Fotografie e interventi al Presidio contro la Fiera del bebè

Interventi dal presidio contro “Wish for a baby”, Milano 20 maggio 2023:
Silvia Guerini, Roberta Trucco, Maria Castiglioni. https://fb.watch/kEBEZLwwPi/

Volantino distribuito: https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/volantino-alla-fiera-del-bebe/

Fotografie:

Locandine del presidio:

Alcune considerazioni sul Primo Maggio a Pesaro contro i Biolaboratori

Alcune considerazioni sul Primo Maggio a Pesaro contro i Biolaboratori

Abbiamo iniziato ad occuparci dei Biolaboratori ben prima che uscissero fuori le informazioni sul nuovo centro di Pesaro. Già la nuova classificazione del laboratorio di Trieste con tutte le coperture transnazionali sul suo operato avrebbe dovuto spingere alla mobilitazione, visto che le modalità impiegate suggerivano di considerare questi nuovi laboratori come il proseguimento di un programma che era solo cominciato con il NAMRU3 (Naval Medical Resarch Unit), un laboratorio di livello 3 della Marina Militare a Sigonella.

È stata una notizia di grande conforto sapere che un comitato cittadino locale di Pesaro aveva iniziato a occuparsi di questo nuovo centro, con la consapevolezza che il lavoro più importante spesso arriva proprio dal territorio interessato, non solo per motivazioni logistiche di lotta, ma soprattutto per i forti legami con un posto dove si è vissuto e che non lo si vuole vedere stravolto o distrutto. Nel caso dei BSL3 la cosa è ancora più complicata e se vogliamo anche più semplice perché non vi è posto che possa ritenersi al sicuro da questi centri, senza bisogno di scomodare Pipistrelli e Pangolini.

Il lancio della manifestazione nazionale del Primo Maggio a Pesaro contro i Biolaboratori ci ha trovato vicini all’iniziativa, avendo anche avuto riscontri positivi sul lavoro portato avanti dal comitato locale. Questo ci ha portato immediatamente ad aderire sostenendo l’iniziativa organizzando specifiche iniziative locali a Bergamo e trasporti collettivi per invogliare il maggior numero di persone possibili a raggiungere la manifestazione di Pesaro.

Le dinamiche organizzative in questi mesi preparatori ci sono un po’ sfuggite essendo fuori dai canali Telegram e dai vari Social. Ci ha abbastanza allibiti sapere che un comunicato del comitato diffuso localmente invitava a stare a casa per poi successivamente tirarsi fuori dall’organizzazione per gli aspetti legali legati alle varie trattative con la Questura. Abbiamo pensato che hanno prevalso delle inesperienze, forse accentuate dalle pressioni dalla Questura stessa considerato che si aspettava una manifestazione con molte migliaia di persone e quindi con forti responsabilità di gestione da sostenere.

Abbiamo deciso di partecipare alla manifestazione anche se vi erano nuovi organizzatori a questo punto non più locali e con progettualità non proprio in sintonia con quella che noi intendiamo come critica radicale al sistema tecno-scientifico. La chiamata nazionale ha sicuramente funzionato quantitativamente, considerato che varie migliaia di persone da tutta Italia e dall’estero hanno risposto anche se con numeri decisamente diversi dalle previsioni iniziali e non pensiamo sia stata la pioggia a scoraggiare la partecipazione.

Chi è arrivato a Pesaro voleva realizzare una grande manifestazione per le vie cittadine per far partire un netto messaggio: i Biolaboratori sono una minaccia per i territori, per l’intera umanità e per il pianeta. Un messaggio che di riflesso sarebbe andato anche verso tutti gli altri territori italiani dove è prevista la realizzazione di strutture per contenere la futura ricerca della guerra biologica. Questa aspettativa è stata in parte delusa perché è stato evidente che la vera importanza della giornata non era una bella e comunicativa manifestazione, ma il palco con gli invitati. Si può essere quindi anche a cinque chilometri da Pesaro tra capannoni industriali, centri commerciali e Fast Food, ma se vi è attenzione mediatica gli oratori avranno la loro visibilità per promuoversi come unici e primi ad aver svelato fondamentali questioni. Una passeggiata brevissima intorno al nulla non può certo definirsi un vero corteo, ma piuttosto suona come un contentino per dire il corteo è stato fatto. Comprendiamo che non è facile un equilibrio con la Questura e magari davvero non si poteva ottenere di più, speriamo che la nuova organizzazione ci abbia provato e non abbia preferito puntare esclusivamente sulla passerella del palco.

Manifestazioni di questo livello ovviamente non sono seguite esclusivamente dalla Questura locale, anche al Viminale si saranno preoccupati di seguirle, come sarà successo anche a Firenze dove la settimana prima un numero uguale di persone ha sfilato in corteo, ma in quella circostanza però per le vie centrali di Firenze per il “decreto contro i rave”.

Già durante la fine della manifestazione si faceva sentire un po’ di disappunto per un non corteo soprattutto quando dal palco questo veniva descritto con toni eccessivamente entusiastici. Una risposta è stata data, sempre dal palco, dalla giornalista Camuso che ha evocato sfascia vetrine e infiltrati chiedendo dopo aver ricevuto qualche fischio l’intervento di un servizio d’ordine che non è pervenuto, ma forse il soffio si voleva arrivasse direttamente alla Questura per l’eventuale allontanamento dei manifestanti. Le uniche vetrine da rompere erano quelle del Fast Food, ma i manifestanti non erano all’esterno in modo offensivo, ma tranquillamente all’interno a mangiarsi il panino. Per quanto riguarda gli infiltrati, certo che c’erano – come sempre nelle grandi e importanti manifestazioni sotto forma di corpi di esercito, polizia e simili – ma non erano sicuramente quelli che fischiavano e provavano a dire la loro. Se ci fosse stata dell’esperienza di lotte, manifestazioni e manganellate, anche la Camuso avrebbe imparato a distinguerli.

Questa scusa dell’“infiltrato” per trincerarsi sul palco e trasformare questo nell’unico spazio militante spostando l’attenzione e la centralità dalla manifestazione di massa ai singoli relatori sta diventando ormai pratica consolidata. Anche a Trieste si erano viste le stesse scene e gli stessi sbandierati timori per giustificare il ripiegamento in atteggiamenti simbolici privi di qualsiasi conflittualità, possibilmente ben ripresi dai media e dai social.

Forse il timore degli infiltrati deriva dai tempi del G8 di Genova, dove in modo approssimativo veniva dato dell’infiltrato a tutti i contestatori non ufficiali durante le manifestazioni, per intenderci i famosi Black Block nati non a Genova, ma a Seattle dove erano stati parte integrante di quella importante e riuscita mobilitazione. Ma dopo tanti anni però, dalle giornate drammatiche di Genova, il tempo ci ha portato un’altra storia, quella di altri infiltrati che al tempo non erano riconosciuti come tali nei movimenti, ma al contrario considerati leader da gran parte della sinistra antagonista, coloro che come Casarini oggi sono a capo di ONG con navi che battono i mari in cerca di migranti “da salvare”.

Pensiamo sia profondamente importante interrogarci su quello che ci porta ad una determinata lotta, quello che ci spinge a ritenerla fondamentale nel nostro prossimo futuro, come per quanto riguarda i Biolaboratori, non tanto come singola questione, ma come pianificato programma di sdoganamento di laboratori civili-militari volti a realizzare armi di distruzione di massa con l’uso dell’ingegneria genetica.

Non ci stancheremo mai di ribadire l’importanza di sviluppare pensiero critico verso qualsiasi contesto e situazione in cui ci troviamo ad operare, solo in questo modo potremo costruire lotte e movimenti solidi e onesti in grado di sviluppare progettualità senza opportunismi e senza calcoli politici e da ragioniere.

La giornata di mobilitazione di Pesaro del Primo Maggio è stata sicuramente molto importante, ha fatto incontrare e conoscere tantissime persone ed esperienze diverse. La vera costruzione della resistenza ai Biolaboratori inizia adesso, se i semi lanciati erano buoni è il tempo giusto per far crescere nei territori un’opposizione verso tutti questi progetti che, anche se in modo diverso, portano tutti la stessa matrice: l’attacco agli esseri viventi per come gli abbiamo conosciuti fino adesso.

La differenza sta sicuramente nel messaggio che si vuole trasmettere, ma anche come questo viene veicolato. E, cosa non da poco, c’è da chiarire cosa si vuole costruire con un’iniziativa.

Come abbiamo scritto nel volantino che abbiamo distribuito in piazza a Pesaro il primo maggio:

“Per non rimanere indietro di fronte agli eventi che ci stanno circondando, dobbiamo metterci insieme in coordinamenti, gruppi, comitati che superino il quartiere e la città e dobbiamo comprendere come il problema potrà essere affrontato con reale consapevolezza solo se riconosceremo e comprenderemo il contesto in cui si struttureranno questi ed altri biolaboratori, la loro matrice che affonda nella creazione e gestione di emergenze perenni e il senso di questi progetti che si trova nella direzione transumanista di intervento bionanotecnologico sui corpi e sull’intero vivente.

Siamo giunti all’ultima ora, alla frontiera della lotta contro la presa del vivente, questa deve essere combattuta prima di ogni altra cosa, perché se non ci opponiamo all’ingegnerizzazione e artificializzazione dei nostri corpi e del mondo cosa ci resta per cui lottare?”

Si fa sempre più difficile la costruzione di un reale movimento di base: prevalgono la delega agli esperti o presunti tali che non dovrebbero mai sostituire il lavoro degli attivisti, gli eventi spettacolari dove scienziati star alternative hanno il loro uditorio, un attivismo virtuale che aderisce su telegram dove loghi e slogan nascondono una povertà di contenuti, la velocità, superficialità e confusione delle comunicazioni sulle chat che fa perdere la capacità di soffermarsi e di comprendere un più profondo e ampio significato non solo dei processi in corso ma anche del senso che diamo alle lotte che portiamo avanti.

Ridiamo senso alle lotte con profondità, impegno, costanza, relazioni, mettendoci in gioco in prima persona. Se non siamo disposti a questo come possiamo pensare di costruire una Resistenza? Sarà già disgregata e svuotata di senso ancora prima di iniziare un percorso, che non sarà facile, ma duro e irto di ostacoli. Le popolazioni del sud del mondo difronte ai colossi farmaceutici e biotecnologici sanno che in gioco c’è la loro vita, la sopravvivenza delle loro comunità, delle loro tradizioni e la sopravvivenza dell’intero pianeta. Dopo la più grande sperimentazione di massa di sieri genici dovremmo aver compreso che la guerra oggi è arrivata dentro ai corpi e all’intero vivente. E allora dobbiamo costruire un movimento che sia in grado di affrontare questo e quello che deve ancora arrivare. Siamo solo all’inizio.

Bergamo, 8 Maggio 2023
Resistenze al nanomondo, www.resistenzealnanomondo.org

28 – 29 – 30 Luglio 2023 TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE

Quinto incontro internazionale:
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829 – 30 Luglio 2023
TRE GIORNATE CONTRO LE TECNO-SCIENZE
presso Altradimora, strada Caranzano 72, Alessandria (AL), Italia

A breve seguirà il programma delle giornate

Nella scorsa edizione di queste tre giornate ci siamo soffermati sulla Grande Trasformazione in corso, su tutti i suoi principali aspetti dove questa è radicale: a volte lenta e impercettibile ai più, altre volte imposta in nome dell’urgenza di un’ennesima dichiarata emergenza che sia sanitaria o climatica. In tutto questo vi è un comune denominatore che fa da motore verso questi nuovi tumultuosi cambiamenti, che non sono fatti per aggiungersi alla realtà presente, ma per disintegrarla e polverizzare la memoria del passato. Questo denominatore è la Guerra, non da intendere solo come conflitto tra due paesi o tra più forze e poteri come assistiamo attualmente. Piuttosto Guerra come nuovo paradigma dove d’ora in poi ci toccherà vivere. Siamo completamenti immersi in una Guerra, rivolta contro i nostri corpi ridotti a cavie da manipolare geneticamente, contro la vita responsabile di avere una nascita e una morte, contro la procreazione che deve diventare artificiale, contro la natura come principale testimonianza di cos’è la vita fuori dall’artificializzazione del laboratorio, con i suoi lenti ritmi scanditi anche dai suoi tratti biologici, contro il senso stesso di essere umano, reso mera appendice scomponibile e rimontabile continuamente in mille universi fluidi. E, ovviamente, non poteva mancare la Guerra contro i portatori di pensiero critico trasformati da antagonisti al sistema a folli, a cui si frappone non più solo la mera propaganda, ma un processo inedito di annientamento del pensiero stesso. Chi era contro i sieri genetici voleva far morire le persone, chi non crede alla narrazione ufficiale sul cambiamento climatico è nemico del pianeta, chi non vuole la Guerra è nemico della pace, chi si oppone ai Biolaboratori rifiuta la “sicurezza sanitaria” e chi è contro il pacchetto gender transumano nega i nuovi “diritti”.
Le emergenze hanno un loro universo di senso che le accomuna, non prevedono critica e hanno precisi paladini che le sostengono parlando algoritmicamente di salute, ambiente, pace, diritti, procreazione, umanità… Una salute che passerà da sieri genici a mRNA, terapie geniche e nanomedicina, un ambiente che verrà salvato da tecniche di geoingegneria, nuovi OGM e carne sintetica, una pace che passerà attraverso non solo le armi atomiche, ma anche da quelle biologiche, una procreazione eugenetica che diventerà la nuova normalità. Un’umanità che non sarà più tale.
Ovviamente non manca la costruzione dei nuovi antagonisti verdi neomaltusiani nati in un clima di emergenza e necessari per mantenerlo tale e per legittimare la Grande Trasformazione tecnoscientifica, transumana e digitale che corre con la rete 5G.
La nuova neolingua ci porta altrove e le vecchie parole ricomposte non hanno più il significato originario nella realtà. In questo nuovo universo che corre veloce e che si va delineando non si vedono posizionamenti stabili di resistenza, piuttosto dei rotolamenti confusi, adattati alla corsa dell’emergenza stessa. Lo stesso significato di Libertà ancora una volta è svuotato di senso e ci ritroviamo a parlare di libertà di scelta per i sieri genici o, più recentemente, alla libertà di difendere la propria privacy magari sul modello delle nuove società di “Intelligenza Artificiale etica” di Elon Musk.
In queste tre giornate parleremo di questo nuovo paradigma di Guerra che tutto sovrasta e delle possibilità per resistervi a partire, come sempre, da lotte che partono realmente dal basso. Abbiamo visto troppi specialisti del dissenso in questi ultimi anni confondere e allontanarci dalla costruzione di vere progettualità e di percorsi di resistenza fatti per durare e crescere, troppi tecno-critici che nell’universo bionanotecnologico non hanno trovato così sconforto, ma nuove possibilità da investire nella galassia alternativa.
Tornare ad incontrarci resta punto fermo fondamentale. Dove digitale, telegram, social, whatsapp corrono veloci ribadiamo l’importanza del fermarsi, della necessità dell’ascolto, della complicità ritrovata, delle parole complesse, della bellezza e della gioia di trovarsi da persone libere, senza alcun calcolo politico da mantenere, ma unicamente per accrescere i nostri strumenti per comprendere il presente e scoprire l’impegno e il coraggio per iniziare una lotta, quella che non si può mai delegare a nessuno.

Resistenze al nanomondo, Bergamo, 25 Aprile 2023

Il luogo dove si svolgerà l’incontro, Altradimora, (www.radiodelledonne.org/altradimora) è una casa con dei posti letto e la possibilità di mettere delle tende nel prato davanti casa.
Daremo colazioni, pranzi e cene per tutte le giornate con alimenti biologici, vegani e da produttori locali. Il costo per soggiornare nella struttura che prendiamo in affitto è di 10 euro al giorno, per le tre giornate sono 30 euro a persona. Per i pasti chiediamo un offerta minima di 10 euro.
Aiutaci ad organizzare l’incontro al meglio, diffondendo il più possibile questa presentazione e il programma. Per partecipare sarà necessaria, con anticipo, la prenotazione.
Lo spazio sarà libero da wi-fi e chiederemo di spegnere i telefoni durante i dibattiti per tutelare le persone elletrosensibili (e tutti noi).

Qui il programma del precedente incontro:
https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/biotecnologie/programma-tre-giornate-contro-le-tecno-scienze-2/

Per informazioni, prenotazioni e contatti:
www.resistenzealnanomondo.org, info@resistenzealnanomondo.org
www.facebook.com/3giornatecontroletecnoscienze/ (in fase di aggiornamento)

NESSUNA E NESSUNO NASCE IN UN CORPO SBAGLIATO – Denunciamo le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà

Ieri 23 Marzo davanti all’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze per un volantinaggio contro la medicalizzazione dei bambini e bambine con i bloccanti della pubertà.
Qui puoi leggere il volantino distribuito e un commento sui supporters degli specialisti del Careggi.

Da varie parti d’Italia è arrivato un gruppetto di anarco-queer, transfemministe/i. Lo scopo era contestare l’iniziativa supportando l’operato degli specialisti del Careggi. Ovviamente nel far questo, come ormai è quasi da tradizione, hanno superato gli stessi specialisti esperti in transumanesimo che a Careggi hanno come obiettivo i corpi dei bambini e delle bambine. Come già abbiamo visto nei mesi scorsi con i sieri genetici in nome di qualche presunta libertà si fanno passare le peggiori nefandezze sui corpi tutti. Questi contestatori adesso possono contare anche sulla neo eletta Schlein che è stata prodotta nei soliti laboratori di ingegneria sociale apposta per universalizzare il pacchetto gender transumano: utero in affitto, procreazione medicalmente assistita, “identità di genere”, “autocertificazione di genere”…


NESSUNA E NESSUNO NASCE IN UN CORPO SBAGLIATO
Denunciamo le conseguenze irreversibili dei bloccanti della pubertà

L’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi a Firenze è uno dei principali centri specializzati nell’ambito della «diagnosi e terapia dell’incongruenza di genere» anche per i trattamenti in età adolescenziale, nel corso del 2020 ha preso in carico 40 adolescenti.

L’endocrinologa Alessandra D. Fisher che lavora in questo ambito presso il Careggi in un servizio su Fan Page ha affermato che «i bloccanti sono completamente reversibili, in qualsiasi momento l’adolescente lo desideri può interrompere e la pubertà riprende fisiologicamente in accordo al genere assegnato alla nascita».

Ma la verità è un’altra.

Innanzitutto la creazione della bambina, del bambino e dell’adolescente “transgender” è un rapimento dell’infanzia, una mercificazione, un annullamento e una distruzione dei loro corpi e della loro interiorità. Questo fenomeno in esplosione è una mistificazione e riscrittura della realtà e un indottrinamento ideologico.

L’inizio del trattamento farmacologico con i bloccanti della pubertà e successivamente degli ormoni del sesso opposto, così detti ormoni incrociati, costituisce una vera e propria sperimentazione su bambine/i e ragazze/i e una loro medicalizzazione. Vorrebbero premere un pulsante di pausa, ma questo non è possibile e le conseguenze sono irreversibili.

Questi trattamenti di fatto sono delle sterilizzazioni. Non è un caso l’aumento delle richieste di crioconservazione degli ovuli e dello sperma prima di intraprendere il percorso di transizione, chi vorrà diventare in futuro genitore potrà farlo solo ricorrendo ai centri di riproduzione artificiale.

Gli ormoni sessuali rilasciati in pubertà sono necessari allo sviluppo delle ossa e del cervello. Un effetto ormai accertato come irreversibile è proprio la demineralizzazione ossea che porta a una crescita ridotta in altezza e forza ossea. Numerose le possibili patologie nell’età adulta come obesità, diabete, problemi cardiovascolari e problemi psicologici.
Anche qualora la bambina o il bambino sospendesse il trattamento – per quando riguarda i bloccanti la somministrazione è prepuberale, si tratta quindi di bambini/e tra i 9 e i 12 anni – i problemi alle ossa e l’osteopenia precocissima sarebbero irreversibili, così come gli altri effetti, dalle problematiche legate alla fertilità a quelle per lo sviluppo del sistema nervoso.

I bloccanti sono il primo passo della transizione. Quasi mai il trattamento viene interrotto, nel 98% dei casi dai bloccanti si passa agli ormoni del sesso opposto: un avvio alla transizione con interventi medici e chirurgici irreversibili.

Anche il Karolinska Institute di Stoccolma davanti all’evidenza ha dovuto ammettere di aver esposto bambine e bambini al rischio di «gravi lesioni» e di aver «danneggiato irreversibilmente degli adolescenti» dopo la somministrazione di bloccanti e ormoni. «Leo aveva solo undici anni quando iniziò il trattamento medico. A poco più di quattro anni dall’inizio del trattamento si è scoperto che soffriva di osteoporosi e alterazioni vertebrali, aveva smesso di crescere», leggiamo in un’autodenuncia dell’ospedale svedese.

Dopo Svezia, Finlandia ed Inghilterra, anche la Norvegia frena il “modello affermativo di genere” affermando la rischiosità e l’irreversibilità di questo approccio: «interventi rischiosi e irreversibili forniti ai giovani le cui identità si stanno ancora formando». Mettendo in luce il rapido aumento della diagnosi di “disforia di genere” e «diverse tendenze preoccupanti: il rapido aumento della disforia di genere negli adolescenti (soprattutto femmine), l’elevato carico di malattie mentali (75%) e un’elevata prevalenza di condizioni neurocognitive (ADHD/autismo, Tourette) nei giovani colpiti».
Anche la Società Psicoanalitica Italiana prende posizione e lancia un grido di allarme: l’uso di bloccanti della pubertà è un trattamento sperimentale, causa gravi effetti collaterali e il disagio che i bambini e adolescenti avvertono nella fase di sviluppo scompare se non vengono medicalizzati.

Alla retorica usata per giustificare la somministrazione dei bloccanti della pubertà per permettere di “dare tempo” rispondiamo che è l’esatto contrario: sono proprio i bloccanti a impedire la fisiologica maturazione, lo sviluppo sessuale e una più chiara comprensione di sé. Il processo di pubertà viene silenziato.

In aumento i casi di detransizione, soprattutto ragazze. Ascoltiamo le loro testimonianze, tragiche, di ragazze macellate chirurgicamente e rese sterili che, di fatto, anche interrompendo l’assunzione di ormoni non possono più tornare indietro.
L’ “identità di genere” riconferma e rafforza gli stessi stereotipi di genere. Una bambina, un bambino e un adolescente che non rientrano nelle caratteristiche e nei comportamenti socialmente accettati che dovrebbero avere in base al loro sesso di nascita, vengono spinti a considerarsi come “nati in un corpo sbagliato” e non come una persona che semplicemente non rientra negli stereotipi.

Associazioni come LGB Alliance e Lesbian United definiscono la terapia farmacologica sui minori come una pratica omolesbofobica considerando che la grande parte di queste bambine e bambini si scoprirebbero poi lesbiche ed omosessuali.
Disturbi alimentari, autismo, depressione, disagi adolescenziali, difficoltà con il proprio corpo in evoluzione o omosessualità, lesbismo e comportamenti che non rientrano negli stereotipi, tutto questo non viene più preso in considerazione e viene trasformato in quella che viene definita “disforia di genere”.

Guardiamo quello che accade negli altri paesi.
In America sono forti le proteste dei genitori: «Questi bambini non sono vostri» urla una madre americana rompendo il silenzio e la censura denunciando l’indottrinamento a cui sono sottoposti bambine e bambini, dai 5 ai 13 anni, delle scuole elementari e medie americane e canadesi a cui viene insegnato che il sesso non esiste, che possono scegliere se essere maschio o femmina, che hanno un’ “identità di genere” più significativa del sesso biologico.

In Spagna la Ley Trans ha esteso l’ “autocertificazione di genere” ai minori di 12 anni.
Per i minori tra i 14 e i 16 anni se i genitori negano il consenso il minore viene affidato a un tutore e sarà un tribunale a decide per il percorso di transizione. Di fatto, questo nega la possibilità dei genitori di opporsi: il bambino e la bambina vengono strappati dalla potestà genitoriale da un sistema tecno-medico che entrerà con forza nella loro vita.
La trans-industria glitterata è ora all’assalto di bambine, bambini e adolescenti. Forti le pressioni nei social e in ogni ambito. Le nuove generazioni sono il banco di prova per il nuovo ordine mondiale, per questo è così centrale strappare i figli dalle famiglie, per consegnarli ai tecnici in camice bianco che li plasmeranno secondo i nuovi dettami transumani e che decideranno quale sarà il loro “miglior interesse”.

Le cliniche dell’ “identità di genere” e il grande biomercato delle identità vendono illusioni sintetiche aprendo allo smontaggio dei corpi verso un essere umano neutro reso sterile pronto per i laboratori della riproduzione artificiale.

Chiediamoci come mai le rivendicazioni delle organizzazioni LGBTQ+ sono sostenute e finanziate dal mondo della finanza e dal comparto bionanotecnologico e farmaceutico, da quell’élite di potere transumanista. La decostruzione della nostra umanità nelle sue radici sessuate è un tassello in un più ampio processo verso la costruzione di un essere umano neutro, vuoto, plasmabile, indifferenziato, frammentato, sradicato, senza identità, senza spirito, senza valori, senza memoria, senza radici, senza legami familiari e comunitari.

Il corpo neutro apre alla normalizzazione dell’alterazione della biologia umana, apre alla modificazione genetica dei corpi. Resistere al transumanesimo parte anche da qui.

Contro l’ideologia gender e il pacchetto transumano che prevede “identità di genere”, “autocertificazione di genere”, utero in affitto, procreazione medicalmente assistita.

I corpi sono inviolabili, non sono dei laboratori viventi nelle mani dei tecnocrati transumanisti ed eugenisti. Giù le mani da bambine e bambini.

Keira Bell – ragazza che ha detransizionato e che ha portato in giudizio il “Servizio per lo sviluppo dell’identità di genere” della Fondazione Tavistock and Portman
«Non voglio che altri giovani disperati, confusi e soli come lo ero io, vengano spinti a credere che la transizione sia l’unica risposta a tutte le loro domande. Ero una ragazza infelice che aveva bisogno di aiuto, e mi hanno trattata come una cavia».

Luka Hein – ragazza che ha detransizionato
«[…] Questa non è la soluzione. Distruggere il mio corpo, la mia vita. Non so come sarà il mio futuro. E non so qual’è il mio posto nel mondo. Non c’è posto per me. È a causa di ciò che mi è stato fatto, di ciò che ho fatto a me stessa. Non sarò mai un vero maschio e a questo punto non posso neanche tornare indietro. E vi diranno: “non succede, nessuno pratica masectomie alle adolescenti, è tutto a posto, è reversibile, puoi tornare indietro, puoi fare tutto questo”. E se non puoi? Si chiama danno irreversibile per una ragione. Ora sono qui, a vent’anni, a chiedermi se sarò mai in grado di avere figli, e a sperare, a pregare di non essermi danneggiata irreversibilmente da quel punto di vista».


Firenze 23 Marzo, 2023
Resistenze al nanomondo, www.resistenzealnanomondo.org
FINAARGIT, www.finaargit.org

Contro il transumanesimo

Riporto un’immagine veicolata nei giorni del “Feminism 6” presso la Casa internazionale delle donne a Roma. Nella sessione “Corpi” della giornata di sabato 4 marzo era presente il libro – oggetto dell’immagine – “Dal corpo umano al cyborg postumano. Riflessioni critiche all’ideologia gender”, Asterios Edizioni, insieme a “Per l’abolizione della maternità surrogata” a cura della Coalizione Internazionale per l’Abolizione della Maternità Surrogata, Ortica Editrice e “Il mio nome è Maria Maddalena”, Marlin Editore di Roberta Trucco, oltre ad altri due libri.

Quello che nuoce gravemente alla salute:

è la pratica della maternità surrogata: una compravendita di bambine e bambine che porta la madre a distanziarsi psicologicamente dalla bambina/o che ha in grembo che dovrà cedere ai committenti, una pratica che lede la dignità umana dal momento in cui un essere umano diventa oggetto di un contratto di compra-vendita e che può essere rispedito al mittente se non soddisfa i criteri richiesti,
è la “donazione” di ovuli, la fecondazione in vitro e la selezione embrionale nel grande biomercato transumano della fertilità umana,
é la frammentazione del processo di procreazione, la procreazione medicalmente assistista, l’espropriazione della dimensione della procreazione per consegnarla nelle mani di tecnocrati eugenisti e transumanisti che vogliono normalizzare la riproduzione artificiale come il modo in cui venire al mondo,
è il paradigma – laboratorio che rende il vivente manipolabile e ingegnerizzabile, risignificando il significato stesso di essere umano,
è la decostruzione del sesso per un umano neutro, fluido e illimitatamente modificabile,
è la sterilizzazione di bambini e bambine causata dai bloccanti della pubertà e ormoni del sesso opposto: una vera e propria sperimentazione su bambine/i e ragazze/i con conseguenze irreversibili,
è l’unicorno Gegi, in Canada, che insegna alle bambine e bambini che il sesso non esiste e che possono essere ciò che vogliono: l’ideologia gender che entrerà nelle scuole anche qui in Italia,
è l’”identità di genere” che riconferma gli stereotipi di genere per i quali una donna che non rientrerà negli stereotipi sarà spinta a identificarsi come un uomo, è l’”autocertificazione di genere” con la conseguente appropriazione di spazi, parole e dimensioni che appartengono alle donne,
è la Ley Trans in Spagna che ha allargato l’”autocertificazione di genere” ai minori di 12 anni, ulteriore passo nel togliere la potestà genitoriale per “il migliore interesse del minore” a quei genitori non allineati all’ideologia gender in contesto in cui saranno un tribunale e i tecnici in camice bianco a decidere per l’adolescente,
è l’”autocertificazione di genere” in California che permette a un uomo di dichiararsi donna per poter accedere alle prigioni femminili,
è il non considerare abusi sessuali, abbandoni genitoriali, lesbo-omofobia, anoressia, bulimia, depressione, autismo e spingere gli adolescenti a considerare la transizione come l’unica soluzione, é non considerare le cause sociali di tali problematiche e disagi spingendo gli adolescenti a considerare il proprio corpo come sbagliato,
è chi in Italia che ha affermato che il “DDL Zan sarà solo l’inizio”: “GPA, PMA, “identità di genere” e “autocertificazione di genere”,
è la nuova legge di Bioetica francese che permette a ogni donna – in coppia con un altro uomo, in coppia con un altra donna o sola – di accedere alle tecniche di PMA e prevede che la maternità, ovvero l’essere madre, sia stabilita mediante una “dichiarazione di volontà”, così che, per legge, viene a cadere la distinzione tra la donna che partorisce e l’altra donna,
è la risignificazione della donna e del corpo della donna in “persona che mestrua”, “buco in avanti”, “allattamento al petto”,
è la “libertà” abusata e resa feticcio del transfemminismo che uccide ogni libertà,
è il corpo neutro che apre la strada alla normalizzazione della modificazione genetica dei corpi,
è la sinistra post-moderna, marcia, capitalista, transumana al servizio del comparto bionanofarmaceutico e dei padroni universali che ha introiettato i non valori del mercato per cui tutto è in vendita, anche i nostri corpi,
è l’editing genetico con il CRISPR/Cas 9,
è l’eugenetica e il transumanesimo,
ma nessuna/o “nasce in un corpo sbagliato” e l’essere donna, da condizione corporea e spirituale non sarà mai una condizione soggettiva e un qualcosa che si può comprare nel grande biomercato transumano dei desideri e delle illusioni.
Rimettiamo al centro il rapporto madre-figlia/o: è proprio il corpo della donna ciò che fonda ogni comunità, grazie alla sua possibilità di generare, perché a prescindere che una donna diventi madre siamo tutte e tutti figlie/i.
Rimettiamo al centro i corpi e il vivente che sono indisponibili e inviolabili.
La libertà vera parte dalla difesa della natura, dei propri corpi, dei propri figli, della famiglia e della propria comunità.

“Nel nuovo ordine transumano e transnatura è necessario normalizzare l’alterazione della biologia umana, la modificazione genetica dei corpi. E, come scrive Martine Rothblatt nel suo blog Da transgender a transumano: «Garantire l’uso etico delle biotecnologie sarà una preoccupazione tanto grande per i transumanisti quanto per i difensori della libertà di genere».
Tecnocrati transumanisti eugenisti hanno bisogno di appropriarsi della dimensione della procreazione e hanno bisogno di cancellare il sesso biologico fin dalla nascita, per un’umanità neutra e sintetica.
Restare umani significa ribadire la differenza sessuale e che il sesso non è una performance, che solo le donne mestruano e partoriscono, che non esistono lesbiche con il pene, che non esiste il latte paterno nonostante come affermino le ultime linee guida americane dell’Academy of Breastfeeding Medicine.
Restare umani significa non essere transgenici e artificiali. Significa opporsi a ogni riproduzione artificiale dell’umano, ingegneria genetica, ideologia gender e opporsi alle forze transumaniste” 1.

Silvia Guerini – Resistenze al nanomondo, 6 marzo 2023


Nota:

  1. S. Guerini, La transizione della Tavistock, https://www.resistenzealnanomondo.org/necrotecnologie/la-transizione-della-tavistock/

Fotografie dei banchetti di Asterios Editore e Ortica edizioni al Feminism:

Per andare avanti nel cammino intrapreso invito tutte e tutti a questa nostra prossima iniziativa a Firenze:

link: https://www.finaargit.org/necrotecnologie/contro-il-transumanesimo/

Verso il controllo totale delle nostre menti

Stentrode: il primo dispositivo interfaccia cervello-computer impiantato nell’essere umano

Risale ormai all’Estate dell’anno scorso la notizia che la FDA (Food Drugs Administration), agenzia americana che si occupa tra le varie cose della sicurezza di farmaci e alimenti, ha approvato l’avvio dei test clinici per il primo impianto cerebrale ad alta tecnologia sull’essere umano in persone affette da paralisi. Il dispositivo interfaccia cervello-computer si chiama Stentrode ed è stato progettato e sviluppato da Synchron, sturtup di punta nel settore delle neurotecnologie.

Per questo progetto i finanziamenti iniziali sono stati forniti dalla US Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) e dal Dipartimento della Difesa (DoD). A seguire anche il National Institutes of Health (NIH), Gates con Gates Frontier e Bezoz con Expeditions hanno elargito le somme necessarie per la messa a punto di una nuova tecnologia di interfaccia endovascolare cervello-computer.

Synchron ha battuto sul tempo Neuralink per la prima approvazione della FDA proprio grazie al suo dispositivo che può essere impiantato senza intervento chirurgico, ma con una procedura poco invasiva: questo non viene impiantato direttamente nel cervello, ma viene connesso a quest’ultimo tramite i vasi sanguigni.

Questa prima autorizzazione, come avviene sempre in questi casi, farà non solo da apripista ad altre autorizzazioni, ma incentiverà ricerca e sviluppo in questa direzione, permettendo anche di cambiare l’intero corso di un settore. Anche il più noto Musk con Neuralink sta aspettando l’autorizzazione per testare il suo dispositivo, al momento i suoi scienziati si devono accontentare di seviziare con terribili esperimenti di vivisezione numerosi primati, scuola necessaria per passare agli umani e poter in questo modo giustificare qualsiasi pratica altrimenti ingiustificabile.

Il CEO di Synchron ha dichiarato: “Il nostro obiettivo è quello di essere in grado di ricevere dati da tutte le aree del cervello per un ripristino, trattamento e mappatura delle attività elettriche del cervello”. La mappatura del cervello ci rimanda al Human Brain Project (Brain Research Through Advancing Innovative Neurotechnologies) – il corrispettivo del Progetto Genoma umano – un progetto di ricerca avviato nel 2013 con l’obbiettivo di creare una simulazione informatica del completo funzionamento del cervello umano. Questo progetto è stato reso possibile dal finanziamento di un miliardo di euro stanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma “Tecnologie Future ed Emergenti” (FET- Future and Emerging Technologies) che insieme a questo aveva finanziato anche il Progetto Graphene.

Human Brain Project a seguire ha visto finanziamenti da parte dell’Istituto Nazionale per la Salute (NHI), dell’Agenzia dell’esercito americano per i progetti avanzati di ricerca (DARPA) e tra i soggetti spicca anche l’Università Rockefeller impegnata in un team di ricerca.

L’interconnessione tra i progetti Cervello Umano e Grafene sarà sempre più evidente, sono anni che è in avvio questa convergenza, adesso siamo a quel punto. Il Grafene è un nanomateriale fondamentale per lo sviluppo dell’elettronica su scala nano e micro e può essere usato come superconduttore, assorbitore di onde elettromagnetiche, trasmettitore e ricevitore di segnali proprio per le sue particolari proprietà dal punto di vista fisico, termodinamico, elettronico e magnetico. Sono stati sviluppati nuovi impianti cerebrali a base di grafene, interfacce cervello-computer di nuova generazione, Andrea C. Ferrari, responsabile scientifico e tecnologico della Graphene Flagship, afferma: “La Graphene Flagship ha riconosciuto presto il potenziale del grafene e dei materiali stratificati per applicazioni biologiche. Questo notevole lavoro ci avvicina alle applicazioni in questo settore, con un nuovo strumento abilitato dalle proprietà uniche del grafene”.

Quando i ricercatori affermeranno di aver mappato l’intero cervello umano questo non significherà che avranno raggiunto una sua completa comprensione, ma significherà che lo avranno semplificato, impoverito e ridotto a livello di una macchina. Come per quanto riguarda la riprogettazione del vivente attraverso la biologia sintetica renderanno la mente umana funzionale agli imperativi del paradigma laboratorio.

Sulla pagina internet della startup Synchron si legge: “I vasi sanguigni forniscono accesso a tutte le regioni del cervello e su larga scala, senza aver bisogno di procedere chirurgicamente. Il nostro primo obiettivo è la corteccia motoria per il trattamento della paralisi, che rappresenta una necessità impellente per milioni di persone in tutto il mondo e un’opportunità di mercato di 20 miliardi di dollari”. Non nascondono i profitti che trarranno dall’apertura di questo nuovo bioneuromercato, ma il fine non è semplicemente ottenere dei nuovi profitti e il trattamento di determinate patologie sarà il pretesto e il trampolino di lancio per universalizzare i loro dispositivi a persone sane e quindi al mondo intero, o almeno dove la propaganda sarà riuscita a far passare la necessità di simili impianti. Per le persone affette da disabilità o determinate patologie verrà prima instillata e poi venduta l’illusione di una possibile terapia che per le persone sane diventerà la possibilità di quello che verrà considerato come un miglioramento. Non sarà un miglioramento, ma un continuo adattamento in una società biomedicalizzata, perché non vi sarà mai fine, ottenuto un trattamento renderanno fondamentale anche il successivo.

Esplicite le parole di Musk per capire dove vogliono arrivare: “La visione a lungo termine è creare dispositivi sufficientemente sicuri e potenti da essere desiderati da individui sani”. Il primo passo sarà l’applicazione per persone affette da determinate patologie per poi estendersi a tutti in un processo che non verrà imposto, ma che vedrà la creazione del desiderio di voler un dispositivo sotto pelle e di voler implementarsi.

Pensiamo ai farmaci psicotropi che vengono prescritti per il trattamento di così dette “patologie” come la depressione o l’iperattività che possono essere usati da persone sane come “accrescimento” delle proprie “performance”, “meglio che in buona salute” riprendendo uno degli infelici slogan della Pzifer. Questi farmaci creano la condizione per cui, una volta normalizzato il loro uso, diventano poi indispensabili per ciò che verrà ritenuto l’ottimale prestazione, in un circuito che non vedrà mai fine.

Il nostro corpo costituirà un handicap e si normalizzerà l’idea di un essere umano infinitamente incompleto e inadatto, da implementare e ottimizzare inseguendo una continua bioperfettibilità che arriverà a negare proprio quello che ci contraddistingue come umani dalle macchine e dai circuiti cibernetici. L’esistenza sarà totalmente protocollata e sottoposta ai dettami degli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale che in tempo reale analizzeranno i parametri delle funzioni biologiche dei corpi: anche la vita diventerà un bene da dover gestire e massimizzare. Anche la vita sarà sottoposta all’ossessione della calcolabilità effettiva per la previsione di ogni possibile patologia o problematicità che dovrà poi essere preventivamente affrontata con terapie geniche a mRNA o a DNA ricombinante.

Dei passaggi che un tempo avrebbero necessitato di più tempo oggi in tempi di emergenza permanente e di transizione digital-ecologica si fanno più veloci. Come ha chiaramente espresso a Davos Harari, consigliere di Klaus Schwab: “Il Covid è fondamentale perché questo è ciò che convince le persone ad accettare, a legittimare, la sorveglianza biometrica totale. Se vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone, dobbiamo monitorare ciò che sta accadendo sotto la loro pelle”.

Sono passaggi fondamentali che vanno compresi nel profondo e in ciò che trasformano qui e adesso. Sono soglie e una volta superate non si può più tornare indietro. Sono dei transiti che stanno dirottando l’umanità nel Metaverso virtuale, in un mondo sintetico e artificiale che verrà concepito come l’unica possibilità con un controllo totale degli spazi che si allargherà verso i corpi tutti. Preparandoci al peggio creiamo nuove forme di Resistenza.

Resistenze al nanomondo, 16 Febbraio 2023
www.resistenzealnanomondo.org