesse quello che è accaduto. Le stesse lotte non sarebbero state così blande, epurando continuamente contenuti fondamentali con la giustificazione che questi non sarebbero stati capiti. Più che una non comprensione ci troviamo davanti a una non volontà di prendere posizione verso questioni scomode. Giunti a questo punto chi non ha capito o, meglio, chi non ha voluto capire, difficilmente capirà dopo e chi si allontana da questa lotta forse in verità non vi si è mai veramente avvicinato. Questo non significa trasformarci in cinici deterministi della lotta, semplicemente è importante capire che stiamo vivendo dei passaggi epocali e non si può prescindere da questi. Se adesso con la guerra si compatta un po’ di sinistra radicale smarrita non possiamo essere soddisfatti, perché come ha scritto giustamente qualcuno la guerra rappresenta la fase due del Grande Reset e per comprendere le nuove fasi del programma globale è fondamentale aver compreso anche le fasi precedenti, in particolare come gli sia riuscita l’inoculazione di miliardi di persone arrivando ad ingegnerizzare geneticamente gli esseri umani. Chi ancora oggi parla di “libertà di scelta” non ha compreso il cardine che rappresentano queste piattaforme di riprogettazione cellulare anche nella possibilità di fondere le tecnologie digitali con la bionanotecnologia.
All’interno dei sieri genici per il Covid19 sono state trovate nanoparticelle di grafene. Il grafene e i suoi derivati sono tossici, causano mutagenesi, morte cellulare, danni al DNA, immunosoppressione, danni al sistema nervoso, al sistema circolatorio, al sistema endocrino e al sistema riproduttivo, e come tutte le nanoparticelle può attraversare la barriera emato-encefalica. Nella trasformazione della medicina in nano-biomedicina il grafene è un nanomateriale fondamentale per le sue particolari proprietà dal punto di vista fisico, termodinamico, elettronico e magnetico, e può essere usato come superconduttore, assorbitore di onde elettromagnetiche, trasmettitore e ricevitore di segnali permettendo anche lo sviluppo di elettronica avanzata su scala nano e micro. Significativo che nel 2013 la Commissione europea per lo sviluppo delle Tecnologie future ed emergenti aveva finanziato con un miliardo di euro ciascuno i progetti Graphene e Human Brain2 che coinvolgono centinaia di gruppi di ricerca di alto livello in tutto il mondo.
I danni da inoculazione che si stanno manifestando e quelli che verranno non possono essere considerati effetti collaterali: per quanto riguarda le tecnologie di ingegneria genetica e per le nanotecnologie si tratta sempre di disastri annunciati che servono a velocizzare e a normalizzare altri passaggi. Così come gli scienziati atomici che osservavano i risultati dei loro test sugli abitanti degli atolli di Bikini non avevano sotto gli occhi effetti collaterali, ma il manifestarsi stesso della ricerca nucleare, i ricercatori che sviluppano l’editing genetico con il Crispr/Cas9 non hanno sotto gli occhi la scomparsa di frammenti di DNA e modificazioni genetiche trasmissibili come effetti indesiderati, ma la possibilità stessa di intervenire sull’evoluzione degli esseri viventi.
L’alterazione genetica del DNA come conseguenza dell’inoculazione del siero genico a mRNA nanotecnologico che potrà portare allo sviluppo di nuovi tumori e in un prossimo futuro alla probabile nascita di bambini con malformazioni genetiche, decreterà che l’essere umano sarà già di fatto un essere umano transgenico non troppo diverso dalle pannocchie OGM che al momento persino più tutelate. A quel punto le terapie geniche e le modificazioni genetiche embrionali diventeranno una normale procedura perché non ve ne potranno essere altre possibili.
Si va sempre più verso governi che non sono più arbitri finali delle politiche statali, poiché le società private non elette diventano i nuovi fiduciari della società, assumendosi la responsabilità diretta di affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali attraverso nuovi modelli di gestione globale. Questo accentrerà ancora di più il potere nelle mani di nuovi padroni universali sempre più immateriali che con il pretesto benevolo della transizione ecologica perpetuano invece un grande inganno, ma di fatto tutto sarà intaccato dell’avanzamento perpetuo ed ecocida del tecno-mondo.
In questo scenario quale può essere il futuro della libertà e soprattutto del senso profondo che questa esprime? Da parte dell’élite globale la soluzione è nell’inclusività: questa non è altro che l’idea della possibilità di accedere alle protesi esterne e interne ai nostri corpi, di poter navigare in un universo interconnesso e nel prossimo Metaverso. Potremo vivere in qualche sperduto paese africano o in una qualche periferia europea in piena povertà, ma quello che non faranno mai mancare è l’accesso al terminale che non sarà altro che il loro accesso alle nostre vite, da dove potranno ancora convincere le persone ad avere paura e terrore di qualcosa, ad avere rabbia e odio, ma sempre ed esclusivamente verso il nemico sbagliato.

Bergamo, Maggio 2022

1 Rilevatori a punti quantici attraverso l’applicazione di microneedle a base di zucchero dissolvibili che contengono un farmaco e dei nanocristalli, chiamati punti quantici incorporati all’interno di capsule biocompatibili. Dopo che i microneedes si dissolvono sotto la pelle, lasciano i punti quantici incapsulati i cui schemi possono essere scansionati.
Vedi Costantino Ragusa, Pandemizzare il mondo per digitallizare e vaccinare tutti, ID 2020: una nuova operazione AktionT4 si appresta all’orizzonte, L’Urlo della Terra, n.8, Luglio 2020.

2Vedi lo speciale: Una mappa per accedere al cervello, L’Urlo della Terra, numero 3, settembre 2015.

Editoriale de L’Urlo della Terra, n.°10, Luglio 2022

L’intrusione degli scimpanzé del futuro alla mostra Transumanista Novacène a Lille

La mostra transumanista a Lille
Se desiderate organizzare una grande mostra tecnologica e transumanista, a gloria delle macchine e del loro mondo, abbiate cura di annunciare un evento dedicato ai “Viventi”, poiché – è noto – si tratta solo di una vasta macchina composta da un infinito di piccole macchine. E tutte queste macchine naturali aspirano solo ad “accrescersi”, ibridandosi e fondendosi con macchine artificiali ; dopo tutto, entrambi sono fatti degli stessi atomi di materia.
Immaginate un’esibizione a gloria della razza superiore che sembrerebbe “antirazzista”, e che sostituisca gli Ariani con i Nuba di Kau. (Vedi Leni Riefenstahl, il suo libro e il suo film del 1973 e 1976) Vedi una manifestazione “antifascista” che attacca un popolo africano “razzializzato” e vittime di incursioni di schiavisti arabi?
Immaginate una mostra a gloria delle specie superiori che sembrerebbe “antispecista” e che sostituirebbe l’uomo con il pesce. (Vedi Leni Riefenstahl, il suo film del 2002, “Underwater Impressions” musiche di Giorgio Moroder, l’inventore della discoteca). Vedi una manifestazione vegana o anti-specie che attacca questa fauna marina che è stata cacciata dall’uomo per centinaia di secoli?
Immagina una mostra alla gloria dei Viventi che sarebbe mostrata come “ecologica” e che sostituirebbe gli esseri viventi con l’artificio, tutto o in parte. Eccetera. OK, hai capito. Vedi esseri di carne e sangue che attaccano automi di metallo e silicio? A parte Tomjo sì, certo, ma è esclusivo e malizioso: non parla con assistenti vocali o persone virtuali.

(Per leggere il testo, apri il documento qui sotto. Continua a leggere anche: https://chez.renart.info/ )

Vai al sito di PMO per aprire il documento completo in pdf sulla mostra transumanista: https://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=1688

L’intrusione degli scimpanzé del futuro alla mostra Novacène a Lille
Questa domenica, 5 giugno, un gruppo di scimpanzé del futuro, del nord e dell’Isère, ha partecipato alla mostra transumanista “Novacène” che si tiene alla Gare Saint-Sauveur nell’ambito del festival Utopia; operazione di greenwashing organizzata dalla metropoli di Lille ([qui ). Hanno accompagnato la mostra con le loro maschere e distribuito un volantino letto ad alta voce. Hanno interagito con visitatori spesso incuriositi e interessati. Le guardie sono state vigili ed hanno espulso gli scimpanzé dallo zoo, non senza una fermezza al limite dell’aggressività.

Gli scimpanzé di Grenoble di Pieces and main d’oeuvre sono stati invitati per un talk su “Tecnologia – Tecnocrazia – Transumanesimo” al cinema L’Univers, nell’ambito del contro-festival “Tutopia”. Gli è stato impedito dal cinema, sotto pressioni e minacce di “gruppi militanti in difesa delle persone omosessuali e transgender”. Non abbiamo visto questi gruppi manifestare contro la mostra “Novacène”, né denunciarla. Che si tratti dell’Universo o della Gare Saint-Sauveur, ci rifiutiamo di lasciare che gli scimpanzé del futuro non si possano esprimere.
La discussione con Parts and Labor si è svolta come previsto, ma altrove, e pubblicheremo la registrazione il prima possibile. Intanto ecco uno dei testi trasmessi dagli scimpanzé del futuro domenica pomeriggio.

****
Ouh Ouh Ah Ah Ah

«Ouh…Ouh…Ouh.
  Ah Ah?
  Rhaah, Kek-Ak, Ouh Ouuuh.
  Ah.

Traduzione :

Siamo gli scimpanzé del Nord, dell’Isère e del futuro. Come disse il transumanista inglese Kevin Warwick: “Coloro che decidono di rimanere umani e rifiutano di migliorare costituiranno una sottospecie e formeranno gli scimpanzé del futuro. ( Io, il Cyborg , 2002)

Warwick si è guadagnato il soprannome di “homo-machinus” innestando elettrodi nel suo sistema nervoso per controllare il suo computer. Quello che si presenta come il “primo cyborg della storia” non è un maniaco che giocherella con la sua macchina per il corpo nel suo garage. Warwick è medico dell’Imperial College di Londra, insegnante all’Università di Reading, medaglia della Royal Society of Medicine.
È un ragazzo raffinato.

Alla faccia di Lille 3000…

Scimpanzé del futuro, siamo oggi alla stazione di Saint-Sauveur, uno spazio di cultura ufficiale, dominante, finanziato e attuato dalle autorità: il MEL, i suoi partner industriali (EDF, Air France, Bouygues, Auchan, ecc.), e i loro artisti contemporanei.
Cosa dice il potere qui? Non ulula o gracchia come un primate. Comunica in linguaggio binario, 0 e 1, che esprime in beep-beep. Riduce ciò che chiama i “viventi”, umani, piante, animali, a macchine, macchine che comunicano in linguaggio macchina. Qui, una medusa bioluminescente.

Poiché l’ecologia è di moda, come è difficile anche per un industriale edile o aeronautico evitare l’argomento, la sua cultura ufficiale trova negli artisti transumanisti “il nuovo rapporto tra i viventi e la natura” di cui ha bisogno per perpetuare il suo dominio. Un uomo-macchina non si ammala, ha dei malfunzionamenti. Spetta al produttore ripararlo. Qui, un cane bionico.

Il biochimico inglese James Lovelock, che ha ispirato questa mostra, va oltre. L’umanità è troppo stupida per aggiustare il clima da sola. Una specie di cyborg benevoli deve prendere il potere per regolare la Macchina-Terra: quello che lui chiama il “Novacene”. Qui, una nuvola assistita da computer.

Ci rifiutiamo di ibridarci con la macchina, o di essere governati dalla macchina. Rifiutiamo il progetto autoritario “Novacène” qui proposto da Lille 3000.

Rimaniamo umani e liberi. Unisciti agli scimpanzé del futuro!

Oh oh ah ah !

Lilla, 5 giugno 2022

piecesetmaindoeuvre.com
chez.renart.info

Leggi qui in originale in francese: https://www.piecesetmaindoeuvre.com/spip.php?page=resume&id_article=1695

Programme Three days against techo-sciences

THREE DAYS AGAINST TECHNO-SCIENCES
29-30-31 July 2022
4th International meeting
at Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italy

FRIDAY 29

13.00 lunch
15.30 Presentation of the meeting by Resistenze al nanomondo – Bergamo
16.00
Presentation of FINAARGIT
International Feminist Network Against all Artificial Reproduction, Gender Ideology and Transhumanism (www.finaargit.org)

17.00
Out of hypnosis.
Mass manipulation theories and techniques.
The recent years of techno-sanitary propaganda, now flanked by new warmongering mystifications, have shown how the military-industrial and political complex has further refined and strengthened mass mental conditioning techniques: with strategies borrowed from psychiatry and depth psychology, perfected in an era of infodemic and electromagnetic control, have shown that they know how to mould public opinion with unprecedented effectiveness and precision, reaching new frontiers of neurophysiological and social domestication. The need to trace a critical profile of the linguistic and psychological strategies of domestication and manipulation currently at work is proposed, with historical and practical examples taken from psychological warfare of yesterday and today, from the exploitation of emotions to annihilate the critical spirit to mental conditioning. through subliminal messages and electronic stimuli.
Dario Stefanoni
20.00 dinner

21.00

Documentaries on the Target Malaria project in Africa
– A Question of Consent: Exterminator Mosquitoes in Burkina Faso
– Gene Drives in Africa: Civil Society Speaks Out
The Target Malaria project, also promoted and financed by the Gates Foundation, has since 2019 started the release of mosquitoes genetically modified with the Gene Drive genetic engineering technique in some villages in Burkina Faso. The first GMO insect released into the environment. The aim is to extinguish the entire population of mosquitoes, but what do these genetic experiments want to go?
Two documentaries (in English with Italian subtitles) by ETC Group (www.etcgroup.org) denounce the experiments in Africa and give voice to the opposition of the populations.
Remote interventions by local groups fighting the release of GMO mosquitoes are being prepared.


SATURDAY 30

8.00 breakfast

9.00
The besiegeing of the human and the entire living.
The reign of quantity and the advance of the machine world.
Two opposing visions of the world, of the living, of nature, of the human being are colliding. In this battle, everything is at stake.
In Chile comes the first law banning discrimination against people with “mutations or alterations of their genome”: transgenic human beings. We have come to the point of no return. In this clash, dialogue, compromise, confusion, doubt, indecision are not possible. There are issues which it is not possible to discuss, just as it is not possible to discuss the possibility of genetically modifying a living being. A priori we are opposed to the techno sciences, to the world view that these bring and entail. We do not follow the criterion of profit, but we mark a clear ethical line, going beyond the materialist plane that focuses on data, on calculations, on forecasts, unable to grasp the broader plan of subjection and unable to grasp what, in the meantime, in being irremediably transformed and lost. Against the attack on all bodies, for the unavailability and inviolability of the living, against the attack on the dimension of the sacred and on the very sense of humanity, on the deepest spirit of what it means to remain human.
To fight and resist, in the union of free spirits.
Silvia Guerini – Resistenze al nanomondo

10.00
A developing evil: the malignant historical force behind the Great Reset.
The Great Reset of 2020 did not spring from nowhere but is the logical extension of the long-term historical phenomenon sometimes termed “development”. Hiding its malignant essence behind the facade of “doing good”, this is nothing other than a force of vitaphobic destruction. To counter its dark power, we need to access the light: the light of truth to expose its existence and the light of our own life-affirming spirituality and morality to resist and bring down its rule.
Paul Cudenec. https://network23.org/paulcudenec/, https://winteroak.org.uk/

13.00 lunch

15.30
To engineer the planet and all of life, or to dominate the energies and systems of life support and transform them into controllable machines.
Chinese engineers argue that the spread of the 5G network will not be able to cover the depths of seas and oceans. Instead, the 6G network promises to achieve underwater coverage.
Esther Dyson, daughter of Freeman Dyson, announced: “Soon (We will salt) the oceans, the land and the sky with an uncounted numbers of sensors invisible to the eyes, but visible to one another and to a variety of data device. The vast increasingly accurate data streams will combine and interact to produce more and more meaningful caches of knowledge.” (https://www.nogeoingegneria.com/campo-elettromagnetico/la-rete-6g-fornira-interazione-a-distanza-con-la-coscienza-umana/)
“Intelligent evil dust scattered everywhere like confetti” – were Julian Assange’s last words before his Internet connection was permanently cut off. (https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/pveri-intelligente-diabolica-sparsa-ovunque-come-confetti-le-ultime-parole-di-julian-assange/).
Over the next decade or two, we can expect to see – general purpose computers, sensors and wireless networks – all bundled up in millimeter-scale sensors floating in the air currents around us. (https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/smart-dust-in-artamento-i-sensori-che-tracciano-tutto-ovunque/).
We are in the midst of a transformation of frightening proportions. I will try to illustrate it with current data and future forecasts. It involves all dimensions of life on this earth. Everything is connected.
Maria Heibel. Curator of the website www.nogeoingegneria.com

Introduced by Cristiana Pivetti

20.00 dinner


SUNDAY 31


8.00 breakfast

9.00
From the Green Pass towards the Metaverse.
How to continue the Resistance?
Introduction by Resistenze al nanomondo (Bergamo)
with interventions by:
Popular Assembly Resisting Transhumanism – Bergamo, Popular Assembly Busto Arsizio, Contra toda nocividad – Madrid, www.contratodanocividad.espivblogs.net

We are witnessing the extension of a state of emergency built to never end. It is clear that in the emergency cybernetic platform of the Green Pass much more is going to take place, both in the world around us, and within our bodies that have become an experimental mRNA laboratory. Between the various phases of the genetic serum inoculation program, apparently partial and neutral pieces of the general path take shape such as Social Credit, 5G network, digital identity, synthetic meat, sterilization projects of animal species with the Gene Drive, climate issue, recombinant DNA and mRNA tecnhnologies as a new techno-sanitary paradigm, genetic modification of embryos. These pieces sctually represent cornerstones of the new cybernetic paradigm of war and engineering of the living that the transhumanist globalist élite seek to achieve in ever shorter times.
A round table with several voices and an invitation to groups and individuals to bring their experiences starting from a question that can no longer be postponed in the present times: will those who opposed the dominant narrative and the Green Pass be able to understand the new transformations where the raw material to exploit and transform is the human being and nature in its deepest essence?

13.00 lunch

How to get there
By car: From Genoa, take the motorway to Alessandria, exit at Ovada, proceed towards Acqui Terme and then take the Rivalta Bormida road. After the villages of Trisobbio and Rivalta Bormida at the crossroads for Cassine, continue for two kilometers and then you will find the indication for Caranzano. From Milan, exit at Alessandria Sud and follow the signs for Acqui and Cassine, after Cassine there is the junction for Caranzano. From Turin the same road.
By train: Train to Acqui Terme, we will pick you up at the station, please contact us by email to agree well in advance and not to arrive during discussion and lecture hours.

The cost to stay in the structure we rent is 10 euros per day, for the three days it is 30 euros per person, excluding meals.

FOR ALL THREE DAYS:
– FOOD WITHOUT ANIMAL EXPLOITATION AND WITHOUT POISON WITH DONATION TO COVER COSTS
– EXHIBITIONS AND DISTRIBUTIONS OF MATERIAL
INFORMATION: BRING BOOKS, PAPERS, TEXTS

The place where the meeting will take place is Altradimora, (www.monicalanfranco.it/altradimora/): a house with beds, bring, lightweight leeping bag and towels. There is also the possibility of putting up tents on the lawn in front of the house.
Help us organize the meeting in the best possible way, spreading this programme as much as possible.
It is necessary to notify in advance of your presence for limited number of beds and to organise of meals.

Exhibition of some works by the artist Cristiana Pivetti (www.cristianapivetti.org)


For information and contacts:

www.resistenzealnanomondo.org,
info@resistenzealnanomondo.org,
www.facebook.com/3giornatecontroletecnoscienze/ (being updated)

Presentation of the meeting: https://www.resistenzealnanomondo.org/italia-mondo/4266/

Programma Tre giornate contro le tecno-scienze

TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE
29-30-31 Luglio 2022
4° Incontro internazionale
presso Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italia

VENERDÌ 29

13.00 pranzo

15.30 Presentazione dell’incontro a cura di Resistenze al nanomondo – Bergamo

16.00
Presentazione di FINAARGIT
International Feminist Network Against all Artificial Reproduction, Gender Ideology and Transhumanism – Rete femminista internazionale contro ogni riproduzione artificiale, ideologia gender e transumanesimo (www.finaargit.org)

17.00
Fuori dall’ipnosi.
Teorie e tecniche della manipolazione di massa.

Gli ultimi anni di propaganda tecnosanitaria, ora affiancata a nuove mistificazioni belliciste, hanno dimostrato come il complesso militare-industriale e politico abbia ulteriormente affinato e potenziato le tecniche di condizionamento mentale di massa: con strategie mutuate dalla psichiatria e dalla psicologia del profondo, perfezionate nell’era dell’infodemia e del controllo elettromagnetico, hanno dimostrato di saper plagiare l’opinione pubblica con efficacia e precisione inusitate, raggiungendo nuove frontiere dell’addomesticamento neurofisiologico e sociale. Si propone così la necessità di tracciare un profilo critico delle strategie linguistiche e psicologiche di addomesticamento e manipolazione attualmente all’opera, con esempi storici e pratici sulla guerra psicologica di ieri e di oggi, dallo sfruttamento delle emozioni per annientare lo spirito critico al condizionamento mentale mediante messaggi subliminali e stimoli elettronici.
Dario Stefanoni

20.00 cena

21.00
Documentari sul progetto Target Malaria in Africa
A Question of Consent: Exterminator Mosquitoes in Burkina Faso
Una questione di consenso: sterminatori di zanzare in Burkina Faso
– Gene Drives in Africa: Civil Society Speaks Out
Gene Drives in Africa: la società civile parla chiaro

Il progetto Target Malaria, promosso e finanziato anche dalla Fondazione Gates, dal 2019 ha dato il via al rilascio in alcuni villaggi del Burkina Faso di zanzare geneticamente modificate con la tecnica di ingegneria genetica Gene Drive. Il primo insetto OGM rilasciato nell’ambiente. Lo scopo è quello di estinguere l’intera popolazione di zanzare, ma dove vogliono spingersi questi esperimenti genetici?
Due documentari (in inglese sottotitolati in italiano) a cura di ETC Group (www.etcgroup.org) denunciano gli esperimenti in Africa e danno voce alle opposizioni delle popolazioni.
In fase di preparazione interventi da remoto dei gruppi locali che lottano contro il rilascio delle zanzare OGM.

SABATO 30

8.00 colazione

9.00
L’assedio dell’umano e dell’intero vivente.
Il regno della quantità e l’avanzata del mondo macchina.

Due opposte visioni di mondo, di vivente, di natura, di essere umano si scontrano. In questo scontro è in gioco tutto.
In Cile arriva la prima legge contro le discriminazioni di persone con “mutazioni o alterazioni del loro genoma”: esseri umani transgenici. Siamo arrivati al punto di non ritorno. In questo scontro non è possibile dialogo, compromesso, confusione, dubbio, indecisione. Ci sono dei nodi attorno cui non è possibile discussione, così come non è possibile discutere in merito alla possibilità di modificare geneticamente un essere vivente. A priori ci opponiamo alle tecno scienze, alla visione di mondo che queste portano e comportano. Non seguiamo il criterio dell’utile, ma marchiamo una netta linea etica, andando oltre al piano materialista che si focalizza sui dati, sui calcoli, sulle previsioni, incapace di cogliere il più ampio piano di assoggettamento e incapace di afferrare ciò che, nel mentre, irrimediabilmente si trasforma e si perde. Contro l’attacco ai corpi tutti, per l’indisponibilità e inviolabilità del vivente, contro l’attacco alla dimensione del sacro e al senso stesso di umanità, allo spirito più profondo di quello che significa restare umani.
Per lottare e resistere, nell’unione di spiriti liberi.
Silvia Guerini – Resistenze al nanomondo

10.00
Un male in via di sviluppo: la forza storica maligna dietro il Great Reset
Il Grande Reset del 2020 non è scaturito dal nulla, ma è la logica estensione del fenomeno storico a lungo termine a volte definito “sviluppo”. Nascondendo la sua essenza maligna dietro la facciata del “fare del bene”, questo non è altro che una forza di distruzione vitafobica. Per contrastare il suo potere oscuro, abbiamo bisogno di accedere alla luce: la luce della verità per esporre la sua esistenza e la luce della nostra spiritualità e moralità che affermano la nostra vita per resistere e abbattere il suo dominio.
Paul Cudenec. https://network23.org/paulcudenec/, https://winteroak.org.uk/

13.00 pranzo

15.30
Ingegnerizzare il pianeta e tutta la vita, ovvero dominare le energie e i sistemi di supporto alla vita e trasformarli in macchine controllabili.
Ingegneri cinesi sostengono che la diffusione della rete 5G non sarà in grado di coprire le profondità di mari e oceani. Invece la rete 6G promette di fare proprio la copertura subacquea.
Annunciava Esther Dyson, figlia di Freeman Dyson: “Presto condiremo (we will salt) gli oceani, la terra e il cielo con un numero incalcolabile di sensori invisibili agli occhi, ma visibili l’uno all’altro e ad una varietà di dispositivi di raccolta dati. I vasti flussi di dati sempre più accurati si combinano e interagiscono per produrre cache sempre più significativi di conoscenza”. (https://www.nogeoingegneria.com/campo-elettromagnetico/la-rete-6g-fornira-interazione-a-distanza-con-la-coscienza-umana/)
“Polvere intelligente diabolica sparsa ovunque come confetti” – erano le ultime parole di Julian Assange prima che la sua connessione a Internet fosse definitivamente interrotta. (https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/polvere-intelligente-diabolica-sparsa-ovunque-come-confetti-le-ultime-parole-di-julian-assange/).
Nel corso del prossimo decennio o forse due, ci si può aspettare di vedere – il computer di uso generale, sensori e reti wireless – il tutto infagottato in sensori su scala millimetrica fluttuare nelle correnti d’aria intorno a noi. (https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sistemi-radar/smart-dust-in-arrivo-i-sensori-che-tracciano-tutto-ovunque/).
Siamo nel bel mezzo di una trasformazione di proporzioni spaventose. Cercherò di illustrarlo con dati attuali e previsioni future. Coinvolge tutte le dimensioni della vita su questa terra. Tutto è collegato.
Maria Heibel. Curatrice del sito internet www.nogeoingegneria.com

Introduce Cristiana Pivetti

20.00 cena

DOMENICA 31

8.00 colazione

9.00
Dal Green Pass verso il Metaverso.
Come continuare la Resistenza?

Introduzione a cura di Resistenze al nanomondo (Bergamo)
con interventi di:
Assemblea popolare Resistere al Transumanesimo – Bergamo, due compagni dell’ Assemblea popolare Busto Arsizio, Contra toda nocividad – Madrid, www.contratodanocividad.espivblogs.net

Assistiamo al prorogarsi di uno stato di emergenza costruito perché non abbia mai fine. È evidente che nella piattaforma cibernetica emergenziale del Green Pass tanto altro sta andando a realizzarsi, sia nel mondo che ci circonda, sia all’interno dei nostri corpi divenuti laboratorio sperimentale a mRNA. Tra le varie fasi del programma di inoculazione del siero genetico prendono forma tasselli apparentemente parziali e neutrali dal percorso generale come il Credito Sociale, rete 5G, identità digitale, carne sintetica, progetti di sterilizzazione di specie animali con il Gene Drive, questione climatica, tecnologie a DNA ricombinante e a mRNA come nuovo paradigma tecno-sanitario, modificazione genetica degli embrioni. Questi tasselli invece rappresentano pietre angolari del nuovo paradigma cibernetico di guerra e di ingegnerizzazione del vivente che l’élite globalista transumanista vuole realizzare in tempi sempre più brevi.
Una tavola rotonda a più voci e un invito a gruppi e singoli a portare le loro esperienze partendo da un interrogativo non più rimandabile nei tempi che corrono: chi si è opposto alla narrazione dominante e al Green Pass riuscirà a comprendere le nuove trasformazioni dove la materia prima da sfruttare e trasformare è proprio l’essere umano e la natura nella sua essenza più profonda?

13.00 pranzo

Come arrivare
In auto: Da Genova con l’autostrada per Alessandria si esce a Ovada, si procede verso Acqui Terme e poi si prende per Rivalta Bormida. Passati i paesi di Trisobbio e Rivalta Bormida al bivio per Cassine si prosegue per due kilometri e poi si trova l’indicazione per Caranzano. Da Milano si esce ad Alessandria sud e si seguono le indicazioni per Acqui e Cassine, dopo Cassine c’è il bivio per Caranzano. Da Torino stessa strada.
In treno: Treno per Acqui Terme, vi veniamo a prendere alla stazione, si prega di contattarci sulla email per accordarci con largo anticipo e di arrivare non durante gli orari degli interventi.

Il costo per soggiornare nella struttura che prendiamo in affitto è di 10 euro al giorno, per le tre giornate sono 30 euro a persona, esclusi i pasti.

PER TUTTE LE TRE GIORNATE:
– CIBO SENZA SFRUTTAMENTO ANIMALE E SENZA VELENI A SOTTOSCRIZIONE
– MOSTRE E DISTRIBUZIONI DI MATERIALE INFORMATIVO: PORTA LIBRI, GIORNALI, TESTI

Il luogo dove si svolgerà l’incontro è Altradimora, (www.monicalanfranco.it/altradimora/): una casa con dei posti letto, porta sacco lenzuolo e asciugamani.
Vi è anche la possibilità di mettere delle tende nel prato davanti casa.
Aiutaci ad organizzare l’incontro al meglio, diffondendo il più possibile questo programma.
È necessario avvisare in anticipo della propria presenza per i posti letto limitati e per l’organizzazione dei pasti.

Esposizione di alcune opere dell’artista Cristiana Pivetti (www.cristianapivetti.org)

Per informazioni e contatti:
www.resistenzealnanomondo.org,
info@resistenzealnanomondo.org,
www.facebook.com/3giornatecontroletecnoscienze/ (in fase di aggiornamento)

Presentazione dell’incontro:
https://www.resistenzealnanomondo.org/italia-mondo/4257/