Aggiornamenti da Marco Camenisch: la lenta sottrazione di sbarre

Fine giugno 2016: Aggiornamento “discesa”

Dopo il trasferimento di novembre 2015 da Bostadel a Saxerriet (Salez) nella sezione “chiusa di transito”, il 10 dicembre 2015 ci fu “riunione di trasferimento” con la direzione del carcere, i responsabili del DAP Zurigo ed il mio legale, ove furono deliberati poi ordinati i seguenti “passi”, ora già realizzati:
Gennaio 2016 trasferimento interno del “transito” in una “sezione aperta”
Febbraio 2016 2 uscite di 5h accompagnate da personale dell’istituto
Marzo 2016 2 uscite ognuna di 5h accompagnate da “figura di riferimento di propria scelta che si assume la responsabilità”
Maggio 2016 2 uscite, 1 di 5h  e una di 12h accompagnate da “figura di riferimento di propria scelta che si assume la responsabilità”
18 maggio altra “riunione di coordinamento esecutivo”
In questa riunione fu decisa (con ordine  scritto a metà giugno) la concessione di un’uscita di 12h sia per giugno sia per luglio + un permesso di fine settimana di 24h in giugno e uno di 36h in luglio, nonché un permesso di 24h e uno di 36h nel mese di agosto; dopo di che, dopo un’altra “riunione di coordinamento esecutivo” prevista agli inizi di agosto, sarebbe previsto che settembre 2016 (circa tre mesi prima del “previsto”…) potrei iniziare un “lavoro esterno” per sei mesi (lavorare fuori, sere/notti dentro, i fine settimana fuori). Il contratto di lavoro richiesto (min. 50%) e un posto in un carceretto nell’area di Zurigo dovrebbero, di quanto ne so, già essere certi.
In seguito potrebbero aggiungersi alcuni mesi di lavoro e di soggiorno (in una casa propria) esterno e, al più tardi agli inizi del 2018, la liberazione condizionale.

Le mie capacità di mantenimento delle relazioni politiche/personale (anzitutto per il lavoro di scrittura) già negli ultimi anni sono state fortemente ridotte anzitutto con i continui trasferimenti e le conseguenti riorganizzazioni, anche da zero, di questo lavoro. E ora, in questo lungo passaggio “tra dentro e fuori”, suddette capacità sono ancora più ridotte (e spesso al lumino…) oppure assorbite in altro modo nella tanto intrigante quanto impervia riorganizzazione, ex-novo, di un resto di esistenza solidale fuori dalle mura in questa società galera. Sono degli sforzi che tuttx lorx solidali direttamente impegnatx come anche io stesso gli dobbiamo affrontare con degli “spazi” a volte anche più ridotti e certamente più incerti che non  con il “carcere-carcere”.
Non trattasi, perciò, in nessuno modo di indifferenza e di desolidarizzazione personale e/o politica se ora non sono e in futuro non sarò più in grado di mantenere quel sacco di corrispondenza e lavoro di scrittura come fino a poco tempo fa.
Tuttavia, per gli spazi già un tantino più “liberi”, già con l’imminente periodo di lavoro esterno la situazione potrebbe iniziare ad essere più propizia e suddetta riorganizzazione e perciò anche a quella delle comunicazioni.
Con l’ennesimo imminente cambio di indirizzo comunicherò anche l’inizio del suddetto periodo.

Sempre resistendo, sempre contribuendo, sempre solidale,

marco camenisch, 26.06.2016, galera Saxerriet, Salez, CH

Sabotaggio antinucleare: si chiude il processo d’appello

Giovedì 31 Giugno a Firenze si è concluso il processo d’Appello contro cinque compagne e compagni accusati di un attacco dinamitardo contro un traliccio dell’alta tensione della famigerata linea La Spezia Acciaiolo in Toscana, azione contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare in Italia.
Questo processo, che si trascinava da oltre dieci anni, partiva dalle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006, quest’ultima includeva per altri compagni l’accusa di un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale Adecco, reato nel mentre andato in prescrizione.
Il pubblico ministero si è limitato a chiedere il rinnovo di tutta l’istruttoria con l’utilizzo di nuovi periti e nuovi digos. La corte ha confermato invece la sentenza di assoluzione del primo grado per tutte/i, prendendosi novanta giorni per dare le motivazioni, scaduti i quali il pubblico ministero se vorrà potrà ancora allungare i tempi di questo processo ricorrendo in cassazione.
Prendiamo questa occasione per ringraziare tutte/i coloro che in questi anni ci sono state/i vicino sostenendoci con svariate iniziative che hanno permesso una continuità che desse forza e attenzione a temi, quello repressivo ne è solo una parte, come la lotta contro il nucleare in qualsiasi forma si presenti e contro tutte le nocività che ammorbano il pianeta e ogni essere vivente.

Alcuni nemici delle nocività

Francia: Attacco incendiario contro EDF per il COP21

“Nella notte del 6 Dicembre, nel nord di Tolosa, abbiamo bruciato 6 veicoli della EDF.
EDF è uno dei partner di COP21. E’ anche un’azienda statale che tenta di introdurre il nucleare come soluzione al problema del cambiamento climatico.
Il nucleare è morte, distruggiamo i suoi sponsor!
Crediamo che sia importante attaccare il COP21 dove si trova: ovvero ovunque ci siano potere e profitti.
Preferiamo la qualità, la complicità e la sorpresa agli appuntamenti mediatici e spettacolarizzati con lo stato e la sua polizia antisommossa.
Con alcuni fiammiferi, una bomboletta di gas e sorrisi soddisfatti, rispondiamo nel nostro piccolo alla sorveglianza, alla paura ed alla rassegnazione che ci alienano ogni giorno.

Tutti i Cops21 sono obbiettivi!
Più petrolio contro lo Stato (di emergenza)

Alcuni incendiari”

Fonte: contrainfo

Aggiornamento da Marco Camensich

Novembre 2015: Aggiornamento “discesa”

Nell’ultima settimana di ottobre 2015 è arrivato il responso della “commissione specialista” che sorprendentemente dichiara d’accordo con tutti i punti per una “discesa” proposti dal DAP ZH. Questo significa anche tra i vari passaggi, per es. dai permessi scortati a quelli senza scorta, o dagli ultimi al lavoro esterno, non richiede nuovi esami propri.
È positivo in quanto scadono i relativi rallentamenti del percorso e che questo, sempre entro i margini previsti,
potrebbe ev. svolgersi in modo più “flessibile”. Alla fine dell’ultima settimana di ottobre ci fu anche un’ulteriore “audizione” con il “responsabile del caso”, nella quale essenzialmente fu confermato il trasferimento a Saxerriet che avverrà nel mese corrente. Infos/News seguiranno.

Marco Camenisch, 01.11.2015, galera Bostadel, Menzingen, CH

Messico: Attaccati l’Istituto di Scienze Nucleare e il Centro Computazionale di ricerca

Il testo di rivendicazione:

Due obiettivi sono stati attaccati a Città del Messico prima dell’oscurarsi della luna:

– Lunedi 5 Ottobre: Durante la notte, abbiamo messo un ordigno esplosivo artigianale all’ingresso del Istituto di Scienze Nucleare (ICN) dell’UNAM, proprio nel bel mezzo della Città universitaria. Mentre le guardie ascoltavano musica cumbia ,ci siamo mossi furtivamente nell’oscurità e siamo riusciti a lasciare il dispositivo senza problemi.
L’ICN è la culla dei più importanti fisici dell’UNAM e di altre università, che si ostinano a sviluppare e perpetuare la Morte Tecnologica meglio chiamata ‘Scienza Nucleare’.

– Mercoledì 7 Ottobre: Al mattino, abbiamo lasciato un libro-bomba all’ingresso del Centro di Ricerca Computazionale (CIC), diretto verso la comunità del IPN (indirizzato a Gustavo A. Madero). Mentre i poliziotti della Banca e della Polizia industriale erano di guardia l’istituto, abbiamo tranquillamente lasciato l’esplosivo senza fretta.
Il CIC è uno dei più importanti centri del paese specializzati in informatica, ingegneria, l’intelligenza artificiale e tutto ciò che ha a che fare con l’artificialità, nemico giurato della natura selvaggia. Un numero considerevole di aberranti tecno-nerd dal Sistema Nazionale dei Ricercatori (SNI) si nascondono anche all’interno delle sue strutture.

Combattendo al fianco di tutto il selvaggio.
Contro il sistema tecnologico.
Circolo Eco-estremista del terrorismo e sabotaggio.

Info da: http://www.autistici.org/cna/

Sabotaggio antinucleare: dopo 10 anni si ritorna a processo

L’udienza d’appello a Firenze del 5 ottobre ha visto un rinvio alla già fissata udienza del 19 ottobre per la mancanza di un perito del pubblico ministero e di un ispettore della digos di Pisa che ha seguito tutta l’indagine.

Nel 2005 a Molina di Quosa (Pisa) un traliccio Terna dell’alta tensione della linea La Spezia-Acciaiolo viene sabotato con due cariche di dinamite, azione che lo ha danneggiato seriamente ma senza farlo cadere.
Nei giorni successivi una lettera anonima, arrivata ad agenzie di stampa e alla redazione pisana del giornale ecologista radicale Terra Selvaggia, motivava il gesto contro i nuovi progetti di ripresa dell’energia nucleare.
Questi progetti non sono stati mai veramente dismessi con il referendum dopo Chernobyl, ma continuano ad essere portati avanti in numerose ricerche e centri sperimentali, come nella facoltà di ingegneria nucleare di Pisa che rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Sempre sullo stesso territorio nel parco naturale di S. Rossore spicca anche il CISAM: reattore nucleare sperimentale e centro di ricerche militari. Recentemente questo impianto ha fatto parlare di se per lo sversamento di acque radioattive nel canale dei navicelli che porta da Pisa al mare. Acque tossiche definite prive di pericoli dalle solite servitù locali Arpat e Asl. Questi veleni intramontabili ricordano invece che dal nucleare non si esce: quello che è stato prodotto, o che è rimasto come scoria, rappresenta l’eredità di una visione di mondo in cui la produzione energetica e il controllo militare si situano sopra qualsiasi cosa, anche se il prezzo è un lascito di un mondo discarica.
In quegli anni, soprattutto in Italia, non esisteva un vero dibattito sull’energia nucleare neanche nei contesti ambientalisti, dove sicuramente su certe questioni l’attenzione era più alta. Sembrava che con il referendum, ma soprattutto con il disastro di Chernobyl, si fossero creati gli anticorpi per difendersi dagli ingegneri dell’atomo. La realtà invece si è posta subito in maniera diversa: se in Bielorussia gli ecosistemi e tutti gli esseri viventi continuano a subire le terribili conseguenze delle radiazioni, qui si è persa la memoria di quello che è avvenuto e continua ad avvenire. Però per i paladini dell’atomo questo non è stato ancora abbastanza, hanno pensato loro di scrivere una nuova memoria instillando prima la paura per un collasso ecologico e quindi sociale, ormai più che evidente; successivamente ha preso piede la creazione di una cieca fiducia nella tecno-scienza e nelle sue soluzioni. In questo nuovo paradigma il così detto disastro nucleare non è più un qualcosa di eccezionale e soprattutto di imprevedibile, ma fa parte di una dimensione in cui la servitù è spacciata per responsabilità. Quella responsabilità che avrebbe dovuto farci capire che, in tempi di perenni crisi e quindi di rischi, certi irrazionali pensieri contro il tecno mondo non solo, non sono accettabili, ma sono terroristici, anzi eco terroristici. Del resto non esiste forse la Green Economy per pensare a quello che resta della natura? E se ancora ci fosse qualche dubbio basta tenere presente che le tecno scienze troveranno una soluzione, perché si tratta sempre ed esclusivamente di problemi tecnici risolvibili con tecnologie appropriate. A Fukuschima del resto è la stata la stessa società responsabile degli impianti che si è adoperata per metterli in sicurezza, essendo l’unica ad avere le tecnologie opportune. È stato trattenuto ufficialmente il mostro radioattivo, ma solo perché la radioattività è invisibile e ha conseguenze non immediate. Questo ha permesso ai tecno scienziati nipponici sostenuti dalle potenti lobby dell’atomo internazionali di mostrare una situazione sotto controllo quando invece il mostro radioattivo già era ben lontano per mare, terra e aria a portare in giro le sue conseguenze mortifere.
Se nel 2005 non vi era attenzione e interesse sul nucleare da parte del pubblico, in sordina si stava già muovendo da diverso tempo la lobby nuclearista capitanata in Italia da Enel che stava investendo fortissimo in tutta una serie di nuovi impianti in Francia e nell’Europa dell’Est, peraltro utilizzando negli impianti le stesse tecnologie di Chernobyl. Il progetto di fondo era quello di riportare l’atomo ancora una volta in Italia con la costruzione di nuove centrali o rimettendo in sesto quelle precedenti.
Per chi vive in queste zone della Toscana, lungo la linea che va dai monti pisani alle alpi Apuane, non è una cosa nuova sentire questi boati di rivolta. La linea La Spezia – Acciaiolo è contestata da più di trent’anni, non solo per il trasporto dell’energia nucleare francese, ma anche per l’inquinamento elettromagnetico. Solo su questa linea si contano negli anni decine di attacchi dinamitardi che hanno scosso il sonno a chi questo sistema di morte alimenta e riproduce. E hanno rallegrato coloro che hanno ben presente qual è il linguaggio che gli sfruttatori di ogni sorta tengono di conto prima e dopo aver intrapreso i loro progetti nocivi.
Anche la repressione negli anni non è mancata: l’arresto negli anni ’90 dell’anarchico ecologista Marco Camenisch accusato anche del sabotaggio dei tralicci di questa linea non ha però fermato gli attacchi e al contrario negli anni successivi sono diventati anche espressione di solidarietà nei suoi confronti e delle sue lotte all’interno delle carceri italiane e svizzere.
La repressione si è accanita particolarmente sul circolo ecologista anarchico di Pisa il Silvestre, riferimento per il giornale Terra Selvaggia e per numerose campagne di lotta, sia locali che sul territorio nazionale, a carattere ecologista e di liberazione animale. Diverse procure hanno cercato di imbavagliare le attività del Silvestre imbastendo svariate inchieste per associazione sovversiva. La procura di Firenze, che sicuramente conta il maggior numero di procedimenti messi in atto, dopo il sabotaggio al traliccio a Molina Di Quosa procederà contro il Silvestre, oltre che per l’imputazione del fatto specifico, anche per l’ennesima associazione sovversiva. L’uso del reato associativo, quasi sempre strumentale per instillare un clima emergenziale e giustificare qualsiasi misura repressiva, ha portato all’arresto di sette persone con misure cautelari preventive in carcere che si sono protratte fino a due anni e anche oltre considerando le varie restrizioni.
Con l’inizio del processo cade l’associazione sovversiva in pochi minuti, anche se era stato il vero motivo che aveva giustificato anni di carcere preventivo in sezioni EIV (Elevato Indice di Vigilanza) sparse per l’Italia.
Per il fatto specifico del sabotaggio al traliccio vengono fuori cose interessanti sulle modalità investigative della digos, le richieste alla procura di decreti si trasformano in pura formalità: qualsiasi luogo e spazio è idoneo per le loro cimici e le loro riprese, di fatto se parlano di abitazioni sono già dentro le auto. Queste modalità hanno fatto inceppare il processo per anni fino ad un appello traballante che ancora una volta e con successo è riuscito a giustificare tutto quell’apparato spionistico in nome dell’emergenza dell’associazione sovversiva che per anni ha aleggiato per Pisa.
Il 5 e il 19 Ottobre 2015 si terranno le prime udienze del processo d’Appello per cinque compagne/i accusate/i del sabotaggio al traliccio.
Come anni fa abbiamo dato voce sulle pagine di Terra Selvaggia a questo atto di rivolta, e a tutti quelli di cui ci arrivava notizia, ribadiamo ancora una volta la necessità di opporsi a questo sistema fondato sullo sfruttamento tra esseri umani, sugli altri animali e sulla natura.
Come scrivevano gli anonimi sabotatori nella lettera alla nostra redazione: “è giunta l’ora di staccare la spina a questo sistema di morte che sta devastando la natura e mettendo a rischio la stessa vita sulla Terra. I progetti di morte di questi criminali dell’atomo non passeranno sotto silenzio”.

Silvia e Costa

Dal 5 ottobre al 19 si terranno a Firenze le udienze del processo d’Appello per i reati specifici contestati nell’ambito delle inchieste “gruppi d’affinità” e “anticorpi” del 2006. A distanza di molto tempo, dopo anni di galera, arresti domiciliari, restrizioni varie, la caduta del reato di associazione sovversiva e nuove inchieste, il processo si riapre.
Uno dei reati contestati è il sabotaggio di un traliccio dell’alta tensione. L’altro un attacco contro un’agenzia di lavoro interinale.
Nel 2005 un traliccio Terna della linea La Spezia-Acciaiolo è stato colpito e nei giorni seguenti una lettera arrivata a vari giornali e alla redazione di Terra Selvaggia motivava il gesto contro l’energia nucleare e suoi effetti nefasti.
In occasione del processo mi piacerebbe fare alcune riflessioni. Durante gli ultimi dieci anni sono state attaccate sempre più raramente strutture e circuiti di produzione e distribuzione di energia che rappresentano lo scheletro e la base su cui poggiano il mantenimento del potere, la proliferazione del capitale, la mercificazione nelle società avanzate e lo sfruttamento di quelle colonizzate. Al contrario, un sempre maggiore impulso hanno avuto la produzione e la distribuzione dell’energia grazie a più sofisticati ritrovati tecnologici, al boom delle cosiddette energie rinnovabili che contribuiscono ad abbellire il volto ecologista del capitale e accrescere le quotazioni di aziende come Terna, all’aumento della partecipazione e della dipendenza delle persone da tutto ciò che è utilizzabile attraverso l’energia, aldilà dei costi, non strettamente monetari, che questo comporta.
Nel mondo esistono ancora numerosissime centrali e i progetti di ricerca militare e civile nel settore non si sono mai fermati, ma è evidente che negli anni la percezione del problema delle scorie e dei rischi connessi a guerre atomiche o a disastri dovuti ad incidenti, è cambiato.
Sui rischi del nucleare e sulla necessità di limitarne o evitarne l’uso, sembrano oramai essere tutti d’accordo. Molti scienziati pongono le cosiddette questioni etiche rispetto alla ricerca indiscriminata, la Chiesa già da decenni ha preso posizione contro il nucleare e certe aberrazioni del progresso scientifico in nome di un conservatorismo non meno dannoso della maschera filantropica della scienza. Su queste posizioni sembrano essere la maggior parte dei politici come dimostra, ad esempio, il recente accordo sul nucleare ratificato con l’Iran che oltre a costituire una scelta geopolitica significativa e aprire nuovi mercati per garantire una maggiore circolazione delle merci e delle risorse energetiche, intende far si che solo quei Paesi tradizionalmente più influenti all’interno della comunità internazionale possano disporre di armi nucleari. I rischi connessi all’energia nucleare sembrano far paura a tutti. Anche alla cosiddetta opinione pubblica: fra la gente si è diffuso un forte senso di opposizione e, talvolta, di condanna per paura dei rischi, oramai noti, delle possibili conseguenze catastrofiche di uno scontro nucleare. Ma, aldilà di più o meno strumentali allarmismi su aspetti specifici, sappiamo bene come lo sviluppo energetico, sia esso alimentato dal nucleare o da vecchie e nuove risorse e tecniche, rimanga uno dei perni fondamentali su cui si regge il funzionamento del dominio.
Coloro che hanno sempre sostenuto la produzione e l’utilizzo dell’energia nucleare, per scopi militari e/o civili, e i contesti che hanno reso possibile il loro lavoro, hanno col tempo intrapreso nuove strade. Attraverso vecchi guadagni e nuove retoriche vengono finanziati nuovi e più accettabili progetti, nel terreno reso fertile da decenni di propaganda vengono seminati nuovi inganni.
È necessario osservare bene ciò che accade attorno a noi, cogliere i cambiamenti in atto e i loro effetti sulle società in cui viviamo, le direzioni, molteplici e complesse, verso cui vanno le lobby industriali, i centri di ricerca, le scelte economiche e quelle finanziarie, i meccanismi di potere, di controllo e di recupero. Ogni aspetto della realtà che ci è nemica è strettamente connesso con gli altri. Le questioni relative al nucleare, mai definitivamente tramontate, lo sviluppo delle scienze convergenti, le evoluzioni dell’informatica, la devastazione dell’ambiente, l’economia, le carceri, il lavoro, le disuguaglianze sono tutti aspetti legati attraverso un unico filo conduttore al processo continuo di ristrutturazione capitalistica. Non c’è niente da salvare e quindi tutto va distrutto, senza remore, né speranze, né alternative, né terre promesse, né rivendicazioni parziali.
Il potere non è un’idra mitologica a cui tagliar la testa o una minaccia incorporea che domina incontrastabile. Si realizza piuttosto attraverso elementi concreti. Chi, anni fa, ha individuato un traliccio ha trovato di fronte a sé un obiettivo concreto e attaccabile. E ogni danno fatto contro la sacralità della scienza, il valore della proprietà e la giustizia delle leggi, la bellezza dei media o la soluzione comoda della rassegnazione è un danno benvenuto.

Mariangela

Marco Camenisch 28 settembre 2015: 7° aggiornamento no liberazione

Nella “riunione n. 3 di coordinamento dell’esecuzione della pena” del 27 luglio 2015 c’è stata “l’audizione legale” del sottoscritto. Presenti: l’ennesimo nuovo “responsabile” e un’addetta alla verbalizzazione del DAP ZH; l’assistente sociale, una praticante e la responsabile per l’esecuzione penale (tipo vicedirettrice) del carcere di Bostadel; il mio legale. Ero presente perché sembravano soddisfatte le mie premesse: delle proposte reali per una “discesa” a prescindere dalle folli “raccomandazioni-ROS” del servizio forense-psichiatrico del DAP. Mi presentarono, infatti, la copia della risposta più o meno positiva del carcere “semiaperto” Saxerriet (cantone di San Gallo), al quale il DAP aveva chiesto di “ospitarmi” per un percorso di “discesa”.
Una riserva del Saxerriet era la mancante consultazione della “commissione specialista della CH Nordest”. Queste “commissioni” (4 in tutto) di recente istituzione (nel generale “giro di vite” della “giustizia”) sono composte da direttori di carceri, PM, psichiatri, psicologi, ecc. e si riuniscono periodicamente per valutare i casi di “discese” e “liberazioni condizionali” previste dai vari DAP cantonali per detenutx stigmatizzatx con la “pericolosità sociale”. Poi emettono per ogni “caso” le proprie “raccomandazioni” spesso e volentieri negative, che non sono vincolanti ma quasi sempre seguite dai DAP.
La commissione in causa dovrebbe riunirsi inizio ottobre 2015 per poi forse già nella stesso mese comunicare le proprie “raccomandazioni”.
Con esposto del 24 agosto, il DAP-ZH chiede a tale commissione
“…una presa di posizione sulla questione, se per il detenuto mc… le aperture nell’esecuzione della pena (insomma, ora “alleggerimenti”, ora “aperture”…) prospettate in suddetta riunione di coordinamento… del 27 luglio 2015, vale a dire:
-Trasferimento nella sezione chiusa/di transito del penale Saxerriet
-Spostamento nella sezione aperta del penale Saxerriet
-Dalla sezione aperta del penale Saxerriet: -vari permessi relazionali con scorta
-permessi relazionali senza scorta
-Lavoro esterno
-Abitazione e lavoro all’esterno
-Liberazione condizionale (1° trimestre 2018) (sic!!)

Sono dal Vostro punto di vista sostenibili sotto l’aspetto della pericolosità sociale.

I permessi con e senza scorta sarebbero da vincolare alle seguenti condizioni:
-Inoltro previo ed osservanza di un programma dettagliato per il permesso;
-Scorta continua di personale del penale Saxerriet (nei permessi scortati);
-Redazione di un resoconto da parte di Marco Camenisch;
-Divieto di consumare droghe ed alcolici (incl. Cannabis) la cui osservanza è da verificare con i relativi controlli da parte del penale Saxerriet;
-Osservanza di un divieto di acquisto, di possesso, di porto e di avere con sé delle armi (sic!!!)

Durante il periodo di prova dopo la liberazione condizionale è prevista la prescrizione di un’assistenza (sociale)* al reinserimento come anche le seguenti disposizioni:
-Divieto di consumo di droga (incl. Cannabis) la cui osservanza è da verificare dall’assistenza* al reinserimento dell’ufficio per l’esecuzione delle pene e delle misure 3 (dal DAP-ZH) con i relativi controlli;
-Partecipazione a regolari colloqui con l’assistenza* al reinserimento dell’ufficio per l’esecuzione delle pene e delle misure 3;
-Osservanza di un divieto di acquisto, di possesso, di porto e di avere con sé delle armi (ri-sic!!!)…”

Da notare, dopo quasi 30 anni di galera, l’inaccettabile “libertà” condizionale di ridicoli 4 mesi con un periodo non definito “di prova e disposizioni” che può essere ordinato per un massimo di ben 3 anni dopo la “libertà condizionale”. Dopo il fine pena maggio 2018 potrei essere soggetto a ben 2 anni e 8 mesi di tali “disposizioni” (di fatto un prolungamento della pena) ed inoltre, in caso di “non osservanza”, essere riarrestato in ogni momento per espiare questi (ultimi) 4 mesi. Dato che una “liberazione” condizionale non è appellabile (non è ancora chiaro se lo sono i tempi di “prova/le disposizioni”) possibilmente dovrò ritirare il mio consenso a una “discesa”, oppure in caso di “liberazione condizionale” 4 mesi prima del fine pena “non osservare” le prime due “disposizioni” (divieto di consumo di Cannabis…, i “regolari” colloqui con l’assistenza ecc. ecc. …) per farmi questi ultimi 4 mesi vale a dire il “fine pena”, dopo il quale sarebbe difficile oppure legalmente impossibile comminarmi “periodi di prova” con le “disposizioni” (vale a dire vessazioni e “tarantelle”) sopra descritte.
Per il momento l’unica “certezza” è: che un eventuale trasferimento nel penale Saxerriet potrebbe avvenire in data indeterminata dopo una “risposta” della “commissione”; che il DAP non ha più accennato alle “raccomandazioni” folli del suo servizio forense-psichiatrico; che per degli ev. “permessi relazionali” ha richiesto una lista d’indirizzi, per un (non meglio specificato) “controllo di polizia”.
Questo, insieme al fatto che nel verbale della riunione sotto il titolo “prognosi legale/valutazione dei rischi” (prognosi e valutazione ora all’improvviso positiva) come “prospettive future/obiettivi/misure” anticipano l’intenzione di un oscuro “monitoraggio d’attività delitto-associate durante le previste aperture nell’esecuzione”, fa supporre che vogliono far rientrare per la finestra le “raccomandazioni-ROS”.

marco camenisch, 28.09.2015, carcere di Bostadel, Menzingen, CH

Francia: Attacco contro un sito tecnico di ANDRA

Non lontano da Bure, un sito di analisi di ANDRA è stato attaccato da alcuni gufi determinati.
A Bure, in Meuse, il potere sta provando con tutti i suoi mezzi a far accettare il progetto di una discarica di scorie nucleari profonda 500 metri.
Nonostante il progetto non sia ancora iniziato ufficialmente, coi rifiuti nucleari che non arriveranno prima del 2025, le installazioni ANDRA (l’Agenzia Nazionale per la Gestione dei Rifiuti Radioattivi, a capo del progetto della discarica) già pullulano nell’area.
Una notte intorno al 25 Giugno, un cantiere contenente diverse installazioni elettrche ed un pozzo per analizzare le condizioni della roccia e della falda acquifera è stato devastato.
Il pozzo è stato bloccato col cemento, e tutte la cabine elettriche sono state danneggiate o distrutte dalla rabbia di chi non vuole aspettare l’esaurimento di tutte le risorse legali per attaccare questo progetto.
Attaccare le infrastrutture del potere ovunque esse si trovino, in Meuse come in qualunque altro luogo.
Contro Cigéo [Centro Industriale di Stoccaggio Geologico, un progetto francese di infossamento delle scorie radioattive, ndt] e il suo mondo, resistenza e sabotaggio!

Info da: www.autistici.org/cna

Finlandia: Macchinari ancora distrutti su un sito di costruzione nucleare

In un qualche momento durante la terza settimana di giugno, dei macchinari sono stati ancora sabotati sul sito di costruzione della Fennovoima a Hanhikivi, nella Ostrobothnia settentrionale.
Una scavatrice e un bulldozer hanno subito dei danni costosi, grazie alla distruzione dei cavi. Chi ha compiuto l’azione non rappresenta nessuna rete, gruppo od organizzazione.
Solidarietà con chi resiste alla costruzione nucleare a Pyhäjoki e ai/lle compagn* che resistono ovunque.

Info da: www.it.contrainfo.espiv.net

Hanhikivi, Finlandia: Sabotaggio antinucleare

Nella notte di lunedì 8 giugno una macchina (scavatrice) dell’azienda Fennovoima è stata sabotata sul sito di costruzione del futuro impianto nucleare. Cavi e fili etc sono stati sezionati e i finestrini spaccati.
Gli individui che hanno compiuto quest’azione l’8 giugno rappresentano solo se stess* e non un’organizzazione o una rete di attivist*.
I media dominanti che hanno riferito per primi dell’attacco (il quotidiano Kaleva) hanno scelto di spostare l’attenzione dai crimini a cui rispondel’azione e di focalizzarsi invece sulla perdita di fluido idraulico nella cava di ghiaia nell’area disboscata dove un tempo si trovava la foresta di Capo Hanhikivi, abitata da diverse specie in via di estinzione. Come al solito al centro dell’attenzione sono finiti i metodi scelti dagli individui che effettuano l’azione e non il progetto di distruzione di massa dell’impianto nucleare stesso. Quello che i media chiamano “vandalismo” era un consapevole atto di sabotaggio, un metodo che ha sempre svolto un ruolo importante nella lotta contro i sistemi oppressivi di sfruttamento in cui gli interessi del potere corporativo vengono sempre prima dei bisogni e delle vite della popolazione locale e della natura.
La stesura di nuove leggi mentre il progetto è in corso, che danno alla corporazioni come la Fennovoima il diritto di espropriare la terra con la forza, mostra quanto si sia lontani da un processo democratico e anche come le leggi sono concepite per servire gli interessi delle corporazioni e non del popolo. La costruzione di una centrale elettrica nucleare non è mai un processo democratico, e le decisioni riguardanti questo tipo di sistema energetico sono prese molto al di sopra delle teste della gente comune.
Finora i canali proposti dal cosiddetto sistema democratico non hanno sortito alcun effetto sull’evoluzione del progetto e la preparazione del sito di costruzione per il reattore previsto. Enfasi sul “previsto” – la richiesta di costruzione non è ancora stata nemmeno completata, e al progetto manca la percentuale di investitori nazionali necessaria perché la richiesta venga approvata dallo Stato.
Adesso è il momento critico per mostrare alle aziende già implicate e ai possibili investitori che sarà una strada difficile da percorrere. Tutte le imprese, grandi e piccole, implicate – che approfittano della distruzione di Capo Hanhikivi e della creazione di un altro immenso problema nucleare per le generazioni presenti e future – devono sentire che non è una buona idea.

È solo l’inizio.

In solidarietà col campo di protesta di Capo Hanhikivi e con i locali che resistono all’espropriazione forzata.

nuclearsabotage-872x1024