La nave dei folli – Bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica

La nave dei folli – La società cibernetica globalizzata che procede verso l’inevitabile naufragio

Bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica

Trasmissione registrata nell’estrema periferia montana della città metropolitana, affronta le molte questioni sollevate dall’applicazione di quei principi cibernetici che oggi trovano la loro definitiva realizzazione, nella società nel suo complesso come in ogni singola persona, attraverso il pilotaggio del sistema mondo in stato di allerta: ibridazione biomeccanica, gestione informatica, militarizzazione, controllo tecnologico, tirannia sanitaria.

Con riflessioni, approfondimenti, contributi dall’Italia e dall’estero, letture, musiche e brani cinematografici, solcherà i mari burrascosi della realtà in cui viviamo fatta di 5G, manipolazioni genetiche, trattamenti sanitari obbligatori, centrali nucleari… e di Stati e aziende che le impongono e ci lucrano sopra; ma anche di tutte le forme di resistenza e lotta nate per opporsi a questo inevitabile naufragio e seguire fin da subito rotte radicalmente diverse.

email: lanavedeifolli@protonmail.com

Sito internet
Leggi e ascolta qui: https://lanavedeifolli.noblogs.org/

Sistemare il cielo: la storia accertata del controllo del tempo e del clima – Maria Heibel

Sistemare il cielo: la storia accertata del controllo del tempo e del clima
Intervento di Maria Heibel, www.nogeoingegneria.com, alla conferenza del 15 ottobre
Costruire emergenze per governare il mondo

Parte 1
https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/sistemare-il-cielo-la-storia-accertata-del-controllo-del-tempo-e-del-clima-1/
Parte 2
https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/sistemare-il-cielo-la-storia-accertata-del-controllo-del-tempo-e-del-clima-2/
Parte 3
https://www.nogeoingegneria.com/timeline/storia-del-controllo-climatico/sistemare-il-cielo-la-storia-accertata-del-controllo-del-tempo-e-del-clima-3/

Dialogo tra Resistenze al nanomondo e FINRRAGE – Renate Klein e Gena Corea

Resistenze al nanomondo: In tempi di perdita di memoria, dove movimenti e contesti sembrano nascere sul niente – a volte proprio per risignificare e distruggere lotte e significati profondi – è fondamentale ricollegare il senso dei percorsi di oggi con quelli da cui derivano, con quelli sviluppati nel passato le cui analisi critiche, come le vostre, hanno oggi tutta la loro più forte conferma.
Potete raccontarci come nasce FINRRAGE e il suo percorso? Qual’era il vostro contesto politico e culturale di riferimento e attualmente è ancora lo stesso?

Renate Klein: FINRRAGE è nata nel 1985 in occasione della “Conferenza d’emergenza” di Vällinge, in Svezia, organizzata dai membri della neonata rete FINNRET. La FINRRAGE ha fatto seguito a una tavola rotonda tenuta al 2° Congresso interdisciplinare sulle donne a Groningen, in Olanda, nel 1984, che abbiamo chiamato “La morte della donna” (pubblicata con il titolo Man-Made Women nel 1985). Il titolo si riferiva al rapido sviluppo di tecnologie riproduttive come la FIV (fecondazione in vitro), che aveva prodotto la prima bambina in provetta, Louise Brown, nel 1978. Avendo appena finito di curare la prima antologia femminista internazionale su questo tema, Test-Tube Women: What Future for Motherhood (1984, con Rita Arditti e Shelley Minden, in cui anche Gena Corea aveva un capitolo, seguita nel 1985 dal suo brillante libro The Mother Machine: Reproductive Technologies from Artificial Insemination to Artificial Wombs), ero sempre più convinta che queste interferenze tecnologiche patriarcali con il potere delle donne di creare nuovi esseri umani rappresentassero una massiccia minaccia all’esistenza femminile, piuttosto che una “liberazione” per le donne come sostenevano alcuni sostenitori.
Gli oltre 500 spettatori di Groningen sono apparsi altrettanto allarmati per la minacciosa presa di controllo tecnica della vita delle donne. Ci hanno esortato a creare una rete femminista internazionale. È nata così la FINNRET (Feminist International Network on the New Reproductive Technologies). Era chiaro che questa rete doveva includere donne del Sud e del Nord del mondo e comprendere le “vecchie” e le “nuove” tecnologie riproduttive. Non lasciandoci ingannare dalle promesse dei “tecnodoc” – come abbiamo iniziato a chiamarli – di portare la felicità alle donne infertili che desideravano un figlio proprio, abbiamo sottolineato la realtà: queste tecnologie sono state spinte in modo aggressivo sulle donne occidentali bianche e benestanti, mentre le donne povere e nere sono state sottoposte a feticidio femminile (soprattutto in India, il che ha portato a un enorme squilibrio nella nascita di bambini maschi e femmine). Non c’erano bambini in provetta per loro: erano invece sottoposte ad aborti forzati e a nuovi dannosi contraccettivi a lunga durata d’azione (come il Norplant, denunciato da Farida Akhter del Bangladesh, il cui libro rivoluzionario Resisting Norplant sarà pubblicato nel 1995).
Nell’aprile 1985, alcune femministe autonome tedesche, insieme al Partito dei Verdi, organizzarono un Congresso: “Donne contro le tecnologie riproduttive e genetiche” a Bonn. Come a Groningen, il pubblico, composto da 2000 femministe, donne di chiesa, sindacalisti, studenti e semplici cittadini, ha espresso un forte “NO” all’appropriazione tecnologica della riproduzione e della vita delle donne. È stato esaltante vedere l’ampio sostegno a questa posizione, che ha coinvolto anche i media tradizionali. Impensabile oggi! Senza dubbio la resistenza a queste tecnologie era particolarmente forte in Germania, poiché era ovvio che esse rappresentavano l’eugenetica e sarebbero state utilizzate di conseguenza. In effetti, Robert Edwards, che si definiva il “padre” di Louise Brown (e che ha ricevuto il Premio Nobel nel 2011 per le sue imprese di fecondazione assistita), è stato a lungo membro della British Eugenics Society e sostenitore dell’idea che le tecnologie riproduttive potessero produrre bambini “superiori” quando i presunti geni “cattivi” venivano individuati in embrioni che poi non venivano impiantati ma scartati. Per noi era chiaro che queste tecnologie, nelle mani degli uomini, avrebbero potuto essere usate per decidere quali donne, in quali Paesi, avrebbero avuto il “permesso” di avere figli e a quali altre donne sarebbe stato impedito di “produrre” bambini inferiori (si veda un articolo di Scientific American su Edwards, https://www.scientificamerican.com/article/eugenic-legacy-nobel-ivf/).
Dopo il Congresso tedesco, la nota sociologa femminista Maria Mies e altre donne tedesche si unirono alle donne della FINNRET alla Conferenza di emergenza in Svezia. Maria ha insistito particolarmente – e a ragione – affinché la nostra Rete globale includesse anche l’ingegneria genetica di altri animali e piante. Questo ha portato al cambiamento del nome in FINRRAGE: Feminist International Network of Resistance to Reproductive Technologies and Genetic Engineering.
La FINRRAGE ha avuto un enorme successo. Avevamo migliaia di membri in quasi 50 Paesi. Ogni Paese aveva il proprio capitolo, ma c’era un ufficio centrale che costituiva il punto di collegamento e si spostava ogni 2-3 anni in un nuovo Paese. Sono stata la prima coordinatrice FINRRAGE con sede in Gran Bretagna dal 1985 al 1987. Organizzammo molte conferenze in Germania, Spagna, Austria, Australia, Brasile e, soprattutto, due incontri in Bangladesh nel 1989 e nel 1993 con Farida Akhter come organizzatrice, la quale era sia la referente FINRRAGE del Bangladesh sia la direttrice della sua rete di ricerca UBINIG (che comprende la casa editrice Narigrantha Prabartana).
La filosofia della FINRRAGE è sempre stata chiara: vedevamo la totalità delle riprogettazioni e dell’ingegneria genetica come un tentativo patriarcale da parte di uomini bianchi (all’inizio erano pochissime le donne coinvolte) di usurpare il potere riproduttivo delle donne e di dettare quali bambini “sani” potessero nascere da quali donne. Allo stesso modo, consideravamo l’ingegneria genetica delle piante un attacco alla capacità dei piccoli agricoltori di fornire cibo nutriente ai poveri. Sapevamo già che la modificazione genetica delle piante produceva piante inferiori ma enormi guadagni finanziari per le multinazionali come la Monsanto (ora fusa con la Bayer). Abbiamo sempre voluto l’abolizione – per fermare queste tecnologie – e questo ci ha messo in contrasto con i liberali, comprese le femministe liberali che volevano una regolamentazione. Questi quadri politici e sociali sono gli stessi oggi.

Gena Corea: Alcune donne provenienti da Paesi e ambienti diversi, e poi molte altre, hanno riconosciuto la minaccia che le nuove tecnologie riproduttive (NRT) rappresentavano per le donne e hanno scritto, parlato, agitato e organizzato.
Questo è ciò che vedo ora, stupita da come ci siamo riunite. Ma non è quello che sono stata in grado di riconoscere mentre accadeva.
Vi dirò quindi come è emerso dalla mia prospettiva di allora. E Renate Klein, che è stata un’attivista vorticosa, un’agitatrice, sempre e ovunque, per decenni e decenni, ci si ritroverà molto di più.
Come giornalista e femminista, avevo scritto un libro intitolato The Hidden Malpractice: How American Medicine Mistreats Women as Patients and Professionals. Per la ricerca, leggevo regolarmente riviste mediche come il Journal of Obstetrics and Gynecology e intervistavo i medici che scrivevano articoli su quelle riviste. Oltre a riferire di interventi chirurgici non necessari sugli organi riproduttivi delle donne, dell’aborto e delle orribili pratiche ostetriche che i medici maschi hanno istituito dopo aver cacciato le ostetriche dalla loro attività, il libro trattava della sperimentazione sulle donne nello sviluppo dei contraccettivi. Descrive in dettaglio i contraccettivi particolarmente orrendi che hanno preso di mira le donne di colore, le donne disabili e a basso reddito e quelle che allora venivano chiamate “donne del terzo mondo”. Questi contraccettivi davano alle donne del Sud globale una capacità limitata di eliminare i farmaci o i dispositivi dal proprio corpo. (Cioè, piuttosto che un diaframma che una donna poteva inserire o meno ogni volta a suo piacimento, i tecnodoc e i sostenitori del controllo demografico spingevano verso contraccettivi iniettabili o impiantabili a lunga durata d’azione). Il libro denunciava anche la sterilizzazione forzata di donne nere e indigene.
The Hidden Malpractice uscì nel 1977 e l’anno successivo, in Inghilterra, nacque il primo bambino in provetta, un bambino FIV. Il Woodrow Wilson Center for Scholars dello Smithsonian di Washington organizzò uno spensierato simposio di San Valentino sui bambini in provetta e invitò tra i relatori la femminista Gloria Steinem, la quale aveva fondato la rivista femminista Ms. Una delle redattrici di Ms era la poetessa Robin Morgan, editrice di Sisterhood Is Powerful e scrittrice di molte opere femministe appassionate. Robin disse a Gloria che, invece di accettare l’invito, avrebbe dovuto chiedere al Woodrow Wilson Center di invitare me al suo posto, perché avevo il background necessario per comprendere la tecnologia e le politiche sulla salute delle donne. Gloria lo fece.
Robin mi invitò poi a pranzo e durante quel pranzo non solo mi parlò dell’invito di Woodrow Wilson che sarebbe arrivato, ma mi esortò a scrivere un libro sulle nuove tecnologie riproduttive. Mi disse che avevo il background per farlo, come aveva detto a Gloria, dato che avevo passato anni a fare ricerche per The Hidden Malpractice. Robin vide la necessità di un libro del genere e lo realizzò. Guardandomi indietro, mi stupisco delle donne brillanti che sono emerse in questa lotta.
Non sapendo nulla delle NRT, ho accettato di scrivere il libro. I tecnodoc stavano annunciando al pubblico che stavano sviluppando la tecnologia della fecondazione in vitro per la loro compassione verso le sofferenze delle donne infertili. L’unica cosa che ho capito subito è che non era vero. Avevo letto le loro riviste per anni. Non avevo mai trovato traccia di tale compassione. A volte i medici maschi attribuivano l’infertilità di una donna alla sua resistenza ad accettare il suo ruolo naturale di madre. Vedevo colpevolizzazione, non compassione.
Così ho tenuto la conferenza di Wilson e poi ho iniziato cinque anni di ricerche e di scrittura di quello che è diventato The Mother Machine. È stato come entrare in un lungo e terrificante incubo. Erano tempi in cui non c’era il computer, quindi battevo a macchina gli appunti su articoli di riviste, libri, eccetera, li fotocopiavo e poi mi sedevo sul pavimento del mio ufficio tagliando una copia e mettendo i pezzi tagliati nella pila per il capitolo a cui apparteneva. Descrivo questo perché spesso, mentre ero sul pavimento, con le forbici in mano, a leggere e a tagliare gli appunti, mi sono resa conto dell’orrore di ciò che stava accadendo alle donne. Mi sentivo parecchio sola.
Ma dopo circa un anno di ricerche, nel 1979, fui invitata a partecipare a una conferenza sulle tecnologie riproduttive ad Amherst, nel Massachusetts, Stati Uniti. Intitolata “Ethical Issues in Human Reproduction Technology: Analysis by Women” (EIRTAW). Lì ho conosciuto Janice Raymond, che è diventata un’altra delle promotrici di FINRRAGE. Professoressa di studi femminili e di etica medica all’Università del Massachusetts, Jan ha co-organizzato la conferenza. Ricordo sempre il suo intervento all’EIRTAW perché è stata la prima volta che ho vissuto questa esperienza: quando qualcuno dice la verità con forza, l’aria nella stanza cambia. Oh, come è cambiata l’aria quando Jan ha parlato!
Il mio intervento non riguardava una “nuova” tecnologia riproduttiva, ma una vecchia tecnologia, un contraccettivo. L’ho intitolato “L’arma Depo-Provera” perché i suoi sostenitori usavano un linguaggio da armi. Parlavano di “popolazioni bersaglio”, che erano donne di colore, donne del “terzo mondo”, donne disabili.
Credo che FINRRAGE abbia sempre visto, fin dal primo momento, la connessione tra la tecnologia della fertilità per le donne del “primo mondo” e la tecnologia anti-fertilità per le donne del “terzo mondo”. Erano due facce della stessa medaglia: il controllo su chi può venire al mondo. Attraverso il dominio e il controllo sul corpo delle donne. Un’agenda eugenetica.
Nello sviluppo di entrambi i tipi di tecnologia, i tecnodoc hanno mostrato scarsa considerazione, o anche solo pensiero, per i danni arrecati alle donne nei loro esperimenti. Nel caso della fecondazione in vitro (FIV), le donne non solo sono state sottoposte a esperimenti, ma hanno dovuto pagare per questa sperimentazione sul loro corpo. Cioè, pur essendo soggetti sperimentali, venivano chiamate “pazienti” che ricevevano “trattamenti” e dovevano pagare per questo.
Ora, in Inghilterra, Jalna Hanmer – forse all’epoca era all’Università di Bradford – stava esaminando criticamente gli NRT. Sebbene Shulamith Firestone, nel suo libro del 1979 The Dialectics of Sex, sostenesse che le NRT, compreso l’utero artificiale, avrebbero liberato le donne dal fardello della gravidanza e della maternità, Jalna e la sua collega Hilary Rose non ci credevano nemmeno per un minuto. A loro avviso, la tecnologia non avrebbe liberato le donne. La scienza, alleata con il capitalismo, avrebbe messo il controllo della riproduzione femminile nelle mani degli uomini, avvantaggiando gli uomini e minacciando le donne. Jalna sarebbe diventata un’altra delle fondatrici/promotrici della FINRRAGE.
Non ho idea di come Jalna abbia saputo cosa stavo facendo (forse la voce si è sparsa a EIRTAW?), ma lo ha fatto. Mi ha contattato.
Doveva fare delle ricerche a Manhattan.
Io vivevo appena fuori Manhattan, nel New Jersey. La invitai a venire a stare da me mentre faceva le sue ricerche.
Jalna è morta poco più di un mese fa. Che donna coraggiosa e brillante! Penso non solo alla sua mente acuta, al suo impegno per la piena dignità e libertà delle donne, ma anche alla sua determinazione. La vedo uscire da casa mia la mattina presto e camminare alacremente verso la stazione ferroviaria per la sua giornata di ricerca in città.
Anche Renate Klein, in qualche modo, sapeva cosa stavo facendo, sebbene The Mother Machine non fosse ancora stata pubblicato. Mi telefonò. Mi disse che stava curando un’antologia sulle NRT e mi invitò a scriverci un capitolo. Credo che sia stato durante la redazione di quell’antologia, che è poi diventata Test-Tube Women: What Future for Motherhood, che si è radicalizzata sulle NRT. Renate, una forza che non ha mai smesso di lottare contro queste tecnologie per permettere alle donne di sopravvivere, è stata un’altra delle promotrici di FINRRAGE. Lavora così duramente e a lungo, in modo allegro e feroce. Senza Renate, non riesco a immaginare dove saremmo ora.
Un’altra delle fondatrici e promotrici è stata Robyn Rowland, che ho conosciuto al Secondo Congresso Interdisciplinare sulle Donne di Groningen, in Olanda, nel 1984, dove tutte e cinque siamo intervenute in una tavola rotonda intitolata “La morte della donna”. Robyn aveva lavorato in un comitato con alcuni dei principali sperimentatori di fecondazione assistita in Australia e aveva contestato ciò che stavano facendo alle donne. Era una pensatrice, un’emotiva, una scrittrice, un’oratrice potente. E una poetessa straordinaria.
La nostra tavola rotonda ha davvero allarmato e galvanizzato le donne presenti al Congresso. Fino a quel momento, mi sembrava che stessimo lavorando in modo isolato per resistere alle NRT. Soprattutto negli Stati Uniti, non avevo sentito molta risonanza a questi temi tra le femministe. Ma ora c’erano centinaia di donne che riconoscevano i pericoli esistenziali di queste tecnologie per le donne e volevano organizzarsi. Così, insieme, a Groningen, abbiamo formato il Feminist International Network on the New Reproductive Technologies (FINNRET).
Forse sto saltando alcuni eventi perché mi sto stancando, ma in seguito noi cinque (Renate, Jan, Jalna, Robyn e io) abbiamo organizzato la Conferenza Internazionale di Emergenza delle Donne sulle Nuove Tecnologie Riproduttive in Svezia a Vallinge, Svezia, fuori Lund, nel luglio 1985.
Circa 100 donne sono arrivate da molti Paesi, tra cui Bangladesh, Giappone, Israele, Cile, Bolivia, Brasile, Canada, Australia, Stati Uniti e tutta Europa. Donne straordinarie, potenti, brillanti e impegnate.
Sono diventate fondamentali per la guida della FINNRAGE. In particolare Farida Akhter, cofondatrice dell’organizzazione e attivista UBINIG in Bangladesh, il cui lavoro allora e negli anni successivi non può essere sottovalutato. E Maria Mies, in Germania, che ha sostenuto la necessità di includere la resistenza all’ingegneria genetica nel nostro lavoro. Fu così che in quella conferenza d’emergenza (oh, era un’emergenza!), cambiammo il nostro nome da FINNRET a FINNRAGE: Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering. Avrei molto altro da dire, ma il mio corpo chiede riposo. Almeno questo copre gran parte di come FINRRAGE è iniziata, se non di come è continuata. Concludo con un’immagine che mi è rimasta impressa della conferenza di emergenza.
In una delle cinque notti a Vallinge abbiamo fatto una festa. Io e la brasiliana Ana Regina Gomes dos Reis eravamo sedute a gambe incrociate sotto un tavolo per qualche motivo che non ricordo. Ana era molto spiritosa e se ne usciva con commenti su commenti che mi facevano esplodere dalle risate. Eravamo sedute insieme sotto il tavolo, ridendo e ridendo, ascoltando la musica e guardando le gambe delle donne che ballavano che ci passavano davanti. Così pieni di vita. Ridendo, ballando, riconoscendo il valore dell’altra e il valore profondo di tutte le donne, insieme resistevamo alla “morte della donna”.

Resistenze al nanomondo: Siete state una delle poche esperienze femministe radicali che fin dall’inizio del suo percorso aveva avviato una più ampia discussione critica all’ingegneria genetica comprendendo non solo lo stretto legame tra questa, l’eugenetica e le tecnologie riproduttive, ma comprendendo che facevano parte dello stesso orizzonte. Così come all’inizio dello sviluppo delle tecnologie di riproduzione artificiale avevate già ben compreso dove sarebbero arrivare.
Come vi spiegate questo? E come mai oggi, dove tutto è ancora più evidente e il tutto è ben descritto dagli stessi ricercatori, la critica e l’opposizione – tranne alcune eccezioni – si limita e si sofferma solo su alcuni piani come la mercificazione del vivente senza comprendere che siamo già ben oltre questo e che siamo arrivati alla sua selezione eugenetica, riproducibilità tecnica e ingegnerizzazione?

Renate Klein: Fin dall’inizio sono entrate a far parte della FINRRAGE donne con molte esperienze teoriche e pratiche. Eravamo sociologhe, avvocate, docenti universitarie, giornaliste, attiviste per la salute, operatrici per la disabilità, ambientaliste, studentesse, ecc. e molte di noi erano anche coinvolte in reti per fermare la prostituzione e la tratta delle donne e per sostenere le donne con disabilità. Molte di noi erano lesbiche con una forte analisi incentrata sulle donne. Inoltre, la maggior parte dei membri della FINRRAGE era costituita da femministe radicali, ma si unirono anche alcune femministe marxiste e molte di noi avevano vissuto il Movimento di Liberazione della Donna degli anni Settanta. La coordinatrice centrale raccoglieva documenti accademici e ritagli di giornale sui nuovi sviluppi della riprogettazione e della GE (ingegneria genetica) che le venivano inviati dai referenti nazionali. Ogni tre mesi un pacchetto di materiale informativo veniva inviato a tutti i contatti nazionali, che a loro volta lo condividevano con i loro gruppi (ricordate che non c’erano ancora Internet e email!). In questo modo, la nostra crescente conoscenza non è rimasta in una torre d’avorio, ma ha contribuito a far sì che un maggior numero di donne conoscesse le riprogettazioni e la GE.
Abbiamo anche pubblicato molti libri, come Made to Order: The Myth of Reproductive and Genetic Progress (1987, a cura di Pat Spallone e Debbie Steinberg); The Exploitation of a Desire: Women’s Experiences with IVF (1989, di Renate Klein); Infertility: Women Speak Out about Their Experiences of Reproductive Medicine (1989, a cura di Renate Klein); Depopulating Bangladesh: Essays on the Politics of Fertility (1992 di Farida Akhter); Living Laboratories: Women in Reproductive Technologies (1992 di Robyn Rowland) e Women as Wombs: Reproductive Technologies and the Battle over Women’s Freedom (1994 di Janice G. Raymond), ecc. Abbiamo anche pubblicato gli Atti della conferenza del 1989 a Comilla, in Bangladesh: La Dichiarazione di Comilla
(archiviata qui: https://www.finrrage.org/wpcontent/uploads/2016/03/Comilla_Proceedings_1989.pdf).
La Dichiarazione di Comilla è un documento di 103 pagine straordinariamente completo che serve come modello di resistenza alle tecnologie di riproduzione e alla GE. È importante oggi come lo era nel 1989.
Il gruppo di membri della FINRRAGE, Farida Akhter, Gena Corea, Janice Raymond, Jalna Hanmer, Maria Mies, Robyn Rowland e io, ha anche pubblicato una rivista accademica dal 1989 al 1992, intitolata Issues in Reproductive and Genetic Engineering. La cosa più importante è che i membri della FINRRAGE si piacevano e molte di noi sono diventate amiche intime. Credo che questo sia stato molto importante: sapevamo di essere uniti in una lotta davvero importante. Eravamo il Davide contro il Golia, ma avevamo un’energia infinita e ci divertivamo anche molto.

Resistenze al nanomondo: Le tecnologie di riproduzione artificiale non sono state sviluppate per far fronte all’infertilità, ma per selezionare e produrre l’essere umano con determinate caratteristiche.
Secondo noi dal primo passaggio dell’inseminazione intrauterina il punto di arrivo inevitabile è la totale artificializzazione di tutto il processo. Dalla diagnosi pre-impianto e la selezione embrionale il punto di arrivo inevitabile è la continua ottimizzazione e implementazione. Questi erano gli scopi fin dall’origine del pensiero eugenetico e transumanista e fin dall’origine dello sviluppo delle tecniche di riproduzione artificiale.

Renate Klein: Voi avete assolutamente ragione e sono orgogliosa di dire che FINNRAGE, fin dai suoi esordi, ha compreso queste connessioni. Era – e continua a essere – lo smembramento delle donne in frammenti: ovociti di una donna, utero di un’altra – manipolati da “tecnodoc” sperimentatori che vogliono vedere fino a che punto possono spingersi nei loro tentativi di controllare la riproduzione. Dopo lo stallo del successo della fecondazione in vitro, i nuovi tentativi di clonazione all’inizio del secolo si sono conclusi con una delusione piuttosto che con un trionfo: ricordiamo che la pecora Dolly è morta prematuramente ed è stata colpita dall’artrite! Tuttavia, i tentativi in corso di creare ovociti e spermatozoi da normali cellule della pelle, se avranno successo e saranno applicati agli esseri umani, potrebbero essere la goccia che farà traboccare il vaso per la procreazione femminile, insieme all’utero artificiale (ectogenesi), la cui realizzazione finora è rimasta in sospeso. Anche se negli anni ‘80 e ‘90 non usavamo la parola “transumanista”, era chiaro che queste tecnologie e i loro creatori volevano niente di meno che la ristrutturazione dell’ordine economico mondiale (cosa che oggi è ancora più apertamente auspicata da personaggi come Bill Gates, Klaus Schwab e il Word Economic Forum). Naturalmente, il postmodernismo – e più tardi i Queer Studies – hanno portato avanti l’idea che la verità non esistesse e che non ci fossero confini umani da rispettare. E naturalmente, che il sesso biologico non fosse più importante e che una moltitudine di “identità” di genere avrebbe costituito il nostro esaltante futuro non binario (come iniziato dalla guru del gender Judith Butler in Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, 1990).

Resistenze al nanomondo: Oggi è forte il fronte femminista radicale contro la maternità surrogata, ma stenta ad allargare la critica a ogni riproduzione artificiale dell’umano senza eccezioni. Arrivando al paradosso di opporsi adesso alla maternità surrogata e in un prossimo futuro all’ectogenesi, senza essersi mai espresso contro le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Queste rappresentano un nodo che prima o poi, secondo noi, il femminismo radicale non potrà non affrontare. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Sono abbastanza sicura che se si legge Towards the Abolition of Surrogate Motherhood (https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950427#) molti autrici menzionano la FIV, la tecnologia che oggi viene utilizzata in tutte le maternità surrogate “gestazionali”. Sappiamo che la FIV è molto pericolosa per le donne a causa dei farmaci utilizzati e anche a causa del processo di prelievo degli ovuli che può causare danni alle ovaie, all’uretra e alla vescica. Le gravidanze da FIV hanno un’incidenza molto più alta di diabete gestazionale, placenta previa, pre-eclampsia e parti prematuri. In qualsiasi cosa io scriva sulle tecnologie riproduttive, cerco di sottolineare questi pericoli (ad esempio, il capitolo 2 di Surrogacy. A Human Rights Violation, 2017).
Di tanto in tanto, anche un articolo mainstream parla delle difficoltà della fecondazione in vitro, come questo articolo del Washington Post del 2022 (https://www.washingtonpost.com/wellness/2022/11/10/ivf-infertility-success-failure-struggles/), sebbene le “percentuali di successo” citate siano decisamente troppo alte. Nel 2018, in un’intervista a Lord Robert Winston – l’inventore della diagnosi genetica pre-impianto negli anni ‘90 (uno strumento eugenetico) – afferma che le percentuali di successo per un “bambino vivo” per una donna sotto i 35 anni sono appena del 21%. (<https://www.irishnews.com/lifestyle/2018/07/12/news/professor-robert-winston-couples-being-misled-about-the-dream-of-ivf-treatment-1378545/). FINRRAGE lo diceva da anni!!!
Ci viene detto che finora sono nati circa 8 milioni di bambini grazie alla FIV. Se il tasso di successo è solo del 21%, significa che circa 40 milioni di donne sono passate attraverso (molteplici tentativi di) FIV, e circa 32 mila di loro non hanno mai avuto un figlio. Ritengo che sia uno scandalo assoluto che non esistano studi di ricerca a lungo termine per conoscere l’attuale stato di salute di questi milioni di donne che si sono sottoposte alla FIV dagli anni Ottanta! I farmaci che devono assumere – prima per bloccare l’azione delle ovaie, ad esempio per entrare in menopausa chimica, poi per avviare il processo di maturazione degli ovuli con i farmaci per la fertilità – sono molto molto pericolosi. Si ha notizia di tassi più elevati di cancro al seno e alle ovaie nelle donne, ma poiché gli studi non sono longitudinali e globali, molti specialisti della FIV ritengono di non doverli menzionare alle donne!!! È interessante notare che il farmaco utilizzato per portare le donne in menopausa chimica è spesso il Lupron, lo stesso farmaco che viene utilizzato come bloccante della pubertà per i bambini. L’uso è off-label in entrambi i casi. Si tratta di un grande scandalo medico di cui si scriverà in futuro!!! Come è potuto accadere?
Sono d’accordo con voi sul fatto che dobbiamo assolutamente parlare di FIV, che è davvero una tecnologia fallita. Ma a causa del pro-natalismo in Occidente e della convinzione, perlopiù socialmente costruita, radicata nelle donne – ancora oggi! – che devono avere un figlio per essere una donna “come si deve”, le cliniche di fecondazione in vitro attirano moltissimi clienti che si indebitano a dismisura con ripetuti tentativi di fecondazione in vitro con ogni sorta di costosi “add on” non dimostrati, durante i quali la loro salute soffre e spesso anche la loro relazione con il partner, senza che alla fine si riesca ad avere un bambino. Poiché i bambini nati da fecondazione assistita raggiungono ora i 40 anni, molti hanno problemi cardiaci piuttosto gravi, si veda Laura Corradi, “Assisted Reproductive Technologies and Health-Related Issues in Women and Children”, 2021 https://digitalcommons.uri.edu/dignity/vol6/iss2/2/. L’articolo della Corradi parla anche dei gravi effetti negativi della FIV per le donne.
Nel giugno 2023 Kallie Fell del Center for Biology and Culture di Jennifer Lahl ha pubblicato A Comprehensive Report on ART, che menziona tutti i rischi per la salute delle donne derivanti dalla FIV, nonché la nuova grande tendenza delle giovani donne a congelare i propri ovuli, che si rivelerà per lo più inutile in quanto pochi ovuli congelati portano a gravidanze, ma che è estremamente costosa (https://cbc-network.org/wp-content/uploads/2023/05/Comprehensive-Paper-on-ART-Final.pdf

Resistenze al nanomondo: Sembra che la storia non abbia insegnato niente. Nel ‘75 un gruppo di scienziati riuniti ad Asilomar metteva in luce i gravi pericoli della tecnologia di ingegneria genetica del DNA ricombinante. Una presa di coscienza che è durata ben poco come tutte le moratorie realizzate dagli stessi scienziati. Infatti niente è cambiato e la ricerca è andata avanti incontrastata fino ai tempi di oggi. Ora a livello internazionale il mondo della ricerca, tra cui alcuni vecchi promotori della conferenza di Asilomar, sta premendo per una regolamentazione del CRISPR/Cas 9 per la modificazione genetica della linea germinale.
Le motivazioni le conosciamo già: per evitare l’insorgenza di patologie genetiche gravi. Esattamente le stesse motivazioni per sostenere la diagnosi pre impianto necessaria alla fecondazione in vitro essendo una tecnica che di per sé può produrre anomalie all’embrione. Così come già conosciamo l’esito di tale processo: dall’eccezione per i casi gravissimi, a quelli gravi, a quelli ritenuti probabili fino a rivendicare questa possibilità come nuova norma per “ottimizzare” al meglio il processo di procreazione. Dal diritto di avere un figlio, al diritto di avere un “figlio sano”, al diritto di avere un figlio con “potenziamento genetico”. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Non abbiamo imparato nulla dai pericoli del passato perché non è nell’interesse dei patriarchi capitalisti a capo del complesso industriale medico (termine di Jennifer Bilek), i quali vogliono spingere la loro ricerca sempre più in là per vedere fino a dove possono arrivare. Quando nel 2018 è stato rivelato che il ricercatore cinese He Jiankui aveva usato la CRISPR/Cas 9 per produrre due bambini con la linea germinale modificata, il mondo scientifico ha reagito con “shock e orrore” a questa apparente violazione etica ()
Con persone come Savulescu ad occupare cattedre di etica in università rinomate come Oxford, è spaventosa la prospettiva di ciò che i colleghi di scienza e medicina che la pensano allo stesso modo intraprenderanno una volta che l’intera gamma di CRISPR/Cas 9 e altre tecniche di modifica genetica saranno a loro disposizione. Già oggi, se un bambino nasce con la sindrome di Down, in molti Paesi è sempre più difficile ottenere buoni servizi di assistenza. E alla madre viene detto che questo bambino non sarebbe nato, se solo si fosse sottoposta allo screening…

Resistenze al nanomondo a Renate Klein:
In un tuo articolo del 2008, From test-tube women to bodies withount women, che abbiamo ripreso nel libro Meccanici i miei occhi, scrivevi “Obiettivo finale dell’industria genetica e riproduttiva è la creazione dell’uomo immortale in grado di riprodurre se stesso senza le donne”. Oggi questa affermazione alla luce degli sviluppi della ricerca per l’utero artificiale o per le gravidanze con trapianto di utero al fine di permettere la “gravidanza maschile” prende tutta la sua più nefasta consistenza. Quali nuovi elementi necessitano oggi di essere presi in considerazione?

Renate Klein: Grazie per aver ripubblicato il mio articolo “From Test-Tube Women to Women without Bodies” (2008, Women’s Studies International Forum 31(3), pp. 157-175). Credo che sia un buon riassunto dei miei continui timori su ciò che accadrà alla classe sessuale femminile nell’era del postmodernismo, della cultura cyborg e dell’accelerazione degli sviluppi della tecnoscienza, come l’utero artificiale e, negli ultimi anni, il trapianto di utero in donne eterosessuali e in uomini, alias “donne trans”, che rimangono maschi biologici.
Mi sono preoccupata dell’assalto al corpo delle donne fin dai primi anni Ottanta. Nel 1996 ho scritto un capitolo in Radically Speaking: Feminism Reclaimed (1996, Diane Bell e Renate Klein, eds. https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/radically-speaking-feminism-reclaimed-pdf) intitolato “(Dead) Bodies Floating in Cyberspace: Postmodernism and the Dismemberment of Women” (pp. 346-3358). Mi sono concentrata sulla celebrazione postmodernista dei corpi frammentati e ho ricordato l’importante slogan del Movimento di Liberazione della Donna “I nostri corpi – Noi stesse”. È fondamentale che le donne ricordino che siamo i nostri corpi – con tutte le nostre imperfezioni – e non lascino che i tecnodoc ci smembrino e ci frammentino. Siamo donne con un corpo: non oggetti e testi come celebrano gli scrittori postmodernisti. Ho anche confutato l’amato Cyborg di Donna Haraway, che è in parte macchina e in parte umano – un corpo tagliato e incollato! I cyborg non sanguinano – e le donne del Sud globale che soffrono di contraccettivi dannosi che interrompono i loro cicli mestruali potrebbero avere grossi problemi a glorificare queste pseudo-donne fratturate e disassemblate – “testi e superfici” – che Haraway tuttavia elogia come “Questo è il sé che le femministe devono codificare” (1991, p. 161 in The Cyborg Manifesto).
Ho ampliato questa critica nel 1999 con il capitolo “The Politics of Cyberfeminism: If I am Cyborg rather than a Goddess will Patriarchy go away”? in Cyberfeminism: Connectivity, Critique and Creativity (1999, a cura di Susan Hawthorne e Renate Klein,https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/cyberfeminism-ebook-pdf).
Oltre alla mia critica al concetto di cyborg superiore all’uomo portato avanti da Haraway, ho anche criticato gli specialisti di robotica Hans Moravec e Ray Kurzweil che vogliono digitalizzare la nostra carne nel cyberspazio – ci lavorano ancora oggi – in modo che la nostra mente e la nostra coscienza possano essere scaricate sull’interfaccia di un computer. È il sogno maschile di vivere per sempre, non importa in quale forma. In effetti, la “materia” e la “mater” contano sempre meno! Questo pensiero, unito a enormi quantità di denaro da parte di miliardari statunitensi (come ha scoperto Jennifer Bilek), ha portato alla “follia trans” del XXI secolo, con l’illusione centrale che gli esseri umani siano in grado di cambiare sesso, che è stata fatta propria sia dai governi che dalle grandi aziende. Gli influencer trans su TikTok e Instagram dicono alle ragazze adolescenti che è facile sfuggire alla depressione della pubertà (che quasi tutte le ragazze hanno) diventando un ragazzo, in modo da non dover affrontare gli atti sessuali pericolosi che i ragazzi vogliono far loro compiere, come il soffocamento e il sesso anale, appresi dal consumo quotidiano di pornografia. Poiché la corteccia frontale del loro cervello non si è ancora sviluppata, non possono comprendere le devastanti conseguenze dei bloccanti della pubertà seguiti dagli ormoni del sesso opposto, che le lasceranno sterili, incapaci di provare orgasmi e con una diminuzione della densità ossea e, forse, danni cerebrali. Saranno pazienti a vita e dipenderanno dai farmaci. Si tratta di un crimine medico contro i bambini, che si spera verrà presto smascherato e fermato.
Quindi, la mia affermazione del 2008 è ancora valida, tranne che per dire che negli ultimi 15 anni la tendenza a cancellare le donne è cresciuta in modo esponenziale. Dobbiamo trasmettere alle giovani donne che noi siamo il nostro corpo e che il nostro Leibsinn – termine della filosofa tedesca Annegret Stopcyk per esprimere le connessioni intrinseche e vive tra tutte le parti del nostro corpo/mente/anima – deve essere fondamentale per respingere il fascino delle Reprotecnologie e della Transmedicina. Le cliniche di fecondazione in vitro organizzano già l’estrazione di ovociti e spermatozoi dai cosiddetti bambini in transizione, in modo che più avanti nella vita possano generare la propria prole. Ma questi bambini non hanno ancora ovociti e spermatozoi abbastanza grandi da poter essere estratti. Quindi, viene detto loro di interrompere temporaneamente i bloccanti della pubertà, in modo che questi gameti crescano. Si tratta di un ulteriore abuso medico, poiché le ragazze devono poi sottoporsi al prelievo di ovuli con tutti i suoi pericoli, solo per avere ovociti di qualità inferiore che non saranno mai in grado di essere fecondati. Si tratta di uno sporco capitalismo medico per guadagnare soldi ora e clienti dopo per la fecondazione in vitro. Dobbiamo dire ai bambini e ai loro genitori di opporsi ad ogni costo.

Resistenze al nanomondo a Gena Corea:
Nel tuo testo Il progetto Manhattan di riproduzione descrivevi lo sviluppo delle tecnologie di riproduzione artificiale e le loro prospettive come l’equivalente in biologia del progetto Manhattan per la fisica nucleare. Oggi la realtà ha superato le previsioni: il deserto del New Messico e i tecnolaboratori sono tra noi, quali altre soglie sono state raggiunte e verranno superate?

Gena Corea: Una soglia che è stata raggiunta e superata è l’esistenza della donna come essere riconosciuto. Non avevo mai immaginato che la nostra stessa esistenza sarebbe stata messa in discussione. Avrei dovuto. Certamente avevo previsto l’orrore dei bordelli di riproduzione. Ma che gli uomini avrebbero affermato di essere donne, questo non l’avevo immaginato. Che gli uomini avrebbero cercato di costringerci a chiamarci non donne, ma donne cis; che si sarebbero riferiti alle donne in modo sprezzante come “buchi di fronte”, “allattatori al petto”, “proprietari di uteri”, “produttori di ovuli”, “mestruatori”, questo non l’avevo previsto.
Mi era sembrato così ovvio che se gli uomini erano insoddisfatti dello stereotipo maschile, se questo causava loro dolore, se non potevano vivere autenticamente come se stessi dall’interno di stereotipi sessuali paralizzanti, avrebbero potuto sfidare la natura deformante degli stereotipi. Sarebbe stato un movimento che avrebbe portato avanti la vita. Non è successo. Invece, molti di coloro che si identificano come transgender hanno mutilato e drogato i loro corpi per conformarsi agli stereotipi che sfidano la realtà.
Non voglio rendere invisibile l’impero transessuale: le istituzioni mediche, scientifiche e psicologiche che hanno incanalato il dolore umano di conformarsi agli stereotipi sessuali in soluzioni chirurgiche. Questo lasciava le strutture di potere patriarcali indiscusse e intatte.
Janice Raymond ha iniziato a delineare i pericoli del transessualismo in The Transsexual Empire: The Making of the She-Male, pubblicato nel 1979. In qualche modo avevo dato per scontato che coloro che si identificavano come transgender e si sottoponevano effettivamente a mutilazioni chimiche e chirurgiche per dichiararsi donne fossero un gruppo molto piccolo. All’epoca era piccolo.
Ma circa 40 anni dopo, il numero non è piccolo. E la virulenza della campagna per mettere a tacere le donne che mettono in discussione il diritto degli uomini di dichiararsi donne lascia senza fiato. Janice illustra tutti gli ulteriori sviluppi nel suo straordinario libro DoubleThink: A Feminist Challenge to Transgenderism, pubblicato da Spinifex Press nel 2021.

Resistenze al nanomondo: Il vaccino anti hCG, “vaccino anticoncezionale”, era stato somministrato mascherato da una massiccia campagna di vaccinazione promossa nel 2014 dall’OMS e dall’UNICEF contro il tetano materno e neonatale che ha portato alla sterilizzazione chimica di milioni di donne keniote. Episodi simili anche in Tanzania, Messico, Nicaragua, Filippine. Progetto di sterilizzazione che in Kenia sta continuando ancora oggi.
Oggi questo “vaccino anticoncezionale”, impregnato di colonialismo biologico, dal Sud del mondo è pronto per rientrare ad uso delle donne occidentali. Di manipolazione in manipolazione sono arrivati a un vaccino progettato per produrre una risposta immunitaria contro un processo corporeo come la gravidanza. E la conseguenza dell’infertilità diffusa aprirà ancora di più le porte alle cliniche della riproduzione artificiale.
Nel 1994 avevate organizzato una giornata internazionale d’azione contro il vaccino della gravidanza, rendendo evidente l’importanza che già allora davate a questo controllo della popolazione che passa sui corpi delle donne. A che punto siamo adesso?

Renate Klein: La resistenza femminista contro i nuovi contraccettivi immunologici a base di hCG, chiamati anche “vaccini” anti-fertilità, sviluppati dal ricercatore indiano G.P. Talwar dagli anni Settanta agli anni Novanta e sostenuti dal Population Council, è culminata nel 1994 con una potente performance teatrale di strada da parte di gruppi femministi svizzeri nei quartieri dell’OMS a Ginevra. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sostenuto questo “vaccino” attraverso il programma HRP (Human Reproduction Programme). Armate di siringhe giganti, più di 50 donne vestite di bianco e con maschere facciali bianche hanno sbirciato attraverso giganteschi microscopi e hanno finto di eseguire vaccinazioni.
Questo evento, che ha ricevuto un’attenzione mondiale, è stato organizzato dall’”Appello per lo stop della ricerca sui vaccini anti-fertilità” (), firmato da più di 500 donne di 39 Paesi e 430 gruppi di donne per fermare il finanziamento di questa ricerca (tutti i dettagli si trovano nel libro di Judith Richter del 1996 Vaccination against Pregnancy: Miracolo o minaccia? (https://www.spinifexpress.com.au/backlist/p/9781875559572). Dopo l’evento di Ginevra, l’OMS ha cancellato la sperimentazione in Svezia.
La campagna contro il “vaccino” e contro le politiche di controllo della popolazione durò molti anni, ma alla fine ebbe successo quando i principali finanziatori cessarono di pagare il lavoro di Talwar e dell’HRP e le sperimentazioni in corso. Il potenziale del contraccettivo immunologico per la sterilizzazione eugenetica delle donne povere del Sud del mondo era enorme e, se si fosse permesso il suo pieno sviluppo e la sua implementazione, avrebbe causato una miseria incalcolabile (anche a causa di gravi effetti avversi come l’artrite reumatoide).
L’idea che una donna venga “vaccinata” con antigeni della gonadotropina corionica umana (hCG) contro l’embrione in via di sviluppo quando il suo sistema immunitario sviluppa anticorpi contro la sua stessa hCG (secreta dall’embrione precoce), che sostiene la placenta durante la gravidanza, ha messo a nudo la natura misogina del pensiero di questi scienziati maschi che avevano lodato questo sviluppo come una miracolosa scoperta medica. Il “vaccino” hCG impedisce all’embrione di impiantarsi e quindi la gravidanza non può proseguire.
Nel 1995 ho fatto parte della delegazione della FINRRAGE presso l’International Development Research Council (IDRC) di Ottawa, in Canada. L’IDRC era stato uno dei principali finanziatori della ricerca di Talwar fin dagli anni Settanta e inizialmente cercò di convincerci che avevamo sbagliato a rifiutare questa importante iniziativa contro la minaccia di una crescita demografica “senza freni”. Hanno anche affermato che gli esperimenti indiani erano stati condotti in modo etico. Ma dopo aver visto il film della tedesca FINRRAGE Ulrike Schaz “Anticorpi contro la gravidanza”, che mostrava come le donne indiane coinvolte negli esperimenti fossero state ingannate sulla natura e sugli effetti avversi di questo “vaccino”, in modo che il loro “consenso” fosse privo di significato, i rappresentanti dell’IDRC erano chiaramente turbati. A tempo debito rimossero i fondi e alla fine la ricerca e gli esperimenti di Talwar si fermarono.
Purtroppo, più di 10 anni dopo, nel 2007, il pensionato Talwar è riemerso con una versione geneticamente ingegnerizzata dello stesso contraccettivo immunologico. Tuttavia, a causa della riluttanza del Consiglio Medico Indiano a fornire un’autorizzazione per questa nuova proposta, essa non è andata avanti. Ma G.P. Talwar, oggi 97enne, non ha perso la speranza che il suo “vaccino” per la fertilità veda la luce, come riportato da The Atlantic. (https://www.theatlantic.com/science/archive/2023/05/birth-control-vaccine-efficacy-contraceptive-gaps/673927/).
Le donne non possono permettersi di distogliere lo sguardo da qualsiasi nuovo sviluppo di vaccino che possa essere usato contro il corpo delle donne in una forma o nell’altra. Alcuni vaccini a base di mRNA, come i vaccini anti Covid-19 di Moderna e di Pfizer-BioNTech, sono stati associati a disturbi mestruali (cicli interrotti o più lunghi, più dolore, ecc.). Resta da vedere se gruppi come il Population Council si uniranno alle aziende biotech per sviluppare un nuovo vaccino contro la fertilità a base di mRNA. Dopo tutto, secondo la loro visione del mondo, mentre le donne asiatiche sono state contraccettate quasi fino alla non-sostituzione (come le donne occidentali), le donne dell’Africa sub-sahariana si “riproducono” ancora troppo.

Resistenze al nanomondo: Oggi il concetto e il significato di libertà è abusato. Quando si arriva ai corpi e dentro ai corpi tutto cambia e il “poter scegliere” diventa più efficiente della costrizione. Ma secondo noi per determinate questioni il piano di discussione non può essere la libertà di scelta.
Innanzitutto questa è sempre all’interno delle possibilità e delle condizioni che detta questo sistema ed è una libertà imprigionata nell’unico orizzonte di senso e di significato che produce lo stesso sistema. Ciò che viene rappresentato come l’apoteosi della libera scelta in realtà ne è la più disastrosa negazione, poiché l’individuo è soggetto a una scelta che viene dall’esterno imposta o indotta o fatta desiderare.
Ma, anche ammesso che una scelta venga fatta in libertà e consapevolezza, non devono essere ignorate le conseguenze che vanno oltre il piano strettamente personale, estendendosi sui corpi tutti e sull’intera società. L’esistenza stessa di determinate pratiche e sviluppi tecno-scientifici ammette la possibilità di poter accedere ai corpi, apre all’idea che ciò sia eticamente accettabile. Cosa ne pensate?

Renate Klein: La libertà di “scelta” è un’illusione. Non esiste. Ogni volta che prendiamo delle decisioni, queste sono condizionate dal nostro sesso, dalla nostra geografia e classe, dalla nostra età, dalla nostra razza e dai nostri geni, ecc. e dall’ideologia di coloro (governi, multinazionali, tecnodoc, ecc.) che ci dicono che è una nostra “scelta” se ci impegniamo in certe pratiche. Nell’ambito delle tecnologie riproduttive e dell’ingegneria genetica non possiamo decidere liberamente se essere favorevoli o contrari a una certa procedura o a un certo prodotto (ad esempio la FIV o i semi geneticamente modificati) perché non siamo pienamente informati sui potenziali effetti avversi. Spesso ci viene mentito, ma ancora più spesso gli stessi ricercatori non hanno idea di cosa può accadere (e accadrà) dopo aver applicato le loro idee di ricerca ai nostri corpi o ai campi degli agricoltori. Il mondo è pieno di esempi disastrosi, dal Talidomide al DES e allo IUD Dalkon Shield per le donne, fino alla disgregazione delle piante e quindi al fallimento dei raccolti che portano a grandi perdite per gli agricoltori e aumentano i suicidi (ad esempio il cotone Bt, le patate Bt, la colza e il mais e il brinjal (melanzane) Bt in India) (cfr. Hawthorne, 2002/2022, Wild Politics: Feminism, Globalisation and Biodiversity, pp. 241-247, < https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950687>).
Uso il termine “scelta” solo quando può essere applicato a due opzioni ugualmente valide. Per esempio: “Vuoi una fetta di torta al cioccolato o una fetta di crostata al limone?”. Non uso mai il termine “pro-choice” in relazione all’aborto. Molte donne vorrebbero avere un (altro) figlio, ma non possono farlo per motivi economici, di salute o di relazione. Chiamare questo “scelta” aggiunge l’insulto al danno quando devono decidere di interrompere la gravidanza in modo profondamente doloroso (e a volte pericoloso).
Sono solo i liberali – e in particolare le femministe liberali – che usano il concetto di “scelta” per giustificare pratiche che odiano profondamente le donne come la prostituzione, la pornografia e la maternità surrogata e, più recentemente, il “cambio di sesso” (che ovviamente è impossibile) e l’”identità di genere” (una sensazione nella testa che non può essere provata). Senza dubbio diranno anche che è una nostra “scelta” se vogliamo scaricare il nostro cervello nei nostri computer e diventare cyborg! Dobbiamo assolutamente evitare di usare la parola “scelta”, in particolare in relazione al nostro corpo.

Resistenze al nanomondo: Alcune pratiche rappresentano un oltrepassamento di un limite etico. L’utero in affitto sdogana la possibilità della compra-vendita di un bambino, che l’essere umano può essere oggetto di una negoziazione contrattuale, la procreazione medicalmente assistita sdogana la possibilità di selezionare e programmare un figlio, la tecnica di sostituzione mitocondriale a cui seguirà un bambino che avrà il DNA di “tre genitori” sdogana la possibilità che l’essere umano potrà essere un bricolage genetico. Oggi abbiamo una “madre d’intenzione”, una “madre committente”, una “madre surrogata”, una “madre gestante”, una “madre genetica” o un più neutro “genitore 1 e genitore 2”. Continue risignificazioni che cancellano la madre, colei da cui veniamo al mondo. La decostruzione della dimensione della procreazione e parallelamente la decostruzione delle nostre radici sessuate sono l’ultima frontiera del transumanesimo. La nascita e i nostri corpi sessuati diventano la posta in gioco per una profonda trasformazione ontologica e antropologica dell’essere umano. In gioco oggi è l’esistenza stessa della realtà sotto assedio da smontaggi e ricostruzioni artificiali e sintetiche. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Viviamo in un’epoca profondamente inquietante in cui dominano la destabilizzazione, la frammentazione e la dissociazione. Inoltre, illusioni e bugie. E rovesciamenti. La verità non esiste più. Big Pharma (e le grandi banche e società) cercheranno di giustificare qualsiasi cosa vogliano fare dicendo che è “per il nostro bene”. I documenti legali “vecchio stile”, come la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 1989 (https://www.ohchr.org/en/instruments-mechanisms/instruments/convention-rights-child), che proibisce la vendita e il traffico di bambini, non vengono più rispettati.
I sostenitori dell’utero in affitto (GPA, maternità surrogata) glorificano alcune donne (povere) che rischiano la loro salute – e di fatto la loro vita – come “riproduttrici” per produrre un bambino per una coppia infertile (benestante), compresi ora anche coloro che sono ritenuti “socialmente infertili”, come gli uomini gay o single (si veda la proposta di legge del Senato della California del giugno 2023 che, se approvata, costringerebbe le assicurazioni a pagare le spese per la maternità surrogata e la fecondazione in vitro per gli uomini gay, https://www.foxnews.com/politics/ca-senate-passes-bill-redefine-same-sex-couples-able-pregnant-infertile). Il bambino viene trattato come un “bambino take-away”: non ha accettato di essere allontanato dalla madre subito dopo la nascita. Che sia per amore o per denaro, queste transazioni equivalgono al traffico e alla vendita di bambini.
Viviamo nel periodo di massimo splendore del tecno-capitalismo, dove tutto può essere comprato o venduto. E poiché a tutti viene detto che si tratta di “scelta”, i sostenitori di questa ideologia dicono alle persone, soprattutto ai bambini piccoli, che hanno il “diritto” (altra parola influente) di fare ciò che vogliono. Se vogliono intraprendere un percorso medico che dura tutta la vita per trascendere il loro sesso di nascita (cosa impossibile), è un loro diritto e una loro “scelta”. Coloro che si oppongono a questa ideologia vengono etichettati come odiosi transfobici, bigotti e TERF e viene detto loro che le nostre dichiarazioni “poco gentili” sono responsabili dei tentativi di suicidio dei cosiddetti adolescenti trans.
Dobbiamo opporci con fermezza a queste affermazioni e azioni deliranti, come hanno già fatto molte femministe radicali. In Doublethink: A Feminist Challenge to Transgenderism (2021) Janice Raymond elenca un gruppo di donne che sono state cancellate e/o hanno perso il lavoro a causa delle pressioni del culto trans. Tra queste Germaine Greer, Donna Hughes, Raquel Rosario Sanchez, Julie Bindel, Maya Forstater, Heather Brunskell-Evans e la stessa Janice Raymond (https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950380, pp. 191-215).
Mentre i transumanisti perseguono l’obiettivo di scambiare gli esseri umani “disabili”, indesiderati o carenti, con parti del corpo sintetiche e controllabili dall’esterno, ottenute attraverso farmaci e/o operazioni e manipolazioni scientifiche del DNA e di altre cellule (ad esempio i mitocondri), gli esseri umani, in particolare i bambini, vengono già preparati a scuola sul fatto che non esiste una verità e che se vogliono identificarsi come un gatto, i loro insegnanti devono accettarlo e rivolgersi a loro con pronomi identificativi del gatto. Anche se questa storia dal Regno Unito si è poi rivelata non vera, riflette la crescente richiesta che se un bambino decide di essere “trans” (una cosa impossibile) gli insegnanti e i genitori devono identificarlo con i nuovi pronomi scelti (https://www.theguardian.com/education/2023/jun/23/child-identifying-as-cat-controversy-from-a-tiktok-video-to-media-frenzy).
Voi avete assolutamente ragione: oggi è in gioco la realtà di essere esseri umani con sangue, carne, ossa e un cuore che batte. Viviamo in tempi orwelliani in cui le inversioni di tendenza la fanno da padrone.

Resistenze al nanomondo: Come una macchia d’olio dilaga il “trans”femminismo con le loro decostruzioni e precise rivendicazioni politiche. L’assenza di limiti, la fascinazione per le tecno-scienze, l’avversione per la natura e per la nascita sono secondo noi alcuni dei punti di incontro con il transumanesimo. E non è un caso che le rivendicazioni LGBTQ+ sono finanziate e promosse da tutto il comparto biotecnologico – farmaceutico, dal mondo della finanza e dal mondo transumanista e sono linfa vitale per le politiche degli stati progressisti. Dove rintracciare le origini del transfemminismo, del queer, di questa sinistra cyborg progressista che travisano la lotta per la libertà e l’autodeterminazione con l’apologia dello sviluppo tecno-scientifico e transumanista sotto la maschera della trasgressione e della ribellione? Siamo difronte a un cambiamento di pensiero e di visione o c’è sempre stata una direzione mai capita in determinate ideologie e in determinati contesti?

Renate Klein: L’attuale culto trans, che oggi affonda le sue radici e i suoi viticci nel transumanesimo, ha origine nel postmodernismo che ha iniziato a dominare le università negli anni Ottanta. Negli anni Novanta si è trasformato nell’ideologia queer, secondo la quale tutto è possibile, niente è fisso e niente ha importanza (si veda il libro di Somer Brodribb Nothing Mat(t)ers: A Feminist Critique of Postmodernism; https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/nothingmattersebookpdf).
In questa ideologia, la natura stessa può essere cancellata e tutti i confini, compresi quelli tra specie, sono considerati antiquati. Gli xenotrapianti (ad esempio, organi di maiale nell’uomo) sono consentiti. E la vita è solo una performance (peccato che siate bloccati in un lavoro di sfruttamento a bassa retribuzione). Attraverso una rete globale abilmente organizzata di transmiliardari statunitensi del complesso medico-industriale che finanziano studi legali, ONG e altre istituzioni della società civile, il culto trans si è infiltrato nei governi e nelle grandi aziende fino a renderli ossequiosi delle loro richieste di “diversità e inclusione”. Per questo sono stati – e sono – riccamente ricompensati con “punti fedeltà”. Quasi come un sistema Frequent flyer! I dipartimenti governativi e le grandi aziende possono ricevere lo status di oro una volta che dimostrano che la loro istituzione ha attuato le richieste LGBTQ+.
A loro volta, sono infiltrati da persone pro-trans e pro-queer che si assicurano che non si possano muovere critiche al culto trans. In Australia, l’organizzazione che si occupa di questo si chiama ACON e la sua filiale AWEI (Australian Workplace Equality Index, vedi https://www.pid-awei.com.au/awards-luncheon-sponsors-2022/).
Nel Regno Unito questo compito spetta a Stonewall. Il Regno Unito ha iniziato a recidere questi legami, ma se il Partito laburista vincerà nel 2024 torneranno ancora più forti, poiché i laburisti sono legati all’ideologia trans. Il Regno Unito per il momento si è anche tirato indietro rispetto alle leggi sul self-id, mentre in Aotearoa/Nuova Zelanda e in Australia si stanno diffondendo di Stato in Stato: Il Parlamento del Queensland le ha votate nel maggio 2023, il New South Wales le sta discutendo. Victoria e Tasmania hanno queste leggi da anni.
Ma non uso la parola “transfemminismo”. Per quanto mi riguarda non esiste. La parola è una contraddizione: l’obiettivo del femminismo è la liberazione di tutte le donne, ovunque esse vivano. Il “femminismo trans” renderebbe questo obiettivo privo di significato, trasformandolo in un’altra inversione orwelliana. Nessuno di noi dovrebbe usare questa parola!

Resistenze al nanomondo: Quali possono essere oggi per noi donne le abilità, le sapienze, le visioni delle quali non possiamo più fare a meno per resistere ad un sistema mortifero e necrofilo che ci vorrebbe sempre di più in modo tragico e perverso dei “cadaveri riconoscenti” riprendendo le parole di Mary Daly?
Viviamo in uno scenario dove tutto sembra rovesciato, dove i significati quando non sono soppressi sono risignificati. Chi era contro i sieri genetici voleva far morire le persone, chi non crede alla narrazione ufficiale sul cambiamento climatico è nemico del pianeta, chi non vuole la Guerra è nemico della pace, chi si oppone ai Biolaboratori rifiuta la “sicurezza sanitaria” e chi è contro il pacchetto gender transumano nega i nuovi “diritti”. In tutto questo non è prevista una critica e viene usata la retorica di salute, infertilità, ambiente, pace, diritti: una salute che sarà attraversata da nuove tecnologie a mRNA, terapie geniche e nanomedicina, una procreazione eugenetica che diventerà la nuova normalità, un ambiente che verrà ancora più distrutto e manipolato dalle tecniche di geoingegneria, nuovi OGM e carne sintetica, una pace che significherà non solo armi atomiche, ma anche biologiche. Alla luce di tutto questo come riuscire a costruire una rete di opposizione anche internazionale che sappia cogliere le sfide di oggi? E qual’è oggi l’eredità di FINRRAGE?

Gena Corea: Resistere alla necrofilia
Una parola sul transumanesimo. I transumanisti credono che la razza umana possa evolvere oltre i suoi attuali limiti fisici e mentali, per mezzo della scienza e della tecnologia, in qualcosa di molto migliore. Questi uomini arroganti possono fare di meglio. Non capiscono nemmeno cosa sia un corpo umano eppure presumono di essere in grado di migliorarlo. Non hanno sperimentato loro stessi le piene capacità di un corpo umano, ma pensano di poterlo migliorare… in cosa?!!! Non comprendono la natura dell’organismo che intendono rendere “migliore”. Certamente non comprendono nemmeno lontanamente cosa sia il corpo femminile. Ne parlano come di una cosa, di un oggetto, di un ricettacolo, di un veicolo per la riproduzione, di un utero in affitto: non hanno la minima idea di cosa siamo, di chi siamo.
Quando scrivo “il corpo”, non intendo pelle, ossa e un insieme di organi. Non intendo affatto questo. Intendo un organismo antico che è in grado di connettersi con tutto ciò che è. Intendo un organismo che vive in quello che io chiamo il Tempo della Carovana: futuro, presente e passato che viaggiano sulla stessa carovana, tutti racchiusi in un momento, tutti capaci di passarsi informazioni. Per “corpo umano” intendo un essere meraviglioso che inter-è con la terra e non solo.
Noi siamo della terra. Non possiamo sviluppare i muscoli delle nostre gambe e non possiamo camminare se la terra non spinge sulle nostre gambe. Abbiamo bisogno della terra per diventare ciò che siamo capaci di diventare. Noi inter-siamo con la terra. Non siamo separati. I nostri polmoni non potrebbero svilupparsi, non potrebbero respirare, se non fossimo in inter-essere con l’aria. (Thich Nhat Hanh ha introdotto il verbo che sto usando qui: “inter-essere”). Il nostro tessuto connettivo ha una struttura cristallina che ci permette di comunicare con altri esseri su questa terra e oltre. Abbiamo la capacità di acquisire conoscenze da esseri e strutture molto distanti da noi. (La visionaria Emilie Conrad, con la quale ho avuto il privilegio di studiare, ha esplorato questo aspetto nella pratica che ha sviluppato, Continuum). Ci sono modi per accedere a una vasta conoscenza attraverso il nostro corpo. Voi chiedete: “Quali potrebbero essere oggi per noi donne le competenze, le conoscenze, le visioni di cui non possiamo più fare a meno per resistere a un sistema mortale e necrofilo che ci vorrebbe sempre più, in modo tragico e perverso, “cadaveri riconoscenti”, per riprendere le parole di Mary Daly?”
Abbiamo bisogno di appoggiarci alla vita, alla vita dei nostri corpi umani, per resistere al trascinamento globale verso la necrofilia. In una pratica biofilica possiamo sviluppare le nostre capacità di accesso alla conoscenza e alle visioni di cui i nostri corpi umani sono la porta d’ingresso.
Ci sono modi per accedere alla conoscenza del nostro corpo. Modi insegnabili. Diverse persone si imbattono in queste vie attraverso percorsi diversi. Io le ho scoperte attraverso una pratica chiamata Focusing. Mentre creano, gli artisti a volte scoprono queste vie. Vorrei poter scrivere in modo più dettagliato di questi modi. Ma poiché sono nel bel mezzo del mio trasloco – che avverrà a giorni! – e della ricerca di una nuova casa, non posso farlo in questo momento. Posso solo dire che la visione di cui abbiamo bisogno è quella di un vasto campo di vita di cui facciamo parte e da cui possiamo imparare.
I nostri corpi umani pieni di vita possono portarci la conoscenza di cui abbiamo bisogno per resistere al sistema necrofilo che sta uccidendo la terra e noi con essa. Ci saranno molte sorprese lungo il cammino, quando i nostri corpi ci porteranno ciò che non sapevamo di non sapere. Sorprese che danno vita. Accedere alla conoscenza attraverso i nostri corpi è qualcosa che i cadaveri riconoscenti non possono fare. Penso a un caleidoscopio. In questo momento, il suo quadro è impostato sul mondo necrofilo che i tecnodoc, i transumanisti, i transfemministi stanno costruendo. Basta un piccolo giro del caleidoscopio e l’immagine cambia completamente. Con i nostri corpi umani, una volta che ci rendiamo conto di chi siamo in verità, possiamo girare il caleidoscopio.

Renate Klein: Non dobbiamo smettere di resistere a queste tecnologie che odiano le donne, la natura e la vita. Per evitare di diventare “Cadaveri viventi”, dovremmo trarre forza dalla rilettura dei libri di Mary Daly, in particolare Gyn/Ecology (1979), e riconoscere appieno i numerosi rovesciamenti che la versione odierna del tecnopatriarcato queer e trans vuole farci credere. Dobbiamo costantemente assicurarci di togliere la lana che ci viene tirata sugli occhi e rimanere vigili e connessi alla terra.
Questo inizia con l’educazione dei bambini piccoli che sono stati indottrinati dal delirante culto trans. Se i bambini non imparano cosa è giusto e cosa è sbagliato e che esiste la Verità – per esempio che si nasce o di sesso maschile o di sesso femminile (e pochissime persone intersessuali, che non sono un terzo sesso, ma presentano differenze fisiologiche/anatomiche da corpi femminili o maschili) – abbiamo perso il nostro futuro (femminista).
La FINRRAGE ha una buona eredità (e non siamo ancora morti, alcuni gruppi FINRRAGE continuano in Australia e in Bangladesh). Abbiamo dimostrato che quando alcune donne impegnate del Sud e del Nord del mondo si uniscono e lavorano duramente per organizzare conferenze, pubblicare libri e impegnarsi nell’attivismo di strada e nella formazione continua, possiamo diventare potenti e unirci a molte persone diverse per rallentare almeno alcune delle tecnologie genetiche e riproduttive necrofile che portano alla morte.
La FINRRAGE lo ha fatto con successo dalla metà degli anni ‘80 alla metà degli anni ‘90 e abbiamo avuto il grande vantaggio che molti dei nostri membri erano impegnati nell’istruzione (superiore). In Australia, Robyn Rowland e io abbiamo insegnato Women’s Studies alla Deakin University di Melbourne e abbiamo raggiunto migliaia di studenti attraverso i nostri corsi di laurea, master e diplomi di specializzazione sulle tecnologie riproduttive e di ingegneria genetica. Questi studenti hanno trasmesso queste conoscenze ai loro coetanei e alla società civile in generale. Abbiamo combattuto valorosamente i tecnodoc in molti Paesi, ad esempio dibattendoli, come ha fatto Gena Corea in molte occasioni. Spesso abbiamo organizzato manifestazioni femministe intorno a una conferenza “ufficiale” di tecnologie riproduttive. Ricordo vividamente una conferenza a Maiorca nel 1986, dove donne con cartelli che dicevano “giù le mani dalle nostre ovaie”, “i nostri corpi – noi stesse”, “non siamo fattrici” ecc. emersero durante l’intervento di Gena in un panel con i tecnodoc (che si infuriarono per questo disturbo femminista)! Più tardi, in quella calda notte d’estate, abbiamo dato una festa che per me è stata la cosa più vicina alla partecipazione a una congrega di streghe. I nostri corpi sudati si muovevano l’uno contro l’altro e cantavamo così forte che i vicini si lamentavano. Sentivamo il potere delle donne scorrere nelle nostre vene e sentivamo che, almeno in quel momento, eravamo invincibili.
I gruppi FINRRAGE continuarono a svolgere il loro importante lavoro fino al 1994.
In preparazione alla Conferenza internazionale sulla popolazione e l’ambiente del Cairo, il gruppo di controllo della popolazione International Women’s Health Coalition (IWHC), con sede a New York, ha contattato le delegate della FINRRAGE e le ha corrotte, in particolare le donne povere del Sud del mondo, con biglietti aerei, alloggio al Cairo e denaro corrente per coprire le spese di ufficio.
La FINRRAGE non aveva soldi da distribuire e alla conferenza del Cairo, insieme a Farida Akhter e ad altre donne della FINRRAGE, abbiamo dovuto viaggiare per due ore al giorno dal nostro economico alloggio in periferia alla città. Non potevamo rimproverare a queste delegate di aver preso i soldi, ma è stato un punto basso della mia vita imbucarmi al sontuoso cocktail party in uno dei migliori hotel della città che l’IWHC aveva organizzato per le “nostre” donne.
Durante la conferenza abbiamo anche sperimentato l’attacco completo di una campagna orchestrata contro la FINRRAGE e i nostri workshop, programmando le loro sessioni con relatori di alto livello come Vandana Shiva (un’affiliata della FINRRAGE che è stata tenuta all’oscuro) per farle sovrapporre con il nostro Tribunale sui crimini medici contro le donne, in modo da avere meno donne presenti. È stato un attacco ben coordinato al femminismo radicale e purtroppo ha funzionato. Ne scrivo in “Riflessioni sul Cairo”: Retorica dell’emancipazione – ma chi ne pagherà il prezzo?” (https://www.finrrage.org/wpcontent/uploads/2016/03/Reflections_on_Cairo_Renate_Klein.pdf).
La FINRRAGE non si è mai ripresa completamente da questo evento. Una disputa interna al Gruppo di coordinamento, che all’epoca si trovava in Germania, fece sì che questo gruppo smettesse di coordinare le attività della FINRRAGE. Naturalmente, molte di noi continuarono il loro lavoro e si impegnarono nella campagna contro i “vaccini” anti-fertilità, come descritto in precedenza. Ma lo spirito radicale collettivista della FINRRAGE era stato spezzato. I gruppi reazionari e libertari a favore del controllo della popolazione, con grandi finanziamenti, avevano vinto. Fu un periodo triste che ricordo ancora con grande rabbia. Tutto questo è documentato nel libro di Stevienna de Saille del 2017 sulla FINRRAGE Knowledge as Resistance: The Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering (https://www.amazon.com.au/Knowledge-Resistance-International-Reproductive-Engineering-ebook/dp/B078C5S7RD). E teniamo un archivio FINRRAGE (https://www.finrrage.org/).
La FINAARGIT ha tutte le carte in regola per diventare il movimento di resistenza del XXI secolo alle tecnologie riproduttive e genetiche, compresa la maternità surrogata. A questi grandi temi si aggiunge quello di resistere all’ideologia del transumanesimo e del culto trans con il suo apparentemente infinito sostegno monetario da parte dei miliardari trans statunitensi e dei loro cloni. Avrete bisogno di tutta la vostra determinazione, il duro lavoro e la convinzione dell’importanza di opporvi a questi sviluppi disumanizzanti e misogini che mirano a cancellare gli esseri umani in carne e ossa con cuori, anime, menti e legami – soprattutto le donne e le lesbiche – con la natura e gli altri animali.
Dovete entrare in contatto con le giovani e i giovani che non hanno un’educazione su questi temi di vita e di morte.
Facciamo in modo che queste forze disumanizzanti non riescano a compartimentarci in corpi tagliati e incollati e a recidere il nostro cordone ombelicale con la Madre Terra e con le nostre vere madri.

Dott.ssa Renate Klein,
Mission Beach, giugno 2023

Traduzione di Elisa Boscarol
Il mondo Nuovo 2.0

www.finrrage.org
www.finaargit.org

Pubblicato su L’Urlo della Terra, numero 11, Luglio 2023

La Ragione contro le biotecnologie, la PMA e l’eugenetica – Jacques Luzi

Intervento di Jacques Luzi alle Tre giornate contro le tecno-scienze, luglio 2023
https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-28-29-30-luglio/

Biotecnologie, PMA ed eugenetica: una critica razionale
La biotecnologia è la manipolazione tecno-scientifica degli esseri viventi, compresi gli esseri umani. Dal XIX secolo, le società industriali hanno giustificato la coesistenza del principio di uguaglianza e la realtà della disuguaglianza con un determinismo biologico, per il quale le disuguaglianze sociali sono il riflesso di quelle naturali. Da questa ideologia nasce l’eugenetica, cioè la volontà di controllare scientificamente la riproduzione umana, al fine di favorire i “superiori” rispetto agli “inferiori”. Questa è la vera legittimazione della PMA, della ricerca sull’utero artificiale, della manipolazione genetica, della clonazione, ecc. La conseguenza è l’approfondimento dell’espropriazione industriale degli individui, non solo dei loro mezzi di sussistenza, dei loro desideri, delle loro interazioni sociali, ma anche della loro stessa natura. Tuttavia, la critica razionale di questa ideologia si scontra con diverse irrazionalità: quella della propaganda tecnocratica, quella del determinismo culturale postmoderno e quella del fondamentalismo religioso.
Jacques Luzi, accademico, membro della rivista Ecologie & politique.



Il periodo moderno è segnato dalla consapevolezza della natura immaginaria dei significati dati alla vita sulla Terra. Questa consapevolezza può portare all’emergere di un nuovo significato o alla caduta nel nichilismo.
È, quest’ultimo, il caso in cui determinati fini vengono ridotti a mezzi al servizio dell’accumulazione illimitata di risorse. Nel 1975, Jan Patocka ha parlato di un doppio nichilismo…
… il nichilismo di chi blocca le inconsistenti vestigia di significato ereditate dal passato e il nichilismo di chi trasfonde senza scrupoli tutti i valori sotto il segno della forza e del potere[1].
Pertanto, solo un significato nuovo e collettivamente accettato potrebbe porre dei limiti agli eccessi della società industriale. Opporsi all’industrialismo significa, innanzitutto, disincantare l’incanto dell’immaginario della forza e del potere.
Tale fede è la forza trainante della Quarta Rivoluzione Industriale che, con la sua combinazione di nanotecnologie, biotecnologie e intelligenza artificiale, racchiude in sé due promesse:

  • il superamento della condizione umana: il raggiungimento di una salute perfetta, un aumento indefinito della durata della vita, un grandioso aumento dell’intelligenza, e così via.
  • la ricostruzione artificiale della natura distrutta dalle precedenti Rivoluzioni industriali.

Queste promesse corrispondono a una «eugenetica» positiva, che implica la completa acquisizione della riproduzione umana da parte della tecnoscienza, al fine di aumentare le prestazioni umane e creare il transumano.
Dietro queste promesse si nasconde l’alleanza tra conoscenza (tecno-scientifica), potere (statale) e beni (capitali) alla base dello sviluppo delle biotecnologie, che sta portando a:

  • la mercificazione del vivente (geni, gameti, cellule, tessuti, organi) e della riproduzione umana: si stima che il mercato della fertilità varrà 78,2 miliardi di dollari entro il 2025, in concomitanza con l’aumento dell’infertilità, soprattutto maschile[2];
  • l’accelerazione della corsa tecnologica militare, con lo sviluppo di armi biochimiche, cioè organismi viventi la cui capacità infettiva, virulenza, tossicità, ecc. sono aumentate artificialmente, senza preoccuparsi dei rischi per la salute[3];
  • l’immaginario del controllo tecnocratico, come espresso dal fisico transumanista Richard Seed:

Dio ha destinato l’uomo a diventare una cosa sola con Dio. Noi diventeremo una cosa sola con Dio. Diventeremo onniscienti e onnipotenti come Dio. […] La clonazione e la riprogrammazione del DNA sono il primo serio passo per diventare una cosa sola con Dio[4].
Tecno-dei sono inoltre coloro che lavorano alla produzione industriale di bambini su misura. La ricerca che accompagna la procreazione medicalmente assistita è la seguente:

  • cura sempre più precoce dei bambini prematuri e periodi di gestazione più lunghi in un utero artificiale “intelligente” (attualmente allo stadio dell’agnello);
  • produzione di gameti da cellule epidermiche (stadio del topo);
  • diagnosi pre-impianto e manipolazione genetica (sull’uomo);
  • clonazione (fase della scimmia, quella della pecora era stata raggiunta nel 1996).

Il culmine di questa ricerca sarà la capacità tecnologica di ingegnerizzare completamente la fecondazione, la gestazione e la nascita.
Questa ambizione deve essere vista nel contesto della storia dell’eugenetica, emersa nel XIX secolo con Charles Darwin e suo nipote Francis Galton. Questa rappresentazione meccanica della vita, nonostante le sue debolezze teoriche, è stata sviluppata dalla biologia molecolare, ha portato ad applicazioni industriali e ha avuto implicazioni ideologiche.
In Francia, le debolezze teoriche sono state evidenziate, ad esempio, da André Pichot, che ha parlato di «bricolage genetico»[5].
Per quanto riguarda le applicazioni… in una lettera aperta pubblicata di recente sul Time, Eliezer Yudkowsky, fondatore del Machine Intelligence Research Institute (Berkeley), chiede di vietare l’intelligenza artificiale, a meno di non incorrere nel rischio incalcolabile di un bio-errore che metta a rischio la sopravvivenza dell’umanità:
L’intelligenza artificiale non rimarrà a lungo confinata ai computer. Nel mondo di oggi, è possibile inviare via e-mail frammenti di DNA a laboratori che producono proteine su richiesta, consentendo a un’intelligenza artificiale inizialmente confinata a Internet di creare forme di vita artificiali o di passare direttamente alla produzione molecolare post-biologica. (…)
Se qualcuno costruisce un’IA troppo potente, nelle condizioni attuali, mi aspetto che ogni membro della specie umana e tutta la vita biologica sulla Terra muoia poco dopo[6].
Per quanto riguarda la politica, invece, la concezione neodarwiniana della vita trasmette le seguenti idee:

  • le capacità intellettuali, le disposizioni morali e i tratti della personalità sono un’eredità puramente biologica;
  • in assenza di selezione naturale, gli individui stupidi, pigri, imprudenti e improduttivi si riproducono più di quelli intelligenti, laboriosi e lungimiranti, causando una degenerazione sociale e penalizzando la «meritocrazia» sociale;
  • per evitare questa degenerazione, la riproduzione umana dovrà essere organizzata scientificamente, così come gli allevatori organizzano la riproduzione di piante e bestiame.

In Francia, queste idee sono diffuse dal transumanista Laurent Alexandre. Negli Stati Uniti, il bioeticista Jonathan Anomaly ritiene che…
…man mano che l’ingegneria genetica diventa sicura e conveniente, le barriere all’accesso ai miglioramenti genetici socialmente utili dovrebbero essere rimosse[7].
Questo determinismo biologico è presente nelle varie fazioni del «partito dei tecnologi», ossia:

  • l’eugenetica liberale, la quale giustifica la selezione degli embrioni in un quadro utilitaristico. Allo stesso tempo, essa incoraggia l’eugenetica negativa praticata in alcuni Paesi del Sud, ove le donne più povere sono costrette a sottoporsi alla sterilizzazione;
  • il razzismo di estrema destra, che utilizza facilmente l’analogia biologica per legittimare la superiorità della «razza bianca» e la difesa del suo «biotopo contro le specie [umane] invasive»[8];
  • il post-modernismo, che vede nella riprogrammazione biologica un’occasione ludica per entrare a far parte dell’industrialismo sotto forma di «simulacri» e «performance parodica», ovvero per partecipare al peggio fingendo di contestarlo (e concependo la libertà solo nel contesto dei sistemi tecnologici)[9].

Queste componenti ideologiche dell’industrialismo dimenticano il significato politico della nascita «naturale», spontanea e imprevedibile, che è la fonte della libertà umana e dell’indeterminatezza della sua storia. Fermare la storia è da sempre una fantasia del potere assoluto.
Per questo, già nel 1951, Hannah Arendt osservava che il totalitarismo «ha il compito di eliminare non solo la libertà (…) ma anche la fonte stessa della libertà che il fatto di nascere conferisce all’uomo e che sta nella sua capacità di essere un nuovo inizio»[10]. Riprodurre artificialmente gli esseri umani equivale a neutralizzare questi nuovi inizi.
Tuttavia, è il desiderio di vietare queste pratiche che viene ora considerato intollerabile. La mega-macchina militare-industriale è del tutto permissiva quando si tratta di progresso tecno-scientifico, e usa questo progresso per ingabbiare le popolazioni nel suo funzionamento automatizzato, un po’ di più ad ogni disastro che produce. Il riciclaggio delle tecnologie militari da parte della polizia comprende satelliti ad alta tecnologia, droni, telecamere «intelligenti», chip RFID, nano-sensori, identificatori biometrici, elaborazione «intelligente» dei dati, ecc.
Nel 1934, la filosofa libertaria francese Simone Weil scrisse:
Dobbiamo fare attenzione a distinguere tra oppressione e subordinazione dei capricci individuali a un ordine sociale. Finché esisterà una società – avvertiva Simone Weil -, essa confinerà la vita degli individui entro limiti molto ristretti e imporrà loro le sue regole; ma questa inevitabile costrizione merita di essere chiamata oppressione solo nella misura in cui, provocando una separazione tra coloro che la esercitano e coloro che la subiscono, pone i secondi a discrezione dei primi[11].
La libertà non consiste nel fare tutto ciò che è tecnologicamente possibile, ma nel decidere collettivamente quali tecniche sono necessarie per la vita che vogliamo condurre, nel rispetto di noi stessi e della natura.
La questione non è se le regole esistono, ma: chi le detta e le impone, con quali mezzi e per quale scopo? Le chiese, le tecnocrazie, l’intelligenza artificiale o i membri sovrani dei popoli umani?
Questa sovranità può essere fondata solo su un’educazione culturale e politica all’autonomia, in altre parole all’autolimitazione democraticamente stabilita della volontà di potenza. Per promuovere, contro il nichilismo tecnologico, una diversità di esistenze che trascendano la finitudine corporea e terrena nella solidarietà e nella gioia di vivere.


[1] J. Patocka, Essais hérétiques sur la philosophie de l’histoire, Verdier, Lagrasse (1999[1975]), pp. 79, 97 & 100.

[2] businessinsider.com/pronatalism-elon-musk-simone-malcolm-collins-underpopulation-breeding-tech-2022-11.

[3] infogm.org/Armes-biologiques-potentialites.

[4] R. Seed (1998), citato da D. F. Noble, The Religion of Technology, Penguin, New York (1999), p. vii.

[5] A. Pichot, «La génétique est une science sans objet», Esprit, n° 284, maggio 2002, pp. 102-131.

[6] E. Yudkowsky, «Pausing AI Developments Isn’t Enough. We Need to Shut it All Down», Time, 29 marzo 2023, time.com.

[7] J. Anomaly, «Defending eugenics. From cryptic choice to conscious selection», Monash Bioethic Review, n° 35, 2018, pp. 24-35.

[8] H. Juvin, citato da G. d’Allens, «Enquête sur l’écofascisme : comment l’extrême-droite veut récupérer l’écologie», 1 febbraio 2022, reporterre.net.

[9] Per esempio: D. Haraway, Le manifeste cyborg et autres essais, Exils éditeur, Paris (2007[1984]) (Manifesto cyborg, Feltrinelli, Milano, 2018).

[10]   H. Arendt, Les Origines du totalitarisme. Le système totalitaire, Seuil, Paris (1972[1951]), pp. 291 & 312 (Le origini del totalitarismo, Einaudi, Torino, 2018).

[11] S. Weil, Réflexions sur les causes de la liberté et de l’oppression sociale, Gallimard, Paris (1955[1934]), p. 39 (Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, Adelphi, Milano, 2015).

Il biomercato eugenetico europeo: compra-vendita e procacciamento di gameti, embrioni e feti.

Il biomercato eugenetico europeo: compra-vendita e procacciamento di gameti, embrioni e feti.

In vigore da quasi 20 anni, il regolamento europeo sui parametri di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana destinate all’applicazione sugli esseri umani1 non rispecchiava più lo stato attuale degli sviluppi tecnologici e soprattutto era inadeguato al forte aumento della richiesta di ovuli e sperma per la procreazione medicalmente assistita e al forte aumento della domanda di cellule embrionali staminali e di linee cellulari fetali per la ricerca nel campo delle terapie geniche e la produzione di farmaci e vaccini.

Ogni anno si hanno un milione di cicli di procreazione medicalmente assistita e la tendenza è in aumento, manca la materia prima. Anche la ricerca necessita sempre più di materiale biologico, di un’enorme quantità di ovuli, embrioni, tessuti fetali. I laboratori non possono più nascondersi dietro la mera “gestione di materiale d’eccedenza”, il crescente bisogno ha portato ad intensificare la produzione su vasta scala. L’uso e consumo dei corpi o di parti di essi si estende al processo della procreazione, ancora prima della nascita. Un’ingegneria dei corpi che utilizza parti umane (oltre a quelle animali) come materia prima necessitando di sempre nuovi e freschi approvvigionamenti.

Prima di addentrarci nel regolamento cerchiamo di capire ciò di cui stiamo parlando.

Poiché la donazione e l’utilizzo di sostanze diverse dal sangue, dai tessuti alle cellule, sono sempre più comuni e sempre più in aumento, è stato necessario estendere l’ambito di applicazione del regolamento a qualsiasi “sostanza di origine umana” (SoHO): una qualsiasi sostanza raccolta dal corpo umano in qualsiasi modo, indipendentemente dal fatto che contenga o meno cellule e che tali cellule siano vive o meno e indipendentemente dal fatto che “soddisfi la definizione di ‘sangue’, ‘tessuto’ o ‘cellula’”.

Questo regolamento si applicherà quindi al sangue e ai suoi componenti (compreso il sangue del cordone ombelicale), nonché ai tessuti e alle cellule. Cellule e tessuti riproduttivi, cellule e tessuti fetali, cellule staminali adulte ed embrionali. Nello specifico le “SoHO per la riproduzione” sono “le cellule destinate ad essere utilizzate ai fini della riproduzione medicalmente assistita e gli embrioni risultanti dalla fecondazione”.

Si applicherà alle “SoHO destinati all’applicazione umana, ai preparati SoHO, ai prodotti fabbricati a partire da SoHO e destinati all’applicazione umana, ai donatori SoHO, ai riceventi SoHO e alla prole da riproduzione medicalmente assistita e alle seguenti attività SoHO: reclutamento donatori, emissione SoHO, studi clinici”.

SoHO, una sigla, dietro alla quale scompare la realtà materiale di quello di cui si sta trattando: ovuli, embrioni, feti che di fatto vengono equiparati sia tra di loro – come se non sussistessero differenze significative tra gameti ed embrioni e feti – e che vengono tutti equiparati al sangue e considerati come una mera sostanza di origine umana. Se un embrione e un feto vengono considerati come una “sostanza”, una “materia d’eccedenza”, uno “scarto”, un “prodotto” scompaiono dal campo etico per entrare nel campo del laboratorio dove tutto è lecito, dove tutto deve seguire le logiche di massima produttività e ottimizzazione.

Nel regolamento viene specificato anche che, nel caso in cui le SoHO o i preparati SoHO siano modificati geneticamente dovranno sottostare alle norme in merito agli OGM. Si prepara la prossima modificazione genetica embrionale…

SoHO: sostanza di origine umana comprabile, vendibile, sperimentabile, ingegnerizzabile.

La risignificazione di embrioni e feti come mera sostanza è in perfetta sintonia con le proposte che arrivano dal mondo della ricerca di modificare la definizione di embrione: anche le strutture coltivate in laboratorio dovrebbero essere definite – e regolate – come embrioni. Andando così a creare un’equivalenza tra una struttura sviluppata in laboratorio da cellule staminali e tra un embrione. Se anche il frutto della biologia sintetica diventa equiparabile a un embrione, quali saranno le conseguenze? Cadute le differenze potranno esistere limiti alla sperimentazione su embrioni umani?

Dovrebbe farci interrogare il fatto che un regolamento che parte dalla gestione del sangue e dei tessuti arrivi a includere anche la “prole da fecondazione assistita” e a trattare questioni legate all’accesso alle tecniche di fecondazione assistita. Come già visto su questioni particolarmente controverse si insinuano importanti passaggi bioetici o legislativi la dove meno si attenderebbero. Come avvenuto in Italia nel recente Decreto siccità in cui è stata inserita l’approvazione della sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM – TEA (Tecnologie di Evoluzione Assistita…

Come mai questo forte interesse per i nati da riproduzione artificiale?

Nel regolamento si legge: “I bambini nati da ovuli, sperma o embrioni donati sono esposti a rischi evitabili” e si rende necessario un “controllo delle alterazioni genetiche dei donatori di ovuli e sperma [che] non sono aggiornate rispetto alla tecnologia disponibile”.

Ma come, da anni vengono denunciati – da pochi – e immancabilmente smentiti o sottovalutati i rischi interconnessi a tutte le tecniche di fecondazione assistita e ora leggiamo di fatto un’ammissione di questi rischi, che tutto ad un tratto diventano “evitabili” semplicemente con una più accurata selezione dei gameti. L’ammissione del problema include anche l’immediata – loro – “soluzione” tecnica.

Oltre alla selezione dei gameti avviene anche la selezione embrionale con la diagnosi genetica pre-impianto effettuata prima che questi vengano trasferiti nell’utero. Diagnosi pre-impianto altamente consigliata dopo la fecondazione in vitro dal momento in cui tale tecnica può produrre anomalie dell’embrione, a prescindere dai gameti.

Nulla di nuovo in apparenza, ma, man mano che le tecniche si affinano e si normalizzano – l’intero settore della genomica si sta sviluppando in questa direzione – la spinta verso la selezione eugenetica embrionale diventerà la nuova norma che porterà alla modificazione genetica embrionale con la tecnologia CRISPR/Cas9. Ci stanno preparando a nascite artificiali e a modificazioni genetiche. L’essere umano deve diventare un prodotto da laboratorio. I bambini CRISPR non sono così lontani e quelli che nasceranno ancora da madre e da padre fuori dai laboratori di riproduzione artificiale non dovranno più appartenere ai genitori, forti le pressioni per togliere la potestà genitoriale, direzione indicata anche dal nuovo codice deontologico dell’ordine degli psicologi che pone più rilevante la valutazione di un esperto da quella dei genitori.

Significativo anche il forte interesse a controllare le alterazioni genetiche, dobbiamo forse aspettarci un aumento di queste? Un ambiente sempre più cancerogeno, irradiato dal 5G e i sieri genici a mRNA saranno responsabili di un aumento così forte da non poterlo più negare, come ormai non è più possibile negare miocarditi, morti improvvise e tumori a seguito delle inoculazioni. E quando una realtà non può essere negata immediatamente si cerca di trasformarla o di indirizzarla all’interno di un’altra pseudo soluzione tecnica che comporterà ulteriori danni che in campo biotecnologico questi si fanno sempre più ricombinabili tra loro.

Tra le motivazioni della modifica del regolamento leggiamo una preoccupazione per la carenza di plasma per la produzione di medicinali per il trattamento, ad esempio, dei deficit immunitari e dei tumori. Ci stanno dicendo che questi saranno in aumento. E che il fine è “aiutare ad avere figli in tutta l’UE”. Ci stanno dicendo che l’infertilità sarà in aumento.

Gli stati membri possono mantenere un’autonomia decisionale su questioni etiche come l’accesso alle tecniche di fecondazione in vitro, si legge, ma come ben sappiamo le direttive a livello europeo convergono tutte in determinate direzioni da seguire con regolamenti apparentemente su base volontaria, ma che i paesi membri sono obbligati a seguire per accedere a fondi o per evitare di incorrere in sanzioni.

Non potevano mancare osservazioni circa la non discriminazione di persone in base all’orientamento sessuale, si legge, ma in una voluta confusione, se il riferimento è la donazione di sangue, qualora l’ambito diventa la procreazione medicalmente assistita si comprende bene dove si vuole arrivare. Non bisogna discriminare sia per la donazione sia per l’accesso alle SoHO e in queste SoHO ci sono ovuli, sperma ed embrioni: apertura alla PMA.

Ovviamente ci tengono a sottolineare che “tali norme di sicurezza dovrebbero basarsi sul principio fondamentale secondo cui il corpo umano o le sue parti non possono costituire fonte di guadagno economico”, scrivono di “donazione volontaria e gratuita”, ma precisano che “potrebbe anche essere accettabile garantire che i donatori non siano svantaggiati finanziariamente dalla loro donazione. Pertanto, un compenso finanziariamente neutro per eliminare qualsiasi rischio di questo tipo è accettabile, ma non dovrebbe mai produrre un guadagno finanziario per il donatore o costituire un incentivo” e ovviamente sottolineano che “il risarcimento e il rimborso non dovrebbero in nessun caso servire da incentivo al reclutamento di donatori, non dovrebbero esporre le persone vulnerabili nella società allo sfruttamento e non dovrebbero portare alla concorrenza tra le entità SoHO per il reclutamento di donatori”.

Già la così detta “donazione” di ovuli avviene con un “compenso” con delle vere e proprie agenzie di reclutamento di giovani donne, come in Spagna e in Grecia, che presto vedremo anche qui da noi.
Già la così detta “donazione” di gameti è un vero e proprio biomercato: cliniche con banche di ovuli e sperma consultabili attraverso dei cataloghi on-line offrono una scelta accuratamente selezionata con un prezzo che varia a seconda delle caratteristiche della “donatrice” e del “donatore”. Nel supermercato globalizzato della riproduzione umana fiorisce un mercato di diversi miliardi di dollari per la compra-vendita di gameti e per la selezione degli embrioni. L’eugenetica in provetta è da tempo una realtà.

Tutto ciò che serve per la selezione umana è già presente o in fase di ulteriore affinamento o in fase di ricerca: l’estrazione degli ovuli, essere in grado di fecondarli e trapiantarli, la crioconservazione degli embrioni, i software per analizzare e comparare i risultati della sequenza genetica, nuove tecnologie di ingegneria genetica e le ricerche su cellule staminali per trasformarle in gameti.

“È necessario e vantaggioso per tutte le parti promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale e di Unione sull’importanza delle SoHO. L’obiettivo di queste campagne dovrebbe essere quello di garantire la base di donatori più ampia possibile, al fine di garantire un sistema di offerta più resiliente. […] Poiché è necessario garantire la disponibilità e la parità di accesso ai SoHO per le cure mediche, gli Stati membri e l’Unione dovrebbero sostenere la creazione di strutture pubbliche per la donazione e promuovere la donazione volontaria e gratuita di SoHO di alta qualità e sicurezza al fine di aumentare la capacità di raccolta e l’autonomia nell’Unione”.

Insomma, avanti al biomercato della riproduzione umana e al procacciamento di gameti ed embrioni.

Nel regolamento si legge che è fondamentale una “fornitura continua e la condivisione transfrontaliera di tali sostanze” ed “aumentare il coordinamento tra gli Stati membri e facilitare lo scambio transfrontaliero di SoHO” con un’“istituzione di piani di emergenza nazionali SoHO, piani per garantire la continuità della fornitura di SoHO, piani nazionali per puntare a garantire un approvvigionamento sufficiente di SoHO critici e contribuire all’autonomia europea nel contesto di una catena di approvvigionamento resiliente”. Con possibile esportazione di SoHO in altri paesi.
Inoltre “ciascuno Stato membro garantisce che tali entità SoHO, entro i limiti delle loro responsabilità, forniscano ai pazienti una fornitura adeguata e continua di SoHO o di loro derivati nel loro territorio”.

Già pronte le eccezioni agli obblighi di autorizzazione dei preparati SoHO in situazioni di emergenza o in situazioni in cui non esiste un’alternativa terapeutica: “Le autorità competenti possono consentire, su richiesta di un ente SoHO e ove debitamente giustificato da un’emergenza sanitaria, la distribuzione o la preparazione per l’applicazione immediata di preparati SoHO nel loro territorio” e ovviamente “nell’interesse della salute pubblica”.

Nel presente regolamento non possono mancare la pandemia dichiarata di Covid-19 presa in considerazione per prepararsi alle “future crisi sanitarie” e la nuova narrazione emergenziale climatica. Si prospettano nuove task force all’orizzonte con “una rete di esperti SoHO” per fornire “informazioni e consulenza in relazione a rilevanti epidemie di malattie trasmissibili, comprese quelle esacerbate dai cambiamenti climatici”. Se ricordiamo che il tutto parte da un regolamento per gestire il sangue questo diventa ancora più significativo.

Chi finanzia? I costi dovrebbero essere finanziati dal programma UE per la salute (EU4Health). “Parte delle azioni (in particolare quelle relative al monitoraggio della fornitura al fine di prevenire carenze in caso di crisi e all’aggiornamento in caso di emergenza) dovrebbe essere allineata alle attività finanziate nell’ambito del mandato della DG HERA, la nuova Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA)”. Insieme a “sinergie con altre politiche dell’UE, in particolare relative al rafforzamento della resilienza dei servizi sanitari nazionali (REFORM, dispositivo per la ripresa e la resilienza, Fondo/Banca europea per gli investimenti) e alla ricerca sulla medicina personalizzata (Orizzonte Europa)”.
Inoltre “la segnalazione automatizzata nel settore sosterrà iniziative di più ampio respiro nel contesto della digitalizzazione dell’assistenza sanitaria”.

Un precedente di apertura al biomercato di gameti lo abbiamo avuto in Francia quando nel gennaio 2020 era stato approvato l’Art. 1 del progetto di legge sulla bioetica riguardo le nuove norme per l’accesso alle tecniche di riproduzione artificiale. L’aver esteso l’accesso alla PMA aveva portato a porsi il problema dell’approvvigionamento di gameti. Il testo di legge sottolineando che le crioconservazioni presso centri pubblici e privati “senza scopo di lucro pone diverse difficoltà”, aveva eliminato “senza scopo di lucro” giustificando questo per ridurre le liste d’attesa e per evitare che le persone interessate si rivolgano a centri privati all’estero.
Inoltre la nuova legge di bioetica aveva autorizzato protocolli di ricerca sulle cellule staminali embrionali e sulle cellule staminali pluripotenti indotte “che hanno per oggetto la differenziazione di queste cellule in gameti, l’aggregazione di queste cellule con cellule precursori di tessuti extra-embrionali o il loro inserimento in un embrione animale ai fini del suo trasferimento nella femmina”. Il tempo di sviluppo degli embrioni nei protocolli di ricerca, dai 14 giorni venne aumentato fino a 21 giorni. Anticipando le nuove linee guida dell’International Society for Stem Cell Research (ISSCR) – la più grande organizzazione internazionale per la ricerca sulle cellule staminali – che ha eliminato il limite dei 14 giorni. Questo a seguito dei progressi tecnici nei modelli di embrioni basati su cellule staminali, ricerca sugli embrioni umani, chimere, organoidi, modifica del genoma ed ectogenesi. Linee guida, regolamenti, direttive, legislazioni seguono sempre non solo quello che gli sviluppi tecno-scientifici rendono possibile, ma anche quello che si prospetta all’orizzonte come ulteriori abbattimenti di confini etici.
Il testo di legge ha consentito anche la realizzazione di embrioni chimera uomo-animale e la produzione di embrioni umani modificati geneticamente a scopo di ricerca, spianando così la strada a bambini geneticamente modificati.

Per tornare al presente regolamento europeo questo va inserito in un più ampio contesto, pensiamo anche all’ordine esecutivo di Biden per far avanzare l’Agenda biotecnologica e transumanista che prevede lo sviluppo di tecniche di ingegneria genetica “per essere in grado di scrivere circuiti per cellule e programmare in modo prevedibile la biologia nello stesso modo in cui scriviamo software e programmiamo computer”. Sta a noi intravedere nei passaggi anche apparentemente marginali, come questo regolamento europeo, dove stanno cercando di arrivare. Tenendo alti rischi e la minacce di emergenze è possibile per il braccio armato sanitario europeo ampliare ed allargare nuovi recinti e soprattutto dare vita a nuove miniere, dove la materia prima siamo noi e le componenti dei nostri corpi senza escludere i fluidi. Una nuova società resiliente ed ecosostenibile non butta via niente, tutto si fa risorsa e tutto si fa accessibile.

Quando ci dicevano che saremmo stati felici senza avere nulla, non avevamo, forse, ancora capito che intendevano anche che non possederemo più neanche il nostro corpo.
Ribadire il Restare umani non può essere più un mero slogan ad effetto per indicare minacce forse possibili in là da venire, ma piuttosto è un’immediata rivendicazione di difesa qui ed ora dai nuovi predoni, che non si fermeranno mai opponendogli buone intenzioni o volontà di coprensione.
Si può provare a fuggire, sperando di arrivare lontano, o arrendersi all’evidenza di un sistema sconfinato che ha deciso di renderci qualcosa di più di un preparato da laboratorio. Ma ancora una volta si può anche lottare, rendendo viva quella particolarità umana che è lo spirito di resistenza, che va oltre la semplice sopravvivenza, ma invoca una vita libera da tutte le loro manipolazioni tecno-scientifiche.


Bergamo, ottobre 2023
Resistenze al nanomondo, www.resistenzealnanomondo.org


Nota:

1REPORT on the proposal for a regulation of the European Parliament and of the Council on standards of quality and safety for substances of human origin intended for human application and repealing Directives 2002/98/EC and 2004/23/EC, https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2023-0250_EN.html


15 Ottobre Milano – Costruire emergenze per governare il mondo

15 OTTOBRE MILANO
COSTRUIRE EMERGENZE PER GOVERNARE IL MONDO

Dalle 13.30 alle 19.00

Spazio Pin (Sala Cosmo) Viale Sondrio 5, Milano

Introduzione a cura di Silvia Guerini,  www.resistenzealnanomondo.org

Sistemare il cielo: la storia accertata del controllo del tempo e del clima, Maria Heibel, www.nogeoingegneria.com

Clima, dominio scientista e catastrofista del capitalismo verde, Philippe Pelletier, geografo – Université Lyon 2, autore di Clima, capitalismo verde  e catastrofismo, Elèuthera, 2021

Emergenza climatica planetaria, la Grande Narrazione e il pianeta intelligente, Cristiana Pivetti, www.cristianapivetti.org

Dov’è finita l’ecologia?, Costantino Ragusa, www.resistenzealnanomondo.org


Di emergenza in emergenza, dalla dichiarata pandemia alla dichiarata emergenza climatica. Una nuova narrazione spinge con forza verso la Grande Trasformazione digitale e sintetica delle nostre vite. Siamo davvero sull’orlo della catastrofe climatica? La Co2 è davvero il nuovo nemico invisibile?
L’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) – strumento per indirizzare le scelte politiche degli stati – e l’industria del catastrofismo climatico non hanno dubbi.
Ha origine lontane quell’ecologia scientifica – creata dall’alto, ma che si esprime oggi dal basso – che sottende determinate visioni transumaniste tanto care a precise élite di scienziati del secolo scorso e dei tempi presenti: un’organizzazione cosciente e sistematica del mondo che vediamo oggi prendere drammaticamente forma in tutte le sue molteplici espressioni in questa transizione verde. Un’ecologia scientifica e tecnocratica che da sempre ha avuto un’ossessione non solo per il controllo, ma per la manipolazione, per regolare e dirigere l’evoluzione degli esseri viventi e degli stessi fenomeni.  Il principio razionale scientifico-ecologico decreterà nuove norme necessarie per il buon andamento di ogni cosa: carne sintetica, nuovi OGM (TEA), nuovi confinamenti, patenti digitali a punti in base ai comportamenti e acquisti che verranno definiti virtuosi, smart city ecosostenibili dei 15 minuti, reti 5G e 6G, nucleare di nuova generazione, tecnologie di geoingegneria, nuovi progetti di ingegneria sociale come IT-Alert…
Il futuro è già qui, si presenta come la più grande rivoluzione ecologica, ma è al contrario la definitiva distruzione di ogni libertà e presa del vivente.

Ingresso a offerta libera

Per informazioni: info@resistenzealnanomondo.org

Fare luce sul clima di manipolazione – Paul Cudenec

Shining light on the climate of manipulation


Fare luce sul clima di manipolazione

Paul Cudenec


Testo dell’intervento di sabato 29 luglio 2023 al convegno internazionale Resistenze al Nanomondo nella campagna alessandrina, Italia


In questo degradato mondo moderno ci troviamo spesso al buio.
La nostra è una società costruita interamente sull’artificio e sull’illusione, e quindi in questo labirinto di menzogne, in questa demoniaca sala degli specchi, è diventato straordinariamente difficile distinguere il fatto dal falso, la realtà dalla montatura.
Anzi, siamo praticamente arrivati a uno stadio di completa inversione.
La migliore indicazione dell’integrità di qualcosa o di qualcuno è il fatto che venga denunciato come criminale dal sistema, mentre il più forte segnale di allarme della disinformazione è quando una certa proposizione viene presentata come una verità sacra, protetta dalla contraddizione da uno speciale status di tabù.
La questione del cambiamento climatico e della cosiddetta “giustizia climatica” ne è un esempio lampante.

La verità sulla questione è a dir poco sfuggente. Piers Corbyn, l’affabile scienziato inglese e attivista per la libertà con cui ho condiviso la piattaforma alla conferenza Real Left di Londra all’inizio dell’anno, sostiene che non esiste un riscaldamento globale causato dall’uomo. [1]
Afferma che la CO2 rappresenta appena lo 0,04% dell’atmosfera e che il contributo dell’umanità, il 4% di questo 0,04%, è troppo insignificante per modificare la temperatura terrestre nel modo suggerito.
I livelli di CO2, infatti, non sono una causa dei cambiamenti di temperatura, ma un effetto a lungo termine di quelli che abbiamo sperimentato in precedenza, che sono stati causati dalle attività del sole, insiste.
La CO2 aggiuntiva creata durante i periodi caldi viene inghiottita negli oceani freddi e profondi ed emerge altrove nel mondo da 500 a 800 anni dopo, sostiene Corbyn, per cui l’attuale aumento dei livelli di CO2 è un effetto successivo di un periodo caldo nel Medioevo.

D’altra parte, la giornalista investigativa canadese Cory Morningstar (nella foto), che ha parlato allo stesso evento in collegamento video, ha da tempo assunto la posizione che il cambiamento climatico causato dall’uomo è abbastanza reale, ma che è stato sistematicamente sfruttato per gli scopi decisamente non ambientalisti del capitalismo globale.
L’autrice ha smascherato questo processo di dirottamento per molti anni e la massa di prove dettagliate che ha accumulato è conclusiva.
Cory è stata particolarmente importante nel demolire il mito di Greta Thunberg come “studentessa con una coscienza”, il cui sciopero scolastico individuale ha catturato l’attenzione del mondo e l’ha portata a parlare alle Nazioni Unite, al WEF e al Parlamento europeo, oltre che a comparire sulla copertina della rivista Time, che l’ha definita “leader della prossima generazione”, a incontrare Barack Obama ed Emmanuel Macron e a essere candidata al Premio Nobel per la Pace…
Le ricerche forensi di Cory hanno rivelato il ruolo chiave di Callum Grieve, uno “specialista della comunicazione” con sede a New York.
Grieve ha lavorato per cinque anni per The Climate Group, che nel 2014 ha lanciato We Mean Business per “catalizzare l’azione intorno al cambiamento climatico e riportarlo in cima all’agenda globale”.

Cory ha riferito che: “I partner fondatori di We Mean Business sono Business for Social Responsibility, il B Team, Carbon Disclosure Project, Ceres, The Climate Group, il Prince of Wales’s Corporate Leaders Group e il World Business Council for Sustainable Development. Insieme, queste entità rappresentano le aziende e gli investitori più potenti del mondo”. [2]
Si dà il caso che proprio il primo giorno della protesta di Greta sul marciapiede di Stoccolma, il 20 agosto 2018, Grieve le abbia inviato un messaggio su Twitter dichiarando: “Siamo con te. Tieni duro”.
Un’altra figura chiave smascherata da Cory è stata Ingmar Rentzhog, l’uomo che ha parlato con Greta sul marciapiede in quel fatidico giorno di agosto 2018 e che ha lo twittato al mondo.

Amministratore delegato della rete di campagne sul clima We Don’t Have Time, Rentzhog è anche, come Grieve, un professionista delle pubbliche relazioni.
Secondo il mito di Greta, si è imbattuto per caso nella sua protesta mentre camminava per andare al lavoro ed è stata questa fortuna a far sì che la sua voce venisse ascoltata così ampiamente.
Come ha notato il giornalista Frank Chung: “Nonostante il nome, We Don’t Have Time ha avuto il tempo di produrre un cortometraggio sulla signora Thunberg, che ha pubblicato su Facebook il giorno successivo”. [3]
Notevole!

La storia dell’incontro casuale con Greta è andata in frantumi quando Rentzhog ha ammesso di aver già svolto attività di PR per la madre e di essere stato “avvisato” in anticipo della protesta.
“La merce si contempla in un mondo che si è creato da sé”, per dirla con Guy Debord. [4]
Sul sito web di Wrong Kind of Green, Cory descrive con dovizia di particolari una rete globale di gruppi climatici legati alle aziende, tra cui Fridays for Future, che ha organizzato gli scioperi scolastici.
La Fondazione europea per il clima, ad esempio, ha elencato tra i suoi finanziatori Bloomberg Philanthropies, il Rockefeller Brothers Fund, la Hewlett Foundation, il Growald Family Fund e la Oak Foundation, che citerò ancora più avanti. [5]
Io stesso ho iniziato ad approfondire la questione quattro anni fa, quando Extinction Rebellion nel Regno Unito ha lanciato il suo sito web XR Business[6].
Questo, insieme a una lettera al quotidiano The Times di Londra, dichiarava il sostegno alla XR, come è conosciuta Extinction Rebellion, da parte di vari “leader aziendali”.

Non è stata una sorpresa vedere il nome di Gail Bradbrook, una delle fondatrici di XR e direttrice di una società chiamata Compassionate Revolution Ltd.
Ma altri membri della lista erano un po’ meno attesi, per un gruppo di campagna che stava attirando il sostegno degli ambientalisti anticapitalisti.
Tra questi, capitalisti d’impatto come Seb Beloe di WHEB, che afferma di essere “focalizzato sulle opportunità create dalla transizione verso un’economia globale sostenibile e a basse emissioni di carbonio”.
Poi c’era Amy Clarke, cofondatrice di Tribe Impact Capital LLP, che vanta lo slogan “Un nuovo ordine di ricchezza”.
Un altro sostenitore della XR è Paul Polman, fino a poco tempo fa amministratore delegato di Unilever, l’enorme azienda transnazionale di beni di consumo.
Alcuni di loro avevano evidenti interessi acquisiti nella truffa della “sostenibilità”, come Samer Salty di Zouk Capital, che stava manovrando per gestire un fondo di investimento del governo britannico di 400 milioni di sterline volto a contribuire ad aumentare la diffusione dei veicoli elettrici.
Lo stesso vale per Michael F. H. Bonte-Friedheim di NextEnergy Capital, “il principale gestore internazionale di investimenti e attività nel settore solare”.
Ma forse la cosa più significativa è stata l’inclusione di Charmian Love, un’imprenditrice impegnata a “Mobilitare i movimenti” e “Reimmaginare il capitale aziendale” attraverso un sito web chiamato Corporate Impact X, che è “progettato per sostenere le aziende nello sviluppo di strategie di venture, collaborazione e investimento ad alto impatto”.

L’iniziativa di XR Business non è andata giù agli attivisti di base e il sito web è stato rapidamente rimosso.
Ma era troppo tardi. Il gatto era uscito dal sacco, come si dice in inglese. Il gatto grasso capitalista in questo caso!
Sono emerse rapidamente altre prove della realtà che si cela dietro la facciata verde di Extinction Rebellion, come ad esempio un articolo del 2016 scritto da uno dei suoi “leader aziendali”, John Elkington. [7]
Si è scoperto che era anche coinvolto nell’inchiesta Tomorrow’s Capitalism Inquiry sostenuta da aziende come Aviva Investors, Covestro e (ancora una volta) Unilever.
Nell’articolo, Elkington si entusiasmava per le potenziali opportunità finanziarie offerte da quella che lui stesso definiva “industria della sostenibilità”: “imprese che possono contribuire a far progredire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite”.

Ha scritto: “Mentre i leader imparano a ‘Pensare in modo sostenibile’, dovranno anche imparare a ‘Pensare X’, che sta per ‘Pensare in modo esponenziale'”.
“Così come un tempo si rivolgevano agli attivisti e agli imprenditori sociali per capire come si stavano muovendo i mercati, ora devono coinvolgere una serie di attori molto diversi.
“Questi nuovi attori non si accontentano di miglioramenti dell’1% o addirittura del 10% su base annua, ma puntano a miglioramenti di 10 volte, o 10 volte, nel tempo”.

Più tardi, nel 2020, ho scoperto che Extinction Rebellion UK, insieme ad altri gruppi di “giustizia climatica” nel Regno Unito, in Spagna, nella Repubblica Ceca e nei Paesi Bassi, riceveva fondi dalla Guerrilla Foundation, un’organizzazione finto-radicale con sede a Berlino, che descrive il suo obiettivo come “portare un grande cambiamento sistemico in tutta Europa in linea con la Grande Transizione”. [8]
Qui in Italia, Ultima Generazione è finanziata, come mostra il suo stesso sito web, [9] dalla rete A22, a sua volta finanziata [10] dal Climate Emergency Fund negli Stati Uniti, un’entità co-fondata dalla miliardaria Aileen Getty della dinastia petrolifera Getty, [11] che afferma di “essere stata costituita come ponte tra filantropia e attivismo climatico”. [12]
In breve, è assolutamente chiaro che il movimento per la “giustizia climatica” è un movimento costruito, creato dalla classe miliardaria come strumento di pubbliche relazioni che permetterà loro di saccheggiare le casse pubbliche, con il pretesto di una “emergenza” climatica, e di incanalare trilioni di dollari nelle proprie tasche.
Non è “il pianeta” che vogliono salvare, ma il sistema capitalistico globale, che potrà espandersi in nuove aree, mercificando la natura stessa come fonte di speculazione e profitto. [13]
‘Betrayal’ di Mario Sánchez Nevado
Un fenomeno analogo si cela dietro il culto transgender, che usa la pretesa di difendere un diritto umano appena scoperto, il diritto di fingere di essere un membro del sesso opposto, per portare avanti un’agenda industrial-capitalista.
Jennifer Bilek (nella foto), giornalista e ricercatrice eco-femminista americana, che tra l’altro ha lodato la vostra protesta alla Baby Fair di Milano all’inizio di quest’anno, ha trascorso l’ultimo decennio a esaminare e smascherare il movimento transgender. [14]

Ha dimostrato che è strettamente legato all’industria biotecnologica, sottolineando che “Martine Rothblatt, transessuale, avvocato transumanista e imprenditrice, autrice della prima “legge sul genere”, scrive e parla spesso di “transgenderismo” che fertilizza il terreno per il transumanesimo”. [15]
Denunciando la realtà attuale dietro l’agenda LGBT+, Jennifer aggiunge: “la sigla LGB indica dei diritti umani. I carattero aggiuntivi, T+, lavorano per oscurare l’industria e la tecnologia dietro la facciata dei diritti umani, che si muovono a velocità della luce”.
All’inizio di questo mese, ho anche fatto un piccolo approfondimento sulle reti che promuovono i “diritti trans”. [16]
In primo luogo ho rintracciato un articolo sul sito web presumibilmente “anarchico” di Freedom News che riportava la Trans Safety Network, un membro di Consortium, che si descrive come “l’infrastruttura nazionale e l’organismo ombrello per i gruppi lesbici, gay, bisessuali e trans+ in tutto il Regno Unito”. [17]
Il Consortium spiega di essere aiutato nei suoi sforzi da Traverse, che descrive come “una società di consulenza indipendente per la ricerca sociale e la valutazione”. [18]

Ma lo status di “indipendente” di Traverse è messo in dubbio dal fatto che sul proprio sito web annuncia con orgoglio di lavorare con società del calibro di: Arcadis NV, una società di ingegneria olandese che si occupa della costruzione di autostrade e aeroporti; Horizon Nuclear Power; Wellcome Trust, il cuore marcio di Big Pharma nel Regno Unito, e Big Society Capital, la società di impact capitalism gestita da Ronald Cohen (nella foto). [19]
Traverse è anche “un membro di Sonder, un gruppo di organizzazioni” che mira a trarre profitto dalla privatizzazione del settore pubblico in Gran Bretagna ed è, in effetti, strettamente legato [20] a una società chiamata Private Public Ltd, che è fortemente coinvolta nel capitalismo d’impatto. [21]
Una situazione simile si riscontra con ILGA Europe, la regione europea dell’Associazione Internazionale Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans e Intersessuali, che si descrive come “un’organizzazione non governativa indipendente e internazionale che riunisce oltre 700 organizzazioni di 54 Paesi in Europa e Asia centrale”. [22]
ILGA Europe gode di uno status consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e di uno status partecipativo presso il Consiglio d’Europa e può vantare alcuni finanziamenti importanti, non da ultimo quelli dell’Unione Europea e del governo dei Paesi Bassi.
Uno dei suoi benefattori è la Oak Foundation, con sede in Svizzera, che è anche uno dei finanziatori della Fondazione europea per il clima, come rivelato da Cory Morningstar, che afferma di essere “un gruppo di organizzazioni filantropiche con sede in vari Paesi del mondo”. [23]

Nel mio articolo ho descritto come ILGA Europe sia finanziata anche da altre ricche fondazioni interessate a ciò che descrivono come filantropia, investimenti a impatto, lotta all’antisemitismo e sostegno all’Ucraina.
Ho scoperto che un ruolo importante in questa rete oscura di finanziamenti per i “diritti trans” è svolto dal Vanguard Charitable Endowment Program, che insiste sul fatto di dedicarsi all'”impatto caritatevole attraverso una filantropia strategica e ponderata” [24] ed è, ovviamente, parte dell’entità Vanguard-BlackRock che domina la finanza globale. [25]
Il fatto che sia il movimento per la “giustizia climatica” che quello per i “diritti trans” siano false bandiere per interessi finanziari aziendali non è una coincidenza, ma fa parte di un piano sistematico e di ampio respiro.

Per poter portare avanti la propria agenda, che va completamente contro gli interessi della maggioranza della popolazione, i ricchi e i potenti hanno sempre avuto bisogno di nascondersi dietro qualcos’altro.
Per molti secoli, questo qualcosa è stato “la nazione” o “il re” o “Dio” o “la tradizione” o “la civiltà” o “la legge e l’ordine”.
Hanno sfruttato il senso di lealtà verso la patria, il senso del pudore, la paura dello straniero o del cambiamento, per radunare le persone dietro la bandiera del loro continuo dominio.
Ma oggi cercano la loro legittimazione sociale altrove e utilizzano invece quelli che potrebbero sembrare principi “radicali” o “di sinistra” come base della loro manipolazione.
I loro investimenti di sfruttamento – investimenti a scopo di lucro – vengono ribattezzati come filantropia, come azione di bene, come “impatto” positivo sulla società o sull’ambiente.
Questa nuova forma di capitalismo di rischio, il cosiddetto capitalismo “d’impatto”, è sostenuta dal mondo della finanza internazionale, dal World Economic Forum, da Re Carlo III e dalla Guerrilla Foundation, finanziatori dell’attivismo “climatico”.

Il linguaggio “wokewashing” con cui nasconde le sue reali intenzioni è descritto dal venture capitalist britannico Ronald Cohen nel suo libro del 2020, “Impact: Reshaping Capitalism to Drive Real Change”, che ho analizzato nel gennaio 2021. [26]
Egli afferma che il capitalismo d’impatto “ci condurrà verso un mondo nuovo e migliore”, “aiutando i bisognosi e preservando il nostro pianeta”.
Affronterà “una serie di problemi sociali”, tra cui i senzatetto, gli alloggi a prezzi accessibili, le organizzazioni comunitarie, l’obesità infantile e la salute mentale, per non parlare di “povertà, sottoistruzione, disoccupazione, invecchiamento della popolazione e distruzione dell’ambiente”.
E lo farà “aiutando i giovani svantaggiati”, sostenendo “l’integrazione dei rifugiati e degli immigrati” e promuovendo “l’empowerment delle donne e l’uguaglianza di genere”.
I progetti d’impatto mirano a fornire “servizi finanziari per i poveri” e “alloggi ecologici e a prezzi accessibili”.
Cohen dichiara: “Dobbiamo spostare le nostre economie per creare risultati positivi”.
Questi “risultati positivi” sono in realtà l’innesco dei dividendi in quelli che egli chiama i suoi “modelli di investimento a pagamento”, e dipendono dalla sorveglianza a tutto campo e in tempo reale di tutti gli aspetti della nostra vita grazie alla tecnologia della quarta rivoluzione industriale.

Cohen è membro del Global Steering Group for Impact Investment del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite [27] e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite sono strettamente legati al progetto di impatto.
Essi definiscono aree specifiche in cui i governi dovrebbero agire e richiedono di trovare fondi da destinare a tali questioni.
Lo “steering group” delle Nazioni Unite si vanta che il suo “impatto trasformativo sulle vite di tutto il mondo” comporterà “l’apertura di 12.000 miliardi di dollari di opportunità di mercato”. [28]
Tutto il linguaggio “woke” usato per descrivere queste varie agende d’impatto non è altro che una copertura per un vasto colpo finanziario, una truffa di proporzioni incredibili condotta ai danni del 99,9% dell’umanità.

Il coinvolgimento centrale delle Nazioni Unite ci dice molto sulla natura dell’entità che sta dietro a questa truffa.
L’eccellente ricercatore inglese Iain Davis lo descrive come “il partenariato pubblico-privato globale”. [29] Ma recentemente sono giunto alla conclusione che, sebbene questo termine sia utile come trampolino di lancio per comprendere la portata di ciò che stiamo affrontando, è anche leggermente fuorviante.
È fuorviante perché l’inquadramento del rapporto tra pubblico e privato come “partenariato” è quello che ci viene fornito dalle persone coinvolte.
In realtà, il pubblico e il privato non sono entità separate, ma una cosa sola.
Grazie a innumerevoli decenni di corruzione sistematica, gli interessi privati hanno preso interamente il controllo di tutte le principali istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali.
Poiché questa corruzione non può essere ammessa al pubblico, si ricorre alla nozione di “partenariato” per spiegare il fatto che queste due facce della stessa entità perseguono esattamente la stessa agenda.

Abbiamo urgentemente bisogno di vedere emergere un nuovo movimento internazionale di resistenza contro questa entità tossica, dato che ha disabilitato e recuperato con successo molti gruppi “radicali” esistenti.
Credo che il primo passo necessario da compiere per opporsi efficacemente a questa entità globale corrotta sia riconoscere la sua esistenza.
È importante dire a voce alta e chiara che un’unica rete criminale mondiale, la criminocrazia, gestisce dietro le quinte tutto, dal WEF all’OMS, dall’ONU all’UE, da BlackRock alla Banca Mondiale.
Dobbiamo poi inserire ogni specifica branca delle sue attività in questo contesto generale, in modo che tutti possano vedere come esse siano collegate, parte della stessa agenda generale.

Vedo segni incoraggianti che questo sta già cominciando ad accadere. La conferenza della Real Left a Londra, per esempio, si è opposta non solo alla falsa agenda “verde”, ma anche alle città intelligenti, all’insabbiamento del “vaccino” Covid e ad altri aspetti dell’ampio “Grande Reset”.
Lo stesso nesso di potere globale si sta rendendo conto di quanto sta accadendo, da qui il crescente uso di insulti come “complottista”, “reazionario”, “antisemita” o addirittura “terrorista” contro chiunque metta in discussione la sua mendace narrativa.
Possiamo vedere esattamente quali aspetti del suo dominio desidera nascondere al controllo grazie ai tabù che costruisce con cura intorno a questi temi, progettati per chiudere ogni dibattito con cortine fumogene di indignazione morale e paura di contaminazione politica.
Ne abbiamo avuto prova nelle diffamazioni mosse contro questo stesso evento due anni fa, contro il numero speciale della rivista francese Ecologie & Politique a cui hanno contribuito diverse persone che hanno partecipato a questa conferenza [30] e contro la rivista australiana New Dawn, che ha ripubblicato diversi miei articoli negli ultimi anni. [31]
Un paio di mesi fa, l’Inquisizione ha puntato il dito contro Crow Qu’appelle, l’anarchico verde canadese che sta dietro a Nevermore Media,, e anche contro di me, perché abbiamo spesso lavorato insieme.

Un autore anonimo del sito Montreal Counter Information mi ha accusato di “propagare teorie complottistiche di estrema destra su banchieri ebrei e persone trans”. [32]
Analizziamo cosa ha scritto: smascherare la narrazione ufficiale è ora chiamato propagare teorie del complotto e tutte le teorie del complotto sono automaticamente “di estrema destra”; criticare il sistema finanziario globale è “antisemita” solo perché alcuni individui all’interno di quel sistema sono ebrei, e criticare l’industria transgender equivale necessariamente a un attacco personale alle “persone trans”.
Queste stesse assurde e disoneste accuse intercambiabili vengono riproposte ogni volta che qualcuno esce dai binari dell’ideologia.
Ma suonano sempre più vuote e percepisco una ventata di panico nell’aria.

L’articolista di Montreal mette in guardia da “una eco chamger transnazionale di cospirazionisti che hanno abbracciato idee sempre più reazionarie, transfobiche e antisemite”.
In altre parole, temono che ci stiamo riunendo e raggruppando al di fuori della prigione mentale controllata della sinistra woke per iniziare a formare un movimento di resistenza internazionale coerente e a lungo termine!
Mentre Crow sospetta che l’articolo in questione sia stato scritto da un agente dei servizi segreti, il sistema dipende dalla capacità di mobilitare attivisti genuini ma illusi come sue truppe d’assalto contro il dissenso autentico.
E credo che in questo caso ci sia una debolezza che potremmo sfruttare.
Poiché, in cuor loro, queste persone, a sinistra, si oppongono effettivamente al controllo capitalistico – anche se attualmente non ne riconoscono la presenza nelle lotte in cui sono coinvolte – le rivelazioni della manipolazione delle grandi imprese potrebbero cambiare la loro fedeltà.

Ciò che attualmente impedisce loro di ascoltare tali rivelazioni è che viene detto loro che provengono da un luogo inaccettabile e politicamente tossico: “l’estrema destra”, la “fachosphère” come la chiamano in Francia.
Quindi, mentre denunciamo le truffe aziendali come i movimenti per la “giustizia climatica” e i “diritti trans”, dobbiamo essere molto chiari sulla posizione da cui lo facciamo.
Per quanto riguarda il conflitto tra Ucraina e Russia, vogliono che la posizione “alternativa” al sostegno cieco a Zelensky e all’Ucraina sia il sostegno cieco a Putin e alla Russia.
Allo stesso modo, ci sono elementi del movimento per la “libertà” [posizioni critiche della narrazione ufficiale sul Covid, NdE] post-2020 che sembrano intenzionati a trasformarlo in una sorta di immagine speculare della sinistra pro-lockdown, pro-sistema – una destra anti-lockdown ma pro-sistema.
Essendo automaticamente contro tutto ciò per cui la finta sinistra dice di essere a favore, finisce per sostenere la vera agenda portata avanti dal sistema globale, quella che hanno nascosto dietro tutti i dogmi woke.

Lo abbiamo visto di recente con Robert Malone (nella foto), lo scienziato americano che apparentemente si è trasformato in un whistleblower contro i “vaccini” a base di mRNA che ha contribuito a sviluppare ed è quindi considerato da alcuni come una voce dissidente di primo piano.
Ma in un articolo pubblicato il 18 luglio di quest’anno, presumibilmente contro il “colonialismo verde”, ha in realtà riproposto tutti gli stessi argomenti imperialisti di “sviluppo” che sono stati a lungo utilizzati dal sistema, parlando di donne africane in “povertà” perché lavano a mano i vestiti delle loro famiglie e, soprattutto, descrivendo questo come “uno spreco di lavoro umano”. Lavoro che potrebbe essere destinato a usi migliori e più produttivi”. [33]
Come autentici dissidenti, se sfidiamo la narrativa sul clima non è perché non ci interessa il futuro della Terra o gli effetti della società industriale, ma per la ragione esattamente opposta, ovvero perché siamo in grado di vedere che un futuro industriale-capitalista “verde” sarebbe un disastro per il mondo naturale.
Se mettiamo in discussione la narrativa transgender, non è perché vogliamo costringere le persone, in tutta la loro diversità individuale, in ristrette categorie basate sul genere, ma perché vediamo come la necessità di tale diversità sia sfruttata dagli interessi aziendali e trasformata in una mutilazione e in una tossicodipendenza a vita che rappresenta l’esatto contrario della libertà personale e della realizzazione di sé.

Se ci opponiamo alle città di 15 minuti, non è perché facciamo il tifo per la cultura dell’automobile e non vorremmo vedere un mondo localizzato e ridimensionato, ma perché abbiamo capito che il progetto è un cavallo di Troia per introdurre i campi di concentramento digitali delle smart city della distopica quarta rivoluzione industriale.
Parallelamente alla nostra critica all’entità globale, la criminocrazia, dobbiamo promuovere una filosofia positiva basata su valori che, in verità, potrebbero essere condivisi da molti di coloro che attualmente sono stati ingannati nel seguire l’agenda ufficiale.
Un recente opuscolo che abbiamo presentato a Winter Oak, una raccolta di conversazioni tra me e Crow, nomina questi valori fondamentali come la verità, la bellezza, la natura e l’allegria, l’allegria è la nostra appartenenza l’uno all’altro, al mondo che ci circonda e al cosmo nel suo complesso. [34]
Se questi valori fondamentali risplendono con potente autenticità in tutto ciò che diciamo e facciamo, allora possiamo sfondare il muro di menzogne del sistema e accendere la fiamma della giusta rivolta nei cuori di molti milioni di persone.
Dopo tutto, quante persone là fuori, di qualsiasi estrazione politica, non preferirebbero i nostri valori di verità, bellezza, natura e condivisione [withness] all’agenda del sistema di bugie, bruttezza, artificio e separazione?
Il mondo è attualmente nelle mani di quello che è niente meno che un culto psicopatico della morte, mentre la nostra resistenza è una forza per la vita.
Dobbiamo esserne consapevoli e comunicarlo in tutto ciò che facciamo e diciamo, insieme alla gioiosa convinzione che, nonostante le tenebre dell’epoca attuale, sarà la vita a prevalere, alla fine e inevitabilmente.
Come recita il titolo del nostro opuscolo: “Non c’è niente di più potente di un’idea il cui tempo è arrivato”.
[Versione audio]

Potete leggere il mio discorso al convegno italiano del 2022 qui e qui.
[1] Piers Corbyn, ‘Man-Made Climate Change Does not Exist!”, Reading University Debating Journal, September 19, 2019.
[2] https://www.wrongkindofgreen.org/2019/09/18/the-manufacturing-of-greta-thunberg-for-consent-the-behavioural-change-project-to-change-everything-volume-ii-act-v/
[3] https://www.news.com.au/finance/business/media/the-pr-guru-behind-the-rise-of-greta-thunberg/news-story/fae7bd1704d58e8ff0dd4d93ec0b3560
[4] https://orgrad.wordpress.com/a-z-of-thinkers/guy-debord/
[5] https://i0.wp.com/www.wrongkindofgreen.org/wp-content/uploads/2019/09/European-Climate-Foundation-Funders.png?ssl=1
[6] https://winteroak.org.uk/2019/04/23/rebellion-extinction-a-capitalist-scam-to-hijack-our-resistance/
[7] https://winteroak.org.uk/2019/05/02/the-x-agenda-what-does-xr-actually-stand-for/
[8]
https://winteroak.org.uk/2020/11/26/corporate-branded-activism/
[9] https://ultima-generazione.com/faq/
[10] https://a22network.org/
[11] https://static1.squarespace.com/static/60930b2084ef393517963bbe/t/640a71ec66ae9f4ccc1e2b2b/1678406141135/Climate+Emergency+Fund_2022+Annual+Report.pdf
[12] https://www.climateemergencyfund.org/press/cef/2022-9-20-press-release
[13] https://nodealfornature.wixsite.com/info
[14] https://www.the11thhourblog.com/
[15] https://humanevents.com/2023/06/11/jennifer-bilek-is-humanity-ready-for-lgbtq-tech-babies-and-the-full-erasure-of-women-from-reproduction
[16]
https://winteroak.org.uk/2023/07/05/the-acorn-84/
[17] https://www.consortium.lgbt/grantgiving/
[18] https://www.consortium.lgbt/what-we-do/lgbt-sector-outcomes-framework/
[19] https://traverse.org.uk/who-we-are/our-partners
[20] https://www.sonder.group/our-people
[21] https://ppl.org.uk/perch/resources/ppl-impact-report-202021.pdf
[22] https://www.ilga-europe.org/about-us/who-we-are/
[23]
https://oakfnd.org/about/values-mission-history/
[24] https://www.vanguardcharitable.org/about-us
[25] https://childrenshealthdefense.org/defender/blackrock-vanguard-own-big-pharma-media/
[26] https://winteroak.org.uk/2021/01/27/ronald-cohen-impact-capitalism-and-the-great-reset/
[27] https://sdgimpact.undp.org/steering-group.html
[28] https://sdgimpact.undp.org/assets/SDG-Impact-Brochure.pdf
[29] https://iaindavis.com/what-is-the-global-public-private-partnership/
[30]
https://winteroak.org.uk/2023/01/01/the-acorn-79/#2
[31]
https://winteroak.org.uk/2023/01/21/ramping-up-the-global-inquisition/
[32]
https://winteroak.org.uk/2023/07/05/the-acorn-84/
[33]
https://winteroak.org.uk/2023/07/19/robert-malones-global-industrialist-agenda/
[34] https://winteroakpress.files.wordpress.com/2023/07/there-is-nothing-1.pdf

Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender – Seconda edizione aggiornata ed ampliata

Asterios Edizioni, volantini militanti, n.71, 2023
112 Pagine
9,90 euro

Retro di copertina:

Tutto ciò che riguarda le trasformazioni sociali è per sua natura in continua evoluzione, a maggior ragione per quello che riguarda gli sviluppi tecno-scientifici, fondamento e motore della Grande Trasformazione che stiamo vivendo.
Avete tra le mani un saggio di critica radicale nei confronti di uno dei tasselli fondamentali in un più ampio disegno transumano: l’idelogia gender.
Con questa nuova edizione cercherò di evidenziare come la dissociazione con il corpo sessuato e la decostruzione delle radici sessuate dell’umanità insieme alla riproduzione artificiale siano dei tasselli centrali nei progetti transumani.
Un corpo trasformato in un cantiere permanente nel biomercato della “transizione” con le sue cliniche di biodesign e bricolage tecnomedico, con i suoi ormoni commercializzati dalle multinazionali farmaceutiche. Un corpo neutro che apre la strada alla modificazione genetica dei corpi che diventeranno tecno-corpi in una tecno-vita ingegnerizzata e riprogettata in laboratorio.
Dalla dissociazione con i nostri corpi sessuati alla dissociaziome con la realtà presa d’assedio da costruzioni sintetiche e artificiali.
Opporsi a questi processi è una lotta fondamentale da cui non possiamo esimerci, in quanto si tratta di processi destinati a trasformare e a riprogettare i fondamenti dell’umanità e della stessa realtà. Lotte fondamentali quali sono la lotta contro l’ingegneria genetica e la lotta contro la riproduzione artificiale dell’umano non possono che avanzare congiuntamente a un’opposizione all’ideologia gender. Se l’umano e il vivente saranno manipolabili geneticamente e artificializzabili in laboratorio in un inarrestabile crescendo di sperimentazione, cosa rimarrà da difendere? I nuovi diritti tanto agognati saranno quelli delle chimere?
Esiste un filo che lega la spinta all’utilizzo dei bloccanti della pubertà a bambine e a bambini alla procreazione medicalmente assistita quale nuovo modo di venire al mondo. Esiste un filo che lega l’ “identità di genere” alla modificazione genetica dei corpi. Esiste un filo che lega la riduzione della potestà genitoriale per i genitori che si oppongono al percorso di transizione e quello che verrà considerato il miglior interesse del minore messo in mano a un tribunale e a dei tecnici a una società di individui atomizzati.
Un’esistenza zootecnica. Una vita sintetica con emozioni sintetiche all’interno di un Metaverso virtuale. Il definitivo imprigionamento dell’uomo-macchina in un mondo-macchina.
Oggi essere rivoluzionari significa conservare tutto ciò che rende l’umano, il vivente, la natura ancora tali e non parti scomponibili e riprogettabili in un mondo-laboratorio. Vogliamo restare animali umani tra gli altri animali in questo pianeta che ci ospita.