Il corpo della donna non è in vendita, non è mercificabile, non è un pezzo di ricambio, non è sacrificabile. Le donne non sono contenitori per produrre figli, non sono macchine da riproduzione. In nome della libertà si celano abomini, in nome della libertà di disporre del proprio corpo e in nome dell’autodeterminazione si fanno proprie le logiche di mercificazione di questo sistema tecno-industriale dove tutto è merce, tutto è quantificabile e soggetto al criterio dell’utile, tutto è in vendita, tutto è ingranaggio in una mega macchina che stritola i corpi e il mondo intero.
Il nodo che lega la PMA e la GPA è la tecnica della fecondazione in vitro e la conseguente selezione degli embrioni. Emerge con forza ed evidenza come l’eugenetica sia implicata e imprescindibile da tale tecnica. Stiamo consegnando definitivamente la procreazione nelle mani di esperti, tecnici, biotecnologi, sottraendola così, definitivamente al potere femminile.
Una volta che la pratica sarà estesa a tutte e tutti si entrerà in un circuito in cui, in nome della libertà di scelta, si creerà un contesto in cui non si potrà fare altrimenti. In un domani non troppo lontano sarà definito prima irresponsabile e poi criminale mettere al mondo figlie/i senza ricorrere alle tecniche di riproduzione artificiale garantite e gestite da un apparato medico.
La procreazione artificiale si innesta in un preciso progetto di controllo, selezione, modificazione, omologazione e addomesticamento dell’umano e dell’intero vivente.

Video del Convegno I figli della macchina

Silvia Guerini
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Renate Klein
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La nave dei folli – Bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica

La nave dei folli – La società cibernetica globalizzata che procede verso l’inevitabile naufragio

Bollettino radiofonico di critica radicale alla società cibernetica

Trasmissione registrata nell’estrema periferia montana della città metropolitana, affronta le molte questioni sollevate dall’applicazione di quei principi cibernetici che oggi trovano la loro definitiva realizzazione, nella società nel suo complesso come in ogni singola persona, attraverso il pilotaggio del sistema mondo in stato di allerta: ibridazione biomeccanica, gestione informatica, militarizzazione, controllo tecnologico, tirannia sanitaria.

Con riflessioni, approfondimenti, contributi dall’Italia e dall’estero, letture, musiche e brani cinematografici, solcherà i mari burrascosi della realtà in cui viviamo fatta di 5G, manipolazioni genetiche, trattamenti sanitari obbligatori, centrali nucleari… e di Stati e aziende che le impongono e ci lucrano sopra; ma anche di tutte le forme di resistenza e lotta nate per opporsi a questo inevitabile naufragio e seguire fin da subito rotte radicalmente diverse.

email: lanavedeifolli@protonmail.com

Sito internet
Leggi e ascolta qui: https://lanavedeifolli.noblogs.org/

Dialogo tra Resistenze al nanomondo e FINRRAGE – Renate Klein e Gena Corea

Resistenze al nanomondo: In tempi di perdita di memoria, dove movimenti e contesti sembrano nascere sul niente – a volte proprio per risignificare e distruggere lotte e significati profondi – è fondamentale ricollegare il senso dei percorsi di oggi con quelli da cui derivano, con quelli sviluppati nel passato le cui analisi critiche, come le vostre, hanno oggi tutta la loro più forte conferma.
Potete raccontarci come nasce FINRRAGE e il suo percorso? Qual’era il vostro contesto politico e culturale di riferimento e attualmente è ancora lo stesso?

Renate Klein: FINRRAGE è nata nel 1985 in occasione della “Conferenza d’emergenza” di Vällinge, in Svezia, organizzata dai membri della neonata rete FINNRET. La FINRRAGE ha fatto seguito a una tavola rotonda tenuta al 2° Congresso interdisciplinare sulle donne a Groningen, in Olanda, nel 1984, che abbiamo chiamato “La morte della donna” (pubblicata con il titolo Man-Made Women nel 1985). Il titolo si riferiva al rapido sviluppo di tecnologie riproduttive come la FIV (fecondazione in vitro), che aveva prodotto la prima bambina in provetta, Louise Brown, nel 1978. Avendo appena finito di curare la prima antologia femminista internazionale su questo tema, Test-Tube Women: What Future for Motherhood (1984, con Rita Arditti e Shelley Minden, in cui anche Gena Corea aveva un capitolo, seguita nel 1985 dal suo brillante libro The Mother Machine: Reproductive Technologies from Artificial Insemination to Artificial Wombs), ero sempre più convinta che queste interferenze tecnologiche patriarcali con il potere delle donne di creare nuovi esseri umani rappresentassero una massiccia minaccia all’esistenza femminile, piuttosto che una “liberazione” per le donne come sostenevano alcuni sostenitori.
Gli oltre 500 spettatori di Groningen sono apparsi altrettanto allarmati per la minacciosa presa di controllo tecnica della vita delle donne. Ci hanno esortato a creare una rete femminista internazionale. È nata così la FINNRET (Feminist International Network on the New Reproductive Technologies). Era chiaro che questa rete doveva includere donne del Sud e del Nord del mondo e comprendere le “vecchie” e le “nuove” tecnologie riproduttive. Non lasciandoci ingannare dalle promesse dei “tecnodoc” – come abbiamo iniziato a chiamarli – di portare la felicità alle donne infertili che desideravano un figlio proprio, abbiamo sottolineato la realtà: queste tecnologie sono state spinte in modo aggressivo sulle donne occidentali bianche e benestanti, mentre le donne povere e nere sono state sottoposte a feticidio femminile (soprattutto in India, il che ha portato a un enorme squilibrio nella nascita di bambini maschi e femmine). Non c’erano bambini in provetta per loro: erano invece sottoposte ad aborti forzati e a nuovi dannosi contraccettivi a lunga durata d’azione (come il Norplant, denunciato da Farida Akhter del Bangladesh, il cui libro rivoluzionario Resisting Norplant sarà pubblicato nel 1995).
Nell’aprile 1985, alcune femministe autonome tedesche, insieme al Partito dei Verdi, organizzarono un Congresso: “Donne contro le tecnologie riproduttive e genetiche” a Bonn. Come a Groningen, il pubblico, composto da 2000 femministe, donne di chiesa, sindacalisti, studenti e semplici cittadini, ha espresso un forte “NO” all’appropriazione tecnologica della riproduzione e della vita delle donne. È stato esaltante vedere l’ampio sostegno a questa posizione, che ha coinvolto anche i media tradizionali. Impensabile oggi! Senza dubbio la resistenza a queste tecnologie era particolarmente forte in Germania, poiché era ovvio che esse rappresentavano l’eugenetica e sarebbero state utilizzate di conseguenza. In effetti, Robert Edwards, che si definiva il “padre” di Louise Brown (e che ha ricevuto il Premio Nobel nel 2011 per le sue imprese di fecondazione assistita), è stato a lungo membro della British Eugenics Society e sostenitore dell’idea che le tecnologie riproduttive potessero produrre bambini “superiori” quando i presunti geni “cattivi” venivano individuati in embrioni che poi non venivano impiantati ma scartati. Per noi era chiaro che queste tecnologie, nelle mani degli uomini, avrebbero potuto essere usate per decidere quali donne, in quali Paesi, avrebbero avuto il “permesso” di avere figli e a quali altre donne sarebbe stato impedito di “produrre” bambini inferiori (si veda un articolo di Scientific American su Edwards, https://www.scientificamerican.com/article/eugenic-legacy-nobel-ivf/).
Dopo il Congresso tedesco, la nota sociologa femminista Maria Mies e altre donne tedesche si unirono alle donne della FINNRET alla Conferenza di emergenza in Svezia. Maria ha insistito particolarmente – e a ragione – affinché la nostra Rete globale includesse anche l’ingegneria genetica di altri animali e piante. Questo ha portato al cambiamento del nome in FINRRAGE: Feminist International Network of Resistance to Reproductive Technologies and Genetic Engineering.
La FINRRAGE ha avuto un enorme successo. Avevamo migliaia di membri in quasi 50 Paesi. Ogni Paese aveva il proprio capitolo, ma c’era un ufficio centrale che costituiva il punto di collegamento e si spostava ogni 2-3 anni in un nuovo Paese. Sono stata la prima coordinatrice FINRRAGE con sede in Gran Bretagna dal 1985 al 1987. Organizzammo molte conferenze in Germania, Spagna, Austria, Australia, Brasile e, soprattutto, due incontri in Bangladesh nel 1989 e nel 1993 con Farida Akhter come organizzatrice, la quale era sia la referente FINRRAGE del Bangladesh sia la direttrice della sua rete di ricerca UBINIG (che comprende la casa editrice Narigrantha Prabartana).
La filosofia della FINRRAGE è sempre stata chiara: vedevamo la totalità delle riprogettazioni e dell’ingegneria genetica come un tentativo patriarcale da parte di uomini bianchi (all’inizio erano pochissime le donne coinvolte) di usurpare il potere riproduttivo delle donne e di dettare quali bambini “sani” potessero nascere da quali donne. Allo stesso modo, consideravamo l’ingegneria genetica delle piante un attacco alla capacità dei piccoli agricoltori di fornire cibo nutriente ai poveri. Sapevamo già che la modificazione genetica delle piante produceva piante inferiori ma enormi guadagni finanziari per le multinazionali come la Monsanto (ora fusa con la Bayer). Abbiamo sempre voluto l’abolizione – per fermare queste tecnologie – e questo ci ha messo in contrasto con i liberali, comprese le femministe liberali che volevano una regolamentazione. Questi quadri politici e sociali sono gli stessi oggi.

Gena Corea: Alcune donne provenienti da Paesi e ambienti diversi, e poi molte altre, hanno riconosciuto la minaccia che le nuove tecnologie riproduttive (NRT) rappresentavano per le donne e hanno scritto, parlato, agitato e organizzato.
Questo è ciò che vedo ora, stupita da come ci siamo riunite. Ma non è quello che sono stata in grado di riconoscere mentre accadeva.
Vi dirò quindi come è emerso dalla mia prospettiva di allora. E Renate Klein, che è stata un’attivista vorticosa, un’agitatrice, sempre e ovunque, per decenni e decenni, ci si ritroverà molto di più.
Come giornalista e femminista, avevo scritto un libro intitolato The Hidden Malpractice: How American Medicine Mistreats Women as Patients and Professionals. Per la ricerca, leggevo regolarmente riviste mediche come il Journal of Obstetrics and Gynecology e intervistavo i medici che scrivevano articoli su quelle riviste. Oltre a riferire di interventi chirurgici non necessari sugli organi riproduttivi delle donne, dell’aborto e delle orribili pratiche ostetriche che i medici maschi hanno istituito dopo aver cacciato le ostetriche dalla loro attività, il libro trattava della sperimentazione sulle donne nello sviluppo dei contraccettivi. Descrive in dettaglio i contraccettivi particolarmente orrendi che hanno preso di mira le donne di colore, le donne disabili e a basso reddito e quelle che allora venivano chiamate “donne del terzo mondo”. Questi contraccettivi davano alle donne del Sud globale una capacità limitata di eliminare i farmaci o i dispositivi dal proprio corpo. (Cioè, piuttosto che un diaframma che una donna poteva inserire o meno ogni volta a suo piacimento, i tecnodoc e i sostenitori del controllo demografico spingevano verso contraccettivi iniettabili o impiantabili a lunga durata d’azione). Il libro denunciava anche la sterilizzazione forzata di donne nere e indigene.
The Hidden Malpractice uscì nel 1977 e l’anno successivo, in Inghilterra, nacque il primo bambino in provetta, un bambino FIV. Il Woodrow Wilson Center for Scholars dello Smithsonian di Washington organizzò uno spensierato simposio di San Valentino sui bambini in provetta e invitò tra i relatori la femminista Gloria Steinem, la quale aveva fondato la rivista femminista Ms. Una delle redattrici di Ms era la poetessa Robin Morgan, editrice di Sisterhood Is Powerful e scrittrice di molte opere femministe appassionate. Robin disse a Gloria che, invece di accettare l’invito, avrebbe dovuto chiedere al Woodrow Wilson Center di invitare me al suo posto, perché avevo il background necessario per comprendere la tecnologia e le politiche sulla salute delle donne. Gloria lo fece.
Robin mi invitò poi a pranzo e durante quel pranzo non solo mi parlò dell’invito di Woodrow Wilson che sarebbe arrivato, ma mi esortò a scrivere un libro sulle nuove tecnologie riproduttive. Mi disse che avevo il background per farlo, come aveva detto a Gloria, dato che avevo passato anni a fare ricerche per The Hidden Malpractice. Robin vide la necessità di un libro del genere e lo realizzò. Guardandomi indietro, mi stupisco delle donne brillanti che sono emerse in questa lotta.
Non sapendo nulla delle NRT, ho accettato di scrivere il libro. I tecnodoc stavano annunciando al pubblico che stavano sviluppando la tecnologia della fecondazione in vitro per la loro compassione verso le sofferenze delle donne infertili. L’unica cosa che ho capito subito è che non era vero. Avevo letto le loro riviste per anni. Non avevo mai trovato traccia di tale compassione. A volte i medici maschi attribuivano l’infertilità di una donna alla sua resistenza ad accettare il suo ruolo naturale di madre. Vedevo colpevolizzazione, non compassione.
Così ho tenuto la conferenza di Wilson e poi ho iniziato cinque anni di ricerche e di scrittura di quello che è diventato The Mother Machine. È stato come entrare in un lungo e terrificante incubo. Erano tempi in cui non c’era il computer, quindi battevo a macchina gli appunti su articoli di riviste, libri, eccetera, li fotocopiavo e poi mi sedevo sul pavimento del mio ufficio tagliando una copia e mettendo i pezzi tagliati nella pila per il capitolo a cui apparteneva. Descrivo questo perché spesso, mentre ero sul pavimento, con le forbici in mano, a leggere e a tagliare gli appunti, mi sono resa conto dell’orrore di ciò che stava accadendo alle donne. Mi sentivo parecchio sola.
Ma dopo circa un anno di ricerche, nel 1979, fui invitata a partecipare a una conferenza sulle tecnologie riproduttive ad Amherst, nel Massachusetts, Stati Uniti. Intitolata “Ethical Issues in Human Reproduction Technology: Analysis by Women” (EIRTAW). Lì ho conosciuto Janice Raymond, che è diventata un’altra delle promotrici di FINRRAGE. Professoressa di studi femminili e di etica medica all’Università del Massachusetts, Jan ha co-organizzato la conferenza. Ricordo sempre il suo intervento all’EIRTAW perché è stata la prima volta che ho vissuto questa esperienza: quando qualcuno dice la verità con forza, l’aria nella stanza cambia. Oh, come è cambiata l’aria quando Jan ha parlato!
Il mio intervento non riguardava una “nuova” tecnologia riproduttiva, ma una vecchia tecnologia, un contraccettivo. L’ho intitolato “L’arma Depo-Provera” perché i suoi sostenitori usavano un linguaggio da armi. Parlavano di “popolazioni bersaglio”, che erano donne di colore, donne del “terzo mondo”, donne disabili.
Credo che FINRRAGE abbia sempre visto, fin dal primo momento, la connessione tra la tecnologia della fertilità per le donne del “primo mondo” e la tecnologia anti-fertilità per le donne del “terzo mondo”. Erano due facce della stessa medaglia: il controllo su chi può venire al mondo. Attraverso il dominio e il controllo sul corpo delle donne. Un’agenda eugenetica.
Nello sviluppo di entrambi i tipi di tecnologia, i tecnodoc hanno mostrato scarsa considerazione, o anche solo pensiero, per i danni arrecati alle donne nei loro esperimenti. Nel caso della fecondazione in vitro (FIV), le donne non solo sono state sottoposte a esperimenti, ma hanno dovuto pagare per questa sperimentazione sul loro corpo. Cioè, pur essendo soggetti sperimentali, venivano chiamate “pazienti” che ricevevano “trattamenti” e dovevano pagare per questo.
Ora, in Inghilterra, Jalna Hanmer – forse all’epoca era all’Università di Bradford – stava esaminando criticamente gli NRT. Sebbene Shulamith Firestone, nel suo libro del 1979 The Dialectics of Sex, sostenesse che le NRT, compreso l’utero artificiale, avrebbero liberato le donne dal fardello della gravidanza e della maternità, Jalna e la sua collega Hilary Rose non ci credevano nemmeno per un minuto. A loro avviso, la tecnologia non avrebbe liberato le donne. La scienza, alleata con il capitalismo, avrebbe messo il controllo della riproduzione femminile nelle mani degli uomini, avvantaggiando gli uomini e minacciando le donne. Jalna sarebbe diventata un’altra delle fondatrici/promotrici della FINRRAGE.
Non ho idea di come Jalna abbia saputo cosa stavo facendo (forse la voce si è sparsa a EIRTAW?), ma lo ha fatto. Mi ha contattato.
Doveva fare delle ricerche a Manhattan.
Io vivevo appena fuori Manhattan, nel New Jersey. La invitai a venire a stare da me mentre faceva le sue ricerche.
Jalna è morta poco più di un mese fa. Che donna coraggiosa e brillante! Penso non solo alla sua mente acuta, al suo impegno per la piena dignità e libertà delle donne, ma anche alla sua determinazione. La vedo uscire da casa mia la mattina presto e camminare alacremente verso la stazione ferroviaria per la sua giornata di ricerca in città.
Anche Renate Klein, in qualche modo, sapeva cosa stavo facendo, sebbene The Mother Machine non fosse ancora stata pubblicato. Mi telefonò. Mi disse che stava curando un’antologia sulle NRT e mi invitò a scriverci un capitolo. Credo che sia stato durante la redazione di quell’antologia, che è poi diventata Test-Tube Women: What Future for Motherhood, che si è radicalizzata sulle NRT. Renate, una forza che non ha mai smesso di lottare contro queste tecnologie per permettere alle donne di sopravvivere, è stata un’altra delle promotrici di FINRRAGE. Lavora così duramente e a lungo, in modo allegro e feroce. Senza Renate, non riesco a immaginare dove saremmo ora.
Un’altra delle fondatrici e promotrici è stata Robyn Rowland, che ho conosciuto al Secondo Congresso Interdisciplinare sulle Donne di Groningen, in Olanda, nel 1984, dove tutte e cinque siamo intervenute in una tavola rotonda intitolata “La morte della donna”. Robyn aveva lavorato in un comitato con alcuni dei principali sperimentatori di fecondazione assistita in Australia e aveva contestato ciò che stavano facendo alle donne. Era una pensatrice, un’emotiva, una scrittrice, un’oratrice potente. E una poetessa straordinaria.
La nostra tavola rotonda ha davvero allarmato e galvanizzato le donne presenti al Congresso. Fino a quel momento, mi sembrava che stessimo lavorando in modo isolato per resistere alle NRT. Soprattutto negli Stati Uniti, non avevo sentito molta risonanza a questi temi tra le femministe. Ma ora c’erano centinaia di donne che riconoscevano i pericoli esistenziali di queste tecnologie per le donne e volevano organizzarsi. Così, insieme, a Groningen, abbiamo formato il Feminist International Network on the New Reproductive Technologies (FINNRET).
Forse sto saltando alcuni eventi perché mi sto stancando, ma in seguito noi cinque (Renate, Jan, Jalna, Robyn e io) abbiamo organizzato la Conferenza Internazionale di Emergenza delle Donne sulle Nuove Tecnologie Riproduttive in Svezia a Vallinge, Svezia, fuori Lund, nel luglio 1985.
Circa 100 donne sono arrivate da molti Paesi, tra cui Bangladesh, Giappone, Israele, Cile, Bolivia, Brasile, Canada, Australia, Stati Uniti e tutta Europa. Donne straordinarie, potenti, brillanti e impegnate.
Sono diventate fondamentali per la guida della FINNRAGE. In particolare Farida Akhter, cofondatrice dell’organizzazione e attivista UBINIG in Bangladesh, il cui lavoro allora e negli anni successivi non può essere sottovalutato. E Maria Mies, in Germania, che ha sostenuto la necessità di includere la resistenza all’ingegneria genetica nel nostro lavoro. Fu così che in quella conferenza d’emergenza (oh, era un’emergenza!), cambiammo il nostro nome da FINNRET a FINNRAGE: Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering. Avrei molto altro da dire, ma il mio corpo chiede riposo. Almeno questo copre gran parte di come FINRRAGE è iniziata, se non di come è continuata. Concludo con un’immagine che mi è rimasta impressa della conferenza di emergenza.
In una delle cinque notti a Vallinge abbiamo fatto una festa. Io e la brasiliana Ana Regina Gomes dos Reis eravamo sedute a gambe incrociate sotto un tavolo per qualche motivo che non ricordo. Ana era molto spiritosa e se ne usciva con commenti su commenti che mi facevano esplodere dalle risate. Eravamo sedute insieme sotto il tavolo, ridendo e ridendo, ascoltando la musica e guardando le gambe delle donne che ballavano che ci passavano davanti. Così pieni di vita. Ridendo, ballando, riconoscendo il valore dell’altra e il valore profondo di tutte le donne, insieme resistevamo alla “morte della donna”.

Resistenze al nanomondo: Siete state una delle poche esperienze femministe radicali che fin dall’inizio del suo percorso aveva avviato una più ampia discussione critica all’ingegneria genetica comprendendo non solo lo stretto legame tra questa, l’eugenetica e le tecnologie riproduttive, ma comprendendo che facevano parte dello stesso orizzonte. Così come all’inizio dello sviluppo delle tecnologie di riproduzione artificiale avevate già ben compreso dove sarebbero arrivare.
Come vi spiegate questo? E come mai oggi, dove tutto è ancora più evidente e il tutto è ben descritto dagli stessi ricercatori, la critica e l’opposizione – tranne alcune eccezioni – si limita e si sofferma solo su alcuni piani come la mercificazione del vivente senza comprendere che siamo già ben oltre questo e che siamo arrivati alla sua selezione eugenetica, riproducibilità tecnica e ingegnerizzazione?

Renate Klein: Fin dall’inizio sono entrate a far parte della FINRRAGE donne con molte esperienze teoriche e pratiche. Eravamo sociologhe, avvocate, docenti universitarie, giornaliste, attiviste per la salute, operatrici per la disabilità, ambientaliste, studentesse, ecc. e molte di noi erano anche coinvolte in reti per fermare la prostituzione e la tratta delle donne e per sostenere le donne con disabilità. Molte di noi erano lesbiche con una forte analisi incentrata sulle donne. Inoltre, la maggior parte dei membri della FINRRAGE era costituita da femministe radicali, ma si unirono anche alcune femministe marxiste e molte di noi avevano vissuto il Movimento di Liberazione della Donna degli anni Settanta. La coordinatrice centrale raccoglieva documenti accademici e ritagli di giornale sui nuovi sviluppi della riprogettazione e della GE (ingegneria genetica) che le venivano inviati dai referenti nazionali. Ogni tre mesi un pacchetto di materiale informativo veniva inviato a tutti i contatti nazionali, che a loro volta lo condividevano con i loro gruppi (ricordate che non c’erano ancora Internet e email!). In questo modo, la nostra crescente conoscenza non è rimasta in una torre d’avorio, ma ha contribuito a far sì che un maggior numero di donne conoscesse le riprogettazioni e la GE.
Abbiamo anche pubblicato molti libri, come Made to Order: The Myth of Reproductive and Genetic Progress (1987, a cura di Pat Spallone e Debbie Steinberg); The Exploitation of a Desire: Women’s Experiences with IVF (1989, di Renate Klein); Infertility: Women Speak Out about Their Experiences of Reproductive Medicine (1989, a cura di Renate Klein); Depopulating Bangladesh: Essays on the Politics of Fertility (1992 di Farida Akhter); Living Laboratories: Women in Reproductive Technologies (1992 di Robyn Rowland) e Women as Wombs: Reproductive Technologies and the Battle over Women’s Freedom (1994 di Janice G. Raymond), ecc. Abbiamo anche pubblicato gli Atti della conferenza del 1989 a Comilla, in Bangladesh: La Dichiarazione di Comilla
(archiviata qui: https://www.finrrage.org/wpcontent/uploads/2016/03/Comilla_Proceedings_1989.pdf).
La Dichiarazione di Comilla è un documento di 103 pagine straordinariamente completo che serve come modello di resistenza alle tecnologie di riproduzione e alla GE. È importante oggi come lo era nel 1989.
Il gruppo di membri della FINRRAGE, Farida Akhter, Gena Corea, Janice Raymond, Jalna Hanmer, Maria Mies, Robyn Rowland e io, ha anche pubblicato una rivista accademica dal 1989 al 1992, intitolata Issues in Reproductive and Genetic Engineering. La cosa più importante è che i membri della FINRRAGE si piacevano e molte di noi sono diventate amiche intime. Credo che questo sia stato molto importante: sapevamo di essere uniti in una lotta davvero importante. Eravamo il Davide contro il Golia, ma avevamo un’energia infinita e ci divertivamo anche molto.

Resistenze al nanomondo: Le tecnologie di riproduzione artificiale non sono state sviluppate per far fronte all’infertilità, ma per selezionare e produrre l’essere umano con determinate caratteristiche.
Secondo noi dal primo passaggio dell’inseminazione intrauterina il punto di arrivo inevitabile è la totale artificializzazione di tutto il processo. Dalla diagnosi pre-impianto e la selezione embrionale il punto di arrivo inevitabile è la continua ottimizzazione e implementazione. Questi erano gli scopi fin dall’origine del pensiero eugenetico e transumanista e fin dall’origine dello sviluppo delle tecniche di riproduzione artificiale.

Renate Klein: Voi avete assolutamente ragione e sono orgogliosa di dire che FINNRAGE, fin dai suoi esordi, ha compreso queste connessioni. Era – e continua a essere – lo smembramento delle donne in frammenti: ovociti di una donna, utero di un’altra – manipolati da “tecnodoc” sperimentatori che vogliono vedere fino a che punto possono spingersi nei loro tentativi di controllare la riproduzione. Dopo lo stallo del successo della fecondazione in vitro, i nuovi tentativi di clonazione all’inizio del secolo si sono conclusi con una delusione piuttosto che con un trionfo: ricordiamo che la pecora Dolly è morta prematuramente ed è stata colpita dall’artrite! Tuttavia, i tentativi in corso di creare ovociti e spermatozoi da normali cellule della pelle, se avranno successo e saranno applicati agli esseri umani, potrebbero essere la goccia che farà traboccare il vaso per la procreazione femminile, insieme all’utero artificiale (ectogenesi), la cui realizzazione finora è rimasta in sospeso. Anche se negli anni ‘80 e ‘90 non usavamo la parola “transumanista”, era chiaro che queste tecnologie e i loro creatori volevano niente di meno che la ristrutturazione dell’ordine economico mondiale (cosa che oggi è ancora più apertamente auspicata da personaggi come Bill Gates, Klaus Schwab e il Word Economic Forum). Naturalmente, il postmodernismo – e più tardi i Queer Studies – hanno portato avanti l’idea che la verità non esistesse e che non ci fossero confini umani da rispettare. E naturalmente, che il sesso biologico non fosse più importante e che una moltitudine di “identità” di genere avrebbe costituito il nostro esaltante futuro non binario (come iniziato dalla guru del gender Judith Butler in Gender Trouble: Feminism and the Subversion of Identity, 1990).

Resistenze al nanomondo: Oggi è forte il fronte femminista radicale contro la maternità surrogata, ma stenta ad allargare la critica a ogni riproduzione artificiale dell’umano senza eccezioni. Arrivando al paradosso di opporsi adesso alla maternità surrogata e in un prossimo futuro all’ectogenesi, senza essersi mai espresso contro le tecniche di procreazione medicalmente assistita. Queste rappresentano un nodo che prima o poi, secondo noi, il femminismo radicale non potrà non affrontare. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Sono abbastanza sicura che se si legge Towards the Abolition of Surrogate Motherhood (https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950427#) molti autrici menzionano la FIV, la tecnologia che oggi viene utilizzata in tutte le maternità surrogate “gestazionali”. Sappiamo che la FIV è molto pericolosa per le donne a causa dei farmaci utilizzati e anche a causa del processo di prelievo degli ovuli che può causare danni alle ovaie, all’uretra e alla vescica. Le gravidanze da FIV hanno un’incidenza molto più alta di diabete gestazionale, placenta previa, pre-eclampsia e parti prematuri. In qualsiasi cosa io scriva sulle tecnologie riproduttive, cerco di sottolineare questi pericoli (ad esempio, il capitolo 2 di Surrogacy. A Human Rights Violation, 2017).
Di tanto in tanto, anche un articolo mainstream parla delle difficoltà della fecondazione in vitro, come questo articolo del Washington Post del 2022 (https://www.washingtonpost.com/wellness/2022/11/10/ivf-infertility-success-failure-struggles/), sebbene le “percentuali di successo” citate siano decisamente troppo alte. Nel 2018, in un’intervista a Lord Robert Winston – l’inventore della diagnosi genetica pre-impianto negli anni ‘90 (uno strumento eugenetico) – afferma che le percentuali di successo per un “bambino vivo” per una donna sotto i 35 anni sono appena del 21%. (<https://www.irishnews.com/lifestyle/2018/07/12/news/professor-robert-winston-couples-being-misled-about-the-dream-of-ivf-treatment-1378545/). FINRRAGE lo diceva da anni!!!
Ci viene detto che finora sono nati circa 8 milioni di bambini grazie alla FIV. Se il tasso di successo è solo del 21%, significa che circa 40 milioni di donne sono passate attraverso (molteplici tentativi di) FIV, e circa 32 mila di loro non hanno mai avuto un figlio. Ritengo che sia uno scandalo assoluto che non esistano studi di ricerca a lungo termine per conoscere l’attuale stato di salute di questi milioni di donne che si sono sottoposte alla FIV dagli anni Ottanta! I farmaci che devono assumere – prima per bloccare l’azione delle ovaie, ad esempio per entrare in menopausa chimica, poi per avviare il processo di maturazione degli ovuli con i farmaci per la fertilità – sono molto molto pericolosi. Si ha notizia di tassi più elevati di cancro al seno e alle ovaie nelle donne, ma poiché gli studi non sono longitudinali e globali, molti specialisti della FIV ritengono di non doverli menzionare alle donne!!! È interessante notare che il farmaco utilizzato per portare le donne in menopausa chimica è spesso il Lupron, lo stesso farmaco che viene utilizzato come bloccante della pubertà per i bambini. L’uso è off-label in entrambi i casi. Si tratta di un grande scandalo medico di cui si scriverà in futuro!!! Come è potuto accadere?
Sono d’accordo con voi sul fatto che dobbiamo assolutamente parlare di FIV, che è davvero una tecnologia fallita. Ma a causa del pro-natalismo in Occidente e della convinzione, perlopiù socialmente costruita, radicata nelle donne – ancora oggi! – che devono avere un figlio per essere una donna “come si deve”, le cliniche di fecondazione in vitro attirano moltissimi clienti che si indebitano a dismisura con ripetuti tentativi di fecondazione in vitro con ogni sorta di costosi “add on” non dimostrati, durante i quali la loro salute soffre e spesso anche la loro relazione con il partner, senza che alla fine si riesca ad avere un bambino. Poiché i bambini nati da fecondazione assistita raggiungono ora i 40 anni, molti hanno problemi cardiaci piuttosto gravi, si veda Laura Corradi, “Assisted Reproductive Technologies and Health-Related Issues in Women and Children”, 2021 https://digitalcommons.uri.edu/dignity/vol6/iss2/2/. L’articolo della Corradi parla anche dei gravi effetti negativi della FIV per le donne.
Nel giugno 2023 Kallie Fell del Center for Biology and Culture di Jennifer Lahl ha pubblicato A Comprehensive Report on ART, che menziona tutti i rischi per la salute delle donne derivanti dalla FIV, nonché la nuova grande tendenza delle giovani donne a congelare i propri ovuli, che si rivelerà per lo più inutile in quanto pochi ovuli congelati portano a gravidanze, ma che è estremamente costosa (https://cbc-network.org/wp-content/uploads/2023/05/Comprehensive-Paper-on-ART-Final.pdf

Resistenze al nanomondo: Sembra che la storia non abbia insegnato niente. Nel ‘75 un gruppo di scienziati riuniti ad Asilomar metteva in luce i gravi pericoli della tecnologia di ingegneria genetica del DNA ricombinante. Una presa di coscienza che è durata ben poco come tutte le moratorie realizzate dagli stessi scienziati. Infatti niente è cambiato e la ricerca è andata avanti incontrastata fino ai tempi di oggi. Ora a livello internazionale il mondo della ricerca, tra cui alcuni vecchi promotori della conferenza di Asilomar, sta premendo per una regolamentazione del CRISPR/Cas 9 per la modificazione genetica della linea germinale.
Le motivazioni le conosciamo già: per evitare l’insorgenza di patologie genetiche gravi. Esattamente le stesse motivazioni per sostenere la diagnosi pre impianto necessaria alla fecondazione in vitro essendo una tecnica che di per sé può produrre anomalie all’embrione. Così come già conosciamo l’esito di tale processo: dall’eccezione per i casi gravissimi, a quelli gravi, a quelli ritenuti probabili fino a rivendicare questa possibilità come nuova norma per “ottimizzare” al meglio il processo di procreazione. Dal diritto di avere un figlio, al diritto di avere un “figlio sano”, al diritto di avere un figlio con “potenziamento genetico”. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Non abbiamo imparato nulla dai pericoli del passato perché non è nell’interesse dei patriarchi capitalisti a capo del complesso industriale medico (termine di Jennifer Bilek), i quali vogliono spingere la loro ricerca sempre più in là per vedere fino a dove possono arrivare. Quando nel 2018 è stato rivelato che il ricercatore cinese He Jiankui aveva usato la CRISPR/Cas 9 per produrre due bambini con la linea germinale modificata, il mondo scientifico ha reagito con “shock e orrore” a questa apparente violazione etica ()
Con persone come Savulescu ad occupare cattedre di etica in università rinomate come Oxford, è spaventosa la prospettiva di ciò che i colleghi di scienza e medicina che la pensano allo stesso modo intraprenderanno una volta che l’intera gamma di CRISPR/Cas 9 e altre tecniche di modifica genetica saranno a loro disposizione. Già oggi, se un bambino nasce con la sindrome di Down, in molti Paesi è sempre più difficile ottenere buoni servizi di assistenza. E alla madre viene detto che questo bambino non sarebbe nato, se solo si fosse sottoposta allo screening…

Resistenze al nanomondo a Renate Klein:
In un tuo articolo del 2008, From test-tube women to bodies withount women, che abbiamo ripreso nel libro Meccanici i miei occhi, scrivevi “Obiettivo finale dell’industria genetica e riproduttiva è la creazione dell’uomo immortale in grado di riprodurre se stesso senza le donne”. Oggi questa affermazione alla luce degli sviluppi della ricerca per l’utero artificiale o per le gravidanze con trapianto di utero al fine di permettere la “gravidanza maschile” prende tutta la sua più nefasta consistenza. Quali nuovi elementi necessitano oggi di essere presi in considerazione?

Renate Klein: Grazie per aver ripubblicato il mio articolo “From Test-Tube Women to Women without Bodies” (2008, Women’s Studies International Forum 31(3), pp. 157-175). Credo che sia un buon riassunto dei miei continui timori su ciò che accadrà alla classe sessuale femminile nell’era del postmodernismo, della cultura cyborg e dell’accelerazione degli sviluppi della tecnoscienza, come l’utero artificiale e, negli ultimi anni, il trapianto di utero in donne eterosessuali e in uomini, alias “donne trans”, che rimangono maschi biologici.
Mi sono preoccupata dell’assalto al corpo delle donne fin dai primi anni Ottanta. Nel 1996 ho scritto un capitolo in Radically Speaking: Feminism Reclaimed (1996, Diane Bell e Renate Klein, eds. https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/radically-speaking-feminism-reclaimed-pdf) intitolato “(Dead) Bodies Floating in Cyberspace: Postmodernism and the Dismemberment of Women” (pp. 346-3358). Mi sono concentrata sulla celebrazione postmodernista dei corpi frammentati e ho ricordato l’importante slogan del Movimento di Liberazione della Donna “I nostri corpi – Noi stesse”. È fondamentale che le donne ricordino che siamo i nostri corpi – con tutte le nostre imperfezioni – e non lascino che i tecnodoc ci smembrino e ci frammentino. Siamo donne con un corpo: non oggetti e testi come celebrano gli scrittori postmodernisti. Ho anche confutato l’amato Cyborg di Donna Haraway, che è in parte macchina e in parte umano – un corpo tagliato e incollato! I cyborg non sanguinano – e le donne del Sud globale che soffrono di contraccettivi dannosi che interrompono i loro cicli mestruali potrebbero avere grossi problemi a glorificare queste pseudo-donne fratturate e disassemblate – “testi e superfici” – che Haraway tuttavia elogia come “Questo è il sé che le femministe devono codificare” (1991, p. 161 in The Cyborg Manifesto).
Ho ampliato questa critica nel 1999 con il capitolo “The Politics of Cyberfeminism: If I am Cyborg rather than a Goddess will Patriarchy go away”? in Cyberfeminism: Connectivity, Critique and Creativity (1999, a cura di Susan Hawthorne e Renate Klein,https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/cyberfeminism-ebook-pdf).
Oltre alla mia critica al concetto di cyborg superiore all’uomo portato avanti da Haraway, ho anche criticato gli specialisti di robotica Hans Moravec e Ray Kurzweil che vogliono digitalizzare la nostra carne nel cyberspazio – ci lavorano ancora oggi – in modo che la nostra mente e la nostra coscienza possano essere scaricate sull’interfaccia di un computer. È il sogno maschile di vivere per sempre, non importa in quale forma. In effetti, la “materia” e la “mater” contano sempre meno! Questo pensiero, unito a enormi quantità di denaro da parte di miliardari statunitensi (come ha scoperto Jennifer Bilek), ha portato alla “follia trans” del XXI secolo, con l’illusione centrale che gli esseri umani siano in grado di cambiare sesso, che è stata fatta propria sia dai governi che dalle grandi aziende. Gli influencer trans su TikTok e Instagram dicono alle ragazze adolescenti che è facile sfuggire alla depressione della pubertà (che quasi tutte le ragazze hanno) diventando un ragazzo, in modo da non dover affrontare gli atti sessuali pericolosi che i ragazzi vogliono far loro compiere, come il soffocamento e il sesso anale, appresi dal consumo quotidiano di pornografia. Poiché la corteccia frontale del loro cervello non si è ancora sviluppata, non possono comprendere le devastanti conseguenze dei bloccanti della pubertà seguiti dagli ormoni del sesso opposto, che le lasceranno sterili, incapaci di provare orgasmi e con una diminuzione della densità ossea e, forse, danni cerebrali. Saranno pazienti a vita e dipenderanno dai farmaci. Si tratta di un crimine medico contro i bambini, che si spera verrà presto smascherato e fermato.
Quindi, la mia affermazione del 2008 è ancora valida, tranne che per dire che negli ultimi 15 anni la tendenza a cancellare le donne è cresciuta in modo esponenziale. Dobbiamo trasmettere alle giovani donne che noi siamo il nostro corpo e che il nostro Leibsinn – termine della filosofa tedesca Annegret Stopcyk per esprimere le connessioni intrinseche e vive tra tutte le parti del nostro corpo/mente/anima – deve essere fondamentale per respingere il fascino delle Reprotecnologie e della Transmedicina. Le cliniche di fecondazione in vitro organizzano già l’estrazione di ovociti e spermatozoi dai cosiddetti bambini in transizione, in modo che più avanti nella vita possano generare la propria prole. Ma questi bambini non hanno ancora ovociti e spermatozoi abbastanza grandi da poter essere estratti. Quindi, viene detto loro di interrompere temporaneamente i bloccanti della pubertà, in modo che questi gameti crescano. Si tratta di un ulteriore abuso medico, poiché le ragazze devono poi sottoporsi al prelievo di ovuli con tutti i suoi pericoli, solo per avere ovociti di qualità inferiore che non saranno mai in grado di essere fecondati. Si tratta di uno sporco capitalismo medico per guadagnare soldi ora e clienti dopo per la fecondazione in vitro. Dobbiamo dire ai bambini e ai loro genitori di opporsi ad ogni costo.

Resistenze al nanomondo a Gena Corea:
Nel tuo testo Il progetto Manhattan di riproduzione descrivevi lo sviluppo delle tecnologie di riproduzione artificiale e le loro prospettive come l’equivalente in biologia del progetto Manhattan per la fisica nucleare. Oggi la realtà ha superato le previsioni: il deserto del New Messico e i tecnolaboratori sono tra noi, quali altre soglie sono state raggiunte e verranno superate?

Gena Corea: Una soglia che è stata raggiunta e superata è l’esistenza della donna come essere riconosciuto. Non avevo mai immaginato che la nostra stessa esistenza sarebbe stata messa in discussione. Avrei dovuto. Certamente avevo previsto l’orrore dei bordelli di riproduzione. Ma che gli uomini avrebbero affermato di essere donne, questo non l’avevo immaginato. Che gli uomini avrebbero cercato di costringerci a chiamarci non donne, ma donne cis; che si sarebbero riferiti alle donne in modo sprezzante come “buchi di fronte”, “allattatori al petto”, “proprietari di uteri”, “produttori di ovuli”, “mestruatori”, questo non l’avevo previsto.
Mi era sembrato così ovvio che se gli uomini erano insoddisfatti dello stereotipo maschile, se questo causava loro dolore, se non potevano vivere autenticamente come se stessi dall’interno di stereotipi sessuali paralizzanti, avrebbero potuto sfidare la natura deformante degli stereotipi. Sarebbe stato un movimento che avrebbe portato avanti la vita. Non è successo. Invece, molti di coloro che si identificano come transgender hanno mutilato e drogato i loro corpi per conformarsi agli stereotipi che sfidano la realtà.
Non voglio rendere invisibile l’impero transessuale: le istituzioni mediche, scientifiche e psicologiche che hanno incanalato il dolore umano di conformarsi agli stereotipi sessuali in soluzioni chirurgiche. Questo lasciava le strutture di potere patriarcali indiscusse e intatte.
Janice Raymond ha iniziato a delineare i pericoli del transessualismo in The Transsexual Empire: The Making of the She-Male, pubblicato nel 1979. In qualche modo avevo dato per scontato che coloro che si identificavano come transgender e si sottoponevano effettivamente a mutilazioni chimiche e chirurgiche per dichiararsi donne fossero un gruppo molto piccolo. All’epoca era piccolo.
Ma circa 40 anni dopo, il numero non è piccolo. E la virulenza della campagna per mettere a tacere le donne che mettono in discussione il diritto degli uomini di dichiararsi donne lascia senza fiato. Janice illustra tutti gli ulteriori sviluppi nel suo straordinario libro DoubleThink: A Feminist Challenge to Transgenderism, pubblicato da Spinifex Press nel 2021.

Resistenze al nanomondo: Il vaccino anti hCG, “vaccino anticoncezionale”, era stato somministrato mascherato da una massiccia campagna di vaccinazione promossa nel 2014 dall’OMS e dall’UNICEF contro il tetano materno e neonatale che ha portato alla sterilizzazione chimica di milioni di donne keniote. Episodi simili anche in Tanzania, Messico, Nicaragua, Filippine. Progetto di sterilizzazione che in Kenia sta continuando ancora oggi.
Oggi questo “vaccino anticoncezionale”, impregnato di colonialismo biologico, dal Sud del mondo è pronto per rientrare ad uso delle donne occidentali. Di manipolazione in manipolazione sono arrivati a un vaccino progettato per produrre una risposta immunitaria contro un processo corporeo come la gravidanza. E la conseguenza dell’infertilità diffusa aprirà ancora di più le porte alle cliniche della riproduzione artificiale.
Nel 1994 avevate organizzato una giornata internazionale d’azione contro il vaccino della gravidanza, rendendo evidente l’importanza che già allora davate a questo controllo della popolazione che passa sui corpi delle donne. A che punto siamo adesso?

Renate Klein: La resistenza femminista contro i nuovi contraccettivi immunologici a base di hCG, chiamati anche “vaccini” anti-fertilità, sviluppati dal ricercatore indiano G.P. Talwar dagli anni Settanta agli anni Novanta e sostenuti dal Population Council, è culminata nel 1994 con una potente performance teatrale di strada da parte di gruppi femministi svizzeri nei quartieri dell’OMS a Ginevra. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sostenuto questo “vaccino” attraverso il programma HRP (Human Reproduction Programme). Armate di siringhe giganti, più di 50 donne vestite di bianco e con maschere facciali bianche hanno sbirciato attraverso giganteschi microscopi e hanno finto di eseguire vaccinazioni.
Questo evento, che ha ricevuto un’attenzione mondiale, è stato organizzato dall’”Appello per lo stop della ricerca sui vaccini anti-fertilità” (), firmato da più di 500 donne di 39 Paesi e 430 gruppi di donne per fermare il finanziamento di questa ricerca (tutti i dettagli si trovano nel libro di Judith Richter del 1996 Vaccination against Pregnancy: Miracolo o minaccia? (https://www.spinifexpress.com.au/backlist/p/9781875559572). Dopo l’evento di Ginevra, l’OMS ha cancellato la sperimentazione in Svezia.
La campagna contro il “vaccino” e contro le politiche di controllo della popolazione durò molti anni, ma alla fine ebbe successo quando i principali finanziatori cessarono di pagare il lavoro di Talwar e dell’HRP e le sperimentazioni in corso. Il potenziale del contraccettivo immunologico per la sterilizzazione eugenetica delle donne povere del Sud del mondo era enorme e, se si fosse permesso il suo pieno sviluppo e la sua implementazione, avrebbe causato una miseria incalcolabile (anche a causa di gravi effetti avversi come l’artrite reumatoide).
L’idea che una donna venga “vaccinata” con antigeni della gonadotropina corionica umana (hCG) contro l’embrione in via di sviluppo quando il suo sistema immunitario sviluppa anticorpi contro la sua stessa hCG (secreta dall’embrione precoce), che sostiene la placenta durante la gravidanza, ha messo a nudo la natura misogina del pensiero di questi scienziati maschi che avevano lodato questo sviluppo come una miracolosa scoperta medica. Il “vaccino” hCG impedisce all’embrione di impiantarsi e quindi la gravidanza non può proseguire.
Nel 1995 ho fatto parte della delegazione della FINRRAGE presso l’International Development Research Council (IDRC) di Ottawa, in Canada. L’IDRC era stato uno dei principali finanziatori della ricerca di Talwar fin dagli anni Settanta e inizialmente cercò di convincerci che avevamo sbagliato a rifiutare questa importante iniziativa contro la minaccia di una crescita demografica “senza freni”. Hanno anche affermato che gli esperimenti indiani erano stati condotti in modo etico. Ma dopo aver visto il film della tedesca FINRRAGE Ulrike Schaz “Anticorpi contro la gravidanza”, che mostrava come le donne indiane coinvolte negli esperimenti fossero state ingannate sulla natura e sugli effetti avversi di questo “vaccino”, in modo che il loro “consenso” fosse privo di significato, i rappresentanti dell’IDRC erano chiaramente turbati. A tempo debito rimossero i fondi e alla fine la ricerca e gli esperimenti di Talwar si fermarono.
Purtroppo, più di 10 anni dopo, nel 2007, il pensionato Talwar è riemerso con una versione geneticamente ingegnerizzata dello stesso contraccettivo immunologico. Tuttavia, a causa della riluttanza del Consiglio Medico Indiano a fornire un’autorizzazione per questa nuova proposta, essa non è andata avanti. Ma G.P. Talwar, oggi 97enne, non ha perso la speranza che il suo “vaccino” per la fertilità veda la luce, come riportato da The Atlantic. (https://www.theatlantic.com/science/archive/2023/05/birth-control-vaccine-efficacy-contraceptive-gaps/673927/).
Le donne non possono permettersi di distogliere lo sguardo da qualsiasi nuovo sviluppo di vaccino che possa essere usato contro il corpo delle donne in una forma o nell’altra. Alcuni vaccini a base di mRNA, come i vaccini anti Covid-19 di Moderna e di Pfizer-BioNTech, sono stati associati a disturbi mestruali (cicli interrotti o più lunghi, più dolore, ecc.). Resta da vedere se gruppi come il Population Council si uniranno alle aziende biotech per sviluppare un nuovo vaccino contro la fertilità a base di mRNA. Dopo tutto, secondo la loro visione del mondo, mentre le donne asiatiche sono state contraccettate quasi fino alla non-sostituzione (come le donne occidentali), le donne dell’Africa sub-sahariana si “riproducono” ancora troppo.

Resistenze al nanomondo: Oggi il concetto e il significato di libertà è abusato. Quando si arriva ai corpi e dentro ai corpi tutto cambia e il “poter scegliere” diventa più efficiente della costrizione. Ma secondo noi per determinate questioni il piano di discussione non può essere la libertà di scelta.
Innanzitutto questa è sempre all’interno delle possibilità e delle condizioni che detta questo sistema ed è una libertà imprigionata nell’unico orizzonte di senso e di significato che produce lo stesso sistema. Ciò che viene rappresentato come l’apoteosi della libera scelta in realtà ne è la più disastrosa negazione, poiché l’individuo è soggetto a una scelta che viene dall’esterno imposta o indotta o fatta desiderare.
Ma, anche ammesso che una scelta venga fatta in libertà e consapevolezza, non devono essere ignorate le conseguenze che vanno oltre il piano strettamente personale, estendendosi sui corpi tutti e sull’intera società. L’esistenza stessa di determinate pratiche e sviluppi tecno-scientifici ammette la possibilità di poter accedere ai corpi, apre all’idea che ciò sia eticamente accettabile. Cosa ne pensate?

Renate Klein: La libertà di “scelta” è un’illusione. Non esiste. Ogni volta che prendiamo delle decisioni, queste sono condizionate dal nostro sesso, dalla nostra geografia e classe, dalla nostra età, dalla nostra razza e dai nostri geni, ecc. e dall’ideologia di coloro (governi, multinazionali, tecnodoc, ecc.) che ci dicono che è una nostra “scelta” se ci impegniamo in certe pratiche. Nell’ambito delle tecnologie riproduttive e dell’ingegneria genetica non possiamo decidere liberamente se essere favorevoli o contrari a una certa procedura o a un certo prodotto (ad esempio la FIV o i semi geneticamente modificati) perché non siamo pienamente informati sui potenziali effetti avversi. Spesso ci viene mentito, ma ancora più spesso gli stessi ricercatori non hanno idea di cosa può accadere (e accadrà) dopo aver applicato le loro idee di ricerca ai nostri corpi o ai campi degli agricoltori. Il mondo è pieno di esempi disastrosi, dal Talidomide al DES e allo IUD Dalkon Shield per le donne, fino alla disgregazione delle piante e quindi al fallimento dei raccolti che portano a grandi perdite per gli agricoltori e aumentano i suicidi (ad esempio il cotone Bt, le patate Bt, la colza e il mais e il brinjal (melanzane) Bt in India) (cfr. Hawthorne, 2002/2022, Wild Politics: Feminism, Globalisation and Biodiversity, pp. 241-247, < https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950687>).
Uso il termine “scelta” solo quando può essere applicato a due opzioni ugualmente valide. Per esempio: “Vuoi una fetta di torta al cioccolato o una fetta di crostata al limone?”. Non uso mai il termine “pro-choice” in relazione all’aborto. Molte donne vorrebbero avere un (altro) figlio, ma non possono farlo per motivi economici, di salute o di relazione. Chiamare questo “scelta” aggiunge l’insulto al danno quando devono decidere di interrompere la gravidanza in modo profondamente doloroso (e a volte pericoloso).
Sono solo i liberali – e in particolare le femministe liberali – che usano il concetto di “scelta” per giustificare pratiche che odiano profondamente le donne come la prostituzione, la pornografia e la maternità surrogata e, più recentemente, il “cambio di sesso” (che ovviamente è impossibile) e l’”identità di genere” (una sensazione nella testa che non può essere provata). Senza dubbio diranno anche che è una nostra “scelta” se vogliamo scaricare il nostro cervello nei nostri computer e diventare cyborg! Dobbiamo assolutamente evitare di usare la parola “scelta”, in particolare in relazione al nostro corpo.

Resistenze al nanomondo: Alcune pratiche rappresentano un oltrepassamento di un limite etico. L’utero in affitto sdogana la possibilità della compra-vendita di un bambino, che l’essere umano può essere oggetto di una negoziazione contrattuale, la procreazione medicalmente assistita sdogana la possibilità di selezionare e programmare un figlio, la tecnica di sostituzione mitocondriale a cui seguirà un bambino che avrà il DNA di “tre genitori” sdogana la possibilità che l’essere umano potrà essere un bricolage genetico. Oggi abbiamo una “madre d’intenzione”, una “madre committente”, una “madre surrogata”, una “madre gestante”, una “madre genetica” o un più neutro “genitore 1 e genitore 2”. Continue risignificazioni che cancellano la madre, colei da cui veniamo al mondo. La decostruzione della dimensione della procreazione e parallelamente la decostruzione delle nostre radici sessuate sono l’ultima frontiera del transumanesimo. La nascita e i nostri corpi sessuati diventano la posta in gioco per una profonda trasformazione ontologica e antropologica dell’essere umano. In gioco oggi è l’esistenza stessa della realtà sotto assedio da smontaggi e ricostruzioni artificiali e sintetiche. Cosa ne pensate?

Renate Klein: Viviamo in un’epoca profondamente inquietante in cui dominano la destabilizzazione, la frammentazione e la dissociazione. Inoltre, illusioni e bugie. E rovesciamenti. La verità non esiste più. Big Pharma (e le grandi banche e società) cercheranno di giustificare qualsiasi cosa vogliano fare dicendo che è “per il nostro bene”. I documenti legali “vecchio stile”, come la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia del 1989 (https://www.ohchr.org/en/instruments-mechanisms/instruments/convention-rights-child), che proibisce la vendita e il traffico di bambini, non vengono più rispettati.
I sostenitori dell’utero in affitto (GPA, maternità surrogata) glorificano alcune donne (povere) che rischiano la loro salute – e di fatto la loro vita – come “riproduttrici” per produrre un bambino per una coppia infertile (benestante), compresi ora anche coloro che sono ritenuti “socialmente infertili”, come gli uomini gay o single (si veda la proposta di legge del Senato della California del giugno 2023 che, se approvata, costringerebbe le assicurazioni a pagare le spese per la maternità surrogata e la fecondazione in vitro per gli uomini gay, https://www.foxnews.com/politics/ca-senate-passes-bill-redefine-same-sex-couples-able-pregnant-infertile). Il bambino viene trattato come un “bambino take-away”: non ha accettato di essere allontanato dalla madre subito dopo la nascita. Che sia per amore o per denaro, queste transazioni equivalgono al traffico e alla vendita di bambini.
Viviamo nel periodo di massimo splendore del tecno-capitalismo, dove tutto può essere comprato o venduto. E poiché a tutti viene detto che si tratta di “scelta”, i sostenitori di questa ideologia dicono alle persone, soprattutto ai bambini piccoli, che hanno il “diritto” (altra parola influente) di fare ciò che vogliono. Se vogliono intraprendere un percorso medico che dura tutta la vita per trascendere il loro sesso di nascita (cosa impossibile), è un loro diritto e una loro “scelta”. Coloro che si oppongono a questa ideologia vengono etichettati come odiosi transfobici, bigotti e TERF e viene detto loro che le nostre dichiarazioni “poco gentili” sono responsabili dei tentativi di suicidio dei cosiddetti adolescenti trans.
Dobbiamo opporci con fermezza a queste affermazioni e azioni deliranti, come hanno già fatto molte femministe radicali. In Doublethink: A Feminist Challenge to Transgenderism (2021) Janice Raymond elenca un gruppo di donne che sono state cancellate e/o hanno perso il lavoro a causa delle pressioni del culto trans. Tra queste Germaine Greer, Donna Hughes, Raquel Rosario Sanchez, Julie Bindel, Maya Forstater, Heather Brunskell-Evans e la stessa Janice Raymond (https://www.spinifexpress.com.au/shop/p/9781925950380, pp. 191-215).
Mentre i transumanisti perseguono l’obiettivo di scambiare gli esseri umani “disabili”, indesiderati o carenti, con parti del corpo sintetiche e controllabili dall’esterno, ottenute attraverso farmaci e/o operazioni e manipolazioni scientifiche del DNA e di altre cellule (ad esempio i mitocondri), gli esseri umani, in particolare i bambini, vengono già preparati a scuola sul fatto che non esiste una verità e che se vogliono identificarsi come un gatto, i loro insegnanti devono accettarlo e rivolgersi a loro con pronomi identificativi del gatto. Anche se questa storia dal Regno Unito si è poi rivelata non vera, riflette la crescente richiesta che se un bambino decide di essere “trans” (una cosa impossibile) gli insegnanti e i genitori devono identificarlo con i nuovi pronomi scelti (https://www.theguardian.com/education/2023/jun/23/child-identifying-as-cat-controversy-from-a-tiktok-video-to-media-frenzy).
Voi avete assolutamente ragione: oggi è in gioco la realtà di essere esseri umani con sangue, carne, ossa e un cuore che batte. Viviamo in tempi orwelliani in cui le inversioni di tendenza la fanno da padrone.

Resistenze al nanomondo: Come una macchia d’olio dilaga il “trans”femminismo con le loro decostruzioni e precise rivendicazioni politiche. L’assenza di limiti, la fascinazione per le tecno-scienze, l’avversione per la natura e per la nascita sono secondo noi alcuni dei punti di incontro con il transumanesimo. E non è un caso che le rivendicazioni LGBTQ+ sono finanziate e promosse da tutto il comparto biotecnologico – farmaceutico, dal mondo della finanza e dal mondo transumanista e sono linfa vitale per le politiche degli stati progressisti. Dove rintracciare le origini del transfemminismo, del queer, di questa sinistra cyborg progressista che travisano la lotta per la libertà e l’autodeterminazione con l’apologia dello sviluppo tecno-scientifico e transumanista sotto la maschera della trasgressione e della ribellione? Siamo difronte a un cambiamento di pensiero e di visione o c’è sempre stata una direzione mai capita in determinate ideologie e in determinati contesti?

Renate Klein: L’attuale culto trans, che oggi affonda le sue radici e i suoi viticci nel transumanesimo, ha origine nel postmodernismo che ha iniziato a dominare le università negli anni Ottanta. Negli anni Novanta si è trasformato nell’ideologia queer, secondo la quale tutto è possibile, niente è fisso e niente ha importanza (si veda il libro di Somer Brodribb Nothing Mat(t)ers: A Feminist Critique of Postmodernism; https://www.spinifexpress.com.au/ebook-store/p/nothingmattersebookpdf).
In questa ideologia, la natura stessa può essere cancellata e tutti i confini, compresi quelli tra specie, sono considerati antiquati. Gli xenotrapianti (ad esempio, organi di maiale nell’uomo) sono consentiti. E la vita è solo una performance (peccato che siate bloccati in un lavoro di sfruttamento a bassa retribuzione). Attraverso una rete globale abilmente organizzata di transmiliardari statunitensi del complesso medico-industriale che finanziano studi legali, ONG e altre istituzioni della società civile, il culto trans si è infiltrato nei governi e nelle grandi aziende fino a renderli ossequiosi delle loro richieste di “diversità e inclusione”. Per questo sono stati – e sono – riccamente ricompensati con “punti fedeltà”. Quasi come un sistema Frequent flyer! I dipartimenti governativi e le grandi aziende possono ricevere lo status di oro una volta che dimostrano che la loro istituzione ha attuato le richieste LGBTQ+.
A loro volta, sono infiltrati da persone pro-trans e pro-queer che si assicurano che non si possano muovere critiche al culto trans. In Australia, l’organizzazione che si occupa di questo si chiama ACON e la sua filiale AWEI (Australian Workplace Equality Index, vedi https://www.pid-awei.com.au/awards-luncheon-sponsors-2022/).
Nel Regno Unito questo compito spetta a Stonewall. Il Regno Unito ha iniziato a recidere questi legami, ma se il Partito laburista vincerà nel 2024 torneranno ancora più forti, poiché i laburisti sono legati all’ideologia trans. Il Regno Unito per il momento si è anche tirato indietro rispetto alle leggi sul self-id, mentre in Aotearoa/Nuova Zelanda e in Australia si stanno diffondendo di Stato in Stato: Il Parlamento del Queensland le ha votate nel maggio 2023, il New South Wales le sta discutendo. Victoria e Tasmania hanno queste leggi da anni.
Ma non uso la parola “transfemminismo”. Per quanto mi riguarda non esiste. La parola è una contraddizione: l’obiettivo del femminismo è la liberazione di tutte le donne, ovunque esse vivano. Il “femminismo trans” renderebbe questo obiettivo privo di significato, trasformandolo in un’altra inversione orwelliana. Nessuno di noi dovrebbe usare questa parola!

Resistenze al nanomondo: Quali possono essere oggi per noi donne le abilità, le sapienze, le visioni delle quali non possiamo più fare a meno per resistere ad un sistema mortifero e necrofilo che ci vorrebbe sempre di più in modo tragico e perverso dei “cadaveri riconoscenti” riprendendo le parole di Mary Daly?
Viviamo in uno scenario dove tutto sembra rovesciato, dove i significati quando non sono soppressi sono risignificati. Chi era contro i sieri genetici voleva far morire le persone, chi non crede alla narrazione ufficiale sul cambiamento climatico è nemico del pianeta, chi non vuole la Guerra è nemico della pace, chi si oppone ai Biolaboratori rifiuta la “sicurezza sanitaria” e chi è contro il pacchetto gender transumano nega i nuovi “diritti”. In tutto questo non è prevista una critica e viene usata la retorica di salute, infertilità, ambiente, pace, diritti: una salute che sarà attraversata da nuove tecnologie a mRNA, terapie geniche e nanomedicina, una procreazione eugenetica che diventerà la nuova normalità, un ambiente che verrà ancora più distrutto e manipolato dalle tecniche di geoingegneria, nuovi OGM e carne sintetica, una pace che significherà non solo armi atomiche, ma anche biologiche. Alla luce di tutto questo come riuscire a costruire una rete di opposizione anche internazionale che sappia cogliere le sfide di oggi? E qual’è oggi l’eredità di FINRRAGE?

Gena Corea: Resistere alla necrofilia
Una parola sul transumanesimo. I transumanisti credono che la razza umana possa evolvere oltre i suoi attuali limiti fisici e mentali, per mezzo della scienza e della tecnologia, in qualcosa di molto migliore. Questi uomini arroganti possono fare di meglio. Non capiscono nemmeno cosa sia un corpo umano eppure presumono di essere in grado di migliorarlo. Non hanno sperimentato loro stessi le piene capacità di un corpo umano, ma pensano di poterlo migliorare… in cosa?!!! Non comprendono la natura dell’organismo che intendono rendere “migliore”. Certamente non comprendono nemmeno lontanamente cosa sia il corpo femminile. Ne parlano come di una cosa, di un oggetto, di un ricettacolo, di un veicolo per la riproduzione, di un utero in affitto: non hanno la minima idea di cosa siamo, di chi siamo.
Quando scrivo “il corpo”, non intendo pelle, ossa e un insieme di organi. Non intendo affatto questo. Intendo un organismo antico che è in grado di connettersi con tutto ciò che è. Intendo un organismo che vive in quello che io chiamo il Tempo della Carovana: futuro, presente e passato che viaggiano sulla stessa carovana, tutti racchiusi in un momento, tutti capaci di passarsi informazioni. Per “corpo umano” intendo un essere meraviglioso che inter-è con la terra e non solo.
Noi siamo della terra. Non possiamo sviluppare i muscoli delle nostre gambe e non possiamo camminare se la terra non spinge sulle nostre gambe. Abbiamo bisogno della terra per diventare ciò che siamo capaci di diventare. Noi inter-siamo con la terra. Non siamo separati. I nostri polmoni non potrebbero svilupparsi, non potrebbero respirare, se non fossimo in inter-essere con l’aria. (Thich Nhat Hanh ha introdotto il verbo che sto usando qui: “inter-essere”). Il nostro tessuto connettivo ha una struttura cristallina che ci permette di comunicare con altri esseri su questa terra e oltre. Abbiamo la capacità di acquisire conoscenze da esseri e strutture molto distanti da noi. (La visionaria Emilie Conrad, con la quale ho avuto il privilegio di studiare, ha esplorato questo aspetto nella pratica che ha sviluppato, Continuum). Ci sono modi per accedere a una vasta conoscenza attraverso il nostro corpo. Voi chiedete: “Quali potrebbero essere oggi per noi donne le competenze, le conoscenze, le visioni di cui non possiamo più fare a meno per resistere a un sistema mortale e necrofilo che ci vorrebbe sempre più, in modo tragico e perverso, “cadaveri riconoscenti”, per riprendere le parole di Mary Daly?”
Abbiamo bisogno di appoggiarci alla vita, alla vita dei nostri corpi umani, per resistere al trascinamento globale verso la necrofilia. In una pratica biofilica possiamo sviluppare le nostre capacità di accesso alla conoscenza e alle visioni di cui i nostri corpi umani sono la porta d’ingresso.
Ci sono modi per accedere alla conoscenza del nostro corpo. Modi insegnabili. Diverse persone si imbattono in queste vie attraverso percorsi diversi. Io le ho scoperte attraverso una pratica chiamata Focusing. Mentre creano, gli artisti a volte scoprono queste vie. Vorrei poter scrivere in modo più dettagliato di questi modi. Ma poiché sono nel bel mezzo del mio trasloco – che avverrà a giorni! – e della ricerca di una nuova casa, non posso farlo in questo momento. Posso solo dire che la visione di cui abbiamo bisogno è quella di un vasto campo di vita di cui facciamo parte e da cui possiamo imparare.
I nostri corpi umani pieni di vita possono portarci la conoscenza di cui abbiamo bisogno per resistere al sistema necrofilo che sta uccidendo la terra e noi con essa. Ci saranno molte sorprese lungo il cammino, quando i nostri corpi ci porteranno ciò che non sapevamo di non sapere. Sorprese che danno vita. Accedere alla conoscenza attraverso i nostri corpi è qualcosa che i cadaveri riconoscenti non possono fare. Penso a un caleidoscopio. In questo momento, il suo quadro è impostato sul mondo necrofilo che i tecnodoc, i transumanisti, i transfemministi stanno costruendo. Basta un piccolo giro del caleidoscopio e l’immagine cambia completamente. Con i nostri corpi umani, una volta che ci rendiamo conto di chi siamo in verità, possiamo girare il caleidoscopio.

Renate Klein: Non dobbiamo smettere di resistere a queste tecnologie che odiano le donne, la natura e la vita. Per evitare di diventare “Cadaveri viventi”, dovremmo trarre forza dalla rilettura dei libri di Mary Daly, in particolare Gyn/Ecology (1979), e riconoscere appieno i numerosi rovesciamenti che la versione odierna del tecnopatriarcato queer e trans vuole farci credere. Dobbiamo costantemente assicurarci di togliere la lana che ci viene tirata sugli occhi e rimanere vigili e connessi alla terra.
Questo inizia con l’educazione dei bambini piccoli che sono stati indottrinati dal delirante culto trans. Se i bambini non imparano cosa è giusto e cosa è sbagliato e che esiste la Verità – per esempio che si nasce o di sesso maschile o di sesso femminile (e pochissime persone intersessuali, che non sono un terzo sesso, ma presentano differenze fisiologiche/anatomiche da corpi femminili o maschili) – abbiamo perso il nostro futuro (femminista).
La FINRRAGE ha una buona eredità (e non siamo ancora morti, alcuni gruppi FINRRAGE continuano in Australia e in Bangladesh). Abbiamo dimostrato che quando alcune donne impegnate del Sud e del Nord del mondo si uniscono e lavorano duramente per organizzare conferenze, pubblicare libri e impegnarsi nell’attivismo di strada e nella formazione continua, possiamo diventare potenti e unirci a molte persone diverse per rallentare almeno alcune delle tecnologie genetiche e riproduttive necrofile che portano alla morte.
La FINRRAGE lo ha fatto con successo dalla metà degli anni ‘80 alla metà degli anni ‘90 e abbiamo avuto il grande vantaggio che molti dei nostri membri erano impegnati nell’istruzione (superiore). In Australia, Robyn Rowland e io abbiamo insegnato Women’s Studies alla Deakin University di Melbourne e abbiamo raggiunto migliaia di studenti attraverso i nostri corsi di laurea, master e diplomi di specializzazione sulle tecnologie riproduttive e di ingegneria genetica. Questi studenti hanno trasmesso queste conoscenze ai loro coetanei e alla società civile in generale. Abbiamo combattuto valorosamente i tecnodoc in molti Paesi, ad esempio dibattendoli, come ha fatto Gena Corea in molte occasioni. Spesso abbiamo organizzato manifestazioni femministe intorno a una conferenza “ufficiale” di tecnologie riproduttive. Ricordo vividamente una conferenza a Maiorca nel 1986, dove donne con cartelli che dicevano “giù le mani dalle nostre ovaie”, “i nostri corpi – noi stesse”, “non siamo fattrici” ecc. emersero durante l’intervento di Gena in un panel con i tecnodoc (che si infuriarono per questo disturbo femminista)! Più tardi, in quella calda notte d’estate, abbiamo dato una festa che per me è stata la cosa più vicina alla partecipazione a una congrega di streghe. I nostri corpi sudati si muovevano l’uno contro l’altro e cantavamo così forte che i vicini si lamentavano. Sentivamo il potere delle donne scorrere nelle nostre vene e sentivamo che, almeno in quel momento, eravamo invincibili.
I gruppi FINRRAGE continuarono a svolgere il loro importante lavoro fino al 1994.
In preparazione alla Conferenza internazionale sulla popolazione e l’ambiente del Cairo, il gruppo di controllo della popolazione International Women’s Health Coalition (IWHC), con sede a New York, ha contattato le delegate della FINRRAGE e le ha corrotte, in particolare le donne povere del Sud del mondo, con biglietti aerei, alloggio al Cairo e denaro corrente per coprire le spese di ufficio.
La FINRRAGE non aveva soldi da distribuire e alla conferenza del Cairo, insieme a Farida Akhter e ad altre donne della FINRRAGE, abbiamo dovuto viaggiare per due ore al giorno dal nostro economico alloggio in periferia alla città. Non potevamo rimproverare a queste delegate di aver preso i soldi, ma è stato un punto basso della mia vita imbucarmi al sontuoso cocktail party in uno dei migliori hotel della città che l’IWHC aveva organizzato per le “nostre” donne.
Durante la conferenza abbiamo anche sperimentato l’attacco completo di una campagna orchestrata contro la FINRRAGE e i nostri workshop, programmando le loro sessioni con relatori di alto livello come Vandana Shiva (un’affiliata della FINRRAGE che è stata tenuta all’oscuro) per farle sovrapporre con il nostro Tribunale sui crimini medici contro le donne, in modo da avere meno donne presenti. È stato un attacco ben coordinato al femminismo radicale e purtroppo ha funzionato. Ne scrivo in “Riflessioni sul Cairo”: Retorica dell’emancipazione – ma chi ne pagherà il prezzo?” (https://www.finrrage.org/wpcontent/uploads/2016/03/Reflections_on_Cairo_Renate_Klein.pdf).
La FINRRAGE non si è mai ripresa completamente da questo evento. Una disputa interna al Gruppo di coordinamento, che all’epoca si trovava in Germania, fece sì che questo gruppo smettesse di coordinare le attività della FINRRAGE. Naturalmente, molte di noi continuarono il loro lavoro e si impegnarono nella campagna contro i “vaccini” anti-fertilità, come descritto in precedenza. Ma lo spirito radicale collettivista della FINRRAGE era stato spezzato. I gruppi reazionari e libertari a favore del controllo della popolazione, con grandi finanziamenti, avevano vinto. Fu un periodo triste che ricordo ancora con grande rabbia. Tutto questo è documentato nel libro di Stevienna de Saille del 2017 sulla FINRRAGE Knowledge as Resistance: The Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering (https://www.amazon.com.au/Knowledge-Resistance-International-Reproductive-Engineering-ebook/dp/B078C5S7RD). E teniamo un archivio FINRRAGE (https://www.finrrage.org/).
La FINAARGIT ha tutte le carte in regola per diventare il movimento di resistenza del XXI secolo alle tecnologie riproduttive e genetiche, compresa la maternità surrogata. A questi grandi temi si aggiunge quello di resistere all’ideologia del transumanesimo e del culto trans con il suo apparentemente infinito sostegno monetario da parte dei miliardari trans statunitensi e dei loro cloni. Avrete bisogno di tutta la vostra determinazione, il duro lavoro e la convinzione dell’importanza di opporvi a questi sviluppi disumanizzanti e misogini che mirano a cancellare gli esseri umani in carne e ossa con cuori, anime, menti e legami – soprattutto le donne e le lesbiche – con la natura e gli altri animali.
Dovete entrare in contatto con le giovani e i giovani che non hanno un’educazione su questi temi di vita e di morte.
Facciamo in modo che queste forze disumanizzanti non riescano a compartimentarci in corpi tagliati e incollati e a recidere il nostro cordone ombelicale con la Madre Terra e con le nostre vere madri.

Dott.ssa Renate Klein,
Mission Beach, giugno 2023

Traduzione di Elisa Boscarol
Il mondo Nuovo 2.0

www.finrrage.org
www.finaargit.org

Pubblicato su L’Urlo della Terra, numero 11, Luglio 2023

La Ragione contro le biotecnologie, la PMA e l’eugenetica – Jacques Luzi

Intervento di Jacques Luzi alle Tre giornate contro le tecno-scienze, luglio 2023
https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-28-29-30-luglio/

Biotecnologie, PMA ed eugenetica: una critica razionale
La biotecnologia è la manipolazione tecno-scientifica degli esseri viventi, compresi gli esseri umani. Dal XIX secolo, le società industriali hanno giustificato la coesistenza del principio di uguaglianza e la realtà della disuguaglianza con un determinismo biologico, per il quale le disuguaglianze sociali sono il riflesso di quelle naturali. Da questa ideologia nasce l’eugenetica, cioè la volontà di controllare scientificamente la riproduzione umana, al fine di favorire i “superiori” rispetto agli “inferiori”. Questa è la vera legittimazione della PMA, della ricerca sull’utero artificiale, della manipolazione genetica, della clonazione, ecc. La conseguenza è l’approfondimento dell’espropriazione industriale degli individui, non solo dei loro mezzi di sussistenza, dei loro desideri, delle loro interazioni sociali, ma anche della loro stessa natura. Tuttavia, la critica razionale di questa ideologia si scontra con diverse irrazionalità: quella della propaganda tecnocratica, quella del determinismo culturale postmoderno e quella del fondamentalismo religioso.
Jacques Luzi, accademico, membro della rivista Ecologie & politique.



Il periodo moderno è segnato dalla consapevolezza della natura immaginaria dei significati dati alla vita sulla Terra. Questa consapevolezza può portare all’emergere di un nuovo significato o alla caduta nel nichilismo.
È, quest’ultimo, il caso in cui determinati fini vengono ridotti a mezzi al servizio dell’accumulazione illimitata di risorse. Nel 1975, Jan Patocka ha parlato di un doppio nichilismo…
… il nichilismo di chi blocca le inconsistenti vestigia di significato ereditate dal passato e il nichilismo di chi trasfonde senza scrupoli tutti i valori sotto il segno della forza e del potere[1].
Pertanto, solo un significato nuovo e collettivamente accettato potrebbe porre dei limiti agli eccessi della società industriale. Opporsi all’industrialismo significa, innanzitutto, disincantare l’incanto dell’immaginario della forza e del potere.
Tale fede è la forza trainante della Quarta Rivoluzione Industriale che, con la sua combinazione di nanotecnologie, biotecnologie e intelligenza artificiale, racchiude in sé due promesse:

  • il superamento della condizione umana: il raggiungimento di una salute perfetta, un aumento indefinito della durata della vita, un grandioso aumento dell’intelligenza, e così via.
  • la ricostruzione artificiale della natura distrutta dalle precedenti Rivoluzioni industriali.

Queste promesse corrispondono a una «eugenetica» positiva, che implica la completa acquisizione della riproduzione umana da parte della tecnoscienza, al fine di aumentare le prestazioni umane e creare il transumano.
Dietro queste promesse si nasconde l’alleanza tra conoscenza (tecno-scientifica), potere (statale) e beni (capitali) alla base dello sviluppo delle biotecnologie, che sta portando a:

  • la mercificazione del vivente (geni, gameti, cellule, tessuti, organi) e della riproduzione umana: si stima che il mercato della fertilità varrà 78,2 miliardi di dollari entro il 2025, in concomitanza con l’aumento dell’infertilità, soprattutto maschile[2];
  • l’accelerazione della corsa tecnologica militare, con lo sviluppo di armi biochimiche, cioè organismi viventi la cui capacità infettiva, virulenza, tossicità, ecc. sono aumentate artificialmente, senza preoccuparsi dei rischi per la salute[3];
  • l’immaginario del controllo tecnocratico, come espresso dal fisico transumanista Richard Seed:

Dio ha destinato l’uomo a diventare una cosa sola con Dio. Noi diventeremo una cosa sola con Dio. Diventeremo onniscienti e onnipotenti come Dio. […] La clonazione e la riprogrammazione del DNA sono il primo serio passo per diventare una cosa sola con Dio[4].
Tecno-dei sono inoltre coloro che lavorano alla produzione industriale di bambini su misura. La ricerca che accompagna la procreazione medicalmente assistita è la seguente:

  • cura sempre più precoce dei bambini prematuri e periodi di gestazione più lunghi in un utero artificiale “intelligente” (attualmente allo stadio dell’agnello);
  • produzione di gameti da cellule epidermiche (stadio del topo);
  • diagnosi pre-impianto e manipolazione genetica (sull’uomo);
  • clonazione (fase della scimmia, quella della pecora era stata raggiunta nel 1996).

Il culmine di questa ricerca sarà la capacità tecnologica di ingegnerizzare completamente la fecondazione, la gestazione e la nascita.
Questa ambizione deve essere vista nel contesto della storia dell’eugenetica, emersa nel XIX secolo con Charles Darwin e suo nipote Francis Galton. Questa rappresentazione meccanica della vita, nonostante le sue debolezze teoriche, è stata sviluppata dalla biologia molecolare, ha portato ad applicazioni industriali e ha avuto implicazioni ideologiche.
In Francia, le debolezze teoriche sono state evidenziate, ad esempio, da André Pichot, che ha parlato di «bricolage genetico»[5].
Per quanto riguarda le applicazioni… in una lettera aperta pubblicata di recente sul Time, Eliezer Yudkowsky, fondatore del Machine Intelligence Research Institute (Berkeley), chiede di vietare l’intelligenza artificiale, a meno di non incorrere nel rischio incalcolabile di un bio-errore che metta a rischio la sopravvivenza dell’umanità:
L’intelligenza artificiale non rimarrà a lungo confinata ai computer. Nel mondo di oggi, è possibile inviare via e-mail frammenti di DNA a laboratori che producono proteine su richiesta, consentendo a un’intelligenza artificiale inizialmente confinata a Internet di creare forme di vita artificiali o di passare direttamente alla produzione molecolare post-biologica. (…)
Se qualcuno costruisce un’IA troppo potente, nelle condizioni attuali, mi aspetto che ogni membro della specie umana e tutta la vita biologica sulla Terra muoia poco dopo[6].
Per quanto riguarda la politica, invece, la concezione neodarwiniana della vita trasmette le seguenti idee:

  • le capacità intellettuali, le disposizioni morali e i tratti della personalità sono un’eredità puramente biologica;
  • in assenza di selezione naturale, gli individui stupidi, pigri, imprudenti e improduttivi si riproducono più di quelli intelligenti, laboriosi e lungimiranti, causando una degenerazione sociale e penalizzando la «meritocrazia» sociale;
  • per evitare questa degenerazione, la riproduzione umana dovrà essere organizzata scientificamente, così come gli allevatori organizzano la riproduzione di piante e bestiame.

In Francia, queste idee sono diffuse dal transumanista Laurent Alexandre. Negli Stati Uniti, il bioeticista Jonathan Anomaly ritiene che…
…man mano che l’ingegneria genetica diventa sicura e conveniente, le barriere all’accesso ai miglioramenti genetici socialmente utili dovrebbero essere rimosse[7].
Questo determinismo biologico è presente nelle varie fazioni del «partito dei tecnologi», ossia:

  • l’eugenetica liberale, la quale giustifica la selezione degli embrioni in un quadro utilitaristico. Allo stesso tempo, essa incoraggia l’eugenetica negativa praticata in alcuni Paesi del Sud, ove le donne più povere sono costrette a sottoporsi alla sterilizzazione;
  • il razzismo di estrema destra, che utilizza facilmente l’analogia biologica per legittimare la superiorità della «razza bianca» e la difesa del suo «biotopo contro le specie [umane] invasive»[8];
  • il post-modernismo, che vede nella riprogrammazione biologica un’occasione ludica per entrare a far parte dell’industrialismo sotto forma di «simulacri» e «performance parodica», ovvero per partecipare al peggio fingendo di contestarlo (e concependo la libertà solo nel contesto dei sistemi tecnologici)[9].

Queste componenti ideologiche dell’industrialismo dimenticano il significato politico della nascita «naturale», spontanea e imprevedibile, che è la fonte della libertà umana e dell’indeterminatezza della sua storia. Fermare la storia è da sempre una fantasia del potere assoluto.
Per questo, già nel 1951, Hannah Arendt osservava che il totalitarismo «ha il compito di eliminare non solo la libertà (…) ma anche la fonte stessa della libertà che il fatto di nascere conferisce all’uomo e che sta nella sua capacità di essere un nuovo inizio»[10]. Riprodurre artificialmente gli esseri umani equivale a neutralizzare questi nuovi inizi.
Tuttavia, è il desiderio di vietare queste pratiche che viene ora considerato intollerabile. La mega-macchina militare-industriale è del tutto permissiva quando si tratta di progresso tecno-scientifico, e usa questo progresso per ingabbiare le popolazioni nel suo funzionamento automatizzato, un po’ di più ad ogni disastro che produce. Il riciclaggio delle tecnologie militari da parte della polizia comprende satelliti ad alta tecnologia, droni, telecamere «intelligenti», chip RFID, nano-sensori, identificatori biometrici, elaborazione «intelligente» dei dati, ecc.
Nel 1934, la filosofa libertaria francese Simone Weil scrisse:
Dobbiamo fare attenzione a distinguere tra oppressione e subordinazione dei capricci individuali a un ordine sociale. Finché esisterà una società – avvertiva Simone Weil -, essa confinerà la vita degli individui entro limiti molto ristretti e imporrà loro le sue regole; ma questa inevitabile costrizione merita di essere chiamata oppressione solo nella misura in cui, provocando una separazione tra coloro che la esercitano e coloro che la subiscono, pone i secondi a discrezione dei primi[11].
La libertà non consiste nel fare tutto ciò che è tecnologicamente possibile, ma nel decidere collettivamente quali tecniche sono necessarie per la vita che vogliamo condurre, nel rispetto di noi stessi e della natura.
La questione non è se le regole esistono, ma: chi le detta e le impone, con quali mezzi e per quale scopo? Le chiese, le tecnocrazie, l’intelligenza artificiale o i membri sovrani dei popoli umani?
Questa sovranità può essere fondata solo su un’educazione culturale e politica all’autonomia, in altre parole all’autolimitazione democraticamente stabilita della volontà di potenza. Per promuovere, contro il nichilismo tecnologico, una diversità di esistenze che trascendano la finitudine corporea e terrena nella solidarietà e nella gioia di vivere.


[1] J. Patocka, Essais hérétiques sur la philosophie de l’histoire, Verdier, Lagrasse (1999[1975]), pp. 79, 97 & 100.

[2] businessinsider.com/pronatalism-elon-musk-simone-malcolm-collins-underpopulation-breeding-tech-2022-11.

[3] infogm.org/Armes-biologiques-potentialites.

[4] R. Seed (1998), citato da D. F. Noble, The Religion of Technology, Penguin, New York (1999), p. vii.

[5] A. Pichot, «La génétique est une science sans objet», Esprit, n° 284, maggio 2002, pp. 102-131.

[6] E. Yudkowsky, «Pausing AI Developments Isn’t Enough. We Need to Shut it All Down», Time, 29 marzo 2023, time.com.

[7] J. Anomaly, «Defending eugenics. From cryptic choice to conscious selection», Monash Bioethic Review, n° 35, 2018, pp. 24-35.

[8] H. Juvin, citato da G. d’Allens, «Enquête sur l’écofascisme : comment l’extrême-droite veut récupérer l’écologie», 1 febbraio 2022, reporterre.net.

[9] Per esempio: D. Haraway, Le manifeste cyborg et autres essais, Exils éditeur, Paris (2007[1984]) (Manifesto cyborg, Feltrinelli, Milano, 2018).

[10]   H. Arendt, Les Origines du totalitarisme. Le système totalitaire, Seuil, Paris (1972[1951]), pp. 291 & 312 (Le origini del totalitarismo, Einaudi, Torino, 2018).

[11] S. Weil, Réflexions sur les causes de la liberté et de l’oppression sociale, Gallimard, Paris (1955[1934]), p. 39 (Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, Adelphi, Milano, 2015).

Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender – Seconda edizione aggiornata ed ampliata

Asterios Edizioni, volantini militanti, n.71, 2023
112 Pagine
9,90 euro

Retro di copertina:

Tutto ciò che riguarda le trasformazioni sociali è per sua natura in continua evoluzione, a maggior ragione per quello che riguarda gli sviluppi tecno-scientifici, fondamento e motore della Grande Trasformazione che stiamo vivendo.
Avete tra le mani un saggio di critica radicale nei confronti di uno dei tasselli fondamentali in un più ampio disegno transumano: l’idelogia gender.
Con questa nuova edizione cercherò di evidenziare come la dissociazione con il corpo sessuato e la decostruzione delle radici sessuate dell’umanità insieme alla riproduzione artificiale siano dei tasselli centrali nei progetti transumani.
Un corpo trasformato in un cantiere permanente nel biomercato della “transizione” con le sue cliniche di biodesign e bricolage tecnomedico, con i suoi ormoni commercializzati dalle multinazionali farmaceutiche. Un corpo neutro che apre la strada alla modificazione genetica dei corpi che diventeranno tecno-corpi in una tecno-vita ingegnerizzata e riprogettata in laboratorio.
Dalla dissociazione con i nostri corpi sessuati alla dissociaziome con la realtà presa d’assedio da costruzioni sintetiche e artificiali.
Opporsi a questi processi è una lotta fondamentale da cui non possiamo esimerci, in quanto si tratta di processi destinati a trasformare e a riprogettare i fondamenti dell’umanità e della stessa realtà. Lotte fondamentali quali sono la lotta contro l’ingegneria genetica e la lotta contro la riproduzione artificiale dell’umano non possono che avanzare congiuntamente a un’opposizione all’ideologia gender. Se l’umano e il vivente saranno manipolabili geneticamente e artificializzabili in laboratorio in un inarrestabile crescendo di sperimentazione, cosa rimarrà da difendere? I nuovi diritti tanto agognati saranno quelli delle chimere?
Esiste un filo che lega la spinta all’utilizzo dei bloccanti della pubertà a bambine e a bambini alla procreazione medicalmente assistita quale nuovo modo di venire al mondo. Esiste un filo che lega l’ “identità di genere” alla modificazione genetica dei corpi. Esiste un filo che lega la riduzione della potestà genitoriale per i genitori che si oppongono al percorso di transizione e quello che verrà considerato il miglior interesse del minore messo in mano a un tribunale e a dei tecnici a una società di individui atomizzati.
Un’esistenza zootecnica. Una vita sintetica con emozioni sintetiche all’interno di un Metaverso virtuale. Il definitivo imprigionamento dell’uomo-macchina in un mondo-macchina.
Oggi essere rivoluzionari significa conservare tutto ciò che rende l’umano, il vivente, la natura ancora tali e non parti scomponibili e riprogettabili in un mondo-laboratorio. Vogliamo restare animali umani tra gli altri animali in questo pianeta che ci ospita.

È in uscita il numero 11 del giornale L’Urlo della Terra

È in uscita il numero 11 del giornale L’Urlo della Terra

Care/i lettrici e lettori,

sta per essere dato alle stampe il nuovo numero de L’Urlo della Terra.

Vi chiediamo, se potete, di sostenerci con anticipo rispetto ai normali tempi di spedizione del giornale con l’invio del vostro contributo. Questo ci permetterà di far fronte alle non leggere spese tipografiche aumentate notevolmente nei costi della carta e per le spese di distribuzione in Italia, all’estero e ai non pochi prigionieri.
Contattateci inoltre per una diffusione del giornale più ampia e capillare nelle vostre zone: biblioteche, circoli, centri di documentazione… e per iniziative benefit.
Siamo disponibili per presentazioni e discussioni sui contenuti del giornale, in luoghi pubblici e aperti dove il pensiero libero si alimenta.
Se avete possibilità pubblicate e fate girare in blog, telegram, siti internet, canali…

Vi ricordiamo le Tre giornate contro le tecno-scienze il 28-29-30 Luglio, momento in cui diffonderemo anche questo nuovo numero del giornale:
Presentazione: https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/28-29-30-luglio-2023-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze/
Programma con gli interventi: https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-28-29-30-luglio/

Un caro saluto e grazie a tutte e tutti voi
La redazione

In questo numero:

– Editoriale
– Il Biolaboratorio mondo – Costantino Ragusa
– Pandemie e guerra biologica: la Scilla e Cariddi della Quarta Rivoluzione industriale – Hurry Tuttle, dalla rivista greca Cyborg, n.24, Atene
– La realtà ostaggio da smontaggi e ricostruzioni artificiali – Silvia Guerini
– La realtà è diventata un’attrazione turistica – Jennifer Bilek
– Demistificare la ragion tecnica. Riflessioni attorno “Propaganda” di Jacques Ellul – Dario Stefanoni
– Inganno climatico e fanatismo (anti) ecologista. Dalla narrazione climatica all’ingegnerizzazione della Vita – Cristiana Pivetti
– L’ingegnerizzazione dell’umanità e del pianeta in essere robotizzati e megamacchina – Maria Heibel
– Il Club di Roma e l’avanzare del governo mondiale – Cristiana Pivetti
– Cosa ha detto Theodor Kaczynski delle biotecnologie – Resistenze al nanomondo
– Dialogo tra Resistenze al nanomondo e FINRRAGE (Feminist International Network of Resistance to Reproductive and Genetic Engineering)


40 pagine
5 euro a copia, più spese di spedizione 1,30 euro
Per i distributori minimo 5 copie: 3 euro a copia, più spese di spedizione 1,30 euro
Spese di spedizione per l’estero: 5,50 euro

Postepay Evolution
IBAN: IT73L3608105138236370036378
Intestata a Silvia Guerini, Specificare la causale L’Urlo della Terra

Per contatti e richieste: urlodellaterra@inventati.org, www.resistenzealnanomondo.org

Disegno di Cristiana Pivetti
http://www.cristianapivetti.org/

Chi finanzia il movimento LGBTQ+

Testo tratto da:
Dal corpo neutro al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender.
Asterios Edzioni

A breve la nuova edizione ampliata e aggiornata

Leggi qui il testo:

https://www.acro-polis.it/2023/06/08/chi-finanzia-il-movimento-lgbtq/

https://www.nogeoingegneria.com/ingegneria-sociale/lgbtq-una-questione-di-diritti-o-ce-unagenda-piu-ampia-e-piu-profonda/

ProgrammThree days against techno-sciences

Fifth International Meeting
28 – 29 – 30 July 2023
THREE DAYS AGAINST TECHNO-SCIENCES
at Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italy

FRIDAY

12.30 p.m. lunch

15.30
Presentation of the meeting by Resistenze al nanomondo – Bergamo

16.00 – 19.00 Speeches followed by debate

Towards the biolaboratory world
The international attention focused for many months on the Wuhan biotechnology laboratory did not serve, as many have thought, to find a scapegoat in the dangerous Chinese research – especially when zoological narratives of Pangolins and Bats were disproved by the very drivers such as Fauci – rather, we were facing a new biotechnological dimension. The numbering of the security level is only to be seen as a detail where the biolaboratory with all its consequences and side effects, understood as new chimeras and biological weapons towards society as a whole, goes. A society to be surrounded first and then penetrated to the depths, where the biological alarm bell sounding will get mixed up with the bell announcing school recreastion, as it did with nuclear power. This time there is no atomic fallout to be averted, because the new biotechnological dimension with the living being at its centre is about to normalise. We are already in confidence, otherwise there would be no call for moratoriums and a techno-science on a human scale, this can never be given, because it does not exist.
Costantino Ragusa, Resistenze al nanomondo

Cellular mRNA redesign platforms, towards a humanity on a scale of gene therapies, digital identity and QR codes
The era of vaccines is opening, which would better be called the era of gene therapies with genetic engineering technologies from recombinant DNA to synthetic mRNA and nanotechnology for a cellular redesign platform. Universal vaccines – actually gene therapies – for influenza, vaccines – actually gene therapies – against cancer, these and others to be taken up also at a preventive level for a restructuring of medicine in a predictive and preventive key on a genetic basis. We will be responsible if we fall ill because we have not followed the new dictates, not an increasingly deadly society.
We will review Europe-wide vaccination campaigns for Sars-Cov 2 and other future decreed pandemics. But that’s not all, after testing it on women in African countries with their subsequent sterilisation, the trial of the contraceptive vaccine starts, opening up a further transformation: a vaccine to produce an immune response against a bodily process – pregnancy. Genetic modifications of DNA, infertility, increasingly early cancers will not only be health consequences, but will represent a profound transformation of future generations: infertile, sick, weak, ready to be hijacked into genetic engineering and artificial reproduction biolaboratories. To close the circle from the Green Pass we are coming in a big hurry to the Digital Identity that will travel with the 5G network, so at the next scanner check the QR will tell who fails to fit their parameters…
Silvia Guerini, Resistenze al nanomondo

19.30 Dinner

21.00 Screening of the documentary
Infertility: A Diabolic Agenda
Subtitled in Italian, 30 minutes
Produced by Children’s Health Defense
The story of how a World Health Organisation (WHO) population control experiment, under the guise of a vaccination programme, led to the sterilisation of millions of women in Africa. One of Dr Stephen Karanja’s last warnings: ‘once they are done with Africa, they will come to you’. Coming finally to the Sars-Cov 2 gene serums that could cause infertility in women around the world.
This will be followed by a remote talk by Sister Teresa Forcades, an important witness to all this and to the work of the pharmaceutical multinationals in the countries of the South.
“Medicamentalization”
After the medicalisation of natural processes, such as the change of mood in adolescence, the commercial medical model started to market itself with the medicalisation of social problems and the abuse of preventive medicine. This would not be possible without the cooperation of society.
Sister Teresa Forcades, doctor, theologian, Benedictine nun of the Monastery De San Benedet in Montserrat

SATURDAY

8.00 a.m. breakfast

9.00 – 12.30 Speeches followed by debate

Shining light on the climate of manipulation
Our contemporary society is built entirely from artifice and illusion.
In this labyrinth of lies, this demonic hall of mirrors, it has become extraordinarily difficult to distinguish fact from fake, reality from spin.
The question of climate change, and so-called “climate justice”, is a prime example of this. It has become clear over the last few years that this “political movement”, from Greta Thunberg to Extinction Rebellion, from Fridays for Future to Ultima Generazione, is a manufactured one serving powerful financial interests under a false green flag.
The fact that the “trans rights” movement is also a corporate front is not a coincidence, but part of a systematic and wide-ranging plan. This plan is wrapped in lies, in order to dupe people into going along with it. As well as exposing the plan and the power behind it, we need to affirm our own conviction to truth, as one of our core values.
It is the light of our authenticity that can reach through through the system’s barriers of deceit and spark the flame of righteous revolt in the hearts of millions.
Paul Cudenec, www.paulcudenec.substack.com, www.winteroak.org.uk

Improving creation – becoming god – aspirations of human folly
According to the engineers of humanity, we will have a better world by genetically modifying human beings to make them more intelligent, courageous and capable. This is the basic idea that we can observe in all areas. Everything must be improved. A common denominator of improvement in all areas of life is the reversal of values. So what needs to be improved and in which direction? Where does the ‘better’, so defined, come from? It comes from the reversal of natural laws and spiritual laws.
Today’s so-called elite is reversing all the premises that characterise life, both in nature and in society. The focus is not on life on earth, on birth, growth and nurture, on care, not on the wonder of this reality, its beauty, its activity and complexity, but on its reversal, its dissolution, its transformation into an artificial, even enhanced reality; a term that expresses this concept exhaustively is that of ‘assisted evolution’, which we encounter everywhere and which represents the attitude of this technocratic man towards creation.
Maria Heibel editor of the website www.nogeoingegneria.org

Useless, unscientific, toxic and illegal: the new GMOs, like synthetic pesticides, have these four characteristics in common, while four arrogant cartels dominate the world seed market and four investment funds are destroying the ethical heritage of all humanity
Everyone remembers the words of the warmonger Kissinger “If you control oil, you control nations, if you control food, you control people”, but not everyone knows that food is produced by 857 million individuals who are not easy to control, enslave, dominate .
The speed with which today, four investment funds aim to manage the food supply of the entire planet is there for all to see. By polluting and plundering, water, air and land, they have maintained the same predatory mission of the India Companies, with the arrogance of those who hold immense capital and the majority shares in all the biggest multinationals of armaments, information technology, services, transport, financial, oil, pharmaceutical, seed, biotech, metallurgical, etc.
To overthrow the mercenary violence of their weapons, the illicit power of their invasive technologies, and the useless wealth of their counterfeit bills, you need to team up with the world’s 857 million farmers and let your neighbors know that the coming tsunami , it also concerns his noble family.
Mario Apicella – Mountain agronomist specialized in organic farming and agricultural biodiversity

Climatism: the new ideology that opens the door to the engineering of life
The climate emergency machine is compact and its gears are well-oiled to spread the same catastrophic melody: from the IPCC to the WHO, the practitioners of apocalyptic prophecies are the heirs of a diverse world of neo-Malthusians and technocrats, who have always been engaged in shaping the society of the future. Does the infamous 2 degrees that separate us from extinction represent a real danger or more likely a pretext to legitimise atmospheric geoengineering and techniques for manipulating terrestrial life?
Only by looking disenchantedly at reality will it be possible to stop the creation of the Engineered Planet and the abolition of Nature.
Cristiana Pivetti, artist, illustrator of texts against the artificialization of Life and essayist, www.cristianapivetti.org

13.00 Lunch

15.00 – 19.30 Speeches followed by debate

Eugenics, artificial reproduction of the human, dissociation from bodies and reality, from how one should be born to how one should die.
An outline to introduce and unite the following three talks.
By Silvia Guerini – Resistance to the nanoworld

Biotechnology, MAP and eugenics: for a rational critique
Biotechnology is the techno-scientific manipulation of living beings, including humans. Since the 19th century, industrial societies have justified the coexistence of the principle of equality and the reality of inequality by a biological determinism, for which social inequalities are the reflection of natural inequalities. From this ideology stems eugenics, i.e. the will to scientifically control human reproduction, in order to favour the ‘superior’ over the ‘inferior’. This is the real legitimisation of MAP, research on artificial wombs, genetic manipulation, cloning, etc. The consequence is the deepening of the industrial dispossession of individuals, not only of their livelihoods, their desires, their social interactions, but also of their nature. However, the rational critique of this ideology is confronted with various irrationalities: that of technocratic propaganda, that of postmodern cultural determinism and that of religious fundamentalism.
Jacques Luzi, academic, member of the journal Ecologie & politique

Homo Deus, the human whose brain is a computer made of flesh
What lies behind eugenics, the techno-mercification of reproduction and its Brave New World? Is there a matrix of the ‘trans phenomenon’, transhumanism, transsexualism? Why has institutional ecology become the spearhead of these movements? While the degrowth movement was hitherto persona non grata in the mass media, the ‘degrowth studies’ (Timothée Parrique & Co), the nucleocratic degrowth of the French polytechnician Jean-Marc Jancovici or Klaus Schwab’s ‘Great Reset’ version of degrowth, suddenly had access to public discourse. For the ‘pope of degrowth’ Serge Latouche, the reason for degrowth was liberation from the economisation of the world. After recovering ecology, liberal capitalism attacks degrowth: it is a question of turning it upside down to put it at the service of the realm of the quantifiable. Even in the militant world, this degrowth perspective alleviates avoiding questions that annoy and arouse suspicion of reaction. How can we avoid the subversive nature of our commitment?
Vincent Cheynet, editor-in-chief of the French magazine La Décroissance

Naked death or freely dying
To turn death against those who use it to better govern us means in the first instance to bring it back into life, to return to talking about it, to remove it from the isolation to which it has been subjected, and in the second instance to know how to lay down one’s arms in front of it, to prepare oneself to freely consent to it, to accept one’s fragility, to abandon the warlike metaphor that western allopathic medicine continues to propagate like a malignant tumour and to learn to make peace intimately with illness and death.
This does not necessarily mean renouncing treatment, abdicating any possible cure, rejecting any medicine. Rather, the effort to be made as a political and existential commitment is to revolutionise the very concept of illness, which is no longer to be understood as an attack by external agents to be countered by any means and at any cost, but as a manifestation of one’s own being in the world.
Bianca Bonavita

20.00 dinner

SUNDAY

8.00 a.m. breakfast

9.00
What possibilities for continuing the Resistance?
As we do every year at the end of these three days, we will take time to reflect together on the paths of opposition currently in place, whether these can actually be considered such, and where they are lagging behind. We will make these reflections on the basis of the experiences of the participants, but we will also willingly trespass on proposals that try to give substance to the reflections made, which absolutely cannot simply remain mere abstractions. We are in a context in which, paradoxically, it is becoming difficult to build and sustain a grassroots movement: we have ‘events’, ‘logos’, ‘memberships’, ‘chats’, ‘parties of dissent’ and delegate to experts or supposed such who should never replace the work of activists, made up of research, study and even sacrifice. In all this, a deeper and broader meaning not only of the processes underway, but also of the meaning of a path of struggle with a lack of memory of how networks, coordinations, projects used to be built. Let us restore depth, commitment, continuity, by putting ourselves on the line. If we are not willing to do this, how can we think of building a Resistance?

13.00 lunch

The place where the meeting will take place, Altradimora, (https://altradimora.eu/), strada Caranzano 72, Alessandria (AL), is a house with beds and the possibility of putting up tents in the lawn in front of the house.
Bring a sheet bag and towels.
We will provide breakfasts, lunches and dinners for all days with organic, vegan and locally produced food. Gluten-free option provided. Please let us know of any intolerances or other needs.

The cost to attend the three days – Friday, Saturday and Sunday – is 100 euros, for Friday and Saturday 80 euros, for Saturday and Sunday 60 euros, for Sunday 20 euros.
It is necessary to BOOK in advance in order to participate in the days. Places are limited.

The space will be free of wi-fi (with the exception of times with remote interventions) and we will ask people to turn off their phones during the debates to protect electrosensitive people (and all of us).
For all three days there will be an exhibition of Cristiana Pivetti’s works, stalls with newspapers, books and information material. Bring your material.
Help us organise the meeting as well as possible by spreading the programme as widely as possible.

How to get there:
By car: From Genoa on the motorway to Alessandria, exit at Ovada, proceed towards Acqui Terme and then take the road to Rivalta Bormida. After passing through the towns of Trisobbio and Rivalta Bormida at the junction for Cassine, continue for two kilometres and then find the sign for Caranzano. From Milan, exit at Alessandria Sud and follow the signs for Acqui and Cassine, after Cassine there is the junction for Caranzano. From Turin the same road.
By train: Train to Acqui Terme, we will pick you up at the station, please contact us by email to make arrangements well in advance and so as not to arrive during the speaking times.

Here the presentation of the meeting: https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/28-29-30-luglio-2023-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze/
Here the programme of the previous meeting:
https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-2/

For information, bookings and contacts
www.resistenzealnanomondo.org, info@resistenzealnanomondo.org
www.facebook.com/3giornatecontroletecnoscienze/ (being updated)